sabato 30 aprile 2022

A scuola di cinema: Trappola in Alto Mare (1992)

1991: Durante le commemorazioni per il cinquantesimo anniversario dall'attacco di Pearl Harbor, il Presidente degli Stati Uniti George Bush Sr. - oltre a ricordare le vittime di quel tragico giorno del dicembre 1941 - annuncia alla nazione che le navi della Marina statunitense ben presto non trasporteranno più a bordo degli armamenti nucleari.
Tale storico evento si riflette anche in una pellicola uscita poco tempo dopo.


Quando lo sceneggiatore Jonathan Frederick Lawton legge su un giornale la notizia che la storica corazzata USS Missouri verrà presto decommissionata, dopo 16 anni di servizio attivo, ne rimane molto colpito, in quanto ha servito per qualche tempo nella Guardia Costiera, udendo molte storie in merito a questa nave da battaglia e alle sue imprese.
Lawton scrive allora una sceneggiatura, intitolata Dreadnought (derivante dal nome di un'altra celebre corazzata inaugurata nel 1906 e che rappresentò un avanzamento senza precedenti in termini di tecnologia per le corazzate), ambientata sulla USS Missouri prima del suo effettivo ritiro dalle scene.
La sceneggiatura attira l'attenzione della Warner Bros., che però chiede a Lawton una revisione in quanto - così come è stata concepita la storia, con tanto di alcune navi da guerra che vengono fatte esplodere e affondare - si prevede un budget, del tutto improponibile, di non meno di cento milioni di dollari.
Lo sceneggiatore effettua dunque le revisioni richieste, volte a togliere o modificare le scene che potrebbero rivelarsi più dispendiose, e la sua sceneggiatura viene infine acquistata dietro un compenso di un milione di dollari.
Il ruolo del protagonista, Casey Ryback, viene proposto a Steven Seagal, che in principio non pare disposto ad accettare, in quanto non apprezza che il suo personaggio venga accoppiato a una ragazza in apparenza senza cervello.
A seguito, però, di successive revisioni, che mettono sotto una luce diversa e migliore il personaggio di Jordan Tate e aggiungono inoltre qualche momento di umorismo, l'attore accetta l'incarico.
Anche se Steven Seagal vorrebbe dirigere il film, la Warner Bros,. decide di contattare invece come regista Andrew Davis, il quale ha già lavorato con Seagal in Nico (Above the Law). Non si sa quanto quest'esperienza si sia rivelata complicata, ma Terry Semel - un dirigente della Warner - lo convince a dire sì facendogli notare che Steven Seagal è in scena per poco più di 40 minuti.
Andrew Davis accetta dunque l'incarico, ma chiede anche come condizione aggiuntiva che, per il ruolo di William Strannix, l'avversario di Ryback, venga scelto Tommy Lee Jones, il quale finisce per avere più spazio in termini di minutaggio rispetto all'effettivo protagonista.
Per il ruolo di Jordan Tate, viene scelta Erika Eleniak. Nel film l'attrice interpreta la playmate del Luglio 1989 della rivista Playboy, cosa che è accaduta a lei nella realtà.
Il titolo ideato da Jonathan Lawton, tuttavia, non convince la produzione e si cerca una soluzione alternativa. Dopo aver pensato a Last To Surrender (per il semplice motivo che i titoli di ogni precedente film con protagonista Steven Seagal erano composti da tre parole), si opta infine per Under Siege.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 2 marzo 1992, tenendosi in California e Alabama. Al posto della USS Missouri viene utilizzata un'altra nave da battaglia messa fuori servizio dalla Marina, la USS Alabama.
Come consulente tecnico viene impiegato John Rottger, il quale ha servito effettivamente nella Marina Statunitense e ottiene anche una piccola parte nel ruolo del Comandante Green, la prima vittima di William Strannix, oltre a essere il coordinatore degli stuntmen.
Vi è la problematica di come far sì che la nave stia navigando nelle acque dell'Oceano Pacifico, quando nella realtà è ancorata presso Mobile Bay, in Alabama. Per ovviare a ciò, viene costruita un'imponente struttura attorno all'esterno della nave, lunga 30 metri e alta 20, su cui viene calato un grande telo nero in grado di bloccare le luci della vicina città e non far notare gli edifici e i grattacieli.
Poiché le regole della Marina Statunitense dell'epoca non consentono che i marinai abbiano i capelli più lunghi di dieci centimetri, Steven Seagal deve tagliare la coda di cavallo che lo caratterizza. Al termine della lavorazione, però, se la fa ricrescere.
Dietro suggerimento di Steven Seagal, vengono inserite delle riprese del discorso di George Bush Sr., di modo da approfittare anche delle numerose navi da battaglia presenti durante la commemorazione, tra cui anche la vera USS Missouri.
Sempre Seagal non manca di dare qualche ulteriore consiglio, chiedendo di apportare delle modifiche alla sceneggiatura o di cambiare alcune scene, attirandosi a volte l'antipatia degli altri componenti della troupe per questo. Andrew Davis, tuttavia, non può fare a meno di notare come l'attore sia più consapevole delle meccaniche di Hollywood rispetto a quando l'aveva diretto quattro anni prima.
È di Gary Busey, che interpreta il personaggio del Comandante Peter Krill, l'idea di uccidere il comandante della USS Missouri mentre è vestito da donna, ispirandosi a racconti di goliardate simili che erano avvenute a bordo della nave da battaglia. L'attore filma la scena anche nei panni del suo personaggio, ma si decide alla fine di tenere la ripresa dove è vestito da donna e al termine della quale Tommy Lee Jones scoppia a ridere in maniera fragorosa.
Le riprese si concludono il 19 maggio 1992. Terminata quest'esperienza, Tommy Lee Jones promette a sé stesso che non lavorerà mai più accanto a Steven Seagal, essendo rimasto troppo colpito in maniera negativa dalla sua superbia e incapacità. Promessa che viene mantenuta.
Trappola in Alto Mare (Under Siege) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 9 ottobre 1992. A fronte di un budget di 35 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale circa 157 milioni di dollari.
Vi è una piacevole conseguenza per Andrew Davis derivante dall'uscita di questo film. La Warner Bros., infatti, gli affida subito l'incarico di dirigere Il Fuggitivo (The Fugitive), e quando Harrison Ford vede una proiezione privata di Trappola in Alto Mare decide che vuole essere il protagonista di questa nuova pellicola.
Quanto a Casey Ryback, invece, pochi anni dopo ricompare in un sequel... ma questa è un'altra storia.

venerdì 29 aprile 2022

Netflix Original 42: Shimmer Lake


Memento, il secondo film diretto da Christopher Nolan, rimane a oggi un prodotto (quasi) unico nel suo genere, soprattutto per la sua particolare struttura narrativa, in quanto descrive un mistero - la ricerca dell'assassino di sua moglie da parte di un uomo soggetto a periodici vuoti di memoria - partendo dalla fine della storia e poi procedendo all'indietro, fino a che, se si sono notati tutti i dettagli, il mistero viene svelato. Sì, la risoluzione del mistero è solo un aspetto di una trama molto più sfaccettata.
Lo stesso stratagemma narrativo viene adottato anche in Shimmer Lake, film scritto e diretto da Oren Uziel e distribuito su Netflix a partire dal 9 giugno 2017.
La storia parte di venerdì e procede a ritroso fino al martedì precedente: è incentrata su una rapina a una banca avvenuta in una piccola città di provincia su cui sta indagando lo sceriffo Zeke Sikes (Benjamin Walker) e in cui è coinvolto anche suo fratello Andy Sikes (Rainn Wilson).
Questa rapina, però, per qualche misterioso motivo ha causato anche delle vittime a essa collegate nei giorni successivi al suo svolgimento, cosa che aggiungerà ulteriore mistero a una faccenda di per sé già enigmatica, e tutte sono collegate a un altro drammatico evento accaduto qualche tempo prima.
Quando ci troviamo di fronte a film che sconvolgono il normale corso del tempo - pensiamo per esempio anche a Pulp Fiction - bisogna stare attenti a far sì che tutti gli elementi disseminati nel corso di questa odissea tra i periodi temporali vadano infine al loro posto e non ci siano discrepanze.
Se per Memento vi è un meccanismo narrativo ancora più complicato (tre diverse linee temporali che infine convergono), in questo caso seguiamo una sorta di fiume il cui corso procede a ritroso lungo un arco di quattro giorni, ma allo stesso tempo nulla appare fuori posto.
Ovviamente vi è un preciso motivo se la narrazione della storia procede all'incontrario. Una motivazione che ha il compito di arrivare a colpire in maniera positiva lo spettatore, così come accade quando un colpo di scena si verifica durante l'epilogo di un film con uno scorrere del tempo ordinario.
Qui lo stesso effetto viene raggiunto rivoltando questo stratagemma, cosa che non avrebbe avuto lo stesso impatto se si fosse adottato il ritmo narrativo consueto. Allo stesso tempo certi dettagli che vengono disseminati nei primi giorni - che in realtà sono gli ultimi - diventano alla fine significativi per la comprensione degli eventi degli ultimi giorni - che in realtà sono i primi.
Sì, sembra confusionario, ma non lo è affatto. Chi lo avrebbe mai detto che qualcosa di fuori dall'ordinario si rivela infine così lineare? Un modo particolare per utilizzare dei temi cinematografici usati e abusati (la rapina, la vendetta) e cercare di sovvertirne la natura.

giovedì 28 aprile 2022

Fabolous Stack of Comics: Secret Empire


Nel corso di Avengers: Standoff, il Teschio Rosso, utilizzando i poteri di mutazione della realtà di un Cubo Cosmico senziente, altera in apparenza la mente di Capitan America, arrivando a fargli credere che egli sia un agente HYDRA dormiente, fin dalla Seconda Guerra Mondiale.
Con questa presunta consapevolezza, Steve Rogers diventa il capo dello SHIELD dopo la caduta di Maria Hill a seguito della succitata storia e assume i pieni poteri nella maxiserie in dieci numeri, pubblicata nel 2017, Secret Empire, scritta da Nick Spencer e disegnata da Steve McNiven, Rod Reis, Andrea Sorrentino, Leinil Francis Yu e Daniel Acuña.
Come in ogni maxievento che si rispetti, la storia principale ha avuto numerose appendici sotto forma di tie-in su varie altre testate Marvel, nonché un prologo Alpha e un epilogo Omega, tre one-shot e una miniserie parallela di cinque numeri, Secret Empire: Brave New World.
Con rapidità e spietatezza, Capitan America attua il suo piano di presa del potere, spedendo gli eroi cosmici oltre l'atmosfera terrestre per fargli affrontare le orde dei Chitauri e impedendo loro di tornare tramite un campo di forza attorno al pianeta, inglobando gli eroi di Manhattan in una cupola impenetrabile di Forza Oscura e prendendo possesso della Casa Bianca, divenendo così Hydra Supremo.
Nonostante tutti gli eroi della Resistenza cerchino di convincersi del contrario, la persona responsabile di tutto questo sembra essere proprio Steve Rogers, da sempre al servizio dell'HYDRA, e numerose prove lo dimostrano. Che sia dunque giunta la fine dell'era degli eroi?
Il tema del supereroe che si converte al "Lato Oscuro" è uno degli elementi cardine di molta narrativa supereroistica, in particolar modo di quella che fa seguito al revisionismo inglese degli anni '80 del ventesimo secolo.
Può essere un Batman che passa il suo mantello a una persona che si rivela poi mentalmente instabile, oppure un Lanterna Verde che diviene preda di un'entità che si nutre di paura... alla fine l'oscurità emerge comunque sotto la forma di un volto/una maschera che invece prima ispirava fiducia o quantomeno rispetto, anche se magari non si condividevano i suoi metodi.
In questo caso tocca a Capitan America, l'eroe per eccellenza insieme a Superman, ma dopo che è stato già almeno un paio di volte un traditore dello stato, un licantropo, un vampiro, uno zombie... cosa vuoi che sia diventare un nazista? La storia peraltro è una rivisitazione di altri story-arc in cui il Teschio Rosso ha utilizzato un Cubo Cosmico per alterare Capitan America, trasformandolo ad esempio in un ragazzo emaciato.
Per quanto possa apparire strano, no, questa non è un'allegoria della Presidenza di Donald Trump, in quanto la storia è stata scritta prima della sua elezione e concepita ancor prima (inoltre la vittoria di Trump non era così scontata all'epoca). Lo sceneggiatore ha semplicemente percepito certi malumori del popolo americano che altri gruppi di potere - per fini poco nobili - già cercavano da tempo di sobillare per i propri fini.
Tali gruppi di potere diventano l'HYDRA di Capitan America e rappresentano la risposta a cosa accadrebbe se suddetti gruppi che proclamano la libertà, e a cui una certa parte del popolo si affida poiché non trova certezze nell'ordine precostituito, prendessero il potere.
Da questa premessa si innesta poi la trama che non fa mancare certe caratteristiche dei maxieventi fumettistici, come ad esempio qualche vittima eccellente (ma ormai tutti sono consapevoli che torneranno, qui almeno vi è la franchezza di dirlo subito), alterazione di uno status quo a livello profondo e usa e getta allo stesso tempo, fase drammatica e senza speranza da cui gli eroi risorgono... perché sono eroi appunto, punti in sospeso da riprendere in una nuova fase editoriale che viene annunciata durante l'epilogo della storia.
Non c'è nulla di sconvolgente in questa maxiserie, non vi sono imprevedibili colpi di scena - pur venendo questi ricercati più volte - e non ci saranno particolari conseguenze per quanto è accaduto. Tutto questo è la fine di un ciclo. E un nuovo/vecchio status quo ne emergerà.

mercoledì 27 aprile 2022

Prime Video Original 14: Boss Level


E ci risiamo, ecco un altro film che segue la traccia narrativa di Ricomincio Da Capo (Groundhog Day)! Dopo Edge of Tomorrow, dopo Auguri per la tua Morte (Happy Death Day), dopo ARQ e altri titoli che in questo momento di sicuro scordo, adesso tocca a Boss Level.
Il film, diretto da Joe Carnahan e sceneggiato da Chris Borey ed Eddie Borey, viene programmato per un'uscita cinematografica nel 2019, ma questo infine non accade. La pellicola viene allora acquisita sul mercato statunitense da Hulu, che la distribuisce nel marzo 2021, mentre in Europa arriva su Amazon Prime Video a partire dal 19 luglio 2021.
Dopo 139 giorni in cui è bloccato in un loop temporale, l'ex soldato Roy Pulver (Frank Grillo) deve ancora capire il motivo per cui molti sicari lo vogliano morto e come mai non riesca ad andare oltre le 12.47 di ogni giornata, che poi ricomincia e si ripete.
I pochi indizi che ha raccolto nel corso dei "tentativi" precedenti portano nella direzione della sua ex compagna, Jemma Wells (Naomi Watts), la quale si occupa di un misterioso progetto presso la società Dynow gestita da Clive Ventor (Mel Gibson) e che ha incontrato il giorno precedente.
Tecnicamente Roy Pulver ha tutto il tempo del mondo, ma i livelli che deve affrontare si rivelano sempre più difficili. Riuscirà infine ad arrivare al boss finale, chiunque esso sia?
Il titolo fa già intuire come alcune atmosfere di questa pellicola siano mutuate dai videogiochi, in particolare quelli "vintage" che si trovavano nelle ormai defunte sale giochi. Quei titoli dove avevi un numero predefinito di "vite" (anche infinite, se usavi un emulatore), ma se per caso venivi eliminato nel corso di un livello dovevi ricominciare da capo.
In tal senso, Boss Level è Ricomincio Da Capo trasferito in un film d'azione anni '90, con tanto di acrobazie improbabili, manovre di evasione ripetute più volte, esplosioni a ogni isolato e inseguimenti in automobile da far invidia a Gene Hackman. E al centro dell'attenzione vi è uno dei protagonisti principali del genere action di questi ultimi anni, il quale interpreta un Crossbones dalla parte giusta, stavolta.
Diveniamo dunque spettatori di un vero e proprio videogioco, con tanto di richiami espliciti nei titoli di testa e nella grafica, come se fossimo alla sala giochi e vedessimo qualcun altro fare più partite a uno dei titoli più gettonati... quante volte i più "attempati" di noi lo avranno fatto?
Un videogioco sotto forma di film che mixa toni sia seriosi che ironici, concedendosi poche pause (il consueto rapporto complicato tra padre e figlio), consapevole di andare oltre una certa sospensione di incredulità, ma non preoccupandosene (oserei dire, giustamente) più di tanto.
Non aspettatevi dunque troppi approfondimenti - li cercavate nei vari personaggi quando giocavate a Street Fighter? No, bastavano le poche informazioni che venivano date - e proseguite lungo un binario che si protrae per più di duecento giorni e che potrebbe anche essere senza fine. Ma se volete, potete inserire un altro gettone e ricominciare.

martedì 26 aprile 2022

Netflix Original 41: War Machine


Fare satira o ironia su un argomento delicato quale è la guerra è sempre un'operazione rischiosa, in quanto si vanno a trattare temi delicati e che coinvolgono anche le popolazioni civili di un paese martoriato da un conflitto che può anche durare da svariati anni. Tuttavia, coloro che prendono le decisioni sulla guerra - l'establishment politico, militare e anche economico - sono il soggetto perfetto della satira.
Nel 2012 viene pubblicato il libro Pazzi di Guerra (The Operators: The Wild and Terrifying Inside Story of America's War in Afghanistan), scritto da Michael Hastings, che descrive il fallimentare periodo del generale Stanley McChrystal come capo delle forze armate in Afghanistan, così disastroso da venir sollevato da questo incarico dopo pochi mesi da Barack Obama in persona a seguito di un'intervista molto critica comparsa sulla rivista Rolling Stone.
Il libro viene adattato sotto forma di lungometraggio come War Machine, scritto e diretto da David Michôd e distribuito su Netflix a partire dal 26 maggio 2017.
In questo film Stanley McChrystal diviene Glen McMahon (Brad Pitt), che nel 2009 insieme al suo fidato team di assistenti viene inviato in Afghanistan al fine di garantire la transizione verso un regime democratico dopo la caduta dei Talebani.
McMahon, però, incontra subito delle difficoltà lungo il cammino, tra i locali che non vogliono il cambiamento anche se esso appare positivo e le critiche da parte delle alte sfere di Washington, che non inviano le truppe aggiuntive richieste dal generale.
Per ovviare a questa situazione, Glen McMahon si imbarca col suo staff in un giro per l'Europa con l'obiettivo di formare una coalizione internazionale... ma questo viaggio segnerà la sua rovina.
Questa pellicola non fa sconti a nessuno: militari, politici, lobbisti, tutti diventano oggetto di una satira che - e la cosa risulta ancora più chiara se pensiamo a come la fase di transizione si sia conclusa - mette alla berlina la fallimentare gestione degli Stati Uniti del post-conflitto in Afghanistan, nato peraltro su fragili basi.
Il monologo che spiega come "esportare la democrazia" in un paese con una storia e società del tutto diversa da quella americana sia destinata all'insuccesso è emblematico. Gli americani non perdono mai la convinzione di poter portare il loro modo di pensare in questo paese, ma i primi a chiedere loro di andarsene, arrivando addirittura a rimpiangere i vecchi tempi, sono gli afghani. Perché non si può costruire nulla di solido senza forti fondamenta e questo non è stato il caso.
In tal senso, la figura di Glen McMahon rimane la più paradossale. Costui, magnificamente ritratto da Brad Pitt, è davvero convinto di poter fare la differenza, che la sua presenza porterà benefici per tutti e che le opere che stanno compiendo siano a fin di bene. Anche la sua gestualità, il suo modo pomposo di camminare, il modo in cui osserva i suoi interlocutori mentre parlano, riflette questa sua iniziale convinzione che lentamente va a spegnersi mentre tutti quelli che dovrebbero sostenerlo lo abbandonano.
E quella che ci ritroviamo alla fine è dunque una figura sconfitta che non ne ha compreso a pieno il motivo, tanto salde erano le sue certezze in merito.
Nella pellicola compaiono in ruoli secondari altri grandi attori quali Ben Kingsley, che interpreta Hamid Karzai, e Tilda Swinton nel ruolo di un'emula di Angela Merkel.
In una sorta di (purtroppo facile) previsione di come in ultima analisi si sarebbe concluso il tutto, la scena finale mostra l'arrivo del successore di Glen McMahon (Russell Crowe, in un inatteso e divertente cameo), con lo stesso modo di camminare e lo stesso sguardo deciso. Anche lui destinato al fallimento fin dal principio.
Una satira, sì, una satira molto amara.

lunedì 25 aprile 2022

A scuola di cinema: Nel Centro del Mirino (1993)

22 Novembre 1963: Viene ucciso a Dallas il Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy.
Tra le molte immagini che rimangono impresse di quel terribile giorno, vi è anche quella di un agente dei servizi segreti che, dopo che sono stati sparati i primi due colpi, senza esitazione e incurante delle possibili conseguenze, balza sul retro della limousine che trasporta John Kennedy e sua moglie Jacqueline, senza però impedire l'assassinio.
Il nome di quell'agente - incaricato di proteggere Jacqueline Kennedy - è Clint Hill e qualche anno dopo, nel corso di un'intervista televisiva, quasi in lacrime dichiara di sentirsi in colpa per non essere intervenuto prima, ritenendosi responsabile della morte del Presidente. Tale figura rimane impressa nella storia americana e diviene anche la base qualche decennio dopo per una pellicola.


Nel 1983, il produttore Jeff Apple pensa di sviluppare un film incentrato su un agente dei servizi segreti.
Quest'idea è nella sua mente da quando, nel 1964, da ragazzo, ebbe modo di essere testimone di una visita a Miami da parte di Lyndon Johnson e rimase colpito da come egli fosse circondato da queste figure per lui imponenti degli agenti dei servizi segreti, tutti con abiti eleganti neri e occhiali da sole. Un'immagine che gli resta ancora impressa quasi vent'anni dopo.
Apple contatta dunque un suo ex compagno di università, Ken Friedman, e insieme i due scrivono un primo trattamento, che trova l'interesse da parte della Columbia Pictures e di Dustin Hoffman, pronto a interpretare il protagonista, ma alcuni cambi ai vertici della casa di produzione ritardano la partenza del progetto, fino a quando l'attore perde interesse e vi rinuncia.
Nei successivi due anni, Jeff Apple propone la sceneggiatura ad altre case di produzione, anche indipendenti, ma senza esito, fino a quando decide di far sviluppare un nuovo trattamento. Viene contattato dunque lo sceneggiatore Jeff Maguire, il quale crea il personaggio di Frank Horrigan e il suo collegamento con l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy.
La sceneggiatura, tuttavia, continua a rimanere nel limbo per alcuni anni, nonostante venga proposta a svariati attori quali Robert Redford o Sean Connery, mentre nel frattempo lo scrittore accumula debiti su debiti, anche coi suoi parenti.
A un certo punto gli viene offerta una somma di 100.000 dollari da parte della Imagine Entertainment, ma a una condizione non trattabile: che il protagonista venga ringiovanito, poiché si intende affidare la parte a Tom Cruise. Maguire ritiene la sottotrama riguardante l'assassinio di Kennedy fondamentale per il personaggio e dunque non accetta la proposta e questo compromesso.
I debiti, tuttavia, continuano a crescere, tanto che a un certo punto allo sceneggiatore viene annunciato che a breve non potrà più usufruire della linea telefonica. Jeff Maguire, dunque, si appresta a lasciare Los Angeles e trasferirsi nel New Hampshire.
Prima che questo accada, però, nell'aprile 1992 lo sceneggiatore riceve una chiamata da parte di Rob Reiner della Castle Rock Entertainment, il quale gli comunica che la sceneggiatura è stata acquisita dalla sua compagnia per un milione di dollari. La Castle Rock conclude poi un accordo di distribuzione con la Columbia Pictures.
Per il ruolo del protagonista, Frank Horrigan, viene scelto Clint Eastwood. È lo stesso agente dell'attore che contatta la Columbia Pictures per dichiarare il suo interesse a seguito della lettura della sceneggiatura, dopo un'iniziale esitazione dovuta al fatto che Frank Horrigan ha poco più di 50 anni, mentre Eastwood ne ha 62.
Clint Eastwood ha anche potere contrattuale di scelta del regista e suggerisce dunque il nome di Wolfgang Petersen, che ha molto apprezzato per la sua direzione di Prova Schiacciante (Shattered). Pur avendo costui già una buona carriera alle spalle, rimane comunque intimidito dal fatto di dover lavorare accanto a una leggenda come Clint Eastwood. L'attore comunque, nel corso del loro primo incontro, lo rassicura: non interferirà in alcun modo nel suo lavoro, ma se volesse dei consigli o suggerimenti è pronto a fornirglieli.
Il ruolo di Mitch Leary viene offerto in prima battuta a Robert De Niro, il quale tuttavia deve declinare in quanto impegnato con le riprese di Bronx (A Bronx Tale). Dopo aver preso in considerazione Robert Duvall e Jack Nicholson, la parte viene infine affidata a John Malkovich.
In preparazione per questo ruolo, l'attore decide di vivere il più possibile in reclusione per meglio ricreare il senso di isolamento del suo personaggio. Per un mese, dunque, rimane chiuso in casa, guarda solo notiziari alla televisione e non parla con nessuno, nemmeno al telefono.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 3 ottobre 1992, tenendosi a Washington, Los Angeles e Denver. Per la prima volta nella storia del cinema, i servizi segreti statunitensi offrono la loro cooperazione per questa pellicola e sul set è quasi sempre presente nel ruolo di consigliere Bob Snow, un ex agente che istruisce gli attori su come muoversi e comportarsi per far sì che siano credibili nel loro ruolo.
Nonostante abbia più di sessant'anni quando vengono effettuate le riprese, Clint Eastwood realizza il maggior numero di scene possibili senza usare una controfigura. Inoltre è lui stesso a suonare il piano, avendo studiato musica per molti anni.
Per la scena in cui Frank Horrigan e Mitch Leary hanno un confronto su un tetto, Wolfgang Petersen suggerisce a Malkovich di fare qualcosa di strano e imprevedibile. All'attore viene in mente allora di infilare la bocca nella pistola e la scena rimane nel montaggio finale. Inoltre, durante le conversazioni telefoniche tra i due, è sempre di John Malkovich l'idea che Mitch Leary abbia ogni tanto degli scatti d'ira e urli.
Una parte consistente del budget viene impiegata nel ricreare al meglio il giorno dell'omicidio di John Kennedy, dove necessariamente il personaggio di Frank Horrigan è più giovane. Per fare questo, la produzione prende delle immagini provenienti dal primo film incentrato sull'Ispettore Callaghan e le inserisce nel materiale d'archivio dell'omicidio Kennedy. La stessa manovra viene ripetuta per delle fittizie campagne presidenziali di George Bush Sr. e Bill Clinton. Il tutto arriva infine a costare attorno ai 4 milioni di dollari.
Le riprese si concludono l'undici gennaio 1993.
Nel Centro del Mirino (In The Line of Fire) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 9 luglio 1993. A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare circa 180 milioni di dollari. Il film riceve anche 3 nomination al Premio Oscar, incluse quelle per la Migliore Sceneggiatura e il Miglior Attore non Protagonista.
Wolfgang Petersen dirigerà qualche anno dopo un altro film incentrato su un attentato a un Presidente degli Stati Uniti, Air Force One... ma questa è un'altra storia.

domenica 24 aprile 2022

A scuola di cinema: Serpico (1973)

1973: Viene pubblicato il libro biografico Serpico (Serpico: The Cop Who Defied the System), scritto dal giornalista Peter Maas.
L'opera dettaglia le difficoltà del detective della polizia di New York, Frank Serpico, nel portare alla luce la corruzione presente all'interno del dipartimento dove opera. Pur raccogliendo negli anni numerose prove a supporto di questo, esse non vengono prese in considerazione dai suoi superiori e gli procurano solo l'ostilità dei suoi colleghi.
Serpico non demorde e, nell'aprile 1970, rilascia un'intervista al New York Times in cui denuncia come i poliziotti ricevano milioni di dollari da criminali e spacciatori di droga perché chiudano un occhio rispetto alle loro attività criminali. Ciò porta alla creazione di una commissione d'inchiesta voluta dal sindaco della città, John Lindsay, presso cui lo stesso Serpico darà una sua testimonianza.
Il 3 febbraio 1971, nel corso di una retata presso un covo di spacciatori, Frank Serpico riceve un colpo di pistola al volto. Nonostante alcuni suoi colleghi siano lì presenti e chieda aiuto, nessuno interviene. Trasportato d'urgenza in ospedale, Serpico sopravvive, ma rimane sordo in maniera permanente da un orecchio e alcuni piccoli frammenti di proiettile rimangono conficcati nel suo cervello, cosa che gli procurerà dolori atroci negli anni a venire.
Una volta ripresosi, Frank Serpico aiuta Peter Maas nella realizzazione della biografia incentrata su di lui. Una biografia che diventa anche una celebre pellicola.


L'idea di portare sul grande schermo la storia di Serpico è già presente nel 1971, quando le sue traversie diventano di dominio pubblico. Sam Peckinpah si interessa della cosa e si pensa a Robert Redford come Serpico e Paul Newman nel ruolo del detective David Durk, il quale contribuì anche lui a denunciare la corruzione del dipartimento di polizia di New York.
Lo sceneggiatore incaricato John Gregory Dunne, tuttavia, ritiene non ci sia alcuna storia interessante da raccontare e il progetto non arriva a concretizzarsi.
Nel 1972, dopo aver collaborato con Peter Mass per il film Joe Valachi - I Segreti di Cosa Nostra (The Valachi Papers, anch'esso tratto da un libro del giornalista), il produttore Dino De Laurentiis ha la possibilità di leggere in anteprima le prime 20 pagine della biografia incentrata su Serpico. Ne rimane così intrigato da acquisirne immediatamente i diritti, ancora prima della pubblicazione del libro stesso, offrendo a Peter Maas una somma sui 400.000 dollari.
Una prima sceneggiatura viene scritta da Waldo Salt, mentre John G. Avildsen viene scelto come regista. Costui giudica la sceneggiatura troppo lunga e poco interessante e così chiede e ottiene che Norman Wexler ne effettui una consistente revisione, dopo che i due si recano in Svizzera a incontrare Frank Serpico in persona, il quale fornisce loro preziosi dettagli.
Avildsen, tuttavia, entra ben presto in contrasto sia con Dino De Laurentiis che col produttore Martin Bregman, in merito a vari aspetti della produzione, minacciando più volte di andarsene. Il punto di non ritorno avviene nell'aprile del 1973. Il regista chiede con insistenza che alcune scene siano girate, per dare più autenticità al tutto, presso la casa di Brooklyn dove Serpico è cresciuto, ma gli viene risposto che per ragioni logistiche questo non è possibile.
Esasperato da questo, nonché da altre discussioni sul budget e le location da utilizzare per le riprese, John Avildsen abbandona il progetto. In sua sostituzione viene chiamato Sidney Lumet.
Per il ruolo del protagonista, Martin Bregman suggerisce il nome di un suo assistito, Al Pacino. In principio l'attore ha qualche esitazione nel partecipare, poiché la sceneggiatura non lo convince in pieno, e chiede un incontro col vero Frank Serpico. Questo avviene in una casa situata a Montauk che Al Pacino ha affittato per le vacanze estive: l'attore rimane affascinato dalla figura di Serpico e dalle motivazioni che lo hanno spinto ad agire e accetta dunque la parte.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 4 luglio 1973, tenendosi a New York. Nonostante il tema delicato, il dipartimento di polizia della Grande Mela offre piena collaborazione, mettendo a disposizione quattro centrali per le riprese e due agenti nel ruolo di consulenti.
Le varie scene vengono girate in ordine inverso rispetto alla trama. Al Pacino inizia avendo una folta barba e, man mano che la lavorazione procede, la barba viene accorciata, fino a che l'attore si ritrova sbarbato per quelle che sono le scene iniziali.
Frank Serpico è in principio presente sul set, avendo peraltro contribuito in fase di pre-produzione con alcuni consigli e suggerimenti, ma Martin Bregman gli chiede di allontanarsi in quanto ritiene che la sua presenza possa essere una distrazione per il cast. Serpico non obietta, ma non rimane esattamente entusiasta della cosa.
Al Pacino cerca di rimanere nel personaggio il più possibile, anche al di fuori del set, tanto che dopo una giornata estenuante, quando viene investito dai fumi di una cisterna, per la rabbia mostra il suo distintivo di Serpico al guidatore e gli ordina di scendere in quanto è in arresto.
Le riprese si concludono nel settembre 1973.
Serpico viene distribuito nei cinema americani a partire dal 5 dicembre 1973. A fronte di un budget di 3 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio americano 30 milioni di dollari.
Dal film viene anche tratta una serie televisiva, che va in onda sulla NBC tra il 1976 e il 1977, con David Birney nel ruolo di Frank Serpico. Vengono girati un pilota e quattordici episodi, ma alla fine ne vengono trasmessi solo tredici.
Dopo il suo ritiro dalla polizia nel 1972, Frank Serpico si reca a vivere dapprima in Svizzera, restandovi per circa 10 anni e rilasciando di tanto in tanto delle interviste in merito alla brutalità e alla corruzione della polizia. Pur venendogli conferita une medaglia d'onore per i suoi meriti, non viene rilasciato il relativo certificato che attesta questo riconoscimento.
Nel 2013, Frank Serpico ottiene la cittadinanza italiana e infine nel 2022 - cinquant'anni dopo il suo ritiro - gli viene infine consegnato il certificato che conferma la medaglia d'onore attestante il suo coraggio nell'aver portato alla luce la corruzione del dipartimento di polizia.
Sidney Lumet e Al Pacino torneranno a collaborare poco tempo dopo per un'altra storia vera in Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani (Dog Day Afternoon)... ma questa è un'altra storia.

sabato 23 aprile 2022

A scuola di cinema: Alba Rossa (1984)

1982: Mentre sta concludendo gli studi presso la University of Southern California (USC), il futuro regista e sceneggiatore Kevin Reynolds scrive sotto forma di tesi una sceneggiatura intitolata Ten Soldiers.
La storia, dal forte sapore antimilitarista e ispirato in parte anche al romanzo Il Signore delle Mosche (Lord of the Flies) di William Golding, è ambientata in un prossimo futuro e vede dei ragazzini del sudovest degli Stati Uniti ingaggiare una guerriglia contro gli eserciti dell'Unione Sovietica e di Cuba per liberare la loro città, che è stata presa d'assalto e conquistata.
Tale sceneggiatura, seppur con svariati cambiamenti, troverà infine il modo di approdare sul grande schermo.


La sceneggiatura di Kevin Reynolds viene opzionata dai produttori Barry Beckerman e Sidney Beckerman e proposta alla Metro-Goldwyn-Mayer, che acquisisce infine lo script e dà il via libera al progetto. Kevin Reynolds si propone come regista, ma vista la sua scarsa esperienza non viene preso in considerazione.
Frank Yablans, CEO della MGM, si chiede come mai dovrebbero fare un adattamento de Il Signore delle Mosche quando invece potrebbero, a seguito del successo di Rambo (First Blood), fare una loro versione di questo film in chiave giovanile, il film di guerra definitivo nella concezione di Yablans.
Costui cambia dunque il titolo in Red Dawn - a suo avviso più appagante e minaccioso - e propone la regia a John Milius, offrendogli anche la possibilità di riscrivere la sceneggiatura e l'acquisto di un'arma di suo gradimento.
Frank Yablans affida la supervisione di questo progetto a un recente acquisto del consiglio di amministrazione della MGM, il Generale Alexander Haig. Costui non ha molta esperienza in fatto di cinema, ma, oltre ad aver servito sia nella Guerra di Corea che in quella del Vietnam, è stato capo di gabinetto alla Casa Bianca durante le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford, nonché segretario di stato nei primi due anni di presidenza di Ronald Reagan, rassegnando infine le dimissioni nel luglio 1982, poiché non convinto delle politiche di distensione tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.
Alexander Haig intravede un potenziale propagandistico nel film e dunque invita John Milius presso l'Hudson Institute, un centro di ricerca di Washington dove si valutano le documentazioni di natura bellica e le analisi del Ministero della Difesa americano. Haig suggerisce dei cambiamenti che Milius accoglie, quali uno scenario che prevede lo scioglimento della NATO e l'aggiunta all'invasione di una forza militare messicana di estrema sinistra e del Nicaragua.
Cambia anche l'età dei protagonisti: dagli originali pre-adolescenti ideati da Reynolds a studenti liceali e universitari sui vent'anni, cosa che permette l'aggiunta di alcune scene di violenza prima non concepibili
Le modifiche sono alla fine così consistenti e alterano in maniera profonda l'idea originaria di Kevin Reynolds e il sottotesto antimilitarista che in pratica scompare. Prima che inizi la sua opera di revisione, John Milius lo contatta e gli suggerisce di godersi l'assegno che gli è stato dato e pensare a un nuovo progetto, perché questo diverrà invece il suo progetto e non sarà una cosa semplice da accettare.
Per quanto riguarda il casting dei personaggi principali, vengono scelti giovani attori con relativamente poca esperienza alle spalle quali Patrick Swayze, Chris Thomas Howell, Lea Thompson o Jennifer Grey, se non addirittura - nel caso di Charlie Sheen - al primo ruolo da protagonista.
Tutti loro effettuano un allenamento intensivo, della durata di otto settimane, sotto la supervisione di un reparto dei Berretti Verdi che ha l'obiettivo di far prendere loro confidenza con l'uso delle armi. L'addestramento è così intenso che gli attori possono mangiare solo dopo che hanno completato con successo i compiti che sono stati loro assegnati. Successivamente, il cast effettua un'ulteriore sessione di allenamento con la Guardia Nazionale.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 14 novembre 1983, tenendosi in New Mexico. Il Ministero della Difesa e il Pentagono si rifiutano di dare il proprio supporto alla pellicola, ritenendo la premessa dell'invasione per nulla plausibile, così come rifiutano la richiesta della produzione di far passare dei jet a volo radente.
Vi è un inverno molto rigido durante la lavorazione, con temperature che scendono spesso e volentieri di gran lunga sotto lo zero, tanto che a un certo punto Patrick Swayze ha dei traumi da congelamento e soffre di perdita di sensibilità alle mani. Anche se poi ciò scompare, per alcuni anni l'attore proverà fastidio alle unghie e alle dita quando si ritroverà in una zona fredda.
Le avverse condizioni meteorologiche provocano anche il blocco dei carri armati che sono stati costruiti per l'occasione. Questo causa un inevitabile aumento del budget. Le repliche dei carri armati risultano molto convincenti, tanto che a un certo punto due agenti della CIA si presentano sul set e indagano in merito, scoprendo così che si tratta solo di un film.
Patrick Swayze è l'attore con più anni ed esperienza alle proprie spalle e John Milius lo sceglie come elemento di contatto tra lui e il resto del cast, dandogli delle istruzioni su base giornaliera da trasmettere agli altri attori. Swayze esegue il tutto senza esitare, anche se questo crea qualche attrito tra lui e gli altri attori, in particolar modo con Jennifer Grey.
Per la scena iniziale si utilizzano dei veri paracadutisti. Cinque di loro, a causa delle forti correnti ventose, vengono allontanati dal set per oltre un chilometro. Uno di questi finisce appeso a un albero, fratturandosi una caviglia, mentre un altro, Jon Fisher, viene preso in custodia dagli abitanti di un vicino villaggio, insospettiti dalla sua uniforme con gli stemmi della Russia: costui ha il suo bel da fare nel riuscire a convincerli che è solo un costume per un film.
Le riprese si concludono il 5 febbraio 1984.
Alba Rossa (Red Dawn) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 10 agosto 1984. A fronte di un budget di 17 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio americano 38 milioni di dollari.
Se il film risulta in sé un moderato successo, alcune conseguenze indirette si hanno anche a distanza di anni.
Nel dicembre 2003, viene condotta un'operazione militare dell'esercito americano in Iraq, presso la città di Ad-Dawr, che - a seguito di un lavoro di intelligence durato alcuni mesi - porta infine alla cattura di Saddam Hussein. Il nome in codice dell'operazione è Red Dawn, mentre i soldati operativi adottano il nome in codice di Wolverines, proprio come nel film diretto da John Milius.
Alba Rossa diviene poi oggetto di un curioso remake nel 2012... ma questa è un'altra storia.

venerdì 22 aprile 2022

Fabolous Stack of Comics: Wolfskin


Vi sono personaggi che costituiscono il modello, la base su cui altri personaggi, i cosiddetti epigoni, vengono successivamente ideati.
Se pensiamo al detective letterario, ad esempio, Sherlock Holmes ne è il modello per eccellenza, pur non essendo stato il primo detective letterario in assoluto. Vi è poi un'intera categoria di personaggi, che compaiono sia nei libri che nei fumetti, i quali vengono definiti Tarzanidi (e qui non occorre spiegare su chi siano basati).
Un altro modello ispiratore è Conan, il personaggio ideato da Robert Erwin Howard e ispiratore di altri guerrieri barbari che agiscono in un mondo fantastico, dominato perlopiù dalla violenza e dalla magia nera. Un emulo di Conan è Wolfskin, protagonista di una miniserie di tre numeri pubblicata dalla Avatar Press tra il 2006 e il 2007, scritta da Warren Ellis e disegnata da Juan Jose Ryp.
Il Wolfskin agisce in un mondo in cui deve ancora accadere la deriva dei continenti e dove le spade stanno per cedere il passo alle prime armi a sparo. Il guerriero proveniente dalle terre del nord, mentre si sta dirigendo verso sud, si imbatte in un gruppo di abitanti di un piccolo villaggio che, insospettiti dalla sua presenza nelle loro terre, lo attaccano.
A capo di costoro vi è un uomo che il Wolfskin scopre essere in lotta con suo fratello, il quale ha preso possesso di un villaggio confinante. L'uomo chiede al guerriero delle terre del nord, dunque, di unirsi alla sua causa ed eliminare suo fratello, per riunire i due villaggi come era un tempo. Il Wolfskin, tuttavia, scoprirà ben presto un'altra verità.
In quella che è una differente Era Hyboriana anch'essa radicata nel lontano passato della Terra, troviamo questo emulo di Conan, il cui dio si chiama Wrod invece che Crom, che ha in sé anche qualche tratto dei vichinghi norreni. I due fratelli in lotta, invece, sono come i protagonisti di alcuni film orientali che coinvolgono nelle loro dispute i villaggi da loro tiranneggiati, con i samurai a combattere le battaglie al posto loro.
Insomma, un bel patchwork di generi narrativi dove però alcune cose rimangono solo in superficie. Se infatti le motivazioni dei due fratelli in lotta - per quanto non originali e poco approfondite - sono chiare e immediate, del protagonista della storia, il Wolfskin, arriviamo a conoscere davvero poco.
Chiaro che un certo alone di mistero attorno a lui sia voluto, ma alla fine di mistero e ignoto c'è n'è fin troppo e il personaggio rimane impresso solo per l'immensa carica di violenza che porta con sé, raffigurata in maniera estrema - in un paio di casi eccessivamente estrema - da Juan Jose Ryp.
Anche in merito al background del mondo in cui questo personaggio agisce, è più quello che viene non detto rispetto a quello che viene rivelato. Interessante comunque il contrasto che fa sì che la tecnologia - la magia moderna di quest'epoca - stia per soppiantare la magia classica e gli incantesimi, cosa che porta anche a far perdere fiducia negli dei. Due tipi di realtà a cui il Wolfskin è suo malgrado legato e che non gli permettono di poter vagabondare in pace.

giovedì 21 aprile 2022

Netflix Original 40: Blame!


E alla fine arriva anche il primo lungometraggio di animazione su Netflix. Un tipo di prodotto ben presente nei paesi orientali, i quali possono peraltro contare su un bagaglio culturale fumettistico di livello eccelso.
Uno dei titoli più celebri è Blame!, scritto e disegnato da Tsutomu Nihei e pubblicato tra il 1997 e il 2003. Tale manga è poi divenuto oggetto di un film d'animazione sceneggiato da Sadayuki Murai, diretto da Hiroyuki Seshita e distribuito a partire dal 20 maggio 2017. Anche Tsutomu Nihei vi ha contribuito, nel ruolo di consulente creativo.
In un lontano futuro dove l'umanità è quasi ridotta all'estinzione causa un'espansione dei sistemi elettronici e computeristici che ha preso il controllo del pianeta, un gruppo di giovani ragazzi in cerca di scorte di cibo incappa in Killy, una personalità oscura e in apparenza priva di emozioni che li salva dall'attacco di alcuni Sterminatori.
Killy dichiara di essere alla ricerca di un portatore del gene terminale della rete. Giunto al villaggio dove abitano i ragazzi, rianima il corpo cibernetico di una scienziata di nome Shibo, la quale dichiara di poter aiutare gli abitanti della città a trovare del cibo e assistere Killy nella sua ricerca. Sempre che la Città non trovi delle contromisure.
Quella che ci troviamo di fronte è una perfettamente tragica distopia dominata da una città multivello senziente, che non ha mai avuto alcuna forma di empatia. Nell'ottica del paese di provenienza dell'autore può essere inquadrata come la Tokyo moderna, una città che si espande sempre più aumentando le disparità sociali e perdendo i sentimenti. Ma è una metafora che può essere applicata a molte altre metropoli.
Killy rappresenta il prodotto perfetto di questo tipo di ambiente. Volto che appare inespressivo, dialoghi e interazioni ridotte al minimo essenziale (credo che pronunci al massimo 30 parole nel corso dell'intero film), azione che fa prevalere sulle parole. Alla fine molto di lui rimarrà ignoto.
Il villaggio di sopravvissuti, invece, è l'incarnazione di coloro che rimangono ancora aggrappati a una supposta vetusta concezione della città e del vivere civile, dove le persone si conoscono e si aiutano in maniera vicendevole. Ma che rappresenta in realtà la salvezza per l'umanità intera.
Il film tocca solo un aspetto marginale di quello che è il manga di riferimento, il quale si dipana in molti più capitoli e includendo molti più personaggi, come è inevitabile in un'opera a lunga serialità. Il rfilm sembra quasi voglia essere un capitolo a parte del manga, una sorta di appendice o capitolo speciale che fa parte del lungo viaggio di Killy. Nonché del viaggio dell'essere umano per cercare di comprendere ciò che per lui appare inconoscibile.

mercoledì 20 aprile 2022

Fabolous Stack of Comics: Tex - La Gola della Morte


Cosa succede quando si introduce un elemento narrativo in apparenza estraneo in un contesto di cui non dovrebbe fare parte? Occorre molta abilità da parte dello sceneggiatore di turno nell'inserire tale elemento, per far sì che lo scenario principale non ne risulti inficiato.
Se in universi narrativi con ampie possibilità quali quelli Marvel o DC, l'aggiunta di un nuovo elemento può trovare facile accoglimento, in altri mondi narrativi, più chiusi all'apparenza, la cosa potrebbe non rivelarsi altrettanto agevole.
In Fuorilegge abbiamo visto il giovane Tex Willer scontrarsi per la prima volta con Steve Dickart, una spia che aveva come copertura quella di un prestigiatore da palcoscenico di nome Mefisto. Personaggio che ricompare infine nella storia La Gola della Morte, pubblicata in origine nel 1959 nel formato a striscia e ristampata nel 1964 nei numeri 64 e 65 della collana regolare di Tex.
Sono passati molti anni da quel primo scontro: Tex è diventato il più abile Ranger del Texas, protettore della tribù Navajo come Aquila della Notte, e si circonda di tre compagni d'avventure, tre pards, ovvero suo figlio Kit Willer, Kit Carson e Tiger Jack.
Ma un'antica e dimenticata minaccia riemerge dal passato quando, durante una battuta di caccia, Kit Willer viene rapito da una misteriosa tribù di indiani, gli Hualpai, al servizio di colui che chiamano Il Figlio del Fuoco. Poco dopo anche Kit Carson, durante le ricerche del figlio di Tex, viene catturato.
Il mandante è Mefisto, che in qualche modo ha acquisito dei reali poteri magici e vuole vendicarsi di Tex per lo smacco subito anni fa, togliendogli ciò che ha di più caro e trascinandolo verso la rovina.
Il Mefisto che vediamo in questa storia non è lo stesso personaggio apparso quell'unica volta nel 1949, anzi è proprio un altro personaggio che condivide col suo alter ego del passato solo l'alias da prestigiatore. Per il resto, un nuovo look, poteri di cui non sapremo mai - almeno in questa storia - come siano stati acquisiti e una sete di vendetta covata solo e unicamente verso Tex - pur avendo altri contribuito alla sua cattura anni prima - tale da rasentare la follia.
A Gianluigi Bonelli, infatti, interessa costruire uno scenario western atipico e lontano dagli schemi prefissati, che non ricalchi pedissequamente quello dei film di Hollywood e che rappresenti in realtà un mondo narrativo che sia una sorta di patchwork delle storie di avventure che leggeva da ragazzo.
Già in passato lo sceneggiatore aveva introdotto elementi di certo non comuni nelle storie western, seppur in maniera soft, come gli alieni o i dinosauri. Con Mefisto, invece, spinge di più sull'acceleratore, facendo risaltare in maniera più preponderante il tema della magia, già accennato anch'esso in passato.
I poteri di Mefisto, in realtà, non appaiono eccezionali (ipnotismo e proiezione astrale, almeno questo è ciò che viene mostrato in questa storia), eppure per Tex e soci rappresentano l'ignoto. Qualcosa che le pallottole non possono abbattere. Tex, come Superman, appare invincibile, eppure anche Superman è vulnerabile alla magia, in quanto inconoscibile.
Tex, tuttavia, sa che il suo bel fucile Winchester può essere efficace contro tutto e tutti. Tanto che una vera e propria strage di indiani viene compiuta a sangue freddo, senza contare maltrattamenti vari ad animali, segno di un tempo differente. Così come i vari "ugh" e "woah" che gli indiani non possono fare a meno di pronunciare in ogni... singola... vignetta in cui appaiono.
Le motivazioni di Mefisto, così come il suo vero background, non sono poi così importanti (davvero pensava di vendicarsi di Tex avendo come alleati indiani che sparano dardi avvelenati con le cerbottane?): quello che conta è il dualismo che viene a crearsi tra i due avversari, in un crescendo di tensione ben portato avanti da Bonelli (dal mistero iniziale sino alla resa dei conti finale).
E, non so quanto voluto, Bonelli alla fine non farà mai scontrare in maniera diretta i due e la minaccia di Mefisto sarà annullata da Tiger Jack. O almeno così si è portati a pensare.
Mefisto, però, è diventato una sorta di incarnazione del male e un suo ritorno è inevitabile.

martedì 19 aprile 2022

Prime Video Original 13: Jolt - Rabbia Assassina


L'estetica - se così possiamo definirla - dei film con i supereroi che impera almeno dal 2012, dall'uscita del primo film sugli Avengers, ha toccato anche altre produzioni. Già abbiamo visto come almeno una produzione Netflix, ovvero iBoy, altro non sia che un film su un nuovo supereroe.
Poiché se è vero che i supereroi più celebri della Marvel e della DC Comics sono in mani sicure altrove, è altrettanto vero che nulla impedisce di provare a creare nuovi personaggi. Eroi che nascono direttamente sullo schermo.
Come nel caso di Jolt - Rabbia Assassina (Jolt), film diretto da Tanya Wexler, scritto da Scott Wascha e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 23 luglio 2021.
Lindy Lewis (Kate Beckinsale) è una donna affetta da una grave forma di disturbo esplosivo intermittente, che non le consente di interagire con le altre persone in quanto c'è il forte rischio che compia contro di loro atti di violenza immotivati.
Per contenere questo suo disturbo uno psichiatra di nome Ivan Munchin (Stanley Tucci) crea un dispositivo che rilascia una piccola scarica elettrica nel corpo di Lindy Lewis, consentendole di calmarsi.
Questo le permette di ottenere un primo appuntamento con un contabile di nome Justin (Jai Courtney), con il quale inizia poi una relazione. Ma quando Justin viene ucciso, Lindy si imbarca in una missione di vendetta per scoprire il suo assassino e il tutto potrebbe ulteriormente aggravare la sua condizione.
Quella che vediamo in questo film è una vera e propria origin story di una nuova supereroina, una di quelle che non sfigurerebbero negli Avengers. Lindy Lewis, infatti, appare come una sorta di Hulk al femminile (come dite, esiste già?), mixata però anche con la Selene di Underworld, interpretata dalla stessa attrice.
Ci sono gli elementi base per questo. Un tragico background (sintetizzato in uno spiegone iniziale di alcuni minuti), un dramma stile morte di zio Ben che cambia la vita della protagonista, i dilemmi morali se andare oltre un certo limite, la comprensione che da grandi poteri derivano... insomma, avete capito (e c'è anche una scena post-credit, ovviamente).
A suggerire qualche ulteriore aggancio col Marvel Cinematic Universe, troviamo anche un attore che ne ha fatto parte, ovvero Stanley Tucci - il Dr. Erskine in Captain America: Il Primo Vendicatore. In più, durante l'epilogo, l'apparizione speciale e inaspettata di un'altra, nota attrice in versione Nick Fury - ma senza benda sull'occhio - che prelude a possibili, futuri sviluppi.
Jolt cerca di rifarsi al MCU anche quando cerca di inserire elementi, se non proprio comici, quantomeno di stacco dalla trama per dare al lettore un qualche momento di sollievo, ma in questo caso non ci riesce sino in fondo e alcune trovate più che comiche risultano ridicole, togliendo spazio alla seriosità iniziale del personaggio di Lindy Lewis, che cambia così in maniera troppo improvvisa.
La trama principale trova infine una risoluzione, ma un paio di punti rimangono in sospeso, segno che la storia è stata concepita per avere un sequel. Se questo ci sarà non si può prevedere ora, ma speriamo che in qualche modo il percorso narrativo di Lindy Lewis possa continuare e qualcosa venga aggiustato in corso d'opera.

lunedì 18 aprile 2022

A scuola di cinema: Die Hard - Duri a Morire (1995)

Diffuso in molte nazioni, Simon Dice/Simon Says è un gioco che prevede la partecipazione di tre o più giocatori. Uno di questi ha il ruolo di Simon, il quale deve dare agli altri giocatori ordini di eseguire certe azioni preceduti dalla frase "Simon Dice". A seconda di come quell'ordine verrà portato a compimento, i giocatori potranno andare avanti nel gioco o essere eliminati, fino a quando ne resterà soltanto uno. Se invece nessuno esegue gli ordini in maniera corretta, il vincitore è "Simon".
Ebbene, per quanto possa apparire strano, questo gioco per bambini è il punto di partenza per il terzo film appartenente alla saga di Die Hard.


Dopo la conclusione delle riprese di 58 Minuti per Morire (Die Hard 2), Bruce Willis rifiuta alcune sceneggiature che gli vengono sottoposte per un ulteriore sequel, giudicandole troppo simili ai primi due film. Una di queste sceneggiature, intitolata Troubleshooter e che vede John McClane e sua moglie Holly in lotta contro dei terroristi durante una crociera, viene qualche anno dopo riscritta per diventare Speed 2 - Senza Limiti (Speed 2: Cruise Control).
Inoltre, alcuni problemi che sia l'attore che la 20th Century Fox hanno sperimentato con Joel Silver e Lawrence Gordon, fanno sì che i due produttori non siano più coinvolti in un'ulteriore pellicola della saga.
Nell'ambiente cinematografico gira da qualche tempo una sceneggiatura di Jonathan Hensleigh intitolata Simon Says. L'idea viene allo sceneggiatore ripensando a quando da piccolo giocava a Simon Dice e, durante una partita, lanciò un sasso che inavvertitamente procurò una ferita a un suo amico. Si interroga dunque cosa accadrebbe se quell'amico anni dopo cercasse vendetta.
In origine, Simon Says è un film d'azione concepito come un sequel di Drago d'Acciaio (Rapid Fire), con Brandon Lee nel ruolo del protagonista e Angela Bassett al suo fianco, per impedire una serie di esplosioni da parte di un criminale che gioca con loro a Simon Dice.
Dopo la prematura scomparsa dell'attore, nel 1993, la sceneggiatura viene acquisita dalla Warner Bros. la quale intende utilizzarla come quarto capitolo della saga di Arma Letale (Lethal Weapon), mettendo Martin Riggs e Roger Murtaugh al posto dei personaggi che avrebbero dovuto essere interpretati da Brandon Lee e Angela Bassett.
Mel Gibson, tuttavia, all'epoca non è interessato a riprendere nell'immediato il ruolo di Riggs e così la Warner Bros. vende la sceneggiatura alla 20th Century Fox. Il trattamento di Hensleigh incontra i favori di Bruce Willis e così viene dato il via libera al progetto.
Jonathan Hensleigh effettua una revisione della sceneggiatura per adattarla alle atmosfere di Die Hard ma, a parte qualche dettaglio e il cambio dei nomi dei personaggi (con John McClane in sostituzione di Martin Riggs e Zeus Carver al posto di Roger Murtaugh), poche modifiche vengono apportate.
Per questo terzo capitolo ritorna come regista John McTiernan, il quale decide di rinunciare a dirigere Batman Forever.
Per il ruolo di Zeus Carver, la prima scelta ricade su Laurence Fishburne, che si accorda in via verbale per questo col produttore Andrew Vajna dopo che quest'ultimo gli ha garantito un ingaggio più alto rispetto a quello offerto in principio.
Prima che un contratto sia firmato, però, Vajna partecipa all'edizione del 1994 del Festival di Cannes, dove viene proiettato Pulp Fiction: il produttore rimane così favorevolmente impressionato dall'interpretazione in questo film di Samuel L. Jackson, caldeggiato anche da Bruce Willis, da offrirgli immediatamente la parte di Zeus Carver. Jackson accetta con gioia essendo un fan della saga e avendo visto Trappola di Cristallo almeno 30 volte.
Quando Laurence Fishburne viene a sapere di questo, fa causa ad Andrew Vajna per il mancato accordo, nonostante fosse stato concordato solo in maniera verbale, e riceve alla fine una somma risarcitoria.
Il ruolo di Simon Gruber viene proposto in un primo momento a Sean Connery, con cui John McTiernan ha già lavorato in Caccia a Ottobre Rosso e Mato Grosso (Medicine Man). L'attore, però, rifiuta la proposta in quanto ritiene il personaggio troppo malvagio per i suoi gusti. Il ruolo viene allora proposto a David Thewlis, ma costui vi rinuncia per partecipare alle riprese di Dragonheart. La parte viene infine affidata a Jeremy Irons.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 16 settembre 1994, tenendosi a New York, South Carolina e nel Maryland.
Per evitare problemi di qualsiasi natura, il cartellone trasportato da Bruce Willis dove compare una parola offensiva verso gli afroamericani in realtà non presenta alcuna scritta. La frase viene poi aggiunta in post-produzione.
L'enigma dei galloni d'acqua deriva da un'esperienza reale di Jonathan Hensleigh, il quale si ritrovò a dover risolvere questo test durante un esame, non riuscendoci.
L'epilogo originario, che viene effettivamente girato, vede Simon Gruber riuscire a fuggire con l'oro trafugato, mentre John McClane viene giudicato il principale responsabile di questa debacle e licenziato dalla polizia.
Preda della depressione e ossessionato dal ritrovare Simon Gruber, John McClane riesce infine a rintracciarlo alcuni anni dopo in un bar in Ungheria. Qui gli propone un gioco intitolato McClane Dice: vi è un piccolo lanciarazzi attorno al suo petto e verranno posti degli indovinelli come aveva fatto Simon Gruber. Se la risposta è errata, il pulsante del lanciarazzi sarà premuto ma - poiché gli sono stati tolti i mirini - è impossibile capire verso quale direzione andrà il razzo.
Quando McClane domanda a Gruber cosa avrebbe potuto portare a questo incontro che gli avrebbe salvato la vita, quest'ultimo sbaglia la risposta, il razzo parte e lo uccide. Viene infine rivelato che John McClane indossava un giubbotto antiproiettile.
Questo epilogo non piace alla Fox, venendo giudicato privo di azione e ritraendo McClane come troppo crudele e calcolatore. Viene dunque girato un altro finale, quello a tutti noto, e che comporta peraltro un aumento abbastanza significativo del budget.
Le riprese si concludono il 19 novembre 1994.
Un mese prima dell'uscita del film nelle sale, il 19 aprile 1995, avviene l'attentato a Oklahoma City a opera di Timothy McVeigh, che provoca 168 vittime. La Fox, tuttavia, decide di non editare la pellicola per eliminare delle esplosioni, in quanto è evidente che essa sia un'opera di fantasia.
Die Hard - Duri a Morire (Die Hard with a Vengeance) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 19 maggio 1995. A fronte di un budget di 90 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 366 milioni di dollari.
Si tratta di un nuovo successo per questa saga, ma porta con sé una curiosa conseguenza. Jonathan Hensleigh, infatti, viene poco dopo trattenuto e interrogato dal FBI, che gli chiede come mai fosse a conoscenza di così tanti dettagli nel descrivere la New York Federal Reserve. Lo sceneggiatore risponde che tali dettagli erano stati descritti in un articolo del New York Times, pubblicato peraltro alcuni anni prima, e viene dunque rilasciato.
Dopo questo terzo capitolo, bisognerà attendere ben dodici anni per vedere un altro episodio della saga di Die Hard... ma questa è un'altra storia.

domenica 17 aprile 2022

A scuola di cinema: 58 Minuti per Morire (1990)

1987: Viene pubblicato il romanzo 58 Minuti (58 Minutes), scritto da Walter Wager. Ambientato nel periodo natalizio, vede protagonista l'agente della polizia di New York Frank Malone, il quale si trova presso l'aeroporto JFK in attesa che atterri l'aereo che trasporta sua figlia, di modo che possa trascorrere le festività insieme a lei.
Sfortunatamente, un terrorista noto solo come Numero 1 prende il controllo delle telecomunicazioni e dell'equipaggiamento elettrico dell'aeroporto, tagliando l'illuminazione che consente agli aerei di atterrare in sicurezza sulla pista.
Con una forte tempesta di neve a complicare il tutto, Frank Malone ha solo 58 minuti per risolvere la crisi, prima che l'aereo su cui si trova sua figlia esaurisca il carburante e precipiti.
Questo romanzo costituirà il punto di partenza su cui si baserà il sequel di una celebre pellicola.


A seguito del grande successo di Trappola di Cristallo (Die Hard), la 20th Century Fox intende subito mettere in produzione un sequel. Viene dunque opzionato il romanzo di Walter Wager e si cerca di ricreare lo stesso team creativo del primo film.
A partire dal protagonista, Bruce Willis, che ritorna dietro un ingaggio di sette milioni e mezzo di dollari, e i produttori Lawrence Gordon e Joel Silver. Anche Steven De Souza viene confermato come sceneggiatore e, insieme a Doug Richardson, adatta il romanzo di Walter Wager alterando i nomi dei protagonisti e modificando alcuni dettagli perché il tutto sia consono alle atmosfere della saga con protagonista John McClane. I criminali, inoltre, sono modellati sui responsabili delle vicende dello scandalo noto come Irangate.
Non partecipa a questo nuovo progetto, invece, il regista di Trappola di Cristallo, ovvero John McTiernan. Il successo di questa pellicola lo ha portato, infatti, a ricevere molte altre proposte e deve declinare per andare a dirigere Caccia a Ottobre Rosso (The Hunt for Red October). In sua sostituzione, viene assunto Renny Harlin, il quale sotto la produzione di Joel Silver sta realizzando il film Le Avventure di Ford Fairlane (The Adventures of Ford Fairlane).
Il ruolo del Generale Ramon Esperanza - alter ego di Manuel Noriega, un generale panamense realmente esistito - viene affidato a Franco Nero. Costui condivide lo stesso commercialista col produttore Joel Silver, il quale un giorno nota dei poster col volto dell'attore appesi alle pareti dell'ufficio del commercialista.
Dopo aver da quest'ultimo ottenuto il numero di telefono dell'attore italiano, Joel Silver lo contatta e gli propone la parte. In principio, Franco Nero esita, in quanto la sceneggiatura non lo convince più di tanto e inoltre è impegnato con le riprese di Diceria Dell'Untore, ma Joel Silver modifica le tempistiche del film per far sì che l'attore italiano riesca a partecipare al progetto.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 28 novembre 1989, tenendosi in California, Michigan e a Denver. Per il fittizio Washington Dulles International Airport vengono utilizzati due aeroporti: lo Stapleton International Airport di Denver e il Los Angeles International Airport. In principio si pensa di girare il tutto appunto a Washington, ma le insolite calde temperature lì presenti in quel periodo convincono a spostare altrove i lavori.
Essendo stagione invernale, e col film ambientato durante le festività natalizie, si spera che arrivi della neve naturale in Colorado da poter sfruttare. Invece, questo non accade e la produzione è costretta dunque a utilizzare una gran quantità di neve artificiale o a far esportare vera neve dal Canada.
Come se questo non bastasse, a metà delle riprese, una forte tempesta di neve e ghiaccio si abbatte sul set, facendo precipitare le temperature sotto lo zero e congelando molte attrezzature. Questo costringe la produzione a sospendere per qualche tempo i lavori.
Nessuna compagnia aerea autorizza la produzione a mostrare il proprio nome o il proprio logo nel film, in quanto si ritiene che esso metta in cattiva luce lo staff degli aeroporti e le loro operazioni, vulnerabili a un attacco terroristico. Per ovviare a questo problema, si decide di utilizzare nomi di compagnie aeree fittizie.
Durante la lavorazione, l'attore Fred Thompson fa notare a Steven De Souza che nel film ci sono troppe parolacce. Ben presto lo sceneggiatore capisce che l'appunto dell'attore non è dovuto a motivi religiosi o morali, bensì al fatto che vi è in effetti un abuso di questi termini che rende alcuni dialoghi ridicoli, facendo perdere loro la necessaria drammaticità.
Steven De Souza modifica così la sceneggiatura per ridurre il numero di parolacce presenti, che rimangono comunque in gran quantità nonostante tutto.
Renny Harlin decide di sua iniziativa che la prima apparizione del Colonnello William Stuart, antagonista di John McClane, debba avvenire con lui che pratica arti marziali nudo. Per William Sadler, che interpreta il personaggio, questo non è un problema, ma chiede e ottiene che la relativa scena sia girata il più tardi possibile, di modo che abbia tempo per allenarsi e migliorare la sua muscolatura.
A tal proposito, l'attore lavora per alcuni mesi col trainer Keith Cubba e impara anche alcune mosse di karate e tai chi da usare per il confronto finale con John McClane.
Nel film è previsto l'inserimento, a scopi promozionali, di un prodotto della Black & Decker, un trapano senza fili che deve essere utilizzato da John McClane per rimuovere le viti di una griglia. Il tutto ovviamente dietro pagamento da parte della compagnia di una somma di 20.000 dollari.
Quando però questa scena viene eliminata nel montaggio finale, la Black & Decker fa causa alla 20th Century Fox per ottenere un risarcimento danni di 150.000 dollari. La faccenda viene infine risolta in via extragiudiziale.
Le riprese si concludono il 6 aprile 1990.
58 Minuti per Morire (Die Hard 2) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 3 luglio 1990. A fronte di un budget di circa 70 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 240 milioni di dollari, un incasso di gran lunga superiore rispetto a quello di Trappola di Cristallo.
Non stupisce dunque che si decida di mettere in produzione un ulteriore sequel, anche se per la sua uscita bisogna attendere altri cinque anni... ma questa è un'altra storia.

sabato 16 aprile 2022

A scuola di cinema: Una Perfetta Coppia di Svitati (1986)

1984: Il regista Peter Hyams ha appena completato la lavorazione di 2010: L'Anno del Contatto (2010: The Year We Make Contact), il seguito di 2001: Odissea Nello Spazio (2001: A Space Odyssey) e per il suo prossimo progetto vuole cambiare sia atmosfere che ambientazione.
Gli capita allora sottomano una nuova storia, a cui decide di apportare un tocco personale rendendola a suo modo un qualcosa di unico.


La Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), la stessa casa produttrice di 2010: L'Anno del Contatto, sottopone a Peter Hyams una sceneggiatura scritta da Gary DeVore e incentrata su due poliziotti di New York prossimi alla pensione che devono risolvere un ultimo, importante caso prima di ritirarsi a vita privata. L'idea della casa di produzione è affidare le parti principali a Gene Hackman e Paul Newman.
Peter Hyams, tuttavia, ha un'idea diversa: incentrare la storia su due giovani poliziotti di Chicago che non intendono ritirarsi. La scelta della città è dovuta al desiderio di cercare un'ambientazione diversa rispetto ai consueti film con protagonisti dei poliziotti, mentre il ringiovanimento dei personaggi consente una possibilità di casting più ampia e variegata.
Dopo alcune esitazioni, la MGM approva il progetto secondo le intenzioni di Peter Hyams grazie all'intervento risolutivo di Alan Ladd Jr., presidente della società. La sceneggiatura viene dunque affidata a Jimmy Huston, il quale vi opera una consistente revisione per apportare le modifiche richieste.
Le parti principali vengono proposte in un primo momento a Tom Selleck e John Travolta. Selleck deve declinare in quanto impegnato col telefilm Magnum P.I., mentre Travolta - dietro consiglio del suo agente - rifiuta la proposta.
Si fa allora avanti Peter Hyams, che propone, per il ruolo di Danny Costanzo perseguendo quel suo intento di un cast variegato, il nome di Billy Cristal. La cosa non incontra affatto i favori della MGM, in quanto Billy Crystal è più noto all'epoca per essere un comico televisivo del Saturday Night Live e non è dunque ritenuto un nome capace di attirare il pubblico al cinema.
La stessa reazione negativa il regista la ottiene quando suggerisce, per il ruolo di Ray Hughes, il nome di Gregory Hines. Costui ha letto la sceneggiatura, trovandola interessante: ben sapendo che in origine il ruolo è stato pensato per un attore bianco, cerca di ottenere la parte per ribaltare lo stereotipo che vuole gli attori neri interpretare principalmente le parti delle spalle comiche asessuate.
Gregory Hines ha già lavorato con Peter Hyams per un episodio di Storie Incredibili (Amazing Stories), Il Favoloso Falsworth (The Amazing Falsworth). Contatta dunque il regista, il quale a sua volta si prodiga verso la produzione per farlo accettare.
Alla fine è ancora Alan Ladd Jr. ad approvare le scelte di casting volute da Peter Hyams.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 16 settembre 1985, tenendosi presso le città di Chicago e Key West, in Florida. Come aveva già fatto per 2010: L'Anno del Contatto e ripeterà sempre in futuro per i film di cui è regista, Peter Hyams ricopre anche il ruolo di direttore della fotografia.
L'alchimia lavorativa dell'insolita coppia composta da Billy Crystal e Gregory Hines funziona, tanto che vengono consentite alcune improvvisazioni. Il film si segnala, inoltre, per essere tra i primi a mostrare sullo schermo un telefono mobile, molto più grande rispetto a quelli degli anni successivi.
Le riprese si concludono il 22 dicembre 1985.
Una Perfetta Coppia di Svitati (Running Scared) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 27 giugno 1986. La pellicola arriva infine a incassare sul territorio statunitense 38 milioni e mezzo di dollari.
Nonostante si tratti di un discreto successo, si pensa di dare vita a un sequel intitolato Still Running. Vengono dunque preparate alcune sceneggiature, ma nessuna di queste incontra i favori di Billy Crystal o Gregory Hines, perciò nulla si concretizza. La morte di Hines, avvenuta nel 2003, mette la parola fine a ogni residua possibilità.
Ma c'è anche un altro, drammatico epilogo che coinvolge uno dei creatori di questa storia, ovvero lo sceneggiatore Gary DeVore. Nel giugno 1997, DeVore sta lavorando a una nuova sceneggiatura, dopo che per qualche tempo è rimasto vittima del blocco dello scrittore.
Una notte, dopo essere uscito dal suo ufficio a Santa Fe con infine una nuova sceneggiatura pronta, si dirige verso casa, sita a Santa Barbara in California, dove ad attenderlo vi è sua moglie, Wendy Oates. Quando è notte fonda e non lo vede ancora arrivare, la donna lo chiama e lui le risponde: sarà l'ultima volta che gli parlerà.
Quando lo sceneggiatore non torna a casa, iniziano estensive ricerche da parte della polizia, ma solo un anno dopo avviene la drammatica svolta quando l'auto e il cadavere di Gary DeVore vengono individuati sotto un ponte, affondati nelle acque, che si trova lungo un acquedotto a Palmdale.
Qualcosa però manca: la pistola che l'uomo portava sempre con sé, il suo computer portatile dove era presente la sua nuova sceneggiatura e, soprattutto, il suo cadavere è privo delle mani.
L'indagine ufficiale della polizia giunge alla conclusione che si sia trattato di un fatale incidente. Tuttavia qualcosa sembra non tornare: perché ciò avvenisse, Gary DeVore avrebbe dovuto guidare contromano per quasi 5 chilometri senza essere notato e con le luci spente, di notte. Senza contare che le prime indagini, che già avevano ispezionato anche quel ponte, non avevano rilevato alcuna traccia di impatto.
Qualche giornalista arriverà a sostenere che lo sceneggiatore sia stato ucciso da autorità governative in quanto la sceneggiatura scomparsa, intitolata The Big Steal, avrebbe fatto luce sulla deposizione del leader di Panama Manuel Noriega e sui presunti, veri motivi che avrebbero portato l'esercito americano a invadere l'isola alla fine del 1989.
Ma, occorre dirlo, nessuna concreta prova a sostegno di questa teoria è mai stata trovata, cosa che fa rientrare il tutto in una teoria del complotto senza solide basi. Se davvero c'è stato un omicidio, l'assassino di Gary DeVore non è mai stato individuato.
Un anno dopo l'uscita di Una Perfetta Coppia di Svitati, l'accoppiata poliziotto bianco/poliziotto nero verrà riproposta con grande successo in Arma Letale (Lethal Weapon)... ma questa è un'altra storia.

venerdì 15 aprile 2022

Fabolous Stack of Comics: Perramus - Dente Per Dente


1988: Ormai la dittatura dei Colonnelli in Argentina non c'è più da alcuni anni. Jorge Luis Borges, il grande scrittore, è scomparso due anni prima. Ma c'è ancora spazio per la pubblicazione di un'ultima avventura di Perramus, la quarta della saga, dopo Il Pastrano dell'Oblio, L'Anima della Città e L'Isola del Guano.
La storia si intitola Dente Per Dente (Dente Por Dente) ed è stata realizzata, come i precedenti tre capitoli, da Juan Sasturain e Alberto Breccia.
Ci troviamo nel 1985: a Santa Maria è tornata la libertà dopo che la dittatura dei Marescialli è caduta e Perramus, Il Nemico e Canelones chiacchierano con allegria a un bar. Giunge, però, una nuova chiamata da parte di Jorge Luis Borges.
Lo scrittore argentino è stato infatti contattato da Gabriel García Márquez, il quale vuole ritrovare il sorriso perduto del celebre cantante e attore Carlos Gardel, morto in un incidente aereo nel 1985.
La missione volta a ritrovare i denti perduti di Gardel riunirà insieme per un'ultima volta Perramus e i suoi amici, i quali andranno in giro per mezzo mondo incontrando lungo la via anche alcune celebri personalità.
La metafora dietro questa storia è chiara: negli anni precedenti, l'intera Argentina ha perso il sorriso a causa della dittatura e ora che vi è un'apparente libertà tocca a lei ritrovarlo. In Dente Per Dente, il tramite per riuscire in quest'impresa è un idolo del tempo che fu (per noi italiani, il nome di Carlos Gardel significa poco o nulla, ma in Argentina è alla pari di un simbolo nazionale), segno che tramite le cose positive del passato si può pensare di ricostruire un'intera nazione.
In questa insolita odissea che coinvolge i protagonisti della storia, vi è anche l'apparizione di alcune persone realmente esistite. Oltre allo scrittore Gabriel García Márquez, che a differenza del vero Borges il Premio Nobel lo ha vinto davvero, vi sono anche Frank Sinatra e Fidel Castro, qui ritratti in una maniera un po' eccentrica che si inquadra nella volontà di Juan Sasturain di rendere il tutto un'allegoria della situazione attuale.
All'inizio della prima storia, avevamo un protagonista senza nome, senza scopo e senza identità. Alla lettura dell'ultima pagina di questo epilogo, invece, ci ritroviamo con un Perramus che è riuscito a ritrovare sé stesso - così come è accaduto alla sua nazione -  e, sostenuto da amici e alleati fidati, può guardare al futuro con relativo ottimismo.
Non sappiamo come proseguirà la sua esistenza narrativa, né è così importante apprendere questo dettaglio. Sappiamo solo che le pagine non scritte su di lui saranno costellate di altre, incredibili avventure. E non può esserci finale migliore.