domenica 30 gennaio 2022

Prime Video Original 5: Suspiria

 

Nel 1977, esce Suspiria, il sesto film diretto da Dario Argento - realizzato anche grazie all'apporto di Daria Nicolodi - e il primo in cui il regista romano sviluppa temi horror, allontanandosi dai generi giallo e thriller delle precedenti pellicole.
Il film è anche il primo capitolo della cosiddetta Trilogia delle Tre Madri (incentrata su un'opera di Thomas De Quincey), proseguita poi con Inferno e conclusasi con La Terza Madre.
Suspiria è stato poi oggetto di un remake diretto da Luca Guadagnino e uscito al cinema nel 2018, per essere poi distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 3 maggio 2019.
Siamo nella Berlino del 1977, divisa in due parti (Est e Ovest) dal Muro e preda del cosiddetto Autunno Tedesco e degli attentati della Rote Armee Fraktion. L'americana Susie Bannion (Dakota Johnson) giunge in questa città per entrare a far parte della scuola di danza Markos, dove viene istruita da Madame Blanc (Tilda Swinton).
La scuola è in realtà una congrega di streghe guidata dalla centenaria Helena Markos, che si definisce Mater Suspirorium. Le loro azioni sono oggetto di un'indagine da parte di Josef Klemperer, il quale ha raccolto la confessione di una studentessa scomparsa.
Tra ciò che accade in questa scuola e gli atti terroristici che stanno insanguinando Berlino, vi è come una commistione e l'inferno stesso sembra stia per scendere sulla Terra.
Abbiamo detto remake, ma sarebbe meglio classificare la pellicola come una rivisitazione del film originario: infatti il moderno Suspiria prende l'idea di base di Dario Argento e Daria Nicolodi (la scuola di danza diretta da una congrega di streghe) per costruire attorno a essa una trama che analizza la malvagità e l'indifferenza degli esseri umani.
La Berlino del 1977 sembra una città condannata, un girone infernale in cui convivono demoni sovrannaturali, quelli presenti nella scuola di danza, e demoni umani, i terroristi dell'Autunno Tedesco. Poi però giunge il vento del cambiamento e quel vento sembra essere... la vera Mater Suspiriorum, che scopriremo non essere Helena Markos come nel film originario.
La Madre dei Sospiri rappresenta forse l'incarnazione di nuove idee, di un nuovo modo di pensare, non solo del popolo tedesco. Tanto che col suo arrivo gli attentati hanno fine e qualche anno dopo, come la storia ci insegna, anche il Muro di Berlino verrà abbattuto. Prima, però, la Madre elimina la vecchia guardia, in una scena che è un tripudio di sangue, violenza e luci stroboscopiche che appaiono come raggi di follia.
C'è forse dunque un messaggio di speranza nella pellicola di Luca Guadagnino? Nel non scordare il passato, ma far sì che si impari da esso e si vada avanti a costruire un futuro migliore?
Quello che è certo è che Tilda Swinton in questa pellicola realizza un'interpretazione sublime. Se l'avete vista come l'Antico nei film del MCU - dove faceva il minimo sindacale - e avete lo stomaco forte, guardatela qui mentre interpreta ben tre ruoli e dovrete aspettare i titoli di coda per capire quali! Del resto il trasformismo per quest'attrice è una prerogativa sin dai tempi di Orlando.

venerdì 28 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Tex - Fuorilegge


Per quanto sia più una prerogativa del fumetto americano, in particolare quello supereroistico, anche il fumetto italiano seriale può vantare la propria scia di nemici ricorrenti per l'eroe della testata.
Mettendo da parte Zagor, che può addirittura contare su una Rogue Gallery di tutto rispetto, si può pensare ad esempio al Dylan Dog sclaviano e a Xabaras.
Poi c'è l'eroe italiano per eccellenza, Tex Willer. Il quale non può che avere un avversario di eccellenza e costui è Steve Dickart alias Mefisto. Antagonista che fa la sua prima apparizione nella storia Fuorilegge, scritta da Gianluini Bonelli e disegnata da Aurelio Galleppini in arte Galep. La storia è stata pubblicata in albo a striscia nel 1949 e poi ristampata nel terzo albo della serie di Tex.
Stanno infuriando dei conflitti lungo il confine tra Texas e Messico e i generali messicani possono contare sull'apporto di una spia americana, Steve Dickart, e di sua sorella Lily, i quali forniscono loro informazioni preziose mentre viaggiano col loro spettacolo itinerante di magia.
Tex viene incaricato di indagare sulla vicenda e di catturare la spia, ma l'impresa si rivelerà più ardua del previsto e lo condurrà oltre il confine messicano, dove troverà - dopo Kit Carson - un altro fondamentale alleato.
Siamo ancora alle prime storie che vedono protagonista Tex Willer, quelle dove la sua personalità è in continuo divenire, poiché il primo che sta cercando il mood giusto per lui è il suo creatore, ovvero Gianluigi Bonelli.
Da quello goffo e inesperto de Il Totem Misterioso, passando per quello desideroso di riscatto e paladino della legge de La Mano Rossa, fino ad arrivare a questo, un po' spaccone e che sembra perseguire più una sorta di vendetta contro i propri nemici, tanto da arrivare a unirsi alla banda di ribelli di Montales, un altro fondamentale comprimario delle storie di Tex.
Il Mefisto qui ritratto non è quello che poi darà filo da torcere a Tex negli anni a venire. In realtà è solo uno dei tanti nemici usa e getta che Bonelli impiega per mettere alla prova il suo eroe, quindi è un semplice prestigiatore senza alcun potere e la trama che lo coinvolge - la caccia alla spia - è qualcosa che lo riguarderà solo in questa occasione.
Risulta in ogni caso convincente come nemico, poiché è addirittura in grado di mettere dietro le sbarre Tex e ha un rapporto di amore/odio con sua sorella, una donna che in quanto a malvagità è al suo livello.
Particolare curioso, e da inquadrare nell'offrire una nuova storia nel formato a striscia dell'epoca, è vedere come Bonelli ogni tanto ci piazzi delle storie che non c'entrano nulla con la trama principale (la classica vicenda dove Tex si libera del prepotente di turno che terrorizza una città) e non influiscono più di tanto sulla vicenda. Che il nostro italico sceneggiatore abbia inventato i fill-in ante litteram?
Galep in questo caso sta ancora perfezionando il suo stile e, anche per via del carico di lavoro, sacrifica qualcosa, in particolar modo gli sfondi (nei saloon sembra ci siano solo il bancone e un tavolo). Bravissimo, invece, nel ritrarre le scene di lotta e le sparatorie: dinamicità allo stato puro.
Da morire dal ridere, col senno di poi, vedere Tex che fa body shaming nei confronti delle persone obese. Ve l'abbiamo detto che la sua personalità è ancora in divenire, dopotutto.

mercoledì 26 gennaio 2022

Netflix Original 26: Imperial Dreams


Prima di Finn e della saga di Star Wars, John Boyega era un attore inglese di belle speranze che aveva collezionato qualche apparizione in film di basso profilo o indipendenti.
Un suo primo ruolo rilevante è in Attack the Block, una pellicola di fantascienza del 2011 a basso budget molto ben riuscita (anticipatrice del genere che lo avrebbe poi fatto conoscere al grande pubblico), dopodiché è apparso in alcune produzioni indipendenti.
Una di queste è Imperial Dreams, diretto da Malik Vitthal, scritto dallo stesso Vitthal e da Ismet Prcic e distribuito su Netflix a partire dal 3 febbraio 2017. Sebbene disponibile due anni dopo l'uscita de Il Risveglio della Forza, Imperial Dreams è stato girato precedentemente, nel 2013, venendo poi proiettato l'anno successivo anche al Sundance Film Festival, prima che Netflix ne acquisisse i diritti.
Boyega interpreta Bambi, un ex detenuto appena uscito dal carcere sotto libertà vigilata che ritorna nel quartiere Watts di Los Angeles, dove è nato e vissuto, e dove ritrova suo figlio Daytone e suo fratello Wayne (Olurotimi Akinosho).
In carcere Bambi si è appassionato alla scrittura e ha anche visto pubblicato un suo racconto autobiografico. Intende dunque sviluppare questa sua passione e cercare di garantire un futuro migliore per sé stesso e suo figlio.
La realtà, tuttavia, si rivelerà molto ardua per lui, assediato da poliziotti oppressivi, assistenti sociali, esponenti della sua famiglia di stampo criminale e le difficoltà che si affrontano per potersi reinserire nella società civile.
Il tema principale di questa pellicola è noto allo spettatore: il tentativo di riscatto di un uomo dal passato complicato per il bene dei propri cari. In altre pellicole, tale riscatto giunge attraverso lo sport, come la boxe, qui invece si utilizza uno strumento diverso: la scrittura. L'arte ha liberato la parte migliore del personaggio e per l'arte e la bellezza ora lui vive.
Come in altri film quali Bronx o Toro Scatenato, è anche l'ambiente in cui vive il protagonista, il quartiere, che influenza il suo modo di agire. In questo caso Bambi cerca di ribellarsi a tale ambiente, di fuggire da esso, ma ogni volta che ci prova è costretto a ritornarci per motivi vari, quasi come se esso fosse una sorta di girone infernale - o purgatorio - per i suoi peccati passati.
La cosa interessante è che noi vediamo solo il Bambi che vuole cambiare. Mai, nemmeno per un secondo, farà qualcosa di illegale pur avendone le possibilità. Il suo passato esiste e influenza il suo presente, ma per lo spettatore è qualcosa di intangibile e dunque può provare empatia (chi non ha commesso un errore e ha cercato di rimediare in buona fede, per trovarsi poi di fronte a ostacoli imprevisti?).
Siamo dunque distanti anni luce dalle galassie di Star Wars, anche in termini di tematiche, a dimostrazione della versatilità dell'attore.
La pellicola rappresenta anche una sorta di critica sociale verso certe istituzioni e organizzazioni statali che dovrebbero aiutare la gente in difficoltà, ma in realtà, a causa della burocrazia e di regole che appaiono senza senso, vanno contro questo obiettivo.
Risulta chiaro che, con simili presupposti, non possa esserci un vero lieto fine. Ma al contempo non vi è un sottotesto del tutto pessimista. Nella sua personale odissea, Bambi perderà qualcosa a lui caro, ma non ricadrà nelle vecchie abitudini e non smetterà mai di lottare per cercare di allontanarsi da quell'ambiente pernicioso.

lunedì 24 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Perramus - L'Anima della Città


Nel 1981, Jorge Rafael Videla viene deposto come dittatore dell'Argentina, per essere sostituito da alcuni suoi epigoni.
Con la sconfitta l'anno successivo nella guerra per le Isole Falkland, vi è una continua tensione da parte del popolo argentino, che culmina infine nel 1983 con la deposizione della giunta militare e il ritorno della democrazia nel paese sudamericano.
L'anno successivo a questo storico evento, il 1984, vede l'uscita del secondo capitolo della saga di Perramus ideata da Juan Sasturain e Alberto Breccia, L'Anima della Città (El Alma de la Ciudad).
Perramus, Canelones e il Nemico hanno ritrovato lo scrittore Jorge Luis Borges, sottraendolo ai Marescialli col volto da teschio. Costui ha una missione per i tre uomini: la città di Santa Maria rischia di scomparire per sempre, poiché la dittatura ne sta prosciugando l'anima.
Per salvarla, occorre ritrovare entro sette giorni sette persone. Sette persone che rappresentano l'anima di questa città e che continueranno a farla esistere. Ma non sarà così facile individuarle o sottrarle alla cattura da parte dei Marescialli.
Juan Sasturain continua a fare satira amara (infatti non si ride mai, salvo rare occasioni) sulla dittatura e i dittatori senza fare richiami diretti, ma al tempo stesso intuendo molto bene chi si nasconde sotto i volti da teschio dei Marescialli. Volti così anonimi nelle loro azioni, volte sempre a prevaricare le libertà altrui, che possono appartenere teoricamente a chiunque, ma che in realtà il lettore dell'epoca sa bene a chi deve associare.
Viene mostrato anche un altro aspetto della dittatura, che cerca di mischiarsi in mezzo alla gente, partecipando ai loro spettacoli, ridendo e scherzando insieme a loro. Panem et circenses, come si suol dire. Distraendo la massa, si ha la possibilità che non ci si accorga delle problematiche sociali, dell'annullamento di libertà altrui, che avvengono sotto il naso di tutti senza che nessuno ci faccia davvero caso.
La salvezza risiede dunque nel passato, in quelle persone che ricordano la città come era prima, prima che un manto di oscurità la avvolgesse e ne cancellasse la personalità, l'anima. Persone che rappresentano la vera essenza del popolo.
Perramus non è più l'uomo senza identità che abbiamo incontrato nel primo capitolo. Grazie a un IO esteriore sotto forma di Jorge Luis Borges, l'uomo traccia una nuova via per sé, di nuovo ribelle contro la dittatura come in passato, ma stavolta con obiettivi ben precisi e alleati quali Canelones e il Nemico che - pur distanti dalla sua personalità - condividono lo stesso scopo avendo tutti vissuto esperienze dolorose.
E un giorno questi tre potranno portare avanti la loro battaglia senza aiuti esterni.

sabato 22 gennaio 2022

A scuola di cinema: Fiori D'Acciaio (1989)

1985: Robert Harling, aspirante scrittore, deve affrontare il lutto di sua sorella Susan, morta per complicazioni diabetiche a seguito della nascita di suo figlio. Nemmeno un trapianto di rene è riuscito ad andare a buon fine per salvarle la vita.
Harling, che per sbarcare il lunario lavora sia come attore ottenendo piccole parti per spettacoli teatrali e pubblicità televisive che come venditore di biglietti per gli spettacoli di Broadway, riceve dai colleghi che frequentano il suo stesso corso di recitazione il consiglio di scrivere di quest'esperienza, per venire a patti col proprio dolore. La cosiddetta catarsi artistica.
Harling segue il consiglio e, da questa sua drammatica esperienza, si arriverà infine a un lungometraggio.


Basandosi su quanto da lui vissuto, Robert Harling scrive un racconto che diventa poi un testo teatrale scritto in appena dieci giorni e intitolato Steel Magnolias, il quale viene messo in scena off-Broadway nel 1987.
La rappresentazione ottiene un grande successo, tanto che nell'autunno del 1987 il produttore Ray Stark - che ha ammirato lo spettacolo - ne acquisisce i diritti di sfruttamento cinematografico, convincendo Harling, il quale ha già ricevuto altre proposte in merito, con la promessa che le riprese si sarebbero svolte nella sua città natale.
La regia viene affidata a Herbert Ross, mentre è Robert Harling stesso che scrive la sceneggiatura, ampliando l'opera originaria e inserendo personaggi maschili e nuove ambientazioni (la rappresentazione teatrale si svolge, infatti in un solo ambiente - il negozio della parrucchiera - e vede in scena solo le sei donne protagoniste).
Per il ruolo di Shelby Eatenton, la controparte di Susan Harling, la prima scelta ricade su Winona Ryder, la quale però viene ritenuta troppo giovane per la parte (all'epoca ha sedici anni). Si mette allora sotto contratto Meg Ryan, che tuttavia viene liberata da questo impegno poco tempo dopo in quanto deve partecipare alle riprese di Harry Ti Presento Sally (When Harry Met Sally).
Il direttore del casting suggerisce allora il nome di Julia Roberts, all'epoca ancora alle prime armi, la quale, come si presenta al provino, incontra subito i favori di Harling, che rivede in lei e nel suo sorriso sua sorella.
Per il ruolo di M'Lynn Eatenton, la madre di Shelby, viene scelta Sally Field. In principio si pensa che il pubblico farà fatica a credere che lei possa essere la madre di una ventiduenne, fino a quando l'attrice fa notare che il suo primogenito Craig ha vent'anni.
Quando Daryl Hannah si presenta al provino per ottenere la parte di Annelle Dupuy, viene ritenuta troppo attraente e rimandata a casa. L'attrice è tuttavia determinata a conseguire questo ruolo e ricontatta il produttore Ray Stark ed Herbert Ross chiedendo una seconda audizione. In questa occasione si presenta col look del suo personaggio: è così irriconoscibile che in principio la sicurezza si rifiuta di farla entrare. La parte è sua.
Per prepararsi in maniera adeguata, lei e Dolly Parton prendono lezioni su come acconciare i capelli, per meglio interpretare i ruoli di estetiste e parrucchiere.
Bette Davis, dopo aver visto una delle repliche teatrali, vorrebbe fortemente per sé il ruolo di Louisa "Ouiser" Boudreaux, ma quando contatta per questo motivo Robert Harling scopre che i produttori vogliono un'attrice più giovane. Infatti la parte viene assegnata a Shirley MacLaine.
È lei stessa che ha voluto questo ruolo quando ha ricevuto la sceneggiatura da Herbert Ross, con la possibilità - a parte Shelby e sua madre - di poter scegliere qualsiasi altra protagonista. E l'attrice, per mettersi alla prova, sceglie il personaggio dal carattere più focoso.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 12 luglio 1988. Viene mantenuta la promessa fatta ad Harling e la lavorazione avviene presso la città di Natchitoches, in Louisiana. Molti residenti del luogo vengono assunti come comparse e anche Harling ottiene una parte come sacerdote.
Tenendosi le riprese durante l'estate, a volte il caldo eccessivo rende difficile la lavorazione, soprattutto durante le scene ambientate nella finzione narrativa in inverno.
Herbert Ross, l'anno precedente, ha perso sua moglie Nora Kaye a causa di un cancro e - con ogni probabilità a causa di una rabbia repressa e non essendo ancora venuto a patti con questo dolore - si comporta talvolta in maniera dura e scontrosa nei confronti delle attrici.
A Dolly Parton dice più volte che dovrebbe prendere lezioni di recitazione, cosa che fa almeno una volta anche con le altre attrici, mentre si lamenta spesso nei confronti di Julia Roberts per via della sua presunta inesperienza. Tanto che costei una sera si presenta in lacrime presso l'appartamento di Shirley MacLaine, chiedendo dove stia sbagliando.
Alla fine le sei attrici protagoniste si coalizzano e vanno a pretendere maggior rispetto dal regista, con Shirley MacLaine che afferma che il lutto che ha vissuto non lo autorizza a comportarsi in maniera irrispettosa nei loro confronti. Da quel momento il clima lavorativo diviene più sereno.
Per le scene ambientate in ospedale, compaiono sullo schermo i dottori che si occuparono realmente di Susan Harling durante i suoi ultimi giorni di vita e l'infermiera che interrompe nel film il supporto vitale a Shelby fece la stessa cosa con Susan Harling.
La madre di Susan è presente mentre viene girata la scena e Robert Harling le chiede se non preferisca allontanarsi. Lei risponde di no, vuole - dopo che la scena si è conclusa - vedere Julia Roberts alzarsi dal letto e tornare a camminare, come avrebbe voluto succedesse a sua figlia.
Le riprese si concludono il 15 settembre 1988.
Fiori D'Acciaio (Steel Magnolias) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 15 novembre 1989. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale quasi 97 milioni di dollari.
In un primo momento si pensa anche di produrre una serie televisiva basata su questa pellicola, che ne prosegua gli eventi, e con attrici diverse a interpretare i ruoli delle protagoniste. Viene tuttavia trasmesso solo l'episodio pilota, sulla rete televisiva CBS, il 17 agosto 1990.
Questa pellicola, inoltre, permette a Julia Roberts di ottenere una nomination al Premio Oscar, come miglior attrice non protagonista, riscattandosi così dalle angherie subite da Herbert Ross.
La sua carriera e lanciata e troverà la consacrazione definitiva l'anno successivo grazie a Pretty Woman... ma questa è un'altra storia.

giovedì 20 gennaio 2022

Prime Video Original 4: The Report


Sono ormai storicamente accertati i casi di abuso e di tortura che la Central Intelligence Agency (CIA) fece ai danni di alcuni terroristi o presunti tali, a seguito degli attacchi dell'11 Settembre 2001.
Tali eventi sono stati oggetto di un rapporto lungo quasi 7.000 pagine che dettaglia i fatti che hanno portato l'Agenzia a usare le cosiddette tecniche avanzate di interrogatorio, quali il waterboarding e l'ipotermia tramite getti di acqua fredda.
La storia di come tale rapporto sia stato concepito viene dettagliata nel film The Report, scritto e diretto da Scott Z. Burns e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 29 novembre 2019.
Gli eventi descritti in questa pellicola sono basati su fatti realmente accaduti e le persone che vi compaiono sono realmente esistite. La senatrice Dianne Feldstein (Annette Bening) incarica un componente del suo staff, Daniel J. Jones (Adam Driver), di indagare sulla distruzione di alcune prove da parte della CIA relative a degli interrogatori su dei terroristi.
Con un piccolo gruppo di persone e una minuscola stanza dove operare, Jones comincia la sua indagine, che durerà in tutto cinque anni e in cui alla fine si ritroverà da solo, nell'apparentemente impossibile tentativo di rendere pubblica la verità su alcuni misfatti compiuti dalla CIA in nome della sicurezza nazionale.
Il film ha un taglio molto documentaristico, descrivendo senza peli sulla lingua eventi traumatici e non nascondendo scene disturbanti, volte volutamente a scioccare lo spettatore in merito a ciò che è accaduto.
Tramite una commistione tra passato e presente, apprendiamo la verità dei fatti insieme al protagonista, di modo tale da immedesimarsi nella sua ricerca della verità, che agli occhi degli altri personaggi appare invece ossessiva, quando per noi invece è naturale.
Avendo il film un'impronta molto realistica, non aspettatevi scene di inseguimenti o agguati in stile action thriller. In apparenza non c'è una tensione evidente, ma in verità la tensione viene creata in maniera abile attraverso l'evolversi degli eventi stessi, poiché quando la realtà inizia a superare le più oscure fantasie allora è lì che si annida la vera tensione.
Adam Driver è il protagonista assoluto - sembra quasi paradossale dover definire comprimari attori di ottimo calibro quali Annette Bening e Jon Hamm, ma così è - e interpreta un personaggio asciutto, serio, con rispetto parlando sembra che abbia un palo nel didietro per tutto il film. Siamo dunque lontanissimi dalle atmosfere di Star Wars e dal personaggio di Ben Solo/Kylo Ren.
Anche questo comunque è voluto e mostra la versatilità dell'attore, poiché un eccessivo dispiego di emozioni avrebbe distolto dal tema principale della pellicola e, curiosamente, Daniel J. Jones mostra tali emozioni solo quando l'oggetto della sua ricerca, l'indagine, rischia di essergli tolto o viene messo alla berlina.
Tanto che, alla fine, quando gli viene detto che ha fatto un eccellente lavoro, lui risponde con un laconico:"Grazie". Per poi procedere verso una nuova strada. La sua missione si è conclusa, ma altre verità devono essere svelate e altri compiti lo attendono nel prossimo futuro.
Gli eventi descritti in questa pellicola sono connaturati nella società americana, ma vale la pena comunque per chiunque apprendere un po' di più su di essi dopo la sua visione. Per capire fin dove possano a volte spingersi coloro che dichiarano di agire per un presunto bene comune.

martedì 18 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Batman - La Maledizione del Cavaliere Bianco


Ritorniamo all'universo alternativo concepito da Sean Gordon Murphy nella miniserie Batman: Cavaliere Bianco, dove il Joker per breve tempo è guarito dalla sua follia, mostrando al mondo un altro tipo di follia, riguardante l'agire di Batman e dei suoi seguaci.
Non passa molto tempo, infatti, prima che l'autore idei una nuova miniserie, anche questa di otto numeri, intitolata La Maledizione del Cavaliere Bianco (Curse of the White Knight), pubblicata nel 2019.
In questo sequel, Joker riesce a evadere dall'Arkham Asylum e va alla ricerca di uno dei segreti più oscuri di Gotham City, ovvero la sua fondazione per mano del primo dei Wayne, Edmond. Questa ricerca lo mette, tuttavia, contro un gruppo di uomini potenti intenzionati a guidare la trasformazione economica della città, sfruttando per questo l'ordine di Saint Dumas e uno dei suoi accoliti, l'ex marine Jean- Paul Valley, alias Azrael.
Costui ha il compito di eliminare chiunque possa intralciare questi piani oscuri, a partire da Batman e dal Commissario James Gordon. Il Cavaliere Oscuro e il Pagliaccio del Crimine si trovano dunque ad affrontare un nemico comune. Ma che ruolo avrà infine il Joker in tutto questo? E qual è l'inconfessabile segreto che si cela nel passato della famiglia Wayne?
In quanto diretto sequel della prima miniserie, questa storia si ricollega in maniera stretta a Cavaliere Bianco, quindi una sua eventuale lettura come opera autonoma risulterebbe di sicuro monca e incompleta.
Detto questo, Sean Gordon Murphy procede nel solco di quanto già tracciato in precedenza, rielaborando personaggi e storyline del passato per adattarli alla sua sensibilità, artistica e visiva, e a un contesto più attuale (vedasi in particolar modo il personaggio di Azrael, molto distante da quello classico visto nelle saghe degli anni '90 del ventesimo secolo). In questo caso specifico, si possono trovare richiami a celebri saghe batmaniane quali La Spada di Azrael, Knightfall e The Killing Joke.
Se nella prima miniserie era preminente l'identità umana di Jack Napier rispetto a quella superumana del Joker, col primo che cercava di cambiare quel mondo e quello status quo che anche il suo alter ego aveva creato, in quest'occasione assistiamo a un totale cambio di prospettiva.
Stavolta è Joker l'identità preminente e, cercando di distruggere le buone cose che la sua identità umana aveva portato alla città di Gotham, nel tentativo di ristabilire in maniera peggiore lo status quo precedente genera un'ondata di caos che avrà devastanti conseguenze.
Potendo contare sul fatto di ambientare le proprie storie in un universo alternativo e avendo dunque molta libertà in tal senso, Gordon Murphy non esita a lastricare la via di vittime illustri e di modificare le origini stesse di Batman, nel legittimo obiettivo di distanziare questo suo universo da quello classico, che simili cose non può concedersele.
Alcune idee risultano interessanti, altre non lasciano troppi strascichi, mentre altre trame rimangono aperte, poiché è ben chiaro che questa saga andrà avanti. Per quanto di buona fattura, perciò, questa seconda miniserie non ha lo stesso impatto della prima, la quale aveva dalla sua il fatto di rappresentare qualcosa di nuovo.
Solo le prossime storie, quindi, ci daranno un quadro ancora più ampio di questo universo alternativo, che come un affresco Sean Gordon Murphy crea a ogni tavola come fosse una pennellata. Una pennellata sporca, come il mondo corrotto in cui agiscono e interagiscono il Cavaliere Oscuro, i suoi nemici e i suoi alleati.

domenica 16 gennaio 2022

A scuola di cinema: Sirene (1990)

1986: Viene pubblicato il libro Sirene (Mermaids), scritto da Patty Dann. Opera prima dell'autrice - che in precedenza lavorava come segretaria per un network televisivo - ed espansione e revisione della sua tesi di laurea presso l'Accademia di Belle Arti della Columbia University, è ambientata negli anni '60 del ventesimo secolo.
La protagonista è la quattordicenne Charlotte Flax, una ragazza divisa tra le sue pulsioni adolescenziali e il desiderio di diventare una suora che insieme alla sua famiglia - la madre single Rachel e la sorella minore di sei anni Kate - si trasferisce nel Massachusetts.
Dopo l'abbandono del marito, Rachel Flax ha iniziato a muoversi senza sosta da un paese all'altro e ha avuto Kate da una relazione con un nuotatore olimpico. Come risultato, la bambina passa gran parte del suo tempo immersa nella vasca da bagno o in piscina, trattenendo il fiato.
Negli anni, insieme alle sue figlie, ha cambiato dimora almeno 18 volte, ma Charlotte è convinta che un giorno suo padre tornerà a casa. In Massachusetts, le tre troveranno infine una sistemazione definitiva e Charlotte vivrà delle esperienze che la faranno maturare.
Passano solo pochi anni e il libro diviene oggetto di un adattamento cinematografico, che rappresenta allo stesso tempo sia l'esordio per un'attrice che una sorta di canto del cigno per un'altra.


L'anno successivo alla pubblicazione del libro, Melissa Lloyd - la quale lavora per la casa editrice che ha pubblicato l'opera dell'autrice - lo consiglia a sua sorella, la produttrice Lauren Lloyd, la quale a sua volta lo fa leggere alla sua socia Wallis Nicita.
Conclusa la lettura, le due produttrici opzionano subito i diritti di sfruttamento cinematografico del libro tramite la loro società Nicita/Lloyd Productions e fanno scrivere un primo trattamento di sceneggiatura a June Roberts, tramite il quale il progetto viene opzionato dalla Orion Pictures.
La sceneggiatura giunge anche tra le mani di Cher, che decide di accettare il ruolo di Rachel Flax.
La regia viene in un primo momento affidata a Lasse Hallström, un regista svedese con già alle proprie spalle una notevole esperienza nel suo paese natale, prima di video musicali (in particolar modo quelli delle canzoni degli ABBA), e poi di lungometraggi. Il piano originario è quello di iniziare le riprese nell'aprile 1989.
L'adattamento del libro di Patty Dann dovrebbe rappresentare il primo incarico di Lasse Hallström negli Stati Uniti, ma ben presto costui inizia ad avere divergenze creative sia con la produzione che con Cher, poiché intende dare alla pellicola un tono più cupo rispetto a quanto previsto e chiede che il personaggio di Charlotte Flax commetta suicidio.
Non raggiungendosi un accordo, il regista svedese abbandona dunque il progetto per andare poco tempo dopo a dirigere un altro film, Ancora Una Volta (Once Around).
Le tempistiche di inizio riprese vengono spostate in avanti di qualche mese mentre, nel frattempo, a Emily Lloyd viene assegnata la parte di Charlotte Flax: viene regolarmente messa sotto contratto e realizza anche qualche scena preliminare. Solo che Cher si lamenta del fatto che l'attrice, a causa della sua carnagione di capelli color biondo, non risulta credibile come sua figlia.
Emily Lloyd viene dunque licenziata e il suo posto viene preso da Winona Ryder, che Cher ha ammirato nel film Schegge di Follia.
In sostituzione di Lasse Hallström giunge Frank Oz, ma la sua permanenza è davvero di breve durata, poiché non riesce a trovare un'intesa lavorativa con le due attrici principali. La regia viene infine affidata a Richard Benjamin.
Per il ruolo di Kate Flax, la sorella più piccola, viene scelta una bambina di nove anni che è comunque riuscita già a comparire un paio di volte in televisione: il suo nome è Christina Ricci. Questo film rappresenta il suo debutto cinematografico. Oltre a lei, compaiono come comparse nella pellicola i suoi due fratelli e sua sorella.
Il ruolo di Lou Landsky, l'interesse amoroso di Rachel Flax, viene concepito per Dudley Moore, ma viene alla fine assegnato a Bob Hoskins.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 25 settembre 1989, tenendosi in varie località del Massachusetts e in Rhode Island, e si concludono il 15 dicembre 1989.
A contorno della pellicola viene prodotta una colonna sonora a cui collabora anche Cher con due canzoni, cover di brani del passato: Baby I'm Yours, di Barbara Lewis e Van McCoy, e The Shoop Shoop Song (It's in His Kiss), di Betty Everett e Rudy Clark.
Soprattutto quest'ultima cover, grazie a un video a cui partecipano anche Winona Ryder e Christina Ricci, si rivela un successo, arrivando a scalare le classifiche musicali di allora.
Sirene (Mermaids) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 14 dicembre 1990. A fronte di un budget di 20 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio americano poco più di 35 milioni di dollari.
Patty Dann apprezza molto l'adattamento del libro da lei scritto e negli anni successivi, ogni tanto, utilizza la colonna sonora della pellicola come sottofondo mentre fa le pulizie di casa. La scrittrice realizzerà altri libri, anche autobiografici, e produrrà nel 2013 un sequel di Mermaids intitolato Starfish.
La pellicola si rivela poco più di moderato successo e, come se non bastasse, la Orion Pictures viene portata in tribunale nel 1991 da Emily Lloyd, l'originaria Charlotte Flax, per violazione degli accordi contrattuali.
Essendo ben evidente che gli eventi sono a favore dell'attrice, si raggiunge infine un accordo extragiudiziale - a processo praticamente appena iniziato - tramite il quale Emily Lloyd riceve una somma di 435.000 dollari per danni morali e materiali, nonché il 2,5% dei profitti netti della pellicola.
Questa è una delle ultime pellicole dove Cher è la protagonista assoluta: pur non ritirandosi dal mondo del cinema, negli anni successivi si concentrerà di più sulla sua carriera musicale e parteciperà solo a una manciata di film, il più delle volte in ruoli secondari.
D'altro canto, dopo questo debutto, Christina Ricci continua la sua carriera cinematografica e l'anno successivo troverà il suo primo, grande successo grazie a La Famiglia Addams... ma questa è un'altra storia.

venerdì 14 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Godzilla - Giganti e Gangster


Godzilla. Gojira. La potenza iconica di questo personaggio è devastante alla pari del suo raggio atomico, sin dalla sua prima apparizione nel 1954.
Quasi settant'anni dopo, Godzilla rimane una figura importante e preminente nel panorama dell'intrattenimento, in tutte le sue forme. Non solo film, dunque, ma anche fumetti.
Dal 2011, la IDW Publishing è divenuta licenziataria dei fumetti del Re dei Mostri negli Stati Uniti e la prima miniserie, di cinque numeri, pubblicata da questa casa editrice si intitola Giganti e Gangster (Gangsters & Goliaths). Lo sceneggiatore è John Layman, mentre la parte grafica è stata affidata all'italiano Alberto Ponticelli.
Incriminato per l'omicidio del suo partner, che non ha commesso, l'agente di polizia Makoto Sato viene braccato dagli uomini al servizio del boss della Yakuza Ryota Takahashi, vero mandante dell'assassinio.
Rifugiatosi sull'Isola dei Mostri, Sato trova il tempio delle Elias, le due sorelle in grado di controllare Mothra col loro canto, e in quel momento concepisce un'idea folle: rapire le due sorelle e utilizzare Mothra per distruggere l'impero criminale di Takahashi.
Ma come Makoto Sato ben presto capirà, simili azioni hanno delle conseguenze e l'equilibro naturale rischia di essere compromesso. E la più devastante forza della natura, Godzilla, non rimarrà a guardare.
Questa è una buona miniserie, una sorta di action movie fumettistico con i mostri della Toho.
Pur essendo l'ambientazione giapponese, Layman si rivolge a un pubblico americano e l'eroe della situazione, Makoto Sato, appare come il classico poliziotto dei film d'azione di Hollywood. Braccato per un crimine che non ha commesso, desideroso di riscatto a tutti i costi, in rapporto conflittuale con i figli e i suoi superiori. Lo stesso può dirsi per il suo avversario, il criminale con manie caotiche.
Al tempo stesso, però, questa è una storia ambientata nell'universo di Godzilla e ciò non viene dimenticato. Il Re dei Mostri e i suoi "pards" sono sempre presenti, pronti a compiere quello che sanno fare meglio: seminare distruzione e lottare tra loro. Il tutto ben reso da Alberto Ponticelli.
Layman utilizza un'abile strategia narrativa mettendoli in secondo piano nei primi due capitoli della miniserie, di modo da costruire il background della storia, per poi farli scatenare nei capitoli successivi. Il motivo è evidente: appena irrompono sulla scena, Godzilla e gli altri mostri diventano i veri protagonisti e rubano spazio agli altri personaggi, tale è la loro potenza iconica.
Il finale è prevedibile, ma conclude nell'unica e più giusta maniera il percorso da "eroe" di Makoto Sato.
E adesso via con l'ennesima ricostruzione di Tokyo... fino al prossimo attacco, ovviamente!

mercoledì 12 gennaio 2022

Netflix Original 25: iBoy


Se c'è stato un genere cinematografico imperante in questi ultimi dieci anni, questo è sicuramente quello supereroistico. Con i film del Marvel Cinematic Universe in prima linea, anche in termini di incassi, ma non meno da sottovalutare sono quelli del DC Extended Universe.
Chiaro che, con un tipo di prodotto così vincente, chiunque cerchi a suo modo di salire su questo carrozzone. Cercando ad esempio di sviluppare prodotti collaterali su creazioni fumettistiche minori quali R.I.P.D. o addirittura provando a creare un supereroe dal nulla... o quasi.
Un supereroe come quello che compare in iBoy, film diretto da Adam Randall, sceneggiato da Joe Barton, Mark Denton e Jonny Stockwood e distribuito su Netflix a partire dal 27 gennaio 2017. La pellicola è tratta da un romanzo omonimo di Kevin Brooks pubblicato nel 2010.
Ci troviamo nella periferia di Londra, quella periferia vicina ai grandi palazzi luccicanti che appaiono come un mondo distante. Lo studente Tom Harvey (Bill Milner) riesce finalmente ad avere un appuntamento con la ragazza di cui è innamorato, Lucy Walker (Maisie Williams).
Ma la notte dell'appuntamento, Tom trova il suo appartamento devastato e occupato da dei ladri. Il ragazzo fugge cercando di chiamare la polizia, ma un colpo di proiettile lo manda in coma per un paio di settimane.
Quando si risveglia, Tom scopre che alcuni frammenti del suo cellulare si sono fusi col suo cervello e che può connettersi a ogni dispositivo mobile, riuscendo anche a controllarli. Userà queste sue capacità per un solo scopo: vendicarsi dei responsabili della sua condizione e scoprire il vero mandante dell'attacco a Lucy Walker.
Ebbene sì, quella che abbiamo di fronte è una vera e propria origin story di un nuovo, moderno supereroe. E se i supereroi della Silver Age traevano i loro poteri da strani incidenti dovuti spesso a contatto con materiale radioattivo (l'enigma e la paura di allora), iBoy ottiene i suoi poteri per via di uno strano incidente dovuto a contatto con la tecnologia dei cellulari, l'enigma e la paura di cinque anni fa.
Ignoro se il materiale di provenienza sia stato rispettato, ma posso dire con certezza che gli sceneggiatori hanno letto molto bene i fumetti di Spider-Man. Tom Harvey vive infatti in periferia, come Peter Parker, ha un rapporto di affetto con sua nonna (Miranda Richardson) che ricorda molto da vicino quello di Peter con zia May, Lucy Walker è l'equivalente di Mary Jane Watson e il suo nemico principale è un Kingpin londinese (Rory Kinnear).
La formazione come supereroe di Tom è dunque ben nota a chi legge fumetti di supereroi: scoprirà che da un grande potere derivano grandi responsabilità e, dopo averle usate per motivi egoistici, metterà quelle sue capacità al servizio del bene comune. Nulla di originale, dunque, e dovrete non far troppo caso ad alcuni passaggi volti a mandare avanti la trama, ma abbastanza godibile, forse perché è proprio un tipo di storia che abbiamo imparato ad apprezzare anche al cinema, oltre che sulle pagine di un fumetto.
L'ambientazione della periferia londinese in questo contesto risulta abbastanza inedita e vi è un cast di attori inglesi davvero mirabile. Curioso se pensiamo che questa è comunque una piccola produzione. Peccato che il protagonista sia invece abbastanza monoespressivo.
Credo infine sia abbastanza casuale il fatto che il "look" da supereroe di iBoy sia molto, ma molto simile a quello di Jeeg Robot di Claudio Santamaria (una felpa e un cappuccio non si negano a nessuno, dopotutto).

lunedì 10 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Storie di Guerra - Lo Squadrone dei Vampiri


Dopo l'invasione delle forze naziste ai danni della Polonia nel 1939, Francia e Inghilterra sono le prime nazioni a entrare in conflitto con la Germania, dando così inizio alla Seconda Guerra Mondiale.
In prima battuta, però, il principale campo di battaglia è il cielo: la RAF inglese e la Luftwaffe tedesca si affrontano infatti più volte, in special modo nel 1940, con gli inglesi che dopo un iniziale periodo di sbandamento iniziano a prevalere tramite attacchi rapidi e mirati e questo nonostante la superiorità, numerica e tecnologica, dei tedeschi.
A questo particolare periodo storico si ispira Garth Ennis per una nuova Storia di Guerra, Lo Squadrone dei Vampiri (Vampire Squadron), miniserie di quattro numeri disegnata da Tomas Aira e pubblicata nel 2016.
Siamo nell'inverno del 1940: presso una base della Royal Air Force inglese vengono radunati svariati piloti, alcuni dei quali rifugiati di diverse nazionalità quali polacchi, scozzesi e irlandesi.
Il loro compito è quello di limitare le sortite da parte degli aerei della Luftwaffe e per farlo occorre volare anche di notte, ma gli aerei in loro dotazione non sono predisposti per il volo notturno. Quindi per loro ogni missione potrebbe essere l'ultima, considerato che gli aerei tedeschi sono superiori, ma non per questo decidono di arrendersi.
La precedente storia, Condor, descriveva le vite di alcuni perdenti. Qui, invece, pur non trovandoci di fronte a veri e propri vincenti, abbiamo uomini dediti alla loro causa, consapevoli di stare combattendo un nemico insidioso, ma proprio per questo decisi a prevalere.
Al tempo stesso sono uomini con pensieri, religioni e nazionalità differenti e questo si riflette in principio nella considerazione l'uno verso l'altro e in alcune ostilità. Tuttavia, uniti dalla lotta contro un male maggiore, sono ben presto capaci di mettere da parte le loro divergenze e forgiare forti amicizie, dimostrando che le diversità dividono solo chi non è in grado di guardare oltre il proprio piccolo mondo.
E solo quando l'unica persona da cui dipende la tua vita è quella che prima detestavi, si capisce l'inutilità dei pregiudizi razziali e religiosi.
Quindi, più che una storia d'azione, questa è una storia di legami umani messi di fronte alle loro peggiori paure, ma del tutto capaci di superarle.
La miniserie occupa un periodo di tempo di svariati mesi, durante i quali i protagonisti crescono e maturano: alcuni periranno in missione, altri troveranno l'amore. Il tutto scritto dall'Ennis meno caciarone e meno desideroso di mostrare scene crude. Che, a volte, si rivela essere il Garth Ennis migliore di sempre.

sabato 8 gennaio 2022

A scuola di cinema: Stregata dalla Luna (1987)

1985: Ormai vicino ai sessant'anni, l'esperto regista Norman Jewison sta cercando di farsi produrre il remake di un film del 1937, L'Uomo dei Miracoli (The Man Who Could Work Miracles), per cui Richard Pryor ha già accettato il ruolo da protagonista.
Il progetto viene proposto alla Columbia Pictures, la quale non si dimostra interessata, e ulteriori rifiuti giungono da altre case di produzione.
Il non concretizzarsi di questo progetto getta nello sconforto il regista, il quale crede di aver ormai esaurito la sua vena creativa. Ed è in quel momento che sulla sua scrivania capita una sceneggiatura che darà nuova linfa a quella vena creativa per nulla esaurita.


La sceneggiatura si intitola The Bride and the Wolf ed è stata scritta da John Patrick Shanley, un drammaturgo già noto nel mondo teatrale che sta approcciando il mondo del cinema. A Jewison, però, questo titolo non piace affatto: sembra ricordare una pellicola horror, mentre invece la trama è incentrata su una comunità di italoamericani.
Parlandone con lo sceneggiatore, il regista nota come alcuni personaggi spesso parlino della Luna e dunque si giunge al nuovo e definitivo titolo di Moonstruck.
Per il ruolo di Loretta Castorini si pensa a svariate attrici quali Sally Field, Jane Fonda o Meryl Streep, ma Jewison ha in mente una sola persona: Cher, in quel periodo sulla cresta dell'onda, alla quale infine, nonostante una sua iniziale esitazione, viene assegnata la parte.
Per il ruolo di Ronny Cammareri, si pensa in un primo momento a Peter Gallagher, ma Cher chiede che la parte sia invece assegnata a Nicolas Cage, che secondo lei possiede quel certo grado di follia necessario per interpretare il personaggio.
Vengono dunque effettuate due audizioni separate, al termine delle quali la produzione intende confermare la sua scelta originaria. Cher, tuttavia, si impone affermando che se Cage non verrà aggiunto al cast lei abbandonerà il progetto. Dopo qualche giorno la produzione decide di accontentare la richiesta dell'attrice e la parte è di Nicolas Cage.
Costui a dire il vero, nel leggere la sceneggiatura, non ne rimane troppo impressionato, pensando che lui non impiegherebbe mai il suo denaro per andare a vedere un film del genere. Se partecipa all'audizione è solo perché il suo agente insiste in tal senso.
Il ruolo di Rose Castorini viene proposto in un primo momento ad Anne Bancroft e Maureen Stapleton, ma il loro ingaggio risulta troppo elevato. Il direttore di casting Howard Feuer si ricorda allora di un'attrice di seconda fascia che da qualche tempo sembra scomparsa dalle scene cinematografiche a discapito del teatro: Olympia Dukakis. Come l'attrice effettua il suo provino, Norman Jewison le affida la parte.
Le riprese iniziano in via ufficiale il primo dicembre 1986, tenendosi a New York e Toronto.
Per le scene ambientate in una panetteria, si utilizza una vera panetteria, la Cammareri Bros. Bakery di Brooklyn. Norman Jewison fa apparire anche il suo titolare come comparsa.
Il proprietario del negozio accetta di ospitare la troupe, a condizione che nel frattempo la sua attività vada avanti come sempre. E così per tre giorni la panetteria si riempie di telecamere, luci e microfoni, mentre al contempo i clienti continuano a essere serviti come se nulla fosse. Il titolare del negozio offre anche prodotti della panetteria ai vari componenti della troupe durante la loro permanenza.
Durante le pause tra una ripresa e l'altra, Cher e Olympia Dukakis hanno modo di parlare ed entrambe sono convinte che il film si rivelerà un insuccesso o comunque una pellicola che non lascerà il segno. Norman Jewison è invece di diverso avviso, tanto che è sicuro che il film vincerà degli Oscar.
La scena più difficile da realizzare e che crea molte tensioni è una delle ultime, ambientate in una cucina con tutti i componenti principali del cast radunati. Per Jewison le prime riprese non vanno a buon fine perché gli attori non pronunciano le battute col giusto tempismo, quindi allontana le telecamere e fa provare la scena più volte. Per alcune ore.
La tensione cresce, tanto che a un certo punto Nicolas Cage scaraventa via una sedia rischiando di colpire un suo collega e Cher dichiara a Jewison che lo denuncerà al sindacato degli attori, poiché non ha consentito loro la pausa pranzo come previsto dalle regole sindacali.
Alla fine, dopo che la calma è tornata, gli attori riescono a trovare il tempismo voluto dal regista e la scena viene girata. Ma in effetti Norman Jewison viene poi multato per aver violato le regole e non aver garantito la pausa pranzo agli attori.
Le riprese si concludono il 13 febbraio 1987.
Stregata dalla Luna (Moonstruck) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 18 dicembre 1987. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio americano 80 milioni di dollari.
Oltre a questo successo, il film riceve sei nomination al Premio Oscar, vincendo tre statuette per la migliore sceneggiatura (John Patrick Shanley), la miglior attrice non protagonista (Olympia Dukakis) e la miglior attrice protagonista (Cher).
Un altro indiretto vincitore di questa pellicola è la Cammareri Bros. Bakery di Brooklyn, che da quel momento in poi inizia a essere oggetto di visita da parte degli spettatori che l'hanno vista sul grande schermo. A un certo punto, però, la notorietà viene meno e la crisi economica fa il resto, tanto che il negozio nel 2013 dichiara bancarotta e chiude i battenti.
La vittoria dell'Oscar ha conseguenze diverse per le due attrici. Olympia Dukakis vede infatti lanciata la sua carriera dopo decenni di gavetta e interpretazioni teatrali e i benefici economici che ne derivano le consentono di mandare i suoi figli al college senza chiedere dei prestiti come faceva in passato.
Cher, invece, negli anni successivi parteciperà a solo una manciata di pellicole, preferendo concentrarsi sulla sua carriera musicale che non ha mai abbandonato.
Quanto a Norman Jewison, pur non avendo vinto l'Oscar in questa occasione, Stregata dalla Luna rappresenta una sorta di nuovo trampolino di lancio che gli permetterà di dirigere altre pellicole... ma questa è un'altra storia.

giovedì 6 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Alfiere e gli Xavier Security Enforcers


Di recente abbiamo visto molte storie mutanti - a partire da Le Avventure di Ciclope e Fenice - ambientate in un ipotetico futuro dispotico dove a governare è Apocalisse, ma il suo regno viene infine rovesciato da Nathan Summers/Cable.
Tuttavia, quando si parla di X-Men, vi sono anche altri futuri alternativi da tenere in considerazione. Come ad esempio quello da cui è giunto Alfiere, personaggio introdotto in Uncanny X-Men 282. Proveniente da un futuro distante circa un secolo (o magari adesso mezzo secolo, vallo a capire, visto che era dichiaratamente il ventunesimo in origine), Alfiere è vissuto in un mondo che ha sperimentato una dittatura delle Sentinelle, la quale è stata annientata a seguito di un'alleanza tra umani e mutanti.
Per mantenere la pace in un mondo ancora preda di numerose tensioni, è stata poi istituita la forza di polizia nota come X.S.E. (Xavier Security Enforcers), in cui si sono arruolati sia Alfiere che sua sorella Shard, nonché i loro amici Malcolm e Randall.
Personaggi che compaiono nella miniserie di tre numeri, pubblicata nel 1998, Alfiere e gli Xavier Security Enforcers (Bishop: Xavier's Security Enforcers), scritta da John Ostrander e disegnata da Steve Epting.
Qualche anno prima che Alfiere giunga nel presente, lui, Shard, Malcom e Randall devono fermare il gruppo terrorista mutante dei Fanatix, quando all'improvviso Randall uccide un uomo a sangue freddo.
Dietro questo omicidio vi è in realtà Annabella Knox, la Torre, una mutante in possesso di poteri sconosciuti e che nasconde un segreto in grado di distruggere non solo gli Xavier Security Enforcers, ma anche la stessa, fragile pace che sussiste tra umani e mutanti.
Questa miniserie è una sorta di detective story ambientata nel prossimo futuro, senza particolari picchi narrativi, in quanto non ricercati dall'autore, che conduce una trama lineare (principio, crisi, risoluzione) dall'inizio alla fine. La cosa non deve essere vista necessariamente come un difetto.
Ostrander non interviene più di tanto sulle motivazioni o le caratterizzazioni di Alfiere e dei suoi alleati, in quanto già delineate in passato e su cui non si può aggiungere più di tanto (l'Alfiere di quegli anni è il classico eroe anni '90 coi pistoloni, quando han provato a cambiarlo ha causato stragi solo per uccidere una neonata).
Alfiere è l'uomo tutto di un pezzo, il cui mondo non è ancora crollato, dopotutto. Solo quando viaggia nel passato e perde sia sua sorella che i suoi amici diviene un eroe tormentato. Ma non qui. Qui nel futuro in cui vive è un agente di polizia dedito alla sua missione, che persegue spinto da un forte ideale di giustizia che lo porta anche a scontrarsi con i suoi superiori.
Sembra quasi che non abbia una vita al di fuori del proprio lavoro. Ed è così. L'unica personalità dominante è quella del poliziotto, che segue gli indizi per risolvere un caso. Come in questa miniserie e come quando, poco tempo dopo, si reca nel passato per scoprire chi possa aver tradito gli X-Men, i suoi idoli d'infanzia.
Ma non bisognerebbe mai conoscere davvero i propri idoli. E il resto è storia.

martedì 4 gennaio 2022

Netflix Original 24: L'Autostrada


Ecco, per quanto molto sui generis, un nuovo road movie Netflix dopo Altruisti Si Diventa (The Fundamentals of Caring). I toni drammatici in questo caso vengono messi da parte per fare spazio a un umorismo alquanto surreale.
Il film in questione si intitola L'Autostrada (Take The 10), scritto e diretto da Chester Tam e distribuito a partire dal 20 gennaio 2017.
I protagonisti principali della pellicola sono due cassieri di un supermercato, l'esuberante Chris (Josh Peck) e Chester (Tony Revolori), il loro capo Danny Bryant (Kevin Corrigan) e lo spacciatore Jay Morrison (Chester Tam).
In un arco di 24 ore di inizio luglio, le vite di queste quattro persone si intrecceranno durante un viaggio per un concerto hip hop, tra rapine sconclusionate, truffe molto improbabili e rapporti di amicizia precari.
Questo film è un susseguirsi, in appena ottanta minuti, di situazioni al limite del paradossale che consentono ai vari attori di sbizzarrirsi con le loro battute. A dire il vero la trama, o meglio le varie trame che si susseguono, sono molto esili e sono più un pretesto per sviluppare le psicologie dei personaggi e le loro motivazioni.
Apprezzabile comunque che le tante trame siano portate tutte a compimento, anche se questo viene fatto praticamente negli ultimi cinque minuti.
Le psicologie sono da inserire ovviamente nel quadro di una commedia, quindi molto sopra le righe (dubito fortemente che i cassieri che incontrate al supermercato siano come i due protagonisti di questo film, nel caso avvisatemi) e utili a strappare qualche risata. A volte ci si riesce, a volte no.
Tenendo conto che è un'opera prima, realizzata con budget bassissimo (da qui, ergo, la durata davvero scarsa), si può dire che è venuto fuori qualcosa di discreto. Da guardare in velocità - tanto, per quel che dura - se non avete altro di meglio da fare.
Non aspettatevi un capolavoro o un film che rimarrà nella vostra mente per molto tempo - io scrivo questo articolo per segnarmi di averlo visto, se no rischio il rewatch casuale - e, pensate, c'è pure la scena post-credit!
Sarà per questo che mi sono ritrovato, Black Widow a parte, tutti i doppiatori dei film del MCU!

domenica 2 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Dinosauri Che Ce L'Hanno Fatta


Chi ben conosce la produzione fumettistica di Leo Ortolani saprà come ogni tanto vi si possano ritrovare nozioni di geologia. E il motivo è molto semplice: l'autore si è infatti laureato in Scienze Geologiche presso l'Università di Parma e, se un certo fumetto di nome Rat-Man non fosse infine stato pubblicato, ora la sua professione sarebbe quella di geologo. Per nostra fortuna le cose sono andate in maniera differente.
La geologia è comunque sempre rimasta una grande passione di Ortolani, come si può evincere anche dalla graphic novel Dinosauri Che Ce L'Hanno Fatta, pubblicata nel 2020 da Editori Laterza.
In cui una nuova puntata di Misterius ci introduce al magico regno dei dinosauri, partendo dal Permiano e passando per il periodo Giurassico, il più celebre anche a livello mediatico, per concludersi infine col Cretaceo e l'estinzione di massa causata dal celeberrimo asteroide. Il tutto tra nozioni di scienza, geologia, paleontologia e svariate risate.
Questa collaborazione tra Leo Ortolani e Laterza può risultare in apparenza insolita, poiché questa casa editrice è specializzata in libri di divulgazione e saggistica. In realtà è assolutamente perfetta, in quanto Dinosauri Che Ce L'Hanno Fatta rientra a pieno diritto nelle opere divulgative.
Certo, Ortolani descrive le nozioni base di geologia e paleontologia col suo tipico stile, intervallate dunque da scenette esilaranti che fanno in modo che il lettore non si ritrovi spiazzato da argomenti di cui non è a conoscenza. E per riuscire in questo intento l'autore utilizza il contesto perfetto, ovvero Misterius, lo show sopra le righe già apparso in Comics & Science, rivista curata dal CNR.
Tuttavia, tutto ciò che viene detto, nonché le descrizioni dei dinosauri (che vengono umanizzati per trasmettere una sensazione di empatia), anche quelli dai nomi più improbabili, sono del tutto corrispondenti a quelle che sono le conoscenze attuali su quel periodo della storia della Terra che l'umanità non ha vissuto e che ha imparato a conoscere solo da un paio di secoli.
Oggi diamo l'era dei dinosauri per assodata, ma per molto tempo non vi sono state le conoscenze scientifiche necessarie nemmeno per apprendere della sua esistenza. Un'era che continua a regalarci altre sorprese con nuove scoperte... dopotutto stiamo parlando di un periodo di tempo durato decine di milioni di anni!
Chi leggerà quest'opera, di agevole consultazione, avrà qualche bagaglio culturale in più sulle proprie spalle. E chi lo vorrà potrà anche approfondire la questione. Perché il sapere scientifico è racchiuso anche qui, all'interno di Internet. Ma non riusciamo a vederlo, perché le donne nude ce lo impediscono!