giovedì 14 aprile 2022

Netflix Original 39: Mindhorn


Ci arrivano spesso notizie di fanbase di questa o quella saga o questo o quel personaggio che contestano, ad esempio, un reboot di questa o quella saga o uno sviluppo imprevisto di questo o quel personaggio. C'è chi definisce questo tipo di atteggiamento tossico, oppure a volte è semplicemente una passione che però viene mal direzionata.
Gli anni '80 del ventesimo secolo sono il decennio da cui provengono le principali fanbase, sia di prodotti cinematografici che televisivi. E gli anni '80 ritornano, in maniera un po' particolare, anche in Mindhorn, film britannico diretto da Sean Foley e sceneggiato da Julian Barratt e Simon Farnaby, uscito in principio nei cinema del Regno Unito il 5 marzo 2017 e distribuito poi su Netflix a partire dal 12 maggio 2017.
Mindhorn è un celebre, fittizio, show britannico incentrato su un detective in possesso di un occhio bionico di nome Bruce Mindhorn, interpretato dall'attore Richard Thorncroft (Julian Barratt). Dopo che abbandona lo show, Thorncroft cerca fortuna nel cinema, ma si riduce infine a recitare solo in pubblicità di dubbio gusto.
25 anni dopo la conclusione di Mindhorn, Thorncroft viene contattato dalla polizia dell'Isola di Man poiché un presunto assassino, Paul Melly (Richard Tovey), ha detto che si consegnerà alle autorità solo se potrà parlare col detective Mindhorn, che ritiene essere una persona reale.
Il ritorno nel luogo dove ha vissuto il periodo artistico più florido della sua vita, incontrando anche la donna dei suoi sogni, Patricia (Essie Davis), porterà Thorncroft a cercare di ricostruire la sua carriera e la sua esistenza... con risultati disastrosi ed esilaranti al tempo stesso.
Il tema del fanbase tossico, di quelle persone che non riescono a scindere del tutto la realtà dalla fantasia, cosa che li porta a ritenere come realmente esistenti personaggi immaginari e farli propri secondo la loro personale ottica, viene qui presto abbandonato in favore di una trama dallo sfondo mystery ma contornata da sane dosi di umorismo britannico, che è preminente.
Il personaggio di Richard Thorncroft è, chiaramente con una caratterizzazione esasperata, uno di quegli attori che ha ormai fatto il suo tempo, eppure non si rassegna al fatto che sia stato dimenticato dal pubblico (a naso, Mindhorn è una sorta di mix tra Magnum P.I. e l'Uomo da Sei Milioni di Dollari).
In tal senso, il fatto che faccia battute sconce a cui nessuno ride, veda il mondo ancora come trent'anni fa senza comprendere che sia cambiato, che cerchi di approfittare di ogni opportunità che gli si presenti, rende la sua figura ridicola, ai limiti del patetico in certi casi (cosa voluta). Ma, in maniera paradossale oppure no, l'incontro con quel suo fan sarà il primo passo verso un nuovo Richard Thorncroft, più responsabile e al passo coi tempi... forse.
Il confronto tra il glorioso passato e il semitragico presente diventa dunque il fulcro della trama. A fare da contorno, un'ambientazione abbastanza inedita come l'Isola di Man, che appare come un mondo a parte, e un cameo di Kenneth Branagh nel ruolo di sé stesso.
È tempo dell'Apocalisse della Giustizia!

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