mercoledì 31 marzo 2021

Fabolous Stack of Comics: Terminator 2029-1984


Come ogni franchise cinematografico che si rispetti, anche la saga di Terminator ha trovato la propria via nel mondo del fumetto, tramite svariate storie e/o miniserie pubblicate nel corso degli anni, ma che dico anni, decenni. E qualcuna anche realizzata da autori affermati come Frank Miller.
E, sempre come ogni franchise eccetera eccetera, le avventure a fumetti di questa saga sono state negli anni pubblicate da più case editrici. Una di queste è stata la Dark Horse, che nel 2010 pubblica due miniserie, entrambe di tre numeri, interconnesse tra loro: The Terminator 2029 e The Terminator 1984. Le sceneggiature sono di Zack Whedon (fratello di Joss Whedon), mentre la parte grafica di entrambe le miniserie è affidata ad Andy McDonald.
Nel 2029, mentre Kyle Reese si appresta a tornare nel passato del 1984 per salvare Sarah Connor, un soldato della Resistenza di nome Ben Oliver si imbatte in un anziano che afferma di essere Kyle Reese, sopravvissuto alla battaglia finale col Terminator. Dopo aver ricevuto la prova che questa persona è davvero chi dice di essere, Ben deve viaggiare anch'egli nel passato, per proteggere Sarah Connor e preservare il suo stesso futuro.
Il fumetto, essendo comunque un medium a sé, può permettersi a volte di mettere un punto... due punti, ma sì fai vedere che abbondiamo, e aggiungi pure un punto e virgola. Quindi estendere ciò che è stato raccontato sul grande schermo, far vedere qualche approfondimento o addirittura cambiare la storia così come la conosciamo.
Nel caso di queste due miniserie, il personaggio principale risulta Ben Oliver, una personalità del tutto diversa da quella di Kyle Reese, ma come lui dedito alla Resistenza e come lui agisce motivato dall'amore per una donna. Questo personaggio si innesta nella trama del primo film di Terminator, modificandola e portandola verso una nuova strada (le storie sono precedenti a Terminator Genysis, che modificano a loro volta la trama primaria prima che Terminator: Destino Oscuro cambi... ma ehi, parliamo di viaggi nel tempo, i mal di testa sono dietro l'angolo!).
Prendendo questo come punto di forza (l'unico), il resto procede su binari consolidati, quindi aspettatevi quelle svolte di trama che puntualmente vedrete. Certo, sempre meglio di una trama noiosa, questa almeno non la troverete lungo la via, né nel futuro né nel presente.

giovedì 18 marzo 2021

Fabolous Stack of Comics: Zagor - La Marcia della Disperazione


Un personaggio come Zagor, che ha l'onore di essere pubblicato da sessant'anni, ha al suo attivo decine, centinaia di storie ideate da vari sceneggiatori e realizzate da altrettanto svariati disegnatori. Come a volte capita, tuttavia, le storie ritenute migliori vengono associate ai due creatori del personaggio, nello specifico Sergio Bonelli e Gallieno Ferri (il che è preoccupante, se si pensa che la loro ultima storia risale a decenni fa, ma sorvoliamo).
E tra queste storie ritenute migliori svetta in particolar modo La Marcia della Disperazione, una saga di quasi 400 pagine pubblicata tra il 1974 e il 1975 sui numeri 112/116 di Zagor. Se la sceneggiatura è tutta opera di Bonelli, che utilizza come sempre lo pseudonimo di Guido Nolitta, Gallieno Ferri è stato assistito in alcuni punti da Franco Bignotti.
All'annuale Consiglio di Primavera di Darkwood si presenta il nuovo capo della tribù Kiowa, Winter Snake, l'unico che non riconosce l'autorità di Zagor e che denuncia la presenza di cacciatori di frodo nella valle dove risiede la sua tribù, i quali col loro comportamento sconsiderato stanno mettendo in pericolo l'approvvigionamento di viveri per i Kiowa.
Per cercare di evitare sanguinose ritorsioni, Zagor e Cico vanno alla ricerca dei cacciatori di frodo, che si rivelano componenti di una nobile famiglia austriaca in cerca di nuove esperienze negli Stati Uniti. La loro arroganza, in contrasto con la rabbia di Winter Snake, porterà a quel sanguinoso conflitto che Zagor sperava di evitare e che rischia di compromettere per sempre la pace a Darkwood. Per sventare la tragedia, lo Spirito con la Scure dovrà intraprendere una lunga marcia coi nobili e le loro mogli per portarli in salvo.
Nell'approcciarsi a questa storia a distanza di così tanto tempo, non si possono fare a meno di notare modi di narrare un racconto che risultano oggi anacronistici (ad esempio, ogni due o tre pagine, Zagor non manca di esclamare "Per tutti i tamburi di Darkwood!". E alla ventesima volta avevo una faccia tipo Jessica Jones), ma una volta che ci si lascia alle spalle questo aspetto si notano cose più rilevanti.
Non si può sapere se nel rappresentare il conflitto tra gli aristocratici e gli indiani - gli oppressi - Bonelli abbia voluto fare un'allegoria di tensioni sociali presenti nell'epoca in cui la storia fu scritta. Da un lato, coloro che col denaro pensano di poter comprare tutto, anche la libertà altrui, dall'altro coloro che si ribellano. Bonelli, tuttavia, non prende posizione su questo, o meglio lo fa ma in maniera intelligente.
Per Bonelli non c'è necessariamente una parte buona e una parte cattiva. Se chi usa lo "sporco denaro" è ovviamente dalla parte del torto, la stessa cosa può dirsi di chi usa subito la violenza per cercare di raddrizzare la situazione, causando altrettanto dolore. Né bianco, né nero, dunque, ma solo una indefinita zona di grigio che si estende lungo tutta Darkwood e, in via metaforica, sulla società dell'epoca.
In mezzo a loro, dunque, come una sorta di figura messianica, vi è Zagor, il quale propone la via che può apparire la più difficile, ma al tempo stesso - se c'è chi è disposto ad ascoltare - anche la più efficace. La via del dialogo. Una via che non viene mai abbandonata, nonostante Zagor sia soggetto a torture e dileggi da entrambi i lati (poiché se si è in torto entrambi, allora per certo si commettono anche gli stessi errori) e tenga in conto la vita umana molto più di quanto faccia chiunque ruoti intorno a questa vicenda.
Sergio Bonelli, che è anche abile narratore, sa però che una vicenda fin troppo cupa rischia di essere opprimente per il lettore e quindi non manca di tanto in tanto di inserire qualche siparietto comico, utilizzando Cico o qualche sprovveduto soldato. Scene oggi un poco stranianti, ma per l'epoca inserite perfettamente nel contesto.
Di Gallieno Ferri, oltre alla sua abilità nel ritrarre sempre in modo perfetto le varie scene di lotta, sia tra due persone che tra due gruppi, va notata anche la sua abilità nel riuscire a ritrarre le figure femminili, le quali assumono un peso rilevante in questa storia, nonostante gli eroi Bonelli classici spesso rifuggano da loro, per la convinzione - che Boneli aveva - che un eroe non può dividersi tra l'avventura e l'amore.
Ma questo, appunto, accadeva molti anni fa.

lunedì 15 marzo 2021

Libri a caso: Sherlock Holmes - La Pietra del Destino


Tornano gli apocrifi incentrati su Sherlock Holmes e pubblicati su Il Giallo Mondadori: Sherlock, con uno squarcio che si proietta nei primi anni del ventesimo secolo. Il nuovo romanzo sotto i riflettori è La Pietra del Destino (The Stone of Destiny: A Sherlock Holmes Adventure), pubblicato nel 2017 e scritto da Richard T. Ryan.
Gli eventi di questo romanzo hanno luogo tra gennaio e febbraio del 1901 e partono da un evento storico reale: la morte della Regina Vittoria e l'ascesa al trono solo l'anno successivo di Re Edoardo VII. Il romanzo immagina che, dopo la scomparsa della Regina, la Pietra di Scone (la Pietra del Destino del titolo), sulla quale vengono incoronati tutti i sovrani d'Inghilterra, venga trafugata dalla Fratellanza Repubblicana Irlandese per chiedere al nuovo sovrano l'indipendenza dell'Irlanda.
Sherlock Holmes viene incaricato da suo fratello Mycroft di indagare sul caso e recuperare la Pietra. Insieme a lui non può mancare il fido John Watson, per un viaggio in Irlanda che si rivelerà più insidioso del previsto.
Può sfuggire a una prima lettura, ma il "Canone" di Arthur Conan Doyle è profondamente radicato nell'era Vittoriana, considerato che si svolge prevalentemente in un arco temporale compreso tra il 1881 e il 1903 (pur essendovi qualche racconto ambientato dopo quest'epoca) e - per motivi ovviamente di rispetto e riserbo - Conan Doyle non ha mai approfondito troppo il rapporto tra Sherlock Holmes e la monarchia inglese della sua epoca, per conto della quale comunque il detective ha indagato alcune volte, come confessato da Watson stesso.
Insomma, questo romanzo è una sorta di omaggio a quel personaggio dietro le quinte, la Regina Vittoria, la cui ombra spesso ha aleggiato sulle atmosfere o sulle storie del detective inglese. La trama si divide sia tra il punto di vista di Watson che da quello dei repubblicani irlandesi (tra cui vi è anche un giovanissimo Michael Collins), procedendo su binari consolidati senza troppe sorprese e concludendosi - era una vita che volevo dirlo - "a tarallucci e vino".
Dunque, in ultima analisi, nulla di memorabile, ma chi è appassionato di Sherlock Holmes ed è disposto a chiudere mezzo occhio potrebbe anche apprezzarlo. Inoltre offre anche una panoramica di quella che era la procedura di incoronazione dei reali inglesi: la Pietra del Destino infatti è esistita davvero ed esiste tuttora e oggi si trova in Scozia (perché allora la trafugano gli irlandesi? Be', c'è il romanzo apposta per questo).
E dall'Era Vittoriana è tutto. Al prossimo apocrifo.

giovedì 11 marzo 2021

Fabolous Stack of Comics: Tempesta


Prima di rivoluzionare il mondo del fumetto con Authority e Planetary, Warren Ellis ha lavorato per alcuni anni alla Marvel, occupandosi di varie serie o progetti speciali, quali Hellstorm: Prince of Lies o Doom 2099. Tra questi progetti vi sono anche alcune storie mutanti, tra cui un lungo ciclo di Excalibur e la miniserie in quattro numeri Storm, pubblicata nel 1996 e disegnata da Terry Dodson.
In un'epoca in cui anche Forzuto vede pubblicato un albo a proprio nome, la prima miniserie incentrata su Tempesta, la regina mutante dei venti, rimane comunque un evento epocale, dando a questo personaggio caposaldo delle avventure degli X-Men finalmente un proprio spazio personale.
Convinta di aver ucciso Marrow, seppur per cause di forza maggiore, Tempesta ha una crisi di coscienza e il veterano di guerra Cable non riesce a riportarla sulla retta via. Attirata con l'inganno in un'altra dimensione, a Ororo Munroe viene proposto di divenire la sposa del reggente di questa dimensione, ovvero Mikhail Rasputin, il fratello maggiore di Colosso. Una proposta che ovviamente nasconde qualche insidia, ma che permetterà anche a Tempesta di superare le proprie incertezze.
Questa miniserie è un chiaro incarico su commissione affidato all'allora emergente Ellis dagli editor mutanti, volto a esplorare una conseguenza di quanto accaduto sulle serie mutanti principali - il confronto con Gene Nation e i Morlock, in modalità vi sblocco un ricordo - senza che però vi siano cambiamenti significativi per il personaggio titolare della miniserie al termine di questa storia.
Detto questo, suddetta storia è abbastanza godibile se calata nel contesto di allora, oggi invece può risultare un po' superata. Si nota che non è il Warren Ellis a cui siamo abituati, semplicemente perché é un autore ancora alle prime armi che ha comunque già carpito alcune potenzialità del medium fumetto - nelle serie sopra citate - ma che per questo tipo di incarichi non può permettersi voli pindarici di alcun tipo.
Nonostante questo e una trama abbastanza prevedibile, comunque, la lettura risulta piacevole e scorrevole. Ben descritto ad esempio il rapporto di stima e rispetto che intercorre tra Tempesta e Cable, vero e proprio co-protagonista di questa storia.
Anche il disegnatore Terry Dodson è qui agli esordi e, pur sfoggiando già un tratto apprezzabile, deve ancora arrivare a quello stile capace di essere immediatamente riconoscibile anche dal lettore occasionale.
Insomma, sembra proprio che la prima miniserie dedicata a Tempesta non abbia lasciato tracce dietro di sé... o forse no, forse alla fine rappresenta un gioiello dimenticato che di tanto in tanto occorre rispolverare, ma la polvere prima o poi in maniera inevitabile si adagerà su di esso.

domenica 7 marzo 2021

A scuola di cinema: La Famiglia Addams (1991)

1938: Il disegnatore Charles Addams realizza la prima vignetta incentrata sulla Famiglia Addams, che compare sul New Yorker. Altre vignette compaiono negli anni e decenni successivi su questa rivista, rendendo la serie una sorta di satira sociale di una certa aristocrazia americana.
1964: Il produttore David Levy idea una serie televisiva, che va in onda per due stagioni sulla ABC, per un totale di 64 episodi, incentrata sulla Famiglia Addams. Per l'occasione, Charles Addams fornisce loro dei nomi di battesimo - di cui erano prima sprovvisti - e ne delinea le psicologie.
Le repliche degli episodi di questa serie, col passare degli anni, contribuiscono a cementare la fama della Famiglia Addams, al quale dunque manca solo di esordire sul grande schermo. Evento che non tarda a verificarsi.


1986: Il produttore Scott Rudin propone alla 20th Century Fox un adattamento cinematografico delle vignette di Charles Addams, cosa che riscontra un notevole entusiasmo. L'idea gli è venuta mentre si trovava in auto con alcuni suoi colleghi e uno dei loro figli aveva iniziato a fischiettare il motivetto della serie televisiva, seguito a ruota da tutti coloro che erano presenti in auto.
Dopo aver ricevuto il via libera, Rudin contatta Charles Addams per discutere di questo progetto. Tuttavia, si scopre ben presto che i diritti sui personaggi sono detenuti anche dalla Orion Pictures, che li ha acquisiti dalla Filmways, casa produttrice della serie televisiva, e non intende venderli in quanto intende dare vita a una nuova serie televisiva.
Charles Addams muore nel 1988 e, dopo aver acquisito dalla vedova Barbara Colyton la sua quota di diritti sui personaggi, la Orion cambia idea e decide di sviluppare un lungometraggio, affidando il progetto proprio a Scott Rudin, poiché questa è stata una delle condizioni imposte da Barbara Colyton per la cessione dei diritti.
La prima bozza di sceneggiatura viene scritta da Caroline Thompson e Larry Wilson e revisionata da Paul Rudnick, il quale però alla fine non viene accreditato.
La prima scelta di Rudin come regista ricade su Tim Burton, che però preferisce dedicare le sue energie sul sequel di Batman. Dopo un ulteriore rifiuto da parte di Terry Gilliam, viene selezionato Barry Sonnenfeld, in precedenza il direttore della fotografia preferito da Joel Coen ed Ethan Coen e da Rob Reiner. Questo film rappresenta il suo debutto alla regia, un incarico che stava cercando da tempo.
Per il ruolo di Morticia Addams, Cher si propone alla produzione, ma Scott Rudin preferisce affidare la parte ad Anjelica Huston, la sua prima e unica scelta. Ugualmente, la prima e unica scelta per Gomez Addams ricade su Raul Julia.
Per il ruolo di Zio Fester, vengono contattati in origine Danny DeVito e Bob Hoskins, i quali tuttavia rifiutano. La parte viene dunque assegnata a Christopher Lloyd. Per l'occasione, l'attore si rade i capelli a zero.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 26 novembre 1990, in California. Per entrare nei "panni" di Morticia, Anjelica Huston deve sottoporsi a sessioni di trucco di almeno tre ore, durante le quali i suoi occhi con colla e spago vengono tirati verso l'alto perché appaiano obliqui.
Non solo, è anche costretta a indossare un corsetto di metallo per ricreare le insolite forme del personaggio. Corsetto che non le consente di adagiarsi su un divano per riposarsi. Non c'è da stupirsi dunque che l'attrice abbia a volte degli attacchi di emicrania per questo.
La tensione di questo importante incarico e l'emozione del debutto non tardano a farsi attendere per Barry Sonnenfeld. Alla terza settimana di lavorazione, il regista inizia a sentire un forte dolore al petto e cerca di riposarsi su una vicina sedia, ma prima che possa farlo perde del tutto i sensi e sviene. Quando Sonnenfeld riprende conoscenza, in un bagno di sudore, Scott Rudin vorrebbe dare il giorno libero a tutti, ma il regista lo esorta a non farlo e la lavorazione riprende. Si scopre poi che lo svenimento è stato dovuto a un attacco di sciatica.
Dopo dieci settimane, Sonnenfeld ha perso sei chili per lo stress e i guai non sono ancora terminati.
All'inizio di febbraio del 1991, il direttore della fotografia Owen Roizman abbandona il progetto per dedicarsi a un'altra pellicola. In sua sostituzione arriva Gale Tattersall, il quale però a fine febbraio deve rinunciare in quanto viene ricoverato in ospedale a causa di un grave caso di sinusite. Con la produzione bloccata per svariati giorni, Barry Sonnenfeld decide infine di prendere in carico anche il ruolo di direttore della fotografia.
Nel mese di marzo, la produzione viene nuovamente bloccata per alcuni giorni poiché Sonnenfeld deve recarsi con urgenza a New York, in quanto sua moglie deve sottoporsi a un importante intervento chirurgico e inoltre perché Raul Julia soffre di una rottura di un vaso sanguigno in un occhio.
Quando tutto sembra infine avviarsi verso la conclusione, spunta un'ultima problematica che si verifica tuttavia lontano dal set. La Orion Pictures, infatti, si trova in gravi difficoltà finanziarie, nonostante l'anno prima abbia prodotto Balla Coi Lupi (Dances With Wolves), vincitore di numerosi premi Oscar, e siccome il budget della pellicola necessita di ulteriori cinque milioni di dollari, questa è una spesa che non può permettersi.
In cerca di denaro per evitare il fallimento, la Orion mette all'asta la pellicola sulla Famiglia Addams, che viene dunque acquisita dalla Paramount. Il tutto all'insaputa del cast e della troupe, che apprendono la notizia solo in un secondo momento da un giornalista.
La sceneggiatura lascia il dubbio se Zio Fester sia effettivamente lui oppure un impostore, ma il cast non è d'accordo con questa scelta. Così Christina Ricci, in loro rappresentanza, si presenta al cospetto di Sonnenfeld e chiede che il finale sia cambiato. La sua richiesta è fatta in modo così appassionato che il regista decide di accoglierla, facendo così inserire una scena finale esplicativa.
Le riprese si concludono il 16 aprile 1991. In fase di montaggio finale, la scena della danza della Mamushka viene tagliata in quanto ritenuta troppo lunga nella sua concezione originaria e ridotta a circa un paio di minuti.
La Famiglia Addams (The Addams Family) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 22 novembre 1991. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 190 milioni di dollari. Un successo sopra le aspettative per questo adattamento e che dà un motivo di sollievo a tutte le sofferenze patite da Sonnenfeld.
Un successo che fa subito meditare alla Paramount di produrre un sequel... ma questa è un'altra storia.

martedì 2 marzo 2021

A scuola di cinema: Speed 2 - Senza Limiti (1997)

Dopo il grande successo di Speed, la 20th Century Fox decide di metterne in programmazione un sequel poco dopo l'uscita della pellicola nelle sale cinematografiche. Avendo in origine concepito Speed come un prodotto unico, si deve in pratica lavorare da zero per questo secondo capitolo, con tutte le insidie e le problematiche del caso che non tardano ad arrivare.


Il regista della pellicola, Jan De Bont, è l'unico ad aver firmato un'opzione per un secondo film, anche se era convinto che Speed si sarebbe rivelato un film singolo, senza altre implicazioni. Per il sequel, gli vengono proposte alcune idee, tra cui quella di un aereo che deve volare attraverso la catena montuosa delle Ande e non può superare i tremila metri di altitudine senza esplodere.
Il regista, invece, decide di far sviluppare una propria idea, basata su un incubo che ha avuto e incentrata su una nave da crociera che si schianta contro un'isola. Basandosi su questo concept, gli scrittori Randall McCormick e Jeff Nathanson, con qualche input da parte di De Bont stesso, scrivono la sceneggiatura.
Nessuno dei due protagonisti del primo film, Sandra Bullock e Keanu Reeves, invece, ha firmato l'opzione per un sequel, quindi vengono intraprese le contrattazioni perché riprendano i loro ruoli.
In principio esitante, Sandra Bullock accetta infine di partecipare poiché l'ingaggio che le viene assegnato, superiore ai 10 milioni di dollari, le consente di finanziare un progetto di cui è la produttrice, ovvero il film Ricominciare a Vivere (Hope Floats). In cambio, inoltre, Sandra Bullock chiede che la Fox si occupi anche della distribuzione di quest'ultima pellicola.
Discorso diverso, invece, per Keanu Reeves. L'attore ha da poco terminato le riprese di Reazione a Catena (Chain Reaction) e vorrebbe prendersi una pausa dai film d'azione. Quando gli viene poi passata la sceneggiatura, oltre a ritenerla non interessante, trova alquanto strano che il termine Speed venga associato a una nave da crociera.
Declina dunque la proposta, nonostante un ingaggio promesso di 12 milioni di dollari, per partecipare alle riprese de L'Avvocato del Diavolo (The Devil's Advocate) e dedicarsi poi a un tour con la sua band musicale, i Dogstar.
In sua sostituzione, viene selezionato Jason Patric e per lui ideato il personaggio di Alex Shaw. Come Sandra Bullock, l'attore accetta di partecipare solo perché l'ingaggio offerto gli consente di finanziare un suo progetto personale, Amici & Vicini (Your Friends & Neighbors). Chiede inoltre dei cambiamenti alla sceneggiatura, che gli vengono promessi, ma quando le riprese hanno inizio tutto è rimasto invariato e l'attore è ormai obbligato per contratto a partecipare al progetto.
Per il ruolo del criminale, John Geiger, dopo il rifiuto di Gary Oldman, che preferisce dedicarsi ad Air Force One, la parte viene assegnata a Willem Dafoe.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 7 ottobre 1996, tenendosi in Florida e in California. A tale scopo viene presa in affitto una nave da crociera per sei settimane, la Seabourn Legend, al costo di 38.000 dollari al giorno, dove vengono anche alloggiati i componenti della troupe e il cast.
Jan De Bont convince Jason Patric e Sandra Bullock a girare il maggior numero di scene possibile senza uso di controfigure. Questo per l'attrice, essendo previste delle riprese sott'acqua, comporta anche il dover superare la sua idrofobia, causata da un incidente col surf che ebbe in età adolescenziale.
E in maniera inevitabile non tutto fila liscio. Durante una ripresa in moto in cui effettua un salto in aria di circa nove metri, Jason Patric perde la presa sul mezzo e atterra su un cespuglio, cosa tuttavia che non impedisce che ne esca mal ridotto e con alcune ferite. Sandra Bullock, invece, a un certo punto rischia di essere colpita alla testa con forza dal timone della nave, ma viene tratta in salvo da Jason Patric.
Per la scena in cui la Seabourn Legend distrugge il porto di un'isola, De Bont non ha intenzione di vederla ricreata in studio con modellini o far uso di CGI, bensì girarla dal vivo, per maggiore necessità di realismo.
Come location, viene scelta la città di Marigot, in Francia. Quattordici telecamere sono pronte a riprendere la sequenza da ogni angolazione poiché, come intuibile, vi è una sola possibilità: in caso di fallimento, ricostruire il set e rigirare la scena prenderebbe troppo tempo e anche troppo denaro.
L'inizio delle riprese di questa scena viene comunque ritardato a causa di un uragano che distrugge in parte anche il set, il quale deve essere così rinforzato. La scena viene conseguita con successo utilizzando esplosivi, rampe idrauliche e una replica parziale della Seabourn Legend.
Il costo finale di questa impresa è di ben 25 milioni di dollari, la singola scena più costosa di sempre nella storia del cinema: un record difficilmente battibile. Per fare un paragone, con una cifra di poco superiore si era finanziato l'intero primo film della saga.
Speed 2: Senza Limiti (Speed 2: Cruise Control) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 13 giugno 1997. A fronte di un budget di almeno 110 milioni di dollari, ma quasi di sicuro superiore a questa cifra, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 164 milioni di dollari.
Un incasso di gran lunga inferiore rispetto a quello del primo Speed - costato anche molto meno, peraltro - e del tutto insoddisfacente, se si pensa all'ampio budget impiegato. A quanto sembra, Keanu Reeves ci aveva visto giusto.
Un risultato che ha un impatto a lungo termine sulla carriera di Jan De Bont il quale, dopo la direzione di un altro paio di pellicole, si ritira dalle scene dopo la regia di Tomb Raider: La Culla della Vita (Tomb Raider: The Cradle of Life). Nonostante ciò, il regista dichiara che non gli dispiacerebbe girare un terzo capitolo della saga, qualora Keanu Reeves e Sandra Bullock partecipassero. Questo, però, appare alquanto improbabile.
La Fox, dal canto suo, sembra non aver preso molto bene il rifiuto da parte di Keanu Reeves di essere parte di questo sequel, tanto che per oltre dieci anni non gli offre altri ingaggi... ma questa è un'altra storia.