lunedì 25 novembre 2019

A scuola di cinema: Venerdì 13 Parte 2 - L'Assassino Ti Siede Accanto (1981)

Dopo l'enorme e insperato successo della prima pellicola di Venerdì 13, la Paramount intende capitalizzare il più possibile su quello che può risultare un franchise redditizio e dai bassi costi.
Un sequel viene dunque subito messo in produzione pochi mesi dopo l'uscita del primo film e vede lo storico e curioso esordio della lunga striscia di uccisioni da parte di Jason Voorhees.


Dopo aver acquisito dalla Warner Bros. anche i diritti per la distribuzione internazionale, la Paramount si rivolge a uno dei creatori della serie, Sean Cunningham, per un possibile sequel. Cunningham, che ritiene la trama del primo film ormai conclusa e senza più altri sbocchi narrativi, propone di utilizzare il titolo "Venerdì 13" per promuovere ogni anno, in una sorta di serie antologica, una nuova pellicola horror basata sulla superstizione associata a questa data. Ognuna di queste pellicole avrà una trama diversa, personaggi diversi e ambientazione diversa.
Alcuni distributori e finanziatori capitanati da Phil Scuderi, tuttavia, sono di diverso avviso: la scena finale del primo film, con l'improvvisa apparizione dalle acque di Jason Voorhees, seppur solo in una sequenza onirica, si è rivelata sorprendente e dunque il sequel deve essere incentrato su di lui.
Sia Sean Cunningham che Victor Miller, lo sceneggiatore della prima pellicola, la ritengono un'idea insensata e abbandonano la produzione sul nascere. Anche Tom Savini, colui che aveva avuto l'idea di far comparire Jason, è d'accordo con loro, poiché non si capisce come mai in quasi trent'anni Jason Voorhees non sia mai stato avvistato da qualche abitante della zona o non sia mai andato a trovare sua madre, impedendo così la prima scia di omicidi.
Nonostante queste obiezioni, la Paramount decide infine di portare avanti l'idea di Jason come nuovo killer. Due componenti secondari dello staff del primo film - non contrari a questo nuovo sviluppo - vengono dunque scelti come regista e sceneggiatore. Sono Steve Miner, assistente alla produzione e aiuto regista del primo Venerdì 13, e Ron Kurz, il quale aveva apportato alcune revisioni non accreditate alla sceneggiatura di Victor Miller.
In segno di amicizia verso Miner, Sean Cunningham dà una piccola mano nelle fasi iniziali della pre-produzione e del casting, prima di ritirarsi del tutto dal progetto.
Il trattamento originario di Kurz vede protagonista l'unica sopravvissuta alla furia omicida di Mrs. Voorhees, ovvero Alice Hardy, interpretata da Adrienne King. Tuttavia l'agente dell'attrice chiede un compenso troppo alto, che blocca le trattative.
Ogni ulteriore speranza svanisce quando Adrienne King in persona chiede alla Paramount di avere un ruolo minore, poiché in quel periodo, a causa dell'esposizione ricevuta a seguito dell'uscita di Venerdì 13, ha cominciato a essere perseguitata da uno stalker, il quale le ha scattato foto mentre dormiva ed è giunto al punto di irrompere in casa sua puntandole una pistola alla testa.
Del cast originario, ritorna anche Betsy Palmer che - con ogni probabilità per meri motivi monetari - accetta di girare alcune scene davanti a uno schermo nero, che la tengono impegnata per una sola giornata, e di farsi fare un calco della propria testa.
Le riprese iniziano il 3 ottobre 1980, presso le località di New Preston e Kent, in Connecticut.
Il secondo Jason cinematografico è Warrington Gillette. Costui in principio effettua un'audizione per interpretare uno dei protagonisti del sequel, venendo scartato, ma la sua mole e il fatto che dichiari di aver preso delle lezioni come stuntman convincono la produzione ad assegnargli il ruolo dell'assassino.
Gillette tuttavia non ha ancora la necessaria esperienza per filmare gran parte delle scene d'azione, le quali vengono dunque effettuate dalla controfigura Steve Daskewisz. Alla fine Gillette gira poco più di un paio di scene, venendo però regolarmente accreditato come il Jason Voorhees principale.
Daskewicz prende comunque a cuore il proprio ruolo, tanto da rimanere contuso in maniera lieve in un paio di occasioni. A un certo punto, a causa di una scena non coordinata in maniera perfetta, l'attrice Amy Steel lo ferisce con un machete a un dito. Daskewicz viene dunque portato in ospedale, dove gli vengono applicati dei punti. Conclusa l'operazione, l'attore torna sul set per completare le riprese.
Il primo trucco del Jason adulto, dopo l'abbandono di Tom Savini e la non disponibilità di Stan Winston, assunto in origine per sostituire Savini ma che deve poi abbandonare il set in quanto impegnato in un altro progetto, viene affidato a Carl Fullerton.
Il Jason incappucciato - non avendo costui ancora indossato la celeberrima maschera da hockey - diventa un non si sa quanto involontario omaggio al look dell'assassino del film La Città Che Aveva Paura (The Town That Dreaded Sundown).
La Paramount decide infine di accontentare la richiesta di Adrienne King, facendo uccidere il suo personaggio da Jason Voorhees. Cosa, a ben vedere, non richiesta da lei in maniera esplicita, poiché voleva solo una parte minore.
Pur essendo questa la scena iniziale del film, è l'ultima a essere girata, in circa due giorni. Essendo la produzione principale già conclusasi, non c'è un copione e l'attrice è dunque costretta a improvvisare le proprie scene. Ad aggiungere danno alla beffa, il primo ciak della scena dell'uccisione si rivela un disastro e le lascia una lieve ferita alla tempia.
Dopo questo film, Adrienne King sparisce dalla scena pubblica per svariati anni, dedicandosi poi principalmente al doppiaggio e al voiceover.
Le riprese si concludono nel novembre 1980. L'ultima scena prevede un'inquadratura della testa di Mrs Voorhees che spalanca all'improvviso gli occhi e sorride alla telecamera, ma Steve Miner si rende infine conto della sua totale implausibilità e vi rinuncia.
Dopo un accurato lavoro di montaggio volto a evitare un rating vietato ai minori, Venerdì 13 Parte 2: L'Assassino Ti Siede Accanto (Friday The 13th Part 2) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 30 aprile 1981. A fronte di un budget di un milione e duecentocinquantamila dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 21 milioni e settecentomila dollari.
La saga di Venerdì 13 consegue dunque un nuovo successo, pur se nettamente inferiore rispetto a quello del primo film, e si prepara ad andare avanti con un ulteriore sequel... ma questa è un'altra storia.

giovedì 21 novembre 2019

A scuola di cinema: L'Inventore Di Favole (2003)

1995: Dopo essersi laureato presso l'Università della Pennsylvania, il ventitreenne Stephen Glass entra a far parte della redazione della prestigiosa e storica rivista New Republic, dapprima come stagista, ovvero a fare da galoppino, rispondere al telefono e controllare la corrispondenza. E in seguito come assistente editoriale.
Grazie alle sue capacità di scrittura e a indubbie capacità oratorie, Glass riesce a veder pubblicati i suoi primi articoli già l'anno successivo. Alcuni di questi causano delle polemiche e le persone coinvolte accusano apertamente Glass di essersi inventato tutto. Il direttore di New Republic, Michael Kelly, difende tuttavia il suo assistito e chiede che gli siano fatte delle pubbliche scuse.
Il successo derivante dagli articoli porta Glass a iniziare a collaborare nel 1997 con altre riviste quali Rolling Stone e Harper's.
1998: Charles Lane diventa il nuovo direttore di New Republic in sostituzione di Michael Kelly. Nel mese di maggio, la rivista pubblica un nuovo articolo di Stephen Glass intitolato Hack Heaven, in cui il giornalista descrive l'incontro tra un giovane e arrogante hacker di nome Ian Restil e i soci di una compagnia denominata Jukt Micronics, i quali intendono assumere il ragazzo come consulente per la sicurezza, dopo che costui è riuscito a penetrare nei loro archivi informatici.
Glass - parlando dei buchi legislativi all'epoca presenti nel sistema americano su questo tipo di accordi volti a incentivare chi comunque commette un atto criminale - conclude l'articolo citando una conferenza - tenutasi presso un hotel di Bethesda - sponsorizzata dalla cosiddetta Assemblea Nazionale degli Hacker, in cui Restil viene acclamato come un eroe.
Ma qualcosa in questo articolo non torna a due giornalisti di Forbes Digital Tool, Adam Penenberg e Kambiz Foroohar. Oltre a non trovare traccia dell'esistenza della Jukt Micronics, i due non riescono nemmeno a confutare i dati forniti da Glass nell'articolo, compresa la conferenza del paragrafo finale, quasi fossero inesistenti.
I due chiedono spiegazioni a Charles Lane, il quale a sua volta interroga Stephen Glass. Costui mostra allora un sito web della Jukt Micronics, seppur alquanto dozzinale, e biglietti da visita della società su cui sono indicati numeri di telefono ed e-mail. Ma ai numeri di telefono rispondono delle segreterie telefoniche e le mail tornano indietro come inesistenti. Il giorno prima, tuttavia, uno dei soci della Jukt Micronics, George Sims, aveva chiamato Lane, dichiarando di non voler commentare l'articolo.
Glass afferma che con ogni probabilità è stato ingannato e si scusa. I giornalisti di Forbes gli credono, Lane no. Chiede dunque di essere accompagnato presso l'hotel dove si è tenuta la conferenza descritta nell'articolo.
Glass lo porta in una lobby dell'Hyatt Hotel a Bethesda, in Maryland: lo spazio sembra alquanto stretto per quella grande conferenza descritta dal giornalista, eppure Glass afferma che c'è stata e di avervi assistito. Lane però scopre che, nel giorno in cui Glass dichiara si sia tenuta la conferenza, la lobby era chiusa.
Poco tempo dopo, inoltre, Lane trova le prove che Glass ha ideato il sito web dell'inesistente Jukt Micronics, ha creato falsi biglietti da visita e ha convinto suo fratello Michael a chiamare Lane fingendosi George Sims. L'intero articolo Hack Heaven è stato inventato di sana pianta. Stephen Glass viene dunque licenziato.
Ma qualcosa ancora non torna a Charles Lane. Indaga su un altro articolo scritto da Glass e capisce che anche questo è stato inventato. Conduce allora un'indagine interna, dalla quale emerge infine che, dei 41 articoli scritti da Stephen Glass per New Republic, almeno 27 sono stati inventati, in tutto o in parte.
Una pagina nera del giornalismo americano, che qualche anno dopo trova la sua via sul grande schermo.


La storia dell'ascesa e caduta di Stephen Glass viene descritta dal giornalista Harry Gerard Bissinger in un articolo che compare su Vanity Fair nel settembre 1998. Tale articolo viene opzionato l'anno successivo da Craig Baumgarten e Gaye Hirsch, della rete televisiva HBO, per ricavarne un film originale da trasmettere sulla TV via cavo. Per scrivere la sceneggiatura viene contattato Billy Ray.
Vi è tuttavia, nel periodo in cui lo scrittore è impegnato nella stesura, un cambio ai vertici della rete televisiva, cosicché, quando la sceneggiatura viene consegnata, il film televisivo su Stephen Glass non rientra più tra le priorità.
Il progetto rimane nel limbo per circa un paio d'anni, fino a quando la Cruise/Wagner Productions acquisisce la sceneggiatura dalla HBO e la sottopone alla Lionsgate, che si dimostra interessata. Billy Ray, che vi tiene molto, chiede e ottiene di poter essere anche il regista: è il suo debutto dietro la macchina da presa.
Billy Ray ne approfitta per compiere anche una piccola revisione alla sceneggiatura, incentrandola maggiormente sul personaggio di Charles Lane. A tal proposito, conduce delle interviste con tutte le persone chiave coinvolte nella vicenda. Prova anche a contattare Stephen Glass tramite i suoi avvocati, ma l'incontro non avviene.
Per evitare problemi legali, Ray deve sottoporre la sceneggiatura agli avvocati della Lionsgate, specificando la fonte di ogni passaggio e ogni dialogo.
Per il ruolo di Stephen Glass, viene scelto Hayden Christensen. Scelta curiosa se si pensa che, nell'articolo di Vanity Fair, descrivendo il suo periodo iniziale in redazione come verificatore di fonti, Bissinger definisce Glass il "Darth Vader dei dettagli".
Le riprese si tengono a Bethesda, Montreal, Los Angeles e Washington tra l'estate e l'autunno del 2002. In fase di montaggio finale, Billy Ray sente che manca un epilogo appropriato e così chiede e ottiene dei fondi aggiuntivi per dirigere una scena in cui Christensen/Glass si rivolge a un'immaginaria classe di studenti.
L'Inventore Di Favole (Shattered Glass) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 31 ottobre 2003. A fronte di un budget di circa 6 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco meno di 3 milioni di dollari. Purtroppo il pubblico non premia questo film.
E Stephen Glass? Dopo aver abbandonato il mondo del giornalismo e aver pubblicato un romanzo intitolato The Fabulist (una sorta di sua autobiografia), sparisce per qualche anno dalle scene, riemergendone quando tenta di perseguire una carriera nel campo legale in California.
Pur lavorando come paralegale per uno studio, gli viene impedito di esercitare la professione di avvocato nei tribunali, poiché secondo la Corte Suprema non offre sufficienti garanzie di affidabilità. Un'ulteriore indagine, condotta durante la sua richiesta di approvazione come legale, porta alla conclusione che Glass abbia falsificato - in tutto o in parte - 42 articoli per le varie riviste con cui ha collaborato tra il 1996 e il 1998.
Chissà se un giorno Stephen Glass diverrà protagonista di un'altra storia.

lunedì 18 novembre 2019

A scuola di cinema: La Ragazza con l'Orecchino di Perla (2003)

1665: Il pittore olandese Johannes Vermeer realizza il ritratto di una ragazza dove spiccano in particolar modo il turbante che usa come copricapo e un orecchino splendente che porta sul lobo sinistro.
Vermeer è quel tipo di artista che ci è noto quasi unicamente per le sue opere, considerato che per vari motivi poche sono le notizie storiche certe su di lui giunte fino ai tempi nostri.
Vermeer realizza quasi 40 opere, ma questa spicca in particolar modo. Non ci è dato sapere quale fosse il nome di quella ragazza o il suo legame con l'artista olandese, ma il dipinto - che negli anni viene nominato Ragazza Col Turbante o, successivamente, Ragazza con l'Orecchino di Perla - acquisisce fama internazionale e oggi, grazie a una celebre pellicola, risulta il quadro più celebre di Vermeer.


Nel 1999, la scrittrice Tracy Chevalier pubblica il suo secondo romanzo, La Ragazza con l'Orecchino di Perla. Il suo romanzo d'esordio, La Vergine Azzurra, ha avuto risultati discreti, ma questo suo nuovo parto letterario si rivela un vero e proprio bestseller.
Una riproduzione del celebre quadro di Vermeer è stata attaccata a una parete della casa di sua sorella per anni e anche l'autrice ne ha posseduto una stampa per molto tempo. Continuando a vedere ogni giorno quest'opera, essa l'ha incantata, tanto da convincerla a incentrare un romanzo sul dipinto.
A tale scopo, Tracy Chevalier compie indagini sul pittore olandese e il periodo storico in cui viveva, per meglio contestualizzare il romanzo dove la ragazza, che lei chiama Griet, è la protagonista. Indagini durate otto mesi e rivelatesi alquanto complicate, poiché poche sono le informazioni sicure a disposizione relative all'Olanda del diciassettesimo secolo.
Prima ancora che il libro sia pubblicato, suscita l'interesse di alcune società di produzione, tra cui la Miramax Films. Accade tuttavia che una copia del libro - anche in questo caso prima della sua pubblicazione ufficiale - giunga tra le mani della sceneggiatrice inglese Olivia Hetreed, la quale ha lo stesso agente di Tracy Chevalier.
La donna legge il libro in una sola giornata e, prima che esso diventi un bestseller, convince suo marito Andy Paterson e il produttore Anand Tucker ad acquisirne i diritti, per circa diecimila sterline, in quanto convinta che possa essere oggetto di un adattamento cinematografico
In un primo momento, l'autrice del libro è tentata di scriverne anche la sceneggiatura, ma poi vi rinuncia. Olivia Hetreed allora si mette al lavoro: dopo aver effettuato anche lei delle ricerche storiche, concepisce la prima bozza, la quale risulta molto fedele all'opera originaria.
Le successive revisioni eliminano invece alcune sottotrame presenti nel libro, per concentrare la storia principalmente sul rapporto tra Johannes Vermeer e Griet. Cambiamenti e tagli che tuttavia non preoccupano Tracy Chevalier, conscia delle differenze tra cinema e narrativa.
Il primo regista scelto per questo progetto è Mike Newell, mentre il ruolo di Vermeer viene affidato a Ralph Fiennes e quello di Griet a Kate Hudson, la quale si rivolge personalmente ai produttori per ottenerlo.
Viene programmato l'inizio delle riprese per ottobre 2001 ma, circa un mese prima, Kate Hudson sceglie all'improvviso di ritirarsi dal progetto, ufficialmente a causa di divergenze creative. Addirittura si vocifera che l'attrice non volesse indossare il soggolo (il copricapo di Griet) e questo, unito a qualche contrasto coi produttori, abbia causato il suo allontanamento.
Con l'abbandono di Kate Hudson, anche Mike Newell decide poco tempo dopo di rinunciare per perseguire altri progetti. Resta dunque Ralph Fiennes, il quale però ha solo una finestra temporale a disposizione, prima di dover partecipare alle riprese di Un Amore a 5 Stelle. Finestra che si esaurisce e così anche lui si allontana.
La pellicola sembra perciò destinata a non essere realizzata, ma alcuni mesi dopo il regista Peter Webber - che fino a quel momento ha diretto solo documentari e un paio di film per la televisione inglese - capita nello studio dei produttori Tucker e Paterson, coi quali ha già avuto qualche contatto in passato, e nota un poster del dipinto di Vermeer. I tre iniziano a parlare della pellicola e, dopo che Webber ha letto la sceneggiatura e dimostrato interesse, il progetto riprende vita.
Mentre revisiona la sceneggiatura insieme a Olivia Hetreed, Webber inizia la procedura di casting per trovare la nuova interprete di Griet. In un primo momento sembra debba essere selezionata Kirsten Dunst, ma costei ha anche la possibilità di poter partecipare al primo Spider-Man diretto da Sam Raimi, e dunque non si lascia sfuggire questa occasione.
Vengono allora tenute delle audizioni a circa 150 attrici di età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni. Ne emerge infine vincitrice Scarlett Johansson, all'epoca in procinto di concludere le riprese di Lost In Translation. Per essere il più possibile somigliante alla ragazza del dipinto, l'attrice - dietro indicazione del reparto trucco - si schiarisce le sopracciglia.
Né lei né il regista Peter Webber decidono di leggere il libro di Tracy Chevalier, per non pregiudicare la loro visione del film e dei personaggi come appaiono nella sceneggiatura.
Per il ruolo di Vermeer, viene scelto Colin Firth. Per prepararsi alla parte, l'attore indaga sul periodo storico in cui è vissuto il pittore e visita i musei dove sono presenti i dipinti dell'artista.
Le riprese si tengono in Amsterdam, Belgio e Lussemburgo. Parte di esse vengono girate a Delft, la città dove venne dipinto il quadro.
La Ragazza con l'Orecchino di Perla (Girl with a Pearl Earring) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 12 dicembre 2003. A fronte di un budget di 10 milioni di sterline, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 31 milioni di dollari.
Per il tipo di film e la difficoltà del tema trattato è un esito più che buono e anche Tracy Chevalier rimane soddisfatta del risultato finale. Inoltre permette a Scarlett Johansson, dopo il buon riscontro di Lost In Translation, di continuare su un percorso autoriale che, paradossalmente o forse no, pochi anni dopo le spalanca le porte a ruoli più significativi... ma questa è un'altra storia.

venerdì 15 novembre 2019

A scuola di cinema: Speed (1994)

1985: Esce il film A 30 Secondi Dalla Fine (Runaway Train), basato su un soggetto di Akira Kurosawa, che vede Jon Voight ed Eric Roberts - nella parte di due prigionieri evasi - bloccati su un treno senza macchinista diretto ad alta velocità lungo un binario morto.
Dietro consiglio di suo padre, un giovane sceneggiatore di nome Graham Yost vede la pellicola qualche anno dopo la sua uscita e, prendendo in parte spunto da essa, pensa a una storia che sia ambientata su un autobus su cui è stata piazzata una bomba e che non possa andare sotto una certa velocità. Alcuni anni dopo, ha la possibilità di mettere in pratica quest'insolita idea.


1991: Graham Yost è senza un impiego fisso e cerca, tramite il suo agente, di piazzare alcune sceneggiature, soprattutto per serie televisive e sitcom. Avendo dunque tempo libero, scrive in circa quattro settimane la sceneggiatura di un film intitolato Minimum Speed.
In principio, la storia si svolge quasi unicamente sul bus, il quale deve andare a una velocità minima di 20 miglia orarie, ma un suo amico, Paul Bubra, gli suggerisce di portare la velocità a 50 miglia orarie e Yost accetta il consiglio. Lo scrittore toglie inoltre la parola Minimum dal titolo, consapevole che un film d'azione con questa parola rischierebbe di non attirare pubblico, e nel climax finale fa esplodere il mezzo di trasporto contro l'insegna di Hollywood.
Convinto che ci vorrà molto tempo prima che questo trattamento venga notato, se mai verrà notato, Yost si reca con sua moglie in Oregon per il matrimonio di un amico. Lì pochi giorni dopo riceve una telefonata dal suo agente, il quale lo informa che la Paramount ha acquistato la sceneggiatura.
La casa di produzione vorrebbe come regista John McTiernan, grazie alla sua esperienza nel dirigere film d'azione, ma costui declina in quanto vede il progetto come troppo simile a Trappola di Cristallo (Die Hard), da lui appunto diretto qualche anno prima.
McTiernan suggerisce allora come alternativa Jan De Bont, alla sua prima esperienza come regista, in quanto fino a quel momento ha lavorato come direttore della fotografia, tra cui anche per un paio di film diretti da McTiernan.
Alla fine, tuttavia, la Paramount decide di rinunciare al progetto, convinta che un film di due ore ambientato su un bus non funzionerebbe. De Bont e Yost si rivolgono allora alla 20th Century Fox, la quale si dimostra interessata, ma chiede che siano aggiunte ulteriori scene non ambientate sul bus per rendere la trama più variegata.
Yost inserisce allora la scena iniziale ambientata in un ascensore, dietro suggerimento di De Bont (che era rimasto intrappolato proprio in un ascensore durante la produzione di Trappola di Cristallo), e aggiunge di sua iniziativa la battaglia finale sulla metropolitana modificando l'epilogo originario, convincendo così la Fox a dare il via al progetto.
Per il ruolo del protagonista, Jack Traven, la prima scelta ricade su Stephen Baldwin, ma costui rifiuta poiché pensa che il personaggio sia troppo simile al John McClane di Trappola di Cristallo (ironicamente, la stessa obiezione di McTiernan).
De Bont allora propone il nome di Keanu Reeves, di cui ha apprezzato l'interpretazione in Point Break. Anche Reeves, però, è esitante, visto che la sceneggiatura è ancora in fase di rifinitura.
Un primo, ignoto sceneggiatore effettua una prima revisione, che scontenta del tutto Yost, il quale interviene di persona e la rivede a sua volta in circa tre giorni. Dopodiché, qualche settimana prima dell'inizio delle riprese, essa viene affidata a Joss Whedon per un'ulteriore rifinitura. Whedon interviene in particolar modo sui dialoghi, riscrivendone la maggior parte, d'intesa con Yost. Tale ultimo intervento convince Keanu Reeves ad abbandonare le ultime riserve e accettare infine la parte.
Nonostante questo prezioso e ampio lavoro, tuttavia, Joss Whedon alla fine non viene accreditato in via ufficiale come sceneggiatore.
Per prepararsi alla parte, Reeves passa due mesi in palestra e si allena con alcuni agenti della S.W.A.T. Inoltre, dietro richiesta di De Bont, si taglia i capelli. L'attore esagera tuttavia col suo taglio e la Fox attende qualche giorno perché la sua capigliatura ricresca un po', prima di dare il via alle riprese.
Per il ruolo della protagonista, Annie Porter, in una prima fase della sceneggiatura è una paramedica afroamericana e viene contattata Halle Berry, che però rifiuta. In una successiva revisione diviene un'insegnante di scuola guida. Yost ha in mente per questo ruolo Ellen DeGeneres, che tuttavia non viene contattata dalla produzione. La parte viene infine affidata a Sandra Bullock, la quale decide di prendere lezioni di guida di un autobus.
Il ruolo dell'antagonista, Howard Payne, viene affidato a Dennis Hopper. Il suo casting convince Yost a modificare in corsa la trama originaria che vede come cattivo principale - assistito da un complice - il personaggio di Harry Temple interpretato da Jeff Daniels, che invece nell'ultimo script rivisto da Whedon rimane ucciso, lasciando spazio al solo Hopper, la cui presenza e carisma per Yost risultano credibili e sufficienti a rappresentarlo come unica mente criminale.
Le riprese iniziano il 7 settembre 1993 e si concentrano principalmente nella città di Los Angeles. Un giorno, il regista Jan De Bont nota che un tratto di una interstatale è ancora in costruzione e concepisce una scena non prevista nella sceneggiatura, il salto del bus di una strada interrotta. Per questa scena non viene usata tecnologia CGI e il salto avviene davvero grazie a un'apposita rampa e con dentro il mezzo uno stuntman professionista adeguatamente protetto. Alla fine saranno utilizzati 10 autobus per tutte le riprese.
Nonostante le proteste di De Bont, Reeves insiste per girare anche le scene più pericolose, facendo ricorso alla controfigura solo quando è strettamente necessario. 
Le riprese si concludono il 23 dicembre 1993. All'inizio la Fox pianifica di distribuire la pellicola nell'agosto 1994, data che viene anticipata a giugno a seguito del favorevole riscontro di alcune preview con pubblico selezionato.
Speed viene programmato nei cinema americani a partire dal 10 giugno 1994. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare oltre 350 milioni di dollari.
La carriera di Keanu Reeves all'epoca dell'uscita di questo film è già lanciata, ma si può dire che anche grazie ad esso ha poi preso piena velocità... ma questa è un'altra storia.

martedì 12 novembre 2019

A scuola di cinema: Clerks - Commessi (1994)

1993: Un appassionato lettore di fumetti e amante del cinema, nonché fan sfegatato della saga di Star Wars, lavora come commesso presso un emporio del New Jersey, il Quick Stop Convenience Store, fino a che decide - con un pizzico di follia - di dirigere e produrre un film indipendente. Un film che cambierà del tutto la sua vita. Il suo nome è Kevin Smith.


Nel 1991, Kevin Smith assiste alla proiezione del film indipendente Slacker, diretto da Richard Linklater, ambientato nella città natale del regista in Texas, e ne rimane conquistato, decidendo di provare a fare qualcosa di simile.
Per apprendere i fondamenti del lavoro di regista e sceneggiatore, Kevin Smith si iscrive a un corso della durata di otto mesi presso la Vancouver Film School, ma lo abbandona dopo quattro mesi ritenendo di aver già appreso tutto quello che era necessario.
Lì incontra Scott Mosier e David Klein, coi quali stringe una forte amicizia e che poco tempo dopo si trasferiscono in New Jersey per aiutarlo a sviluppare il suo film, nei ruoli rispettivamente di produttore e direttore della fotografia.
Per portare avanti questo progetto, Smith fonda insieme a Mosier la società di produzione View Askew Productions. Per racimolare il denaro necessario, il regista vende la sua collezione di fumetti, riceve una donazione da parte dei suoi genitori, incassa il premio di un'assicurazione per danni a una sua auto e prosciuga le sue carte di credito.
Ottiene alla fine poco più di 27.000 dollari, motivo per il quale si vede costretto a girare la pellicola in bianco e nero, visto che con un film a colori la post-produzione verrebbe a costare molto di più.
Smith scrive la sceneggiatura del suo film - intitolato in origine Inconvenience - basandosi sulle sue esperienze come commesso del Quick Stop, prendendo ispirazione da sé stesso per il personaggio di Dante Hicks e dal suo amico Bryan Johnson - commesso di un negozio di videocassette di fianco al suo - per il personaggio di Randal Graves.
Nonostante ciò, Smith in origine intende interpretare Randal, ma capisce ben presto che essere il regista e avere al contempo anche un ruolo da protagonista potrebbe rivelarsi fin troppo stressante, così riserva per sé la parte di un personaggio minore, Silent Bob.
Per trovare gli altri interpreti, Smith cerca tra gli attori della scena teatrale del New Jersey pubblicando un annuncio su un giornale. È così che trova Brian O'Halloran, a cui affida il ruolo di Dante, e Marylin Ghigliotti, che si aggiudica la parte di Veronica Loughran, la fidanzata di Dante.
Il personaggio di Randal, invece, viene affidato a Jeff Anderson, un amico di Kevin Smith che aiuta il regista e sceneggiatore nel corso delle audizioni leggendo le parti di vari personaggi durante i provini dei vari attori.
Per il suo migliore amico, Jason Mewes, un operaio edile, Kevin Smith concepisce la parte di Jay, il socio di Silent Bob.
A coprire altri ruoli, infine, vi sono la madre e la sorella di Smith e alcuni suoi amici, un paio dei quali interpretano più di un personaggio. Per tutti loro è praticamente la prima esperienza cinematografica.
Le riprese iniziano il 19 marzo 1993, in New Jersey, presso il Quick Stop Convenience Store e il confinante RST Video. Avendo Smith il suo turno come commesso di giorno, può permettersi di girare solo la notte, al di fuori degli orari di lavoro. Da qui la spiegazione sul perché nel film la serranda rimanga chiusa e ci sia sempre l'illuminazione all'interno.
Ciò lascia al regista, alla fine delle riprese giornaliere, una o al massimo due ore di sonno, prima che debba ricominciare di nuovo il suo turno di lavoro. Stessa cosa per i suoi compagni di pellicola, i quali durante il giorno devono occuparsi di altre faccende e impegni personali. Alla fine, tutti soffrono per qualche tempo di sindrome di privazione del sonno.
Nella versione originaria, la scena finale vede Dante ucciso a sangue freddo da un rapinatore ignoto poco dopo l'orario di chiusura. Smith opta per questo finale principalmente perché non ha idea di come concludere la storia e come sorta di curioso omaggio al film Fa' La Cosa Giusta, di Spike Lee.
Le riprese si concludono il 24 aprile 1993.
Smith riesce a far sì che la pellicola sia programmata durante la manifestazione Independent Feature Film Market che si tiene a New York. Tuttavia il pubblico presente alla sua visione è alquanto scarso. Uno degli spettatori è però Bob Hawk, uno dei componenti del comitato di selezione del Sundance Film Festival.
Hawk inizia a far promozione alla pellicola di Smith, fino a ottenere che sia programmata nell'edizione del 1994 del Sundance Film Festival, dove ottiene un riscontro eccezionale. Subito dopo, Smith e Mosier vengono avvicinati da Harvey Weinstein della Miramax Films, il quale si propone per la distribuzione del film, facendolo programmare anche durante il Festival di Cannes di quello stesso anno.
Smith decide allora - pur non ricevendo pressioni in tal senso dalla casa di produzione - di modificare il finale, concludendolo su una nota più lieta ed eliminando l'uccisione di Dante.
La Motion Picture Association of America (MPAA) classifica in principio il film come vietato ai minori, per via del suo linguaggio ritenuto troppo scurrile. Poiché questo rischia di compromettere in maniera seria gli incassi, in quanto pochi cinema sono disposti a programmare film vietati e di un regista sconosciuto, la Miramax presenta appello facendosi assistere dal prestigioso avvocato Alan Dershowitz e ottenendo infine l'autorizzazione alla visione da parte dei minori se accompagnati da un adulto.
Clerks - Commessi (Clerks) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 19 ottobre 1994. A fronte di un budget iniziale di 27.575 dollari, lievitato a 230.000 dollari a seguito della post-produzione della Miramax, che vi aggiunge le tracce della colonna sonora, il film arriva infine a incassare solo sul territorio statunitense 3 milioni e duecentomila dollari.
Un debutto davvero straordinario per Kevin Smith. L'impiego come commesso ormai alle sue spalle e con una carriera cinematografica lanciata, passa in poco tempo dall'essere un anonimo lavoratore in un emporio a un regista e sceneggiatore conteso dagli studios cinematografici... ma questa è un'altra storia.

sabato 9 novembre 2019

A scuola di cinema: Buffy - L'Ammazzavampiri (1992)

1990: Uno scrittore di sitcom alle prime armi, nonché correttore di bozze spesso non accreditato di svariate sceneggiature, sta cercando - come molti altri giovani scrittori venuti prima di lui - di farsi approvare un proprio progetto personale che possa lanciare la sua carriera.
Tale occasione a un certo punto arriva, quasi in maniera casuale, e anche se non tutto va secondo i piani gli permette infine di iniziare a tracciare una propria strada lavorativa. Il nome di questo scrittore è Joss Whedon.


Mentre è impegnato nella produzione dell'unica stagione della sitcom Fra Nonni e Nipoti, che vede tra i suoi protagonisti anche un giovane Leonardo DiCaprio, Joss Whedon pensa a un'idea che sovverta il classico cliché della donna bionda e svampita sempre in pericolo, con una storia intitolata Rhonda the Immortal Waitress, la quale vede protagonista una cameriera che scopre appunto di essere immortale. Abbandona tuttavia subito quest'idea, poco più che abbozzata, e la rimodella, cambiando il nome e il ruolo della protagonista.
Scrive dunque una sceneggiatura intitolata Buffy The Vampire Slayer, che viene acquistata nell'autunno del 1991 dalla società di produzione Sandollar, fondata da Dolly Parton. Tale sceneggiatura rimane tuttavia nel limbo per alcune settimane, fino a quando non viene notata dalla regista Fran Rubel Kuzui.
Costei - che ha ottenuto molti apprezzamenti nel 1988 grazie al suo primo lungometraggio, Tokyo Pop - lavora insieme a Whedon su una rifinitura della sceneggiatura originaria e, grazie ai suoi contatti e a quelli di suo marito, Kaz Kuzui, riesce a portarla all'attenzione della 20th Century Fox
La quale pone tuttavia delle condizioni: la sceneggiatura deve essere revisionata in maniera ulteriore, poiché il suo tono da commedia dark non è ritenuto dei più adatti e ci sono scene giudicate troppo forti per una pellicola diretta a un pubblico di adolescenti (nel trattamento di Whedon, Buffy non esita a dare fuoco a un'intera palestra, pur di eliminare i suoi nemici). Deve dunque mirare verso toni più leggeri, quasi da commedia pura.
Per il ruolo della protagonista, viene contattata inizialmente - dietro consiglio di Whedon - Alyssa Milano, ma non essendo costei disponibile il ruolo viene affidato a Kristy Swanson, al suo primo ruolo cinematografico di una certa rilevanza.
Per il ruolo del protagonista, Pike, le buone conoscenze di Kaz Kuzui permettono di avere a bordo Luke Perry. Questo tuttavia causa anche problemi di tempistica: essendo l'attore impegnato con le riprese della serie televisiva Beverly Hills 90210, ha solo una breve finestra temporale a disposizione per poter partecipare. La pre-produzione della pellicola deve dunque durare cinque settimane e le riprese al massimo sei settimane, perché possa uscire durante il periodo estivo.
Il film rappresenta anche l'esordio cinematografico per l'attrice Hilary Swank e vede inoltre una breve partecipazione di Ben Affleck, allora alle prime armi.
Vi è poi il curioso caso del personaggio di Amylin. In origine è un personaggio femminile e il ruolo viene affidato all'attrice Joan Chen, la quale però non è disponibile. Viene messo dunque sotto contratto l'attore Paul Reubens e così il ruolo e la sceneggiatura vengono modificati per rendere Amylin un uomo.
Sono previsti anche dei cameo di alcune celebrità, quali David Bowie e Mick Jagger, sotto forma di vampiri, ma per motivi di tempo e soprattutto budget - avendo già la produzione messo sotto contratto due star quali Donald Sutherland e Rutger Hauer - questo non può essere realizzato.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 20 febbraio 1992, concentrandosi principalmente nella città di Los Angeles. Joss Whedon viene assunto come consulente e assistente alla produzione, ma ha già mal digerito i numerosi cambiamenti apportati alla sua sceneggiatura originaria e l'eccessiva ingerenza dei produttori.
A peggiorare le cose, inoltre, sul set lo sceneggiatore ha un pessimo rapporto lavorativo con Donald Sutherland. Pur stimandolo come attore, Whedon non sopporta che costui cambi spesso e volentieri le sue battute, rendendo a suo parere alcune scene incomprensibili per via dei suoi dialoghi, senza che Fran Rubel Kuzui faccia qualcosa per mitigare questa situazione.
Sutherland giunge al punto di far modificare in maniera ulteriore la sceneggiatura quando impone che il personaggio di Merrick, da lui interpretato, sia ucciso, quando invece nel trattamento di Whedon sceglie di suicidarsi.
Frustrato da tutto ciò, alla fine Joss Whedon decide di abbandonare il set per non tornarvi mai più e non avrà mai più alcuna stima professionale per Donald Sutherland.
Le riprese si concludono il 26 aprile 1992.
Buffy - L'Ammazzavampiri (Buffy The Vampire Slayer) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 31 luglio 1992. A fronte di un budget di 7 milioni di dollari, il film arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 16 milioni e seicentomila dollari. Non viene considerato un totale insuccesso, ma di sicuro non è il risultato sperato dalla Fox. Tanto che in breve tempo il film viene dimenticato e il destino della Cacciatrice sembra segnato.
Non è tuttavia questo il vero epilogo. Alcuni anni dopo l'uscita della pellicola, Gail Berman, CEO della Sandollar, la quale è ancora titolare dei diritti, chiede a Whedon se sia interessato a sviluppare Buffy sotto forma di serie televisiva. Per lo sceneggiatore è la possibilità di riscattare quel fallimento da lui non voluto di qualche tempo prima.
Ne approfitta dunque per prendere a riferimento la sua sceneggiatura originaria, senza tenere in alcun conto gli eventi del film, e - con un progetto intitolato all'inizio solo Slayer - utilizzando anche soldi di propria tasca Whedon dirige un corto di circa 25 minuti, che viene inviato all'attenzione di alcuni network televisivi.
Tale corto viene opzionato da WB Network, che manda in onda il primo episodio di Buffy The Vampire Slayer il 10 marzo 1997. Sarah Michelle Gellar sostituisce Kristy Swanson nel ruolo della Cacciatrice.
È solo la prima di sette stagioni che rivoluzioneranno il mondo delle serie televisive e permetteranno a Joss Whedon, pur con qualche rovescio di fortuna lungo la via, di tracciare finalmente quella propria strada iniziata più di un lustro fa.
E col tempo di divenire sia regista che sceneggiatore di film molto importanti... ma questa è un'altra storia.

giovedì 7 novembre 2019

A scuola di cinema: Venerdì 13 (1980)

1971: Esce nei cinema italiani il film Reazione a Catena, diretto da Mario Bava, incentrato su una serie di omicidi violenti e crudeli. La pellicola ottiene buoni riscontri nel nostro paese, a differenza di altri film del regista romano, e viene importata negli Stati Uniti, dove viene intitolata Twitch of the Death Nerve, divenendo oggetto di culto per futuri registi quali Tim Burton o Quentin Tarantino
Il film viene preso a modello da altri registi americani dell'epoca e diviene l'antesignano di un nuovo genere, lo slasher movie.
1978: Esce Halloween di John Carpenter, pellicola grazie alla quale lo slasher movie inizia a mostrare delle potenzialità, arrivando a guadagnare 70 milioni di dollari a fronte di un budget iniziale di poco più di 300.000 dollari.
Gli studios cinematografici iniziano dunque a guardarsi intorno, per capitalizzare su questo genere dai bassi costi e grandi incassi. Una cosa che non sfugge all'attenzione del produttore Sean Sexton Cunningham, responsabile della creazione di una delle più celebri saghe horror di sempre.


Sean Cunningham inizia la sua carriera cinematografica nei primi anni settanta del ventesimo secolo, producendo e dirigendo alcuni film softcore. Nel 1972 collabora con Wes Craven, producendo il film L'Ultima Casa a Sinistra, la sua prima incursione nel genere horror.
Cunningham produce in seguito un paio di commedie, entrambe sceneggiate da un giovane scrittore di nome Victor Miller, ma queste non incontrano il successo sperato.
Cunningham allora, nel 1979, decide di tornare al genere horror, l’unico che fino a quel momento gli abbia dato delle soddisfazioni e che - poiché tutti affrontano certi problemi - gli può consentire di pagare le bollette. Ma visto che Wes Craven si è ormai trasferito sulla Costa Est degli Stati Uniti, decide di portare avanti un nuovo progetto da solo, sia come regista che come produttore, col sempre prezioso aiuto di Victor Miller come sceneggiatore.
Quest'ultimo, nel concepire un nuovo slasher movie che sia d'impatto, si ispira in maniera dichiarata a Halloween, con Cunningham che lo esorta a spingere ancora di più sull'acceleratore, a creare qualcosa che riesca sia a scioccare che a divertire il pubblico.
I due decidono di ambientare il tutto in un campeggio estivo, poiché è una location facile da trovare e Miller ricorda ancora le storie d'orrore che gli raccontava suo fratello, il quale le aveva sentite appunto durante le vacanze estive.
Il primo titolo concepito è A Long Night at Camp Blood, ma Cunningham pensa sia poco incisivo. Ricorda allora un titolo che gli era venuto in mente durante la produzione di una delle sue commedie, Friday The 13th.
Convinto della bontà di questo progetto, e per evitare che altri si approprino dell'idea, Cunningham – con la stesura della sceneggiatura ancora da completare – commissiona a un'agenzia la creazione di un apposito logo e lo fa comparire sulla rivista Variety, tramite uno spazio pubblicitario pubblicato il 4 luglio 1979.
Il tutto attira l'attenzione della Georgetown Productions, la quale si dichiara pronta a investire nel progetto un budget di circa 550.000 dollari. Trovati i finanziamenti, Cunningham aiuta Victor Miller a completare la sceneggiatura, la cui prima bozza viene scritta in poco più di due settimane, ma che diviene oggetto poi di almeno tre revisioni.
All'inizio il nome del ragazzo annegato, la cui morte darà vita alla prima serie di delitti, è Josh Voorhees - un cognome di una ragazza con cui Victor Miller usciva durante il periodo scolastico - ma lo sceneggiatore non ne rimane convinto e lo ribattezza dunque Jason. Inoltre la storia non termina con l'allucinazione dell'ultima ragazza sopravvissuta, che viene trascinata da Jason in fondo al lago.
Cunningham si rivolge a un'agenzia di New York, TNI Casting, specializzata nel campo teatrale, perché cerchi gli otto giovani interpreti della pellicola: la sua richiesta è che non debbano necessariamente essere dei bei ragazzi, ma che risultino comunque credibili nel loro ruolo di componenti dello staff del campeggio, Crystal Lake.
Dell'incarico si occupano Julie Hughes e Barry Moss, i quali iniziano a pescare a piene mani dal mondo delle soap opera. Da qui proviene anche l'interprete più noto del giovane cast, Kevin Bacon, seppur ancora alle prime armi e alla ricerca di un ruolo che possa lanciare la sua carriera di attore dopo la sua apparizione un anno prima in Animal House.
Per il ruolo della madre di Jason, Mrs. Voorhees, viene contattata in prima battuta Estelle Parsons, ma costei rifiuta, dietro consiglio del suo agente che ritiene il film troppo violento. La sceneggiatura viene perciò inviata a Betsy Palmer, una diva della televisione americana che non compare tuttavia sul grande schermo dal 1959.
Betsy Palmer giudica il copione orribile e lo getta nella spazzatura, ma poi ci ripensa, visto che ha bisogno subito di soldi per comprarsi un'auto nuova e la paga proposta, mille dollari al giorno, è proprio quella che fa al caso suo. Si convince inoltre che questo film sarà presto dimenticato dal pubblico e così accetta la parte.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 4 settembre 1979. Vengono effettuate in New Jersey, presso le città di Blairstown e Hope, sfruttando un locale campo boyscout, Campo NoBeBoSco - ovvero Crystal Lake - durante un periodo di pausa autunnale. Location ottimale, poiché molte delle strutture sono già presenti e non occorre molta manodopera. L'autorizzazione a girare le riprese viene garantita solo dopo che è stata fatta una donazione all'associazione dei boyscout statunitensi.
Cunningham sente che manca qualcosa, un colpo di scena finale. Il truccatore e responsabile degli effetti speciali del film, Tom Savini, suggerisce allora di far comparire Jason Voorhees all'improvviso dal lago, ispirandosi all'epilogo di Carrie di Brian De Palma. Nonostante lo scarso entusiasmo al riguardo di Victor Miller, secondo cui Jason è una vittima e non un carnefice, l'idea viene accettata.
Venendo tale idea dal responsabile del reparto trucco, si decide di rendere Jason affetto da una malattia al volto, tale da farlo risultare dunque sfigurato. Il primo Jason Voorhees cinematografico è Ari Lehman, che aveva preso parte a una precedente commedia prodotta da Sean Cunningham, Manny's Orphans, e che si propone personalmente per questo ruolo.
Le riprese si concludono il 3 ottobre 1979.
Il compositore Harry Manfredini si occupa della colonna sonora. Prendendo spunto da una frase pronunciata da Betsy Palmer, "Kill her, mommy", ne storpia in un microfono la pronuncia in Ki Ma, facendo sì che queste due sillabe risuonino come un'eco tramite un apposito macchinario. Effettua il tutto da solo, visto che il budget a disposizione non gli permette di avere un coro.
Quando Frank Mancuso Sr., produttore alla Paramount, nota il film capisce subito che può essere un grande successo e fa di tutto perché la casa di produzione ne acquisisca i diritti di distribuzione, vincendo infine la concorrenza della United Artists e della Warner Bros., anche se quest'ultima se ne assicura la distribuzione sui mercati internazionali.
Venerdì 13 (Friday The 13th) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 9 maggio 1980. A fronte di un budget di 550.000 dollari, il film arriva infine a incassare a livello internazionale quasi 60 milioni di dollari.
È un grande e perlopiù insperato successo che dà vita a un nuovo, redditizio franchise cinematografico... ma questa è un'altra storia.

lunedì 4 novembre 2019

A scuola di cinema: Bianco, Rosso e Verdone (1981)

1980: L'attore e regista Carlo Verdone, dopo anni di apparizioni televisive e in teatro, ha appena visto lanciata la sua carriera cinematografica grazie al suo primo lungometraggio, Un Sacco Bello. La partnership lavorativa con Sergio Leone, che gli ha portato sia grandi soddisfazioni che severe lezioni su come comportarsi fuori e dentro il set, si è rivelata fruttuosa. E Leone per primo vuole che la collaborazione tra loro due continui, esortando dunque Verdone a ideare un nuovo film sulla falsariga del precedente.
L'attore sa che non sarà affatto semplice bissare il successo del suo film d'esordio, ma è di certo determinato a provarci.


Per trovare la concentrazione necessaria a sviluppare una nuova storia, Carlo Verdone si ritira presso una villa di campagna nella regione della Sabina. Lì, circondato dal silenzio e da una natura incontaminata, idea un soggetto incentrato su tre diversi personaggi - tutti da lui interpretati - che attraversano l'Italia per andare a votare, sviluppandolo poi in una sceneggiatura scritta in collaborazione con Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi.
Il personaggio di Furio Zoccaro, già portato con successo da Verdone a teatro per alcuni sketch comici, è basato su alcune persone (uno zio, un amico di famiglia, una persona che frequenta lo stesso bar dove si reca l'attore) che Carlo Verdone ha incontrato nel corso degli anni. Verdone ne esaspera alcuni aspetti - la logorrea, l'eccessiva precisione - circondandolo di una famiglia.
Forse per contrasto alla loquacità di Furio, Verdone idea il personaggio dell'emigrante Pasquale Amitrano, per cui trae in parte ispirazione dal mimo e attore Jacques Tati. Costui - eccezion fatta per la scena finale - non parla mai e si esprime solo tramite risate e borbottii.
Infine, il personaggio di Leo Nuvolone di Un Sacco Bello viene rimodellato come Mimmo, stavolta affiancato da una nonna.
Il casting di quest'ultimo personaggio non si rivela semplice. Seguendo il consiglio di un amico, Verdone si sintonizza su una radio privata, Radio Lazio, dove viene trasmesso un programma incentrato in particolar modo sulle telefonate di donne tradite, e che viene condotto, con fin troppa veracità e spontaneità, da Elena Fabrizi, alias Sora Lella, sorella del grande attore Aldo Fabrizi.
Verdone rimane conquistato dalla sua verve, tanto che si reca subito a incontrarla presso un bar da lei frequentato, proponendole la parte. Elena Fabrizi è entusiasta, ma allo stesso tempo si convince che l'attore non manterrà la sua promessa.
Verdone invece tiene fede alla parola data. C'è qualcuno, tuttavia, che non è altrettanto entusiasta quanto lui ed è Sergio Leone. Il produttore è infatti preoccupato per lo stato di salute della donna, affetta da diabete. Temendo che l'assicurazione non garantirà la sua copertura, impone dunque dei provini con altre attrici. Nessuna di queste, tuttavia, si rivela brava ed efficace come Sora Lella e Leone, che pur non abbandona i suoi timori, è costretto a capitolare.
Per il personaggio della moglie di Furio, Magda, vengono provinate numerose attrici, tra cui Ornella Muti e Isabella Rossellini. Verdone e Leone cercano qualcuna che possa esprimere malinconia col proprio sguardo e la trovano infine in un'attrice russa, Irina Sanpiter, presente a Roma in visita da una sua parente.
Irina Sanpiter ha mandato due sue fotografie alla produzione e, dovendo recuperarle, si imbatte in Leone, che la convince a sostenere l'audizione con cui viene scelta. L'attrice viene poi doppiata con accento torinese da Solvejg D'Assunta.
Per il ruolo del seduttore Raoul, viene scelto Angelo Infanti. Verdone lo incontra durante un pranzo a casa di Sergio Leone e rimane affascinato dalla sua comicità un po' sopra le righe.
Quando si arriva al titolo della pellicola, Leone si dichiara contrario rispetto a quello proposto, da un lato per non andare a toccare la sensibilità di alcuni mettendo in gioco il tricolore, dall'altro perché c'è stato alcuni anni prima, nel 1972, un film con un titolo simile, Bianco, Rosso e..., che non è andato molto bene. Alla fine tuttavia le titubanze vengono messe da parte.
Le riprese iniziano nel tardo e freddo settembre 1980, programmate su un periodo iniziale di circa quattro settimane e concentrate in particolar modo nelle città di Roma, L'Aquila e Tivoli.
Le basse temperature complicano la vita a Verdone, visto che la storia è ambientata poco prima dell'estate e un paio di personaggi indossano magliette a maniche corte. Tanto che a un certo punto contrae una lieve forma febbrile e di bronchite che poi peggiora, costringendolo a sospendere per qualche giorno le riprese. Sospensione che si verifica ancora quando una parte dell'attrezzatura viene rubata in autostrada.
Per la scena finale, con lo sfogo di Pasquale Amitrano, Verdone decide di farlo esprimere con un mix di dialetto pugliese/lucano incomprensibile. Dopo alcuni minuti di concentrazione, l'attore parte col monologo, che riesce al primo ciak.
Completate le riprese ed effettuato un primo montaggio, Sergio Leone mostra un'ultima perplessità rispetto al personaggio di Furio, che a suo dire potrebbe risultare antipatico al pubblico. Organizza allora una proiezione privata della pellicola, a cui partecipano Alberto Sordi e Monica Vitti, i quali alla fine si complimentano con Verdone e non sollevano alcuna obiezione. Anzi, Sordi afferma che il personaggio di Furio è meraviglioso.
Bianco, Rosso e Verdone viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 20 febbraio 1981. Dopo due settimane di buoni riscontri, vi è poi un calo quasi drastico dovuto in particolar modo all'arrivo nelle sale del primo lungometraggio diretto da Massimo Troisi, Ricomincio Da Tre.
Alla fine, dunque, il nuovo film di Carlo Verdone, pur ottenendo buoni incassi, non riesce a replicare il successo di Un Sacco Bello. Cosa che porta Sergio Leone, che pur continuerà a mantenere sempre ottimi rapporti con lui, a ritirarsi dalla produzione di un possibile terzo film e a tagliare i ponti lavorativi con l'attore.
Questo tuttavia non impedisce a Elena Fabrizi di vincere un Nastro d'Argento come miglior attrice esordiente (pur essendo apparsa in qualche film in passato, era sempre in ruoli da comparsa o comprimaria minore). Un esordio avvenuto a sessantasei anni.
Dopo aver meditato se abbandonare dunque il mondo del cinema, Verdone trova un nuovo mentore e produttore in Mario Cecchi Gori... ma questa è un'altra storia.