lunedì 30 settembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Arrowsmith - Dietro le Linee Nemiche


In Il Fascino della Divisa abbiamo fatto la conoscenza di Fletcher Arrowsmith, un giovane ragazzo del Connecticut che - contro il parere della famiglia - si è offerto volontario per combattere nella Grande Guerra tra l'Impero Prussiano e la Gallia.
Un conflitto molto particolare, che fa ampio utilizzo delle arti magiche, ma che come tutte le guerre miete molte vittime, tra cui giovani soldati e persone innocenti.
Provato dalle drammatiche esperienze vissute, Fletcher Arrowsmith ritorna in una nuova miniserie di sei numeri, Dietro le Linee Nemiche (Behind Enemy Lines), pubblicata nel 2022 da Image Comics, scritta da Kurt Busiek e disegnata da Carlos Pacheco, in quella che è stata l'ultima storia da lui completata.
1916: Fletcher Arrowsmith viene inviato in missione oltre le linee nemiche, ma il suo squadrone si imbatte subito in delle truppe prussiane. Arrowsmith ha poche speranze contro di loro e viene catturato.
Ma questo è esattamente ciò che vogliono lui e i suoi superiori. Arrowsmith è infatti in missione sotto copertura e, nel campo in cui è stato imprigionato, vi è una spia con cui deve entrare in contatto.
Questa spia è in possesso di informazioni molto importanti, comprese quelle che potrebbero portare a una scoperta capace di cambiare le sorti del conflitto: l'identità della vera mente dietro la guerra che sta imperversando in Europa.
La prima miniserie aveva messo bene in chiaro i toni generali della saga. Incentrata su un uomo comune deciso a fare la cosa giusta, ma che scopre ben presto che è molto difficile portare a termine questo obiettivo in un mondo che non si cura degli innocenti e di chi viene mandato consapevolmente a morire sul campo di battaglia.
L'atmosfera anti-militarista è ovviamente presente anche in questa seconda miniserie, ma rimane molto sullo sfondo - forse perché in effetti c'era poco altro da aggiungere - e ci si concentra dunque su una nuova trama, che unisce spionaggio, azione e misticismo, che vuole andare a fondo dei misteri che circondano la saga e che fino a quel momento erano stati appena accennati (quali sono le cause del conflitto? Chi lo sta fomentando?).
Ovviamente si tratta di una trama che merita il suo giusto spazio e dunque l'autore l'ha concepita con un più ampio respiro. Non stupirà, dunque, apprendere che questa è una storia "incompleta", se così la possiamo definire, che non solo non offre tutte le risposte, ma si ferma anche nel mentre.
Che un seguito ci sarà è indubbio, forse è già stato sceneggiato. E qui arriviamo al punto finale: risulta sempre straniante vedere l'ultima opera di un grande disegnatore, strappato alla sua arte da una devastante malattia. E quindi il continuo di questa storia, quando uscirà, non lo vedrà all'opera. E senza nulla togliere a colui che sarà il suo successore, questo rappresenta una perdita. Una perdita con la P minuscola, rispetto a quella umana, ovviamente.

venerdì 27 settembre 2024

Libri a caso: Il Crocevia delle Tre Vedove


La provincia, la piccola cittadina, una classica ambientazione teatro di così tanti delitti e misteri, come abilmente descritti da Agatha Christie e Georges Simenon. Piccole realtà che nascondono però grandi tragedie.
Ma è possibile fare ancora di più, utilizzando meno? Un piccolo agglomerato di case, magari tre, può essere teatro di un insolito enigma? Per Simenon la risposta è sì e lo dimostra in Il Crocevia delle Tre Vedove (La Nuit du Carrefour), pubblicato nel 1931.
Carl Andersen, un insignificante creatore di tessuti, viene incriminato dell'omicidio di un commerciante di diamanti, Isaac Goldberg. La dinamica è di certo particolare, poiché l'auto del defunto è stata ritrovata nel garage di Andersen, la cui autovettura viene ritrovata invece nel garage di un suo vicino.
Nonostante uno strenuo interrogatorio di diciassette ore, Carl Andersen non cede di un millimetro e si dichiara innocente, cosa che colpisce molto il Commissario Maigret, il quale decide di recarsi presso il luogo dove è stato ritrovato il cadavere.
Si tratta di un piccolo agglomerato di case noto come il Crocevia delle Tre Vedove. Due abitazioni e un'autorimessa, poche metri che separano un'abitazione dall'altra ma al contempo tanti misteri che le circondano e che trascineranno Maigret in un'avventura per lui inedita.
Georges Simenon torna dunque a un'ambientazione a lui cara, ovvero la piccola cittadina dove tutti conoscono tutti e vi è qualche inevitabile diffidenza. Curioso notare come questa ambientazione, a vari livelli, sia stata presente in tutti e sette i romanzi con protagonisti Maigret visti finora.
Lo scrittore porta dunque all'estremo quel concetto, riducendo l'area dove si svolge l'azione a poche centinaia di metri, che diventano però per Maigret una sorta di territorio ignoto. Un territorio dove anche oggetti comuni, come un pozzo, una stanza o un quadro possono risultare pericolosi.
Stavolta, infatti, oltre all'indagine su un delitto, il Commissario dovrà far fronte anche a delle sparatorie, tuffi nel vuoto e inseguimenti in auto, eventi con cui non si trova molto a suo agio (in questi sette romanzi, Maigret ha solo estratto la pistola, ma non ha mai sparato un colpo).
L'approccio narrativo è invece particolare e forse esasperato. Poiché vi sono pochi personaggi sulla scena e scopriremo che ognuno di quei personaggi non è chi dice di essere, tramutando il Crocevia del titolo in una sorta di teatro dell'assurdo verso la fine.
Un assurdo che però non ha nulla che susciti una risata, mentre un'implacabile condanna giungerà per tutti coloro che si sono macchiati di un peccato.

giovedì 26 settembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Batman - Reptilian


Apparso una prima volta nel 1983, il personaggio di Killer Croc è una sorta di ibrido (è proprio il caso di dirlo) tra quelli che sono i classici nemici di Batman. Ovvero sia il "freak", lo scherzo di natura, che il criminale.
Col passare degli anni, tuttavia, quella che è la sua parte umana è andata sempre più progressivamente scomparendo per lasciare spazio agli istinti bestiali che guidano le sue azioni. Anche se ogni tanto ritorna a una sorta di calma apparente.
Killer Croc ha avuto svolte mistiche e scientifiche, ma nulla di quello che si può vedere in Batman: Reptilian, miniserie di sei numeri pubblicata nel 2021, scritta da Garth Ennis e disegnata, ma sarebbe meglio dire illustrata, da Liam Sharp.
Una riunione tra i più temibili e influenti criminali di Gotham City termina in tragedia quando una misteriosa creatura riesce a infiltrarsi, scatenando una sanguinosa strage.
Batman, che pure trae giovamento da quanto accaduto, si mette all'inseguimento del killer, ritrovandone le tracce nel sistema fognario di Gotham City. Tutto lascerebbe presupporre che il colpevole sia Killer Croc, ulteriormente imbestialito e più selvaggio che mai. Ma la verità è un'altra, così incredibile da lasciare stupefatto persino il Cavaliere Oscuro.
Essendo questa miniserie inserita nella linea Black Label, quindi con possibilità di aggiungere toni maturi e anche grotteschi e senza alcun vincolo di continuità da rispettare, Garth Ennis ha mano libera per scatenarsi come meglio gli aggrada, ma rimanendo comunque nei limiti delle caratterizzazioni dei vari personaggi... fino a un certo punto.
A partire da Batman, ritratto come un vigilante cupo e determinato a perseguire giustizia, tanto da non preoccuparsi di insultare apertamente in pubblico un criminale scagionato per provocarlo, ma anche con qualche insolito "scivolone" con qualche battuta qua e là (non che il Batman del DC Universe sia del tutto privo di umorismo, solo che si tende a dimenticare questo aspetto).
Passando poi per alcuni dei criminali da lui affrontati. In particolare, in questa storia, Joker e Killer Croc: due "freak" che tuttavia devono lasciare spazio a un orrore più grande di loro e che li riduce a esseri codardi e impauriti.
Per finire poi con una sorta di atmosfera generale che gioca molto sul grottesco e il surreale, tematiche che Ennis padroneggia da sempre. Non arrivando certo agli eccessi e alle vette di Preacher perché, dopotutto, questa è pur sempre una storia di Batman.
Un'atmosfera concepita apposta per il disegnatore originario di questa miniserie, ovvero Steve Dillon. Ma la cui scomparsa ha fatto sì che il progetto finisse nelle mani di Liam Sharp, dal tratto completamente diverso. Una serie di illustrazioni, più che disegni, in alcuni punti - almeno per me - di difficile comprensione (e non per via dell'oscurità delle fogne).
Alla fine il freak affrontato da Batman non è altro che una creatura che non nasconde la sua vera natura, mentre tutti gli altri - Cavaliere Oscuro compreso - cercano di mascherarla sotto una patina di apparente ordinarietà, pronta a essere fatta a pezzi alla prima occasione.

mercoledì 25 settembre 2024

Libri a caso: Pianeta d'Aria


Al termine di Moby Dick, il capolavoro pubblicato nel 1851 e scritto da Herman Melville, Ishmael/Ismaele è l'unico sopravvissuto della ciurma del Pequod, sterminata dalla furia della balena bianca, cacciata con ancor maggiore furia dal Capitano Achab.
A volte la parola FINE può non rappresentare il vero e proprio epilogo per un personaggio. Dopotutto, qualcuno si potrebbe domandare: ma cosa è accaduto a Ishmael il giorno successivo? Ebbene, a questa domanda risponde Pianeta d'Aria (The Wind Whales of Ishmael), pubblicato nel 1971 e scritto da Philip J. Farmer.
Ishmael viene ripescato e salvato dalla Rachel, ma le sue traversie non sono ancora terminate. Precipitato infatti in un wormhole, Ishmael si ritrova catapultato in un lontano futuro, quando l'umanità è quasi sull'orlo dell'estinzione e vive su città volanti viaggiando su navi volanti, mentre la Terra è popolata da creature selvagge che cacciano l'uomo per terra, per mare e anche per aria, visto che hanno facoltà di volare.
Sia straniero in terra straniera che l'uomo giusto nel momento giusto, Ishmael conoscerà alcuni nativi di questo insolito futuro, compresa un'affascinante ragazza di cui si innamora, e dovrà insegnare loro un'arte che ha imparato a padroneggiare suo malgrado: la sopravvivenza.
In un'era attuale in cui non ci si fa problemi a dare un seguito a qualsiasi opera, un'operazione come questa potrebbe risultare scontata. Ma suddetto romanzo è stato pubblicato oltre cinquant'anni fa, quando vi era ancora una sorta di aura di sacralità in merito ai grandi capolavori della letteratura.
Philip Farmer, tuttavia, non si è mai creato problemi di questo tipo, considerato che ha scritto libri su altre icone letterarie come Tarzan o Sherlock Holmes.
Ovviamente in questo caso non si procede nella scia di Herman Melville, anche perché questo sì sarebbe stato inutile e superfluo. Anzi, laddove lo scrittore di Moby Dick sottolineava come le ambizioni più ardite dell'essere umano siano destinate a scontrarsi con la realtà e la crudeltà, Farmer invece adotta un'operazione di ribaltamento.
Poiché Ishmael, forse proprio perché reduce dalla drammatica esperienza vissuta sul Pequod, si pone degli obiettivi che riesce a realizzare con astuzia e abilità, giungendo infine a realizzare quelle che sono più modeste, ma per lui comunque significative, ambizioni.
Sono in effetti passati 120 anni dalla pubblicazione di Moby Dick e il mondo è profondamente cambiato. Inoltre, inserire il tutto in una cornice fantascientifico-apocalittica contribuisce in maniera ulteriore a creare un distacco con l'opera originaria e a proiettare gli eventi verso un nuovo scenario e una nuova storia.
Se con Melville, Ishmael ha affrontato la furia della natura, implacabile e inarrestabile, qui deve fare i conti con i pregi e i difetti dell'umanità, più gestibili se si sa come affrontarli. E chi meglio dell'unico sopravvissuto di una ciurma maledetta?

martedì 24 settembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Space Bandits


Ci sono molte saghe che incarnano il concetto di space opera, ma c'è ne è principalmente una che - in anticipo sui tempi - ha eletto una donna come sua protagonista principale, forse volontariamente o forse no. E questa saga è ovviamente quella di Alien, la quale è divenuta seminale non solo per questo motivo chiaramente.
Decenni dopo, le space opera con protagoniste femminili sono ormai consolidate e una di queste è Space Bandits, miniserie di cinque numeri pubblicata da Image Comics nel 2019, scritta da Mark Millar e disegnata da Matteo Scalera.
Cody Blue e Thena Khole sono due criminali spaziali i cui colpi sono rivolti verso gente ricca e benestante. Niente può andare storto grazie alle grandi capacità di pianificazione della prima e le notevoli doti fisiche e di combattimento della seconda.
I loro destini si incrociano quando i loro rispettivi uomini li tradiscono e, abbandonandole al loro destino, le fanno catturare dalle autorità. Incontratesi in una prigione di massima sicurezza, le due donne stringono una forte amicizia e un'ancora più forte alleanza, che ha un obiettivo finale ben preciso: riuscire a evadere e vendicarsi di coloro che le hanno tradite.
Siamo sul filone consolidato di un action movie sotto forma di fumetto, un fumetto che rende dichiaratamente omaggio agli anni '80 del ventesimo secolo citando Lionel Ritchie, Molly Ringwald e molti altri.
L'estetica grafica e i dialoghi, certo, sono di stampo moderno, ma non si può fare a meno di notare come questa miniserie abbia in sé tutti i generi che hanno reso celebre quel decennio. Action, certo, ma anche un'ambientazione fantascientifica alla Star Wars, un revenge movie portato avanti dalle due protagoniste, un prison movie con tanto di evasione in apparenza impossibile e un heist movie, infine, se consideriamo il "lavoro" di Cody Blue e Thena Khole.
Le due protagoniste stesse, il braccio e la mente, sembrano quasi una sorta di Starsky & Hutch o, meglio, Tango & Cash in salsa femminile.
Quindi un background molto interessante al servizio di una trama che procede su binari consolidati e con scene di sicuro create per lasciar mano libera a Matteo Scalera e alle sue capacità grafiche.
Il finale è quello che ci aspettiamo e lascia spazio per un eventuale seguito, poiché alla fine ci troviamo in un universo più ampio, dove molte cose possono ancora accadere. E molti altri omaggi agli anni '80 possono ancora essere pensati.

mercoledì 18 settembre 2024

Libri a caso: Straniero in Terra Straniera


La fantascienza, come genere letterario, oggi ha pari dignità rispetto ad altri generi: il tempo, si dice sempre, è galantuomo e ha fatto comprendere le potenzialità di questa peculiare forma di narrazione.
Ma non è sempre stato così. Qualche decennio fa, la fantascienza era ritenuta narrativa di serie B, o peggio, che si rivolgeva a un pubblico semplice.
Eppure talvolta anche in quell'epoca c'era qualche opera che riusciva a scardinare questo pregiudizio. Una di esse è di sicuro Straniero in Terra Straniera (Stranger in a Strange Land), scritto da Robert Heinlein e pubblicato nel 1961.
Valentine Michael Smith è il primo uomo in possesso di cittadinanza marziana, essendo nato sul pianeta rosso durante una spedizione esplorativa.
Quando giunge sulla Terra, Valentine Michael Smith - che ha la mente di un bambino ma al tempo stesso grandi capacità - diviene l'elemento centrale di una lotta di potere economico, essendo legalmente a tutti gli effetti il padrone del pianeta Marte.
Il governo e le multinazionali tentano dunque di sequestrarlo e farlo sparire, ma in suo soccorso intervengono il giornalista Ben Caxton, l'infermiera Gillian Boardman e l'eccentrico avvocato Jubal Harshaw.
La scoperta del mondo e delle sue contraddizioni da parte di un'anima candida quale Valentine Michael Smith lo porterà a divenire un insolito leader spirituale, promulgatore di una totale libertà sessuale.
Gli scrittori dell'epoca dovevano proprio detestare la società puritana americana venuta fuori al termine della Seconda Guerra Mondiale, ma peraltro già presente prima del conflitto. Già Gli Amanti di Siddo ne faceva emergere le contraddizioni, ma qui si raggiunge un livello superiore.
Robert Heinlein cerca di porsi come l'osservatore neutrale ma fino a un certo punto - simboleggiato da Jubal Harshaw - che prova a spiegare la follia del mondo futuro (la società americana degli anni '50, in realtà) a chi quel mondo non lo ha mai conosciuto.
Un'anima candida che quindi non può capire concetti come l'odio, il pregiudizio o anche il denaro e il potere politico.
Valentine Michael Smith diviene dunque l'araldo di una filosofia che propugna l'amore libero, senza alcun tipo di distinzione. Come ben noto, questa sua filosofia è anticipatrice della cultura hippie che spazzerà via quelle vecchie concezioni sociali presenti nel decennio precedente.
Di solito la fantascienza cerca di carpire le tendenze del presente per immaginare la società del futuro, ma qui in realtà è stato compiuto un approccio differente. Si è preso il presente e lo si è rigettato in toto, immaginando un mondo dove tutti quei preconcetti sono stati abbandonati.
Ma siccome i messia di un nuovo verbo trovano sempre delle difficoltà a diffondere la loro parola, a fronte di uno status quo che non ne vuol sapere di cedere il passo, Valentine Michael Smith avrà una parabola ascendente e discendente, durante la quale si circonderà di discepoli (stavolta di entrambi i sessi), come qualcun altro prima di lui, incontrerà diavoli tentatori moderni (la politica) e cambierà il mondo attraverso la parola e un differente tipo di spiritualità, più interiore diciamo.
Riletta a distanza di tempo, ovviamente quest'opera non presente più una carica eversiva, ma rimane comunque particolare veder parlare liberamente - seppur filtrato attraverso la mentalità di quel tempo - di omosessualità, amore incondizionato, egualitario e non vincolato da legami religiosi e laicismo.
A dimostrazione che la fantascienza, se ben scritta, non è e non è mai stata una forma narrativa inferiore.

martedì 17 settembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Muori, Traditore!


In L'Arrivo di Capitan Marvel, Stan Lee e Roy Thomas hanno gettato le basi della saga che vede protagonista il Capitano Mar-Vell dei Kree, mandato in missione sotto copertura sulla Terra per scoprire se gli umani possano rappresentare una minaccia per l'Impero.
Le basi sono semplici, ma efficaci allo stesso tempo. Mar-Vell - che ha assunto l'identità di un defunto scienziato, Walter Lawson - comincia ad affezionarsi al popolo terrestre, ma al tempo stesso deve guardarsi dalla diffidenza sia dei suoi simili, sotto forma del Capitano Yon-Rogg, che di alcuni terrestri, in particolar modo di Carol Danvers.
Dopo i due deus ex machina, tocca ad Arnold Drake e Gary Friedrich portare avanti le trame, assistiti alla parte grafica da Don Heck, Dick Ayers e Tom Sutton, in un ciclo che mette fine alle traversie di Mar-Vell sulla Terra.
Mar-Vell continua a operare sotto copertura presso una base militare in Florida, ma Yon-Rogg diviene sempre più ossessionato nel portarlo alla rovina, cercando qualsiasi pretesto per screditarlo di fronte all'Impero Kree.
Come se non bastasse, Carol Danvers diventa sempre più sospettosa di lui e si convince stia nascondendo qualcosa.
Mar-Vell fa dunque fatica a tenere sotto controllo la sua doppia vita, ma intanto non mancano i confronti con insoliti nemici quali il Metazoide e Solam. Eppure, l'avversario più insolito e quello che nasconde più segreti si rivelerà essere... Walter Lawson!
Per la serie noi pensiamo che le cose un tempo non si facessero e invece e così, già all'epoca si sentiva il bisogno di chiudere un ciclo e ripartire grossomodo da zero, per dare nuova linfa narrativa a un personaggio o una serie.
E in effetti il canovaccio "Mar-Vell rischia di essere scoperto e nel mentre affronta il supercriminale di turno" dopo un po' comincia a diventare stantio. Ecco dunque che verso la chiusura di questo ciclo, col sedicesimo numero della testata, accade un evento drammatico che porta Mar-Vell a percorrere nuove strade, nonché un sentiero di vendetta.
Per giungere infine a un nuovo scopo e un nuovo costume, ideato da Gil Kane (curioso l'abbia sottratto a Kirby o Romita, a dimostrazione che a quell'epoca Capitan Marvel era considerato un personaggio minore), che è quello più celebre con cui l'eroe è ricordato.
Si potrebbe dunque pensare, ben sapendo cosa accadrà a breve, che di questo primo ciclo del personaggio non rimanga nulla. Non è proprio così: oltre ad aver introdotto una importantissima comprimaria, destinata a grandi cose nel Marvel Universe, ha fornito a Mar-Vell quelle motivazioni che lo porteranno a divenire un vero eroe di due mondi.

lunedì 16 settembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Tex - Il Cavaliere Solitario


Tex Willer è molto di più che il personaggio a fumetti più popolare d'Italia, grazie alla sua storia ultrasettantennale. Fino a qualche decennio fa era impensabile che Tex potesse varcare i confini italici, così inevitabilmente rinchiuso in un genere - il western - che non riusciva a fare presa all'estero in termini fumettistici e in un mondo che non era ancora del tutto senza frontiere.
Ma queste frontiere sono calate da tantissimi anni e Tex Willer è riuscito a solcare editorialmente anche i territori da lui frequentati nei fumetti e a farsi realizzare graficamente da un disegnatore americano (e da altri di molte altre nazioni, lungo la via). Il tutto avviene su Tex Speciale 15, il Texone, pubblicato nel 2001. La storia si intitola Il Cavaliere Solitario, scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Joe Kubert.
Tex Willer si reca a trovare la famiglia Colter, dei cari amici che non vede da alcuni anni. Ma lo attende una macabra scoperta: l'intera famiglia, compresa la giovane figlia e il cane, è stata massacrata da quattro criminali.
Tex si mette sulle loro tracce, ma la superiorità numerica ha la meglio e dopo una dura lotta Tex viene gettato in fondo a un burrone.
Ma può davvero essere questa la fine del celebre ranger? O la sua sete di vendetta lo farà rialzare e portare a perseguire la giustizia a tutti i costi?
Tex ha già operato atti di vendetta in altre storie e, più in generale, non esita a cercare giustizia per conto delle persone più deboli, ma qui si arriva a un livello superiore. Tex Willer viene colpito nel personale e per ben due volte: dapprima eliminando dei componenti della sua vita al di fuori dell'essere ranger e poi andando contro di lui, in una delle rare volte in cui Tex esce decisamente sconfitto da uno scontro.
Da quel momento il Ranger diviene come una sorta di angelo vendicativo. Qui si va oltre la giustizia, si giunge a un percorso di vendetta lungo il quale si incontrano determinazione, disprezzo per la vita umana che viene puntualmente punito, uno spirito di sacrificio che solo nei fumetti, anzi solo Tex Willer e qualche supereroe americano è in grado di dimostrare.
Nel contesto di un'opera rivolta a un pubblico popolare, è una storia in certi punti pervasa di cinismo e cattiveria. Spazzati infine via dal passaggio del Ranger, non limitato in questo caso dalla presenza dei Pards che avrebbero rallentato tale passaggio, anche solo per dover interagire con loro.
Il tutto ritratto - con qualche concessione rispetto a certi punti incrollabili di Tex, come il ritrarre i cavalli, ma in questo caso si può e si deve - da un artista che si concentra molto sui volti, sulla sofferenza e sulla rabbia. Le sue tavole parlano attraverso il dolore che riescono a trasmettere.
Intendiamoci, non è un capolavoro. Si tratta di una storia di vendetta, che segue quei precisi schemi che vediamo nelle classiche storie di vendetta, quegli schemi già visti in altri racconti con protagonista Tex Willer. Ma in questo caso è la resa globale di questo classico topos narrativo che balza all'occhio e consente a quest'albo di essere davvero speciale.

giovedì 29 agosto 2024

Fabolous Stack of Comics: Arrowsmith - Il Fascino della Divisa


Uno degli artifici narrativi più particolari e affascinanti fa capo all'ucronia. Ovvero quella particolare narrativa, letteraria o fumettistica, dove la storia che noi conosciamo ha preso una piega differente e quindi leggiamo opere che ci descrivono questo audace nuovo mondo.
Watchmen, ad esempio, può essere considerato una particolare ucronia: un mondo dove gli Stati Uniti hanno vinto il conflitto in Vietnam grazie al Dr. Manhattan e al Comico.
Ma un vero e proprio fumetto ucronico è sicuramente Arrowsmith: Il Fascino della Divisa (So Smart in Their Fine Uniforms), miniserie di sei numeri pubblicata nel 2003, scritta da Kurt Busiek e disegnata da Carlos Pacheco.
Nel 1915 infuria la Grande Guerra. Le forze prussiane cercano di prevalere sulle forze alleate ed entrambi gli schieramenti in campo fanno uso delle loro migliori armi. Ovvero di quelle che può procurare la magia, comprese creature fatate e draghi.
Fletcher Arrowsmith è un semplice ragazzo americano di campagna, in una nazione che non è coinvolta nel conflitto. Eppure il ragazzo sente che è suo dovere combattere per ciò che è giusto e perciò si offre volontario, abbandonando la propria famiglia.
Ma quando giunge in Francia, Fletcher Arrowsmith scopre che la guerra è uno sporco affare, dove il valore di un uomo è poco considerato e dove non esistono necessariamente una parte buona e una parte cattiva.
La miniserie offre due spunti che rappresentano anche due tematiche di interesse. La prima è l'ucronia stessa qui descritta. Appare chiaro fin da subito che ci troviamo in un mondo dove la Prima Guerra Mondiale, pur avendo la stessa origini, ha preso poi una piega differente dalla storia che noi conosciamo e questo è dovuto in buona parte alla presenza in questo universo della magia, la quale viene adoperata per scopi tutt'altro che benefici.
Con una Prussia (nazione oggi scomparsa) che non è ancora stata cancellata dalla Repubblica di Weimar, ci si può divertire a scoprire quali eventi storici siano andati in maniera differente o non siano mai accaduti in questo mondo. Un mondo che offre dunque molte possibilità, ma al tempo stesso può anche rappresentare una spada di Damocle, visto quante di queste possibilità sono a disposizione.
Il secondo spunto di interesse è il protagonista stesso. Fletcher Arrowsmith è in principio l'eroe ideale. Crede in una battaglia giusta, crede che esistano i buoni e i cattivi e che sia giusto lottare per far trionfare il bene, anche a costo di abbandonare la propria famiglia.
La guerra, tuttavia, in ogni secolo e in ogni universo, è sempre stato uno sporco affare e questo causerà un drammatico processo di maturazione nel protagonista quando vedrà davvero la vera faccia del conflitto. Ma questo lo porterà ad abbandonare i valori che caratterizzano la sua esistenza e il suo agire?
Tematiche, entrambe, che sono terreno per storie future.

mercoledì 28 agosto 2024

Libri a caso: Il Cane Giallo


Il Commissario Maigret, ideato da Georges Simenon, vive e agisce principalmente a Parigi, ma già più di una volta, nei primi romanzi che lo hanno visto protagonista, ha indagato anche nelle città di provincia, talvolta anche coinvolto in casi con contorni da incubo quale L'Impiccato di Saint-Pholien. Poiché il male può annidarsi spesso e volentieri nei piccoli centri abitati, dove tutti conoscono tutti.
Lo schema si ripete in Il Cane Giallo (Le Chien Jaune), pubblicato nel 1931.
Il Commissario Maigret è distaccato temporaneamente nella città di Concarneau quando avviene un misterioso tentato omicidio ai danni di un commerciante di vini.
A questo seguono altri eventi criminosi fino a giungere a un delitto. E c'è un elemento che li accomuna: un cane dal pelo giallo, senza padrone, che come uno spettro compare sul luogo del misfatto per poi svanire nell'oscurità.
Ma Maigret non crede agli eventi soprannaturali, bensì a ciò che si può spiegare con la logica e l'analisi delle persone e delle loro personalità. Cose che riportano il soprannaturale a una dimensione più realistica.
Georges Simenon ha davvero un'abilità (non unica, ovviamente) nel delineare le trame di questi romanzi sottolineando col giusto tatto gli eventi drammatici che in essi accadono, ma donando loro - in quest'opera come in L'Impiccato di Saint-Pholien - una sorta di aura da horror, come se ci trovassimo davvero di fronte a dei fatti soprannaturali.
Maigret rappresenta dunque la voce della ragione, quella capace di grattare sotto la patina della finzione e dei tranelli per arrivare alla verità. E incarna questo ruolo non affidandosi troppo alle prove scientifiche - che non disprezza, ma che di certo per lui non sono così importanti - bensì esaminando i caratteri delle persone. Il loro modo di agire.
In tutto questo, comunque, il Commissario Maigret non perde mai la sua umanità, che talvolta dimostra in modo particolare con frasi dirette e burbere, quasi brusche, ma anche affezionandosi ad alcune persone coinvolte nel caso e arrivando a proteggerle.
Georges Simenon, inoltre, che ogni tanto non disprezzava di andare in giro per questi paesi e bere liquori coi locali, descrive al meglio la vita che ruota attorno alla piccola città con utilizzo di piccole scene. Un'esistenza fatta di persone che si incontrano in un locale, di notti ventose, di un'oscurità opprimente e di insignificanti politici che pensano solo al loro tornaconto.
C'è almeno un elemento tra quelli descritti qui sopra che nei decenni non è cambiato.

martedì 27 agosto 2024

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - L'Arrivo di Capitan Marvel


Siamo nel 1967, l'Universo Marvel è nato da poco più di un lustro e, come un pianeta che si sta raffreddando e dove comincia a comparire la vita, questo inizia a prendere forma.
Arrivano nuovi personaggi dopo i Fantastici Quattro, ormai li conosciamo tutti per essere apparsi al cinema, e anche delle razze aliene. Gli Skrull, tra i primi, ma qualche tempo dopo anche i Kree, che i Fantastici Quattro riescono a sconfiggere nelle loro prime avventure.
Questa battaglia, una delle tante ideata dall'accoppiata Lee/Kirby, è il punto di partenza per la saga di Capitan Marvel. Il primo Capitan Marvel della Marvel (lo so, sembra uno scioglilingua), le cui avventure iniziano sui numeri 12 e 13 di Marvel Super-Heroes e proseguono nei primi quattro numeri della serie a lui dedicata, che esordisce nel 1968.
Ai testi vi sono Stan Lee e Roy Thomas, mentre alla parte grafica troviamo Gene Colan.
Dopo che i Fantastici Quattro hanno abbattuto un robot Sentry e sconfitto il giudice Ronan, una nave stellare dei Kree viene inviata in missione sulla Terra. Il suo compito è indagare sulla razza umana e i suoi progressi tecnologici, per assicurarsi se possa rappresentare in futuro una minaccia per l'impero.
A tale scopo viene inviato sotto copertura sul pianeta il pluridecorato Capitano Mar-Vell. Dietro questa missione, però, vi è anche l'intento del comandante della missione, Yon-Rogg, di eliminare un nemico che ostacola la sua relazione con la dottoressa Una.
Mar-Vell assume dunque l'identità di uno scienziato che offre consulenza a una base militare, il dr. Walter Lawson, rimasto ucciso in un incidente causato dallo stesso Yon-Rogg. Ma deve subito affrontare la diffidenza della responsabile della sicurezza, Carol Danvers.
Ecco un tema caro alla Marvel dell'epoca, e anche in parte a quella degli ultimi anni: lo straniero in terra straniera. Pur spinti da un mandato editoriale per assicurarsi il copyright su un nome specifico (cose che sono sempre accadute), Stan Lee e Roy Thomas introducono qui delle tematiche che sarebbero poi state approfondite maggiormente con Silver Surfer.
Troviamo dunque l'alieno che deve integrarsi suo malgrado in una società e un mondo che non conosce e capirne le particolarità e le stranezze. Ovviamente non siamo dalle parti dei dilemmi esistenziali di Norrin Radd, ma in una trama dal sapore vagamente mystery (Mar-Vell non deve far capire ai terrestri chi è e al tempo stesso non deve deludere i suoi superiori per non perdere Una) i cui contorni sono abbastanza fissi.
Vedremo dunque Mar-Vell affrontare varie minacce, più potenti di lui, dallo stesso robot Sentry al Super-Skrull, venendo al tempo stesso divorato dai suoi rimorsi di coscienza. Da un lato per il timore di perdere l'amata Una per sempre, dall'altro - man mano che arriva a conoscere l'umanità - per la prospettiva futura di dover annientare gli esseri umani nel caso gli venisse ordinato dai suoi superiori.
I due sceneggiatori, prima di passare la palla ad altri scrittori, preparano dunque un terreno narrativo fertile e consolidato su cui costruire trame ulteriori, introducendo un personaggio secondario destinato a far storia nei decenni successivi e puntando sugli argomenti a loro cari del sacrificio e del senso del dovere.
Mar-Vell forse in queste storie non è ancora divenuto un supereroe, ma ha di certo già trovato i suoi superproblemi.

lunedì 26 agosto 2024

Libri a caso: La Morte nel Villaggio


Abbiamo parlato più volte di Agatha Christie e dei romanzi che hanno visto protagonista il personaggio più celebre da lei ideato (ma secondo la leggenda anche odiato), ovverosia Hercule Poirot.
Ma, in una carriera di narratrice che è durata oltre mezzo secolo, centinaia sono le sue opere a cui attingere e altri i personaggi ideati. E uno di questi, di fama quasi equiparabile a quella del detective belga, è Miss Marple.
Il cui primo romanzo che la vede protagonista è La Morte nel Villaggio (Murder at the Vicarage), pubblicato nel 1930.
Nel piccolo e tranquillo villaggio di St. Mary Mead la vita scorre in maniera pacifica e fin troppo ordinaria, divisa tra pomeriggi a spettegolare davanti a una buona tazza di thè e lunghe attività di giardinaggio.
È dunque come un fulmine a ciel sereno a colpire la cittadinanza l'omicidio del Colonnello Protheroe, personaggio arrogante e un po' inviso a tutti, il cui cadavere viene ritrovato in una stanza del locale vicariato.
Ma chi avrebbe mai potuto concepire un atto simile in un paese che è l'emblema stesso della noia? Il vicario di St. Mary Mead, Len Clement, indaga sul fatto assistito suo malgrado da una curiosa e volitiva anziana signora di nome Jane Marple.
Il primo romanzo con protagonista Miss Marple ricorda come struttura il primo che ha visto protagonista Hercule Poirot, ovvero Poirot a Styles Court.
Anche in questo caso, infatti, abbiamo un narratore coinvolto attivamente negli eventi, il Capitano Hastings della situazione, e che partecipa allo svolgimento delle indagini, mentre Miss Marple rimane sullo sfondo. Spesso scompare anche per svariati capitoli, salvo poi riapparire e dare quelle indicazioni che permettono alle indagini - e alla trama - di andare avanti.
Ma la sua presenza, per quanto invisibile, è sempre ben evidente sulla scena e funge da deus ex machina per la risoluzione del caso, quando esso sembra giungere in un paio di casi a un punto morto.
Miss Marple che presenta già una personalità ben definita. Anziana, probabilmente sui sessant'anni, ma niente affatto sprovveduta e le cui esperienze di vita l'hanno resa diffidente verso la natura umana, che ritiene capace di qualsiasi nefandezza. Specialmente se le persone manifestano un comportamento gentile e premuroso (cosa che non nasconde agli altri e provoca qualche antipatia).
Quindi niente celluline grigie in questo caso, bensì capacità di osservazione e deduzione, partendo dal presupposto di pensare sempre il peggio di tutti.
Agatha Christie descrive molto bene la vita del paesino inglese dove non accade mai nulla e le varie interazioni che si formano in quel contesto, probabilmente per averle conosciute in prima persona, da osservatrice esterna e interessata come una vera Jane Marple.
I pomeriggi passati a spettegolare e a bere il thè, le chiacchiere a tavola, i momenti in cui delle coppie si confidano, risultano reali e sembrano quasi prendere vita di fronte a noi, non oscurando al tempo stesso il mistero che si dipana, bensì fungendo da suo complemento.
E così anche questa nuova creazione esordisce lasciando il segno ed è destinata a non scomparire tanto presto.

sabato 27 luglio 2024

A scuola di cinema: Footloose (1984)

1898: Nella città di Elmore, in Oklahoma, viene emanata una direttiva che vieta tassativamente di ballare. Tale direttiva, fortemente voluta da un reverendo locale, viene approvata con l’intento di impedire che la gente si ubriachi e compia atti osceni che – secondo il reverendo – sono da tenere in conto quando si mettono insieme alcool e danza.
Grazie alla forte influenza delle autorità religiose del posto sulla cittadinanza e a un’atmosfera pervadente di bigottismo, la suddetta direttiva impera per quasi un secolo e impedisce di organizzare un evento che non manca mai in altre città, ovvero il ballo di fine anno scolastico.
Nel gennaio del 1979, però, un gruppo di studenti liceali – desiderosi di poter finalmente organizzare il ballo di fine anno – chiedono che la direttiva sia infine abrogata e vengono osteggiati per questo dalle autorità religiose. Ma il consiglio cittadino, nel febbraio 1980, accoglie la loro richiesta.
Questa insolita battaglia civile diviene nota in tutta la nazione e funge da ispirazione poco tempo dopo per una celebre pellicola.


Nel 1979, il compositore e sceneggiatore Dean Pitchford – ispirato dalla storia di Elmore, ma anche da altri racconti incentrati su altre direttive che vietavano il ballo e la musica rock in alcune città – concepisce l’idea di un film a sfondo musicale che parli di questo tema.
Quando una canzone da lui composta, Fame per la colonna sonora di Saranno Famosi, vince l’Oscar e molti altri premi, questo gli dà l’opportunità di trovare dei contatti che possano essere interessati alla sua idea.
Un interesse che giunge ben presto dal produttore Daniel Melnick. La sceneggiatura viene opzionata nel 1982 dalla 20th Century Fox ma posta quasi immediatamente nel limbo. Viene perciò rilevata dalla Paramount Pictures.
La regia viene offerta in un primo momento a Michael Cimino, il quale deve ancora superare il tremendo flop causato da I Cancelli del Cielo (Heaven’s Gate). Ben consapevole di quanto il regista ami fare richieste che portano i budget a lievitare, la produzione gli fa firmare una precisa clausola contrattuale per cui è prevista una salata penale in caso questo accada, ma anche un bonus nel caso il budget previsto sia rispettato.
Michael Cimino, tuttavia, non vedrà né il bonus né la penale. Chiede infatti subito un compenso sui duecentocinquantamila dollari per riscrivere la sceneggiatura e darle un tono più cupo. La produzione rifiuta seccamente questa proposta e, dopo neanche un mese, Michael Cimino viene allontanato dal progetto.
La regia viene dunque affidata ad Herbert Ross, che peraltro era stato tra i primi contattati, ma in principio aveva dovuto declinare per altri impegni.
Per il ruolo del protagonista, Ren McCormack, si pensa in un primo momento a Tom Cruise e Rob Lowe. Tuttavia il primo è impegnato con le riprese del film Il Ribelle (All the Right Moves). Rob Lowe ha discrete abilità come ballerino e il regista lo giudica adatto per la parte.
L’audizione per cui è necessaria la conferma prevede una piccola coreografia di danza che si conclude con una scivolata sul pavimento la quale va a finire nel peggiore dei modi. L’attore infatti scivola male e si procura un infortunio al legamento di un ginocchio, dovendo addirittura essere portato via in barella.
In cerca di un sostituto viene contattato Kevin Bacon, al quale al tempo stesso è già stata proposta la parte del protagonista in Christine: La Macchina Infernale (Christine). Tuttavia la produzione lo convince del fatto che, se ottiene la parte, diverrà una vera star.
Il primo provino convince immediatamente Herbert Ross, ma la produttrice Sherry Lansing non è dello stesso avviso, in quanto ritiene che l’attore non sia abbastanza sexy (anche se il termine utilizzato è un altro) per la parte. Il regista però insiste su Kevin Bacon e, dopo alcune settimane e un paio di altre audizioni, gli viene assegnata la parte.
In preparazione al ruolo, l’attore effettua delle sessioni di danza per tre settimane assistito dalla coreografa Lynne Taylor-Corbett e prende lezioni di ginnastica.
Per dimostrare che l’attore ventiquattrenne può risultare convincente nel ruolo di un liceale sui diciassette anni, Kevin Bacon – con il benestare del rettore – viene inserito per un giorno in un liceo dello Utah, fingendo che sia uno studente appena trasferitosi da Philadelphia. Kevin Bacon, con lo stesso look alla Sting adottato nel film, fino alla sua partenza viene trattato dagli studenti e insegnanti come fosse uno studente come gli altri.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 9 maggio 1983, tenendosi nello Utah.
Per la scena iniziale, molti dei componenti del cast e della troupe (o meglio le loro scarpe) sono chiamati in causa. La persona che indossa scarpe giallo oro è Kenny Loggins, compositore del pezzo musicale che dà il titolo al film.
Nonostante abbia preso lezioni di danza, in alcune scene e nelle coreografie più complicate Kevin Bacon viene sostituito da dei ballerini e ginnasti professionisti, non meno di quattro. Tuttavia la produzione tiene nascosta la cosa – in un’epoca in cui si poteva ancora fare – lasciando credere al pubblico che l’attore abbia fatto tutto da solo. Anche se la stampa rivela subito questo fatto.
Le riprese si concludono nel gennaio 1984, causa la volontà di girare alcune scene aggiuntive nel finale per aggiungere altre mosse di danza.
Per la colonna sonora, oltre al pezzo di Kenny Loggins, vengono composte altre canzoni a cui contribuisce anche Dean Pitchford. Tuttavia, eccetto la canzone principale, queste vengono scritte solo dopo la conclusione delle riprese e aggiunte in fase di post-produzione.
Durante la lavorazione, viene dunque utilizzata una traccia base su cui poi viene ideata una nuova canzone che rifletta il mood della scena e si adatti alle movenze di danza utilizzate.
Footloose viene distribuito nei cinema americani a partire dal 17 febbraio 1984. A fronte di un budget di 8 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 80 milioni di dollari.
Kevin Bacon, con pur alle spalle già qualche film, vede lanciata con questa pellicola la sua carriera, con la conseguenza che ai matrimoni a cui partecipa deve chiedere ai DJ di non mettere mai Footloose, arrivando anche a dar loro del denaro, poiché la gente è convinta abbia fatto tutte quelle mosse di danza.
Con un successo simile, qualche tempo dopo viene prodotto un remake della pellicola... ma questa è un'altra storia.

venerdì 26 luglio 2024

Fabolous Stack of Comics: Warlock - La Minaccia Finale


In E Gli Uomini lo Chiameranno Warlock, Adam Warlock è rinato come protettore e messia - proclamato da altri - della Controterra, ma ben presto ha capito che questo ruolo non faceva per lui.
In Chi è Adam Warlock?, si è dovuto confrontare con la sua parte più oscura, il doppio malvagio del Magus, incontrando lungo la via insoliti alleati quali Pip il Troll, Gamora e... Thanos. Ma se c'è un termine che non può essere affibbiato a Thanos è proprio alleato.
E quel suo obiettivo di utilizzare la Gemma dell'Anima per conquistare la Morte trova la sua risoluzione in una saga in due parti scritta da Jim Starlin e pubblicata nel 1977 su Avengers Annual 7 e Marvel Two-In-One Annual 2 che chiude la prima fase editoriale di Warlock.
Adam Warlock ritrova Gamora, morente, che gli confida che Thanos intende cancellare le stelle con una replica delle Gemme dell'Infinito, e sta per attuare questo folle piano sulla nave Santuario, circondata e protetta da decine di alieni.
Della stessa minaccia vengono a conoscenza i Vendicatori, allertati da Dragoluna e Capitan Marvel. La nave Santuario viene dunque attaccata dagli eroi, ma quando anche Pip e Adam Warlock vengono uccisi l'ultima speranza dell'Universo potrebbe essere svanita.
Questa saga finale presenta un problema di fondo che è stato risolto in maniera abile. I protagonisti devono essere infatti Warlock e Thanos (e più in generale il microcosmo che Jim Starlin ha contribuito a creare con le sue storie), ma la storia si dipana su albi speciali dedicati ad altri eroi, che per esigenze di copione devono comparire, non foss'altro che i lettori hanno pagato per vederli.
E a questi eroi viene perciò dato il giusto spazio, dopotutto Jim Starlin era già riuscito a gestirli in una saga precedente che vedeva coinvolto Thanos, ma con discreta calma vengono messi dietro le quinte e la presenza dominante sulla scena di Adam Warlock e Thanos rimane ben salda.
I prodromi de Il Guanto dell'Infinito sono tutti qui, verrebbe quasi da considerare questa minisaga una sorta di antefatto. Dal desiderio di Thanos di entrare nelle grazie della Morte e seminare il caos alla battaglia di Warlock per ristabilire l'ordine, ma al tempo stesso trovare una pace interiore, che possa placare tutti quei demoni che rischiano di trasformarlo nel suo malvagio doppio futuro.
Si tratta di quella dicotomia che è presente in molti esseri umani, che sono esseri ordinari e pacifici in buona parte, ma che dentro di sé nascondono a volte desideri inconsci di distruzione e anarchia. Che possono emergere lungo la via in maniera imprevista e imprevedibile. Ed è in quel momento che occorre trovare un equilibrio o cedere a quei demoni.
Salvo sporadiche apparizioni, Adam Warlock e Thanos (e Gamora e Pip) scompaiono dai radar dopo questa saga per oltre dieci anni, per ricomparire e dare vita tempo dopo ad altre saghe cosmiche che devono molto a quelle del passato. E che contribuiranno a reinventare entrambi i personaggi.

giovedì 25 luglio 2024

Prime Video Original 98: Master - La Specialista


Le dimore stregate, tema tanto caro alla letteratura gotica/horror sin dagli esordi. Sin dalla pubblicazione de Il Castello di Otranto di Horace Walpole. Una tematica che ha interessato anche il cinema e che ha proposto delle varianti in merito, come la stanza di hotel stregata nel caso di 1408.
Una tematica che può ben adattarsi ai tempi che cambiano, come dimostra Master: La Specialista, scritto e diretto da Mariama Diallo e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 18 marzo 2022.
Inizia un nuovo semestre presso la prestigiosa università di Ancaster, un semestre che vede un'importante novità: la designazione come direttrice dell'istituto di Gail Bishop (Regina Hall), la prima afroamericana a ricoprire questo ruolo.
A percorrere le ampie sale dell'università vi è la studentessa Jasmine Moore (Zoe Renee), la quale occupa la stessa stanza dove qualche decennio fa la prima studentessa afroamericana si impiccò, e si ritiene dunque sia maledetta.
Ben presto le due donne iniziano a notare insolito eventi: vivono strani incubi dove sono perseguitate da una figura incappucciata, vi sono episodi dal sottotesto razzista che avvengono intorno a loro e sembra che lo spirito della studentessa defunta si aggiri ancora intorno all'università.
Che vi sia davvero una maledizione che aleggia sull'università di Ancaster?
Un argomento classico dell'horror inserito in un contesto moderno e che riflette una tematica sociale. Appare ben chiaro, anche allo spettatore meno navigato in questo genere di produzioni, come in questo caso l'horror cinematografico faccia subito spazio a un altro tipo di orrore, molto più reale e molto presente nella società americana (ma anche in altre nazioni non si scherza).
Ovvero il tema del razzismo sotterraneo, non più esplicito come in passato, accoppiato a una finta inclusività che viene sbandierata all'opinione pubblica per dimostrare di essere moderni e al passo coi tempi.
A volte è così invisibile che non lo si noterebbe nemmeno. Quando vengono chiesti i documenti solo a certe persone o vengono lanciati certi sguardi o si attuano comportamenti da codardi, lasciando orrende scritte od oggetti.
Nonostante tutti i progressi fatti negli ultimi decenni, il film sottolinea come - soprattutto nei luoghi dove non dovrebbe esistere, come un istituto d'insegnamento - il razzismo sia ancora ben presente nella società americana e forse ci sarà sempre.
Paradossalmente è questo il vero orrore da cui le due protagoniste non possono fuggire. Una strega, una persecuzione spiritica, in qualche modo possono essere sconfitte nei film horror. Ma come si fa a battere il male assoluto?
Alla fine Jasmine Moore e Gail Bishop dovranno decidere se vogliono far parte di questo mondo alla rovescia o fuggire da esso... se questo è ancora possibile.

mercoledì 24 luglio 2024

Prime Video Original 97: Uno Splendido Disastro


Potete ben intuire che le storie d'amore possono (devono?) contare in questi ultimi tempi su donne forti, che vogliano eccellere negli studi o più in generale nella vita e magari al tempo stesso trovare la felicità. E su uomini muscolosi, tutti d'un pezzo, che magari non credono nel vero amore, ma hanno ben presto modo di ricredersi grazie all'incontro con la "donna perfetta".
Ebbene, le personalità più classiche in tal senso si ritrovano in Uno Splendido Disastro (Beautiful Disaster), scritto e diretto da Roger Kumble e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 5 maggio 2023. La pellicola si basa su un omonimo romanzo pubblicato nel 2011, scritto da Jamie McGuire.
Abby Abernathy (Virginia Gardner) abbandona la città natale di Las Vegas dove ha vissuto un passato tormentato per ricominciare una nuova vita a Sacramento.
Qui entra in contatto con alcuni giovani studenti, tra i quali vi è Travis Maddox (Dylan Sprouse), donnaiolo, sessista e arrogante.
L'incontro tra i due, tuttavia, fa scattare qualcosa e, anche se in principio si detestano cordialmente, alcuni eventi li portano a dover condividere lo stesso tetto per 30 giorni. Trenta giorni in cui potrebbe nascere un grande amore, o verificarsi uno splendido disastro.
La pellicola si propone l'obiettivo di narrare quella che è la classica storia d'amore che si verifica nei film ambientati nelle università, ma inserendovi anche un sottotesto ironico per rendere alcune situazioni paradossali. Abbandonando per una volta obiettivi di inclusività che sono presenti in molti altri film. Ovviamente un intento simile deve fare affidamento anche sull'interpretazione degli attori.
Ecco, quando si nota che i migliori sono i comprimari, forse si può capire dove stia la nota dolente. Quel bravo ragazzo che frequentava hotel di lusso e crociere è cresciuto, si è fatto i muscoli e pure le chiappe che ci si preoccupa giustamente di inquadrare.
Per il resto domina la totale inespressività da parte di entrambi, con una scena "focosa" che sembra presa dalla versione ordinata su Wish di Crank, cosa che contribuisce molto a smorzare l'atmosfera romantica - se c'è mai stata - visto che i temi di crescita e vita universitaria sono praticamente assenti e tutto viene giocato attraverso le interazioni dei due protagonisti e le loro apparenti incompatibilità caratteriali che contribuiscono a farli avvicinare.
Con in conclusione, giusto per mettere un elemento aggiuntivo tanto per fare, una trama simil-thriller che riporta Abby a Las Vegas per fare i conti col proprio passato e ha lo scopo di sancire l'unione tra i due ragazzi.
Ma sapete bene che a Las Vegas a volte possono accadere degli imprevisti, si può prendere una sbronza e...

lunedì 22 luglio 2024

Fabolous Stack of Comics: Hellions - Non Guardare Indietro


L'epopea di Krakoa non prevede solo la presenza di eroi sull'isola-nazione dei mutanti. Accogliendo tutti i mutanti senza alcuna distinzione, significa che anche elementi borderline possano soggiornare sull'isola. Con tutte le conseguenze del caso.
Sinistro, col beneplacito del Consiglio, ha suggerito di far sfogare le emozioni represse di alcuni di loro quali Havok, Tata, il Creatore d'Orfani, Wildchild, Empath e John Greycrow tramite missioni suicide creando un nuovo gruppo di Hellions, con lui come supervisore e Psylocke come leader sul campo.
Dopo la prima saga, Debito di Sangue, gli Hellions hanno partecipato in maniera indiretta a X of Swords. Nel tentativo di sottrarre delle armi ai campioni di Arakko, sono stati in realtà tutti uccisi da Sinistro per ragioni insondabili.
Dopo questi eventi, la saga degli Hellions continua e si conclude con Non Guardare Indietro, terminando col diciottesimo numero. Scritta da Zeb Wells e disegnata da Stephen Segovia.
Gli Hellions vengono riportati in vita grazie ai Protocolli di Resurrezione, ma non hanno memoria della loro ultima missione, quindi non sanno che è stato Sinistro a ucciderli.
Il genetista porta così avanti i propri piani tra mille sotterfugi, mandando gli Hellions prima contro il Right di Cameron Hodge e successivamente facendo attaccare loro il Mondo Assassino di Arcade. Ma mentre il cerchio inizia a stringersi attorno a lui, un insospettabile alleato fa sì che i suoi segreti non vengano allo scoperto.
Quando si tratta di personalità borderline come nel caso di questa testata dalla vita insolitamente più lunga del previsto, non si può sempre puntare sul discorso della follia che cresce, poiché ben presto i personaggi rischierebbero di essere non più gestibili e rovinare tutto ciò che si crea con la loro imprevedibilità.
L'altro escamotage è non far compiere loro un percorso di redenzione, un po' difficile nel caso di assassini conclamati e plurimi quali John Greycrow, quanto piuttosto metterli contro pericoli e minacce ancora più folli di loro che possano modificare in parte la loro visione del mondo.
E non è Cameron Hodge il più folle, e nemmeno Arcade, sì neanche lui, bensì Sinistro che - sotto la patina di persona autorevole del Consiglio di Krakoa - nasconde in realtà una personalità che vive di ricatti, menzogne e doppiogioco. Oserei dire che alla fine la testata avrebbe potuto portare il suo nome e non ci sarebbero state sorprese.
Alla fine, dunque, la risoluzione del conflitto con Sinistro e questo insolito percorso di cambiamento portano i vari protagonisti a lanciare uno sguardo differente al mondo mutante e a Krakoa e, nel caso di Havok e Psylocke, anche a veder un importante cambiamento del loro status quo. Anche se un paio di loro rimarranno soggetti altamente irrecuperabili.
Dopotutto la follia è sempre una compagna fedele per alcuni X-Men.

mercoledì 10 luglio 2024

Prime Video Original 96: Sayen - La Cacciatrice


Dopo Sayen e Sayen: La Terra Ha Sete, giunge il terzo e conclusivo capitolo dedicato all'insolita eroina cilena che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare. Una sorta di mix, in salsa cilena, tra Captain America e Lisbeth Salander... e scusate se è poco.
Il terzo capitolo si intitola Sayen: La Cacciatrice (Sayen: La Cazadora), diretto da Alexander Witt, scritto da Diego Ayala, Loreto Caro-Valdés, Camila Jorquiera Stagno e Patricio Lynch e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 26 aprile 2024.
Sta per giungere la resa dei conti tra Sayen (Rallen Montenegro) e la spietata e potente multinazionale Greencorp, capitanata da Fisk (Aarón Díaz), il quale ha sul suo libro paga numerosi politici corrotti per assicurarsi i diritti di sfruttamento di un bene primario e prezioso, l'acqua.
Nonché il mandante e responsabile di tutte le recenti sventure che la ragazza ha dovuto affrontare.
In un ultimo, disperato tentativo Sayen si allea con un gruppo di hacker per smascherare le manovre corruttrici di Fisk e far venire alla luce la verità. Ma vi è una talpa al servizio di Fisk all'interno di questo gruppo.
La tematica delle multinazionali che sfruttano con mezzi criminali le risorse primarie dei paesi, ingraziandosi i politici del luogo a discapito della gente più sfortunata, era già stata ampiamente affrontata nei primi due capitoli.
In questo epilogo, dunque, non ci si ritorna più di tanto e lo si utilizza per dare una appropriata conclusione a tutte le trame e sottotrame disseminate lungo la via, non tantissime ovviamente, ma una risoluzione è necessaria, puntando molto sul fattore azione.
Sayen è qui sempre più una supereroina senza superpoteri, una difensora dei diritti civili delle persone, una campionessa del popolo che lotta contro le malvage corporazioni (il suo avversario si chiama pure Fisk, per i fan di Echo).
Ma come ogni eroina che si rispetti, le battaglie e le vittorie giungono sempre a caro prezzo e, se mai Sayen trionferà, dovrà sacrificare parte di sé prima che questo avvenga e raccogliere i frammenti di ciò che le è rimasto.
È evidente come in questa trilogia si sia cercato di strizzare l'occhio a certe produzioni action americane, pur senza averne tutto il budget e i mezzi. Con tanto di tradimenti, doppiogioco, esperti informatici, storie d'amore tormentate. Tuttavia non aspettatevi acrobatici combattimenti alla Tom Cruise o una lunga sequela di esplosioni alla Michael Bay.
In questo caso, con meno soldi a disposizione, si cerca di aderire a un maggiore realismo - per quanto questo sia possibile con una supergirl sullo schermo - ed è meglio sia così alla fine, poiché rende credibile il fatto (davvero impossibile, nella realtà) che un imprenditore senza scrupoli possa pagare per le proprie azioni e i politici corrotti vadano in rovina.

martedì 9 luglio 2024

Fabolous Stack of Comics: Huck


Il concetto stesso di supereroe poggia sull'esistenza di una persona speciale, non solo perché ha dei superpoteri, che utilizza tutte le sue capacità in maniera altruistica, per aiutare altre persone che non conosce.
Da Superman in poi, con poche eccezioni ogni supereroe si è speso per gli altri, spesso a costo di grandi sacrifici.
Un nuovo supereroe di stampo classico si ritrova in Huck, miniserie di sei numeri pubblicata da Image Comics nel 2015, scritta da Mark Millar e disegnata da Rafael Albuquerque.
Huck è un orfano abbandonato da neonato e accolto in una piccola cittadina di provincia. Incurante di andare alla ricerca delle proprie origini, Huck si pone l'obiettivo di compiere una buona azione al giorno, potendo far affidamento anche su straordinarie capacità.
Al tempo stesso, ad Huck non interessa farsi pubblicità e vive nell'anonimato, amato e protetto dai suoi concittadini. Ma l'arrivo nella cittadina di nuovi e più giovani abitanti, fa scoprire al mondo intero dell'esistenza di Huck, il quale diviene da quel momento in poi oggetto dell'attenzione dei giornalisti e dei politici.
Ma anche di chi gli ha donato i suoi poteri, che è pronto a riemergere sulla scena.
La mitologia di Superman continua a rimanere salda e presente anche dopo quasi novant'anni dalla sua creazione. Una mitologia che si appoggia sul concetto di un essere venuto da un mondo lontano, ma cresciuto da persone oneste con valori sinceri (i valori di una certa nazione, secondo una concezione ormai superata), al servizio del proprio prossimo.
Huck può essere visto come una delle tante varianti di Superman. Anche lui proviene da un mondo lontano, seppur non quello del kryptoniano, un mondo molto più aderente alla realtà odierna che, piuttosto che guardare alle stelle, volge il proprio sguardo verso ciò che si annida nell'interno della nazione.
Con una strizzatina d'occhio al rinnovato conflitto "freddo" sussistente tra Stati Uniti e Russia di questi ultimi anni.
Aldilà di questo, comunque, Huck è la dimostrazione che si può ancora scrivere di un eroe altruista e con valori positivi. Seppur questo concetto possa apparirci figlio di un'epoca ormai lontana, alla fine ciò che conta è costruire una storia attorno a questo concetto e sviluppare i personaggi che vi ruotano attorno.
E dopotutto, una buona azione al giorno è alla portata di tutti.

mercoledì 26 giugno 2024

Fabolous Stack of Comics: Swamp Thing - Genesi Oscura


Il concetto narrativo del mostro della palude è qualcosa che non può sfuggire all'attenzione delle opere di intrattenimento. Un'ambientazione che appare lontana e come un mondo a parte, una creatura che è incarnazione dell'ignoto e una sana dose di terrore sono gli elementi che più la caratterizzano.
E se il Mostro della Laguna Nera rimane ancora oggi un perfetto emblema cinematografico, i suoi epigoni alla DC Comics e alla Marvel non sono da meno.
L'epigono della DC si chiama Swamp Thing. Creato da Len Wein e Bernie Wrightson, compare una prima volta in una versione alternativa nel 1971 su House of Secrets 92, per poi apparire nel 1972 nella sua identità più nota, quella di Alec Holland, nella serie Swamp Thing, di cui i due autori realizzano i primi dieci numeri.
Gli scienziati e coniugi Alec Holland e Linda Holland vengono portati dall'agente governativo Matt Cable in una capanna situata nelle paludi della Louisiana, dove dovranno portare avanti le ricerche, finanziate dal governo, di una formula bio-rigenerativa.
Tale formula, tuttavia, attira l'interesse anche di persone poco raccomandabili e una notte dei criminali assaltano l'abitazione, uccidendo Linda e provocando un'esplosione le cui fiamme avvolgono il corpo di Alec Holland, che scompare in una palude.
Convinti di averlo ucciso, i criminali si allontanano. Alec Holland, tuttavia, rinasce poco tempo dopo come la creatura della palude, Swamp Thing. Inseguito dal suo miglior amico Matt Cable, che lo ritiene responsabile dell'assassinio degli Holland, la missione principale di Swamp Thing diventa quella di individuare i mandanti dell'omicidio della moglie, affrontando al contempo le più svariate minacce sovrannaturali.
Il genere horror, sia nella sua concezione letteraria che in quella cinematografica, è spesso affiliato a quelle che si definiscono atmosfere gotiche. Di solito associate a un lontano passato ma che, con opportune modifiche, si possono tranquillamente trasportare nel presente.
Swamp Thing, che esordisce con una precedente incarnazione del diciannovesimo secolo, vive e interagisce nell'ordinario Universo DC, ma al tempo stesso è quasi come se non ne facesse parte. I due autori, dunque, dopo aver narrato le origini del personaggio, lo trascinano in varie situazioni da gotico moderno, urbano.
Scienziati pazzi e le loro creazioni abominevoli (Anton Arcane, destinato a divenire uno dei più spietati nemici della creatura), streghe, licantropi... tutti i più classici topoi della letteratura e del cinema horror vengono dunque rivisitati e attualizzati. Mostro creato dalla scienza contro i mostri creati dalla follia umana e dalla superstizione. Dopotutto il disegnatore è molto versato nel genere horror e averlo a bordo e non sfruttare queste sue capacità sarebbe stato un crimine capitale.
Siamo ancora ben lontani dalle storie di Alan Moore e del Parlamento del Verde. Quello che abbiamo di fronte in queste pagine è un personaggio moderno per il tempo in cui fu concepito, ma con profonde radici nel passato. Una creatura che muove qui i suoi primi passi e, senza che nessuno possa allora immaginarlo, destinata a cambiare qualche anno dopo il mondo del fumetto.

martedì 25 giugno 2024

Fabolous Stack of Comics: Gli Ultimi Giorni della Justice Society of America


La Justice Society può contare tra le sue fila gli eroi che agivano prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale e che un tempo provenivano da un'altra terra. Terra-2, dove vivevano anche le controparti della Golden Age di Batman, Superman e Wonder Woman.
Ma con Crisi sulle Terre Infinite il concetto di Multiverso scompare e i tre eroi simbolo vengono sostituiti da controparti più giovani, che compaiono nell'era moderna.
E quindi che ne sarà della Justice Society of America? Lo racconta l'albo Gli Ultimi Giorni della Justice Society of America (Last Days of the Justice Society of America), pubblicato nel 1986, scritto da Roy Thomas e Dann Thomas e disegnato da David Ross.
La Crisi nel Multiverso è terminata e ora esiste una sola Terra. Gli eroi della Justice Society, dei reietti in questo nuovo mondo, si radunano per piangere i loro compagni caduti e la scomparsa del Superman della Golden Age.
All'improvviso sulla scena irrompe lo Spettro, incredibilmente ferito e allo stremo delle forze. C'è una nuova minaccia che rischia di annientare la stessa realtà appena formatasi e che ha le sue radici nell'aprile 1945, tra la morte di Roosevelt e gli ultimi giorni di Adolf Hitler.
La Justice Society viaggia così indietro nel tempo per sventare la minaccia, ritrovandosi proiettata in una dimensione ultraterrena dove dovrà impedire letteralmente la fine del mondo, a costo della sua stessa esistenza.
Il fumetto è solito e avvezzo ad affrontare questo tipo di situazioni. Per cambi editoriali, storie epocali o altre ragioni, ci si ritrova talvolta tra le mani concetti che potrebbero non più funzionare in un nuovo contesto.
Dopo la Crisi si è deciso che gli eroi della Golden Age che non fossero stati rivitalizzati in qualche modo (oltre alla trinità, anche le nuove versioni di Lanterna Verde e Flash, per esempio) fossero ormai qualcosa di non più attuale in un mondo che, privo di un Multiverso, li vedeva principalmente protagonisti per difendere suddetto Multiverso.
Quindi è tempo che questi eroi di un altro universo narrativo e un altro modo di narrare i racconti di supereroi si facciano da parte, va da sé non in maniera definitiva e con qualche piccola scappatoia da utilizzare in qualsiasi momento in futuro. Dopotutto, non è detto che il contesto di fondo non possa mutare di nuovo.
Ed ecco dunque la minaccia capace di distruggere la realtà per cui occorre un grande sacrificio, che puntualmente arriva. In pochi si salvano, quei pochi che si è deciso abbiano ancora qualcosa da dire in questo nuovo universo, Power Girl su tutti. Insomma, qualcosa che abbiamo già visto, ma che in questo caso parrebbe essere necessario.
Alla fine questo concetto dell'idea narrativa e dei personaggi ad essa associati che vengono messi da parte, in un Limbo per citare Grant Morrison, pronti a essere recuperati da un altro scrittore è sempre esistito. Ciò che conta non è come si conclude la storia, ma cosa essa poi ritorna in seguito.

lunedì 24 giugno 2024

Fabolous Stack of Comics: Warlock - Chi è Adam Warlock?


In E gli Uomini lo Chiameranno Warlock, Adam Warlock era stato proclamato dall'Alto Evoluzionario messia della Contro-Terra, pianeta gemello del nostro e situato sul lato opposto del sole, per combattere la malvagità dell'Uomo Bestia. Infine sconfitto grazie a un piccolo aiuto da parte di Hulk, prima che Adam Warlock partisse per lo spazio alla ricerca di sé stesso.
Quella ricerca passa attraverso un nuovo ciclo e un nuovo sceneggiatore, quello che più è identificato col personaggio, ovvero Jim Starlin. L'autore narra la propria prima saga di Adam Warlock partendo dai numeri dal 178 al 181 di Strange Tales, per poi proseguire nei numeri dal 9 al 15 di Warlock.
Mentre percorre le vie dello spazio, Adam Warlock si imbatte in una ragazza che implora il suo aiuto. Costei è ricercata dalla potente Chiesa Universale della Verità, guidata dall'enigmatico Magus.
Warlock non riesce a impedire il suo assassinio da parte di due sgherri al servizio della Chiesa e così si reca presso il pianeta dove si trova la potente organizzazione.
Warlock scoprirà che il Magus è una sua vecchia conoscenza, anche se non lo ha mai incontrato in vita sua, e la sua minaccia è tale che l'aiuto di nuovi alleati come Pip il Troll e Gamora può non essere sufficiente. Solo l'intervento di Thanos può ribaltare la situazione, ma non è detto che questa sia la cosa migliore che possa capitare all'Universo.
Nella saga di Roy Thomas, Warlock veniva proclamato messia di un pianeta e suo salvatore e agiva come tale, seppur in maniera riluttante. In questa nuova saga, Warlock diventa un cercatore di conoscenza, ma in un certo senso si ritrova di nuovo a dover trattare con una presunta figura messianica.
Chi ha scritto questa storia è un laico, se non addirittura un ateo, che di certo non ha molto in simpatia il concetto di chiesa e di chi la guida. La Chiesa Universale della Verità è infatti l'emblema di qualunque credenza religiosa (cristiana, musulmana, e così via) che accoglie attorno a sé migliaia di credenti, conquistati dagli ideali di fratellanza e carità, ma a cui in realtà - secondo l'autore - vengono vendute bugie e false speranze in nome di un profitto. E di cui ci si è pronti a liberare il prima possibile.
Ma più che il nichilismo e il caos, quello che deve prevalere è la ricerca della conoscenza, esemplificata da Adam Warlock.
Il Magus si pone dunque come il lato oscuro di Warlock, quell'io futuro malvagio che l'eroe potrebbe diventare, conquistato dalla propria aura messianica che altri gli hanno appioppato.
La saga è molto importante, inoltre, poiché introduce per la prima volta ai lettori i personaggi di Pip il Troll e Gamora e riprende il personaggio di Thanos, una pedina fondamentale di una precedente storyline di Capitan Marvel, scritta sempre da Jim Starlin.
Come in quell'occasione, lo sceneggiatore riprende il tema narrativo della minaccia cosmica incentrata su un grande oggetto di potere, la Gemma dell'Anima in questo caso, che provoca infine un reset della realtà che cancella la minaccia in questione. Perché quando si ha a che fare con un grande potere, non necessariamente potrebbe discenderne una grande responsabilità.

venerdì 21 giugno 2024

Prime Video Original 95: Die Hart 2 - Die Harter


È l'eroe più grande che il cinema e il mondo abbiano mai conosciuto. Di fronte alla sua potenza, ogni criminale trema di paura.
Sì, stiamo parlando proprio di lui, di... Kevin Hart? Già protagonista di un insolito film che ironizzava sulle pellicole d'azione moderne di Hollywood, intitolato Die Hart, l'attore ritorna più alla carica che mai col sequel Die Hart 2 - Die Harter, diretto da Eric Appel, scritto da Tripper Clancy e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 30 maggio 2024.
Come nel caso del primo film, anche questo sequel rappresenta un nuovo montaggio di un serial televisivo composto da alcune brevi puntate apparso in precedenza su un'altra piattaforma.
Kevin Hart è diventato una star di film d'azione grazie al remake cinematografico della serie televisiva I Jefferson e i produttori spingono per farne subito un sequel.
L'attore, tuttavia, vorrebbe dedicarsi a un progetto personale, con scene d'azione reali senza uso di green screen e basato in buona parte sull'improvvisazione. Ma c'è qualcuno che non è d'accordo con tutto questo e rapisce l'attore.
Indeciso se stia vivendo la realtà o un'opera di finzione, Kevin Hart deve scoprire chi sta cercando di prendere il suo posto e perché.
Se il primo film si faceva un po' beffe di un certo appiattimento del cinema di genere americano, sempre pronto a riciclare vecchie idee spacciandole come nuove, in questo sequel ci si concentra sulla tecnologia e sul suo uso e abuso nel cinema odierno.
Grande utilizzo di green screen, ampio sfruttamento di effetti speciali computerizzati e attori che devono piegarsi a queste innovazioni a discapito di una interpretazione più spontanea minano dunque una piena espressività artistica, anche nel campo della commedia.
Un abuso di tecnologia che va a discapito inoltre di un vecchio modo di fare cinema e colpisce in particolar modo gli stuntmen, elementi ombra che risultano fondamentali per la buona riuscita di un film e a cui non viene riconosciuto il giusto credito.
Come nella precedente occasione, comunque, tale critica viene fatta in maniera alquanto light e velata, poiché un eccessivo approfondimento non avrebbe interessato con ogni probabilità lo spettatore.
Da questo tema nasce una storia che sembra quasi presa da Il Sosia di Fëdor Dostoevskij o, per restare in ambito cinematografico, da Enemy di Denis Villeneuve, con un doppio che cerca di estromettere Kevin Hart dalla sua stessa vita.
Seppur ovviamente, in questo caso, i toni drammatici siano del tutto assenti e vengano sostituiti dalle battute e dalla versatilità di Kevin Hart, attorniato a sua volta da comprimari surreali. Surreale come la situazione in cui si è andato a cacciare e che potrebbe avere un risvolto inaspettato.