Cosa succede quando si introduce un elemento narrativo in apparenza estraneo in un contesto di cui non dovrebbe fare parte? Occorre molta abilità da parte dello sceneggiatore di turno nell'inserire tale elemento, per far sì che lo scenario principale non ne risulti inficiato.
Se in universi narrativi con ampie possibilità quali quelli Marvel o DC, l'aggiunta di un nuovo elemento può trovare facile accoglimento, in altri mondi narrativi, più chiusi all'apparenza, la cosa potrebbe non rivelarsi altrettanto agevole.
In Fuorilegge abbiamo visto il giovane Tex Willer scontrarsi per la prima volta con Steve Dickart, una spia che aveva come copertura quella di un prestigiatore da palcoscenico di nome Mefisto. Personaggio che ricompare infine nella storia La Gola della Morte, pubblicata in origine nel 1959 nel formato a striscia e ristampata nel 1964 nei numeri 64 e 65 della collana regolare di Tex.
Sono passati molti anni da quel primo scontro: Tex è diventato il più abile Ranger del Texas, protettore della tribù Navajo come Aquila della Notte, e si circonda di tre compagni d'avventure, tre pards, ovvero suo figlio Kit Willer, Kit Carson e Tiger Jack.
Ma un'antica e dimenticata minaccia riemerge dal passato quando, durante una battuta di caccia, Kit Willer viene rapito da una misteriosa tribù di indiani, gli Hualpai, al servizio di colui che chiamano Il Figlio del Fuoco. Poco dopo anche Kit Carson, durante le ricerche del figlio di Tex, viene catturato.
Il mandante è Mefisto, che in qualche modo ha acquisito dei reali poteri magici e vuole vendicarsi di Tex per lo smacco subito anni fa, togliendogli ciò che ha di più caro e trascinandolo verso la rovina.
Il Mefisto che vediamo in questa storia non è lo stesso personaggio apparso quell'unica volta nel 1949, anzi è proprio un altro personaggio che condivide col suo alter ego del passato solo l'alias da prestigiatore. Per il resto, un nuovo look, poteri di cui non sapremo mai - almeno in questa storia - come siano stati acquisiti e una sete di vendetta covata solo e unicamente verso Tex - pur avendo altri contribuito alla sua cattura anni prima - tale da rasentare la follia.
A Gianluigi Bonelli, infatti, interessa costruire uno scenario western atipico e lontano dagli schemi prefissati, che non ricalchi pedissequamente quello dei film di Hollywood e che rappresenti in realtà un mondo narrativo che sia una sorta di patchwork delle storie di avventure che leggeva da ragazzo.
Già in passato lo sceneggiatore aveva introdotto elementi di certo non comuni nelle storie western, seppur in maniera soft, come gli alieni o i dinosauri. Con Mefisto, invece, spinge di più sull'acceleratore, facendo risaltare in maniera più preponderante il tema della magia, già accennato anch'esso in passato.
I poteri di Mefisto, in realtà, non appaiono eccezionali (ipnotismo e proiezione astrale, almeno questo è ciò che viene mostrato in questa storia), eppure per Tex e soci rappresentano l'ignoto. Qualcosa che le pallottole non possono abbattere. Tex, come Superman, appare invincibile, eppure anche Superman è vulnerabile alla magia, in quanto inconoscibile.
Tex, tuttavia, sa che il suo bel fucile Winchester può essere efficace contro tutto e tutti. Tanto che una vera e propria strage di indiani viene compiuta a sangue freddo, senza contare maltrattamenti vari ad animali, segno di un tempo differente. Così come i vari "ugh" e "woah" che gli indiani non possono fare a meno di pronunciare in ogni... singola... vignetta in cui appaiono.
Le motivazioni di Mefisto, così come il suo vero background, non sono poi così importanti (davvero pensava di vendicarsi di Tex avendo come alleati indiani che sparano dardi avvelenati con le cerbottane?): quello che conta è il dualismo che viene a crearsi tra i due avversari, in un crescendo di tensione ben portato avanti da Bonelli (dal mistero iniziale sino alla resa dei conti finale).
E, non so quanto voluto, Bonelli alla fine non farà mai scontrare in maniera diretta i due e la minaccia di Mefisto sarà annullata da Tiger Jack. O almeno così si è portati a pensare.
Mefisto, però, è diventato una sorta di incarnazione del male e un suo ritorno è inevitabile.
Nessun commento:
Posta un commento