sabato 25 maggio 2024

Italians do it better? 46: Smetto Quando Voglio - Ad Honorem (2017)


Dopo Smetto Quando Voglio e Smetto Quando Voglio: Masterclass, si conclude la trilogia del nostrano Ocean's Eleven (e Twelve e Thirteen) con il capitolo intitolato Smetto Quando Voglio: Ad Honorem, diretto da Sydney Sibilia, scritto da Sydney Sibilia, Luigi Di Capua e Francesca Manieri e distribuito nei cinema nel novembre 2017.
Nei primi due capitoli ci siamo appassionati alle vicende della banda di scienziati, laureati e pasticcioni capitanata da Pietro Zinni. Quella che è iniziata come un'attività borderline di diffusione di droghe non sanzionate per superare la crisi economica, si è tramutata poi in una lotta contro la criminalità romana e la scoperta di una terribile minaccia.
Pietro Zinni (Edoardo Leo) e la sua banda sono finiti in carcere e a nulla sono servite le affermazioni dell'uomo secondo cui qualcuno sta progettando un attentato con del gas nervino.
Tuttavia la minaccia è reale e fa capo a Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), un uomo che ha un qualche misterioso legame con Pietro Zinni e che vuole fare una strage in un luogo pubblico di Roma.
Con l'intera banda in carcere, Pietro Zinni organizza un'ultima, disperata mossa: un'evasione di massa. Ma per riuscirci deve allearsi con un ex nemico, il Murena (Neri Marcorè).
Quando si riescono a chiudere tutti i fili in sospeso e a farlo in maniera coerente, magari forzando un po' la mano qui e là ma in limiti accettabili, si ottiene sempre un buon lavoro.
Sia il regista che gli interpreti tornano a omaggiare i film americani e certi loro topoi narrativi, che qui ritornano attualizzati e italianizzati nel giusto modo. A partire dal prison movie e la conseguente evasione in stile The Rock, per passare poi alla scomoda alleanza con un ex avversario per debellare una minaccia più grande e chiudere con le origini del villain, il quale ha un insospettabile legame col protagonista e lo incolpa della sua situazione.
Ma film corali come questo non funzionerebbero se il cast non fosse all'altezza. E come lo erano George Clooney e i suoi compari, altrettanto si può dire per Edoardo Leo e gli oltre venti attori che ruotano attorno a lui.
La cosa più ammirabile è come si sia riusciti a creare una giusta amalgama, laddove tanti personaggi spesso comportano lasciare spazio ad alcuni più di altri. E questo sicuramente avviene, ma ognuno riesce a trovare il proprio giusto momento di gloria.
E così la trilogia finisce. Non vi sono promesse o premesse di ulteriori sequel, anche se nel mondo del cinema non si può mai sapere. Il cerchio si chiude laddove è iniziato, presso un'università dove si forgiano le menti del futuro... e le speranze del presente.

venerdì 24 maggio 2024

Prime Video Original 93: Tutto è Possibile


Il liceo high school americano è uno di quei luoghi dove la maturazione personale passa, nei film, attraverso esperienze sia positive che negative che forgiano la rispettiva persona. Esperienze che cambiano nel corso del tempo, così come cambia la società.
Nei film di John Hughes, gli adolescenti del Breakfast Club dovevano affrontare problematiche sì ancora attuali, ma che oggigiorno non sono più le uniche.
Uno specchio dei tempi attuali è Tutto è Possibile (Anything's Possible), diretto da Billy Porter, scritto da Ximena García Lecuona e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 22 luglio 2022.
Inizia l'ultimo anno del liceo. Kelsa (Eva Reign) è pronta a passarlo insieme alle sue migliori amiche e altrettanto può dirsi per Khal (Abubakr Ali), ed entrambi devono scegliere che fare del loro futuro.
Kelsa è una ragazza trans che ha un piccolo canale Youtube, dove racconta le sue emozioni durante la fase di transizione. Khal scopre il canale e rimane da lei affascinato, donandole un mazzo di fiori e iniziando a uscire con lei.
Ma se la loro relazione è stabile e non tiene conto delle categorizzazioni, il mondo che gira attorno a loro - composto dai genitori e dai compagni di scuola - non vede del tutto di buon occhio la cosa.
I tempi cambiano (e ora sentirete la mia classica frase che sta a voi decidere se sia in bene o in male) e quindi cambiano anche le persone. E gli adolescenti. Se i giovani protagonisti di John Hughes dovevano affrontare problematiche ancora e sempre persistenti, quale il rapporto coi genitori ad esempio, scenari diversi sono nel frattempo emersi.
Ovviamente, e non serve nasconderlo, questo è un film incentrato sull'identità di genere, argomento divenuto negli ultimi anni sempre più delicato e su cui non è così facile avere un'opinione univoca, per i più svariati motivi.
Se Moonlight parlava di una storia d'amore omosessuale trattandola come ogni altra storia d'amore, la stessa cosa si tenta di fare in questo caso. I due protagonisti si amano senza tenere conto di ciò che pensano gli altri e accettandosi per quello che sono, ma non è sempre possibile tenere chiusi gli occhi di fronte alla realtà che li circonda, così come non potevano farlo i due protagonisti di Moonlight.
Alla fine diventa però più importante il pur significativo messaggio, di accettare le persone senza pregiudizio alcuno, che va un po' a discapito della storia. Ad esempio non viene ben approfondito perché di punto in bianco alcuni amici e alcune amiche dei due inizino ad ostracizzarli: d'accordo il bigottismo, ma almeno un po' di contesto.
Una storia che ovviamente procede su binari consueti per questo tipo di pellicole, già percorsi decine di volte. I due protagonisti si incontrano, scoprono di amarsi, hanno un momento di crisi dovuto alle difficoltà che il mondo pone loro davanti, tali difficoltà vengono infine superate e i due possono pensare ai passi successivi delle loro vite.
Ma volendo si può inquadrare il tutto nell'ordinarietà delle cose che si vuole descrivere. Se altri film teen adolescenziali hanno quel tipo di svolgimento, perché non può averlo questa pellicola?

giovedì 23 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: Warlock - E gli Uomini lo Chiameranno Warlock


Nel 1967, su Fantastic Four, Stan Lee e Jack Kirby ideano Lui, una creazione di eminenze grigie della scienza note collettivamente come l'Enclave (a cui, va da sé, si ribella).
Lui è uno di quei personaggi che naviga poi nel Marvel Universe senza uno scopo preciso, in attesa che qualche sceneggiatore glielo fornisca. E tale scopo arriva qualche anno più tardi, nel 1972, con la pubblicazione della serie antologica Marvel Premiere.
Colui che è ancora noto come Lui - scusate il gioco di parole - vi appare nei primi due numeri, per poi vedersi dedicata una serie regolare durata otto numeri, pubblicata tra il 1972 e il 1973. Gli autori sono Roy Thomas, Mike Friedrich e persino lo scrittore di fantascienza Ron Goulart, mentre la parte grafica è affidata a Gil Kane, John Buscema e Bob Brown.
Dopo aver perso poteri divini, un disilluso Alto Evoluzionario ritrova a fluttuare nello spazio il bozzolo dove al suo interno è presente Lui, che ribattezza Adam Warlock.
L'Alto Evoluzionario dà poi vita al suo esperimento più ardito. Partendo da una roccia, crea una intera Terra alternativa, la Contro-Terra, che posiziona sul lato opposto del sole. L'intenzione è quella di privarla del peccato originale e dei supereroi, portatori di caos.
Ma l'Uomo-Bestia, la creazione ribelle dell'Alto Evoluzionario, interviene sull'esperimento, portando il male nel mondo come una sorta di serpente tentatore.
L'Alto Evoluzionario vuole allora distruggere la Contro-Terra, ma Warlock lo implora di essere portato lì e provare ad estirpare i semi della malvagità impiantanti dall'Uomo-Bestia. Con una Gemma dell'Anima di origine ignota impiantatagli dall'Alto Evoluzionario, il rinato salvatore del neonato pianeta parte così alla volta della sua personale odissea.
Un essere divino con sentimenti altalenanti verso le sue stesse creazioni. Un autoproclamatosi messia e salvatore, ribattezzato Adamo, che raduna attorno a sé dei seguaci. Un figlio caduto dell'essere divino portatore del male. Un potenziale Eden dove irrompe all'improvviso il peccato originale.
Sì, non vi state sbagliando, quella che abbiamo di fronte è la versione Marvel della Bibbia in chiave supereroistica. Una metafora molto evidente, ma il fatto di ambientare il tutto in una terra parallela, distante, per certe caratteristiche dalla terra "reale", fa sì che alla fine tale metafora risulti un po' addolcita.
Anche perché quella che ci troviamo di fronte è la consueta trama supereroistica, del buono contro il cattivo, e giustamente visto il pubblico di riferimento non trovano traccia complicati dibattiti filosofici od esistenziali.
Certo la figura messianica di Warlock, credo derivata dalle contestazioni giovanili avvenute poche anni prima (i suoi seguaci sono infatti omologhi di quegli studenti ribelli), è quella che più risalta.
Al limite ci sono due situazioni che si ripetono in maniera continuativa. Gli scontri tra Warlock, l'Uomo-Bestia e i suoi sgherri e il tira e molla tra l'Alto Evoluzionario, che vuole distruggere la Controterra un giorno sì e l'altro pure, e Warlock.
Forse l'eccessiva ripetizione di questi due concetti è ciò che ha causato la (temporanea) interruzione della serie. Tanto che la trama dello scontro con l'Uomo-Bestia rimane irrisolta e trova la sua conclusione solo qualche mese dopo, sulle pagine di Incredible Hulk. Quando ci si poteva ancora permettere di chiudere i fili in sospeso altrove senza troppi problemi.
Ma la stella di Adam Warlock è destinata ancora a brillare.

mercoledì 22 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: Empress


Fino a ora, nelle opere che ricadono sotto l'etichetta MillarWorld, abbiamo parlato di gruppi di maghi, di un insolito aldilà e di un genio in ogni campo dello scibile umano.
Ma suddette opere spaziano in ogni possibile settore narrativo esistente e le distese spaziali non rappresentano un'eccezione. Ne è una dimostrazione Empress, miniserie di sette numeri pubblicata nel 2016, scritta da Mark Millar e disegnata da Stuart Immonen.
Secondo il calendario terrestre ci troviamo in un lontano passato, di milioni di anni fa, durante il quale però vi era già un'avanzata civiltà galattica. Una civiltà guidata col pugno di ferro da Morax, spietato e sanguinario tiranno.
La moglie Emporia, che ha sposato Morax in giovane età ma ora dopo aver partorito tre figli è sempre più terrorizzata dai suoi atti crudeli, decide di fuggire. Ad assisterla vi è la sua guardia del corpo, Dane Havelok.
La fuga ha successo, ma da quel momento in poi Emporia, i suoi figli e Dane vengono inseguiti dalle truppe di Morax. Inoltre una taglia viene messa sulle loro teste e tutti i pianeti della galassia vengono informati dell'accaduto.
Con pochissimi alleati su cui contare, la fuga di Emporia potrebbe rivelarsi più breve del previsto.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana... questo è il celebre slogan della più celebre saga fantascientifica cinematografica... o quantomeno quella che ha generato maggiori introiti. Ed echi di Star Wars sono ben presenti in questa storia.
A partire dallo scenario: un insieme di pianeti, ognuno con una differente ambientazione, differenti popoli e differenti pericoli, a connotare le avventure dei protagonisti. Uno spietato tiranno galattico, che presenta in sé a livello grafico anche qualche traccia di Darkseid. Un'epopea familiare. Un robot droide che si esprime con versi e segni. Ah sì, anche un surrogato degli Stormtroopers.
Vi sono poi i classici elementi della space opera e della fantascienza d'annata, opportunamente rimodernata e un po' estremizzata, grazie a battaglie tra astronavi, creature mostruose e armi futuristiche.
Empress diventa dunque un insolito giocattolo narrativo, un open world, delle montagne russe narrative dove Mark Millar e Stuart Immonen possono scatenare la loro inventiva, dipingendo paesaggi onirici e desertici, architetture imponenti e razze aliene di ogni colore.
Contornando il tutto con una trama che punta quasi tutto sull'azione e sui cambi di scena e di prospettiva, intervallati da pochi attimi di riflessione.
Rimane alquanto strano l'epilogo, non vorrei dire frettoloso. Ma se Emporia aveva sin da principio la capacità di sopraffare Morax e far ascendere uno dei figli al potere, perché non lo ha fatto da subito?
Forse per lasciare un paio di punti in sospeso da esplorare in storie future. Sempre ambientate in quest'altra galassia lontana, lontana...

martedì 21 maggio 2024

Libri a caso: Una Testa in Gioco


Il Commissario Maigret ha una sua personale idea di giustizia, un'idea che lo abbiamo visto perseguire nei precedenti libri che lo hanno visto protagonista. Per il Commissario parigino, la legge è sì utile, ma non deve rappresentare l'unico metro di giudizio.
C'è un ideale di giustizia più alto, e non è quello divino, che deve tenere conto delle motivazioni che hanno causato l'atto criminoso e le persone che ne potrebbero ricavare un danno indiretto. Questo ha portato Maigret in un recente caso - L'Impiccato di Saint-Pholien - addirittura a non denunciare alcune persone per non lasciare orfani dei bambini.
Tale ideale di giustizia ritorna, più marcato che mai, in Una Testa in Gioco (La Tête d'un Homme), quinto romanzo della serie pubblicato nel 1931.
Joseph Heurtin è stato condannato in via definitiva per l'omicidio di due donne americane e sta per essere eseguita la sua condanna a morte. Anche se alcune prove appaiono schiaccianti, l'uomo si dichiara più volte innocente.
Il Commissario Maigret, responsabile del suo arresto, roso dai dubbi si convince che le obiezioni di Heurtin abbiano un qualche fondamento. E concepisce così un piano ardito che rischia di mettere fine per sempre alla sua carriera: inscenare un'evasione dell'uomo, di modo tale che lui lo porti dai suoi complici.
Ma quello che accade dopo è del tutto imprevedibile. Questo diventa l'inizio di una delle indagini più insidiose per Maigret, tra ricchi residenti americani, poveri immigrati dell'est Europa e una mente diabolica che lo sfida apertamente.
C'è una capacità che Georges Simenon ha saputo padroneggiare sin dal romanzo precedente. Ovvero di come gli eventi sembrino dirigersi verso un preciso obiettivo, salvo poi cambiare del tutto strada, e questo non tramite un improvviso colpo di scena, bensì in maniera del tutto naturale. Come se Maigret fosse in balia del destino e dovesse padroneggiarlo in qualche modo.
Questo romanzo nasce come la storia di un'evasione e come tale procede, salvo poi subire una svolta e divenire una sottile sfida di menti e volontà. Già nel primo romanzo, Pietr il Lettone, il Commissario aveva trovato una persona decisa a sfidarlo, ma qui il nemico è una sorta di Moriarty aggiornato.
Intelligente, ma non ricco, che ama seminare il caos e lanciare la sua sfida al Commissario Maigret. Il fatto che sia straniero mi ha in principio confuso, considerato che vi era una marcata instabilità politica in Europa all'epoca, ma credo che non ci fosse alcun sottotesto razzista (su un europeo, poi), semplicemente è un elemento funzionale alla trama.
Per la prima volta, Maigret perde anche solo per un attimo la pazienza, dopodiché batte il suo nemico utilizzando le sue armi più affilate. Ovvero la ragione e la capacità di aspettare, cose che fanno innervosire anche i nemici più insidiosi. Ancora una volta, Maigret padroneggia il destino che altri gli hanno riservato e capovolge la situazione.
Un romanzo davvero particolare, trasposto sul grande e piccolo schermo più volte, anche dal nostro Gino Cervi - e con nientemeno che Gian Maria Volonté nella parte dell'avversario di Maigret.
Poiché un grande romanzo richiede grandi interpreti.

lunedì 20 maggio 2024

Prime Video Original 92: Sayen


Il serial Echo del Marvel Cinematic Universe ci ha proiettato nel mondo di un'eroina che riscopre le sue radici, le quali affondano nei secoli passati e nella cultura delle native americane. Un viaggio che si conclude con l'eroina che si appropria di quelle radici, portando così avanti una gloriosa tradizione.
Il tema della persona che si riappropria delle sue radici - e così anche di una parte perduta della propria identità - è tuttavia ben presente da decenni ovunque. Ma un altro tipo di eroina la si può ritrovare in Sayen, diretto da Alexander Witt, scritto da John Swab e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 3 marzo 2023.
Sayen (Rallén Montenegro) ritorna nelle terre cilene dove è nata e cresciuta, ma da cui si è allontanata dopo che suo padre è stato ingiustamente incarcerato. Qui vive ancora la zia, che ha appena ricevuto un'ingente offerta da una potente multinazionale, rappresentata dal giovane Antonio Torres (Arón Piper), per la vendita del suo terreno.
La zia, tuttavia, rifiuta la proposta e Sayen poco dopo scopre che la multinazionale è coinvolta in affari alquanto loschi. Colta sul fatto mentre spia le loro mosse, Sayen viene inseguita da Antonio Torres e le persone al suo servizio, determinate a ucciderla.
Poiché, dietro Antonio Torres, vi sono uomini molto potenti e determinati, pronti a cancellare secoli di storia e tradizione cilene in nome del profitto.
Ci sono stati negli anni passati film ambientati in Cile: laddove c'è stata una dittatura si alimentano anche le storie da raccontare. Ma raramente ci si è ritrovati ad affrontare una produzione cilena, dallo stampo vagamente patriottico.
Ancora una volta, come spesso accaduto in questi ultimi anni per cercare di cambiare un po' le cose, ci ritroviamo di fronte a una donna forte e determinata che decide di mettersi contro delle persone potenti e, salvo pochi amici, tutto il mondo le volta le spalle, lasciandola sola nella sua battaglia.
Tuttavia, più che dalle parti di Echo, qui abbiamo di fronte una sorta di ibrido tra Rambo ed Erik Brockovich. La seconda visto il sottotesto ambientalista molto ben presente e rimarcato (la multinazionale che vuole sfruttare le risorse naturali delle regioni storiche del Cile).
Sayen è una versione femminile di Rambo da un lato per l'ambientazione - la maggior parte dell'azione si svolge nelle foreste della terra in cui vive e che lei ben conosce, mentre per i suoi inseguitori è territorio sconosciuto - ma anche perché diventa praticamente un esercito di una sola donna, che con abilità e costanza riesce a debellare tutti i suoi avversari, sfruttando le proprie capacità di lotta apprese negli anni passati (ci sono anche un paio di frasi che in maniera sottile richiamano quelle del Colonnello Trautman).
E infine abbiamo una popolazione, i Mapuche, realmente esistente e strettamente connessa col Cile e il suo passato. Una finestra su un mondo che il pubblico non conosce, e che qui in maniera inevitabile viene appena aperta, ma che può risultare affascinante esplorare. Un'identità perduta di cui la protagonista va alla ricerca.
E il suo viaggio deve ancora concludersi.

sabato 18 maggio 2024

Italians do it better? 45: Il Grande Giorno (2022)


Il trio composto da Aldo (Baglio), Giacomo (Poretti) e Giovanni (Storti) ha rappresentato una insolita boccata di aria fresca per il cinema italiano di fine anni '90 del ventesimo secolo/inizio 2000.
Pur essendo la loro comicità di matrice televisiva e teatrale, hanno saputo ben adattarla anche sul grande schermo, trasportandovi quei personaggi che li hanno resi celebri e creando svariati tormentoni.
Se pur i loro film più memorabili rimangono i primi, il trio di attori non ha mai smesso di lavorare e produrre nuove pellicole, non disdegnando negli anni più recenti anche qualche sortita solitaria, come ad esempio Tutti a Bordo.
I tre ritornano insieme in Il Grande Giorno, diretto da Massimo Venier, scritto da Aldo, Giovanni e Giacomo, Massimo Venier, Davide Lantieri e Michele Pellegrini e distribuito nei cinema nel dicembre 2022.
Giovanni (Giovanni Storti) e Giacomo (Giacomo Poretti) sono due ricchi imprenditori del settore del mobile, agli antipodi per quanto riguarda il carattere, che si stanno preparando al grande giorno, ovvero il matrimonio dei loro figli.
Tutto è stato allestito in grande stile perché duri tre giorni, affittando una villa elegante e storica, comprando vino d'annata, assicurandosi la partecipazione di un noto cantante italiano e facendo preparare centinaia di fuochi d'artificio.
Alla festa partecipa anche la prima moglie di Giovanni, Margherita (Lucia Mascino), la quale porta con sé il nuovo fidanzato Aldo (Aldo Baglio).
Da quel momento avviene un disastro dietro l'altro e viene alla luce un segreto che rischia di distruggere per sempre l'amicizia tra Giovanni e Giacomo.
Sono passati più di venticinque anni da Tre Uomini e una Gamba, e in questo film sembra quasi di ritrovare una versione più matura dei tre personaggi che lì vi comparvero. Ora sposati e con figli e che non dipendono più dal ricco suocero.
Eppure quella comicità di allora rimane invariata e, con pochi accorgimenti, ritorna anche in questo film, mostrandoci sia una maturità che una sorta di nostalgia dei tempi che furono.
I personaggi sono quelli consolidati. Il meridionale pasticcione ma allegro e spensierato, il preciso e preoccupato, l'esuberante milanese. Figure comiche che hanno in sé anche qualche piccolo elemento di dramma, circondate da buoni comprimari.
Se infatti nei primi film vi era un elemento comico predominante, in questo caso si è dosato in egual modo sia la comicità che la malinconia (che è stata comunque sempre presente, sin dal primo film).
Quella malinconia che alcune persone mature provano, quando hanno lavorato una vita intera, anche con successo e profitto, ma al tempo stesso sentono di non aver conseguito nulla di davvero importante.
Ma non disperate, questo rimane sempre un film con Aldo, Giovanni e Giacomo. Stavolta forse con meno tormentoni del consueto e un po' meno macchiettistico, eppur con un DNA cinematografico subito riconoscibile.

venerdì 17 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: Batman e Joker - Il Duo Mortale


Batman e Joker sono ai lati opposti della barricata. Il primo, nonostante il soprannome Cavaliere Oscuro, è l'incarnazione della giustizia e dell'ordine, che cerca di portare luce in una città plagiata dal male.
Il secondo invece è puro caos, che dunque agisce in modi imprevedibili, che nemmeno Batman con le sue capacità di detective è in grado di preventivare.
Eppure, talvolta, questi due personaggi così agli antipodi si sono ritrovati dalla stessa parte, ad esempio per sconfiggere un misterioso nemico comune in Batman: Europa, o addirittura quando il Cavaliere Oscuro ha impedito che Joker venisse condannato a morte in L'Avvocato del Diavolo.
Una nuova, folle, insolita alleanza si ritrova in Batman e Joker: Il Duo Mortale (Batman & The Joker: The Deadly Duo), miniserie di sette numeri pubblicata nel 2023, scritta e disegnata da Marc Silvestri.
Qualcuno ha rapito Harley Quinn e minaccia di ucciderla e al contempo James Gordon è sparito dalla circolazione, non lasciando alcuna traccia. Come se questo non bastasse, la città di Gotham inizia a essere perseguitata da repliche di Joker, crudeli e inarrestabili che lasciano dietro di loro una grande scia di sangue.
Eppure non vi è la mano del Pagliaccio del Crimine dietro tutto questo, che chiede dunque aiuto a Batman. Il Cavaliere Oscuro non ha altra scelta che accettare, ma al tempo stesso è consapevole che un'alleanza con Joker è come una bomba a orologeria, pronta a esplodere da un momento all'altro.
Come detto, la storia di per sé non parte da una base inedita e in sé ha tutti i semi di classica narrativa supereroistica: il nemico misterioso con improvviso capovolgimento di fronte, un drammatico evento del passato che ha dato vita al tutto, e viene rilevato tramite uso continuo di flashback, l'imprevedibilità di Joker e il suo agire fuori da ogni tipo di schema prefissato.
Marc Silvestri non è a digiuno di sceneggiatura, visto che lo fa su base regolare da decenni avendo anche creato dei personaggi inediti, eppure l'attenzione principale della storia è ammirare le sue idee grafiche che, forse non più così innovative oggi, conservano ancora un grande fascino.
Ma questo non vuol dire che la trama sia lasciata a sé stessa. Capitolo dopo capitolo il mistero viene dipanato ed è incentrato sulle biotecnologie e i rischi che queste comportano, tema molto sentito negli Stati Uniti.
E anche se Batman è e rimane l'eroe e il salvatore della situazione, si ha come l'impressione che l'affetto di Marc Silvestri sia in realtà rivolto verso Joker, vista la gran quantità di dialoghi che questo sforna pagina dopo pagina (nemmeno quando viene imbavagliato riesce a stare zitto) e il suo pensare fuori dagli schemi che rende ogni sua mossa imprevedibile.
Del resto le lotte e le alleanze tra Batman e Joker sono anch'esse così: fuori dagli schemi, imprevedibili. Cos'altro ci si potrebbe aspettare da due personaggi che si trovano ai lati opposti della barricata?

giovedì 16 maggio 2024

Libri a caso: Gli Amanti di Siddo


Il fatto che la fantascienza, come genere letterario, sia proiettata nel futuro, oppure offra una versione alternativa della nostra realtà, non impedisce ovviamente agli autori di trattare tematiche del loro tempo o universali, utilizzando la metafora di un mondo lontano.
Un mondo dove però possono sopravvivere concetti eterni, come l'amore, e venire reinterpretati. Come accade in Gli Amanti di Siddo (The Lovers), scritto da Philip J. Farmer e pubblicato originariamente sotto forma di racconto nel 1952, salvo poi essere espanso in romanzo nel 1961.
Ci troviamo nel trentunesimo secolo: dopo una tremenda Guerra Apocalittica che ha decimato la popolazione terrestre, il mondo vive sotto l'egida di una dittatura religiosa che si rispecchia nella figura eterea del Precursore.
Tramite i suoi scritti sacri, messi in pratica da zelanti agenti, i cittadini vivono secondo determinate caste e devono seguire specifici dettami, comportarsi secondo schemi prefissi in ogni aspetto della loro vita e, nel caso li infrangano, vengono puniti anche in maniera corporale.
Tra di loro vi è il linguista Hal Yarrow, il quale pur essendo un devoto della religione unica (anche perché non può fare altrimenti), vive un'esistenza miserabile e un matrimonio infelice. Così, quando gli viene offerta la possibilità di partecipare a una missione spaziale per colonizzare un altro pianeta, coglie l'occasione al volo.
L'esperienza lo cambia in maniera profonda, grazie all'incontro con la razza aliena dei Wog, ma soprattutto con Jeannette, una donna aliena dalle fattezze umane con cui intreccia una relazione che va contro tutti i dettami religiosi prefissi.
Ecco un perfetto esempio di come uno scenario futuro possa riflettere il tempo in cui il romanzo venne scritto. Un'epoca che segue la Seconda Guerra Mondiale e dove si intensifica il puritanesimo della società americana che, a dire il vero, era iniziato anche prima che cominciasse il conflitto. Un tempo dove i movimenti giovanili dovevano ancora arrivare.
Ma già qualcosa si muoveva all'epoca e gli scrittori dell'epoca sono stati abili a cogliere questi sussurri. Tramite la descrizione di un mondo apocalittico, Philip Farmer concepisce una metafora che riguarda non solo la società americana (che pure è quella in cui viveva) e non solo le religioni cristiana o protestante, quelle più presenti negli Stati Uniti.
I vari precetti del Precursore, infatti, sembrano richiamare varie credenze religiose e vogliono sottolineare come i dettami che vadano a regolare aspetti privati dell'essere umano (fare sesso solo a scopo di procreazione, non eccedere in determinati e presunti vizi, non concedersi opinioni personali su argomenti sensibili) finiscano in ultima analisi per limitare la libertà e il libero arbitrio dell'essere umano.
Laddove invece un essere più libero ha più possibilità di conquistare la felicità, soprattutto se non c'è nessuno che gli dica chi può amare e chi no. Quindi non è un messaggio che va contro la religione in sé, bensì riguarda come essa viene applicata, lasciando alla singola persona se credervi o meno.
Questo viene esemplificato nella figura di Hal Yarrow. Un uomo che per tutta la vita ha vissuto seguendo ciò che altri gli hanno detto di fare e comportandosi come altri gli hanno detto di comportarsi. Ma quando si ritrova a contatto con una civiltà aliena che con facilità gli mostra le falle logiche dei ragionamenti del Precursore e un'amante che è capace di fargli superare quei confini naturali superando quegli ostacoli invisibili, tutti i suoi muri mentali crollano in maniera costante e diviene un uomo nuovo. Rinato.
Ma resta da vedere se tale rinascita possa essere la chiave per cambiare il modo di pensare di certe persone fissate coi loro principi. Poiché il problema non è credere in quei principi, il problema è quando si cerca di inculcare con la forza e la prevaricazione suddetti principi.
Sessant'anni dopo fa piacere vedere come una relazione "interrazziale" e dove vige la libertà sessuale non sia più così scandalosa, ma sia anche comunemente accettata, aldilà dei bigottismi che non mancano mai in ogni epoca temporale.

mercoledì 15 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: Cable - Shakespeare in Crisi


Dopo aver avuto un ruolo poco più che marginale in X of Swords, il giovane Cable di Krakoa può tornare a occuparsi dei misteri su cui aveva concentrato i propri sforzi nel ciclo iniziale, Il Big Bang.
Il rush finale di questa serie si conclude con la saga che si dipana dai numeri 7 al 12, pubblicata nel 2021, scritta da Gerry Duggan e disegnata da Phil Noto. Tale saga chiude anche la serie dedicata al giovane guerriero proveniente dal futuro.
Dopo essere tornato da Altromondo, Cable riprende le indagini sui bambini mutanti scomparsi, rapiti dalla misteriosa setta nota come Ordine di X. Seppur dichiaratamente pro-mutanti, la serie sembra abbia connotati satanici e voglia sacrificare i neonati rapiti.
Più le indagini procedono, più il giovane Cable scopre che dietro questa setta si nasconde in realtà uno dei nemici più letali del vecchio Cable, ovvero il clone Stryfe.
Per poterlo sconfiggere, il giovane Cable avrà bisogno dell'aiuto della sua controparte più anziana... peccato però che sia stato lui stesso a ucciderlo!
E così, con questa ultima saga di questa breve testata, il cerchio narrativo si chiude laddove era iniziato. Il presente si lega sia al passato che al futuro e tutti i nodi giungono al pettine. E per fare questo si utilizza uno dei personaggi più particolari creati nel decennio dove dominavano i cloni.
Ovverosia Stryfe, il clone perfetto di Nathan Summers, privo del virus tecnorganico, creato da Apocalisse e che qualche serio grattacapo agli X-Men lo ha dato, come ad esempio diffondere tempo prima un virus letale che ha ucciso decine di mutanti.
La saga contribuisce inoltre a ripristinare lo status quo originario, poiché per quanto si cerchi di cambiare le cose raramente si rimane fissi su un nuovo status, in quanto i lettori amano essere rassicurati e vedere i propri personaggi preferiti continuare ad agire. Ci sono delle eccezioni, certo, ma non è questo il caso.
E sì che parliamo di un personaggio creato poco più di trent'anni fa, eppure anche lui ha una fanbase a quanto sembra.
E perciò via la controparte giovanile di Cable, che ritorna al proprio futuro alternativo e che ha imperversato sulle testate mutanti per davvero poco tempo non riuscendo a lasciare il segno, ed ecco il ritorno sulla scena del vecchio Cable - grazie al failsafe narrativo dei Protocolli di Resurrezione - pronto a riprendere la sua battaglia nel nuovo scenario di Krakoa. Vedremo dove questa lo porterà.
Tutto in questi sei numeri procede dunque in maniera molto spedita per raggiungere l'obiettivo di cui sopra e ha almeno il pregio di non lasciare particolari punti in sospeso. Inutile dunque lamentarsi della rapidità con cui almeno un paio di trame vengono risolte, in particolare quella del ritorno di Galador con un surrogato di Rom: non ve ne era il tempo e lo spazio materiale.
Come direbbe quel film su Joe Strummer, perciò, il futuro non è scritto.

martedì 14 maggio 2024

Prime Video Original 91: Gioco di Ruolo


La vita degli assassini su commissione non è mai semplice. Su e giù per il mondo, obiettivi sensibili, sangue come se piovesse, sparatorie... e poi magari vieni scaricato e cacciato dai tuoi precedenti alleati. E non parliamo di quando hai una famiglia e devi tenere nascosta la tua doppia vita.
In True Lies, Jamie Lee Curtis veniva catapultata nella vita segreta del marito Arnold Schwarzenegger, con tutte le conseguenze del caso. Ma i ruoli possono anche invertirsi, come avviene in Gioco di Ruolo (Role Play), appunto, diretto da Thomas Vincent, scritto da Seth Owen e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 12 gennaio 2024.
Agli occhi della gente, Emma Brackett (Kaley Cuoco) è una persona come tante altre. Moglie e madre di due figli, è spesso lontana per lavoro, cosa che sta distruggendo il suo matrimonio, di cui ha persino scordato l'ultimo anniversario. Quello che però nessuno sa, nemmeno il marito Dave (David Oyelowo), è che Emma è una sicaria.
Per cercare di salvare e ravvivare la loro relazione, Emma e David decidono di far finta di incontrarsi per la prima volta, in un hotel in una sorta di insolito gioco di ruolo. Ma lì, quella doppia vita che Emma ha cercato con forza di far restare segreta viene allo scoperto, costringendo la donna a fuggire per salvare sé stessa e la propria famiglia.
Non sono ovviamente pochi i film dove la vita di un agente segreto si incontra e si scontra con la sua vita privata, coinvolgendo spesso l'ignara famiglia con conseguenze drammatiche. Innestando dunque le tematiche della fiducia e dell'amore che va oltre la menzogna.
Di solito, tuttavia, è l'uomo che trascina la famiglia nel suo mondo complicato, ma la realtà ci ha spesso narrato di agenti segreti femminili e gli omicidi a sangue freddo sono anche appannaggio delle donne, anche se questo può sembrarci strano. Quindi, pur essendoci chiaramente dei precedenti, in questo caso il gioco di ruolo da cui deriva il titolo è vedere i ruoli invertiti.
Ma il vedere una donna che interpreta un ruolo dove di solito vi è un uomo in questo caso non è molto sconvolgente, poiché tutto quanto poi prosegue secondo dinamiche consolidate. Quindi abbiamo un villain che ha in realtà orchestrato tutto (una villain, femminile, ovviamente), e che ha legami con la protagonista, ovviamente.
E la protagonista finge - ovviamente - di cascare nella trappola della villain, ma avendo già pianificato tutte le proprie mosse. Ovviamente.
Insomma, alla fine quello che ci ritroviamo di fronte, e in sé non c'è nulla di male, è il classico film action con qualche elemento di dramma e riflessione appena accennato. L'impressione che rimane, tuttavia, è che si volesse dire qualcosa di più. E se è stato detto, è sfuggito.

lunedì 13 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: La Lega degli Straordinari Gentlemen Volume 2


Gli eroi o presunti tali della letteratura classica inglese si sono riuniti una prima volta per formare una insolita Lega in La Lega degli Straordinari Gentlemen e sconfiggere il "pericolo giallo".
Ma le minacce sono molte e possono arrivare anche da mondi lontani sotto insolita forma ed ecco dunque gli eroi o presunti tali fare ritorno nella miniserie di sei numeri, pubblicata tra il 2002 e il 2003, La Lega degli Straordinari Gentlemen Volume 2 (The League of Extraordinary Gentlemen, Volume II), scritta da Alan Moore e disegnata da Kevin O'Neill.
1898: Sono passate poche settimane da quando Fu Manchu è stato debellato e una nuova minaccia si presenta all'orizzonte. Una minaccia che John Carter e Gullivar Jones non sono riusciti a debellare su un vicino, ma al tempo stesso lontano, pianeta: i marziani.
Giunti dal pianeta rosso e atterrati in un cratere di una città inglese, i marziani si preparano ad attaccare Londra e l'umanità coi loro letali tripodi. Il governo inglese deve dunque richiamare i suoi più potenti campioni: Mina Harker, il Capitano Nemo, Allan Quatermain, Mr. Hyde e l'Uomo Invisibile.
Tuttavia il pericolo rappresentato dai marziani sembra davvero insormontabile e forse solo una sconosciuta arma segreta può debellarlo. Ma la Lega deve anche affrontare il tradimento di uno dei loro componenti.
Se nella prima storia il male veniva dai bassifondi e dai vicoli oscuri, in questa seconda miniserie invece il pericolo giunge dai lontani spazi siderali. Dal pianeta Marte, considerato a quel tempo qualcosa di inconoscibile.
E c'è uno scrittore del passato che finisce in questo caso sotto i riflettori: si tratta di H.G. Wells. In questa miniserie troviamo infatti un'ampia rivisitazione e riscrittura degli eventi de La Guerra dei Mondi (col contributo degli eroi di Marte creati da altri due scrittori) e, oltre all'Uomo Invisibile che qui ha un ruolo rilevante, in questa storia compare anche il Dr. Moreau, un'altra celebre creazione dell'autore britannico.
Quindi ci troviamo di fronte a un nuovo divertissement, che sbeffeggia e satirizza certa cultura puritana presente nelle società sia americana che inglese fino a qualche decennio fa (e a cui Alan Moore con ogni probabilità è stato indottrinato, sortendo l'effetto contrario), riempiendo la sua storia di sesso ed esasperata violenza.
Poiché quei valori puritani nascondono in realtà un'umanità spietata - di cui con solo un paio di eccezioni i componenti della Lega sono parte integrante - pronta a sacrificare i propri simili senza ripensamenti e a mascherare la verità.
Quelli che in un'epoca più ingenua e smaliziata apparivano come persone incomprese o vittime della scienza, dopo decenni in realtà mostrano la loro vera maschera e vengono dipinti per i mostri che davvero sono.
La storia destabilizza anche il gruppo, il quale alla fine si ritrova sfaldato. Ma come spesso accade nei fumetti, quella che appare come una fine può rappresentare in realtà un nuovo inizio.

domenica 12 maggio 2024

A scuola di cinema: 84 Charing Cross Road (1987)

1904: Mark Cohen e Benjamin Marks, fino a quel momento al servizio di una ditta specializzata in tomi rari, decidono di aprire una libreria denominata Marks & Co., che si stabilisce dapprima presso Old Compton Street, prima di trasferirsi al numero 106 di Charing Cross Road, a Londra.
In poco più di vent'anni, i due con abilità e capacità vedono aumentare sia la clientela che il numero di libri a disposizione. Pur vendendo le opere più recenti, libri di intrattenimento e guide turistiche, la loro specializzazione rimane focalizzata sui tomi antichi e rari, nonché prime edizioni di opere celebri come quelle scritte ad esempio da Charles Dickens.
Poco tempo dopo la libreria si trasferisce a un differente numero civico di Charing Cross Road, il numero 84.
Per quanto rinomata e apprezzata, però, tale libreria è conosciuta solo dai residenti di Londra e da casuali turisti o passanti. Tutto questo qualche tempo dopo cambia, e in maniera imprevedibile.


Negli anni '40 del ventesimo secolo, Helene Hanff è una delle tante aspiranti autrici teatrali che vorrebbe sfondare a Broadway con una propria opera. Mentre lavora per alcune agenzie pubblicitarie e per delle riviste, nel tempo libero scrive numerosi drammi teatrali che però, pur essendo giudicati interessanti da alcuni produttori di Broadway, non vengono mai messi in scena.
Tuttavia c'è un nuovo media che sta emergendo sulla scena ed è la televisione. Grazie alle sue capacità di scrittrice e alla volontà di non disdegnare alcun ingaggio, Helene Hanff a partire dal 1951 inizia a sceneggiare sia puntate di serie televisive che film per la televisione. Lo show a cui più lega il suo nome è The Adventures of Ellery Queen.
Ma pur ricevendo di sicuro maggiori soddisfazioni dalla televisione rispetto al teatro, Helene Hanff rimane una delle tante sceneggiatrici presenti sulla piazza, a cui nessuno offrirebbe un incarico di rilievo.
Helene Hanff è anche un'appassionata lettrice e collezionista di libri antichi, possibilmente edizioni pregiate di classici della letteratura. Tuttavia, New York non è proprio la città migliore in cui trovare simili tomi e quei pochi disponibili costano anche tanto.
Fino a quando, nel 1949, la scrittrice nota su una rivista di letteratura una pubblicità di Marks & Co., a cui scrive una lettera richiedendo alcuni libri. A risponderle e venire incontro alle sue richieste è il libraio Frank Doel, un uomo compito e formale, nonché grande esperto di letteratura classica e che lavora per Marks & Co. da circa venti anni, avendo iniziato quando ancora era uno studente.
Quello che in principio è uno scambio di semplici lettere per chiedere dei libri, in un'epoca in cui concetti come shop online e Amazon non sono ancora presenti, si trasforma ben presto in una insolita amicizia tra i due, che si sviluppa sotto forma epistolare.
Helene Hanff e Frank Doel dissertano di letteratura e poesia, si scambiano auguri di natale e buon compleanno, conoscono ognuno il mondo dell'altro e alcune vicende personali. Tale amicizia epistolare va avanti per anni, quasi due decenni.
A questo punto mancherebbe solo un incontro di persona, nelle sale di quella libreria, per coronare l'amicizia tra i due. Helene Hanff, però, non guadagna così tanto dalle sceneggiature televisive e non riesce a piazzare nemmeno un'opera teatrale a Broadway, inoltre non gradisce molto viaggiare in aereo.
Alla fine è troppo tardi. Il 22 dicembre 1968 Frank Doel muore a causa di una peritonite. I funerali si celebrano il primo gennaio del 1969, ma solo qualche tempo dopo Helene Hanff viene a sapere della sua dipartita.
Frank Doel era ormai il vero e proprio gestore della Marks & Co., visto che i due fondatori ormai si erano ritirati, e senza di lui la libreria perde la sua guida principale, chiudendo i battenti nel dicembre 1970.
Helene Hanff fa infine tappa a Londra nell'estate del 1971, visitando l'ora vuoto edificio dove si trovava la libreria e incontrando alcune persone che hanno conosciuto Frank Doel, tra cui sua moglie e sua figlia.
E c'è qualcos'altro che rimane. Quell'enorme corpus di lettere scritte da Helene Hanff e Frank Doel. La scrittrice le ha conservato per caso e fortuna, poiché servivano al suo commercialista per tenere traccia dei libri richiesti e, secondo le leggi dell'epoca, poter veder condonata la relativa fattura.
Queste lettere divengono oggetto di un libro epistolare che viene pubblicato nel 1970 e che porta il nome del numero civico della libreria, 84 Charing Cross Road. Il viaggio a Londra diviene invece oggetto di un altro libro, La Duchessa di Bloomsbury Street (The Duchess of Bloomsbury Street).
E se il teatro l'aveva snobbata e la televisione non premiata abbastanza, alla fine in maniera forse inaspettata Helene Hanff trova così il successo.
Già nel 1975 viene prodotto un film per la BBC basato su 84 Charing Cross Road e nel 1981 ne viene messo in scena un adattamento teatrale, il quale ha uno svolgimento molto particolare. Vi sono infatti solo due attori presenti sulla scena, distanziati, che leggono passaggi tratti dalle missive scritte da Helene Hanff e Frank Doel. Per ironia del destino questo adattamento, approvato da Helene Hanff ma non scritto da lei, viene rappresentato anche a Broadway.
Entra a questo punto in scena Mel Brooks. Costui, oltre a essere un rinomato attore comico, è anche un apprezzato produttore cinematografico, avendo messo la sua firma anche su pellicole drammatiche come The Elephant Man (interpretato da Anthony Hopkins ed Anne Bancroft) e La Mosca (The Fly).
Mel Brooks ed Anne Bancroft sono sposati da vent'anni e, come originale regalo di compleanno, lui le regala i diritti cinematografici sul libro di Helene Hanff. Sul set si riunisce la coppia di The Elephant Man considerato che, oltre ad Anne Bancroft nel ruolo di Helene Hanff, vi è Anthony Hopkins nella parte di Frank Doel.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 24 marzo 1986, tenendosi a Londra e New York.
A quel tempo presso 84 Charing Cross Road si trova un negozio di dischi, così la libreria e alcuni set esterni vengono ricreati presso gli Shepperton Studios. A tale scopo la scenografa Eileen Diss acquisisce oltre 12.000 libri per riempire gli scaffali della libreria ricostruita.
Le riprese si concludono nel giugno 1986.
84 Charing Cross Road viene distribuito nei cinema americani a partire dal 13 febbraio 1987, arrivando infine a incassare oltre un milione di dollari sul territorio statunitense.
Helene Hanff continua nella sua attività di scrittrice, fino alla sua scomparsa nel 1997. Anche il negozio di dischi che ha sostituito la Marks & Co. chiude i battenti e viene sostituito nel 2017 da un'attività di ristorazione, un McDonald's.
Quello che rimane a quell'indirizzo di ciò che è accaduto in passato è una targa in ottone che ricorda che lì un tempo vi era la Marks & Co., nata da due giovani imprenditori e divenuto luogo di cultura e terreno di un'amicizia tra due continenti.
E questa è la fine della storia.

sabato 11 maggio 2024

Italians do it better? 44: Viva l'Italia (2012)


Sulla politica italiana si fanno discorsi molto importanti. Ma attorno alla politica italiana girano spesso le consuete banalità, da una parte e dall'altra. Dal celeberrimo "piove governo ladro" sempre amato, alla retorica del sacrificio e dello spirito di patria sempre più stantia.
Un film non può divenire un trattato politico e sociologico, altrimenti rischia di non essere visto e non penso sia questo l'obiettivo principale, quindi se proprio deve parlare di politica lo fa utilizzando quelle tematiche consolidate che di sicuro attraggono il pubblico. Tematiche - seppur riadattate - viste in Benvenuto Presidente! e Bentornato Presidente.
Si inserisce in questo filone anche Viva l'Italia (a proposito di slogan amati), diretto da Massimiliano Bruno, scritto da Massimiliano Bruno ed Edoardo Falcone e distribuito nei cinema nell'ottobre 2012.
Viva l'Italia è anche il partito cui appartiene Michele Spagnolo (Michele Placido), uno dei politici più influenti della nazione, ma che non disdegna raccomandazioni, favori personali e altro nella migliore tradizione del belpaese.
Costui ha anche tre figli, il medico Riccardo (Raoul Bova), la molto aspirante attrice Susanna (Ambra Angolini) e il direttore del personale Valerio (Alessandro Gassmann).
Dopo essersi ripreso da un ictus, Michele Spagnolo inizia a non avere più alcuna remora e a spiattellare in pubblico scomodissime verità, sulla politica italiana e su sé stesso. Questo rappresenta l'occasione per i tre figli, che detestano il padre ognuno a vario titolo, di riavvicinarsi e cercare di trovare insieme una soluzione.
Mai avrei pensato di vedere Michele Placido comportarsi come Jim Carrey in Bugiardo Bugiardo, ma il cinema ci ha abituato a stupirci, dopotutto. Il contesto, tuttavia, non sono i tribunali americani, bensì la scena politica italiana dell'era berlusconiana (del Cavaliere, infatti, Michele Spagnolo rappresenta un omologo e il nome del suo partito dice tutto).
Un elemento col film con Jim Carrey questa pellicola ha in comune, tuttavia: l'affetto per la famiglia e i legami tra figli e genitori. Anche in questa occasione, l'insolito evento che scatena la sequela di scomode verità diventa un'occasione per i vari protagonisti di riavvicinarsi, tra una scena comica e l'altra (comicità in buona parte sulle spalle di Michele Placido), dopo anni in cui sono stati distanti a livello emotivo.
Ma ci sono anche la politica, ovviamente, e i problemi dell'Italia. Soprattutto due di questi problemi, ancora ben presenti, vengono sottolineati: il disfacimento della sanità pubblica a vantaggio di quella privata e la cosiddetta fuga di cervelli, che costringe giovani laureati ad andare all'estero per trovare un lavoro che sia retribuito al giusto livello.
Come detto, però, non si può andare troppo nel dettaglio, indagare sulle cause che portano all'aggravarsi di questi problemi e approfondire la questione. Così il film si limita a puntare il dito, giustamente ci mancherebbe altro, senza andare troppo oltre per soddisfare la sete di ricerca di verità (presunta sete di ricerca) del pubblico di riferimento. Laddove invece è chiaro che il focus è sul concetto di famiglia tradizionale, tema tanto caro al nostro cinema.
Questi due mondi in apparenza così distanti, politica e famiglia, si riuniscono nel personaggio di Michele Spagnolo e nel suo discorso finale - occorre ammettere che Michele Placido dà una grande prova di attore pur con un ruolo in buona parte macchiettistico - dove la maschera viene infine calata. E una cosa sacrosanta viene detta: che occorre coltivare il concetto di ricordo e di analisi della storia. Per non commettere più gli errori del passato.
Sì, a ben pensarci anche questa è una tematica consolidata.

venerdì 10 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: X-Men - X of Swords


Sin da quando lo status quo degli X-Men è cambiato in maniera drastica con House of X/Powers of X, con la nascita della nazione di Krakoa, vari scenari si sono aperti.
Abbiamo ovviamente parlato delle avventure degli X-Men in questo nuovo contesto. Abbiamo ammirato le gesta di Kitty Pryde e dei suoi Marauders. Abbiamo ritrovato i New Mutants. Sono state inaugurate nuove formazioni di X-Force, degli Hellions ed Excalibur. E infine, abbiamo letto delle gesta in solitaria di Wolverine e Cable.
Tutte queste serie e parte delle loro trame convergono infine nel crossover in 22 capitoli X of Swords, pubblicata nel 2020 e dipanatasi nei numeri dal 13 al 15 di X-Men, Excalibur e Marauders, nei numeri dal 13 al 14 di X-Force, nei numeri dal 5 al 6 di Cable ed Hellions, nei numeri 6 e 7 di Wolverine, nel quattordicesimo numero di New Mutants, nel quarto numero di X-Factor e - infine - nei tre speciali X of Swords: Creation, X of Swords: Stasis e X of Swords: Destruction.
Gli sceneggiatori di questa saga sono Jonathan Hickman, Benjamin Percy, Vita Ayala, Gerry Duggan, Tiny Howard e Zeb Wells. Mentre la parte grafica è affidata a Pepe Larraz, Stefano Caselli, Phil Noto, Viktor Bogdanovic, Carmen Carnero, Matteo Lolli, Mahmud Asrar, Joshua Cassara e R.B. Silva.
Secoli e secoli fa, quando esistevano le isole di Krakoa e Arakko, Apocalisse e i suoi originali Cavalieri, insieme alla sua compagna Genesis, combatterono contro dei demoni extradimensionali. La vittoria venne conseguita a caro prezzo, in quanto Apocalisse dovette dire addio a Genesis e i suoi figli si separarono da lui per contenere la minaccia dei demoni, chiudendo le barriere tra Arakko e la Terra.
Ma Arakko è ora tornata, ricongiungendosi con Krakoa. E così i figli di Apocalisse, desiderosi di vendicarsi del loro padre. Una prima battaglia su Altromondo porta alla morte di Rockslide. Cosa che ormai non sarebbe più un problema con i Protocolli di Resurrezione. Solo che questi sono stati corrotti e non sono più attuabili.
Per risolvere la situazione e non gettare Altromondo nel caos, Opal Luna Saturnyne indice un torneo. Dieci campioni di Krakoa contro dieci campioni di Arakko. L'uno contro l'altro in una serie di prove rocambolesche per decidere chi debba sopravvivere. Perché chi muore non può tornare in vita e la squadra perdente condannerà anche tutti i suoi simili.
Curioso che il primo evento generale della saga di Krakoa in ultima analisi di Krakoa abbia poco e non porti avanti questa trama, in quanto buona parte dell'azione si svolge su Altromondo e coinvolge un numero ristretto di mutanti, i partecipanti al torneo e pochi altri.
Inoltre gli eventi generano da quanto visto in sole due testate, X-Men ed Excalibur, che più dovranno affrontare le conseguenze di quanto qui accaduto, mentre le altre con poche eccezioni sembra subiscano una sorta di temporanea battuta di arresto.
Quindi sembrerebbe a prima vista una storia di passaggio. Tuttavia, dopo il prologo dove vengono gettati i semi narrativi della storia, si inizia lentamente a delineare uno scenario che arriverà a modificare lo status quo di alcuni personaggi nello specifico, ma anche degli X-Men in generale.
Qualche punto dolente è il fatto che la saga, forse perché davvero troppo lunga seppur pubblicata in pochi mesi, nella parte centrale presenti qualche momento di stagnazione. Le varie battaglie, alcune con esito tragico, altre con sottotesto ironico, consentono ai vari disegnatori di sbizzarrirsi con le coreografie di lotta o insolite prospettive.
Inoltre, rischio sempre presente quando si devono trattare tanti personaggi, non a tutti viene dato il necessario spazio. Di certo i protagonisti principali risultano Wolverine, Cypher, Tempesta, Capitan Bretagna, ma soprattutto Apocalisse.
Forse l'elemento più insolito presente sull'isola di Krakoa e anche quello di più difficile gestione, visto il suo livello di potenza. Qui, partendo da alcuni elementi accennati in passato, si riscrive in parte il passato del personaggio e lo si inserisce in un nuovo contesto che lo allontana al momento dagli eventi di Krakoa, ma di certo sarà solo una cosa temporanea.
Il rito di passaggio di X of Swords ha dunque attraversato l'intero parco testate mutante. Molte di queste possono ora continuare per la propria strada, pur in uno scenario comune, mentre poche e selezionate serie hanno visto modificato il loro status quo e alcuni personaggi appaiono perduti per sempre.
Si conclude così, in questa particolare maniera, la prima fase della saga di Krakoa. Nella prossima alcune serie ci lasceranno, nuove testate arriveranno e l'isola mutante verrà proiettata in un nuovo futuro che rischia di annientare per sempre gli X-Men.

giovedì 9 maggio 2024

Prime Video Original 90: Una Torta per l'Uomo Giusto


Uomini e donne sono differenti per molti aspetti, talvolta pure di natura caratteriale, e anche l'amicizia tra loro assume caratteristiche particolari.
Se sono una infinità le pellicole su amicizie maschili, altrettante lo sono quelle sull'amicizia tra donne, di cui uno dei più celebri è Thelma & Louise. Ma ce ne sono anche altre, appunto, quali Nemiche Amiche o il poco noto - clone di Thelma e Louise - Fuga per un Sogno.
Si inserisce in questo particolare sottogenere anche Una Torta per l'Uomo Giusto (Sitting in Bars with Cake), diretto da Trish Sie, scritto da Audrey Shulman (basato su un suo omonimo libro scritto) e distribuito su Amazon Prime Video a partire dall'otto settembre 2023.
Corinne (Odessa A'zion) e Jane (Yara_Shahidi) sono amiche inseparabili fin dall'infanzia, nonostante i loro caratteri siano agli antipodi e, oltre a lavorare per la stessa agenzia, condividono un appartamento.
Jane ha la passione per ideare torte che risultano molto apprezzate e così Corinne esorta la sua amica a portare queste torte in giro per i vari bar di Los Angeles, nella speranza che la sua amica possa trovare un fidanzato. Le due decidono così di organizzare una sorta di tour della durata di un anno, per un totale di 50 torte.
Ma a metà percorso avviene un evento drammatico, che cambia drasticamente la vita delle due ragazze, costringendole a venire a patti con una tragica realtà.
Un film nettamente diviso in due parti, con tematiche, caratterizzazioni e caratteri che cambiano in maniera decisa quasi da un momento all'altro. La prima parte è quella più light, sembra proprio di ritrovarsi di fronte a una di quelle commedie dal sottotesto romantico, già così spesso viste in passato, e che sembra non aggiungere nulla di nuovo.
Dopodiché avviene l'evento che cambia tutto, il quale giunge all'improvviso come accade anche nella vita vera. Le due protagoniste si ritrovano perciò a dover trattare con la malattia di una di loro.
Il fatto che alcuni comportamenti, frasi e situazioni in questo contesto risultino molto realistici - come quello dove si afferma che certe persone si avvicinino a te per consolarti e poi sparire solo per avere la coscienza pulita, cosa che chi ha avuto un proprio caro malato in maniera grave purtroppo avrà sperimentato - è dovuto al fatto che tale film si basa su eventi davvero accaduti.
La sceneggiatrice Audrey Shulman, infatti, vede qui il suo omologo in Jane, poiché anche lei ha avuto un'amica malata di cancro che l'ha incoraggiata a preparare torte anche quando quest'ultima era in ospedale. Esperienze sia tristi che liete descritte nell'omonimo libro che qui viene adattato.
Poi ovviamente il tutto è stato drammatizzato per rendere la storia appetibile e commovente per il grande pubblico, ma sono operazioni giuste e inevitabili.
Abbiamo quindi sia un insolito road movie, come Thelma & Louise, sia il cancro che si frappone nel rapporto tra due donne, come avviene anche in Nemiche Amiche. L'epilogo può essere uno solo, ma è il percorso di vita che infine conta.

mercoledì 8 maggio 2024

Fabolous Stack of Comics: Fear Agent - Fuori Tempo


Siamo giunti al capitolo finale delle avventure di Heath Huston, l'ultimo dei Fear Agent. Il personaggio che abbiamo imparato ad amare e detestare sin dal primo ciclo, Ripartenza.
Attraverso questa saga e le successive, abbiamo letto della sua disperata (e impossibile?) lotta contro le razze aliene dei Dresseniani e dei Tetaldiani.
Nell'ultimo ciclo, Me Contro Me, tutto sembrava essere stato risolto. Heath Huston era riuscito a sancire una tregua con la popolazione dei Dresseniani e, insieme a loro, aveva liberato la Terra dalla minaccia dei Tetaldiani e i Dresseniani e gli umani erano pronti a unire le loro forze per debellare per sempre il pericolo dei Tetaldiani.
Ma questi, in realtà, hanno tramato nell'ombra sin da quando Heath Huston è approdato sul pianeta dove viveva il suo doppio e hanno tramutato la sua famiglia in cloni robotici, pronti ad annientare l'umanità. Ed è da qui che parte l'ultimo ciclo, Fuori Tempo (Out of Step), conclusosi col trentaduesimo e ultimo numero della serie, scritto da Rick Remender e disegnato da Tony Moore e Mike Hawthorne.
Gravemente ferito, con pochissimi alleati rimasti al suo fianco e sul punto di arrendersi, Heath Huston ha un'ultima possibilità per rimettere le cose a posto. Trovare un modo per andare all'origine della galassia ed eliminare la minaccia dei Tetaldiani prima che essa nasca.
Si dice spesso che un cerchio narrativo si possa chiudere laddove esso è nato. Tutto il dramma e le intere disavventure di Heath Huston nascono da un singolo, tragico evento - ovvero la perdita del padre e del figlio a seguito di un attacco alieno - che ha generato a cascata altri eventi drammatici che lo hanno portato successivamente a commettere un genocidio e a perdere metaforicamente la propria anima.
Heath Huston è stato così un personaggio condannato sin dal principio, anche se non ce ne siamo accorti in prima battuta. Lentamente, ma con costanza, ha continuato a perdere frammenti di sé. La famiglia, gli amici, il proprio mondo.
Quindi c'è possibilità di salvezza per una persona del genere? Probabilmente no è l'unica via d'uscita è poter ricominciare da capo e prendere una strada diversa.
Perciò questa ultima saga è sia un epilogo alla storia del personaggio, che non potrà mai continuare o andare avanti, e sia al contempo anche un nuovo inizio. I cui sviluppi tuttavia è giusto che noi non vediamo: è il passato che si lega al presente e a un futuro intangibile.
Il cerchio si chiude, dunque. Certo, non in maniera così imprevedibile e sconvolgente, magari per alcuni sarà anche deludente. Per me, invece, era l'unico modo possibile: ormai arrivato a questo punto il protagonista aveva una sola via d'uscita.
Anche perché non abbiamo di certo seguito le gesta di un eroe, ma quelle di un genocida. Di un texano a cui è stato inculcato un certo modo di pensare e di agire. Un modo errato, che lo ha portato a perdere tutto. I supereroi sono altrove, qui abbiamo solo esseri umani che commettono sbagli e che alla fine ne pagano le conseguenze.

lunedì 6 maggio 2024

Libri a caso: L'Impiccato di Saint-Pholien


Il Commissario Maigret, della Prima Squadra Mobile di Parigi, spesso e volentieri agisce al di fuori della capitale francese. Almeno, questo è ciò che è accaduto nei primi romanzi che lo hanno visto protagonista.
Pur rimanendo Parigi un cuore pulsante di umanità e malvagità, i fatti delittuosi trovano spesso la loro risoluzione in ambienti lontani, come la chiusa de Il Cavallante della Providence o la piccola città di provincia de Il Defunto Signor Gallet.
Lo schema si ripete anche nel quarto romanzo della saga ideata da Georges Simenon, L'Impiccato di Saint-Pholien (Le Pendu de Saint-Pholien), pubblicato nel 1931.
Mentre si trova presso la stazione di Brema, Maigret nota un tipo dall'atteggiamento sospetto a poca distanza da lui. Quando costui si assenta per alcuni minuti, il Commissario sostituisce la sua valigia con un'altra uguale, per poterlo seguire e vedere cosa accade.
Maigret stesso non può prevedere gli eventi che seguono. Quando non riesce a ritrovare più la valigia, l'uomo si rifugia in un hotel e si suicida.
Il Commissario ha in maniera indiretta spinto un uomo ad ammazzarsi? E perché costui lo ha fatto, considerato che nella sua valigia non c'era nient'altro che un vestito sporco?
Sembra incredibile che, in una saga che conta alla fine decine di romanzi e racconti e dunque la "maturità" la ci si aspetti in opere posteriori, lo scrittore abbia già inquadrato bene sia il protagonista principale che le ambientazioni in cui agisce e indaga.
Maigret in certi casi è un semplice osservatore della realtà che gli sta intorno. Una realtà in apparenza minimalista, che si dipana nei locali, nei bar, negli hotel, nei piccoli negozi.
In altri casi, invece, Maigret interviene su quella realtà, come fa all'inizio di questo romanzo, e come tessere del domino un suo semplice gesto fa crollare tanti piccoli muri invisibili, rivelando verità sconvolgenti.
Come accade in questa occasione. Dal suicidio dell'uomo e un malcelato senso di colpa del Commissario, lentamente si svela davanti a noi uno scenario angosciante, fatto di sette segrete, discorsi anarchici e ritratti di gente impiccata. In alcune occasioni sembra che ci troviamo di fronte a una storia dai tratti horror.
Grandissima l'abilità di Simenon nel descrivere le varie fasi dell'indagine che si dipanano lungo tre nazioni e scoperchiano una verità così tragica da far rabbrividire.
E anche in questo caso emerge la particolare e grande umanità del Commissario Maigret. Un omone e un gigante buono. A lui sembra quasi non interessare la risoluzione del caso in sé, inteso come portare i colpevoli davanti alla giustizia, bensì scoprire i segreti dell'animo umano. Taciuti magari per anni.
E alla fine, come già aveva fatto per il caso del Signor Gallet, decidere cosa sia giusto fare seguendo il suo personale codice morale e non ciò che gli impongono le leggi o l'autorità. Anche se questo potrà pesare sulla sua anima un giorno.

giovedì 2 maggio 2024

Libri a caso: La Serie Infernale


I grandi investigatori, le grandi menti pensanti, si ritrovano talvolta a dover affrontare altre grandi menti pensanti, solo che queste ultime sono devote a portare il caos e a destabilizzare l'ordine costituito. La rivalità più celebre in tal senso è quella tra Sherlock Holmes e James Moriarty.
E l'altro celebre investigatore, belga, Hercule Poirot? Usando le sue celluline grigie, difficilmente può trovare qualcuno che sia alla sua altezza. Nemmeno Li Chang Yen di Poirot e i Quattro ha costituito una reale insidia.
Ma forse le cose stanno per cambiare con il romanzo La Serie Infernale (The A.B.C. Murders), pubblicato nel 1936. Ricordate però che Agatha Christie, la dolce signora inglese, è molto abile nei giochi di prestigio narrativi.
1935: Arthur Hastings, ancora lui, ritorna a Londra per occuparsi di alcune faccende private e va subito a fare visita al suo caro amico Hercule Poirot.
Ma questo incontro è destinato a essere subito interrotto dall'arrivo di una lettera minatoria, firmato da un certo ABC, in cui il mittente, sfidando il celebre investigatore, annuncia un prossimo delitto, indicando anche il giorno e la città in cui esso accadrà. E puntualmente tale delitto avviene.
E tale omicidio non è che il primo di una serie, ognuno dei quali preannunciato da un'altra lettera di sfida.
Che Hercule Poirot abbia infine trovato un avversario più abile e ingegnoso di lui? E come potrà interrompersi la catena di delitti?
Una serie di omicidi, uno schema ben preciso basato sull'alfabeto, un assassino che preannuncia le sue mosse... ebbene sì, ci troviamo di fronte a un serial killer ante-litteram. Non credo proprio che tale concetto lo abbia ideato Agatha Christie, ma di certo stupisce molto leggere di questo in un romanzo di quasi cento anni fa.
Ancora una volta, dopo Poirot e i Quattro, il celebre investigatore belga viene sfidato e non per risolvere delle minacce alla stabilità nazionale, bensì per venire a capo di delitti commessi contro della gente comune.
E la sfida che gli viene lanciata è tale da metterlo in difficoltà a un certo punto, anche se lungo la via non abbandona mai la sua confidenza nelle proprie celluline grigie e ha sempre con lui una sana dose di misantropia che lo aiuta a vedere le cose in maniera più distaccata.
Come in molti romanzi di Agatha Christie, non sono Londra o altre grandi città a rubare la scena, bensì le piccole cittadine inglesi di provincia, con piccoli negozi gestiti da gente umile e ristoranti in riva al mare dove giovani coppie possono coronare un sogno d'amore. Sempre che questo non si trasformi in tragedia.
Oltre a Poirot ed Hastings, che talvolta cede il passo a capitoli in terza persona e vi è una precisa ragione per questo, a contorno della trama troviamo un buon numero di personaggi che forse in ultima analisi risultano un po' troppi... ma dopo tutto questa è una serie (infernale) di delitti.
Essendo un'opera di intrattenimento, occorre mescolare un po' le carte per tenere desta l'attenzione del pubblico e diciamo che la cara signora inglese farà di tutto per catturare la vostra attenzione in maniera abile stile Mossa Kansas City.
Non dovrete mai scordare che questa è un'opera di intrattenimento, poiché altrimenti la risoluzione della vicenda potrebbe apparirvi esasperata, sopra le righe e improbabile. No, è del tutto probabile nel mondo narrativo che Agatha Christie ha creato e che vede Hercule Poirot, come visto nelle precedenti occasioni, come la personificazione dell'ordine assoluto che giunge a mettere a posto ciò che il caos ha distorto.