domenica 28 febbraio 2021

A scuola di cinema: Il 13° Guerriero (1999)

1976: Viene pubblicato il romanzo Mangiatori di Morte (Eaters of the Dead), scritto da Michael Crichton. L'opera è una sorta di ibrido narrativo tra il poema mitologico di Beowulf e i diari di viaggio di Ahmad Ibn Fadlan, un arabo che nel decimo secolo venne inviato nella futura Russia al fine di stabilire delle relazioni diplomatiche con i Vichinghi.
Nella storia immaginata da Crichton, mentre è impegnato nella sua missione diplomatica Ahmad Ibn Fadlan viene prelevato da un gruppo di vichinghi capitanato da Buliwyf, il quale ha ricevuto una richiesta d'aiuto da un re danese il cui villaggio è assediato da creature mostruose.
Seguendo un presagio, Buliwyf raduna attorno a sé altri undici guerrieri, mentre l'ultimo - che secondo la profezia non deve essere normanno - è proprio Ahmad Ibn Fadlan.
Giunti al villaggio, i tredici guerrieri si scontrano con i Wendol, discendenti degli Uomini di Neanderthal, riuscendo a sbaragliare questa minaccia con l'uccisione della Madre dei Wendol nel loro stesso covo, seppur in un ultimo confronto anche Buliwyf perda la vita.
Ahmad Ibn Fadlan può così tornare alla sua nazione per raccontare di questa esperienza che ha cambiato la sua visione della vita.
Questo romanzo è il quattordicesimo del non indifferente corpus narrativo di Michael Crichton e, come molte altre sue opere, trova qualche anno dopo la via per il grande schermo. Solo che stavolta si verifica un disastro totale.


Dopo un primo, non riuscito tentativo, nel 1979, di portare questo romanzo di Crichton sul grande schermo da parte della Orion Pictures, i diritti cinematografici vengono opzionati da Stuart Gordon all'inizio degli anni '90 del ventesimo secolo.
Grazie al successo di Jurassic Park e Rivelazioni (Disclosure), l'industria cinematografica inizia a interessarsi ad altri adattamenti tratti dai romanzi di Crichton. L'opzione su Eaters of the Dead viene dunque rilevata da Martha Coolidge, per un film prodotto dalla Touchstone Pictures.
Come regista viene scelto John McTiernan, il quale vede questo progetto come un buon viatico per il rilancio della sua carriera dopo i risultati non esaltanti di Last Action Hero, seguito un paio di anni dopo, invece, da un ottimo riscontro del terzo capitolo di Die Hard.
In principio, si vorrebbe che il protagonista non fosse un arabo musulmano o, quantomeno, non si evidenziassero più di tanto questi aspetti, ma sia John McTiernan che Michael Crichton, coinvolto anch'egli nella produzione, si oppongono a questa decisione.
La parte viene dunque assegnata ad Antonio Banderas. Per quanto possa apparire strano che un latino interpreti un arabo, c'è da considerare che Banderas proviene dall'Andalusia, regione che per molti secoli fu dominata dagli arabi.
Per il ruolo di Buliwyf, la scelta della produzione ricade in principio su Stellan Skarsgård, ma McTiernan si impunta su un attore ceco naturalizzato canadese che ha effettuato in precedenza un'audizione, Vladimir Kulich, che ottiene infine la parte.
Per i ruoli degli altri vichinghi, vengono selezionati attori poco noti provenienti da varie nazioni del Nord Europa, incluse Danimarca, Svezia e Norvegia.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 26 giugno 1997, tenendosi in Canada, nella regione del British Columbia. L'intento iniziale è quello di creare un film per tutti. Il cast principale si presenta sul posto un mese prima per ricevere il necessario addestramento per andare a cavallo e battagliare con spada e scudo.
Durante una ripresa ambientata sott'acqua, l'attore Dennis Storhøi rimane bloccato sul fondo. Antonio Banderas, non appena si accorge di cosa sta accadendo, si tuffa e lo riporta sulla riva, salvandogli letteralmente la vita. A causa di ciò, la produzione rimane bloccata per alcuni giorni.
Mentre McTiernan e Crichton hanno alcune divergenze sul set, viene diffuso il primo trailer del film, intitolato come il libro, Eaters of the Dead.
Le riprese si concludono il primo novembre 1997. Il primo montaggio di McTiernan ha una durata di poco più di due ore e l'uscita viene prevista per maggio 1998. Ma da quel momento in poi, nulla va secondo i piani.
Il primo montaggio viene ritenuto non all'altezza delle aspettative, inoltre si decide di abbandonare l'idea di un film per famiglie per puntare di più su tematiche mature e violente. McTiernan, irato per tutta questa situazione e questo cambiamento dell'ultima ora, decide di abbandonare il progetto.
Quasi un anno dopo la fine di questa prima fase, il cast viene richiamato sul set per delle riprese aggiuntive, che vengono dirette da Michael Crichton in persona. Il film viene rinominato The 13th Warrior.
Crichton, inoltre, decide di non tenere conto della colonna sonora, già composta nella sua interezza, di Graeme Revell e affidare il compito di preparare una nuova colonna sonora a Jerry Goldsmith. Tutte scelte che in maniera inevitabile fanno lievitare il budget della pellicola.
Terminata questa seconda fase, con ogni probabilità a causa dei costi eccessivi ormai sostenuti, la produzione decide di mandare il film nelle sale quasi d'improvviso, senza alcuna vera promozione che non avrebbe causato altro che far spendere ulteriore denaro.
Il 13º Guerriero (The 13th Warrior) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 27 agosto 1999. A fronte di un budget di sicuro non inferiore ai 100 milioni di dollari, ma con ogni probabilità anche più alto di così, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 61 milioni di dollari. Uno tra i flop più incredibili della storia del cinema.
Uno degli attori coinvolti, Omar Sharif, rimane così deluso dal risultato finale che per qualche tempo medita addirittura di ritirarsi del tutto dalle scene.
Col senno di poi, inoltre, il film rappresenta la pietra tombale della carriera di John McTiernan, il quale risulta accreditato come l'unico regista. Pur dirigendo negli anni successivi altre due pellicole, un remake di Rollerball e Basic - anch'esse rivelatesi dei flop - affronta poi gravi guai con la giustizia per aver reso falsa testimonianza al FBI in merito a indagini private condotte nei confronti di un produttore.
Il tutto lo porta a essere condannato in tribunale e a passare quasi un anno in prigione, tra il 2013 e il 2014. Di certo non il migliore epilogo per il regista di Predator e del primo Die Hard.
Nonostante il flop, tuttavia, Il 13º Guerriero non rappresenta l'ultimo adattamento tratto da un romanzo di Michael Crichton... ma questa è un'altra storia.

giovedì 25 febbraio 2021

Fabolous Stack of Comics: L'Eternauta


Il 1957 è un anno fondamentale per l'intero mondo del fumetto. Come il 1938, quando esordisce Superman, o il 1948, quando Tex inizia a cavalcare per le praterie del Selvaggio West. In quell'anno, infatti, fa la sua prima apparizione l'Eternauta, El Eternauta, creato da Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López.
Il personaggio compare sul primo numero della rivista argentina Hora Cero Semanal, rimanendovi fino al numero 106, pubblicato nel 1959: ogni capitolo è composto da poche pagine, fino a raggiungere un totale di oltre 400 tavole che costituiscono la base portante di questa saga narrativa, proseguita poi nei decenni successivi da Oesterheld stesso o da altri scrittori.
Mentre pensa a una nuova storia da raccontare nel cuore della notte, lo sceneggiatore di fumetti Héctor Germán Oesterheld riceve la visita di un misterioso personaggio, che si definisce l'Eternauta, il viandante dei secoli. Costui narra della sua esperienza da incubo iniziata a Buenos Aires con una nevicata luccicante, che uccide chiunque ne entri in contatto.
Sopravvissuto insieme alla sua famiglia e alcuni amici, Juan Salvo - questo il nome dell'Eternauta - grazie a una tuta isolante che gli permette di sopravvivere all'esterno va alla ricerca di viveri e generi di prima necessità per sopravvivere.
Questo però è solo l'inizio di un terribile incubo a occhi aperti: Buenos Aires, e la Terra intera con ogni probabilità, sono soggette a un'invasione aliena. Ma questa non è la classica invasione che si vede nei romanzi di fantascienza della Golden Age, quest'invasione colpisce al cuore stesso dell'animo umano e porterà Juan Salvo lungo un drammatico viaggio sia fisico che spirituale, che lo tramuterà nell'Eternauta. Mentre il destino dell'intera umanità è in bilico.
Non è semplice parlare di un capolavoro, perché sì, stavolta non si sta abusando di questa parola, in poche righe. La prima cosa che colpisce è l'abilità di Oesterheld nel descrivere le reazioni e interazioni umane. C'è chi agisce guidato solo dalla paura, chi è più riflessivo e pragmatico come il personaggio di Favalli e chi invece come Juan Salvo pone al centro di tutto la protezione della sua famiglia.
Il tutto inserito in un contesto dove l'umanità è in principio in lotta uno contro l'altro, per poi formare un'alleanza contro gli invasori. Ma è un'alleanza che è necessaria per sventare un male più grande, dovuta solo a esigenze di sopravvivenza. Se mai l'umanità sopravvivrà, tornerà all'homo homini lupus.
Tuttavia, Oesterheld aggiunge un elemento ulteriore. Coloro che invadono la Terra sono al servizio di qualcun altro, il quale a sua volta è al servizio di qualcun altro, il quale forse a sua volta è al servizio di qualcun altro.
Non vi sono teorie del complotto da analizzare in questa occasione. Semplicemente la gente che è al potere ha tutto l'interesse di rimanerci e prospera sull'homo homini lupus, mettendo quando possibile gli uni contro gli altri, per motivi spesso e soprattutto futili, invece di far prosperare i valori di integrazione e tolleranza verso gli altri.
E chi trova infine il coraggio di ribellarsi a questa situazione, in questa storia? Gli operai, i soldati semplici, gli insegnanti e gli scrittori: quei rappresentanti del popolo che l'elite non si fa problemi a sfruttare. Ovviamente, chi vuole può anche vederci un sottotesto politico nel racconto di Oesterheld e, considerato il tragico epilogo capitato allo scrittore, non avrebbe tutti i torti.
Sembra tuttavia che non possa esserci una vera soluzione a questa situazione: Juan Salvo combatterà, ma perderà sempre la sua famiglia e i suoi amici. E ancora. E ancora. E ancora. Il vero potere del cambiamento risiede nel raccontare le storie, nell'aprire le menti delle persone su un mondo a loro ignoto. Il potere della conoscenza. L'Eternauta è il recipiente di queste storie, Oesterheld invece ne è il messaggero.
Ma sarà questo sufficiente? Sarà possibile portare l'umanità a un nuovo livello, con questo potere che l'umanità spesso non sfrutta? Sarà possibile?

martedì 23 febbraio 2021

A scuola di cinema: Codice D'Onore (1992)

1988: Un giovane sceneggiatore teatrale sta cercando di farsi strada nel difficile mondo di Broadway. Per sbarcare il lunario, lavora come barista e cameriere al Palace Theatre di New York. Il suo nome è Aaron Sorkin.
Un giorno, Sorkin riceve la telefonata di sua sorella Deborah, la quale lavora come avvocato nel Judge Advocate General Corps (JAG) della Marina statunitense. Costei gli racconta di un caso da lei affrontato riguardante un caso di pestaggio avvenuto nel 1986: un marine di stanza alla base navale di Guantanamo di nome William Alvarado aveva infatti denunciato una sparatoria non autorizzata in territorio cubano e richiesto il trasferimento.
In risposta a quest'accusa viene emanato un Codice Rosso e dieci Marines, capitanati dal Caporale David Cox, si introducono di notte nella stanza dove dorme Alvarado, lo imbavagliano e iniziano a pestarlo in maniera selvaggia. Alvarado comincia a soffocare e a sputare sangue, perdendo poi conoscenza. Presi dal panico, i dieci soldati trasportano subito Alvarado in infermeria e poi in ospedale, dove si riprenderà.
I dieci Marine ammettono ciò che hanno fatto e vengono incriminati. David Cox viene condannato per pestaggio e lesioni e, nel 1989, congedato con onore dal corpo dei Marines.
Ispirato da questa storia, Aaron Sorkin la adatta sotto forma di dramma teatrale, intitolato A Few Good Men. Lavorando ancora come barista, prende appunti sui tovagliolini dove si posano i cocktail, mentre i clienti del Palace Theatre sono impegnati a guardare le rappresentazioni de Il Vizietto (La Cage Aux Folles), quando dunque Sorkin può prendersi una pausa dai suoi impegni lavorativi.
Grazie a dei risparmi e a un prestito dei suoi amici, Sorkin compra un computer Macintosh, dove trascrive gli appunti presi sui tovagliolini. Forse nemmeno lui all'epoca riesce a immaginare che quegli appunti diverranno la base di una celebre pellicola.


Il dramma teatrale di Aaron Sorkin esordisce sul palcoscenico di Broadway nel 1989, ma prima ancora che la prima rappresentazione abbia luogo il produttore David Brown ne acquisisce i diritti di sfruttamento cinematografico, chiedendo a Sorkin stesso di scriverne la sceneggiatura.
Brown propone il progetto alla Tristar Pictures, non riscontrando alcun particolare entusiasmo, ma qualche tempo dopo viene contattato da Alan Horn della Castle Rock Entertainment, il quale si dimostra interessato. Vi è anche un regista disponibile, Rob Reiner, il quale è rimasto molto toccato dalla sceneggiatura, in quanto suo padre Carl Reiner ha servito nell'esercito statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per il ruolo del protagonista, Daniel Kaffee, la parte viene assegnata a Tom Cruise, dietro un ingaggio di circa 12 milioni di dollari, dopo che costui rimane intrigato dalla sceneggiatura. In preparazione a questo ruolo, l'attore si reca a Broadway per vedere una rappresentazione teatrale del dramma e impara il significato di tutte le parole di uso legale presenti nella sceneggiatura.
Per il ruolo della protagonista, JoAnne Galloway, la scelta si concentra su tre attrici: Jodie Foster, Linda Hamilton e Demi Moore. Costei, in cerca di un ruolo significativo dopo alcuni recenti flop, accetta di vedersi ridotto il proprio ingaggio da tre a due milioni di dollari e ottiene la parte. Quando si presenta all'audizione, l'attrice è incinta all'ottavo mese di suo figlio Scout.
La parte di Nathan Jessup viene assegnata a Jack Nicholson, con lo specifico accordo che le scene che lo riguardano, quattro in tutto, siano girate in sequenza. Per questo, l'attore riceve un ingaggio di 5 milioni di dollari.
Reiner chiede a Sorkin alcune revisioni alla sceneggiatura, pur restando la trama abbastanza fedele al dramma teatrale, ma la richiesta più insolita giunge da un esecutivo della Columbia, che chiede come mai vi sia un personaggio femminile se poi costei non va a letto col protagonista. Sorkin ribatte che ci sono donne che hanno obiettivi diversi da quello di dormire accanto a Tom Cruise. Tuttavia, inserisce una scena finale in cui Kaffee chiede un appuntamento a JoAnne Galloway. Venuto a sapere di ciò, Reiner fa rimuovere questa scena, in quanto ritenuta non necessaria.
Un'ulteriore revisione viene infine compiuta dallo sceneggiatore William Goldman, il quale però non viene alla fine accreditato.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 21 ottobre 1991, tenendosi in California e a Washington. L'Esercito americano non dà il suo supporto alla pellicola per ovvi motivi e, non potendo essere utilizzate base militari per le riprese, la produzione deve ricreare il tribunale e i campi di addestramento dei soldati in studio, mentre per il fittizio studio legale si utilizzano le stanze di un ex ospedale psichiatrico.
Jack Nicholson rimane sul set per 10 giorni. L'ultima scena, la sua deposizione in tribunale, si rivela anche la più impegnativa, poiché Reiner gli chiede di ripeterla più volte, in tutto o in parte, per catturarla da varie angolazioni e poi ripeterla ancora per riprendere le reazioni degli altri attori, per un totale di 50 volte. Alla fine, Nicholson è esausto, ma soddisfatto, e ritiene che il compenso guadagnato sia stato denaro ben speso.
Le riprese si concludono il 30 gennaio 1992.
Codice D'Onore (A Few Good Men) viene distribuito nei cinema americani a partire dall'undici dicembre 1992. A fronte di un budget sui quaranta milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 243 milioni di dollari. Viene inoltre candidata a quattro Premi Oscar, tra cui quello per Miglior Film.
Davvero un grande successo di cui tutti sono felici, tranne una persona: David Cox. Dopo aver visto il film, l'ex Marine capisce che è basata sul drammatico evento che lo ha visto protagonista e a suo dire, anche se la storia originale è stata alterata per motivi cinematografici, lo pone in una cattiva luce e viola la sua privacy.
Insieme ad altri cinque ex soldati coinvolti nella vicenda, medita di fare causa alla produzione, ma questo non gli sarà possibile. Il 5 gennaio 1994, la sua compagna - uscita per andare al lavoro - lo chiama più volte a casa senza ricevere risposta. Una volta ritornata presso la propria abitazione, la donna non vi trova David Cox e quindi il giorno dopo ne denuncia la scomparsa.
Il 2 aprile 1994, il cadavere di David Cox viene infine ritrovato da un uomo che sta percorrendo in canoa il Charles River, in quella che appare come un'esecuzione in piena regola eseguita con quattro colpi di proiettile. Nonostante le accurate indagini, non verranno mai trovati dei sospettati o moventi concreti che possano aver portato a quest'omicidio.
Quanto ad Aaron Sorkin, questo film rappresenta il trampolino di lancio per una fulgida carriera sia in campo televisivo che cinematografico e che lo vedrà protagonista di molti altri progetti... ma questa è un'altra storia.

lunedì 22 febbraio 2021

Libri a caso: L'Esperimento di Daniel Kesserich


Ogni scrittore ha avuto degli esordi, a volte incerti, a volte imbarazzanti, a volte premonitori di ciò che quello scrittore sarebbe divenuto. E ogni scrittore ha un punto di vista diverso rispetto a quegli esordi: a volte prova un sincero imbarazzo e preferisce non parlarne, a volte li tiene cari così come i suoi periodi narrativi migliori.
E a volte questi esordi rischiano di scomparire per sempre. Come stava per accadere a una delle prime opere di Fritz Leiber, L'Esperimento di Daniel Kesserich (The Dealings of Daniel Kesserich: A Study of the Mass-Insanity at Smithville). Scritto da Leiber nel 1936, mentre scambiava lettere con H.P. Lovecraft, a seguito di vari rifiuti di pubblicazione è stato poi perduto dallo scrittore (noi perdiamo le bollette pagate dieci anni fa, gente come loro dei manoscritti, vedi la differenza), fino a quando è stato ritrovato e pubblicato nel 1997, pochi anni dopo la morte di Leiber.
Un uomo di nome George Kramer si reca nella piccola città di Smithville, per ritrovare un suo caro amico di quando era studente, John Ellis, rimasto da poco vedovo della moglie Mary. Solo che (potevamo dubitarne?) appena giunto a Smithville inizia ad essere testimone di strani eventi che fanno capo a un altro suo ex compagno di studi, Daniel Kesserich, una sorta di figura eterea della popolazione di Smithville. E tutto sembra proprio ricondurre alla scomparsa di Mary... o presunta tale.
Che questo romanzo breve sia un'opera d'esordio è evidente. C'è un ritmo narrativo forsennato, che va aldilà della brevità dell'opera, e molto spesso il protagonista va avanti nelle sue scoperte, quindi la trama progredisce, perché si imbatte in alcune situazioni per caso. Insomma, il mezzo narrativo più scontato che possa esistere, anche nel secolo scorso.
Gli influssi di Lovecraft ci sono - ho notato echi de Il Caso di Charles Dexter Ward per certo - ma non sono troppo pressanti e Lieber si allontana dal suo primo mentore per poi cercare un'altra strada. Una strada che è comunque molto debitrice di H.G. Wells e di un certo personaggio con le bende attorno al volto.
Di certo non sarà una lettura che rimarrà indelebile nei vostri ricordi, ma chi apprezza Fritz Leiber, e anche un certo modo di fare fantascienza del secolo scorso, avrà modo di apprezzare quest'opera.

giovedì 18 febbraio 2021

Fabolous Stack of Comics: Civil War II


La prima Civil War dei supereroi Marvel si è avuta nel 2006, ad opera di Mark Millar e Steve McNiven. Capitan America e Iron Man, ognuno dei quali fiancheggiato da decine di alleati, confrontano le loro differente visioni sulla libertà di agire dei supereroi nell'era moderna, a seguito dell'emanazione dell'Atto di Registrazione dei Supereroi. Sicurezza della popolazione contro libertà personali, entrambi valori da preservare. Una strage, ma poi sono tornati tutti... tranne lo sfortunato Bill Foster.
Dieci anni dopo, la seconda Civil War ha luogo: Iron Man è ancora coinvolto, ma il suo contendente stavolta è diverso. Civil War II è una miniserie di otto numeri (più un prologo), pubblicata nel 2016, scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da David Marquez, con contributi aggiuntivi di Olivier Coipel. Questo senza contare una miniserie parallela con vari racconti brevi, Civil War II: Choosing Sides, e numerosi tie-in su altre testate Marvel.
Sulla scena compare un nuovo Inumano di nome Ulysses, capace di avere squarci di eventi catastrofici del prossimo futuro molto vividi. Il primo di questi riguarda Thanos, alla ricerca delle Gemme dell'Infinito. Gli Inumani avvisano gli Ultimates di Capitan Marvel, ma la battaglia contro Thanos si rivela un massacro.
Iron Man, coinvolto a livello personale, mette in guardia Carol Danvers dall'utilizzo di questo potere preveggente, ritenuto non affidabile al 100%, ma lei decide di proseguire dritta per la propria strada. Il confronto tra i due è infine inevitabile e coinvolge l'intera comunità supereroistica su due schieramenti ben definiti.
Come sapete, quando i supereroi hanno una differenza di vedute, invece che parlarne magari davanti a un bel drink e raggiungere infine un compromesso, preferiscono darsele di santa ragione. Perché il potere che li inebria li porta talvolta a scavalcare la barricata e perché i problemi, e le problematiche che affrontano, sono troppo grandi da affrontare per coloro che alla fine sono esseri umani e, come tutti gli esseri umani, a volte commettono degli sbagli.
Se ci pensate, non è molto diverso da quelle discussioni "virtuali" dove ogni interlocutore mantiene la propria posizione, anche di fronte a obiezioni sensate, perché il crollo di quella visione del mondo comprometterebbe per costoro - anche se non si capisce bene dove sia il problema in questo - anche il crollo del loro concetto di realtà.
Nella realtà di Tony Stark, la probabilità che un evento si verifichi non comporta la certezza matematica che esso abbia luogo e i rischi di prevenire quell'evento vanno ritenuti troppo alti. Una metafora del pregiudizio: se le statistiche dicono che una certa parte di popolazione è dedita al crimine, allora il rischio è che si pensi che tutti gli appartenenti a quella parte di popolazione siano dei criminali.
Nella realtà di Carol Danvers, invece, questo rischio è altamente accettabile, poiché i vantaggi e le vite salvate non hanno prezzo. Metafora della legge: se applichi misure restrittive verso quella certa parte di popolazione, non potendo fare singoli distinguo, qualche innocente ci andrà di mezzo per forza, ma i presunti benefici che ne avrà la società sono da ritenere un valore più alto, da conseguire a ogni costo.
Stavolta è Iron Man a porsi contro il sistema, contro un ordine precostituito e a favore del libero arbitrio. Stavolta anche Capitan America è dalla sua parte. Anche stavolta è 'na strage (ma penso siano tutti già tornati)!
Inevitabile fare confronti con la miniserie originale, perché il titolo stesso di questa storia li cerca: il pathos rispetto al racconto di Millar e McNiven è inferiore e il tutto appare come una megascazzottata ampliata più del dovuto. Ma non è tutto da buttare, ci sono buoni momenti narrativi... guarda caso, quando gli eroi non discutono per l'ennesima volta delle loro visioni del mondo o parlano mentre si affrontano.
A questo punto aspettiamo con impazienza il 2026 e Civil War III!

martedì 16 febbraio 2021

A scuola di cinema: Taxi Driver (1976)

1972: È un periodo pessimo per Paul Schrader. Licenziato dall'American Film Institute e nel mezzo di una causa di divorzio dalla sua prima moglie, soffre di un esaurimento nervoso mentre si trova a Los Angeles. Qui viene ospitato da una ragazza che rifiuta le sue avances e rompe subito con lui, lasciandogli però il suo appartamento per circa un paio di mesi mentre lei è fuori città, permettendo così a Schrader di non dormire più nella sua auto.
Del tutto solo, senza amici con cui parlare per intere settimane e lavorando come fattorino per una catena di ristoranti per sbarcare il lunario, Schrader, per combattere un'assillante insonnia, passa il proprio tempo frequentando i cinema porno che rimangono aperti anche durante la notte e cominciando a rimanere ossessionato dalle pistole.
Dopo essere finito al pronto soccorso a causa di un'ulcera, l'uomo capisce ben presto che, per evitare di precipitare in una spirale di autodistruzione, deve effettuare un processo di catarsi scrivendo di queste sue esperienze sotto forma di sceneggiatura.
Nasce così Taxi Driver.


Ispirandosi alle sue esperienze personali e leggendo stralci del diario di Arthur Bremer, che nel 1972 si rende responsabile di un fallito attentato ai danni del candidato democratico George Wallace, Schrader - tenendo sempre accanto a sé una pistola - concepisce in poco meno di due settimane il primo trattamento di sceneggiatura, trasferendo l'ambientazione a New York, poiché in questa città i taxi driver sono molto più presenti.
L'anno successivo, Schrader mostra la sceneggiatura a Brian De Palma durante un'intervista. Costui la passa ai produttori Michael Phillips e Julia Phillips, che la opzionano, offrendogli la regia. Ma De Palma non ritiene di essere la persona adatta e porta così la sceneggiatura all'attenzione di un regista alle prime armi di nome Martin Scorsese, il quale ne rimane affascinato.
Tuttavia, in principio le case di produzione si rifiutano di dare il via libera a un progetto basato su una sceneggiatura ritenuta molto violenta e in mano a degli sconosciuti.
In breve tempo, però, questo cambia. Michael e Julia Phillips producono, sempre nel 1973, il film La Stangata (The Sting), che vince il Premio Oscar come miglior film l'anno successivo. Martin Scorsese, invece, dirige nel 1973 e nel 1974 le sue prime pellicole di successo, Mean Streets e Alice Non Abita Più Qui (Alice Doesn't Live Here Anymore).
Il successo de La Stangata permette a Michael Phillips di stringere un accordo con la Columbia per la produzione di alcuni film, uno dei quali è Taxi Driver. Per far sì che il progetto venga approvato, tuttavia, visto che il budget è contenuto, sia Scorsese che Schrader accettano una paga inferiore a quella che potrebbero ottenere. Soprattutto Schrader, la cui sceneggiatura viene pagata 35.000 dollari quando per un altro film, Yakuza (The Yakuza), ha da poco ottenuto dieci volte tanto.
Per il ruolo principale, Travis Bickle, Scorsese propone in prima battuta la parte a Dustin Hoffman. Solo che costui all'epoca non conosce il regista e, non avendo sottomano la sceneggiatura, Scorsese narra la storia in via verbale. Una storia che appare fin troppo bizzarra ad Hoffman, che quindi decide di rinunciare.
I produttori desiderano tuttavia che Scorsese ricrei la collaborazione con un attore di Mean Streets, Robert De Niro, il quale è reduce dalla conclusione delle riprese de Il Padrino Parte II (The Godfather Part II). Anche De Niro accetta un ingaggio di 35.000 dollari, nonostante dopo Il Padrino Parte II abbia già ricevuto proposte per 500.000 dollari.
Quando entra a far parte del cast, De Niro è impegnato nella lavorazione del film Novecento di Bernardo Bertolucci. Per prepararsi alla parte, durante le pause delle riprese di Novecento, l'attore prende un volo per New York e per circa due settimane lavora come tassista su turni di quindici ore, passando poi a leggere libri sulle malattie della mente.
Nonostante sia apparso in un film di successo come Il Padrino Parte II e altre pellicole in passato, nessuno dei passeggeri del taxi lo riconosce, tranne un suo collega attore il quale gli dice che è sconvolto nel vedere un interprete così rinomato ridotto a fare il lavoro di tassista. Tornato in Italia, De Niro si reca in una base militare statunitense sita nel nord della nazione, dove registra delle conversazioni con alcuni soldati del Midwest degli Stati Uniti, al fine di imparare il loro accento.
Il ruolo di Iris viene proposto in prima battuta a Melanie Griffith, ma sua madre Tippi Hedren la convince a non accettare. A seguito di un successivo casting che coinvolge circa 250 attrici, la parte viene infine assegnata a Jodie Foster, che ha avuto un piccolo ruolo in Alice Non Abita Più Qui, e che dietro esortazione di sua madre sta cercando di lasciarsi alle spalle la nomea di attrice di film per ragazzi.
Jodie Foster, tuttavia, all'epoca ha dodici anni e vi è molta preoccupazione che una ragazza di questa età interpreti una pellicola con tematiche forti e cupe. A tale scopo, prima di accettare la parte in via definitiva deve sostenere dei colloqui con uno psichiatra, per assicurarsi che l'esperienza non possa rivelarsi destabilizzante per lei.
Inoltre, ogni volta che è presente sul set viene accompagnata da un assistente sociale, il quale si assicura che lei sia lontana quando devono essere girate scene di sesso, violente o con parolacce. Per le scene più controverse, dunque, Jodie Foster viene sostituita da sua sorella Connie, la quale ha sette anni più di lei e la stessa altezza.
Per la parte di Betsy, si va alla ricerca di un'attrice alla Cybill Shepherd. Nel sentire ciò, la sua agente Sue Mengers suggerisce allora di contattare proprio Cybill Shepherd, visto che è disposta anche lei ad accettare un ingaggio di 35.000 dollari.
Il ruolo di Sport viene assegnato a un abituale collaboratore di Scorsese, Harvey Keitel, che lo richiede espressamente dopo aver rifiutato quello più rilevante di Tom, interpretato da Albert Brooks. Per prepararsi alla parte, l'attore riesce a entrare in contatto con un ex sfruttatore di prostitute che agiva nella zona di Times Square e ottiene da lui alcuni consigli.
Le riprese iniziano in via ufficiale nel giugno 1975, tenendosi ovviamente a New York. A causa di uno sciopero di quel periodo degli operatori sanitari, molti sacchi d'immondizia vengono lasciati abbandonati ai lati delle strade e non raccolti: le scene che li inquadrano, dunque, non sono frutto di apposita costruzione.
L'appartamento di Travis viene creato in un edificio inagibile presente in una zona vittima della microcriminalità e che poco tempo dopo viene demolito. Per evitare problemi, la produzione assolda una gang del luogo perché li protegga dalle altre gang.
In principio, il ruolo del passeggero che medita di uccidere sua moglie deve essere interpretato da George Memmoli, solo che costui si infortuna alla schiena interpretando un altro film ed è costretto a rinunciare. Forse per risparmiare su tempi e costi, Martin Scorsese in persona lo sostituisce, facendosi dare qualche lezione di recitazione al volo da Robert De Niro.
Molti hanno difficoltà a interagire con Cybill Shepherd, non all'altezza della situazione per questa pellicola. Dimentica infatti spesso le battute, che Scorsese deve ricordarle in maniera costante, con la conseguenza che sono necessari più ciak per una singola scena dove lei è presente. Cosa che inoltre genera irritazione nel metodico Robert de Niro.
Difficoltà che invece non si presentano con Jodie Foster. De Niro ne ammira il giovane talento e la prende sotto la sua ala protettiva, provando più volte le scene con lei e perfezionando le sue capacità di recitazione.
La celebre scena in cui De Niro ripete più volte "Ma dici a me? You Talkin' to me?" non è prevista in sceneggiatura, dove è solo indicato che il personaggio di Travis debba guardarsi allo specchio. De Niro osserva qualche tempo prima una scena simile durante un concerto di Bruce Springsteen, quando di fronte al pubblico in visibilio il cantante si guarda intorno con finto straniamento e ripete più volte la frase, che l'attore poi porta in scena.
Le riprese si concludono nel settembre 1975.
La pellicola, di per sé già ritenuta violenta, rischia di avere un rating X (riservata solo agli adulti, un "onore" concesso ai film pornografici) a causa del sanguinario confronto finale tra Travis Bickle e la banda criminale di Sport, tanto che la Columbia in principio chiede che sia eliminata del tutto.
Per evitare ciò, Scorsese rimette mano alla pellicola desaturandone i colori, per rendere il sangue di un colore scuro piuttosto che rosso vivo. La manovra ha buon fine e il rating viene portato a R (consentito ai minori dai 17 ai 14 anni, seppur in presenza di un adulto).
A causa del deterioramento negli anni della pellicola originale, quando si cerca di ripristinare la scena nella sua concezione iniziale per i supporti fisici, questo non è più possibile. Dunque non sapremo mai come è stata visualizzata in principio tale scena.
Per la colonna sonora, Scorsese contatta lo storico compositore Bernard Hermann, il quale però all'inizio rifiuta poiché il regista per lui è un emerito sconosciuto e non vuole impegnarsi su un film a suo dire incentrato sulle auto. Quando tuttavia legge la sceneggiatura, cambia idea. Bernard Hermann porta a termine la partitura musicale nel dicembre 1975, pochi giorni prima della sua morte. Il film è dedicato alla sua memoria.
Taxi Driver viene distribuito nei cinema americani a partire dall'8 febbraio 1976. A fronte di un budget di quasi due milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 28 milioni di dollari. Ottiene inoltre quattro nomination agli Oscar, incluse quelle per miglior film e miglior attore protagonista, non trionfando in nessuna categoria, ma vincendo la Palma d'Oro del Festival di Cannes, nonostante i fischi che accolgono la prima visione.
Un curioso, e al contempo drammatico, effetto collaterale derivante dall'uscita di questa pellicola si verifica il 30 marzo 1981. Un uomo di nome John Hinckley Jr. vede il film e rimane ossessionato dall'attrice Jodie Foster, a cui comincia a inviare decine di lettere e poesie e che cerca al telefono più volte, un atteggiamento che oggi sarebbe definito stalking.
Già preda di turbe mentali, Hinckley decide di attirare l'attenzione dell'attrice uccidendo il presidente Ronald Reagan, così come Bickle aveva cercato di assassinare il candidato Palantine. L'attentato ha luogo appunto il 30 marzo 1981: fallisce, ma un proiettile di rimbalzo ferisce Reagan al petto.
Al processo, Hinckley viene dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere e confinato in un ospedale psichiatrico, da cui esce solo nel 2016 con numerose condizioni restrittive che con ogni probabilità permarranno finché è in vita.
Può apparire strano che un film simile possa avere un sequel, eppure l'idea è stata quantomeno discussa a partire dal 1998, quando De Niro suggerisce la cosa a Scorsese e Schrader, dicendo che sarebbe interessante vedere dove si trova adesso Travis Bickle. Schrader boccia subito la cosa come l'idea più stupida che abbia mai sentito. Un'idea che non raccoglie nemmeno un concreto entusiasmo da parte di Martin Scorsese nel corso degli anni e che diviene lettera morta dopo il 2013.
E questa è la fine della storia.

domenica 14 febbraio 2021

Fabolous Stack of Comics: Karnak - Il Punto Debole in Ogni Cosa


Tra le tantissime creazioni del Dinamico Duo Stan Lee & Jack Kirby partorite durante il loro ciclo di oltre cento storie su Fantastic Four, gli Inumani occupano un posto particolare. Questa famiglia reale - e la straordinaria città segreta di Attilan - hanno infatti rappresentato il primo passo di un ciclo di storie incredibile, culminato con la celebre Trilogia di Galactus.
A questa razza segreta appartengono alcune personalità un po' borderline. Una di queste è Karnak, colui che è in grado di trovare il punto debole di ogni cosa, pur non essendosi mai sottoposto alle Nebbie Terrigene.
Costui è anche il protagonista della miniserie in sei numeri Karnak: Il Punto Debole In Ogni Cosa (The Flaw in All Things), scritta da Warren Ellis e disegnata da Gerardo Zaffino per i primi due numeri e Roland Boschi per i restanti quattro. A causa di alcune problematiche con il turn over dei disegnatori, la storia è stata pubblicata nell'arco di due anni, dal 2015 al 2017.
Tornato dal regno dei morti, Karnak cambia look e si stabilisce presso la Torre della Saggezza, dove insegna l'arte della meditazione a dei suoi fedeli adepti. Fino a quando l'agente Phil Coulson lo coinvolge nel caso del rapimento di un bambino esposto alle Nebbie Terrigene e, pur non avendo sviluppato in apparenza alcun potere, rapito da una costola dell'AIM.
Quella che appare come una comune sparizione, si trasforma ben presto in un incubo per Karnak, che rischia di veder crollare tutte le sue certezze filosofiche ed esistenziali, arrivando sull'orlo della follia.
In questa storia Karnak - complice la sua strana esperienza ultraterrena, cosa appena accennata ma ben chiara - diventa emblema di un totale nichilismo. Del pensiero per cui l'esistenza umana, sia come singola persona che come comunità, sia destinata al nulla, all'oblio, perché la falla dell'umanità che rende tutti imperfetti è presente in ognuno di noi. Quindi perché lottare per conseguire un risultato, qualsiasi risultato?
Dall'altro lato, tuttavia, l'avversario di Karnak non è un supercriminale - Ellis non ama molto questa dicotomia - bensì qualcuno che può seriamente compromettere questa visione nichilista. Qualcuno che ha trovato il punto debole nella visione di Karnak. La lotta tra i due diventa quasi una lotta filosofica, esistenziale, tra nichilismo e volontà di vivere.
Tra il secondo e il terzo numero vi è lo stacco grafico tra Gerardo Zaffino e Roland Boschi, uno stacco che si avverte, ma si tratta comunque di due disegnatori di tutto rispetto. E che sono entrambi eccezionali nel descrivere le scene di lotta senza dialoghi: è chiaro che Warren Ellis non ama molto l'arte oratoria di supereroi e supercriminali, la quale non si interrompe nemmeno quando se le danno di santa ragione.
Quindi spesso per pagine e pagine lo scrittore lascia giustamente spazio all'abilità dei disegnatori. Perché a volte il tempo delle parole termina ed è giusto lasciar spazio all'azione. Un'azione che però non manca mai di cedere il passo alla riflessione e allo sviluppo dei personaggi.

giovedì 11 febbraio 2021

A scuola di cinema: Scuola di Polizia (1984)

1983: Mentre è a San Francisco, impegnato nella lavorazione del film Uomini Veri (The Right Stuff), il produttore Paul Maslansky si trova in una strada cittadina per una ripresa della suddetta pellicola e nota una scena consueta che cattura la sua attenzione: un gruppo di reclute della polizia che cercano di contenere la folla di curiosi.
La curiosità deriva dal fatto che le reclute rappresentano un gruppo variegato, composto da uomini e donne, giovani e meno giovani. Albini, afroamericani, latinoamericani, gente alta, bassa, magra e così via. Il quale si ritrova in difficoltà nel cercare di contenere la folla, dimostrando una notevole incompetenza, per la disperazione di un loro superiore, che rosso in volto riprende un paio di loro.
Paul Maslansky trova il tutto stranamente divertente e chiede all'agente responsabile se questi saranno i futuri tutori della legge di San Francisco. L'agente risponde che di recente è stata emanata dal sindaco della città una procedura di pari opportunità e, quindi, chiunque abbia fatto domanda per entrare nel corpo di polizia è stato accettato. Ovviamente, al termine del periodo di prova di due settimane, le reclute non adatte saranno allontanate.
Il produttore pensa allora cosa accadrebbe se delle reclute incompetenti non potessero essere cacciate e volessero rimanere nel corpo di polizia.
La notte stessa, Maslansky prepara su quest'idea una bozza di due pagine che sottopone poi al produttore Alan Ladd Jr., il quale si dimostra interessato, accettando di finanziare il progetto tramite la sua società The Ladd Company e con la distribuzione della Warner Bros. Nasce così una leggenda cinematografica.


Prendendo a modello la bozza di Maslansky, gli scrittori Neal Israel e Pat Proft ideano un primo trattamento di sceneggiatura e tutti i protagonisti principali tranne uno. Come regista, Paul Maslansky suggerisce il nome di Hugh Wilson: costui non ha ancora diretto un lungometraggio, tuttavia il produttore ha apprezzato molto il suo lavoro sulla sitcom da lui ideata WKRP in Cincinnati.
Siccome si vuole puntare su una commedia di stampo demenziale, sulla falsariga di Porky's, Polpette (Meatballs), Stripes - Un Plotone di Svitati (Stripes) e Animal House, viene chiesto a Wilson se abbia visto almeno una di queste quattro pellicole. La risposta da parte del regista è negativa, per tutte e quattro, anche per Animal House. Maslansky provvede dunque a compensare la sua mancanza di conoscenza, ma Wilson non rimane molto estasiato dalla visione di questi film.
Quando poi Wilson si ritrova tra le mani la sceneggiatura, rimane scioccato, oltre che dalla sua lunghezza, dalla quantità di scurrilità e battute oscene che si ritrova davanti e ottiene il permesso di effettuare una revisione.
Wilson depenna così tutte le scene da lui ritenute scabrose e inserisce alcune nuove situazioni comiche, ma Maslansky non è molto d'accordo, poiché ritiene che le scene eliminate possano essere una delle principali ragioni per il successo della pellicola. Viene infine raggiunto un compromesso con il reinserimento di alcune delle battute ideate in origine da Israel e Proft.
Per il ruolo di Carey Mahoney, le prime scelte ricadono su Michael Keaton e Tom Hanks, all'epoca agli esordi delle loro carriere. Anche Bruce Willis, praticamente uno sconosciuto, partecipa a un'audizione.
Alla fine, la parte viene assegnata a Steve Guttenberg, il cui padre Stanley, curiosamente, era stato per qualche tempo agente della polizia di New York, prima che la moglie lo convincesse ad accettare un impiego presso un negozio di elettronica, perché troppo era lo stress che provava quando lo vedeva uscire di pattuglia. All'audizione, l'attore si presenta con la maglietta della New York Police Academy un tempo appartenuta a suo padre.
Il personaggio di Larvell Jones non è previsto in principio nella sceneggiatura. Il direttore del casting tuttavia nota, durante un concerto di Count Basie, le capacità di Michael Winslow, il quale effettua un numero in apertura, e lo suggerisce a Hugh Wilson. Quando anche il regista nota la sua bravura come rumorista, la sceneggiatura viene modificata creando per lui questo apposito personaggio.
Il ruolo di Eugene Tackleberry viene proposto al caratterista David Graf, il quale in quel momento ha ricevuto anche un'offerta per essere presente nella pellicola In Gara con la Luna (Racing with the Moon) di Richard Benjamin. Pur giudicando Scuola di Polizia un prodotto inferiore, accetta infine la parte che gli è stata offerta e per la quale ha ricevuto una proposta economica migliore. La sua carriera come attore rimane legata in maniera indissolubile a questo personaggio.
La stessa cosa può dirsi per Moses Hightower, ruolo che viene assegnato all'ex campione di football Bubba Smith, il quale sta cercando di riciclarsi come attore.
Quando l'attrice Marion Ramsey legge la sceneggiatura e le parti relative al suo personaggio Laverne Hooks, per la sua caratteristica voce si ispira a Michael Jackson, che aveva incontrato in passato, e di cui vuole essere una parodia del suo modo di parlare.
Le riprese iniziano nel maggio 1983, tenendosi a Toronto, in Canada, allo scopo di contenere i costi, e si protraggono per circa 40 giorni.
Hugh Wilson si trova, costretto dagli eventi, a fare un cameo nella parte di un automobilista tamponato da un veicolo guidato da Moses Hightower, poiché l'attore che deve interpretare questo ruolo viene ritrovato svenuto in un camper a causa di una sbronza.
Quando Wilson chiede a Bubba Smith di sorridere un po' di più in una scena, l'attore si dichiara riluttante, poiché sulla dentatura anteriore vi è una piccola divaricazione. In risposta, il regista mostra la sua divaricazione nello stesso punto e la scena viene girata.
Scuola di Polizia (Police Academy) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 23 marzo 1984. A fronte di un budget di quattro milioni e mezzo di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 150 milioni di dollari, senza contare le vendite delle videocassette VHS, l'unico supporto fisico allora disponibile, che solo nella prima settimana superano la quota di 100.000 copie.
Motivi più che sufficienti per dare subito vita a un sequel, nonché assistere alla nascita di un nuovo franchise... ma questa è un'altra storia.

martedì 9 febbraio 2021

Fabolous Stack of Comics: Ronin


Lasciati alle spalle i folli e divertenti anni '70, il fumetto americano negli anni '80 del ventesimo secolo inizia ad avere in maniera graduale un approccio più maturo verso le storie raccontate, grazie in particolar modo a nuovi sceneggiatori che si sono sì abbeverati a quelle storie del passato, ma cominciano ad attingere anche da altri tipi di fumetto, all'epoca praticamente ignoti nel mercato americano, quali il bande dessinée francese e il manga.
Uno dei primi e più importanti esponenti americani di questa new wave - prima che arrivino gli sceneggiatori anglosassoni a mescolare nuovamente le carte - è Frank Miller. Dopo aver rilanciato Daredevil come autore completo e disegnato la prima memorabile miniserie di Wolverine in coppia con Chris Claremont per la Marvel, Miller vede pubblicata la sua prima opera personale dalla DC Comics. Tale opera, lontana dagli stilemi supereroistici, è la miniserie in sei numeri Ronin, pubblicata tra il 1983 e il 1984.
In un onirico Giappone feudale, un samurai non riesce a proteggere il suo padrone dall'attacco omicida del demone Agat e diventa un ronin, vagando per la nazione e cercando di vendicare l'onta subita in un solo modo: uccidendo il demone. Nello scontro finale tra i due, tuttavia, per uno strano scherzo del destino gli spiriti di entrambi rimangono intrappolati all'interno della spada del guerriero.
Molti secoli dopo, grazie ai poteri del telepate Billy Challas, il Ronin e Agat si risvegliano in una New York del futuro, dominata dalla Aquarius Corporation e guidata dalle intelligenze artificiali. Casey McKenna, a capo della sicurezza dell'Aquarius, inizia una caccia spietata, ma ben presto capirà che le apparenze possono ingannare anche le menti più scaltre.
Ci sono due mondi che qui si intrecciano: il primo è quello del Giappone da cui proviene il Ronin, un Giappone ispirato a Lone Wolf and Cub di Kazuo Koike, mentre il secondo è il mondo futuristico derivato dalle geometrie e architetture di Jean Giraud alias Moebius e del fumetto francese.
Frank Miller trae ispirazione grafica da questi due autori per ideare a sua volta un meraviglioso ibrido di stili così diversi tra loro - impreziosito ancor di più dalla colorazione di Lynn Varley - e costruire attorno a esso una storia di vendetta, onore e sacrificio, concetti che qui trascendono il singolo essere umano per divenire emblema di un'umanità allo sbando.
Un'umanità che non ha più sfide davanti a sé e si inginocchia di fronte a una tecnologia che ha divorato ogni spazio possibile, fisico e psicologico. Una tecnologia Skynet pacifica, un anno prima che venisse pronunciata la parola Skynet.
Il Ronin è tuttavia l'elemento estraneo all'ambiente che causa il suo mutamento, di cui un'altra eccezione, Casey McKenna - una donna forte e indipendente - diviene parte. A ben vedere chi causa il cambiamento, in questa società metafora dell'era Reaganiana, sono i reietti, le persone abbandonate, mentre i ricchi e i benestanti sono asserviti da tempo al nuovo potere costituito delle intelligenze artificiali.
L'arte di Frank Miller raggiunge in questa storia vette che hanno rappresentato il punto di approdo - e se possibile superamento - di sue successive opere. Può apparire già vista agli occhi dei lettori di oggi, ma era del tutto innovativa all'epoca in cui uscì.
Si passa da coreografie di battaglia del Ronin, che sembrano prese da un balletto classico, a splash page di due pagine che inquadrano dall'alto la New York futuristica, costantemente in divenire. Luce e oscurità che si alternano, come nella vita.

domenica 7 febbraio 2021

A scuola di cinema: La Maschera di Zorro (1998)

Creato nel 1919 dallo scrittore Johnston McCulley, il personaggio di Zorro non ha mai perso del tutto l'icona di popolarità che lo circonda, pur venendo ogni tanto surclassato da altri campioni della letteratura popolare quali ad esempio i sempreverdi Sherlock Holmes e James Bond.
Questo personaggio è stato protagonista di numerose pellicole nel corso dei decenni, sin dai tempi del cinema muto, anche se ormai non vengono più prodotti da svariati anni film rilevanti che lo vedano protagonista, Sembra perciò quasi inevitabile che una delle ultime pellicole incentrate su di lui veda un passaggio del testimone, una sorta di fine di un'era.


Verso la fine del 1992, la Tristar Pictures - in collaborazione con la Amblin Entertainment di Steven Spielberg - inizia a pianificare la produzione di un nuovo film incentrato su Zorro. In principio, Spielberg vorrebbe esserne il regista, ma decide alla fine di ritagliare per sé solo il ruolo di produttore.
Un primo trattamento di sceneggiatura viene completato da Joel Gross nel 1993, mentre come regista viene selezionato Mikael Salomon, il quale individua in Sean Connery l'attore perfetto per interpretare l'anziano Diego De La Vega. Tuttavia, dei ritardi nel progetto portano sia Salomon che Connery a ritirarsi da esso nella seconda metà del 1995.
In sostituzione di Salomon viene assunto Robert Rodriguez, poiché la produzione ha apprezzato molto i film El Mariachi e Desperado. E proprio da quest'ultima pellicola, Rodriguez porta con sé il protagonista, Alejandro Murrieta: Antonio Banderas.
Rodriguez, però, rinuncia pochi mesi dopo poiché è sua intenzione sviluppare un film con temi maturi e scene di violenza, mentre la produzione invece vuole una pellicola più family-friendly e alla portata di tutti.
Con l'abbandono di Robert Rodriguez, la successiva scelta come regista ricade su Martin Campbell, il quale ha diretto da poco 007: GoldenEye. Costui in principio rifiuta, ma riceve poi una telefonata da parte di Steven Spielberg in persona, il quale riesce a convincerlo, cosa che lo porta a non dirigere nell'immediato un nuovo film con protagonista James Bond.
Il trattamento originale di Joel Gross viene messo da parte e viene perciò concepita una nuova sceneggiatura da parte di John Eskow, Ted Elliott e Terry Rossio. Campbell la trova buona, ma sente che manca ancora qualcosa in termini di caratterizzazione dei personaggi e umorismo, così ne chiede una revisione a David Ward. Quest'ultimo, tuttavia, nonostante un notevole apporto, non viene alla fine accreditato.
Per il ruolo di Elena Montero, Spielberg nota un'attrice a quel tempo poco conosciuta grazie a una miniserie televisiva andata in onda nel novembre 1996 e incentrata sull'affondamento del Titanic: Catherine Zeta-Jones. La pellicola su Zorro è la prima in cui ha un ruolo significativo. In preparazione per la parte, l'attrice prende lezioni di danza ed equitazione e impara a parlare spagnolo.
Il ruolo dell'anziano Diego De La Vega, con l'abbandono di Sean Connery, viene proposto ad Anthony Hopkins, ma l'attore rifiuta poiché in quel periodo è preda di forti dolori alla schiena e non può accettare una parte che richiede in maniera inevitabile allenamento e sforzo fisico.
In cerca di un sostituto, Martin Campbell invia la sceneggiatura ad Alain Delon, che aveva in passato interpretato il personaggio di Zorro in un film del 1975, ma costui non gli risponde in alcun modo. Pochi giorni dopo, tuttavia, Hopkins si sottopone a un intervento chirurgico con tecnologia laser che riesce a placare i suoi dolori alla schiena, consentendogli così di accettare la parte nel dicembre 1996.
Per prepararsi alla sua parte, Antonio Banderas si allena con la squadra olimpica spagnola di scherma per circa quattro mesi. Insiste inoltre con la produzione di poter girare il maggior numero di scene possibili senza controfigura.
Una volta giunto sul set, l'attore spagnolo - e insieme a lui anche Anthony Hopkins e Catherine Zeta-Jones - viene affidato alle cure dell'esperto maestro d'armi Bob Anderson, il quale sottopone i tre a un intenso allenamento giornaliero della durata di due mesi.
Anderson non si fa intimorire dal loro status di star, dopotutto in passato ha dato lezioni di scherma anche a Errol Flynn e ha coreografato le battaglie con le spade laser di Star Wars, e alla fine rimane colpito in maniera particolare dall'abilità e dalla dedizione di Antonio Banderas, che reputa secondo solo a Errol Flynn.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 27 gennaio 1997, presso Città del Messico, ma già il mese successivo devono essere interrotte per quattro giorni poiché Martin Campbell contrae una lieve forma di bronchite.
Ulteriori ritardi si verificano quando la dogana trattiene alcuni oggetti di scena, tra cui anche la spada che devono usare Hopkins e Banderas.
Durante una pausa tra una ripresa e l'altra, mentre Anthony Hopkins e Antonio Banderas sono costretti a restare sul set per non venire assediati dai fan, Catherine Zeta-Jones - a quel tempo ancora sconosciuta al grande pubblico - può concedersi il lusso di andare per i mercati di Città del Messico a fare compere. Il suo spagnolo è così fluente che alcune persone del posto si convincono che lei sia di origine latina, quando in realtà è gallese.
In principio, come da sceneggiatura, il film si conclude con la morte di Don Diego De La Vega, ma in fase di post-produzione questo finale viene ritenuto da Martin Campbell e Steven Spielberg troppo cupo e deprimente. Così, tre mesi dopo, viene girata una scena aggiuntiva che vede Alejandro Murrieta ed Elena Montero sposati e con loro figlio appena nato. Per questi piccoli ritardi e quest'ultima aggiunta, l'uscita del film, programmata in principio per la fine del 1997, viene rimandata all'anno successivo.
Le riprese si concludono il 5 giugno 1997.
La Maschera di Zorro (The Mask of Zorro) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 17 luglio 1998. A fronte di un budget di 95 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 250 milioni di dollari.
Un buon successo, seppur non epocale, che permette al nuovo Zorro di divenire egli stesso una nuova leggenda. Una leggenda che sette anni dopo continua grazie a un sequel... ma questa è un'altra storia.

giovedì 4 febbraio 2021

Fabolous Stack of Comics: Daily Bugle


Il Daily Bugle è un'istituzione del Marvel Universe. Presente sin dalla nascita moderna di questo universo narrativo supereroistico, è divenuto - oltre che il corrispettivo del Daily Planet nel Marvel Universe - un vero e proprio comprimario delle storie di Spider-Man/Uomo Ragno. Una sorta di organismo senziente narrativo che è cresciuto, si è evoluto, cercando sempre di trovare una nuova identità col passare degli anni e dei decenni.
Quindi, oltre a divenire spesso e volentieri il soggetto di intere storie (come quando Electro e Blizzard tentarono di prendere possesso dei suoi uffici... sì, lo so, questo dimostra quanto sono attempato), il Daily Bugle e il suo staff sono anche divenuti protagonisti di una miniserie di tre numeri pubblicata tra il 1996 e il 1997, scritta da Paul Grist e disegnata da Karl Kerschl e Greg Adams.
Sono giorni frenetici per i reporter del Daily Bugle, guidati dal direttore Robbie Robertson, quindi nulla di nuovo sotto il sole.
Ben Urich e Angela Yin indagano su un nuovo cartello malavitoso che può contare anche su appoggi politici. L'esperto reporter Charlie Snow sta vivendo una crisi personale e rischia di essere soppiantato dal giovane e ambizioso Ken Ellis. J. Jonah Jameson torna sul campo, occupandosi di una speculazione edilizia che rischia di mandare per strada delle famiglie.
Ma il caso più insidioso spetta a Betty Brant che, incaricata di intervistare il titolare di un ristorante, viene a conoscenza di un'attività di riciclaggio di denaro sporco: un'indagine che potrebbe costarle la vita.
Daily Bugle è una di quelle storie ambientate in un mondo pieno di supereroi, ma senza supereroi (compare solo Peter Parker e in abiti civili), cosa che a volte costituisce una boccata d'aria fresca, un cambio di marcia che ci riporta poi a riapprezzare i supereroi. Questo è il punto di vista delle persone senza superpoteri calate in un universo pieno di superpoteri, ma dove il male si annida anche e soprattutto nelle persone ordinarie.
Questa miniserie è un mix tra i vecchi film noir - da qui anche la scelta di rendere il tutto in un affascinante bianco e nero dal punto di vista grafico - e quei procedural, legal drama che andavano molto di moda all'epoca in cui questa storia uscì, solo che al posto di poliziotti o avvocati qui troviamo dei giornalisti.
Giornalisti ritratti soprattutto in quelle che sono le loro debolezze, il loro essere costretti a volte ad accettare dei compromessi o il fatto che la pubblicazione di una storia di cronaca possa rovinare vite intere. Ma anche persone che non si arrendono mai e, quando la vita sembra metterli in ginocchio, trovano dentro di loro nuove forze per voltare pagina e andare avanti.
Vi è anche la curiosità di vedere alcuni personaggi quali Angela Yin e Ken Ellis durati un amen e poi spariti. Si può dire che del Daily Bugle, oggi praticamente scomparso dalle storie di Spider-Man, superato dalla tecnologia imperante che ha reso obsoleti i giornali cartacei, gli elementi di riferimento siano quasi sempre stati Jameson, Robertson e Betty Brant, mentre gli altri sono stati tutti protagonisti secondari o di passaggio, da ripescare solo in caso di necessità.
La maledizione dei personaggi di contorno.

martedì 2 febbraio 2021

A scuola di cinema: Ricomincio Da Capo (1993)

2 Febbraio 1840: Si celebra in Pennsylvania il primo (o comunque il primo di cui si abbia testimonianza) Giorno della Marmotta - Groundhog Day - un'usanza importata da alcuni immigrati tedeschi negli Stati Uniti.
Questa tradizione deriva da una superstizione secondo la quale se una marmotta, emergendo in questo giorno dalla sua tana, vede la sua ombra per via delle nubi e quindi torna nel suo rifugio sotterraneo, allora l'inverno durerà altre sei settimane. Diversamente, vuol dire invece che la primavera arriverà in anticipo.
Tale tradizione diviene un appuntamento annuale in Pennsylvania e soprattutto nella città di Punxsutawney, dove ancora oggi il 2 febbraio si radunano migliaia di persone. Una tradizione che ha dato vita a uno dei film più insoliti e originali di sempre.


1990: Dopo aver conseguito una laurea in biologia, l'aspirante scrittore Danny Rubin si trasferisce a Los Angeles, dove spera di poter portare avanti una carriera come sceneggiatore. Le premesse sono buone, poiché tramite un agente riesce a vendere una prima sceneggiatura per un film, Occhi Per Sentire (Hear No Evil), che verrà distribuito nel 1993.
Ottenuto questo primo risultato, il suo agente gli consiglia di buttare giù subito un'idea per un nuovo film da sottoporre ai produttori cinematografici. Rubin, mentre si trova in un cinema in attesa che inizi la proiezione di un film, approfitta dei minuti di attesa per leggere qualche pagina del romanzo di Anne Rice Scelti Dalle Tenebre (The Vampire Lestat) e rimane intrigato dalla figura del vampiro immortale.
Si chiede allora cosa farebbe un essere umano che avesse la possibilità di vivere per sempre, quanto tempo passerebbe prima che una persona, incapace anche di cambiare la propria vita, si stancherebbe di questo tipo di esistenza.
A Rubin viene dunque in origine l'idea di un personaggio che attraversa i secoli, cambiando mentre la storia cambia attorno a lui, ma capisce subito che ne deriverebbe un film troppo costoso. Si ricorda allora di un'idea che aveva sviluppato un paio di anni prima, un progetto appena abbozzato intitolato Time Machine, incentrato su un tizio bloccato in un loop temporale che lo costringe a rivivere continuamente lo stesso giorno.
Con in mano un'idea interessante, Rubin individua il giorno prescelto nella maniera più banale: controllando il calendario e imbattendosi subito nel Giorno della Marmotta del 2 febbraio, celebrazione che lui ben conosce, avendovi partecipato qualche anno prima in qualità di reporter.
Lo sceneggiatore decide di battezzare il protagonista Phil, lo stesso nome dato alla marmotta di Punxsutawney. Mentre sta per mettere mano alla storia, Rubin deve risolvere un ultimo dilemma: come mai il protagonista è rimasto bloccato nel loop temporale? Rubin decide infine che non è necessaria una risposta a questa domanda, poiché quello che conta è concentrarsi su come quest'esperienza cambi il personaggio.
Il primo trattamento viene completato in circa due mesi e sottoposto ad alcuni produttori, che però non si dimostrano interessati.
All'inizio del 1991, l'agente di Rubin decide di non dedicarsi più a progetti cinematografici e così la sceneggiatura viene inviata ad altre agenzie, tra cui la Creative Arts Agency, dove viene notata dal suo presidente Richard Lovett.
Costui la sottopone ai suoi assistiti, tra i quali vi è Harold Ramis, il quale ne rimane subito intrigato. Ramis ha dunque un incontro con Rubin, durante il quale discutono dei concetti presenti nella sceneggiatura, dopodiché Ramis, grazie alla sua influenza, riesce a ottenere due distinte offerte.
La prima proviene da uno studio indipendente, IRS Pictures, che mette a disposizione un budget di 3 milioni di dollari e l'impegno a non richiedere alcuna modifica alla sceneggiatura. La seconda è da parte della Columbia Pictures, da cui si può ottenere un più ampio budget più ampio. Solo che, avverte Ramis, se accetteranno questa proposta quasi di sicuro verranno richiesti dei cambiamenti. Rubin decide infine per l'accordo con la Columbia. E puntualmente le richieste di modifiche arrivano.
La sceneggiatura di Rubin inizia con Phil già bloccato nel loop da svariato tempo, già 365 giorni, poiché tiene conto del tempo che passa leggendo una pagina di un libro al giorno. Inoltre il tono del racconto è molto più oscuro e incentrato sulla solitudine del protagonista, mentre tutti gli altri personaggi rimangono sullo sfondo. Dopo essere rimasto bloccato per circa 80 anni, Phil esce dal loop dichiarando il suo amore a Rita Hanson... ma lei rifiuta e da questo momento è lei che rimane coinvolta in un nuovo loop temporale, del giorno 3 febbraio, evento che porta a conclusione la storia.
La Columbia richiede due consistenti modifiche. Prima di tutto di eliminare l'inizio in medias res, spiegando come Phil e la sua troupe siano arrivati a Punxsutawney, e i primi giorni del loop. Inoltre che sia data una motivazione sul perché Phil sia rimasto bloccato nel loop.
Inoltre il tono della storia deve essere alleggerito, assumendo più i contorni di una commedia. Rubin non rimane molto soddisfatto di queste richieste, che a suo dire alterano l'essenza del progetto. Ramis interviene in qualità di intermediario e gli promette che cercherà di conservare il cuore della sua sceneggiatura.
Rubin consegna, come da contratto, una revisione il 2 febbraio 1991, dopodiché il tutto viene passato a Ramis, che ne effettua una consistente revisione - tanto da essere accreditato come co-sceneggiatore - la quale si incentra di più sulla relazione tra Phil e Rita e inserisce qualche elemento comico, come richiesto dalla produzione.
Sia Danny Rubin che Harold Ramis ideano una motivazione per il loop, collegandolo a una maledizione lanciata sul protagonista da una sua ex amante tradita, ma alla fine si decide che è meglio che non ci sia una precisa spiegazione.
Per il ruolo del protagonista, Phil Connors, Ramis pensa in prima battuta a Tom Hanks, ma costui rifiuta poiché ha già interpretato in passato troppe volte il ruolo del bravo ragazzo e quindi la sua conversione sullo schermo sarebbe scontata. Viene poi contattato Michael Keaton, ma lui non capisce del tutto la sceneggiatura e preferisce rinunciare. Ramis contatta allora il suo amico Bill Murray, il quale accetta poiché rimasto affascinato dal tema del film.
In quel periodo Bill Murray sta vivendo un periodo nero a livello personale, in quanto il suo matrimonio con la moglie Margaret Kelly è in crisi, cosa che avrebbe portato a un divorzio nel 1996.
Per questo motivo, Murray si getta a capofitto nel lavoro, chiedendo a Ramis delle modifiche alla sceneggiatura e di puntare di più sull'elemento filosofico/esistenziale, non esitando a chiamarlo al telefono più volte anche alle prime ore dell'alba. In prima battuta Ramis risponde alle richieste di Murray ma, visto che le chiamate non terminano ed essendo il regista già impegnato nella pre-produzione della pellicola, manda Danny Rubin da Bill Murray perché lavorino insieme sui suoi appunti.
L'attore non prende molto bene il fatto che un suo amico non lo voglia ascoltare, soprattutto in un momento difficile della sua vita, e così quando Ramis a volte chiama per apprendere che progressi sono stati fatti, chiede a Rubin di rispondere sempre che lui non è in casa.
Per il ruolo della protagonista femminile, dopo aver pensato alla cantante Tori Singer, viene scelta Andie MacDowell, che la produzione ha apprezzato nel film Attenti al Ladro! (The Object of Beauty).
Le riprese iniziano in via ufficiale il 16 marzo 1992, svolgendosi in particolar modo nella città di Woodstock, in Illinois, poiché la configurazione urbanistica di Punxsutawney non permetterebbe di girare svariate scene. La prima insidia che si presenta è quella del freddo, che rende difficile la lavorazione e spesso arriva a temperature sotto lo zero, condizione che perdura per almeno tre mesi.
Non concedendo Punxsutawney la possibilità di utilizzare la marmotta di nome Phil, ne viene presa un'altra, che però tiene fede alla sua natura selvatica. Tanto che in almeno un paio di occasioni morde Bill Murray, il quale è costretto a farsi fare un'iniezione antirabbica.
La problematica più rilevante, tuttavia, è il crescente conflitto tra Bill Murray e Harold Ramis, emerso durante la pre-produzione. Murray cerca sempre di far modificare la trama in corsa, ma Ramis rimane fedele alla visione che lui e Rubin hanno concepito.
A causa di ciò, Murray esaspera certi aspetti del suo carattere: oltre alle consuete battute improvvisate, spesso e volentieri l'attore si presenta in ritardo sul set e non esita a contestare Ramis in pubblico, quando costui lo riprende per il suo comportamento.
Le riprese si concludono il 10 giugno 1992.
Ricomincio Da Capo (Groundhog Day) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 12 febbraio 1993. A fronte di un budget che si aggira sui 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare solo sul territorio statunitense quasi 71 milioni di dollari. Un moderato successo che non garantisce un sequel. Se mai vi fosse stato.
Poiché, come prevedibile, alla conclusione delle riprese Bill Murray non gradisce il risultato finale e decide di non rivolgere più la parola ad Harold Ramis, non nominandolo neanche nelle interviste che concede.
Anche Harold Ramis, dal canto suo, decide di troncare i rapporti con Murray, ma non ha problemi a parlare di lui e riconoscere i suoi meriti, come quando ad esempio esce Lost In Translation.
Alcuni anni dopo, Ramis tenta un riavvicinamento, ma Murray manda sempre avanti uno dei suoi figli o dei suoi fratelli, rifiutando di parlargli. Tale situazione perdura per circa vent'anni.
Quando Harold Ramis contrae la vasculite, malattia che lo porterà alla morte nel 2014, Brian, uno dei fratelli di Bill Murray, convince infine l'attore a mettere da parte i rancori e le divergenze e a fargli visita. Questo avviene poche settimane prima della dipartita di Ramis. Murray si presenta con una scatola di ciambelle e, siccome Ramis a causa della malattia ha perso quasi del tutto la capacità di parlare, è Murray a intrattenere il suo ritrovato amico per circa un paio d'ore.
I due riescono dunque a riappacificarsi prima che sia troppo tardi. Harold Ramis muore a seguito di complicazioni derivanti dalla vasculite il 24 febbraio 2014, ironicamente lo stesso mese in cui si celebra il Giorno della Marmotta.
E questa è la fine della storia.