lunedì 31 ottobre 2022

Netflix Original 83: Buon Anniversario


Con le commedie romantiche si va quasi sempre sul sicuro. Il pubblico vuole vedere - salvo rari casi - quel tipo di storia d'amore che nasce, si evolve e affronta delle difficoltà (come capita a chiunque abbia almeno una relazione amorosa importante nella propria vita), le quali alla fine vengono soverchiate con proverbiale lieto fine (cosa che invece a molti non accade). Insomma, diviene una sorta di riscatto catartico.
Senza cercare eccessive valenze sociali, una commedia romantica con tutti i crismi si ritrova in Buon Anniversario (Happy Anniversary), scritto e diretto da Jared Stern e distribuito su Netflix a partire dal 30 marzo 2018.
Mollie (Noël Wells) e Sam (Ben Schwartz) sono una coppia convivente da qualche tempo e sembra che nulla possa scalfire la loro unione, priva di litigi o discussioni. Nulla, se non loro stessi. Nel giorno in cui si dovrebbe festeggiare l'inizio del loro terzo anno di convivenza, infatti, Mollie dichiara di non essere più felice e di voler interrompere la relazione.
Nel corso di una lunga giornata, tra dialoghi coi genitori, appuntamenti galanti mancati, litigi e discussioni, Mollie e Sam dovranno mettere in gioco ciò che davvero non hanno mai preso in considerazione, ovvero la loro reciproca esistenza una in funzione dell'altro. Con un risultato che potrebbe non essere scontato.
Bisogna ammetterlo, di film con trame simili ne abbiamo visti a bizzeffe nel corso degli anni. Dopotutto le commedie romantiche (e non quelle drammatiche alla Love Story) devono seguire una certa traccia narrativa che possa interessare il pubblico di riferimento, sia femminile che maschile.
Quindi in sé Buon Anniversario non presenta nulla di originale, né pretende di averlo. Si propone semplicemente di raccontare una classica storia d'amore che entra in crisi da un giorno all'altro, salvo poi ritrovare nuova vita proprio quando i due amanti iniziano a guardare dentro loro stessi mettendosi entrambi in discussione.
In passato storie simili coinvolgevano coppie sposate o fidanzate. Stavolta è diverso, stavolta il focus è su una coppia di conviventi, che non mette al primo posto necessariamente lo sposarsi o l'avere dei figli (però tranquilli, questa è un'opera mainstream alla fine). Di certo non è un caso unico o un primo esempio nel suo genere, ma è interessante e curioso vedere che si inizia a porre sotto i riflettori anche questo tipo di relazione.
E a quanto pare la cosiddetta crisi del settimo anno adesso sta riducendo i suoi termini temporali.

venerdì 28 ottobre 2022

Prime Video Original 36: Cambio Tutto!


In Terapia D'Urto, il pacato protagonista interpretato da Adam Sandler si ribella infine alle angherie subite per una vita intera, cosicché la sua "gestione della rabbia" viene affidata a un esperto del comportamento interpretato da Jack Nicholson.
La pellicola di cui parliamo è in realtà l'adattamento italiano di un film cileno del 2016, Sin Filtro, ma vi ho trovato echi di questo piccolo gioiello anche. Si tratta di Cambio Tutto! (ogni tanto un film italiano fa capolino in questa rubrica), diretto da Guido Chiesa, sceneggiato da Guido Chiesa, Giovanni Bognetti e Nicoletta Micheli e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 18 giugno 2020 dopo una mancata distribuzione cinematografica dovuta a, diciamolo tutti in coro, l'epidemia di COVID-19.
Giulia Santini (Valentina Lodovini) è una quarantenne che vive un'esistenza stressante, tra episodi di catcalling dei vicini, non adeguato riconoscimento sul posto di lavoro a favore di colleghi uomini o donne più giovani di lei e una convivenza con un marito che pensa solo a dipingere lasciando a lei tutte le incombenze domestiche. Questo non le fa notare le avances di un suo ex, Ottavio (Libero De Rienzo), il quale in realtà sta per sposarsi con un'altra donna.
Un giorno, dopo l'ennesimo episodio di indifferenza, Giulia ha un crollo nervoso e decide di rivolgersi a un "counselor olistico", Steve Bianconi (Neri Marcorè), che la indirizzerà lungo una nuova strada per ritrovare sé stessa dove rischierà però di commettere nuovi errori.
Ancora una volta, dopo Addio al Nubilato, la storia si incentra sulla Generazione Y, su quei quarantenni che hanno vissuto un presunto periodo d'oro (gli anni '80 e '90 del ventesimo secolo), i quali hanno difficoltà a trovare un proprio posto nella società odierna.
Stavolta, però, diversamente dal film sopra citato, non vi sono veri e propri aspetti drammatici che vengono sottolineati (pur considerando che i temi principali sono l'ansia e la nevrosi) e la pellicola rispetta quei classici toni da commedia italiana - con qualche scurrilità, seppur nessuna davvero gratuita - degli ultimi anni. Quindi ci sono alcune battute e situazioni che, se non avete aspettative troppo alte, vi piaceranno.
E ancora una volta il focus è su un personaggio femminile che deve conquistare una propria indipendenza e dei propri spazi senza dover dipendere a tutti i costi dagli uomini. Brava in tal senso l'attrice protagonista a destreggiarsi tra i vari stati emotivi che il suo personaggio affronta nel corso della storia.
E, seppur sempre sotto forma di commedia, il film parla senza troppi problemi, seppur forse con qualche moralismo di troppo e ipersemplificazione, di temi quali l'incomunicabilità tra la Generazione Y e La Generazione Z, le violenze verbali ai danni delle donne e le disparità sul luogo di lavoro tra maschi e femmine.
Un film nella media che comunque merita una visione.

giovedì 27 ottobre 2022

Fabolous Stack of Comics: Tex - A Sud di Nogales


Alle storie di Tex sceneggiate da Gianluigi Bonelli è spesso associato il nome di Aurelio Galleppini in arte Galep, creatore grafico del personaggio. Ma in quei gloriosi anni in cui il Ranger del Texas vedeva crescere la propria gloria di anno in anno, altri disegnatori hanno contribuito a tale fama.
Uno di questi, secondo alcuni il disegnatore di Tex per eccellenza, è Giovanni Ticci, modello di ispirazione per molti artisti che hanno poi potuto dedicarsi alla realizzazione delle storie di Tex Willer.
Una delle più celebri storie disegnate da Giovanni Ticci è A Sud di Nogales, pubblicata nel 1977 sull'albo 199 di Tex.
I quattro pards (Tex Willer, Kit Carson, Kit Willer e Tiger Jack) si trovano al confine tra Texas e Messico, alla ricerca di trafficanti d'alcool che operano un mercato nero presso le tribù di indiani Apache del luogo, con un'ultima consegna sfociata in tragedia e nella morte di numerosi uomini.
Da uno di loro, prima che esali l'ultimo respiro, Tex apprende il nome del capo dei trafficanti: Solly Slade, un ex agente indiano che ha oltrepassato la barricata passando dalla parte del torto. Superfluo dire che Tex Willer e i suoi pards cercheranno di riportare la giustizia, a modo loro.
Abbiamo qui psicologie tagliate con l'accetta: Tex e i suoi compari rappresentano il bene assoluto, mentre Solly Slade e i suoi sgherri sono l'incarnazione del male, senza alcuna possibilità di riscatto, una cosa del tutto accettabile in un'epoca dove le zone di grigio non erano ancora parte integrante della narrativa a fumetti (a maggior ragione non alla portata di uno sceneggiatore cresciuto in un'epoca differente).
Quindi se le motivazioni dei personaggi non vengono - e non devono essere - eccessivamente approfondite, abbiamo numerose scene d'azione che dominano la storia e qui Giovanni Ticci va ben oltre il fare il proprio mestiere.
Vi sono ad esempio due sparatorie che coinvolgono numerosi personaggi e si protraggono per svariate pagine che riesce a gestire in maniera superba. Non riesco neanche a immaginare se Gianluigi Bonelli abbia dovuto dargli delle indicazioni al riguardo, visto che le tavole sembrano in certi casi davvero vivere di vita propria (e parliamo comunque di un albo uscito più di quarant'anni fa).
Una particolare bravura dello sceneggiatore è che, pur in una storia relativamente breve per i canoni texiani, riesca a dare ad ognuno dei quattro pards il proprio spazio e un ruolo ben preciso, con certo Tex che ruba la scena a tutti, ma senza far sfigurare gli altri. Questa è un'abilità particolare di Gianluigi Bonelli, laddove altri sceneggiatori - anche navigati - preferiscono incentrare le proprie storie su Tex e Kit Carson, lasciando da parte Kit Willer e Tiger Jack.
E con la giustizia ritornata nelle praterie texane, possiamo tornare alla nostra riserva indiana in attesa della prossima avventura.

mercoledì 26 ottobre 2022

Netflix Original 82: Roxanne, Roxanne


Abbiamo da poco terminato di parlare di un biopic quale Il Bar delle Grandi Speranze (The Tender Bar) che eccone comparire un altro.
Stavolta sotto i riflettori finisce una figura praticamente sconosciuta al pubblico italiano, ma che rappresenta invece un'icona per la musica rap e gli afroamericani dell'era Pre-Internet. Si tratta di Lolita Shante Gooden, più nota col suo nome d'arte di Roxanne Shante.
Costei finisce sotto le luci della ribalta nel 1984, quando ha appena 14 anni, registrando un rifacimento in chiave rap free-style di una canzone del gruppo U.T..F.O., Roxanne Roxanne, fingendo di essere la Roxanne del titolo e rispondendo in chiave rap battle con Roxanne's Revenge.
Il pezzo diviene in maniera inattesa una hit e Roxanne Shante inizia a vivere una carriera discografica durata circa una decina d'anni, prima di ritirarsi dalle scene e agire perlopiù da produttrice, salvo qualche sporadica apparizione in pubblico.
La sua vita diviene oggetto del film Roxanne, Roxanne, scritto e diretto da Michael Larmell e distribuito su Netflix a partire dal 23 marzo 2018. Nella pellicola, Roxanne Shante viene interpretata da Chanté Adams e, come co-protagonista nella parte di un suo interesse amoroso, vi è anche Mahershala Ali.
Il film si incentra sulla vita della rapper fino a poco dopo il compimento della maggiore età, partendo da quando sin da piccola già partecipa alle rap battles in strada (concetto che ci sarebbe alieno se non fosse per 8 Mile), passando per l'epopea del suo successo che coincide anche con i problemi che comportano la celebrità e il vivere in dei quartieri difficili.
C'è sia aderenza agli eventi storici che spettacolarizzazione alla Hollywood in questo film, soprattutto quando si tratta di descrivere le difficoltà che la cantante ha dovuto affrontare nel corso della sua giovane esistenza (un padre assente, una vita in famiglia complicata, un matrimonio fallito).
Quello che ne esce alla fine, dunque, non è un ritratto storico perfetto al cento per cento, né intende esserlo, bensì - prendendo a prestito la vita di Roxanne Shante - diventa una sorta di allegoria di una persona comune che si ritrova a un certo punto sotto i riflettori - cosa sempre più frequente nell'attuale mondo social dove i quindici minuti di fama sono alla portata di tutti - e non è in grado di gestire questa situazione per lei inedita.
Inoltre, Roxanne Shante è perfetta nell'ambito di un tipo di personaggio molto in voga e richiesto oggi, che è quello della donna che riesce a sottrarsi al potere e alla prepotenza degli uomini (in termini di violenza sia fisica che psicologica), riuscendo infine a conquistare una propria indipendenza. La vendetta perfetta per Roxanne.

martedì 25 ottobre 2022

Fabolous Stack of Comics: La Sensazionale She-Hulk


She-Hulk esordisce nel 1980 in una serie regolare a lei dedicata, Savage She-Hulk, il cui primo numero viene scritto addirittura da Stan Lee e realizzato graficamente nientemeno che da John Buscema. Dopo essere stata affidata ad altri autori, la testata termina col venticinquesimo numero nel 1982.
Non si tratta però della fine per She-Hulk, anzi, che trova nuova linfa narrativa vitale prima negli Avengers e successivamente nei Fantastici Quattro, di cui diventa una componente storica grazie a John Byrne. L'autore si affeziona molto a questo personaggio e così, nel 1985, le dedica una graphic novel, The Sensational She-Hulk.
Mentre sta cercando di passare una serata romantica insieme al suo amato Wyatt Wingfoot, She-Hulk viene attaccata dai Mandroidi dello SHIELD, in quanto l'agenzia governativa ritiene che possa divenire una minaccia come accaduto a suo cugino Hulk, di recente esiliato in un'altra dimensione.
She-Hulk viene trasportata sull'elivelivolo SHIELD e tenuta in isolamento, ma la sua maggiore preoccupazione è altrove. Qualcun altro si è infiltrato sull'elivelivolo, un essere misterioso che è alla ricerca di She-Hulk per imperscrutabili motivi. Ma prima di poterlo affrontare, la Gigantessa di Giada dovrà trovare un modo per liberarsi dalla prigionia.
Quando non crea personaggi propri, uno sceneggiatore di fumetti ha due possibilità davanti a sé: prendere dei personaggi rinomati e storici e cercare di dare loro nuova linfa, oppure riportare sulla scena un personaggio poco noto e dargli quella fama che fino a quel momento è mancata.
John Byrne si è dimostrato in grado di fare entrambe le cose. Quando decide di far entrare She-Hulk nei Fantastici Quattro, infatti, sta sceneggiando da alcuni anni e con successo le avventure del celebre Quartetto.
Dopo Guerre Segrete, tuttavia, Byrne riprende un personaggio apparso solo in una manciata di storie e ritratto nulla più che come una sorta di clone femminile di Hulk, dandole una nuova personalità e una propria identità che sarà mantenuta nel tempo.
Quindi niente trame alla She-Hulk Spacca, bensì una supereroina fiera della propria identità e del proprio aspetto, che si sente realizzata più così che non quando è nella sua identità umana di Jennifer Walters (e anche un po' ninfomane, ma ehi... erano gli anni '80!). Tale caratteristica diviene preminente proprio in questa graphic novel, col cui epilogo Byrne sancisce un nuovo status per She-Hulk.
Per l'autore non ci sono dubbi: quello che esisteva prima che lui se ne occupasse era un personaggio inesistente e insignificante (nella sua megalomania c'era un fondo di verità), che deve subito cambiare pelle e percorrere nuove strade.
John Byrne non ha il tempo tuttavia di sviluppare subito queste novità da lui introdotte, in quanto nel 1986 riprende un altro personaggio creato da altri, Superman, per ridargli lustro. Ma il suo apporto a She-Hulk avrà modo di continuare qualche tempo dopo.

lunedì 24 ottobre 2022

Prime Video Original 35: La Furia di un Uomo


Ebbene sì, vi è un florido sodalizio artistico tra il regista Guy Ritchie e l'attore Jason Statham, seppur a una prima occhiata costoro sembrino appartenere a due mondi cinematografici differenti.
I due hanno collaborato nelle loro rispettive prime prove artistiche, ovvero Lock & Stock - Pazzi Scatenati e Snatch - Lo Strappo, passando poi per Revolver. La loro quarta e al momento ultima collaborazione si è avuta con La Furia di un Uomo (Wrath of Man), adattamento angloamericano del film francese Le Convoyeur, sceneggiato da Guy Ritchie, Ivan Atkinson e Marn Davies e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 27 dicembre 2021.
Il protagonista è Patrick Hill, un uomo che trova un impiego come autista di furgoni portavalori presso la compagnia Fortico, di recente oggetto di alcune rapine ai danni dei loro autisti, una delle quali sfociata in tre omicidi.
Dopo l'iniziale diffidenza dei suoi colleghi, Patrick Hill si dimostra sin da subito una persona competente nel proprio lavoro, nonché abile nel maneggiare una pistola, e diventa un modello per l'intera azienda. Ma è tutto forse fin troppo perfetto. Patrick Hill nasconde un segreto? Cosa c'è davvero dietro quell'atteggiamento solitario e da giustiziere?
La pellicola si svolge su diversi piani temporali, coinvolgendo svariati personaggi, principali e minori, che vanno infine a formare un affresco completo e concludono un cerchio narrativo in certi punti lineare e prevedibile (che Patrick Hill nasconda qualcosa lo si capisce nei primi secondi), ma senza troppe sbavature. Inoltre già il titolo fa presagire quale sia il tema di fondo della storia.
Sembra quasi una sorta di omaggio a quei film action che imperversavano in particolar modo negli anni '80 del ventesimo secolo (ma ancora oggi ogni tanto fanno capolino), con l'eroe tutto d'un pezzo che nulla - nemmeno i proiettili - sembrano in grado di fermare, pronto a tutto pur di portare a termine la propria missione.
In tal senso risulta azzeccata la scelta come attore principale di Jason Statham che, pur mantenendo un'unica espressione facciale, da persona con palo infilato su per il sedere, per tutta la durata del film, diventa accettabile nel contesto della trama e dei retroscena che andremo a scoprire man mano. Il fatto che sia circondato da altri valenti attori, compreso il suo vero avversario che presenta la stessa caratteristica, aiuta ulteriormente la cosa.
Un particolare che manca in questo film, di solito presente nei film di Guy Ritchie, è l'ironia, qui del tutto assente - probabilmente sia per scelta artistica che produttiva - a causa della tematica di fondo che non concede di andare oltre un tono serio e drammatico. Anche se è una mancanza che in qualche punto sembra farsi sentire, poiché il regista ha spesso dimostrato in passato di saper ben coniugare dramma e commedia.

mercoledì 19 ottobre 2022

Netflix Original 81: Paradox


Succede qualche volta anche a voi, giusto? Iniziate a vedere un film che magari presenta in sé qualche aspetto surreale (e in questo non c'è nulla di male, ovviamente), aspettate di capire dove va a parare e infine andate a sbattere contro un muro.
Essere spettatori di questa tipologia di pellicole comporta questo tipo di rischio e un tonfo forte lo sperimenterete guardando Paradox, film scritto e diretto da Daryl Hannah (sì, proprio la nostra amata Pris) e distribuito su Netflix a partire dal 23 marzo 2018. Temo che farò molta fatica a scrivere un articolo lungo al riguardo.
Anche perché non c'è molto di cui parlare. Sostanzialmente un gruppo di cowboy, ovvero Neal Young e la sua band e Willie Nelson, vivono sulle montagne giocando a carte, rapinando banche di semi, discutendo di dilemmi esistenziali mentre sono al cesso e aspettando un qualche tipo di evento di natura magica.
Nel mentre si dilettano suonando e cantando alcuni pezzi musicali, un paio dei quali anche davanti a un folto pubblico... a meno che non sia una scena onirica.
Questo è quanto. Come avete intuito, una trama, una storia vera e propria non c'è, forse non pretende nemmeno di averla. Anche se c'è un messaggio di fondo, che è quello per cui bisogna rispettare la natura e sfruttare le risorse della Terra in maniera oculata.
Che è un messaggio utile di questi tempi, ci mancherebbe, solo che viene veicolato in una maniera così surreale che a un certo punto si inizia a pensare che sia anch'esso un contenuto surreale, parte di quella magia che pervade la valle dove si trovano i cowboy e dunque da non tenere troppo in conto. Greta Thunberg è un po' più efficace.
Seppur il minutaggio della pellicola non sia così elevato, un paio di volte il calo della palpebra è stato per me palpabile, in un'occasione anche accaduto... ma credo di non essermi perso un momento fondamentale del film. Tuttavia, almeno ci si è provato a dire qualcosa di diverso dal solito in un modo diverso dal solito, di questo bisogna dare atto.
Però almeno una cosa in positivo occorre dirla: la soundtrack è davvero ben fatta, c'è un insieme di pezzi diversi tra loro e ognuno di questi viene ben interpretato dal cantante di turno. Almeno le canzoni sono cose reali e non oniriche.

martedì 18 ottobre 2022

Fabolous Stack of Comics: Menta


Dopo Il Calore della Neve, Christian Galli torna a parlarci di altri giovani protagonisti nella sua nuova opera, Menta, pubblicata da Tunué nel 2022.
Non ci troviamo in Norvegia, stavolta, bensì in Italia. La protagonista è Lamia, una liceale che ama scrivere e che un giorno perde l'amato cane Otto, non potendo stargli accanto nei suoi ultimi istanti di vita.
Devastata dal dolore, in principio Lamia non vuole partecipare a un concorso per aspiranti autori dietro esortazione di un suo professore, ma viene infine convinta dalla sua amica migliore Lucia, che si offre di aiutarla.
Ma c'è qualcosa di strano che si aggira attorno alla casa di Lamia e della sua vicina Marzia: strane ombre, lampioni che si spengono e riaccendono e un ragazzo di nome Michele che nasconde alcuni segreti. Lamia sta vedendo davvero qualcosa che altri non notano o è semplicemente impazzita?
Christian Galli prosegue su una fortunata e ben concepita strada autoriale (con l'eccezione del lettering, ha curato tutti gli aspetti di questo volume), proseguendo con un'ulteriore evoluzione del suo stile narrativo e grafico e tornando sia su vecchi temi che introducendone di nuovi.
Rispetto ai protagonisti de Il Calore della Neve, Lamia ha qualche anno in più e si trova in quella fase della vita, l'adolescenza, in cui si possono sperimentare i primi dolori.
La storia in sé principalmente è, infatti, una metafora/allegoria delle prime sofferenze e dei dolori della crescita, che si affrontano in età adolescenziale e a volte si concretizzano anche nella perdita del proprio animale domestico, di quello che è considerato un componente della famiglia.
Tramite le cinque fasi del dolore, esemplificati nella trama incentrata su Lamia e la creatura alla Demogorgone che lei affronta, la protagonista compie dunque un processo di maturazione, diventando infine - anche grazie all'affetto di sua madre e dei suoi amici - una persona realizzata. Per questo motivo, anche i comprimari, pochi ma ognuno di essi efficace nel suo contesto, risultano ben contestualizzati.
C'è un particolare della protagonista che si nota solo in un secondo momento, a mio parere. Lamia è la seconda generazione di una famiglia di immigrati, nata e residente dunque da sempre in Italia e che frequenta il liceo insieme ad altri studenti italiani, che la trattano da loro pari.
Ebbene, l'autore descrive questo aspetto senza sottolinearlo a tutti i costi, ma presentandolo come una cosa ordinaria, della realtà di tutti i giorni. Ed è il modo migliore di parlare di una tematica sociale in un fumetto.

lunedì 17 ottobre 2022

Prime Video Original 34: Il Bar delle Grandi Speranze


Nel 2005 viene pubblicato Il Bar delle Grandi Speranze (The Tender Bar), un libro autobiografico scritto dal giornalista John Joseph Moehringer, in cui ripercorre tappe fondamentali della propria vita, da quando era bambino fino all'età adolescenziale e oltre, quando inizia a pubblicare i suoi primi articoli sui quotidiani.
L'opera viene poi opzionata da George Clooney, il quale ne dirige un adattamento cinematografico, sceneggiato da William Monahan, che viene distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 7 gennaio 2022.
Nel film J.R. Moehringer ha le fattezze di Tye Sheridan, ma vi è un cast di tutto rispetto che comprende tra gli altri Ben Affleck nel ruolo dello zio del protagonista e Christopher Lloyd nella parte del nonno.
La storia ha inizio quando, insieme a sua madre, J.R. Moehringer si trasferisce nella casa di famiglia dopo che la donna ha divorziato in malo modo da suo marito, un apprezzato deejay radiofonico. Assisteremo poi alla crescita fisica e interiore del protagonista e alcuni eventi fondamentali avverranno nel bar da cui deriva il titolo del film, The Dickens (scrittore di Grandi Speranze, appunto). Fino a un inevitabile e meritato riscatto.
Questa è una classica storia di formazione, che procede su binari lineari e si incentra su una persona contro cui il destino sembra accanirsi sin da quando è in tenera età. Il protagonista cerca tuttavia di opporsi a tale destino da un lato circondandosi dell'amore della propria famiglia, escluso quello di un padre assente, e dall'altro leggendo libri su libri. Diventando così un uomo, una persona completa grazie alla cultura.
Tuttavia in alcuni punti questa biografia sembra mancare un po' di mordente. Pur riflettendo la vita di una persona realmente esistente, il protagonista in alcuni momenti sembra compiere certe scelte perché questo è ciò che richiede la storia per consentire il proseguimento del suo processo di maturazione e, se lui e i suoi familiari risultano ben approfonditi, d'altro canto alcuni comprimari che ruotano attorno a questo mondo - l'eterno interesse amoroso del ragazzo, il suo più caro amico - appaiono invece come fantasmi narrativi non sviluppati in maniera adeguata.
Ci troviamo dunque di fronte a un prodotto ordinario, che sì merita la visione in quanto comunque è stato ben confezionato, ma che dopo qualche tempo rischia di essere dimenticato. O forse abbiamo fatto indigestione di biopic in questi ultimi anni e ormai abbiamo capito certi trucchi.

venerdì 14 ottobre 2022

Netflix Original 80: Game Over, Man!


"Game Over, Man! Game Over!" diceva il grande Bill Paxton in una celebre battuta improvvisata di Aliens - Scontro Finale. Uno dei film che hanno segnato il genere action nel celeberrimo decennio degli anni '80 del ventesimo secolo.
Un genere che viene omaggiato - se così possiamo dire - in Game Over, Man! (e vai di citazione!), scritto da Adam DeVine, Blake Anderson, Anders Holm, Kyle Newacheck, diretto da Kyle Newacheck e distribuito su Netflix a partire dal 23 marzo 2018.
Tre inservienti di un hotel, Alexxx (Adam DeVine), Joel (Blake Anderson) e Darren (Anders Holm), vivono le loro vite senza troppi pensieri, fantasticando su progetti impossibili che potrebbero arricchirli.
Quando nell'hotel dove lavorano giunge un ricco imprenditore, Bae Awadi (Utkarsh Ambudkar), i tre pensano di sottoporgli uno di questi strampalati progetti, ma prima che possano farlo l'edificio viene preso d'assalto da dei terroristi capitanati da Conrad (Neal McDonough).
Essendo gli unici sfuggiti alla cattura, i tre inservienti devono divenire gli eroi della situazione... tra figuracce e doppi sensi a profusione.
Sì, questo film è l'omaggio parodistico del classico film action che dominava principalmente quaranta/trent'anni fa, a cominciare da Trappola di Cristallo (Die Hard), che viene anche espressamente citato, passando per 300, Le Iene e giungendo persino a Mamma, Ho Perso l'Aereo (con tanto di cameo di Daniel Stern nel ruolo del manager dell'hotel).
C'è da dire che in queste pellicole non troverete le situazioni scurrili e un tantinello sopra le righe che invece abbondano, pure troppo, in questo film. Sì, perché oggi va di moda affermare che "non si può dire più niente!", ma qualcuno deve essersi scordato di portare questo messaggio alla produzione di Game Over, Man!.
Qui assisterete infatti ad atti di crudeltà verso gli animali, omofobia, body shaming, sessismo e pregiudizi razziali (il tutto ovviamente non fatto in malafede, seppur qualche dubbio verso la fine mi sia venuto al riguardo, ma con l'obiettivo di cercare di strappare qualche risata, anche se risulta sempre complicato).
Alcune battute peraltro risultano azzeccate, ma altre di queste situazioni, tuttavia, rimangono abbastanza fini a sé stesse e vengono messe in scena solo per scioccare lo spettatore (gente che se ne va in giro e giocherella con i propri attributi evirati anche no, per amor di Odino!) o aumentare la tensione, nonostante sia più preminente la commedia.
L'omaggio al genere action in sé è stato anche apprezzato, sarebbe forse stato meglio ridurre alcune delle situazioni scurrili che ripetute in maniera continua dopo un po' non arrivano più al loro obiettivo, anche se questa è una "cifra stilistica" - definiamola così - di alcune commedie americane e i tre attori principali ne sono tra gli esponenti.

giovedì 13 ottobre 2022

Fabolous Stack of Comics: L'Ultimo Eternauta


Abbiamo già fatto notare come vi siano opere o personaggi così universali, così amati dal pubblico, da sopravvivere al loro stesso creatore. E, per quanto possa apparire incredibile, anche l'Eternauta fa parte di questa categoria.
Creato da Héctor Germán OesterheldFrancisco Solano López nel 1957 in una storia che ha fatto epoca, si è reso poi protagonista di un sequel realizzato dagli stessi autori nel 1976, prima della drammatica scomparsa di Oesterheld.
Un "apocrifo" dell'Eternauta compare già nel 1983 con L'Eternauta III, dopodiché bisogna attendere molti altri anni prima di vedere un seguito delle sue storie. Che non si sa se definire apocrifo, visto che vi ha contribuito uno dei suoi creatori.
L'Ultimo Eternauta (El Eternauta: El Regreso) è un'opera pubblicata nel 2003, scritta da Pablo Maiztegui e disegnata da Francisco Solano López. La storia si pone l'obiettivo di essere un dichiarato seguito della prima saga scritta da Oesterheld sconfessando - o comunque non tenendo affatto conto - dei sequel.
Siamo nel 2003, sono passati quarant'anni da quando i Mano sono atterrati sulla Terra e, dopo un'iniziale diffidenza sfociata anche in un breve conflitto che ha distrutto Buenos Aires, l'umanità ha stabilito con loro una fragile alleanza, permettendo ai Mano di costruire proprie infrastrutture e promuovere una loro economia.
Tra gli edifici costruiti dai Mano vi sono anche degli istituti scolastici e in uno di questi insegna Marta Salvo, la figlia ora adolescente dell'Eternauta, che non ricorda più i suoi genitori ed è una protetta di uno dei Mano, il Padrino.
Ma spettri del passato iniziano a perseguitarla, mentre suo padre continua a vagare nel continuum spaziotemporale, alla disperata ricerca di un modo per tornare a casa.
La prima, mitica storia dell'Eternauta si concludeva con un drammatico interrogativo che precludeva a una possibile disfatta di un'umanità divisa da dissapori politici e sociali. Quarantasei anni dopo la pubblicazione del capolavoro di Oesterheld, la società è cambiata e ora si vive in un mondo globalizzato retto da fragili equilibri e altrettanto fragili alleanze.
Quindi il futuro apocalittico descritto in L'Eternauta - Il Ritorno non si è mai realizzato, era un'apocalisse figlia delle dittature argentine che sono ormai state debellate da decenni. Il nuovo mondo dell'Eternauta è quello post-11 Settembre, dove i Mano - pochi eletti - controllano l'economia e influenzano in maniera subdola, sempre grazie all'apporto dei Loro, le sorti dell'umanità.
Il conflitto si svolge dunque non più su campo aperto, ma è sotterraneo e segreto, suddiviso tra luoghi di potere, gallerie oscure e prigioni sconosciute.
Ovviamente Maiztegui non è Oesterheld né ambisce a diventarlo, quindi la trama da lui concepita punta maggiormente su una sequela di scene d'azione invece che sui dilemmi esistenziali dei protagonisti, aldilà dei dubbi di identità e su certe loro scelte che spuntano qua e là.
Dopo decenni di oblio, Juan Salvo - l'Eternauta - ritorna in maniera semigloriosa dal continuum, in un nuovo mondo. E con nuove, vecchie minacce da affrontare.

giovedì 6 ottobre 2022

Prime Video Original 33: La Mappa delle Piccole Cose Perfette


Mi stavo seriamente preoccupando, perché era da un po' di tempo che non incappavo in un clone di Ricomincio Da Capo, ma alla fine la mia pazienza è stata premiata!
Lascio da parte l'elenco di tutte le variabili del film con Bill Murray di cui abbiamo già parlato in precedenza e passo subito a La Mappa delle Piccole Cose Perfette (The Map of Tiny Perfect Things), film diretto da Ian Samuels e sceneggiato da Lev Grossman (basato su un racconto da lui stesso scritto), distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 12 febbraio 2021.
Mark (Kyle Allen) è bloccato come tutti gli altri in un loop temporale che dura un'intera giornata per poi ricominciare, ma appare essere l'unico consapevole della cosa e ogni giorno cerca nuove esperienze o prova a rivivere eventi già vissuti infinite volte.
Un giorno, tuttavia, conosce Margaret (Kathryn Newton), anche lei consapevole del loop. I due stringono un forte legame nonostante le differenze caratteriali e, per cercare di dare un senso a un'esistenza che si perpetua in maniera continua, decidono di ricercare tutte le cose perfette che accadono in quella giornata e tenerne traccia.
Margaret, tuttavia, nasconde un segreto.
Tra varianti action, fantascientifiche e horror di Ricomincio Da Capo, questa pellicola, che pure omaggia - citandola in maniera esplicita più volte - l'opera di riferimento, verte di più sul versante teen drama/young adult con un vago sottofondo esistenzialista, concentrando l'intera attenzione della storia sui due protagonisti e il loro modo di vivere il loop, che è in realtà un riflesso di quella che è la loro esistenza ordinaria.
Anche prima che iniziasse il loop temporale, infatti, ogni giorno i due ragazzi rivivevano sostanzialmente le stesse esperienze, erano bloccati in un cerchio di vita che si perpetuava senza troppi scossoni. Fino a quando la realtà ha colpito uno di loro con forza (scopriremo chi e in che maniera), costringendolo a rivedere tutte le priorità e il modo di approcciarsi alla vita... da giovani si è spesso più sconsiderati e si spreca il proprio tempo senza immaginare che non tornerà più.
Qualcuno potrebbe pensare che è esattamente lo stesso tema di fondo di Ricomincio Da Capo, con l'unica differenza che i protagonisti qui sono più giovani... ebbene, non avreste tutti i torti, ma almeno vi è un'evoluzione coerente dei personaggi che forse vi farà chiudere un occhio quando scoprirete la vera ragione del loop temporale, la quale non ha nulla a che vedere con .ragioni scientifiche o fantascientifiche ma si inserisce nella tematica esistenzialista e di accettazione della realtà su cui si incentra la pellicola.
A contornare il tutto vi è qualche apprezzabile citazione di stampo nerdistico, tra il Doctor Who, Batman e persino Terry Gilliam... più l'immancabile Star Wars. Siamo tutti un po' giovani, dopotutto.

mercoledì 5 ottobre 2022

Netflix Original 79: Benji


Il cane è il miglior amico dell'uomo, si sa, e in quanto tale non poteva esimersi dal divenire protagonista di numerosi film dove tale caratteristica viene evidenziata e glorificata.
Confesso però che, tra i vari Lassie, Marley e Hachiko, ignoravo l'esistenza di "Beniamino" che pure - in varie incarnazioni - si è reso protagonista di una filmografia di tutto rispetto sin dal 1974. E che ritorna, più amichevole che mai, in Benji, film scritto e diretto da Brandon Camp e distribuito su Netflix a partire dal 16 marzo 2018.
E dopo che vi sarete ripresi dallo shock nel vedere che la pellicola è prodotta dalla Blumhouse, specializzata in film horror, conoscerete Benji, un cagnolino rimasto orfano dopo che un accalappiacani gli ha portato via la mamma.
Cresciuto nelle strade, Benji incontra a un certo punto Carter Hughes (Gabriel Bateman) e Frankie Hughes (Darby Camp), due fratelli che hanno perso da qualche tempo il padre e cercano di aiutare la madre, impegnata tutto il giorno col lavoro, nelle faccende di casa.
In un primo momento, Benji viene osteggiato dalla mamma dei due ragazzi, ma il suo intervento risulterà poi decisivo quando costoro verranno sequestrati da una banda di rapinatori.
Cosa volete che vi dica di un film simile? È un prodotto pensato principalmente per le famiglie, dove devono trionfare i buoni sentimenti con qualche momento di commozione/strappastorialacrime, e dunque assolve a questo compito nel migliore dei modi, se vogliano metterla in questo modo.
Non possono mancare poi i siparietti comici, dove il nostro amato amico dell'uomo si dimostra di un'intelligenza superiore, spostando oggetti o aprendo porte, cosa che chissà perché spesso strappa un sorriso allo spettatore (forse per via dell'improbabilità della cosa). E c'è pure qualche siparietto musicale, che non c'entra nulla con la storia, ma suppongo dovessero guadagnare un po' di minutaggio.
L'aspetto più interessante alla fine è il parallelismo tra Benji e i due fratelli. Entrambi sono rimasti orfani da poco (Benji della madre, Carter e Frankie del padre) ed entrambi riescono a rispecchiarsi in questa loro condizione, trovando dunque subito un'intesa.
Questo è dunque un legame che nemmeno il destino può spezzare, quindi non attendetevi incredibili evoluzioni di trama. Dopotutto, se non ci siamo lamentati quando Lassie tornava a casa da Elizabeth Taylor, a maggior ragione non batteremo ciglio nel vedere Benji trovare una nuova dimora e dei nuovi affetti.

martedì 4 ottobre 2022

Netflix Original 78: Annientamento


La fantascienza al cinema può essere spettacolare, coinvolgere battaglie spaziali imponenti e duelli con magnifiche spade laser (sapete bene a cosa mi sto riferendo), eppure talvolta riesce anche a essere più "intimista". A esplorare le dinamiche tra gli esseri umani utilizzando la metafora di un'invasione aliena o sfruttando altri elementi cari a questo genere narrativo.
Lo sceneggiatore e regista Alex Garland sembra essersi specializzato in questo tipo di fantascienza intimista, a partire dal film che vede il suo debutto alla regia, Ex Machina. Un approccio che ritorna anche in Annientamento (Annihilation), libero adattamento di un omonimo romanzo scritto da Jeff VanderMeer, distribuito su Netflix a partire dal 12 marzo 2018.
La biologa Lena (Natalie Portman) ritrova suo marito Kane (Oscar Isaac), scomparso da circa un anno durante una missione segreta per l'esercito, in stato confusionario ed entra così in contatto con un gruppo governativo che sta indagando su un misterioso fenomeno noto come Il Bagliore, che sta alterando la flora e la fauna di una zona degli Stati Uniti e da cui nessuna spedizione è mai tornata.
Lena si avventura dunque nel Bagliore insieme alla dottoressa Ventress (Jennifer Jason Leigh) e altre tre donne scienziate per scoprire il mistero che si cela dietro questo fenomeno, non immaginando gli orrori che sarà costretta ad affrontare.
In un certo cinema di oggi, che preferisce "urlare" (in senso buono) le proprie idee allo spettatore per far sì che esse arrivino a segno, Annientamento appare quasi come un prodotto anomalo, fuori dal suo tempo, per certi versi difficilmente decifrabile come Il Bagliore pur presentando una trama abbastanza lineare.
Quello che sotto un primo strato risulta come la storia di un primo contatto con una specie aliena, si rivela ben presto un'analisi della psiche umana e la sua costante capacità di tendere all'autodistruzione e all'infelicità.
Coloro che votano la propria esistenza a questi scopi, incontrano dunque una drammatica fine, mentre la sopravvivenza giunge per chi riesce a sottrarsi a tale destino prestabilito. Lena e Kane, indagando nelle loro anime, devono capire quale sia la loro vera identità - ammesso che ne abbiano davvero una - e da qui provare a rinascere, spiritualmente ma anche fisicamente.
Sono loro i personaggi su cui più si concentra l'attenzione della storia e perciò anche dello spettatore, mentre gli altri comprimari rimangono sullo sfondo. di loro ci viene dato qualche accenno, ma non c'è un approfondimento, forse perché appaiono come carne narrativa destinata al macello, all'annientamento del titolo, ma alla fine risulta un peccato. Non sarebbe stato male sapere qualcosa in più di loro.

lunedì 3 ottobre 2022

Prime Video Original 32: Tredici Vite


Il 23 giugno 2018, mentre gli occhi di tutto il mondo sono rivolti ai Mondiali di Calcio in Russia, dodici giovani calciatori thailandesi e il loro allenatore rimangono bloccati in una grotta che rimane improvvisamente allagata a seguito di una violenta pioggia monsonica.
Passano alcuni giorni senza che sia possibile riuscire a entrare in contatto coi dispersi, fino a quando John Volanthen e Rick Stanton, due esperti sommozzatori inglesi, riescono a ritrovare i ragazzi e il loro allenatore ancora vivi. Purtroppo non è possibile riportarli indietro poiché, essendosi spinti troppo in profondità ed essendo difficile anche per un sommozzatore esperto percorrere la caverna con l'acqua alta, si rischia un attacco di panico fatale.
Dopo aver contattato un loro collega sommozzatore, il medico australiano Richard Harris, i tre concepiscono un piano di salvataggio che ha dell'incredibile e comporta dei rischi, ma è effettivamente l'unico praticabile. Questo ha portato alla risoluzione della crisi?
Questo è un evento storico realmente accaduto, dunque la risposta è alla portata di tutti. La crisi di Tham Luang è inoltre divenuta oggetto di un film sceneggiato da William Nicholson e diretto da Ron Howard, Tredici Vite (Thirteen Lives), distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 5 agosto 2022.
Il film presenta, come è giusto che sia, un cast composto da attori di varie nazionalità. Viggo Mortensen interpreta Rick Stanton, Colin Farrell è John Volanthen, mentre Joel Edgerton è Richard Harris, oltre ovviamente a numerosi attori thailandesi dalla grande professionalità, soprattutto coloro che interpretano i dispersi e il governatore della città.
Ron Howard utilizza la tematica del film per parlare di un argomento a lui caro, ovvero di come l'alleanza tra persone di diversa estrazione sociale sia in grado di sconfiggere qualsiasi avversità (come visto ad esempio in  Fuoco Assassino o Apollo 13).
Ovviamente l'evento storico in sé - che pure presentava una notevole situazione di tensione e una storia interessante - riceve la necessaria hollywoodizzazione, alimentando le tematiche dell'amicizia, del rispetto e della collaborazione tra i popoli, ma senza distaccarsi troppo dagli eventi reali.
Curiosa e ben assortita la dicotomia tra Viggo Mortensen e Colin Farrell: il primo è un personaggio molto pragmatico, quasi cinico, che però tiene a ciò che fa, mentre il secondo interpreta un personaggio più positivo, ottimista, ma che soffre anche il peso della responsabilità che grava sulle sue spalle.
Abbastanza coraggiosa la scelta, in quello che pure è un film multiculturale, di rispettare la storia fino in fondo e, quindi, di non rendere eroe o protagonista nemmeno un americano, cosa non così scontata di questi tempi.