venerdì 30 dicembre 2022

Netflix Original 98: Cargo


Come chiudere degnamente l'anno, venendo da un biennio dominato da una pandemia, se non con un film incentrato sugli effetti di una pandemia? Speriamo sia anche un cerchio che si chiude.
E dietro un poster che ricorda molto e forse non a caso Io Sono Leggenda (I Am Legend), si passa a Cargo, diretto da Ben Rowling e Yolanda Ramke, scritto da Yolanda Ramke e distribuito su Netflix a partire dal 18 maggio 2018. La pellicola si basa un omonimo corto degli stessi autori uscito nel 2013.
Siamo in Australia, un paese vittima - come il resto del mondo - di un misterioso virus che trasforma gli esseri umani in bestie assetate di sangue e carne umana nel giro di quarantotto ore.
Andy Rose (Martin Freeman) e sua moglie Lorraine Cassidy (Caren Pistorius) stanno percorrendo con una barca un fiume insieme a loro figlia Rosie, ma si ritrovano ben presto a corto di cibo.
Una volta approdati sulla terraferma, i due devono fare i conti con un territorio infestato dagli zombie, ma anche da nativi australiani, tra i quali vi è Thoomi (Simone Landers), che invano crede che suo padre - anch'egli tramutato in uno zombie - possa tornare umano.
Andy ha un solo obiettivo in mente: trovare un luogo sicuro per sua figlia. Ma in un mondo che precipita sempre di più verso la follia, non sarà facile.
Una delle prime cose che colpiscono è l'ambientazione. Di solito, come nel sopracitato Io Sono Leggenda, oppure in 28 Giorni Dopo, gli effetti di queste post-epidemie cinematografiche vengono esplorati nei grandi centri urbani, ormai divenuti luoghi pericolosi e pieni di insidie.
Qui invece ci troviamo nelle ampie distese australiane, dove non vi è traccia di costrutti umani quali grattacieli e palazzi anche per chilometri e chilometri e vi è solo il deserto. Un deserto dove però non mancano i pericoli.
E i pericoli maggiori, come si può immaginare, non sono solo gli zombie, anzi questi sono il male minore perché si sa come agiscono. Le minacce più gravi, in realtà, sono gli esseri ancora "umani" all'esterno, ma che di umano all'interno non hanno più nulla, poiché l'epidemia ha fatto venire alla luce il loro lato peggiore.
Il film appare dunque un mix tra The Walking Dead (è una storia di vita e sopravvivenza in un mondo dove la civiltà umana è praticamente scomparsa) e The Road (il lungo cammino del padre per proteggere sua figlia in un mondo di umani predatori), con echi anche di Lone Wolf and Cub.
Molto si regge sulle spalle di Martin Freeman, che per gran parte del film è praticamente da solo in scena (se si esclude la neonata), e da navigato attore porta avanti questo compito in maniera ottimale. Diciamo che l'interesse principale è vedere lui: dà proprio l'impressione, dietro quel volto da uomo comune, di persona capace di spingersi oltre ogni limite e sacrificio per proteggere la persona che più ama al mondo.
Una persona che può rappresentare la promessa di un nuovo futuro. Un nuovo inizio, come l'anno che ci apprestiamo a vivere, che speriamo sia diverso dai precedenti.

giovedì 29 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Godzilla vs Mighty Morphin Power Rangers


Siete rimasti stupiti dallo scontro Batman Versus Predator e lo avete ritenuto poco plausibile? Be', ricredetevi, perché nel magico mondo del fumetto tutti gli scontri e le alleanze sono possibili. Tutte. Anche quella tra Godzilla, Re dei Mostri, e i Power Rangers!
Due brand internazionali, nati in due diverse epoche storiche (uno orientale, l'altro nippoamericano), che dopo decenni continuano ad appassionare nuove generazioni di spettatori e lettori lungo tutto il mondo.
L'insolito crossover (una joint venture tra IDW Publishing e Boom! Studios) avviene nella miniserie in cinque numeri, pubblicata nel 2022, Godzilla vs Mighty Morphin Power Rangers, scritta da Cullen Bunn e disegnata da Freddie Williams II.
Rita Repulsa e Goldar si intrufolano in un tempio dove viene custodito un potente scettro capace di squarciare il velo tra le dimensioni. Lo hanno appena acquisito che irrompe sulla scena Tommy Oliver, il Green Ranger.
Rita Repulsa utilizza il potere dello scettro per trasportare tutti in una dimensione priva dei Power Rangers che possa conquistare... ma la dimensione prescelta dallo scettro è quella dove risiede Godzilla, proprio nel momento in cui gli alieni Xilieni gli stanno scatenando contro altri mostri.
Ben presto, grazie a Zordon, anche gli altri Power Rangers si uniranno alla battaglia, in un tripudio di robot, dinosauri e creature fantastiche.
In questo tipo di prodotti crossmediali non si bada molto alle varie psicologie dei personaggi, anche perché ci sono le loro testate di riferimento per questo. Lo scopo è sempre quello di trovare un adeguato presupposto narrativo per far sì che personaggi/mondi narrativi in apparenza del tutto diversi tra loto trovino un punto d'incontro. Tale è l'obiettivo che viene perseguito e raggiunto con questa miniserie, tramite il MacGuffin dello scettro dimensionale (di cui alla fine non apprenderemo proprio nulla).
Cullen Bunn, che già si era occupato del Re dei Mostri con la miniserie Cataclisma, adempie al compito prefisso - e voluto dalle due case editrici e dagli editor - di far prima scontrare Godzilla e i Power Rangers alla prima occasione utile, salvo poi farli alleare di fronte a una doppia minaccia che potrebbe mettere in pericolo la Terra. Nel mezzo le consuete botte da orbi.
Viene dato il giusto spazio e portato il doveroso rispetto sia a Godzilla che ai Power Rangers, i quali hanno qualche momento di gloria in più (forse perché sono più di uno e parlano in maniera intellegibile). Una storia godibile da leggere in un fiato.

mercoledì 28 dicembre 2022

Netflix Original 97: The Kissing Booth


In tutti i film ambientati al liceo o con protagonisti personaggi adolescenti che abbiamo visto finora, c'era un'ombra che - volente o nolente - aleggiava sulla loro produzione. Quella di John Hughes, storico sceneggiatore, regista e produttore che negli anni '80 del ventesimo secolo ha praticamente inventato questo genere e a cui molti oggi ancora si ispirano, nonostante siano ormai passati più di dieci anni dalla sua scomparsa.
Un film che rappresenta un dichiarato omaggio è The Kissing Booth, scritto e diretto da Vince Marcello e distribuito su Netflix a partire dall'undici maggio 2018. La pellicola è un adattamento dell'omonimo romanzo del 2012 scritto da Beth Reekles.
Elle Evans (Joey King) e Lee Flynn (Joel Courtney) sono nati lo stesso giorno, nello stesso momento, e sono dunque letteralmente amici da una vita. Per preservare la loro amicizia, hanno anche stabilito delle regole che non devono essere infrante. Per questo, Elle non può innamorarsi del fratello di Lee, Noah (Jacob Elordi), in quanto una regola impedisce di avere una relazione con un parente del proprio amico.
Durante il terzo anno di liceo, i due devono gestire una raccolta fondi e concepiscono così l'idea di uno stand dei baci. E sarà proprio un bacio rubato a scatenare una serie di eventi che metterà in pericolo l'eterna amicizia tra Elle e Lee.
Per qualche misterioso motivo, questo film ha ottenuto un grande successo al tempo della sua uscita, tanto che ne sono già stati prodotti due seguiti. Tuttavia, a una prima analisi, si nota come sia un prodotto che - pur vivendo in certi punti di retorica e di una trama prevedibile di cui già si intuisce il finale - sia stato curato in ogni suo aspetto.
Ovviamente non ci troviamo di fronte al capolavoro del secolo, o del decennio o del quinquennio, ma posso immaginare che il pubblico principale di riferimento - che non siamo noi giovani anzianotti - riesca a trovare qualche punto di contatto in protagonisti che tengono molto alla loro amicizia o si ritrovino di fronte a una relazione amorosa difficile e contrastata.
E che non possa esserci sempre un lieto fine per tutte le cose, come dimostra il prologo che non lesina a dare qualche metaforico pugno nello stomaco.
Poi per il resto c'è tutto quello che si trova di solito in questo tipo di film. Le feste scatenate, il ballo di fine anno, le principesse dittatrici della scuola, i ragazzi a torso nudo e le ragazze in costume da bagno... e qui e là le lezioni scolastiche... giusto per ricordarcelo di tanto in tanto.
Per quanto riguarda invece John Hughes, si trovano in particolar modo riferimenti a The Breakfast Club e Un Compleanno da Ricordare (Sixteen Candles). E se la cosa non fosse ancora evidente, c'è pure, in un ruolo da coprotagonista, una delle muse artistiche del regista, Molly Ringwald. Una sorta di passaggio di testimone a una nuova generazione di attori?

martedì 27 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Batman Versus Predator II - Scontro di Sangue


Dopo il primo scontro, si rinnova la contesa tra il giustiziere di Gotham City e della DC Comics, Batman, e il cacciatore di teste alieno del cinema e della Dark Horse, Predator. Il tutto nella miniserie di quattro numeri, pubblicata tra il 1994 e il 1995, Batman Versus Predator II: Scontro di Sangue (Batman Versus Predator II: Bloodmatch), scritta da Doug Moench e disegnata da Paul Gulacy.
Un anno dopo il primo confronto tra Batman e il Predator, suicidatosi dopo aver riconosciuto la propria sconfitta, il Cavaliere Oscuro sta indagando sui traffici di droga di un potente criminale di nome Terraro. Stanco delle ingerenze dell'eroe, Terraro assolda vari sicari per eliminare Batman. Al contempo, anche la Cacciatrice - nella versione Helena Bertinelli - sta indagando sulle attività criminali di Terraro.
In questo contesto giunge a Gotham un nuovo Predator, che come il suo predecessore comincia a prendere di mira la preda più ambita di questa città, ovvero Batman. E nel mezzo della loro contesa vi finiscono anche la Cacciatrice e i sicari di Terraro, con esiti devastanti.
Si ritorna con questa miniserie a un concetto esplorato una prima volta in Predator 2 e poi introdotto nei fumetti anche nella prima miniserie che vedeva affrontarsi Batman e Predator, ovvero l'atmosfera da giungla urbana, esemplificata in quest'occasione da Gotham City.
In tal senso, quella che è l'ordinaria missione di Batman di infondere paura nel cuore dei criminali (in questo caso intralciato, almeno a suo dire, dalle azioni della Cacciatrice) trova di nuovo questo imprevisto ostacolo.
Ma ci sono due sensibili differenze, stavolta. La prima è che adesso Batman conosce il suo avversario, e mai dare al miglior detective del mondo troppi indizi per risolvere un enigma. La seconda, e anche questo appare un richiamo a Predator 2, è che non c'è un solo Predator in quest'occasione ad aggirarsi tra i vicoli di Gotham City.
Doug Moench porta avanti una trama dove l'azione la fa da padrona e dove Batman e la Cacciatrice devono destreggiarsi da mille pericoli, con la loro proverbiale scaltrezza e abilità, cercando di trovare un'intesa lungo la via.
A coadiuvare il tutto, Paul Gulacy, un maestro nel ritrarre in particolar modo figure femminili e con la Cacciatrice non si fa ovviamente pregare, ritraendola in pose ammiccanti appena gli è possibile (spoiler: quasi sempre).
Un degno sequel.

lunedì 26 dicembre 2022

Disney+ Original 1: Home Sweet Home Alone - Mamma Ho Perso L'Aereo


Si avvicina la fine dell'anno, il periodo natalizio è ancora ben presente, quindi perché non inaugurare una nuova rubrica? Dopo quella dedicata alle produzioni originali Netflix e quella alle produzioni originali Amazon Prime Video, tocca ora a Disney+ (AKA Disney Plus).
Una piattaforma più "giovane" rispetto ai suoi competitor, avendo esordito nel 2020, ma che può già vantare un discreto catalogo di produzioni originali, grazie anche alle numerose IP in suo possesso, alcune delle quali ereditate dal catalogo della 20th Century Fox in seguito alla sua acquisizione.
Come nel caso di Mamma, Ho Perso L'Aereo, una saga ideata da John Hughes e Chris Columbus nel 1990, con lo sfortunato ma non troppo Kevin McCallister che veniva abbandonato dai suoi genitori a casa durante le vacanze natalizie.
Passano gli anni, i decenni, ma sembra che questa abitudine permanga. E lo dimostra Home Sweet Home Alone - Mamma, Ho Perso L'Aereo (Home Sweet Home Alone), diretto da Dan Mazer, scritto da Mike Day e Streeter Siedell (lo scomparso John Hughes viene accreditato come soggettista e vi sarà facile capirne il motivo) e distribuito a partire dal 12 novembre 2021. Non è un reboot, ma un vero e proprio sequel dei primi due film.
La Vigilia di Natale, la famiglia Mercer si prepara a partire per Tokyo. Tra loro vi è Maxwell (Archie Yates), che non sopporta di vivere in una casa piena di gente che fa rumore tutto il giorno, e si rifugia così in garage per avere un po' di pace.
Detto fatto, il giorno dopo la famiglia - che non si accorge della sua assenza - parte senza di lui e Max rimane da solo in casa. Tuttavia c'è un pericolo in agguato. Jeff McKenzie (Rob Delaney) e Pam McKenzie (Ellie Kemper) vogliono intrufolarsi nella sua casa, in quanto sono convinti che il ragazzo abbia rubato loro un bambolotto di grande valore che potrebbe risolvere tutti i loro problemi di natura economica.
Ebbene sì, e questo spiega perché il compianto John Hughes sia accreditato come soggettista dall'oltretomba, questo film altro non è che Mamma, Ho Perso l'Aereo trent'anni dopo. Cambiano i protagonisti, cambia la città, ma la trama rimane quella e non si prova per nulla ad apportare dei cambiamenti.
Anzi, sì, un cambiamento figlio di una certa estetica buonista oggi imperante nei prodotti mainstream c'è. I ladri del film originale, pur nei loro atteggiamenti cartooneschi, erano dei cattivi, che volevano far del male.
Qui invece i ladri sono degli incompresi, degli sfortunati genitori a cui la vita sta riservando brutte sorprese e per cui bisogna simpatizzare. La cosa potrebbe anche andar bene se si costruisse attorno a questo un background concreto ma... non viene fatto.
Il fatto poi di voler sottolineare come siamo in un mondo moderno, popolandolo di infiniti aggeggi tecnologici come a rimarcare che, ehi, la trama di 30 anni fa può comunque essere ricreata, non giova molto.
Inoltre, e chiedo scusa se farò un paragone, ma penso sia inevitabile, e di certo gli attori si saranno impegnati, ma il ragazzo e questi due nuovi ladri non hanno minimamente il carisma che avevano Macaulay Culkin, Joe Pesci e Daniel Stern. Sarà per questo che la cosa più interessante alla fine è il cameo di uno dei protagonisti dei primi due film (no, non aspettatevi un'apparizione di Kevin McCallister).
Oltre a questo, omaggi molto involontari e mal riusciti a Tre Uomini e una Gamba, Non Ci Resta Che Piangere e i cinepanettoni ultima maniera, quelli più volgari.
Temo però che il difetto più evidente sia questo: tutte le scenette che dovrebbero essere comiche non fanno ridere. Ma nemmeno per casualità. Le cadute, le scivolate, forse stavano di casa solo negli anni '90 del ventesimo secolo. O forse, molto più semplicemente, occorre saperle fare bene. O (perché escluderlo?) sono io che sono invecchiato male.

domenica 25 dicembre 2022

A scuola di cinema: Arma Letale (1987)

1971: Esce nei cinema Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo! (Dirty Harry), la prima pellicola che vede protagonista il rude poliziotto interpretato da Clint Eastwood. A seguito del suo grande successo, ne vengono prodotti dei seguiti, ben quattro fino al 1988.
Tra gli spettatori e ammiratori di quel primo film e dei successivi vi è un futuro sceneggiatore, Shane Black. E seppur in maniera indiretta, sarà il punto di partenza di una delle più celebri saghe cinematografiche d'azione.


Dopo aver studiato recitazione alla UCLA (University of Californa, Los Angeles), diplomandosi nel 1983, Shane Black prova a farsi notare nel mondo cinematografico, ricercando se possibile anche piccole parti da attore. Nel 1985 decide di scrivere un western metropolitano, con un protagonista basato in parte su Harry Callahan. Una sceneggiatura che viene portata a termine in appena sei settimane.
La prima bozza non lo lascia del tutto soddisfatto: la sceneggiatura è lunga 141 pagine, ha toni molto dark e violenti, con entrambi i protagonisti reduci del Vietnam dove hanno ucciso molte persone e sull'orlo della instabilità mentale, e si conclude con un inseguimento con elicotteri e un camion pieno di cocaina, che esplode rilasciando la sostanza stupefacente sull'insegna di Hollywood. Shane Black la getta nella spazzatura, ma poi la recupera e la revisiona.
Grazie al suo agente, la sceneggiatura arriva nelle mani del produttore Joel Silver, che comincia a proporla ai vari studi, fino a catturare l'attenzione di un esecutivo della Warner Bros., Mark Canton, il quale la opziona offrendo a Shane Black un compenso di 250.000 dollari, all'epoca il più alto di sempre per un esordiente.
Il primo regista a cui viene proposto il progetto è Leonard Nimoy, il quale però non si sente a proprio agio nel dirigere film d'azione e preferisce così dedicarsi a Tre Scapoli e un Bebè (3 Men and a Baby). La regia viene allora offerta a Richard Donner, che accetta la proposta.
Richard Donner giudica la sceneggiatura di Shane Black, che non lesina descrizioni di sparatorie in cui teste esplodono o i corpi vengono smembrati, fin troppo estrema per i suoi gusti e preferisce trattare la storia sì come un western metropolitano, ma prendendo a riferimento i film con John Wayne.
Il regista elimina così alcune delle scene più violente e fa revisionare la sceneggiatura a Jeffrey Boam, il quale vi aggiunge anche alcune battute per alleggerire la tensione. Non viene tuttavia accreditato alla fine.
Per il ruolo di Martin Riggs, Richard Donner non ha dubbi e vuole proporlo a Mel Gibson, un attore con cui da tempo desidera collaborare. Per il ruolo di Roger Murtaugh, la direttrice di casting Marion Dougherty suggerisce il nome di Danny Glover, da lei apprezzato in Il Colore Viola (The Color Purple).
Considerato che nella sceneggiatura non si fa esplicito riferimento al fatto se il personaggio sia albino o afroamericano, Marion Dougherty propone questa soluzione per creare quest'alchimia, seppur non insolita nel cinema americano, che incontra l'approvazione del regista.
Nella primavera del 1986, dunque, i due attori si ritrovano a Los Angeles insieme a Richard Donner e alla direttrice di casting per vedere se possono funzionare come coppia cinematografica leggendo alcune parti della sceneggiatura. Dopo neanche un paio d'ore, tutti si convincono che i due siano le scelte perfette per entrambi i personaggi, vista la loro immediata sintonia.
Il ruolo del criminale Jack Joshua viene affidato a Gary Busey, in particolare perché la sua statura e la sua muscolatura sono abbastanza minacciosi da mettere in difficoltà un personaggio come Martin Riggs. Per entrare in forma per questa parte, l'attore dimagrisce di circa 25 chili.
In preparazione al film, i due attori protagonisti vengono affidati alle cure dello stuntman Bobby Bass, con alle spalle  un passato da soldato, il quale li sottopone a un allenamento intensivo della durata di due mesi, facendo loro sollevare pesi e insegnando loro come maneggiare le armi da fuoco.
Oltre a ciò, Mel Gibson e Danny Glover frequentano alcuni agenti di polizia di Los Angeles mentre sono in servizio per comprendere come svolgono il loro lavoro. Infine, sul set sono presenti come consulenti tecnici degli agenti del dipartimento di polizia di Los Angeles.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 25 agosto 1986, tenendosi in California.
La sequenza di combattimento finale tra Martin Riggs e Jack Joshua deve in origine durare quattro minuti, ma viene poi accorciata in fase di post-produzione. Per essa vengono contattati tre differenti trainer, i quali padroneggiano tre differenti abilità di combattimento che Richard Donner vuole fondere in una cosa sola, un'amalgama mai vista prima sullo schermo.
A Mel Gibson e Gary Busey, quindi, vengono insegnati i fondamenti del Jiu-Jitsu brasiliano da Rorion Gracie, del Jailhouse Rock da Dennis Newson e della Capoeira da Cedric Adams.
Le riprese di questa sequenza durano in tutto per quattro notti.
Le riprese si concludono il 14 novembre 1986. Una settimana dopo, il 21 novembre, Dar Robinson, uno degli stuntmen coinvolti nelle riprese, muore durante un incidente con la moto mentre è impegnato sul set di un altro film: il primo, e sfortunatamente anche l'ultimo, incidente in cui rimane coinvolto dopo anni di carriera.
Costui riesce a realizzare la scena iniziale del suicidio del personaggio di Amanda Hunsaker facendolo fare direttamente all'attrice che lo interpreta, ovvero Jackie Swanson, senza l'utilizzo di una controfigura. Grazie alle indicazioni di Robinson, Jackie Swanson effettua una caduta dall'alto da un'altezza di 10 metri, atterrando infine in piena sicurezza su un cuscino airbag.
Richard Donner dedica la pellicola da lui diretta alla memoria del celebre stuntman.
Arma Letale (Lethal Weapon) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 6 marzo 1987. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 120 milioni di dollari.
Oltre a questo grande successo, la grande amicizia tra Martin Riggs e Roger Murtaugh inizia a svilupparsi anche nella vita reale tra Mel Gibson e Danny Glover. Da qui a un sequel il passo è breve, anche se Shane Black non verrà coinvolto nel risultato finale... ma questa è un'altra storia.

sabato 24 dicembre 2022

A scuola di cinema: Mamma, Ho Riperso L'Aereo - Mi Sono Smarrito a New York (1992)

Dopo il successo di Mamma, Ho Perso l'Aereo (Home Alone), la 20th Century Fox stringe con John Hughes un accordo per la produzione di sei pellicole, una delle quali deve in maniera tassativa essere un sequel del film con protagonista Macaulay Culkin.
Lo scenario tuttavia è cambiato rispetto a quando venne prodotta la prima pellicola: la saga si è subito dimostrata una potenziale gallina dalle uova d'oro e di questo tutti sono consapevoli. La cosa non sarà priva di conseguenze.


L'idea originaria di John Hughes e Chris Columbus è quella di girare due film in sequenza o comunque a breve distanza l'uno dall'altro, per far sì che Macaulay Culkin non cresca troppo tra una pellicola e l'altra vanificando così le trame. Per motivi di budget, tuttavia, la Fox boccia l'idea, dando via libera a un solo sequel.
La prima cosa da fare è assicurarsi la presenza del protagonista, Kevin McCallister. Essendo Macaulay Culkin un minorenne, i suoi ingaggi da attore e le sue finanze vengono gestite dai suoi genitori, in particolar modo dal padre, Christopher Culkin (anche lui a sua volta attore).
Costui riesce a strappare alla 20th Century Fox un compenso di circa 4 milioni e mezzo di dollari, decisamente superiore rispetto ai 110.000 dollari della prima pellicola, con inoltre la clausola aggiuntiva - per evitare che suo figlio rimanga associato al ruolo del bravo ragazzo - che il suo film successivo sia L'Innocenza del Diavolo (The Good Son), dove avrà invece un ruolo negativo.
Il titolo originario del sequel è Alone Again, ma Chris Columbus pensa che esso possa dare l'idea di un remake, piuttosto che di un sequel, così viene cambiato.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 9 dicembre 1991, tenendosi in Illinois, New York e in California. Girando nella Grande Mela, a volte le temperature sono così basse che le telecamere rimangono ghiacciate e non è possibile continuare a lavorare.
E pensare, che nei primi giorni di riprese, si è già pronti a utilizzare della neve artificiale, con un consistente esborso di denaro già versato, ma all'improvviso una tempesta di neve investe la città, ricoprendola di un manto bianco di certo più veritiero.
La troupe ottiene l'autorizzazione a girare alcune scene presso il Plaza Hotel di New York, ma il suo proprietario dell'epoca - Donald Trump - pone una condizione: che abbia un cameo nel film. Trump viene accontentato, apparendo come l'uomo che dà indicazioni a Kevin McCallister quando entra nel Plaza Hotel, ma in un primo momento Chris Columbus pensa di tagliare questa scena. Quando nota però che viene apprezzata nelle visioni di anteprima, decide di mantenerla.
Durante una pausa tra una ripresa e l'altra, alcuni bambini si avvicinano a Joe Pesci e gli forniscono il loro indirizzo di casa, chiedendogli se può passare una notte a derubarla. Tale richiesta da parte dei piccoli spettatori continuerà anche dopo la fine dei lavori.
Per la scena dell'attacco dei piccioni ai danni di Harry e Marv, centinaia di piccioni vengono addestrati per un periodo di circa 12 settimane. Il giorno delle riprese, Joe Pesci e Daniel Stern vengono ricoperti di mangime per uccelli per attirare i piccioni, uno dei quali si introduce nella bocca di Daniel Stern, con sommo disgusto di quest'ultimo.
Durante la lavorazione, capita che Macaulay Culkin riceva delle visite a sorpresa di un suo amico, il quale viene autorizzato a rimanere sul set. Costui è Michael Jackson.
Le riprese si concludono l'otto maggio 1992.
Al termine della lavorazione, a ogni bambino che ha partecipato alle riprese viene concesso come premio aggiuntivo di portare a casa un giocattolo di sua scelta. Macaulay Culkin sceglie il Talkboy, anche se questo è un semplice attrezzo di scena che non funziona. Ne viene creata tuttavia una versione funzionante poco tempo dopo, vista la grande richiesta da parte del pubblico (e anche una controparte femminile, Talkgirl).
Mamma, Ho Riperso L'Aereo: Mi Sono Smarrito a New York (Home Alone 2: Lost in New York) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 20 novembre 1992. A fronte di un budget di 28 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 359 milioni di dollari.
Un altro grande successo per questa saga, seppur inferiore all'incasso della prima pellicola, solo che stavolta vi sono conseguenze impreviste.
La più insolita è che la casa dei McCallister viene messa in vendita e acquistata nel 2012, per un valore di circa un milione e seicentomila dollari.
La più seria e rilevante è che Macaulay Culkin realizza un'altra manciata di film, tra cui appunto L'Innocenza del Diavolo, ma col tempo si stanca della carriera di attore e - sentimento comprensibile, visto che rimane pur sempre un ragazzo - al termine delle riprese di Richie Rich - Il Più Ricco del Mondo (Richie Rich) nel 1994 decide di vivere una vita ordinaria, lontano dalle luci della ribalta.
A spingerlo in questa scelta anche l'atteggiamento del padre, molto severo nei suoi confronti, forse per motivi di invidia, forse per altro, e che tra una ripresa e un'altra di un film lo chiude in una camera d'albergo non consentendogli di uscire.
Quando i genitori del giovane attore rinunciano alla loro convivenza, Macaulay Culkin decide di non rivolgere più la parola a suo padre e si avvede che il fondo fiduciario a lui intestato, ma ancora da loro gestito, ha un valore compreso tra i 15 e i 20 milioni di dollari.
Per impedire che venga da loro mal utilizzato o sperperato, l'attore riesce a ottenere un'ingiunzione del tribunale che impedisce a suo padre e sua madre di attingere a quel fondo, il quale viene affidato alle cure di un esecutore nominato dal tribunale stesso.
Ignaro del fatto che il giovane attore si sia ritirato dalle scene, John Hughes scrive una nuova sceneggiatura su Kevin McCallister che lo vede ormai adolescente ma, quando viene a sapere che Macaulay Culkin non è disponibile, deve rinunciare al progetto.
Nonostante questo, qualche anno dopo viene comunque realizzato un ulteriore sequel della saga senza Macaulay Culkin... ma questa è un'altra storia.

venerdì 23 dicembre 2022

Prime Video Original 42: Il Tuo Natale o il Mio?


Ah, il periodo natalizio! Il tempo dei buoni sentimenti (tranne in periodo di pandemia), del peace and love e dei film a lietissimo fine. Un'ottima occasione per vedere o rivedere pellicole ambientate in questo periodo come Un Principe per Natale (A Christmas Prince) o Un'Eredità per Natale (A Christmas Inheritance). Oppure S.O.S. Fantasmi (Scrooged) o il più classico Trappola di Cristallo (Die Hard).
Ma ora basta con questa sequela di link di passati articoli e ritorniamo ad atmosfere natalizie più consuete, tra neve e festoni, con Il Tuo Natale o il Mio? (Your Christmas or Mine?), diretto da Jim O'Hanlon, scritto da Tom Parry e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 2 dicembre 2022.
È il 23 dicembre. James Hughes (Asa Butterfield) e Hayley Taylor (Cora Kirk), due giovani studenti inglesi di recitazione e novella coppia, si apprestano a salire su due treni diversi per andare a trovare le loro rispettive famiglie.
Prima di partire, però, entrambi hanno l'idea di salire sul treno dell'altro per fare una sorpresa e passare il Natale insieme. Con la conseguenza che invece rimangono separati e approdano in due città che non conoscono, incontrando i familiari dell'altra persona.
Non potendo rivelare loro la loro identità, i due ragazzi - rimasti bloccati a causa del maltempo - devono adattarsi all'insolita situazione, ma questo potrebbe compromettere la loro relazione, mentre il Natale si avvicina.
Sì, cari amici vicini e lontani, questa è proprio la classica fiaba d'amore natalizia, dove due innamorati, a causa di avverse circostanze, rimangono separati e affrontano difficoltà impreviste che mettono in pericolo il loro rapporto, ma alla fine il potere dell'amore e l'affetto delle loro famiglie con cui si riappacificano in un amen dopo anni di distanza hanno la meglio.
Onestamente non c'è molto da dire: la mission del film è ben chiara e non ci si aspettano mai colpi di scena lungo la via, né sono richiesti. Interessante comunque l'ambientazione nelle piccole città inglesi, per quanto ricreate in uno studio cinematografico, visto che di solito storie simili si svolgono negli Stati Uniti.
La pellicola mette in scena un confronto consueto. James Hughes è infatti di nobili origini, amante di un certo passato, ha un padre in apparenza severo e ha la possibilità di vivere nel lusso. Hayley Taylor invece viene da un ambiente più "spartano", di periferia, e la sua famiglia è molto alla mano.
Sia loro due che le loro famiglie capiranno infine che, pur venendo da due mondi diversi, hanno molte cose in comune e ognuno di loro cambierà in meglio l'altra famiglia. Tutto nella norma, insomma. Noi Scrooge, comunque, rimaniamo fedeli alle nostre bubbole.
Ma ora vi saluto che devo andare a preparare il cenone.

giovedì 22 dicembre 2022

Netflix Original 96: Rimetti a Noi i Nostri Debiti


Ci sono stati film spagnoli, francesi, indiani, persino portoghesi! Ma infine ecco arrivare su Netflix il primo lungometraggio originale italiano.
Sin da quando la piattaforma è approdata nel nostro paese nell'ottobre 2015, era solo questione di tempo prima che questo accadesse, anche perché vi è una legge che richiede che una certa percentuale dei prodotti presenti in catalogo siano produzioni italiane.
L'onore del debutto tocca a Rimetti a Noi i Nostri Debiti, diretto da Antonio Morabito, da lui scritto insieme ad Amedeo Pagani e distribuito a partire dal 4 maggio 2018.
Guido Rabaglia (Claudio Santamaria) è un tecnico informatico disoccupato che ha contratto ingenti debiti ed è perseguitato dalle agenzie di recupero. Per sottrarsi a questo, si offre di lavorare per loro senza ricevere alcuno stipendio fino all'estinzione del suo debito.
Per formarlo viene affiancato da Franco (Marco Giallini), uno dei più esperti e abili recuperatori di crediti di Roma.
Ben presto, Guido si ritroverà di fronte ai lati oscuri di questo lavoro: lati oscuri che però potrebbero sedurlo e fargli perdere la sua umanità.
Non so quanto voluto o meno, ma mi sono ritrovato di fronte a una sorta di Training Day all'italiana, con dei recuperatori di crediti al posto dei poliziotti.
Franco - come Denzel Washington - è l'essere dai tratti quasi demoniaci. Assillante e angosciante nel suo stalkerare i debitori, portandoli addirittura a farli vergognare di loro stessi. Pur avendo una famiglia, pur mostrando un carattere gioviale, è in realtà una persona priva di qualsiasi umana empatia, che trova nel lavoro un motivo per scaricare le proprie frustrazioni.
I debitori o altri lavoratori meno fortunati sono le vittime perfette per lui, da piegare al suo volere, per dimostrare un'autorità e un potere che non ha altrove.
Guido, invece, come Ethan Hawke è la persona in principio "angelica". Povero ma onesto, circondato da persone che gli vogliono bene e che ha commesso degli errori come tutti noi. L'affacciarsi a un mondo per lui totalmente inedito, ma seducente perché promette facili guadagni e nessun problema di natura economica, rischia però di fargli perdere i suoi affetti.
Più che tra bene e male, in realtà, la bilancia pende da ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, a seconda di quello che è il punto di vista di entrambi i protagonisti.
Che presentano tuttavia un tratto in comune: si sentono persone sole, non realizzate del tutto, e questa loro insicurezza la sfogano in maniera inconscia sui debitori. Non necessariamente vittime, ma nemmeno persone da bullizzare e ridicolizzare agli occhi della gente.
Sicuramente vengono esasperate per ragioni di storia le azioni che i due compiono per giungere al risultato, con tanto di toga da magistrato per conferirsi un'autorità minacciosa, ma se avete conosciuto una persona vessata dai debiti e dalle banche potrete immaginare che non sono troppo lontane dalla realtà.
Sul versante recitativo, bravi tutti e due gli interpreti principali, che non rubano la scena l'uno all'altro e riescono a interagire in maniera ottimale.
L'esordio italico su Netflix appare dunque buono. Vediamo cosa porteranno le prossime produzioni.

mercoledì 21 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Magneto - Famigerato


Magneto. Un uomo che ha molti nomi, come molti sono stati i tragici eventi che ha subito in passato e a cui ha dovuto assistere, sin da quando era un prigioniero nei campi di concentramento nazisti (particolare mai aggiornato dalla Marvel, con molto coraggio).
Ma il nome con cui è più noto è Signore del Magnetismo. Molto spesso nemico degli X-Men guidati da Charles Xavier, ma saltuariamente anche loro alleato.
In seguito all'apparente morte del Professor X durante AVX, Magneto si unisce al gruppo di X-Men capitanati da Ciclope, ma ben presto ne prende le distanze, non condividendo i loro metodi. È da qui che parte la serie regolare a lui dedicata, che inizia le sue pubblicazioni nel 2014, scritta da Cullen Bunn e disegnata da Gabriel Hernandez Walta e Javi Fernandez. Il primo ciclo si intitola Famigerato (Infamous).
Tornato ad agire in solitaria, seppur con poteri ridotti, Magneto riadotta i vecchi metodi, ricercando e punendo coloro che commettono atrocità e discriminazioni ai danni dei mutanti. La sua prima indagine lo porta a imbattersi in una nuova e più letale generazione di Sentinelle Omega.
Questo sarà solo il primo passo di una odissea infernale per il Signore del Magnetismo, che si ritroverà di fronte a vecchi fantasmi, e con la minaccia incombente del nuovo Teschio Rosso, il quale ha preso possesso della mente di Charles Xavier. Ma lungo la via troverà una nuova, apparente alleata: Briar Raleigh, una donna dal passato misterioso.
Con una piccola spolverata alla lavagna narrativa, il personaggio riparte sostanzialmente da capo tornando alle sue origini di vendicatore dei torti subiti dalla razza mutante, che tuttavia vengono attualizzate e meglio contestualizzate (difficile provare empatia per un personaggio che commette atti di violenza senza rimorsi, quindi le sue vittime sono tutte persone peggiori di lui).
Attorno a lui una parte di umanità che precipita sempre più verso una follia collettiva, rinunciando alla loro stessa natura umana per distruggere una razza che non rappresenta un pericolo. Una situazione molto simile a certe realtà attuali, più presenti negli Stati Uniti che altrove.
Cullen Bunn da queste premesse lavora sia sul personaggio di Magneto, riprendendo quanto descritto sia da Chris Claremont nel suo lungo ciclo degli X-Men, sia da Greg Pak in Magneto: Testamento, e mostrandoci un uomo segnato da quegli eventi, che ormai sa di essere condannato senza possibilità di appello. Ma prima di lasciare questo mondo vuole portare con sé quante più persone possibili che agiscono contro la razza di cui si ritiene protettore.
Attorno a lui pochi comprimari, praticamente solo uno: Briar Raleigh, di cui per ora sappiamo davvero poco, ma presenta quel pizzico di intrigo ed enigmaticità da renderla interessante.
Inevitabile il confronto col Teschio Rosso. Oltre a essere l'esatto opposto di Magneto (ovvero il nazista più spietato di sempre), ha anche profanato il cadavere di Charles Xavier, il miglior amico di Erik Lehnsherr. Ma come finirà questo confronto rimane da vedere.

martedì 20 dicembre 2022

Netflix Original 95: Sometimes


Capita che a volte inizi dicendo qualcosa del tipo:"Chi come me ha qualche anno in più sul groppone...". Ecco, chi come me ha qualche anno in più sul groppone ricorderà quello spot del Ministero della Sanità, che, con in sottofondo una musica inquietante, metteva in guardia dai pericoli di diffusione dell'AIDS, concludendo il tutto con "AIDS. Se lo conosci lo eviti. Se lo conosci non ti uccide".
Questa malattia rimane una piaga in molti paesi. Inclusa l'India, il cui governo offre anche i farmaci a chi ne ha bisogno a titolo gratuito (credo e spero lo si faccia anche in Italia, ma qualcosa mi porta a dubitarne).
E un film indiano che tratta questo tema è Sometimes (titolo originale Sila Samayangalil), scritto e diretto da Priyadarshan e distribuito su Netflix a partire dal 1 maggio 2018.
In un centro medico di una città dell'India è un giorno come un altro, con la gente in fila a chiedere vari test di controllo. Tra costoro vi sono sette persone che sono lì per fare il test di positività dell'HIV, ognuno per i propri motivi.
Poiché devono passare svariate ore per avere i risultati, le sette persone rimangono nel centro medico insieme a un'impiegata e la curiosità e la tensione li portano a cercare di ottenere suddetti risultati in anticipo corrompendo l'impiegata.
Il film è come diviso in due parti. La prima ritrae scene comuni di un ambulatorio pubblico, tra gente che si lamenta di chi salta la fila, altri che chiedono aiuto per compilare un modulo e impiegati che dividono il loro tempo tra il lavoro e il cellulare (non lo fanno tutti, eh, ma accade).
La seconda, invece, si concentra di più sui sette protagonisti e l'impiegata, di cui arriviamo a conoscere la storia personale, le problematiche che affrontano e soprattutto il motivo per cui si ritrovano tutti in quell'ambulatorio ad aspettare con impazienza i risultati dei test.
Dietro una trama condita da un piccolo mistero con alcuni risvolti drammatici, vi è un messaggio dichiarato che - qualora non fosse abbastanza evidente - viene ribadito dal regista mentre scorrono i titoli di coda. Questo messaggio è quello di non smettere di sottovalutare l'AIDS, anche se ormai appare sparito dalle cronache dei giornali o della tv: rimane comunque una malattia che può rivelarsi letale.
Inoltre non bisogna isolare o demonizzare le persone che sono colpite da questa malattia. Grazie ai progressi della medicina e agli aiuti governativi, si può sperare di vivere una vita se non normale quantomeno da persona integrata nella società.
Certo, sembra un messaggio da pubblicità progresso, come nello spot sopra indicato. Ma attorno a esso viene anche costruita una storia da seguire, con gli attori che interpretano bene le loro parti, e con un finale abbastanza scioccante.

lunedì 19 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: ControNatura - Il Risveglio


Dopo Sacro/Profano, l'illustratrice e sceneggiatrice Mirka Andolfo idea una nuova trilogia intitolata ControNatura, edita da Panini Comics. In apparenza essa sembra debitrice di Blacksad, immaginando un mondo popolato da animali antropomorfi, ma oltre questo vi è molto di più.
La prima parte di questa trilogia, pubblicata nel 2016, si intitola Il Risveglio. L'autrice si occupa anche della sua colorazione.
Leslie è una maialina che risiede nella città di New Roark e si appresta a compiere venticinque anni di età. Ha due inseparabili amici di nome Derek e Trish, lavora come cameriera in un locale gotico ed è orfana dei propri genitori.
Leslie, però, deve prepararsi. Perché quando compirà venticinque anni entrerà a far parte del Programma di Riproduzione, tramite cui lo stato troverà per lei il compagno perfetto, di sesso opposto e della stessa specie. A New Roark, infatti, le unioni tra animali di specie diverse o dello stesso sesso sono ritenute devianti e contronatura e in quanto tali punite ai sensi di legge.
Ma su questo destino aleggia anche una strana setta capitanata dall'enigmatico Sguardo, molto interessato a Leslie e a un oscuro futuro che la vede protagonista.
Sacro/Profano era una serie di storie di una pagina legate da un sottile filo comune, nella fattispecie l'unione tra un diavoletto e un'angelica creatura. Questa nuova opera, invece, rappresenta la prima occasione in cui Mirka Andolfo si cimenta in una storia di grande respiro.
E lo fa in maniera ottimale, costruendo un background affascinante che fa da contorno alla storia principale e popolandolo di personaggi interessanti oltre alla protagonista. Solo i personaggi minori, quelli da usa e getta, sono un po' sacrificati.
E dietro questa storia vi è un'evidente metafora che viene filtrata attraverso la società degli animali antropomorfi: è la nostra società, e il presentarla in questa maniera non la rende ridicola o surreale. Tutt'altro.
Nel mondo di ControNatura, i politici e le persone influenti di questo mondo mettono al bando le relazioni tra animali di specie diverse - metafora delle relazioni interrazziali - e altrettanto fanno con quelle tra animali dello stesso sesso - metafora delle relazioni omosessuali. E le donne che non trovano un compagno e non hanno un bambino sono relegate ai margini della società.
Parrebbe uno scenario da incubo cinematografico da film di serie B, ma in un mondo dove alcuni proclamano l'assoluta superiorità della famiglia cosiddetta naturale ostracizzando tutto il resto e dove vi sono anche atti di violenza fisica ai danni di coppie ritenute "devianti", appare del tutto realistico.
E ciò che appare più realistico è come, nel mondo di ControNatura, il portare avanti certe politiche sia venduto come una cosa del tutto inevitabile ai cittadini, quando invece, dietro il paravento, chi le mette in atto è consapevole delle discriminazioni e cerca di usarle per accrescere il proprio potere.
Una satira molto amara, mascherata dietro alcune scene ironiche e una trama tra l'esoterico e l'avventuroso, ma non meno forte.

domenica 18 dicembre 2022

A scuola di cinema: Chi Ha Paura delle Streghe? (1990)

1983: Viene pubblicato il libro Le Streghe (The Witches), scritto da Roald Dahl.
La storia si incentra su un ragazzo che, dopo la morte dei genitori a seguito di un incidente d'auto, va a vivere presso sua nonna, di discendenza norvegese. Da lei ascolta racconti sulle streghe, creature dall'apparenza di donne che odiano i bambini, la quale gli rivela che le streghe più infide e malvagie si trovano nel Regno Unito e la più letale di tutte è la Strega Suprema.
Per alleviare la polmonite della nonna, i due si recano presso un hotel, l'Excelsior, sito vicino a una spiaggia. Lì il ragazzo si imbatte in una congrega di streghe presieduta dalla Strega Suprema in persona, la quale intende tramutare tutti i bambini inglesi in topi tramite una magica pozione da aggiungere a dei dolci. Per confermarne l'efficacia, un bambino di nome Bruno Jenkins, attirato con l'inganno, viene trasformato in topo.
Anche il ragazzo, però, viene scoperto e trasformato in un topo a sua volta. Dopo essere riuscito a fuggire, il ragazzo concepisce insieme a sua nonna un piano per far sì che le streghe ingeriscano la pozione della Strega Suprema, divenendo loro stesse dei topi.
Il piano riesce e, con la minaccia delle streghe inglesi debellata in quanto lo staff dell'hotel le elimina tutte credendole dei ratti, il ragazzo - consapevole che come topo gli rimangono pochi anni di vita, al massimo nove - insieme alla nonna decide di andare in giro per il mondo per eliminare tutte le altre streghe.
Tale libro diviene pochi anni dopo oggetto di un adattamento cinematografico.


L'opera di Roald Dahl viene opzionata nell'anno stesso della sua pubblicazione da Jim Henson e dalla Lorimar Film Entertainment. Il creatore del Muppet Show vede nel libro di Dahl uno strumento perfetto per creare dei trucchi speciali delle streghe e le animazioni dei topi.
La regia viene affidata a Nicolas Roeg, che affida la sceneggiatura a un suo fedele collaboratore, Allan Scott.
Roald Dahl, dopo che ogni suo suggerimento di casting per Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato (Willy Wonka & the Chocolate Factory) è stato rifiutato, non ha più voluto dare consigli in merito. Tuttavia, quando viene a sapere che per la parte della Strega Suprema è stata selezionata Anjelica Huston, ne rimane colpito in maniera favorevole avendo immaginato per questo ruolo proprio lei.
L'attrice accetta la parte dopo un'iniziale esitazione, in quanto consapevole che - per poter divenire la Strega Suprema - dovrà sottoporsi a lunghe ed estenuanti ore di trucco.
Le riprese si tengono in Norvegia e in Inghilterra, nel Berkshire, nella primavera del 1988. L'hotel utilizzato è l'Headland Hotel di Newquay, in Cornovaglia.
La predizione di Anjelica Huston diviene concreta e facile realtà. Quando deve sottoporsi alle procedure di trucco per renderla la Strega Suprema, tale processo dura circa sei/sette ore e, al termine delle riprese, occorrono altre cinque ore per levare il trucco. Questo senza contare che occorre un'ora circa per applicarle le protesi delle unghie alle mani e un'altra ora per toglierle.
Anche se le scene in cui deve apparire col look da strega non sono tante e prendono poco più di un paio di settimane, la cosa si rivela estenuante per l'attrice per via delle esigenze quotidiane quali l'andare in bagno.
Per la scena del raduno delle streghe, poiché non si riescono a trovare molte donne disposte a farsi radere la testa e sottoporsi alle ore di trucco come la scena richiede, si decide di inserire alcuni uomini vestiti con abiti femminili e con in testa delle parrucche posticce.
Vengono utilizzati tre differenti tipi di pupazzi che riproducono dei topi, ognuno di diversa grandezza a seconda del tipo di ripresa necessaria. Quello più grande ha le dimensioni circa di un cane e può essere controllato con una mano per poterne manovrare le mosse, ma è quello che si cerca di utilizzare in meno essendo il più difficile da spostare.
Nel ruolo secondario di Mr. Stringer, proprietario dell'hotel, vi è Rowan Atkinson. Costui crea un involontario disastro quando, andando a dormire, si dimentica di chiudere il rubinetto del bagno. Essendo la sua stanza posizionata sopra quella della produzione, quando l'acqua fuoriesce dalla vasca e filtra nel pavimento, va a rovesciarsi anche su parte dell'attrezzatura, rovinandola.
Un primo montaggio del film subisce dei tagli a causa di un impensabile soggetto, ovvero il figlio di Nicolas Roeg, Statten. Costui infatti, vedendo una versione preliminare della pellicola, rimane spaventato da alcune sue scene e corre a nascondersi dietro la televisione. Il regista allora decide di eliminare queste scene, visto che il film vuole rivolgersi anche a un pubblico di bambini. 
Si crea una frattura tra Roald Dahl, Nicolas Roeg e Jim Henson quando si tratta di scegliere il finale. Roeg ed Henson, infatti, sono convinti sia troppo cupo e ne vorrebbero uno più lieto, mentre Dahl ribatte che il suo finale è appunto lieto, in quanto il ragazzo è felice di essere un topo.
Un collaboratore di Henson, Bernie Brillstein, suggerisce allora di girare entrambi gli epiloghi e di far decidere quello più adatto a un gruppo terzo di persone. Questo viene fatto, ma prima per correttezza i due finali vengono mostrati a Dahl.
Quello più aderente al suo libro è quello che più lo soddisfa, fino a farlo commuovere. Non altrettanto può dirsi del secondo epilogo, tanto che quando termina la visione lo scrittore afferma che, se sarà scelto questo finale, vuole che il suo nome non sia associato al film. E ovviamente il pubblico dell'anteprima sceglie come finale quello più lieto, dove il ragazzo ritorna umano.
Roald Dahl è dunque pronto a reiterare la sua richiesta di non veder associato il suo nome al film, nonché di avanzare la proposta di cambiare il titolo. Jim Henson gli invia una lettera di scuse, lodando la sua opera, e gli animi dello scrittore si placano, pur continuando a disprezzare il finale scelto.
L'uscita originaria del film è programmata per il 1989, ma su di essa si abbatte la peggiore scure che possa esservi. La Lorimar Film Entertainment, la società di produzione, dichiara infatti bancarotta e chiude i battenti nel 1988.
Per fortuna, la pellicola diretta da Nicolas Roeg viene rilevata dalla Warner Bros., che però la tiene nei propri archivi per circa un anno, prima di metterla in programmazione.
Chi Ha Paura delle Streghe? (The Witches) viene distribuito dapprima nei cinema inglesi a partire dal 25 maggio 1990. Nei cinema americani approda invece il 24 agosto di quello stesso anno. A fronte di un budget di undici milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale circa 15 milioni di dollari.
Jim Henson non è lì a testimoniare la cosa, in quanto muore il 16 maggio 1990 a causa di una polmonite batterica. Questo film è dunque l'ultimo da lui prodotto e supervisionato.
Pochi mesi dopo, il 23 novembre 1990, muore anche l'autore del libro, Roald Dahl. Lo scrittore, che ha vissuto sulla sua pelle alcune scelte cinematografiche a lui non gradite, nelle sue disposizioni testamentarie lascia anche precise indicazioni per futuri, eventuali adattamenti di altre sue opere.
E così trent'anni dopo un nuovo, più fedele adattamento de Le Streghe esce... ma questa è un'altra storia.

sabato 17 dicembre 2022

A scuola di cinema: Grizzly, l'Orso che Uccide (1976)

1975: Nelle sale cinematografiche americane viene programmato Lo Squalo (Jaws), diretto da Steven Spielberg, che si rivela un grande successo internazionale, nonostante le numerose difficoltà incontrate durante la sua produzione.
È il film che, insieme al primo capitolo della saga di Star Wars di George Lucas, rende popolare il termine blockbuster. E introduce inoltre un particolare sottogenere cinematografico, oggi poco o per nulla utilizzato per ovvi motivi, che è quello dell'animale selvaggio che inizia ad attaccare gli esseri umani.
Non occorre aspettare molto tempo prima che dei cloni di questo film vengano prodotti.


Il produttore Harvey Flaxman concepisce l'idea di un grizzly assassino quando, durante un camping in famiglia fatto in giovane età, incontra un orso selvatico, pur senza ricavarne eccessivi problemi.
Ne discute anni dopo col suo amico David Sheldon, il quale la ritiene una buona idea per sviluppare un clone de Lo Squalo (sostanzialmente, la stessa trama, ma con un orso al posto dello squalo e ambientata in un parco invece che in una località costiera) e così i due scrivono la sceneggiatura.
Il trattamento giunge nelle mani del regista William Girdler, il quale si dichiara pronto a investire soldi nel film, purché gli venga garantita la possibilità di dirigerlo. Né Harvey Flaxman né David Sheldon avanzano obiezioni al riguardo.
William Girdler riesce ad assicurarsi in pochi giorni gli scarsi, ma necessari finanziamenti per la pellicola da Edward Montoro della Film Ventures International. Anche la Warner Bros. è interessata, ma giunge troppo tardi con la sua proposta.
Quando scopre che il produttore è Edward Montoro, col quale ha il dente avvelenato a causa di un'azione giudiziaria per il fatto di aver importato negli Stati Uniti Chi Sei? ritenuto un clone de L'Esorcista (The Exorcist), gli esecutivi si dichiarano disponibili a raddoppiare il budget, ma non c'è più nulla che si possa fare.
In un'era senza computer ed effetti digitali, il compito più difficile si rivela trovare il protagonista del titolo. La ricerca si conclude infine presso un ranch della città di Sequim, dove è rinchiuso all'interno di un recinto elettrico Teddy, il quale in realtà non è un grizzly, bensì un orso Kodiak ed ha un ammaestratore accanto a sé.
Quando si alza in piedi, Teddy può giungere a un'altezza di quasi tre metri e mezzo, uno degli orsi in cattività più alti al tempo conosciuti, forse anche il più alto.
Le riprese si svolgono in Georgia, nella località di Clayton, tra novembre e dicembre del 1975. Considerato il budget risicato, molti abitanti del luogo compaiono come comparse o recitano in piccoli ruoli. Nella parte secondaria di un reporter vi è anche il produttore Harvey Flaxman.
Per le riprese che lo riguardano, Teddy viene posizionato all'interno di una replica del recinto elettrico, sotto forma di un filo verde, che l'orso scambia per il suo recinto. A scanso di possibili incidenti, comunque, l'ammaestratore e la produzione esortano gli attori, la troupe e gli inevitabili curiosi a stare sempre ben lontani dall'orso e distanti dal filo.
Per le scene in cui l'orso attacca gli umani, invece, si utilizzano dei più pratici stuntmen che indossano un costume d'orso.
Il suono del ruggito dell'orso viene aggiunto in fase di post-produzione. Per convincere Teddy ad aprire la bocca e simulare dunque che stia ruggendo, il suo ammaestratore posiziona - fuori dall'inquadratura - del cibo verso cui lui si protende spalancando la bocca.
Grizzly, l'Orso che Uccide (Grizzly) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 12 maggio 1976. A fronte di un budget di 750.000 dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 39 milioni di dollari. La locandina del film viene realizzata nientemeno che da Neal Adams.
Un successo senza precedenti per quella che resta comunque una piccola produzione. Un successo che Edward Montoro, tuttavia, non intende condividere con nessuno, nemmeno a livello finanziario, tanto che tiene tutti i profitti per sé e non divide i ricavi della pellicola né col regista William Girdler, né con gli sceneggiatori e produttori Harvey Flaxman e David Sheldon, né con gli attori coinvolti.
Inevitabile che una cosa simile giunga alla fine in tribunale. Edward Montoro viene citato in giudizio praticamente da tutti gli interessati nella vicenda e infine condannato da un tribunale di Los Angeles a risarcire i querelanti.
Un brutto colpo per il produttore, il quale poco tempo dopo - pur avendo prodotto altri film di successo o importato altri film esteri negli Stati Uniti, tra cui gli ultimi diretti da Mario Bava - subisce numerosi rovesci di fortuna per via di altre cause giudiziarie, il flop del film del 1984 Mutant e una procedura di divorzio che garantisce alla moglie Joan metà dei suoi profitti.
Infine, come ciliegina sulla torta, Edward Montoro viene ricoverato per alcuni mesi presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles a causa di una grave malattia.
Una volta dimesso dall'ospedale, con la Film Ventures International ormai sull'orlo della bancarotta e decine di creditori pronti a esigere quanto loro dovuto, Edward Montoro trafuga una notevole somma di denaro dai conti bancari della sua società (non meno di un milione di dollari) e scompare nel nulla. Se avete mai sentito la leggenda della persona scappata con la cassa, ecco, nel caso di Edward Montoro è divenuta realtà.
Non passa molto tempo prima che sulla Film Ventures International venga aperta una procedura fallimentare che porta alla sua chiusura nel 1985. Di Edward Montoro l'ultima notizia, peraltro non accertata in maniera definitiva, lo vede fuggire verso il Messico o il Sud America nel 1987, ma da quel momento in poi di lui non si hanno più notizie e, alla data odierna, non si sa che fine abbia fatto e dove e quando (o se) sia deceduto.
David Sheldon non si fa abbattere da quanto accaduto e nel 1983 scrive la sceneggiatura del sequel di Grizzly, il quale viene prodotto tramite capitali ungheresi e vede l'esordio di Charlie Sheen e George Clooney. O meglio, dovrebbe vedere, poiché a causa di una serie di eventi il film non esce che nel 2020... ma questa è un'altra storia.

venerdì 16 dicembre 2022

Netflix Original 94: Dolci Scelte


Non riusciamo proprio ad allontanarci dai licei americani, oggetto di svariate pellicole di cui abbiamo parlato anche di recente, come nel caso di Dude e Time Is Up. Stavolta il focus è su un argomento in cui ci si può ritrovare anche in Italia: i gruppi di studio e di dibattito, volti ad accumulare crediti formativi per l'accesso all'università.
Ma oltre a questo vi è altro in Dolci Scelte (Candy Jar), diretto da Ben Shelton, scritto da Chad Klitzman e distribuito su Netflix a partire dal 27 aprile 2018.
Lona Skinner (Sami Gayle) e Bennett Russell (Jacob Latimore) sono due studenti liceali, e componenti principali del gruppo di dibattito scolastico, che sono in eterna competizione tra loro, così come lo sono le loro madri, oltre a essere divisi da alcune differenze sociali, visto che Bennett appartiene a una famiglia benestante che può contare su delle influenti raccomandazioni.
I due ragazzi devono tuttavia provare ad appianare le loro divergenze per poter essere ammessi alle università di Harvard e Yale, il loro sogno più grande, ma non sarà facile mettersi alle spalle anni di discussioni e risentimento. E forse... potrebbe nascere qualcosa tra di loro.
Più che una storia di amore e rispetto che nasce nella differenza razziale  - non viene mai sottolineata questa cosa, in quanto non necessaria nel contesto della trama - essa nasce invece nella distanza che sussiste in origine tra i due ragazzi. Una distanza che presenta, tuttavia, alcuni punti di contatto.
Lona Skinner viene infatti da un quartiere borghese, non si veste in maniera elegante e non si trucca. Bennett Russell, invece, proviene dai quartieri alti, ha un ampio guardaroba composto da vestiti costosi e non ha problemi economici di sorta.
Entrambi, tuttavia, sono orfani (di padre la ragazza, di entrambi i genitori lui) e hanno un sogno comune... o almeno così appare ai loro occhi: entrare in una prestigiosa università e realizzarsi così come persona. Il viaggio interiore che intraprendono a seguito di un evento drammatico che li toccherà entrambi, però, li costringerà a mettere in dubbio questa loro convinzione.
A un'età in cui si può ancora non essere del tutto maturi e conoscere la realtà (soprattutto quando, nel caso dei due protagonisti, sono stati protetti dalle loro rispettive madri in buona fede), affacciarsi al mondo può risultare traumatico. E così acquisire una propria identità. Pur nella solitudine dei due ragazzi, orgogliosi di essere tali, ovvero soli e lontani dagli altri.
Anche se ovviamente le interpretazioni sono sul livello della sufficienza e c'è qualche momento comedy un po' imbarazzante e fuori posto, non è un film così impalpabile o insignificante come i due sopra citati. Il liceo americano non è necessariamente un luogo magico, di aggregazione e amicizia, ma deve essere un luogo formativo, che definisce ciò che sei e che sarai. Nel bene e nel male.

giovedì 15 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: La Città


La vita, si sa, è fatta di scelte che vengono prese su base giornaliera. Scelte che a volte cambiano appunto quella vita. E talvolta basta davvero poco: un ritardo di cinque minuti sulla tabella di marcia, l'entrare in un bar diverso dal solito o prendere una strada che non conosciamo possono portare a meravigliose o spiacevoli conseguenze.
Come accade al protagonista di La Città (Ciudad), saga in dodici parti pubblicata in origine nel 1982, scritta da Ricardo Barreiro e disegnata da Juan Giménez.
Jean, un ragazzo parigino che lavora nel campo della grafica, dopo aver litigato una sera con la sua fidanzata si incammina verso casa prendendo una strada diversa dal solito. A casa non ci arriverà mai, in quanto finisce nel quartiere di un'immensa città a lui sconosciuta e viene subito attaccato da uomini armati.
A intervenire in suo soccorso è Karen, una ragazza rimasta anche lei bloccata, seppur da più tempo, in questa insolito ambiente. I due insieme esploreranno i vari angoli della Città, affrontando svariati pericoli e cercando di trovare una via d'uscita, se davvero essa esiste.
Questa storia da un lato rappresenta la metafora di quella che era la situazione dell'epoca. Un lungo effetto del dopoguerra e del boom economico che toccò alcuni paesi fu l'esodo dalle campagne da parte di molte persone per trasferirsi in pianta stabile o permanente in agglomerati urbani sempre più grandi. Il concetto di metropoli, prima appannaggio di sole poche città e termine ancora futuristico prima della Seconda Guerra Mondiale (si veda ad esempio il film di Fritz Lang), era ormai divenuto realtà.
Ma tale realtà aveva generato nuove situazioni, nuovi potenziali pericoli. Barreiro estremizza tali situazioni (quali la sempre più crescente presenza della tecnologia nelle attività quotidiane, lo sfoltimento dei paesaggi naturali, le derive religiose estremiste) sotto forma di una lieve satira rispetto a questi scenari che l'espansionismo delle grandi città ha generato.
Ma più di tutto l'opera è una grande allegoria delle storie d'avventura, sotto qualsiasi forma vengano presentate (romanzi, film, fumetti). Le varie zone della Città sono altrettanti frammenti di immaginazione concepiti dagli scrittori nei secoli, in cui le loro creazioni si ritrovano - spesso anche in maniera improvvisa, da una pagina all'altra - per vivere in maniera continua delle storie. Una rottura della quarta parete che anticipa di molto soluzioni simili adottate in un secondo momento da Grant Morrison o John Byrne.
Storie che non hanno mai davvero una fine. Laddove finisce un racconto, se ne può iniziare subito un altro o si può passare ad altre storie. Ad altre avventure e personaggi. In un ciclo in apparenza infinito, lungo come un'esistenza umana.
A tal proposito è dunque altamente simbolico che a spiegare infine la vera natura della Città sia il più celebre personaggio di un fumetto argentino, colui che più di ogni altro rappresenta l'incarnazione stessa dell'avventura. La Storia fatta persona.

mercoledì 14 dicembre 2022

Netflix Original 93: Matrimonio a Long Island


Dopo Spencer Tracy che vede andare in sposa sua figlia Elizabeth Taylor, come non pensare che Adam Sandler non possa seguirne le... Sorvoliamo.
Torna l'attore comico che nei suoi film urla spesso e volentieri nella pellicola Matrimonio a Long Island (The Week Of), diretto da Robert Smigel, scritto da Adam Sandler e Robert Smigel e distribuito su Netflix a partire dal 27 aprile 2018.
Kenny Lustig (Adam Sandler), imprenditore edile, deve affrontare l'ultima settimana prima del matrimonio di sua figlia e portare a termine i numerosi preparativi. Il marito di lei è figlio di un importante chirurgo, Kirby Cortice (Chris Rock).
Mentre la casa dell'uomo si riempie di svariati ospiti, sia desiderati che non, nuove complicazioni si frappongono tra Kenny Lustig e la felicità sua e di sua figlia, incluso il rapporto non semplice col futuro genero.
Appare subito chiaro come la trama di fondo, il matrimonio e i suoi preparativi, rappresentino unicamente una buona scusa - una sorta di MacGuffin ben visibile, per dirla così, non sapremo mai ad esempio come i due futuri coniugi si siano conosciuti e innamorati - per consentire ad Adam Sandler e i suoi pard, tra cui il semionnipresente Steve Buscemi, di mettere in scena svariate situazioni comiche basate perlopiù sugli equivoci e su quelle battute a volte sopra le righe tanto care all'attore.
Battute che non si preoccupano di essere in taluni casi poco politically correct. Vi sono infatti alcune scenette comiche e surreali basate sulla disabilità fisica, il maltrattamento di animali e le malattie mentali.
Tutto il consueto repertorio di questo tipo di film (Adam Sandler che urla, battute sulla cacca e a sfondo sessuale, gente non proprio in possesso di tutte le necessarie facoltà mentali) è dunque presente, sta alla vostra sensibilità farvele piacere o meno. Per quanto mi riguarda, quando sono troppo caricate e ripetute smetto di sorridere abbastanza rapidamente.
Seppur indicato come coprotagonista, a Chris Rock non viene riservato molto spazio, talvolta scompare dalla scena per svariati minuti. Risulta più che altro un comprimario e davvero poche sono le sue interazioni di rilievo col collega. È Adam Sandler, anche produttore della pellicola, a dominare sulla scena.
Il messaggio prevedibile di fondo è che non ha importanza il conto in banca o la posizione sociale (la famiglia di Sandler è del ceto medio e vive in una casetta ordinaria di periferia, quella di Chris Rock invece è benestante e risiede in una lussuosa villa) quando si tratta dell'amore di un padre verso la propria famiglia o o i propri figli che riuscirà a superare ogni tipo di difficoltà.
Verso la fine, Adam Sandler si ritaglia un paio di scene con un sottotesto lievemente drammatico, genere verso cui - per quanto appaia incredibile - risulta portato, ma alla fine è più forte di lui, ricade subito in quella comicità di medio/bassa lega. Dopotutto è per questo che il pubblico lo ha apprezzato sin dal principio ed è questo che il suo pubblico principale di riferimento vuole vedere.

martedì 13 dicembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Super-Villain Team-Up - M.O.D.O.K.'s 11


Super-Villain Team-Up era una testata, pubblicata negli anni '70 del ventesimo secolo, che come proclama il titolo era incentrata sulle alleanze tra supercriminali, in particolar modo tra il Dr. Destino e Namor, con l'accento dove volete.
Passano gli anni e i decenni, ma infine questo (glorioso?) titolo gode del suo revival nel 2007, grazie alla miniserie di cinque numeri Super-Villain Team-Up: Modok's 11, scritta da Fred Van Lente e disegnata da Francis Portela.
M.O.D.O.K. raduna attorno a sé dei supercriminali dalle varie capacità: Puma, Nightshade, la Macchia, il Camaleonte, Mentallo, Rocket Racer, Armadillo e il Laser Vivente. Il loro compito, dietro una generosa ricompensa, è quello di recuperare un potente artefatto di natura extradimensionale capace di riscrivere la realtà.
Tuttavia, anche Monica Rappaccini - ex amante di George Tarleton - è sulle tracce dello stesso artefatto e ha una talpa all'interno della banda di M.O.D.O.K. E altri nascondono segreti e non sono ciò che sembrano.
Quale sia il film che ha ispirato questa miniserie mi sembra abbastanza evidente, ma nel caso... il riferimento è Ocean's 11 (il remake con George Clooney, non l'originale con Frank Sinatra). Anche in questo caso vi è una rapina da compiere in apparenza impossibile e per la cui realizzazione occorrono persone dalle diverse capacità. E anche in questo caso c'è chi detiene dei segreti e chi sembra lavorare per una parte, ma all'improvviso si scopre che non è così, e vi sono improvvisi cambiamenti di fronte.
È principalmente dai tempi di Thunderbolts che i supercriminali vengono analizzati in maniera molto più approfondita oltre ai loro piani criminali e ai loro piccoli desideri di vendetta. Non viviamo più dunque i tempi dove Namor e Destino non facevano altro che litigare tra loro per poi unirsi per combattere una minaccia comune.
Sfruttando il McGuffin dell'oggetto da rubare, e di cui perciò non è così importante capire come funzioni, lo sceneggiatore ne approfitta per indagare sulle personalità di alcune delle cosiddette seconde linee della Marvel e sulle motivazioni che li spingono ad agire. Sia quelli per cui il crimine è uno stile di vita come Mentallo, sia coloro che si dedicano al crimine per necessità o cause avverse, come Puma o Rocket Racer.
Tutto abbastanza nella norma, qualche scivolone in "non sono cattiva, è che mi disegnano così", ma alquanto divertente e che sfrutta in maniera intelligente la continuity Marvel. E che non tratta M.O.D.O.K. in maniera parodistica, anzi, fa pienamente capire la malvagità dell'Organismo Mentale Progettato per Uccidere.

lunedì 12 dicembre 2022

Prime Video Original 41: Time Is Up


Vi ricorderete certo di quei teen drama (sia film che soprattutto prodotti televisivi) che dominavano negli anni '90 del ventesimo secolo, con relazioni amorose vissute sull'orlo di una crisi di nervi e problematiche ingigantite per ragioni narrative fino a divenire quasi surreali.
Tali drama o presunti tali si sono moltiplicati e conquistati la loro nutrita schiera di fan prima che supereroi, personaggi fantasy e anime avessero la meglio. Ma loro echi si ritrovano in Time Is Up, film diretto da Elisa Amoruso, scritto da Elisa Amoruso, Marco Belardi, Patrizia Fiorellini e Lorenzo Ura e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 3 gennaio 2022.
Vivien (Bella Thorne), una studentessa di fisica inquadrata e con una vita agiata e in apparenza perfetta, è fidanzata col campione di nuoto Steve (Sebastiano Pigazzi). Nella squadra universitaria, tuttavia, milita anche Roy (Benjamin Mascolo), un orfano di madre che vive in un camper insieme a suo padre e sua sorella.
Durante un viaggio a Roma, Vivien e Roy avranno modo di conoscersi meglio, ma il destino e un'inaspettata tragedia sono in agguato.
Un cast di comprimari in buona parte italiano, un team di produzione italiano e l'ambientazione romana fanno ben capire come questa sia una produzione italoamericana. Che tuttavia ha voluto tentare un approccio abbastanza americano rispetto alla trama portante (i protagonisti infatti sono americani o figli di immigrati ma nati comunque negli Stati Uniti), viste le notevoli differenze tra le due società.
Sembra proprio di essere tornati a un paio di decenni fa: i giovani di questo film utilizzano pochissimo i cellulari, non vi è quasi traccia di social network, sono amanti dello studio e dello sport (AH!) e hanno il consueto rapporto conflittuale coi propri genitori. In tale contesto la storia "lei ama lui, ma poi ama anche un altro" ci può anche stare.
La resa, ahimè, non rende. Mi dispiace doverlo dire, perché di sicuro si saranno impegnati al massimo delle loro capacità, ma tutti i protagonisti hanno un'unica espressione facciale, i maschi soprattutto... Bella Thorne arriva a una e mezza nel climax finale. Molto triste quando devono essere arrabbiati e si deve benissimo in volto che non lo sono (bravi i doppiatori italiani, in tal senso). La scusa della giovane età non regge, altri attori a venti/venticinque anni e non necessariamente di grido si sono dimostrati più efficaci.
La storia in sé ci prova a essere drammatica, ma non vi riesce. Vi è la descrizione di un rapporto omosessuale che vorrebbe essere inclusivo, ma risulta imbarazzante. Poi veramente i due protagonisti si fanno troppi problemi per un nulla! Non sono più un adolescente da tempo, ma se tutti i rapporti amorosi venissero vissuti come in questo film gli adolescenti di oggi sarebbero rovinati. Non siamo più negli anni' 90 del secolo scorso.
A conclusione, ma questo è comprensibile in quanto serve ad attirare un certo tipo di pubblico, molte delle inquadrature sono volte a evidenziare i fisici dei protagonisti, mostrandoli più volte in intimo (Bella Thorne) o col costume (i maschi). Inquadrature ininfluenti nel contesto della storia narrata.
Alquanto improbabile che vi possa essere un sequel di questo film... o forse no?

domenica 11 dicembre 2022

A scuola di cinema: Assassinio sul Nilo (1978)

1937: Viene pubblicato il libro Assassinio sul Nilo (Death on the Nile), scritto da Agatha Christie.
L'opera, che venne d'ispirazione alla scrittrice nel corso di un suo viaggio in Egitto compiuto in quello stesso anno, narra di una nuova indagine del detective belga Hercule Poirot, il quale, mentre si trova in vacanza appunto in Egitto, viene avvicinato dall'ereditiera Linnet Doyle che gli affida l'incarico di liberarla dalle persecuzioni di Jacqueline de Bellefort, ex compagna di Simon Doyle nonché attuale marito di Linnet Doyle.
Tutti e quattro, insieme ad altre persone coinvolte a diverso titolo nella vicenda, si ritrovano a bordo del piroscafo Karnak che percorre il fiume Nilo. Una sera, a seguito di un violento alterco, Jacqueline de Bellefort ferisce Simon Doyle a una gamba con una pistola e, il mattino successivo, Linnet Doyle viene ritrovata morta nella sua cabina, uccisa da un proiettile sparato dalla medesima arma.
Con Jacqueline de Bellefort subito scagionata, in quanto in stato di shock e sotto sedativi, per Hercule Poirot si presenta un nuovo, apparentemente inspiegabile enigma che potrà risolvere solo grazie all'uso delle sue preziose celluline grigie.
Anche quest'opera di Agatha Christie non manca di divenire oggetto di un adattamento cinematografico.


Dopo il grande successo di Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express), la EMI Films intende mettere in produzione un sequel delle avventure di Hercule Poirot. Opziona così due opere di Agatha Christie, Assassinio sul Nilo, appunto, e Delitto Sotto il Sole (Evil Under the Sun), con l'intenzione di produrne entrambi gli adattamenti in breve tempo e con entrambe le sceneggiature scritte da Anthony Shaffer.
Tuttavia, con ogni probabilità per ragioni di budget, viene dato il via libera solo al primo adattamento, la cui regia viene affidata a John Guillermin.
Essendo la pellicola considerata un diretto proseguimento di Assassinio sull'Orient Express, viene contattato Albert Finney perché riprenda il ruolo di Hercule Poirot.
L'attore, tuttavia, non ha molto gradito le lunghe e ripetute sessioni di make-up necessarie per trasformarlo nel detective belga, un trucco che diveniva quasi soffocante quando si trattava di recitare nelle carrozze chiuse del treno.
L'idea di dover ripetere questo stesso processo, oltretutto in un paese quale l'Egitto dove vi sono temperature molto alte, è più che sufficiente a farlo desistere e rifiutare la proposta. In sua sostituzione, viene scelto Peter Ustinov: è la prima e non ultima volta in cui interpreta questo personaggio.
Come accaduto per il film precedente, l'attore protagonista viene circondato da altre star dell'epoca, sia di nazionalità inglese che americana. Tra costoro vi sono Mia FarrowDavid NivenAngela Lansbury.
Le riprese si tengono nella seconda metà del 1977 in Inghilterra e in Egitto, nelle località di Aswan, Abu Simbel, Luxor, Il Cairo e Giza. Durante le sette settimane di lavorazione in questa nazione, le autorità egiziane si rivelano molto collaborative con la produzione, in quanto i loro esponenti sono dei grandi appassionati dei romanzi di Agatha Christie.
Il battello a vapore SS Memnon viene utilizzato per le riprese sul fiume Nilo, che durano circa quattro settimane. Prima di questo è una nave dismessa in disuso da alcuni anni. Si capisce subito che non si possono effettuare le riprese con il motore della nave acceso in quanto questo è troppo rumoroso e copre tutti gli altri suoni, comprese le voci degli attori.
Per ovviare al problema, viene effettuato il maggior numero di riprese a motore spento, ma quando non è proprio possibile non far vedere la nave in movimento, essa viene trascinata da dei rimorchiatori. Inoltre, alcune riprese aggiuntive vengono effettuate presso i Pinewood Studios di Londra, utilizzando una grande cisterna d'acqua e una replica in scala ridotta del mezzo.
Per esigenze di salvaguardia degli attori coinvolti, ogni giorno le procedure di trucco hanno inizio alle quattro di mattina, con le riprese che cominciano due ore dopo, per essere stoppate per qualche ora poco prima di mezzogiorno. Questo poiché le temperature, che arrivano in quel momento a superare anche i 50 gradi, diventano davvero insopportabili.
Un altro insolito problema è che per alcuni componenti della troupe non vengono effettuate le necessarie prenotazioni negli hotel dove si svolgono le riprese, con la conseguenza che devono spostarsi da un albergo all'altro, talvolta anche su base giornaliera. Come se non bastasse, non vi sono telefoni a disposizione da poter utilizzare per chiamare i propri parenti ed amici (siamo ancora ben lontani dall'invenzione dei cellulari).
John Guillermin, alla ricerca di un eccessivo perfezionismo, è noto per il suo focoso temperamento e non manca di farlo notare di tanto in tanto, urlando anche in faccia agli attori quando una ripresa non viene realizzata secondo le sue richieste.
Nel novembre 1977, a riprese ancora in corso, David Niven viene a sapere che sua figlia Kristina è rimasta coinvolta in un grave incidente d'auto in Svizzera ed è in coma. L'attore abbandona dunque la lavorazione per recarsi immediatamente al capezzale di sua figlia, standole sempre accanto oppure pregando in una vicina cappella quando gli viene chiesto dal personale dell'ospedale di andarsene.
Pochi giorni dopo, la ragazza esce per fortuna dal coma e, sebbene il suo recupero non sia immediato e quindi non risulti ancora pienamente guarita, David Niven viene rassicurato a sufficienza dai dottori e ritorna così sul set per completare le riprese del film.
Nel febbraio 1978, infine, Kristina Niven esce dall'ospedale e si riunisce a suo padre, cominciando il suo percorso di riabilitazione.
Assassinio sul Nilo (Death on the Nile) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 29 settembre 1978. A fronte di un budget di 8 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio americano 14 milioni e mezzo di dollari.
Le indagini sul grande schermo di Hercule Poirot continuano dunque a mietere successi, ma per un nuovo film bisogna attendere alcuni anni. Vi è tuttavia un altro personaggio ideato da Agatha Christie per cui la EMI Films intende realizzare un lungometraggio: si tratta di Jane Marple e a interpretarla sarà proprio una delle componenti del cast di questa pellicola, ovvero Angela Lansbury... ma questa è un'altra storia.