mercoledì 29 luglio 2020

A scuola di cinema: Danko (1988)

Nella seconda metà degli anni '80 del ventesimo secolo, le forti tensioni politiche che intercorrono tra le due superpotenze di allora, ovvero gli Stati Uniti d'America (USA) e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) iniziano a scemare in maniera progressiva.
Uno dei principali responsabili di questa svolta è il politico Michail Gorbacëv e il suo processo di rinnovamento noto come Perestrojka.
Attuata a partire dal 1985, la Perestrojka si concretizza in una serie di riforme economiche e sociali che, in maniera lenta ma costante, allontanano il controllo dello Stato dall'economia privata per dare più spazio di manovra alle imprese e aprirsi a un libero mercato. Al contempo, l'URSS modifica il suo atteggiamento nei confronti di altre nazioni con cui aveva avuto grandi contrasti in passato, a partire dagli Stati Uniti d'America.
Come noto, tale processo di rinnovamento non porta infine a conseguenze positive, anzi, tuttavia modifica anche la percezione generale nei confronti di questa nazione. E il cinema ne tiene conto.


Sin dal 1982, il regista Walter Hill e Arnold Schwarzenegger - in principio uno all'insaputa dell'altro - desiderano collaborare insieme su un progetto. L'attore ha infatti molto apprezzato 48 Ore (48 Hrs.), mentre Walter Hill ha osservato da spettatore la carriera in ascesa di Schwarzenegger dopo l'uscita di Conan Il Barbaro (Conan The Barbarian).
Il problema si rivela trovare una storia adatta, poiché Hill non ha intenzione di dirigere film di fantascienza o fantasy e gli riesce difficile inserire Schwarzenegger in un contesto americano, visto il suo marcato accento austriaco.
Con gli sconvolgimenti sulla scena politica che avvengono in Unione Sovietica, Hill concepisce la trama di base per Danko e decide di andarne a discutere con Schwarzenegger. La sfida è, oltre che rendere protagonista e ritrarre un personaggio positivo non americano, far sì che costui rimanga fedele al suo governo e al suo paese fino alla fine e non chieda asilo politico, in precedenza l'unico modo per rendere personaggi di nazionalità russa accettabili agli occhi del pubblico.
Quando parla del film per la prima volta con Schwarzenegger, Hill non ha ancora una sceneggiatura pronta, solo uno scarno soggetto e una scena in cui Danko trova della cocaina in un arto di legno di un criminale, oggi di sicuro poco politicamente corretta. Tale scena è stata scritta da Harry Kleiner per un'altra sceneggiatura da lui mandata poco tempo prima a Hill, ma a cui il regista non era interessato: quella scena, tuttavia, aveva catturato la sua attenzione e aveva pagato in anticipo Kleiner perché venisse impiegata nel film con Schwarzenegger.
L'attore, pur sulla base di queste poche premesse, si dichiara interessato al progetto. Per catturare l'essenza del personaggio che deve interpretare, Hill gli suggerisce di guardare il film Ninotchka con Greta Garbo e imitare i suoi comportamenti. Gli chiede inoltre di diminuire la sua massa muscolare di circa quattro chili e mezzo. Di sua iniziativa, invece, Schwarzenegger studia russo per circa tre mesi. Per questo ruolo, l'attore riceve un compenso di otto milioni di dollari.
Il ruolo dell'altro protagonista del film, Art Ridzik, viene assegnato a Jim Belushi. A lui viene chiesto invece di acquisire circa quattro chili in più. Per prepararsi alla parte, l'attore frequenta per due settimane un distretto di polizia di Chicago e i suoi agenti.
Quando è tempo di iniziare le riprese, Walter Hill non ha ancora una sceneggiatura completa. Oltre a lui e Kleiner, allo script lavora anche Troy Kennedy Martin, che viene accreditato, e altri quattro o cinque sceneggiatori che riscrivono il copione per sostanzialmente tutta la durata delle riprese, sembra anche al minimo della paga e senza alla fine essere accreditati.
Le riprese si svolgono a Chicago, Los Angeles, Ungheria ed Austria (queste due nazioni nel film diventano l'Unione Sovietica). La tragedia colpisce la produzione il giorno 5 febbraio 1988, a Vienna, quando il coordinatore degli stuntmen Bennie Dobbins, mentre sta sistemando sotto un manto di neve alcune tavole di legno in preparazione di una lotta, di modo tale che gli attori non gelino, ha un improvviso attacco di cuore e sviene, morendo sul colpo. Il film viene dedicato alla sua memoria.
Per alcune scene, la produzione ottiene dal governo russo l'autorizzazione a girare nella Piazza Rossa di Mosca, evento all'epoca unico. Negli anni successivi, tuttavia, si sparge la voce che tale autorizzazione non sia stata concessa e dunque la troupe abbia dovuto filmare il tutto in fretta e furia, con solo un paio di uomini a occuparsi delle riprese. Cosa improbabile, poiché la popolarità di Schwarzenegger in Russia in quell'anno è già alle stelle e la sua presenza in un luogo come la Piazza Rossa non sarebbe certo passata inosservata. Con annesso incidente diplomatico, qualora degli americani - con tanto di attore famoso - avessero ripreso qualcosa di non autorizzato su suolo russo e presso un luogo così iconico.
Durante le riprese nella Piazza Rossa, Schwarzenegger viene notato da molte persone, cosa che suscita il suo stupore, visto che non immaginava fosse così famoso anche in questa nazione.
Nella sua versione originaria, il film è ritenuto troppo lungo, cosa che impatta sul ritmo generale, e dunque alcuni spezzoni, in particolare quelli ambientati nella prigione e quelli che vedono protagonista Gina Gershon, vengono giudicati non necessari e tagliati in fase di montaggio finale.
Danko (Red Heat) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 17 giugno 1988. A fronte di un budget che si aggira sui 29 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare solo sul territorio statunitense 35 milioni di dollari.
Grazie agli incassi internazionali, il film si rivela profittevole, ma non ottiene il successo sperato. Un'altra pellicola con protagonista Arnold Schwarzenegger uscita in quello stesso anno e costata di meno, I Gemelli (Twins), arriva a guadagnare invece oltre 200 milioni di dollari.
Per questo motivo, discussioni su un possibile sequel in cui i ruoli sarebbero stati invertiti, con Ridzik a recarsi in Russia alla ricerca di un criminale, vengono troncati sul nascere. Da quel momento in poi, dunque, Schwarzenegger si dedica anche a pellicole che puntano più sull'elemento commedia... ma questa è un'altra storia.

sabato 25 luglio 2020

A scuola di cinema: Sapore di Mare (1983)

L'effetto nostalgia, del "come erano belli i tempi in cui", ha spesso fatto presa nel mondo del cinema, poiché molti spettatori possono per vari motivi identificarvisi e ripensare a un periodo passato ritenuto - a torto o a ragione - più innocente e spensierato.
All'inizio degli anni '80 del ventesimo secolo, l'Italia esce dai cosiddetti anni di piombo, che hanno duramente provato i cittadini e richiesto un tragico tributo di sangue. La società italiana riparte da nuove fondamenta, ma guarda anche a quel passato che non tornerà più, a un'epoca in apparenza più candida e precedente gli anni di piombo.


Nel 1982, i fratelli Carlo Vanzina ed Enrico Vanzina scrivono una sceneggiatura a quattro mani, includendo anche alcuni elementi autobiografici, incentrata su un'estate del 1964, un tempo in cui le ferie al mare (in questo caso, a Forte dei Marmi in Toscana), la villeggiatura, poteva durare un mese e anche più.
Essendo sulla carta un film che si distacca dalle loro recenti produzioni più "slapstick" - all'epoca i due hanno esordito da pochi anni sia nel campo della regia che in quello della sceneggiatura - in principio si fa fatica a trovare una casa di produzione interessata al progetto, fino a quando capita tra le mani di Pio Angeletti e Adriano De Micheli della International Dean Film. I due si dichiarano disposti a finanziare la pellicola, purché ci si mantenga entro un ridotto limite di budget.
Per questo motivo, per i vari personaggi, i due fratelli scelgono attori poco noti, addirittura per alcuni di loro quali Karina Huff o Isabella Ferrari - che Carlo Vanzina aveva notato in precedenza in alcuni show televisivi - è la prima esperienza cinematografica.
Una delle attrici prescelte, Marina Suma, viene accompagnata all'audizione dal suo compagno dell'epoca, Angelo Cannavacciuolo. Anche lui ha poca esperienza in fatto di interpretazioni cinematografiche, ma si aggiudica comunque il provino per il ruolo del fratello del personaggio interpretato da Marina Suma.
Un collaboratore e produttore della International Dean Film è Claudio Bonivento, il quale è anche agente dell'attore Jerry Calà. Quest'ultimo, mentre si trova negli uffici della International Dean Film, legge la sceneggiatura e, intrigato dalle atmosfere degli anni '60, decide di volervi partecipare. Vanzina fa però notare a Calà che, essendo una produzione a basso costo, non ci si potrà permettere di coprire il suo ingaggio. L'attore si dichiara allora disponibile a ridurre il suo cachet, ponendo un'unica condizione: che qualora il film superi gli otto miliardi di lire di incasso, lui ne riceva una parte. I produttori, ritenendo che la pellicola, anche nelle previsioni più ottimistiche, non possa guadagnare più di quattro miliardi di lire e ritenendo una fortuna avere a basso costo un attore di richiamo, accettano questa condizione.
Per il ruolo del fratello del personaggio di Jerry Calà, Carlo Vanzina suggerisce il nome di Christian De Sica, il quale tuttavia non incontra i favori e le simpatie dei produttori. Al tempo l'attore, nonostante l'illustre parentela, non è ancora un beniamino del pubblico e si è poco convinti che un romano possa interpretare in maniera efficace un milanese.
Vanzina insiste molto su di lui fino a essere accontentato, ma al contempo De Sica si trova di fronte la possibilità di un ingaggio da dodici milioni di lire per una parte secondaria ne Il Conte Tacchia, a fronte di un compenso di appena seicentomila lire per il film di Vanzina. Tuttavia, l'attore romano opta per quest'ultima pellicola, convinto che avrà un grande successo.
Anche per avere Virna Lisi, Carlo Vanzina deve imporre questa sua scelta ai produttori. Ma la stessa attrice non è molto convinta di voler partecipare, fino a quando suo figlio Corrado legge la sceneggiatura, esortandola ad accettare la parte.
L'inizio delle riprese è previsto per settembre del 1982, ma già a partire dal mese di giugno Pio Angeletti e Adriano De Micheli iniziano a sottrarsi ad alcuni incontri e non rispondere ad alcune richieste, forse convinti di un possibile flop del progetto.
I fratelli Vanzina iniziano a temere che il film non sarà mai girato, ma in loro aiuto interviene Claudio Bonivento, il quale assicura alla produzione che il budget ridotto previsto per la pellicola non verrà sforato e lui si assicurerà di controllare tutti i costi associati.
Per questo motivo si decide di concentrare il maggior numero di riprese a Fregene - pur essendoci anche dei sopralluoghi presso Forte dei Marmi, la città dove si svolge la storia - e, non essendoci un reparto costumi, Carlo Vanzina in persona deve andare a cercare in alcuni negozi di Roma dei capi di abbigliamento vintage a basso costo da procurare agli attori. Pur essendo una produzione a budget ridotto, o forse proprio per questo motivo, l'atmosfera sul set risulta molto serena tra i vari protagonisti, che rimangono amici per molto tempo anche al termine dei lavori.
A fare da contorno al film, una colonna sonora incentrata sulle canzoni di successo degli anni '60, soprattutto Stessa Spiaggia, Stesso Mare di Piero Focaccia e le canzoni di Edoardo Vianello, che compare anche in un cameo. Curiosamente, invece, non è presente Sapore di Sale di Gino Paoli, in quanto i diritti su questa canzone sono già stati acquisiti da un'altra casa di produzione per realizzarne un film diretto da Neri Parenti, che tuttavia non viene mai girato.
Nonostante i dissidi intercorsi tra la produzione e il regista, quando Adriano De Micheli, durante la visione del primo montaggio del film, guarda la scena conclusiva, si commuove e abbraccia Carlo Vanzina.
Sapore di Mare viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 17 febbraio 1983. La pellicola arriva infine a incassare oltre dieci miliardi di lire, confermando così le previsioni di successo di Jerry Calà e Christian De Sica. Inoltre, Virna Lisi vince in quello stesso anno il David di Donatello e il Nastro d'Argento come miglior attrice non protagonista.
Durante la prima del film vi è uno spettatore interessato, il produttore Aurelio De Laurentiis, che poco dopo contatta i fratelli Vanzina chiedendo loro di realizzare un film ambientato non durante l'estate, ma a dicembre. È la scintilla che dà vita a Vacanze di Natale... ma questa è un'altra storia.

giovedì 23 luglio 2020

A scuola di cinema: The Bourne Supremacy (2004)

1986: Viene pubblicato Doppio Inganno (The Bourne Supremacy), il secondo romanzo della trilogia originaria dedicata a Jason Bourne, scritto da Robert Ludlum, che fa da seguito a Un Nome Senza Volto (The Bourne Identity) del 1980.
Jason Bourne ora ricorda qual è il suo vero nome, David Webb, e ha recuperato, grazie all'aiuto dello psichiatra Morris Panov, buona parte delle memorie del suo passato da spia. In pace, ora insegna filosofia orientale presso un'università del Maine e vive insieme alla sua nuova compagna Marie St. Jacques.
Il passato torna a tormentarlo quando un sicario, che adotta il suo stesso alias di Jason Bourne, inizia a rendersi responsabile di omicidi di stampo politico in Cina, guidato dal fanatico nazionalista Sheng Chou Yang, e Marie viene rapita.
Minacciando un agente governativo, Alexander Conklin, David Webb riesce ad apprendere che Marie si trova prigioniera a Hong Kong e si reca lì. Il tutto è in realtà un elaborato piano di una frangia dei servizi segreti volto a far riemergere la personalità di Jason Bourne, per portarlo a fargli uccidere Sheng Chou Yang.
Dopo aver ritrovato Marie, Webb si allea con un altro agente governativo, Edward McAllister, e riesce ad ammazzare sia Sheng che il Jason Bourne impostore, per poi recarsi alle Hawaii insieme a Marie per trovare pace, ora consapevole che la personalità oscura di Jason Bourne sarà sempre presente accanto a lui.
La trilogia originaria si conclude nel 1990 con Il Ritorno dello Sciacallo (The Bourne Ultimatum) e anche questo seguito diviene oggetto di un adattamento cinematografico.


Robert Ludlum non riesce sfortunatamente a vedere la sua creatura portata sul grande schermo, morendo nel marzo 2001, mentre invece The Bourne Identity viene distribuito nel giugno 2002. 
Una pellicola che ha vissuto una tormentata e quasi disastrosa storia produttiva, tanto che all'epoca della sua uscita tutti, a partire da Matt Damon, sono convinti che sarà un disastro in termini di incasso e non ci sarà quindi alcun seguito - infatti la pellicola non lascia alcun punto in sospeso.
Quando invece, contro ogni previsione, The Bourne Identity si rivela un grande successo, la Universal si rende conto di avere tra le proprie mani un James Bond dal taglio più realistico e mette subito in cantiere un sequel.
Viene tuttavia identificato un capro espiatorio per il disastro produttivo della precedente pellicola, il regista Doug Liman, che viene perciò estromesso dalla regia del sequel, ma a cui viene affidato comunque un ruolo da produttore esecutivo.
Tony Gilroy viene confermato come sceneggiatore, dietro un pagamento di 3 milioni di dollari. L'esitazione iniziale svanisce dopo l'allontanamento di Liman, con cui si era più volte scontrato durante le riprese del primo film. Avendo ormai già deviato molto dal materiale originario, Gilroy può solo prendere alcuni spunti dal romanzo di Robert Ludlum e adattarlo al muovo scenario creato da lui e Liman. Dietro richiesta della Universal, Gilroy fa sì che anche la storia di questo film non lasci punti in sospeso, poiché non è nei piani la produzione di una terza pellicola.
In cerca di un nuovo regista, lo stesso Gilroy suggerisce il nome di un altro professionista proveniente dalle produzioni indipendenti, Paul Greengrass, di cui ha apprezzato un film da lui diretto, Bloody Sunday. Il consiglio viene accettato dal produttore Frank Marshall.
In una prima stesura della sceneggiatura, parte della storia è ambientata in Unione Sovietica - ormai caduta da diversi anni - e il personaggio di Marie, che qui viene uccisa da Kirill e non sopravvive, a differenza del romanzo, diviene vittima di un incidente causato dall'autista di un autobus. Jason Bourne, preda dell'ira, tenta di uccidere l'autista del mezzo, ma viene arrestato e rinchiuso in una prigione indiana. Qui rischia la vita, ma trova anche dei preziosi alleati, prima di riuscire a fuggire e andare alla caccia di Kirill.
Il risultato finale non è del tutto gradito a Greengrass, che richiede dunque una riscrittura. Non venendo accontentato nonostante numerose promesse in tal senso, a poco più di una settimana dall'inizio delle riprese il regista contatta lo sceneggiatore Brian Helgeland perché lo aiuti in tal senso. I due passano quattro interi giorni a riscrivere il copione di Gilroy, mentre il giorno successivo Greengrass ha una lunga riunione coi produttori. Buona parte del materiale scritto da Helgeland viene rigettato, ma Greengrass riesce comunque a far tenere le parti che gli interessano di più. Per questo motivo, Helgeland non viene accreditato come uno degli sceneggiatori ufficiali.
Le riprese iniziano nel mese di novembre 2003, tenendosi in Germania, Russia e India. Durante la scena di un interrogatorio, mal calcolando gli spazi e la sua manovra d'azione, Matt Damon manda davvero KO con un pugno l'attore Tim Griffin, procurandogli anche una microfrattura al setto nasale. Una volta ripresosi, Griffin afferma di essere contento che il tutto sia stato ripreso. La scena, opportunamente montata, rimane nella versione finale.
In origine, la pellicola si conclude con l'uccisione di Kirill e le scuse di Bourne alla figlia di Neski, una delle sue prime vittime, ma molti ritengono che non abbia un impatto adeguato come epilogo. Tuttavia, possibilità di girare altre scene paiono svanire poiché Matt Damon al termine delle riprese è subito coinvolto nella produzione di Ocean's Twelve del suo amico George Clooney.
Sul set l'attore ha un colloquio con lo sceneggiatore George Nolfi e i due, durante una pausa pranzo, concepiscono un nuovo finale - la telefonata di Jason Bourne a Pamela Landy, durante la quale Bourne viene infine a conoscenza del suo vero nome. Anche se quest'unica ripresa aggiuntiva viene a costare duecentomila dollari e mancano appena due settimane all'uscita ufficiale del film, Matt Damon si allontana per un giorno dal set di Ocean's Twelve e si reca a Manhattan, dove la scena viene girata.
The Bourne Supremacy viene distribuito nei cinema americani a partire dal 23 luglio 2004. A fronte di un budget di 75 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 290 milioni di dollari, una somma persino superiore a quella conseguita col primo film.
Le avventure di Jason Bourne non sono ancora finite, c'è un ultimo romanzo che può fungere da ispirazione e sarà proprio la scena finale concepita da Damon e Nolfi la base di partenza... ma questa è un'altra storia.

lunedì 20 luglio 2020

Fabolous Stack of Comics: JLA - Libertà e Giustizia



La Justice League of America è stata ideata da Gardner Fox e Mike Sekowsky nel 1960, tre anni prima degli Avengers della Marvel, pur con tutti i distinguo del caso. Questo gruppo è a sua volta la rielaborazione di una precedente creazione di Gardner Fox, la Justice Society of America, concepita nel lontano 1940.
Se, come tutti i supergruppi che possono vantare una lunga storia editoriale, la formazione della squadra è variata più volte nel corso degli anni, la sua prima formazione rimane indimenticata, quella dei "pezzi da novanta" (o sessanta?) della DC Comics. Superman, Batman, Wonder Woman, Flash, Lanterna Verde, Aquaman, Martian Manhunter.
Una formazione che deve essere rimasta impressa anche nelle menti di Paul Dini e Alex Ross, visto che l'hanno utilizzata per l'one-shot JLA: Liberty and Justice, pubblicato nel novembre 2003.
La storia è ambientata in un qualche imprecisato momento prima di Crisi sulle Terre Infinite, visto che sono presenti Barry Allen e Hal Jordan nelle loro tenute classiche.
La Justice League deve combattere un virus letale di origine aliena che si è diffuso in una nazione africana. Oltre a dover trovare al più presto una cura per salvare migliaia di vite, il gruppo deve anche far fronte alle paure e alle diffidenze dei governi mondiali, che senza pensarci due volte inviano degli armamenti per radere al suolo il villaggio da cui si sta diffondendo il contagio, nonché controbattere all'avidità di molte persone, che approfittano della paura che si sta diffondendo a livello mondiale per compiere atti di rapina e sciacallaggio.
La Justice League poteva davvero rappresentare un osso duro per Alex Ross e Paul Dini e il loro intento - già espresso nelle storie dedicate a Superman e Shazam - di portare questi esseri semidivini a rapportarsi con la loro umanità. Questo perché il supergruppo, vista la potenza dei suoi componenti, non si trova quasi mai a dover far fronte a pericoli comuni, ma combatte quasi sempre minacce capaci di distruggere il mondo.
In tal senso, l'idea del virus alieno, perfettamente funzionale nel contesto della storia che viene raccontata, rappresenta il MacGuffin narrativo che consente questo tipo di approccio, tanto che poi la vera natura di questo virus non viene approfondita più del dovuto.
In un mondo folle, dove uomini sono disposti a uccidere altri uomini senza preoccuparsi delle tragiche conseguenze, gli eroi della Justice League risultano davvero gli esseri più "umani" di questa storia, avendo a cuore gli interessi e il benessere di tutte le persone, a partire da quelle più sfortunate o incapaci di difendersi. E, particolare curioso, non esitano ad usare la forza per difendere queste persone.
Visto che Superman, Batman e Wonder Woman sono già stati analizzati dai due autori in altre loro storie (sì, lo so, quelle di Batman e Wonder Woman devo ancora trattarle su questi schermi), Dini e Ross ne approfittano per concentrarsi in misura maggiore sugli altri eroi di questo gruppo, ma quello che più finisce sotto i riflettori - e non per una mera coincidenza - è Martian Manhunter.
Questo straniero in terra straniera rappresenta per molti lettori il cuore della Justice League, avendone fatto parte fin dal principio e avendone vissuto molte incarnazioni. Il toccante discorso finale che rivolge alle Nazioni Unite è una metafora con cui si chiede a tutti noi di accettare chi si ritiene diverso da sé stessi, senza pregiudizi, e di pensare al bene che chiunque può apportare alla società.
Insomma, l'umanità non è definita dal proprio aspetto, o dai superpoteri, bensì da ciò che ognuno di noi è in grado di dare. Al singolo come alla comunità.

mercoledì 15 luglio 2020

A scuola di cinema: Point Break (1991)

1991: Patrick Swayze è ormai un attore sulla cresta dell'onda, grazie a delle sue memorabili interpretazioni in film di successo quali Dirty Dancing e Ghost. Keanu Reeves, dal canto suo, è un giovane promettente con alle spalle già numerose pellicole interpretate, più che altro commedie, ma anche qualche ruolo drammatico. Kathryn Bigelow, infine, è una regista lanciata verso il successo e che vuole liberarsi dalla definizione di compagna di James Cameron. L'unione di queste tre personalità in apparenza così differenti dà vita quell'anno a un piccolo capolavoro del cinema d'azione.

 
L'idea di Point Break nasce nella seconda metà degli anni '80 del ventesimo secolo nella mente del produttore Rick King mentre, rilassato su una spiaggia californiana, legge un articolo del LA Weekly che parla di una serie di rapine ai danni delle banche, che hanno reso Los Angeles la città più colpita da questo tipo di crimine, e fantastica quindi su un agente FBI che si infiltra in una banda criminale che rapina banche per finanziare una loro passione, il surfing.
King chiede una sceneggiatura su questo soggetto a W. Peter Iliff, offrendogli per questo un compenso di seimila dollari. L'uomo a quel tempo ha un lavoro come cameriere in un ristorante e la paga per il completamento di questa sceneggiatura non gli consente di abbandonarlo. Scrive dunque una storia che intitola Johnny Utah durante la notte, quando non è di turno al ristorante, e alla terza bozza viene accettata.
La sceneggiatura viene acquisita dalla Columbia Pictures, che nel 1986 inizia la fase di pre-produzione. Viene scelto Ridley Scott come regista, mentre si valutano alcuni attori quali Matthew Broderick, Johnny Depp, Charlie Sheen e Willem Dafoe per il ruolo dell'agente FBI Johnny Utah. Questa fase dura circa cinque mesi, durante i quali vengono anche costruiti alcuni set, ma alla fine Ridley Scott decide di ritirarsi dal progetto e tutto cade nell'oblio.
Quattro anni dopo, nel 1990, la sceneggiatura capita tra le mani di James Cameron e Kathryn Bigelow, i quali all'epoca sono sposati. Dopo averla fatta acquisire dalla 20th Century Fox, intervengono su di essa modificando alcuni passaggi e riscrivendo l'epilogo. Il titolo, prendendo a prestito una canzone dei Doors, viene cambiato in Riders on the Storm. I due tuttavia alla fine non vengono accreditati come sceneggiatori ufficiali.
Per il ruolo dell'agente FBI, Johnny Utah, Kathryn Bigelow insiste molto con la produzione per avere Keanu Reeves, convinta che sarebbe un ottimo attore in film d'azione, nonostante la sua totale mancanza di esperienza in tal senso. Viene alla fine accontentata.
Uno degli attori contattati per interpretare Johnny Utah è Patrick Swayze, che però, come legge la sceneggiatura, chiede invece gli sia affidata la parte di Bodhi.
Per prepararsi in maniera adeguata, Reeves, Swayze e l'attrice Lori Petty, circa due mesi prima dell'inizio delle riprese vengono mandati all'isola Kauai, sita nelle Hawaii, e affidati alle cure del surfista Dennis Jarvis, il quale insegna loro come surfare, avendo qualche difficoltà in tal senso con Reeves e Lori Petty, essendo i due del tutto inesperti. Keanu Reeves si appassiona infine a questa disciplina e continua a praticarla anche dopo il termine delle riprese.
Keanu Reeves frequenta inoltre alcuni agenti FBI di Los Angeles per alcune settimane e studia le loro attività sul campo, ricevendo infine qualche consiglio dall'agente speciale William J. Rehder, nessuno dei quali però trova spazio sul grande schermo.
Le riprese iniziano in via ufficiale in California il 9 luglio 1990. Il film ha un secondo e definitivo cambio di titolo in Point Break, che identifica il punto in cui le onde vanno a infrangersi contro il terreno o gli scogli (ci si è infine accorti che i due precedenti titoli non avevano nulla a che vedere col mondo del surf).
Sia Patrick Swayze che Keanu Reeves insistono per girare, sotto la supervisione dello stuntman Glenn R. Wilder, il maggior numero di scene possibili, lasciando alle controfigure solo le scene più pericolose e su cui, come intuibile, l'assicurazione pone il veto. Questo tuttavia non impedisce a Swayze, durante le riprese sulla tavola da surf, di incrinarsi quattro costole.
Swayze, che è un appassionato di paracadutismo come il suo personaggio, cerca di coinvolgere in questa sua passione altri componenti del cast durante le pause lavorative, ma la produzione non vede di buon occhio questa cosa e gli chiede di rinunciare a questo suo hobby fino al termine delle riprese. L'attore acconsente, ma a una condizione: che gli consentano di fare un vero tuffo col paracadute. La richiesta viene accettata e il vero tuffo di Swayze è chiaramente visibile in una delle scene ambientate poco prima dell'epilogo. A dire il vero, però, Swayze ha comunque continuato a praticare questa disciplina durante la lavorazione del film, convincendo anche altri suoi colleghi - in particolare Gary Busey - a partecipare.
Per ricreare invece i tuffi in studio si utilizzano una piccola gru e un braccio telescopico che consentono di inquadrare gli attori, mentre ventilatori giganti dal basso simulano le correnti d'aria.
La scena finale, ambientata in Australia nella finzione, viene girata presso l'Ecola State Park in Oregon. Le riprese si concludono il 24 ottobre 1990.
Point Break - Punto di Rottura viene distribuito nei cinema americani a partire dal 10 luglio 1991. A fronte di un budget di 24 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 85 milioni di dollari.
Visto il successo ottenuto, si pensa di produrre subito un sequel. Il progetto iniziale è di distribuire questo seguito nell'estate del 1993. Viene dunque preparata una sceneggiatura e dato il via libera alla pre-produzione di questa nuova pellicola.
Della trama si sa poco, ma era previsto il ritorno del cast di attori principali e questo nonostante per James Cameron il personaggio di Bodhi alla fine muoia tra le onde. Il progetto, tuttavia, per motivi ignoti viene messo in stand-by, per essere poi cancellato del tutto alcuni anni dopo, con l'aggravamento delle condizioni di salute di Patrick Swayze, che porta infine alla prematura scomparsa dell'attore nel 2009.
Più che un sequel, dunque, alla fine viene nel 2015 prodotto un reboot... ma questa è un'altra storia.

mercoledì 8 luglio 2020

Fabolous Stack of Comics: S.



La memoria può essere una grande arma, oppure la nostra più letale nemica. La memoria può giocarci brutti scherzi, oppure stare al nostro fianco e risollevare il nostro animo nei momenti più cupi.
L'artista Gian Alfonso Pacinotti, alias Gipi, ha utilizzato spesso il tema della memoria unendolo a due altri argomenti comuni a molti di noi, la famiglia e i sentimenti che ci legano ad essa. Come in quest'opera, S., pubblicata nel 2006.
S. è l'iniziale di Sergio, il nome del padre dell'autore. Tre periodi temporali sono presi in considerazione, intrecciandosi tra loro: quello della Seconda Guerra Mondiale, poco prima che S. si sposi ; quello collegato a un ricordo di Gipi insieme al padre in tenera età ; il momento della morte.
Non c'è continuità narrativa, si salta da un periodo temporale all'altro e il tutto sembra quasi accadere in una dimensione onirica, filtrata dagli acquerelli di Gipi, che sembra voglia farci scrutare nella sua mente, mentre sogna i ricordi che gli ha trasferito suo padre o che ha vissuto di persona. Dai bombardamenti nazisti, ad atti di eroismo impensabili, a una domenica e una gita che rischiano di tramutarsi in tragedia, al matrimonio.
Ma la memoria è appunto ingannevole, ogni aspetto della realtà può essere percepito in una determinata maniera, ma non è detto che quello che noi riteniamo certo sia davvero ciò che è accaduto. Ecco dunque differenti versioni di una stessa storia, che cambiano a seconda di chi ce la narra o di come noi riteniamo di averla vissuta.
Tranne la fine. Gipi descrive molto bene il momento del distacco da suo padre: da un iniziale rifiuto inconscio - quando gli arriva la notizia della sua morte sta giocando a un videogioco - passando per il desiderio impossibile di non separarsi mai da lui tenendo accanto a sé le sue ceneri, fino a una totale accettazione. Attimi di vita che purtroppo toccano da vicino molti di noi e che vengono qui descritti con una sensibilità unica.
L'amore di un figlio verso il padre espresso nella maniera più sincera possibile, anche mettendo in dubbio le sue azioni e non rendendolo un santo a tutti i costi. Ma per Gipi, come per quasi tutti noi, la figura paterna rimane indelebile e, insieme a quella materna o a chiunque altro contribuisca alla nostra educazione e alla nostra crescita interiore, diviene parte di noi stessi.

lunedì 6 luglio 2020

A scuola di cinema: La Cosa da un Altro Mondo (1951)

John Wood Campbell Jr. è stato uno degli editor di riviste di fantascienza più celebrati della storia. La sua lunga tenuta come direttore di Astounding Science Fiction, dal 1937 fino alla sua morte nel 1971, durante la quale ha fatto esordire e conoscere al grande pubblico noti autori come Isaac Asimov, Robert Heinlein, Theodore Sturgeon e molti altri, è uno dei capisaldi della cosiddetta Golden Age della fantascienza.
Campbell tuttavia era anche un discreto scrittore. Nell'agosto 1938, proprio su Astounding Science Fiction, con lo pseudonimo di Don A. Stuart, viene pubblicata la sua storia più celebre: Who Goes There?
Questo romanzo breve si svolge in una base di ricerca del Polo Sud, il cui team scientifico scopre sepolta nel ghiaccio un'astronave aliena e, al suo interno, il suo occupante rimasto ibernato. Una volta che si è proceduto allo scongelamento, l'alieno - che è capace di assumere alla perfezione l'aspetto e persino le memorie di ogni essere vivente con cui entra in contatto dopo averlo divorato - inizia a seminare il panico nella base di ricerca, potendo anche contare su facoltà telepatiche.
Non essendo in grado dunque di capire di capire chi sia rimasto umano e chi no, tra i componenti del team scientifico scoppia una totale paranoia, fino a quando non prende il comando il meteorologo McReady. Dopo aver ideato un procedimento che, tramite il prelievo di campioni di sangue e loro esposizione al calore, permette di capire chi è stato sostituito, ogni vestigia dell'entità aliena viene bruciata. Giusto in tempo, perché la Cosa (come è stata definita dagli scienziati) stava per terminare la costruzione di un dispositivo che le avrebbe permesso di invadere il mondo civilizzato, con conseguenze potenzialmente disastrose per l'umanità intera.
Come alcuni avranno già intuito, questa storia viene riadattata per il grande schermo più di quarant'anni dopo, grazie a John Carpenter e al film La Cosa (The Thing). Questa pellicola, in realtà, è tuttavia anche il remake di un precedente adattamento di questo racconto, uscito alcuni anni dopo la sua pubblicazione.


I diritti sulla storia di John Campbell vengono acquisiti qualche anno dopo la sua uscita dalla RKO Pictures, che decide di produrne un adattamento insieme alla Winchester Pictures Corporation di Howard Hawks. La sceneggiatura viene affidata a Charles Lederer, il quale concepisce una prima bozza abbastanza fedele al racconto di Campbell e che prevede una creatura mutaforma, dall'aspetto simile a una pianta, ma ci si rende conto ben presto che le limitazioni di budget non consentiranno un tale sviluppo.
Con successive revisioni da parte di Ben Hecht e Howard Hawks stesso (e sembra anche un piccolo contributo da parte dello scrittore William Faulkner), il risultato finale diviene una sorta di libero adattamento della storia originaria. Oltre agli scienziati, nessuno dei quali riporta il nome dei componenti del team ideato da Campbell, vi sono anche dei militari, l'azione viene trasferita al Polo Nord e ci sono dei personaggi femminili, inevitabilmente assenti nel racconto dello scrittore.
Per il ruolo della "Cosa", viene ingaggiato un attore semi-esordiente all'epoca sotto contratto con la RKO Pictures, specializzato in western: James Arness.
Al truccatore Lee Greenway occorrono ben cinque mesi di prove prima di trovare una soluzione (quella similcreatura di Frankenstein) che vada bene ad Howard Hawks. Nei due mesi che precedono l'inizio delle riprese, James Arness viene portato presso la dimora del regista per le necessarie prove trucco.
Il costo totale per l'ideazione della creatura risulta essere alla fine di quarantamila dollari. Tuttavia, per non svelare il trucco (è proprio il caso di dirlo), si decide di non inquadrare da vicino la Cosa e di farla comparire, oltre che in poche e selezionate scene, in luoghi oscuri o comunque poco illuminati.
Hawks decide di affidare la regia a un suo fedele collaboratore: Christian Nyby. Costui è stato il montatore di alcune celebri pellicole del grande regista quali Acque del Sud (To Have and Have Not), Il Grande Sonno (The Big Sleep) e Il Fiume Rosso (The Red River), ma ora vuole lanciarsi in una nuova carriera come regista. Hawks lo supporta, ma in cambio - del compenso di 50.000 dollari previsto per la regia - ne concede a Nyby poco più di 5.000 tenendo il resto per sé.
Sul set, inoltre, Hawks è presente in maniera continua, oltre che nel suo ruolo di produttore esecutivo, per dare suggerimenti e consigli al suo protetto, ai primi passi e inevitabilmente inesperto di come funzionano certe cose, e per intervenire di persona laddove serva una mano più abile nella direzione.
Sembra comunque ormai storicamente accertato che Hawks non si sia limitato solo a questo e, pur avendo Christian Nyby diretto molte scene, Howard Hawks abbia dato un notevole contributo alla regia di questa pellicola, tanto che alcuni attori si convinceranno negli anni successivi che lui sia stato addirittura l'unico, vero regista.
Hawks chiede consulenza all'aviazione statunitense per una migliore resa di alcune scene, ma ottiene un netto rifiuto, poiché l'esercito non vuole dare il suo supporto a una pellicola che sostiene l'esistenza di forme di vita extraterrestre - qualcosa all'epoca non consentito dalle alte sfere militari.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 3 ottobre 1950, svolgendosi presso il Glacier National Park in Montana e la Ice & Cold Storage Company di Los Angeles, per concludersi il 3 marzo 1951.
La Cosa da un Altro Mondo (The Thing from Another World) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 27 aprile 1951. L'incasso finale, sul territorio statunitense, arriva a essere infine vicino ai due milioni di dollari, un risultato più che buono.
Christian Nyby continuerà successivamente la sua carriera come regista cinematografico, ma dopo qualche anno l'abbandonerà per dedicarsi alla regia di per lui più malleabili e gestibili prodotti televisivi. Qui ritroverà la Cosa, ovvero James Arness, avendo la possibilità di dirigerlo in alcuni episodi della serie western Gunsmoke.
Come noto, questa pellicola diviene modello di ispirazione e di culto per molti futuri registi e nei decenni successivi il racconto di John Campbell verrà riadattato altre volte per il grande schermo. Ma questa... è un'altra storia.

giovedì 2 luglio 2020

A scuola di cinema: Commando (1985)

1985: John Rambo sta per ritornare sul grande schermo, dopo il grande successo della prima pellicola che lo ha visto protagonista. Ma in questo stesso anno, Rambo non è l'unico reduce di guerra pronto a tornare in azione: il 1985 è anche l'anno di John Matrix e questa è la storia di Commando.


Commando nasce da una sceneggiatura del 1984 scritta da Matthew Weisman e Jeph Loeb, concepita con l'intenzione di avere come protagonista - incredibile ma vero - Gene Simmons, il cantante dei Kiss, che però si ritira subito dal progetto. Weisman e Loeb effettuano allora qualche piccola modifica allo script, avendo in mente come interprete principale Nick Nolte, ma anche costui non è interessato.
La storia originale è incentrata su un soldato israeliano, che ha ripudiato la violenza e le armi e si è ritirato a vita privata insieme a sua moglie e sua figlia. Ma quando costoro vengono rapite, l'uomo è costretto a tornare in azione e ai metodi sanguinari del passato. Il tutto in una chiave abbastanza drammatica. Ma la sceneggiatura in questa versione non incontra alcun interesse e vaga nel limbo per qualche mese.
Più o meno nello stesso periodo, Barry Diller, divenuto da poco presidente della 20th Century Fox, è rimasto intrigato dal grande successo che sta ottenendo Arnold Schwarzenegger, i cui film Conan il Barbaro (Conan the Barbarian) e Terminator si sono rivelati campioni d'incassi. Si dichiara dunque disposto a finanziare subito una pellicola che lo veda come protagonista assoluto, purché il budget non sfori i dodici milioni di dollari.
Lo sceneggiatore Steven De Souza spulcia possibili script che possano risultare adatti, fino a incappare nella sceneggiatura di Weisman e Loeb. Ne effettua allora una drastica revisione, per adattare le atmosfere e il personaggio alla possente personalità di Schwarzenegger. Alla fine, in pratica, ne esce fuori un nuovo film di cui rimane solo lo spunto iniziale di Weisman e Loeb. De Souza elimina inoltre il personaggio della moglie del protagonista, ritenendolo con ogni probabilità superfluo.
Conclusa una prima bozza, lo sceneggiatore ha un incontro con Schwarzenegger presso la sua dimora e non ha difficoltà a convincerlo ad accettare la parte, a fronte di un ingaggio di un milione e mezzo di dollari, anche perché l'attore ritiene il ruolo di John Matrix una boccata d'aria fresca, in quanto diverso da quelli in precedenza da lui interpretati... e parla anche un po' di più.
Essendo l'accento austriaco di Schwarzenegger all'epoca ancora molto forte, alcune battute vengono modificate perché questo non risalti. Se da un punto di vista fisico, Schwarzenegger non ha nulla da migliorare, per prepararsi alla parte legge alcune riviste e libri incentrati sui soldati di ventura e dell'esercito.
La regia viene offerta in un primo momento a John McTiernan, che rifiuta, prima che venga assegnata a Mark Lester.
Il ruolo della figlia di Matrix, Jenny, viene affidato ad Alyssa Milano, a quel tempo giovane e promettente attrice di sitcom. Per l'altra protagonista femminile, Cindy, la parte è stata pensata per un'attrice caucasica, ma i primi provini - ai quali partecipano attrici emergenti o sulla via del successo quali ad esempio Sharon Stone e Brigitte Nielsen - non convincono. Quando a un'audizione si presenta Rae Dawn Chong, invece, costei si rivela così convincente col suo fare ironico e sopra le righe che le viene affidato subito il ruolo.
La parte dell'antagonista, Bennett, viene in un primo momento assegnata a Wings Hauser. Tuttavia, Lester non è convinto della scelta e, al primo giorno di riprese, lo allontana dal set. Il ruolo passa dunque a Vernon Wells, che aveva perso il provino proprio a favore di Hauser. Il problema è che gli abiti del personaggio di Bennett sono già stati preparati e Wells è leggermente più muscoloso di Hauser. Non essendoci il tempo di preparare dei nuovi capi di vestiario, Wells deve indossare questi abiti per lui un po' stretti. Schwarzenegger all'inizio non rimane impressionato in maniera favorevole da lui, ma è ben presto costretto a ricredersi e sviluppa un buon rapporto di amicizia con l'attore.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 22 aprile 1985, dipanandosi in varie località della California. Arnold Schwarzenegger non vuole una controfigura, soprattutto perché ritiene che sia impossibile trovare qualcuno della sua stazza. Effettua quindi tutte le scene possibili da solo, coadiuvato da un esperto di arti marziali, Michael Vendrell, e un consulente di tattiche militari. Questo però non impedisce che, durante le riprese, si procuri qualche taglio e a un certo punto si sloghi una spalla.
Essendo ancora periodo scolastico, Alyssa Milano, tra una pausa e l'altra, ne approfitta per fare i compiti. Schwarzenegger la aiuta, risultando particolarmente ferrato in algebra. Anche lei tuttavia incappa in un piccolo infortunio quando l'attore, mal calcolando un movimento, le inciampa addosso incrinandole in maniera lieve una costola.
Nella sceneggiatura, il conflitto finale sull'isola prevede che l'esercito che deve affrontare John Matrix sia composto da circa una dozzina di persone. Mark Lester tuttavia ha assistito a una piccola anticipazione di Rambo 2 - La Vendetta e, notando la strage di comparse compiuta da Sylvester Stallone, intende replicarla su grande scala anche in questa pellicola. Vengono dunque contattati circa 50 stuntmen e alcuni di loro vengono uccisi sullo schermo più di una volta, facendo indossare loro abiti diversi o baffi posticci. 
Per questo motivo il budget, previsto sugli otto milioni, lievita verso l'alto e si decide di cambiare il finale, che prevede un inseguimento in motoscafo e una lotta coi coltelli tra Bennett e Matrix, mentre intorno a loro dei marines sparano loro contro e fanno esplodere delle mine. Ma di esplosioni se ne sono viste fin troppe e dunque il tutto si conclude in un seminterrato. Le riprese terminano il 3 luglio 1985.
Commando viene distribuito nei cinema americani a partire dal 4 ottobre 1985. A fronte di un budget finale di circa 9 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 57 milioni di dollari.
Visto il successo, si pensa di produrre un sequel e Steven De Souza ne scrive una prima bozza di sceneggiatura: in essa, John Matrix, divenuto capo della sicurezza di un edificio, deve di nuovo salvare sua figlia - e Cindy - da dei terroristi barricatisi nello stesso edificio che lui stesso ha reso impenetrabile. Nonostante qualche similitudine, e il fatto che condivida lo stesso sceneggiatore, questa trama non viene poi riciclata per il primo film del ciclo Die Hard (Trappola di Cristallo), essendo quest'ultimo l'adattamento di un romanzo pubblicato nel 1979, e rimane dunque qualcosa di incompiuto.
Quanto al confronto tra Rambo e John Matrix, in termini di incassi è il primo infine a prevalere: è l'inizio di un'amichevole rivalità tra Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger che andrà avanti negli anni seguenti. Ma questa... è un'altra storia.