Guardare dei film ambientati a Natale durante una calda estate è un qualcosa di abbastanza straniante, ai limiti dell'esperienza mistica, mentre vedi la neve (finta) cadere sulle teste dei protagonisti quando fuori invece si fatica a trovare un refolo di vento.
Ma il bello è anche questo: osservare un periodo che arriverà mentre la nostra personale realtà è preda della calura. Suppongo sia anche questa la magia del cinema.
E un pizzico di magia lo si ritrova anche in Il Calendario di Natale (The Holiday Calendar), diretto da Bradley Walsh, scritto da Amyn Kaderali e distribuito su Netflix a partire dal 2 novembre 2018.
Abby Sutton (Kat Graham), un'abile fotografa sottopagata con l'ambizione di aprire un proprio studio, si prepara al periodo lavorativo più frenetico dell'anno, quello natalizio.
Quando riceve però in regalo un calendario dell'avvento appartenuto alla sua defunta nonna, Abby scopre che gli oggetti che si rivelano giorno dopo giorno sono collegati a specifici eventi che vivrà durante quel giorno.
Che questo calendario dell'avvento preveda il futuro? E le stia indicando l'uomo della sua vita, che sembra aver infine trovato?
Come abbiamo già detto in più occasioni, questo tipo di film da un lato vuole essere un prodotto rassicurante: uno spettatore non vuole vedere una pellicola natalizia che lo deprima quando già la sua vita prima, durante e dopo Natale fa abbastanza pena. Se vuole vedere un film di Natale diverso dal solito, può sempre dirottare su Die Hard o Arma Letale.
Da un altro lato deve essere un prodotto che va da A a B senza troppe giravolte o cambi di percorso, qualcosa di immediato che non impegni troppo la mente del suddetto spettatore (sia ben chiaro, in questo non c'è nulla di male). E quindi, la classica storia d'amore tra due persone che si conoscono da tempo e che scoprono di amarsi, dopo alcune inevitabili incomprensioni, è il mezzo più adatto.
Che questo sia l'obiettivo è così evidente e dichiarato che la trama del calendario dell'avvento che si crede preveda il futuro a un certo punto viene tranquillamente messa da parte per non essere sostanzialmente più tirata fuori. Diciamo che è stato il pretesto per avviare la trama principale.
Poiché alla fine, in quell'elogio di retorica che trionfa principalmente a Natale, il film vuole dirci che niente e nessuno possono predire il nostro futuro, siamo noi che lo costruiamo ogni giorno con le nostre scelte. Forse è stata questa l'esperienza mistica vissuta: aver visto questo concentrato di buoni sentimenti e peace & love ed esserne uscito indenne.
Il miracolo di Natale... o meglio, dell'estate torrida.