venerdì 28 luglio 2023

Netflix Original 143: Il Calendario di Natale


Guardare dei film ambientati a Natale durante una calda estate è un qualcosa di abbastanza straniante, ai limiti dell'esperienza mistica, mentre vedi la neve (finta) cadere sulle teste dei protagonisti quando fuori invece si fatica a trovare un refolo di vento.
Ma il bello è anche questo: osservare un periodo che arriverà mentre la nostra personale realtà è preda della calura. Suppongo sia anche questa la magia del cinema.
E un pizzico di magia lo si ritrova anche in Il Calendario di Natale (The Holiday Calendar), diretto da Bradley Walsh, scritto da Amyn Kaderali e distribuito su Netflix a partire dal 2 novembre 2018.
Abby Sutton (Kat Graham), un'abile fotografa sottopagata con l'ambizione di aprire un proprio studio, si prepara al periodo lavorativo più frenetico dell'anno, quello natalizio.
Quando riceve però in regalo un calendario dell'avvento appartenuto alla sua defunta nonna, Abby scopre che gli oggetti che si rivelano giorno dopo giorno sono collegati a specifici eventi che vivrà durante quel giorno.
Che questo calendario dell'avvento preveda il futuro? E le stia indicando l'uomo della sua vita, che sembra aver infine trovato?
Come abbiamo già detto in più occasioni, questo tipo di film da un lato vuole essere un prodotto rassicurante: uno spettatore non vuole vedere una pellicola natalizia che lo deprima quando già la sua vita prima, durante e dopo Natale fa abbastanza pena. Se vuole vedere un film di Natale diverso dal solito, può sempre dirottare su Die Hard o Arma Letale.
Da un altro lato deve essere un prodotto che va da A a B senza troppe giravolte o cambi di percorso, qualcosa di immediato che non impegni troppo la mente del suddetto spettatore (sia ben chiaro, in questo non c'è nulla di male). E quindi, la classica storia d'amore tra due persone che si conoscono da tempo e che scoprono di amarsi, dopo alcune inevitabili incomprensioni, è il mezzo più adatto.
Che questo sia l'obiettivo è così evidente e dichiarato che la trama del calendario dell'avvento che si crede preveda il futuro a un certo punto viene tranquillamente messa da parte per non essere sostanzialmente più tirata fuori. Diciamo che è stato il pretesto per avviare la trama principale.
Poiché alla fine, in quell'elogio di retorica che trionfa principalmente a Natale, il film vuole dirci che niente e nessuno possono predire il nostro futuro, siamo noi che lo costruiamo ogni giorno con le nostre scelte. Forse è stata questa l'esperienza mistica vissuta: aver visto questo concentrato di buoni sentimenti e peace & love ed esserne uscito indenne.
Il miracolo di Natale... o meglio, dell'estate torrida.

giovedì 27 luglio 2023

Fabolous Stack of Comics: The Magic Order


La tradizione eroica, che si trasmette da una generazione a un'altra pur con quelle che sono le differenze caratteriali e di visione della realtà, è parte integrante del mondo del fumetto. Sin dai tempi della Golden Age, da quando gli eroi "esperti" si circondavano di giovani sidekick (minorenni, ehm) per portare avanti la loro ricerca di giustizia.
Tale concetto di legacy è rimasto ben presente nel corso dei decenni e si è anche esteso al di fuori del fumetto di supereroi. Come avviene ad esempio in The Magic Order, miniserie di sei numeri pubblicata da Image Comics nel 2018, scritta da Mark Millar e disegnata da Olivier Coipel.
L'Ordine Magico è una società segreta che da secoli agisce nell'ombra, proteggendo l'umanità dalle più svariate minacce mistiche e sovrannaturali. Tra i loro più rinomati rappresentanti vi sono i componenti della famiglia Moonstone, capeggiati dal padre Leonard.
Anni di relativa pace vengono improvvisamente infranti da Madame Albany, pronta a sovvertire l'Ordine Magico con un potente e ignoto alleato al suo fianco. E per riuscire in questo intento dovrà eliminare tutti i componenti della famiglia Moonstone.
L'impianto di base della trama è davvero molto classico, seppur ovviamente portato all'estremo in certe situazioni, e tipico di alcune produzioni di Mark Millar. Abbiamo dunque l'iniziale situazione di pace con la classica organizzazione segreta che opera nell'oscurità, una situazione che viene sconvolta dall'irrompere del caos più totale.
Da qui si innestano sia le dinamiche dei rapporti tra padre e figli, con gli inevitabili contrasti dovuti anche a drammatici eventi passati, che alla fine riescono a ricomporsi in funzione di un bene più grande, sia il contrasto tra il bene e il male più puro. Chiari e netti entrambi.
Temi cari a Mark Millar, che non manca ogni tanto di ritirarli fuori. A voler fare gli eccessivamente precisi, The Magic Order non è altro che la versione in chiave mistica di Jupiter's Legacy, dove vi erano gli stessi temi e anche le stesse svolte narrative. Sì, si ha l'impressione di vedere qualcosa di già letto altrove.
Lo sceneggiatore è dunque andato sul sicuro sfruttando argomenti che ha dimostrato di saper padroneggiare, utilizzando una trama abbastanza semplice in previsione di un possibile adattamento della storia per la piattaforma Netflix.
Che non sappiamo se vedremo un giorno, diversamente dai seguiti di questa miniserie, che sono già stati pubblicati. A volte andare sul sicuro e sul classico si rivela la migliore strategia.

mercoledì 19 luglio 2023

Netflix Original 142: Been So Long


I musical hanno un ritmo narrativo tutto loro, particolare, eternamente sospeso tra una storia che prosegue e l'aggiunta nel mentre di inserti musicali che a volte possono apparirci surreali o insensati.
Ma i musical al tempo stesso hanno sempre fatto presa sul pubblico, narrando anche di eventi importanti (come nei casi di Jesus Christ Superstar o Evita), ma concentrandosi anche su più classiche storie d'amore.
Quale quella presente in Been So Long, diretto da Tinge Krishnan, scritto da Ché Walker basandosi su una sua omonima opera teatrale e distribuita su Netflix a partire dal 26 ottobre 2018.
Ci troviamo nel quartiere londinese di Camden. Simone (Michaela Coel) è una mamma single che deve badare alla propria figlia portatrice di handicap. Un giorno incontra in un locale Raymond (Arinzé Kene), un uomo affascinante per cui prova immediatamente dei sentimenti.
Raymond, tuttavia, è appena uscito di prigione e ben presto Simone inizia ad avere dei ripensamenti sul loro rapporto, arrivando infine a mettere in dubbio la sua intera esistenza.
Il film gira tutto intorno a un micromondo, ovvero Camden con le sue luci e le sue ombre, in cui assistiamo al progredire delle esistenze di svariati personaggi. Simone e Raymond sono infatti i protagonisti principali, ma altri personaggi ruotano attorno a loro (un barista, la sorella di Simone, un rivale in amore di Raymond, l'ex marito di Simone) contribuendo alle loro scelte di vita.
C'è da dire che la storia ruota principalmente attorno ai due innamorati e quindi le storie secondarie degli altri personaggi, pur trovando una risoluzione, vengono alla fine un po' sacrificate e accelerate. Anche la storia in sé è molto classica ("ti amo, ti lascio, ti amo ancora") ed è un pretesto per esaminare i comportamenti umani nelle situazioni di crisi psicologica. Crisi che tutti i personaggi affrontano a vario titolo e da cui escono grazie alla loro forza di volontà e alla presenza degli amici.
Nei musical, come sempre, quello che conta sono gli intermezzi canori, che in questo caso non mancano, soprattutto nella prima parte. Per quanto riguarda l'apprezzamento delle singole canzoni, questo dipende dai singoli gusti di ognuno.
Quello che può apparire a volte strano in un musical è come le persone, mentre stanno parlando magari anche di cose importanti, all'improvviso si mettano a cantare (in realtà il bello è proprio questo, quando viene ben realizzato).
In questo caso i vari pezzi rappresentano una sorta di proiezione esterna dell'inconscio dei vari personaggi, di modo da permettere allo spettatore di comprendere al meglio quali siano i loro sentimenti e le loro sensazioni.
Un altro tassello che va a comporre un grande arazzo nel peculiare ritmo narrativo dei musical.

martedì 18 luglio 2023

Netflix Original 141: Il Direttore Capo


Il mondo del lavoro e la frenesia degli uffici spesso compaiono nei film, divenendo metafora dei tempi in cui sono prodotti e della frenesia di quei tempi (come ad esempio Dalle 9 alle 5... Orario Continuato, per non citare addirittura Tempi Moderni).
Con quella che è stata la crisi finanziaria che ha avuto il suo culmine nel biennio 2007-2008, tale argomento è divenuto ancor più sensibile e delicato, con numerosi film dall'impatto drammatico (La Grande Scommessa o Margin Call, per citare due esempi al riguardo).
Ma c'è spazio anche per la commedia, come avviene in Il Direttore Capo (Jefe), diretto da Sergio Barrejón, scritto da Natxo López e Marta Piedade e distribuito su Netflix a partire dal 26 ottobre 2018.
César (Luis Callejo) è il CEO di una importante società spagnola che però, a seguito di alcune verifiche fiscali e investimenti andati a male, rischia di chiudere i battenti. Costui, insieme ai componenti del consiglio di amministrazione, ha solo sette giorni per risolvere la situazione ed evitare la bancarotta.
Durante questo periodo, lavorando anche di notte, César incontra Ariana (Juana Acosta), una donna delle pulizie proveniente dalla Colombia intraprendente e con uno spirito libero. Da lei César coglie una differente visione del mondo, che lo aiuterà nelle decisioni da prendere.
Quella che in principio appare come una pellicola dall'impatto drammatico, si trasforma ben presto in una commedia dai toni quasi fiabeschi, una sorta di versione moderna di Cenerentola. Tramite due persone dalla personalità opposta, due mondi differenti si incontrano e trovano un'intesa.
César è un CEO atipico: non perfetto, ovviamente, un po' omofobo e razzista, ma che tiene ai propri dipendenti, rifiutando perciò di licenziarli per recuperare i fondi mancanti. Solo nei film credo possano esistere figure simili.
Dall'altro lato, invece, abbiamo una ragazza che cerca di adattarsi a una situazione difficile per lei al fine di poter sostenere la propria famiglia, anche se questo non l'ha fatta scivolare verso il cinismo e il pessimismo.
Il film segue poi i canoni classici di questo tipo di commedia, con lui che ama lei, ma lei deve andarsene, ma lui diviene comunque un uomo migliore e conquista la felicità. Con qualche piccolo elemento di thriller a contornare la vicenda. Nel mezzo figure surreali (come il ragazzo che consegna per conto della moglie di César i messaggi che annunciano l'imminente divorzio) che non troppo paradossalmente contribuiscono ad alimentare l'atmosfera fiabesca che permea la pellicola.
Tanto che alla fine il protagonista si dimentica delle proprie scarpe lungo la via. Forse più che Cenerentola in questo caso abbiamo Cenerentolo.

lunedì 17 luglio 2023

Fabolous Stack of Comics: Howard The Duck - Duck Hunt


Dopo Ma Che Quackio?! (What The Duck?), Chip Zdarsky e Joe Quinones ritornano a occuparsi di Howard The Duck/Howard Il Papero, uno dei più insoliti, se non il più insolito, personaggio presente nel Marvel Universe, creato ormai cinquanta anni fa da Steve Gerber.
A seguito della conclusione della miniserie, viene inaugurata una nuova serie regolare dedicata a Howard, che esordisce nel 2016. Il primo ciclo di sei numeri si intitola Duck Hunt.
Dopo aver sconfitto Talos, l'agenzia investigativa di Howard Il Papero va a gonfie vele. Tara, una skrull, è ora la sua assistente, mentre Zia May è la segretaria dell'ufficio.
Tuttavia Howard si sta stancando di questo mondo che presenta solo problemi su problemi che si ripetono continuamente e decide così di voler tornare di nuovo a casa, sfruttando stavolta il Nesso di Tutte le Realtà. Solo che ovviamente qualcosa va storto e Howard diviene una sorta di portale dimensionale vivente.
Eppure, che ci crediate o no, questo è solo l'ultimo dei suoi problemi, poiché Howard si ritroverà ben presto impelagato in un conflitto di portata cosmica col Collezionista e altri esseri insignificanti quali Silver Surfer e Galactus.
Chip Zdarsky continua nel solco della prima storia da lui scritta, mixando l'aura surrealista che circonda il personaggio di Howard The Duck con elementi drammatici non banali e una comicità che giunge a risanare la situazione.
In particolare lo sceneggiatore ama fare qualche battuta su certe convenzioni del fumetto, come il dover riepilogare nelle note le storie passate che nessuno conosce e i grandi eventi della Marvel. Ecco dunque delle note che citano fumetti che in realtà non sono mai stati pubblicati.
Ormai non più il classico pesce, pardon papero, fuori dall'acqua, Howard diviene lo straniero nella sua stessa terra d'adozione e ha quelle reazioni umane che proviamo anche noi, quando ci ritroviamo ad affrontare problematiche lavorative che si ripresentano in maniera costante (sensazione resa molto bene da Chip Zdarsky, di sicuro l'ha sperimentata più volte anche lui).
Il tutto inserito all'interno della cornice cosmica che circonda il Marvel Universe e che l'Howard dei fumetti, a differenza di quello dei Guardiani della Galassia, bazzica poco. Una cornice cosmica che ovviamente diviene paradossale, inserendosi all'interno di quella che è l'atmosfera sopra le righe sia della precedente miniserie che di questo primo ciclo.
Paradossale, sopra le righe, ma non irrispettosa o dissacrante, per quanto possa apparire strano.

giovedì 13 luglio 2023

Netflix Original 140: Mamma, Ho Scoperto gli Gnomi


I prodotti di animazione, differentemente da quanto era il pensiero comune del passato, possono rivolgersi a più fasce di pubblico, di diverse età, che apprezzeranno o meno quel prodotto ognuno secondo la propria sensibilità.
Certo, nessuno nasconde il fatto che spesso e volentieri i film di animazione sono perlopiù rivolti a un pubblico giovane e adottano un tipo di linguaggio e delle tematiche in cui loro possano rispecchiarsi.
Questo accade ad esempio in Mamma, Ho Scoperto gli Gnomi (Gnome Alone), diretto da Peter Lepeniotis, scritto da Michael Schwartz, Zina Zaflow e Robert Moreland e distribuito su Netflix a partire dal 19 ottobre 2018.
E con un titolo che richiama Mamma, Ho Perso l'Aereo, ci concentriamo su Chloe, una ragazza costretta spesso a trasferirsi in nuove città e nuovi appartamenti per via degli impegni di lavoro della madre.
Quando le due giungono nella città di Tenderville, Chloe scopre che la nuova casa è abitata da nani da giardino senzienti. Non solo, costoro sono l'unica linea di difesa contro degli invasori extradimensionali noti come Trogg.
Mentre la vita privata di Chloe sembra andare in pezzi, costei trova in una situazione di difficoltà dei nuovi, insoliti amici.
Quando diciamo rispecchiarsi, intendiamo situazioni che i bambini/ragazzi di oggi, così diversi come è giusto e inevitabile che sia dalle precedenti generazioni, possano capire perché affrontate da loro o dai loro coetanei.
In tal senso, Chloe fa parte di un tipo di famiglia molto presente nella società attuale. Una famiglia monogenitoriale, col genitore spesso lontano per motivi di lavoro e la prole dipendente dalla tecnologia, con pochi o nessun vero amico, una tecnologia che diventa a volte per loro l'unico conforto in un mondo che faticano a capire.
Il film affronta tutto questo sotto forma di metafora mettendo in scena una situazione di crisi ovviamente particolare e sopra le righe, tramite la quale la protagonista viene infine a patti con la sua situazione proponendosi di cambiare in meglio. Nulla di così originale, intendiamoci, ma viene almeno trattato con la giusta sensibilità, seppur senza particolari guizzi.
E nel mentre qualche intermezzo musicale stile Disney del passato e alcune gustose citazioni/omaggi - oltre al film richiamato dal titolo - ad Aliens - Scontro Finale, Rambo e Il Signore degli Anelli. Riferimenti che i bambini difficilmente coglieranno, ma gli adulti che guardano il film insieme a loro invece sì.
Perché i prodotti di animazione possono e devono rivolgersi a più fasce di pubblico, di diverse età, che apprezzeranno o meno quel prodotto ognuno secondo la propria sensibilità.

mercoledì 12 luglio 2023

Fabolous Stack of Comics: Storie di Guerra - Gli Imboscati del D-Day


Mentre avveniva il decisivo sbarco in Normandia, nel giugno 1944, vi era un'altra campagna militare in corso che risultò decisiva per le sorti della Seconda Guerra Mondiale e che avvenne proprio nel nostro paese.
La Campagna d'Italia si rivelò tuttavia, per vari motivi, insolitamente lunga e sanguinosa, durando sostanzialmente per due anni dal 1943 al 1945. Un protrarsi del conflitto che portò a voci poco piacevoli, incuranti delle vittime che erano cadute in battaglia, e che trovò il suo culmine proprio poco dopo il D-Day.
Si disse infatti ci fosse stata una dichiarazione di un'alta esponente per cui coloro che erano impegnati nella Campagna d'Italia avevano prolungato la loro permanenza al fine di evitare lo sbarco in Normandia e passare le loro giornate in spiaggia (come vedete, le dichiarazioni sciocche dei politici hanno storia lunga). In risposta venne concepita una ballata, D-Day Dodgers.
Si occupa di questa curiosa vicenda Garth Ennis con una Storia di Guerra, Gli Imboscati del D-Day (D-Day Dodgers), albo pubblicato nel 2001 disegnato da John Higgins.
Settembre 1944: Il Tenente Ross, di nazionalità inglese, viene inviato a San Carretto durante la Campagna d'Italia, per mettersi al servizio del Capitano Lovatt, irlandese, il cui plotone è tra i tanti che sta cercando di sottrarre ai nazisti il controllo della nazione dopo la caduta di Benito Mussolini.
Il giovane tenente pieno di speranze si ritrova tuttavia di fronte a un uomo provato dai tanti anni di guerra e dai troppi uomini caduti sotto il suo comando. Eppure la battaglia deve andare avanti e potrà concludersi in una sola maniera: in tragedia.
Per una volta Garth Ennis mette da parte i suoi toni di satira e non descrive storie di perdenti, anche se quanto capitato a molti soldati durante la Campagna d'Italia non è certo una storia di trionfo.
Lo sguardo dello sceneggiatore verso quegli eventi a cui non ha potuto assistere di persona per motivi anagrafici, ma di cui ha letto solo sui libri di storia e che qui drammatizza forse senza neanche troppi eccessivi estremismi, è uno sguardo pieno di ammirazione.
Un sentimento di profondo rispetto verso quei soldati di diverse nazioni che si sono coalizzati contro un nemico comune e più insidioso e che hanno pagato con la vita tale loro dedizione. Una vita rivolta a un bene più alto che però alcuni hanno dileggiato, parlando per ignoranza e facendosi trascinare dalla marea del consenso, che vedeva l'eroismo solo in una parte del mondo quando invece era presente anche altrove.
Garth Ennis ci trasferisce tutte quelle che sono le futili speranze e le illusioni dei due protagonisti, unendo ma non banalizzando i temi della religione e della politica, con quello che è forse uno dei finali più drammatici delle Storie di Guerra insieme a I Reiver. Uomini il cui destino appare già segnato, ma nonostante tutto non si tirano indietro. Fino alla fine.
Perché talvolta l'eroismo viene riconosciuto troppo tardi.

martedì 11 luglio 2023

Netflix Original 139: La Notte Su Di Noi


Il cinema d'azione può essere declinato in svariati modi e modificato a seconda della sensibilità e delle atmosfere del singolo paese in cui viene prodotto. Appare chiaro ad esempio come un classico film d'azione americano - una nazione che ha fatto la storia di questo genere - possa e debba risultare differente rispetto ad altri paesi.
D'altro canto non è detto in maniera automatica che un film d'azione prodotto in altre nazioni, quali quelle europee, sia necessariamente inferiore. Ma anche il cinema asiatico, ad esempio quello di Hong Kong, ha dimostrato di saper gestire a modo suo questo genere, facendolo a volte diventare qualcosa a metà tra la baracconata e l'estremo.
Come ad esempio in La Notte Su Di Noi (The Night Comes For Us), film di produzione indonesiana scritto e diretto da Timo Tjahjanto e distribuito su Netflix a partire dal 19 ottobre 2018.
Quando l'intera popolazione di un villaggio viene eliminata, il sicario al servizio della Triade Ito (Joe Taslim) decide di ribellarsi e salva l'unica bambina superstite, uccidendo gli altri sicari.
Da quel momento la Triade mette una taglia sia su di lui che sulla bambina. Con pochi alleati al suo fianco, Ito deve anche affrontare il ritorno di un suo caro amico, Arian (Iko Uwais), determinato a ucciderlo per desiderio di scalare le posizioni di potere della Triade.
Occorre avvisare subito che questo film non è assolutamente da consigliare a chi è sensibile o ha lo stomaco debole, per così dire. Credo sia una delle pellicole più violente che abbia mai visto: in una scala da 1 a 10 è Cobra 9000. Coltellate multiple, squartamenti, teste che esplodono, arti mozzati, corpi crivellati di proiettili, fucilate al volto... e questi sono solo quelli meno impattanti.
Rispetto a un cinema americano dove predominano esplosioni e uso di armi da fuoco, diviene insolito veder utilizzati gli oggetti domestici come armi contundenti e assistere a pestaggi sanguinari confinati in spazi di pochi metri quadrati.
In un certo senso la premessa iniziale, il sicario che decide di salvare la bambina, si rivela infine poco più di un pretesto per mettere in scena i vari combattimenti spettacolari che vediamo nel corso della storia, capaci di durare anche svariati minuti.
Se si guarda più a fondo, infatti, non vengono approfondite le motivazioni per cui Ito, il quale è sempre stato un criminale, decide di ribellarsi alla Triade o perché quella bambina sia così importante che oltre cento uomini e donne vengono incaricati di ucciderla... e no, non è una esagerazione.
Queste in realtà sono le basi per mettere in scena tutte quelle spettacolari coreografie di lotta e quella violenza decisamente efferata che diventa una metafora della violenza che predomina il mondo criminale della Triade, dove nessuno è al sicuro, non esistono i concetti di amicizia e rispetto e si può crollare più facilmente di quanto si possa immaginare.
Quindi non è un film eroico e con personaggi perlopiù positivi, tipico del cinema americano, o un film con qualche elemento intimista, tipico del cinema europeo. È un film dove predominano i personaggi negativi senza possibilità di redenzione e la violenza che ruota attorno a loro.
Solo quei pochi elementi veramente innocenti hanno una qualche speranza di sopravvivere alla notte e vivere per il giorno successivo.

venerdì 7 luglio 2023

Disney+ Original 15: White Men Can't Jump


Nel 1992 esce Chi Non Salta Bianco è (uno di quegli strani titoli che al tempo si inventava la distribuzione italiana), una piccola gemma scritta e diretta da Ron Shelton e incentrata sul rapporto conflittuale e di amicizia tra due mancate promesse del basket, alle prese coi problemi della vita, ma uniti dalla passione per lo sport.
Trent'anni dopo, e con una generazione ormai alle spalle, qualcuno ha pensato - bene o male - di andare a recuperare anche questo film e farne un remake. Ecco dunque White Men Can't Jump, che sarebbe poi il titolo originario, diretto da Calmatic alias Charles Kidd II, scritto da Kenya Barris e Doug Hall e distribuito su Disney+ a partire dal 19 maggio 2023.
Kamal (Sinqua Walls) era una promettente stella del basket, ma a seguito di uno scandalo si è ritirato dalle competizioni e ora lavora come corriere. Un giorno conosce su un campo da basket Jeremy (Jack Harlow), un ex giocatore semiprofessionista dalle ginocchia fragili.
Dopo un iniziale diverbio i due, che non versano in buone condizioni economiche, decidono di sfruttare le loro ancora buone capacità di gioco per fare delle partite due contro due e racimolare qualche soldo, denaro utile per partecipare a un torneo il cui montepremi può risolvere tutti i loro problemi finanziari.
Chi volesse guardare questo film nella speranza di cogliere qualche riferimento alla pellicola originaria - o improbabili camei - può abbandonare subito ogni speranza. Non vogliamo certo dire che i due prodotti condividono solamente il titolo, ma appare chiaro che questo nuovo film ha preso l'idea di base del lungometraggio di Ron Shelton (un bianco e un nero che sviluppano un rapporto di amicizia grazie al basket) e lo ha adattato ai tempi moderni.
Tempi moderni che si tiene a sottolineare ogni volta che è possibile, tra influencer, pagamenti col cellulare e inserzioni Instagram.
Si punta molto inoltre sul discorso riscatto sociale e personale dei due protagonisti (in "contrasto" col primo film, dove i due personaggi principali volevano solo trovare un loro posto nel mondo), che dai campi di basket ne sono dovuti uscire forzatamente, precipitando poi in un abisso di anonimato.
E quel riscatto passa appunto da quel mondo che li ha respinti e dal superamento di quei limiti che hanno compromesso il loro successo.
I due nuovi attori protagonisti si impegnano, nessuna obiezione in merito, ma il confronto con Wesley Snipes e Woody Harrelson è inevitabile e implacabile. Questi ultimi non erano degli esimi sconosciuti quando girarono quel film, ma in un certo senso esso contribuì a farli conoscere e apprezzare di più, visto come si sapevano adattare in maniera abile sia a situazioni drammatiche che comiche.
Non ho idea se Sinqua Walls e Jack Harlow siano degli esimi sconosciuti o meno, ma qui l'aspetto drammatico prende del tutto il sopravvento, mentre le battute sembrano messe tanto per cercare di dare un po' di colore e basta.
Non è un film del tutto buonista, questo no, ma è chiaro che cerca un finale che sia rassicurante, anche qui in "contrasto" col film originario dove i due protagonisti, conclusa quella pagina della loro vita non necessariamente in modo lieto, dovevano iniziarne un'altra.
Il cinema degli anni '90, meno ottimista e talvolta cupo anche nei film commedia, a confronto col cinema odierno che cerca di essere ottimista a tutti i costi nei prodotti mainstream.

giovedì 6 luglio 2023

Prime Video Original 65: Emergency


La tematica del razzismo è una delle più delicate da trattare in ogni contesto, in particolar modo per la società americana, la quale affronta questo problema da svariati decenni e, nel mondo del cinema, trattandolo con pellicole di buon livello già di svariato tempo fa (si pensi ad esempio ai film con protagonista Sidney Poitier).
Una tematica che è divenuta ancora più sensibile negli ultimi anni a causa di alcuni fatti di cronaca nera, come il pestaggio letale subito da George Floyd o le manifestazioni del movimento Black Lives Matter. E visto che i film con Sidney Poitier erano comunque sceneggiati e diretti da albini, come vedono i neri questa tematica in un film?
Un punto di vista ci viene offerto da Emergency, diretto da Carey Williams, scritto da K.D. Dávila e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 27 maggio 2022.
Sean (RJ Cyler) e Kunle (Donald Elise Watkins), due studenti universitari afroamericani, si preparano a passare una notte di bagordi in vari locali, ma quando vanno a trovare il loro amico Carlos (Sebastian Chacon) trovano nel suo appartamento una ragazza in grave stato di ebrezza e priva di conoscenza.
Carlos non ha idea di chi sia e, per evitare possibili guai, i tre decidono di non chiamare la polizia e di portare la ragazza in ospedale. Il tragitto, però, non sarà così semplice e la sorella della ragazza ha già intrapreso una ricerca personale.
Vi è una non inedita ma comunque insolita commistione di generi in questo film, che unisce il dramma alla commedia passando anche per la satira. Dietro quindi la storia dei tre studenti c'è qualcos'altro e, senza che se ne faccia troppo mistero, la si utilizza per parlare di come viene percepito il razzismo negli Stati Uniti odierni. Solo che stavolta il punto di vista è principalmente quello degli afroamericani e non necessariamente il tutto diventa moralistico ("i bianchi sono razzisti, la società ci odia").
Anzi, si vuole suggerire che - pur essendo il razzismo un problema molto serio negli Stati Uniti - a volte per timore di incapparvi o per eccessivi concetti generalisti (tutti i poliziotti sono violenti) gli afroamericani rischiano di cacciarsi in guai seri. Mentre invece dal canto loro gli albini sono incapaci di vedere le zone di grigio e per loro tutto è razzismo, anche quando non lo è.
Quando invece basta poco perché, aldilà del colore della pelle, la gente si aiuti nei momenti di difficoltà e sia comprensiva. Anche se un terrore, e forse anche un pregiudizio di fondo, infine rimane da ambo le parti.
Ma è un messaggio che prevale sulla storia in sé? In certi punti sì, in altri no: è chiaro che gli autori del film - al loro primo lungometraggio - abbiano cercato di trovare un equilibrio tra queste due esigenze. Ma di una cosa possiamo essere certi alla fine: non ascolterete più Stayin' Alive dei Bee Gees con le stesse orecchie di prima.

mercoledì 5 luglio 2023

Disney+ Original 14: The Valet


Il mondo dello star system, soprattutto quello americano e particolarmente in questa epoca dominata dai social, è capace di portare chiunque, anche un semplice sconosciuto, sul metaforico gradino più alto del podio salvo poi dimenticarsene e metterlo da parte poche settimane dopo, a volte anche pochi giorni dopo.
Tale sorte a volte capita anche ad alcuni attori, magari non di primo piano, celebri per qualche tempo e poi dopo qualche anno costretti ad elemosinare piccoli ruoli.
Un particolare sguardo rispetto a questo mondo ci viene proposto da The Valet, diretto da Richard Wong, scritto da Bob Fisher e Rob Greenberg e distribuito su Disney+ a partire dal 20 maggio 2022. La pellicola è il remake del film francese Una Top Model nel Mio Letto di Francis Veber.
Antonio Flores (Eugenio Derbez) è un parcheggiatore di umili origini, separato dalla moglie e che vive la propria vita senza troppi problemi condividendo un appartamento con la madre.
Un giorno Antonio Flores si imbatte per caso nella famosa attrice Olivia Allan (Samara Weaving), la quale sta avendo una relazione segreta con Vincent Royce (Max Greenfield), uomo sposato e ricco imprenditore.
Per fugare i dubbi della moglie di Vincent Royce, Antonio Flores accetta dietro compenso di fingere di avere una relazione con Olivia Allan e da qui nascerà una insolita e forte amicizia che cambierà la vita di entrambi.
Mettendo da parte la comicità con sottofondo drammatico tipica dei film francesi, il remake americano punta di più sull'aspetto della commedia romantica e degli equivoci che nascono a seguito della situazione che si viene a creare.
E la situazione è quella classica del "pesce fuor d'acqua", da una parte e dall'altra. Pur con una fragile premessa che ha l'unico compito di dare il via alla storia (nel mondo odierno si scoprirebbe facilmente il sotterfugio creato e infatti non si va più nel dettaglio su questo aspetto).
Antonio Flores si ritrova dunque catapultato da un giorno all'altro in un mondo a lui del tutto ignoto e in cui i suoi comportamenti risultano per certi versi ridicoli, ma ben presto impara a conoscere quel mondo e trarne vantaggio per un riscatto personale.
La stessa cosa può dirsi per Olivia Allan, anche lei calata in un mondo a lei ignoto (quello che ruota attorno alla famiglia di Antonio Flores) e che impara a conoscere divenendo infine una persona migliore. Certo, tutto un po' retorico, ma per certi versi ci può stare.
Anche se in maniera molto velata, praticamente solo nella prima parte, il film è in parte anche una sorta di satira nei confronti dello show business americano e di certe sue convenzioni. Ma giusto un po', che non si sa mai. Perché se la vita dei personaggi di finzione termina all'inizio dei titoli di coda, quelle convenzioni invece permangono.

martedì 4 luglio 2023

Fabolous Stack of Comics: La Lega degli Straordinari Gentlemen


Lo scrittore Philip José Farmer tentò una volta un esperimento narrativo insolito: prendere alcuni personaggi provenienti da romanzi classici, prettamente quelli di avventura ma non solo, e includerli in un unico universo narrativo. Un universo in cui le opere originarie erano parte di un canone più ampio che lo scrittore andava poi ad esplorare in maniera ulteriore, dando a questi personaggi (Tarzan, Sherlock Holmes, Doc Savage ad esempio) un'origine comune. Il World Newton Universe.
L'idea che i personaggi delle nostre letture d'infanzia/adolescenziali potessero vivere avventure insieme ha sempre arricchito la nostra immaginazione: in quella ingenuità da ragazzini inesperti della vita erano tutti parte di un unico mondo. E c'è qualcuno che ha voluto prendere questo concetto alla lettera: Alan Moore.
E lo ha fatto tramite una serie di storie e un gruppo denominato La Lega degli Straordinari Gentlemen (League of Extraordinary Gentlemen). La prima miniserie di sei numeri, pubblicata tra il 1999 e il 2000 dalla Wildstorm, è stata realizzata da Kevin O'Neill.
Ci troviamo a Londra nel 1898. Mina Murray viene incaricata dal servizio segreto inglese, rappresentato dall'agente Campion Bond, di rintracciare alcuni eroi che la aiutino a debellare una terribile minaccia. Sono il Capitano Nemo, Allan Quatermain, Henry Jekyll e l'Uomo Invisibile.
Questo gruppo composto da elementi altamente instabili è tuttavia l'unico baluardo contro Fu Manchu, che ha preso possesso del quartiere di Limehouse e minaccia di lanciare un attacco missilistico contro l'intera Inghilterra.
Alan Moore compie qui quella che è una operazione da sogno narrativo di ogni scrittore o quasi, infatti molti sperano sempre di confrontarsi coi grandi autori del passato e le loro creazioni, ma non tramuta il tutto in una semplice storia di avventura e mistero. Decisamente non sarebbe nelle sue corde, pur essendo in grado di farlo, e lo dimostra in questo caso.
Alan Moore, così come aveva reinventato un supereroe minore chiamato Marvelman, così come aveva reinventato i supereroi della Charlton, reinventa dunque questi personaggi creati da altri scrittori. Ma lo fa rispettando le loro caratteristiche di base, anche quelle più controverse seppur viste con un occhio moderno e revisionate (alcuni romanzi, scritti in tempi lontani e differenti, presentavano evidenti sottotesti razzisti, e non parliamo di un certo sessismo imperante), che non vengono messe da parte affatto.
Partendo dunque dagli archetipi narrativi originari, Alan Moore crea il proprio mondo fantastico dove convivono signori del crimine orientali, marziani, spie e doppiogiochisti inglesi, scienziati americani preferibilmente pazzi, investigatori del mistero di nazionalità francese e molto altro. Insomma, un bel patchwork che non risulta affatto confusionario, anzi, ogni piccolo tassello contribuisce a dare quel qualcosa di più che rende questo mondo più coeso.
Il tutto diventa anche una sorta di caccia alla citazione poiché ogni nome che viene citato oltre a quello dei protagonisti non è mai casuale e c'è una spiegazione dietro.
Chi quei personaggi già li conosce perché ne ha letto le storie in passato sarà in grado di cogliere alcune citazioni, ma c'è anche il rischio che non apprezzi certe modifiche a cui vengono sottoposti dallo sceneggiatore. Dopotutto è il rischio che ogni autore deve affrontare quando riprende in mano creazioni altrui.
Chi invece ha avuto piacere di essere catapultato in questo nuovo universo, che nasce dalle ceneri narrative di mondi precedenti, avrà piacere a tornarvi.

lunedì 3 luglio 2023

Prime Video Original 64: La Scelta del Destino


Io l'avevo detto che il pubblico chiede e vuole dei prodotti rassicuranti. Chi usufruisce di contenuti presenti sulle piattaforme sono persone che affrontano i piccoli e grandi problemi della vita e alcuni di loro vorranno a un certo punto qualche film rilassante e senza troppo impegno. Magari ambientato in un periodo festivo, per avere un contorno ancora più adatto.
Detto fatto, dopo Un Regalo da Tiffany, ecco La Scelta del Destino (About Fate), diretto da Marius Vaysberg, scritto da Tiffany Paulsen e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 16 dicembre 2022. La pellicola è peraltro il remake di un film russo del 1976 (quando il cinema americano vuole distinguersi), Equivoci di una Notte di Capodanno.
E si sta avvicinando appunto la notte di San Silvestro. Margot (Emma Roberts) e Griffin (Thomas Mann) sono due professionisti di successo che non si conoscono e stanno per chiedere ai loro compagni di sposarli. Eppure qualcosa va storto e, quasi per caso, i due hanno modo di incrociarsi una prima volta fuori da una tavola calda.
I loro destini si intrecceranno nuovamente durante una convulsa notte di Capodanno che cambierà le loro vite e non solo.
Ora non credo ci sia molto da dire rispetto a questo film, di certo nulla di nuovo rispetto a quanto già visto in precedenza altrove. Possiamo notare come i due protagonisti, pur rappresentando all'esterno l'epitome del successo - grazie alle loro rispettive professioni e a imminenti matrimoni - in realtà non siano l'incarnazione della felicità e più in generale non credano agli incroci del fato e agli incontri dettati dal destino.
L'esperienza comune che vivranno farà cambiare loro idea, ovviamente. Il tutto in un florilegio di situazioni paradossali, comiche, tipiche da commedia degli equivoci. Ma anche di qualche dose abbondante di sana retorica, non necessariamente un male di per sé sia ben chiaro: chi non crede a certe cose di certo non si farà influenzare da quanto dicono questo o altri film.
Alla fine si tratta di un percorso narrativo che deve andare da A a B e lo fa senza porsi troppi problemi e senza sviluppare più di tanto i vari eventi, non è così necessario in questo caso.
Un nuovo prodotto rassicurante per le masse. Ce n'è sempre stato bisogno e continuerà ad esserci bisogno, perché l'evasione dalla cupa realtà rimane uno dei desideri più a portata di mano per una persona comune.