lunedì 31 agosto 2020

A scuola di cinema: Caccia a Ottobre Rosso (1990)

1984: Viene pubblicato La Grande Fuga dell'Ottobre Rosso (The Hunt for Red October), il romanzo d'esordio di Tom Clancy, nonché prima storia che vede protagonista John "Jack" Patrick Ryan.
Il romanzo, ambientato al tempo degli ultimi anni della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti d'America, è incentrato su Marko Ramius, comandante dell'avveniristico sottomarino russo Ottobre Rosso, che prende la decisione di abbandonare il suo paese e chiedere asilo politico negli Stati Uniti, a seguito della morte di sua moglie. I suoi ufficiali, anch'essi per vari motivi insoddisfatti del loro governo, concordano con questa decisione.
Il sottomarino viene rilevato per caso da una flotta americana e in principio la CIA pensa a un attacco stealth, ma l'analista Jack Ryan - dopo aver raccolto e valutato alcuni indizi - intuisce il vero scopo di Ramius e informa di questo le alte sfere dell'Agenzia. Tramite alcune sue conoscenze di quando era nel corpo dei Marines, Ryan riesce poi ad approdare sull'Ottobre Rosso e conoscere Ramius.
Ramius ha avvisato i suoi superiori delle sue intenzioni, ma con un abile stratagemma viene fatto credere che l'Ottobre Rosso sia stato affondato. Un ex protetto di Ramius, Viktor Tupolev, intuisce tuttavia la verità ma, dopo un drammatico confronto, il sottomarino da lui comandato viene speronato e affondato.
L'Ottobre Rosso approda dunque a Norfolk, in Virginia, dove a Ramius e ai componenti del suo equipaggio vengono fornite nuove identità per iniziare una nuova vita.
Pubblicato in origine da una piccola casa editrice, specializzata in manuali tecnici, il romanzo di Clancy diviene in breve tempo un bestseller e quindi - in maniera quasi inevitabile - oggetto di un adattamento cinematografico.


Il produttore Mace Neufeld, dopo aver letto il romanzo, ne acquisisce i diritti di sfruttamento nel febbraio 1985. Nonostante a quell'epoca La Grande Fuga dell'Ottobre Rosso sia già un bestseller, grazie anche al fatto che il Presidente Ronald Reagan avesse pubblicamente dichiarato di averlo apprezzato, nessuna casa di produzione si dimostra particolarmente interessata a un adattamento. La motivazione è che la storia risulta troppo complicata.
Dopo un anno e mezzo di infruttuosi tentativi, tuttavia, Neufeld riesce a entrare in contatto con un dirigente della Paramount e lo convince a leggere il libro. A seguito di ciò, la pellicola entra nella fase di pre-produzione. Anche i timori causati da uno scenario politico mutato in maniera drastica da quando il romanzo è stato pubblicato, con la fine della Guerra Fredda a seguito dell'ascesa al potere di Michail Gorbacëv, vengono messi da parte.
La sceneggiatura viene affidata a Larry Ferguson e Donald Stewart, mentre al contempo Neufeld contatta alcuni rappresentanti della Marina statunitense per ricevere da loro consulenza in merito. Non incontra troppa resistenza da parte dei militari, poiché a quell'epoca è da poco uscito Top Gun - prodotto anch'esso dalla Paramount - che ha avuto un effetto positivo sulla percezione del pubblico nei confronti dell'Aeronautica e i leader militari sono convinti che questa nuova pellicola possa fare altrettanto per la Marina.
A tale scopo, consentono alla produzione l'accesso ad alcuni sottomarini e il permesso di scattare delle fotografie, tranne nelle zone più sensibili.
Il ruolo di Jack Ryan viene proposto inizialmente a Kevin Costner, un attore che Neufeld già conosce, ma costui rifiuta perché si sta dedicando alla produzione di Balla Coi Lupi (Dances With Wolves). Seppur l'ingaggio sia promettente, mentre per Balla Coi Lupi Costner deve investire anche denaro di tasca propria, l'attore crede molto in quest'ultimo progetto, che è stato già fin troppo rimandato.
La parte viene allora proposta ad Harrison Ford, ma costui leggendo la sceneggiatura ritiene che sia fin troppo incentrata sul personaggio di Marko Ramius e rifiuta. Dopo il diniego di altri attori, si arriva infine ad Alec Baldwin, che con questo ruolo vede consolidata la sua carriera cinematografica, in quel momento iniziata da pochi anni. Per prepararsi alla parte, l'attore passa qualche giorno su un sottomarino e gli viene anche insegnato come guidarlo.
Il ruolo di Marko Ramius viene assegnato in un primo momento a Klaus Maria Brandauer, ma a poche settimane dall'inizio delle riprese costui ha un incidente a seguito del quale si procura una frattura a una gamba. Non potendo più partecipare al progetto, l'attore suggerisce il nome di Sean Connery, da lui conosciuto sul set di Mai Dire Mai (Never Say Never Again).
La sceneggiatura viene dunque mandata via fax a Connery, ma per una svista non viene inviata la prima pagina, dove è specificato che la storia si svolge nel novembre 1984, prima della fine della Guerra Fredda. Credendo sia una storia ambientata nel presente, e quindi trattando eventi ormai superati, Connery quasi rifiuta la parte, prima che ci si avveda dell'errore.
L'attore giunge sul set solo un giorno prima dell'inizio delle riprese. Dalla sua ha il fatto di avere comunque esperienza di vita nell'esercito, avendo servito in passato nella marina militare britannica. Anche molte comparse, inoltre, sono veri soldati della marina, cosa che consente di pagarli al minimo sindacale.
La regia della pellicola viene affidata a John McTiernan, il quale per via di questo impegno deve rinunciare a dirigere il seguito di Die Hard, 58 Minuti Per Morire (Die Hard 2).
La sceneggiatura, con ogni probabilità dietro indicazione di Connery, viene revisionata da John Milius, che si occupa in particolar modo dei dialoghi di Ramius e delle scene ambientate nella finzione in Russia. Non viene comunque accreditato nel risultato finale.
Le riprese iniziano in via ufficiale del marzo 1989, in California. Essendo impossibile per ovvi motivi girare su veri sottomarini, si ricreano in studio degli scenari appositi basati sulle fotografie scattate dalla produzione. Per simulare il movimento sott'acqua, vengono ideati degli appositi giunti idraulici, così efficaci da causare a Sean Connery una sensazione da mal di mare.
Il primo giorno di riprese, l'attore scozzese si presenta sul set con una coda di cavallo prostetica attaccata alla sua capigliatura. L'effetto sulla troupe, a detta di molti, genera battute e risate e così Connery decide infine di indossare un toupet fornito dalla produzione.
Caccia a Ottobre Rosso (The Hunt for Red October) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 2 marzo 1990. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 200 milioni di dollari.
Il personaggio di Jack Ryan, dopo essere divenuto un idolo letterario, si appresta a divenire oggetto di culto anche al cinema, nonché protagonista di altri adattamenti... ma questa è un'altra storia.

domenica 23 agosto 2020

Fabolous Stack of Comics: Batman - Guerra al Crimine


Dopo Superman, il secondo eroe su cui Paul Dini e Alex Ross concentrano i loro sforzi è Batman, grazie al one-shot Batman: Guerra al Crimine (Batman: War on Crime), pubblicato nel novembre 1999. L'intento principale, già dichiarato nella storia con protagonista l'Uomo d'Acciaio, è quello di cercare di far riappropriare questi esseri semidivini della loro condizione umana, che negli anni passati era andata perduta a discapito di una prevalenza dell'identità mascherata.
Ma questo può applicarsi anche a Batman? Dopotutto lui lavora già a una condizione "umana", pattugliando le strade della sua città tutte le notti. E per quanto riguarda la sua identità, spesso è stato detto che quella di Bruce Wayne è solo una maschera che l'eroe adotta agli occhi di una società che non potrà mai comprendere fino in fondo la sua crociata.
Queste due identità vengono a confronto quando, durante un'opera di riqualificazione di un quartiere di periferia di Gotham City sovvenzionato dalle Industrie Wayne, Batman incappa in una banda criminale responsabile di un ingente traffico d'armi, la quale ha reso orfano Marcus, che ha la stessa età di quando Bruce perse i suoi genitori.
L'eroe capisce che, se procedesse con tale riqualificazione, il quartiere andrebbe perduto e molti giovani come Marcus - senza più alcuna speranza o appiglio - finirebbero tra le grinfie della criminalità e quindi, come Batman, sconfigge la gang del traffico d'armi, mentre, come Bruce Wayne, ricostruisce il quartiere per venire incontro alle esigenze dei suoi abitanti piuttosto che quelle degli imprenditori che vogliono costruirvi centri commerciali.
Per Dini e Ross le due anime, le due identità di questo eroe non sono antitetiche, ma possono coesistere e non essere in contrasto tra loro e collaborare. Se Batman agisce di notte, eliminando la malvagità dalle strade, Bruce Wayne dal canto suo - grazie alle sue finanze e al suo animo da filantropo - può portare luce e speranza in quelle strade di giorno. Altrimenti il lavoro di Batman sarebbe incompleto.
Forse una visione un po' troppo manichea e per certi versi semplicistica, ma funzionale nel contesto della storia. E siccome questa è alla fin fine una storia di Batman, non c'è un finale solare come nel racconto dedicato a Superman, con un'amara apologia sulla missione di Batman e il suo infinito perpetuarsi nel tempo.
Anche in questo caso Alex Ross ritrae un eroe forte e muscoloso, ma sul cui volto appaiono chiari i segni della stanchezza e delle battaglie che ha dovuto combattere, di modo tale da mostrare in una volta sola sia la sua grande forza che anche la sua immensa fragilità. Poiché quella di Batman è una missione di un sol uomo, capace di provare anche la mente più forte.

giovedì 20 agosto 2020

Fabolous Stack of Comics: Thanos Ritorna


Thanos, il folle Titano. Definirlo un supercriminale è di sicuro riduttivo, ma se proprio volessimo utilizzare questo semplicismo, allora lui è il supercriminale più potente che ci sia nel Marvel Universe. E come si fa a scrivere una storia con protagonista un supercriminale potentissimo, che non ha remore nello sterminare interi popoli e nell'utilizzare al pieno il proprio potere, non trattenendosi come fanno i supereroi? Semplice, mettendolo contro qualcuno più forte di lui e privandolo di quel potere!
Questo è quello che succede in Thanos Ritorna (Thanos Returns), saga in dodici numeri pubblicata tra il 2016 e il 2017 sulla seconda serie regolare dedicata a Thanos - della prima ne ha memoria solo Ron Lim, ma esiste, fidatevi - scritta da Jeff Lemire e disegnata da Mike Deodato, Jr. mi raccomando. Questa storia è ambientata dopo le Infinity saghe di Jonathan Hickman e Jim Starlin... per quanta importanza possa avere.
Thanos, dopo aver ripreso il controllo dell'Ordine Nero, può infine tornare a coltivare le sue antiche passioni quali devastare interi pianeti, schiavizzare i suoi sottoposti e tutti quegli altri hobby che anche noi avremmo se fossimo aspiranti conquistatori dell'Universo con le fattezze di Josh Brolin.
Fino a quando il Titano si imbatte nuovamente in suo figlio Thane, il quale ha stretto un'alleanza con Nebula, il Campione (che sembra non ricordarsi il fatto che Thanos gli abbia sottratto in passato una Gemma dell'Infinito, o forse più semplicemente Jeff Lemire non ha mai letto Thanos Quest) e Starfox il mandrillone manipolatore, personaggio non così semplice da scrivere ai giorni nostri.
Il tutto non potrebbe capitare in un momento peggiore per Thanos, visto che è preda di una misteriosa malattia che sta annullando le sue forze, mentre Thane - all'insaputa dei suoi alleati - è sobillato dalla Morte e intende sfruttare una pericolosa energia... infuocata per distruggere una volta per tutte suo padre.
Magari sarà impopolare dirlo, ma una volta che si conoscono le motivazioni alla base dell'agire di Thanos, a mio parere un bravo sceneggiatore non ha alcuna difficoltà a scriverne le storie. E Jeff Lemire è un bravo sceneggiatore. La cosa interessante è vedere come un abile scrittore riesca a ruotare attorno a quelle motivazioni, a quella psicologia così "deviata", per costruire storie che cerchino di andare oltre.
Ecco, quell'oltre Lemire sembra non sforzarsi di volerlo raggiungere. Il che non comporta una storia brutta o scritta male, ovvio, ma è come quando trovi un grande attore in una grande produzione cinematografica e alla fine scopri che costui ha fatto il minimo sindacale. Ci sono, ed è giusto dirlo, un paio di svolte di trama inaspettate, ma questa poi diventa fin troppo diluita - capita quando si ha solo una sottotrama e mezzo da portare avanti per quasi duecentocinquanta pagine - e nel finale diviene prevedibile.
Comunque non vi sono particolari sbavature e, non vorrei fare quello che dice che una delle storie meno riuscite di Lemire è comunque sempre meglio di una delle storie più riuscite di (aggiungete sceneggiatore casuale da voi odiato), ma... una delle storie meno riuscite di Lemire è comunque sempre meglio di una delle storie più riuscite di (aggiungete sceneggiatore casuale da voi odiato).
Potete inoltre farvi anche un'idea di come certi sceneggiatori si impegnino in maniera diversa su progetti personali, rispetto a quando ricevono, come in questo caso, incarichi su commissione.

sabato 15 agosto 2020

Fabolous Stack of Comics: Vecchio Occhio di Falco


Vecchio Logan (Old Man Logan) è stato pubblicato tra il 2008 e il 2009, ma rimane ancora oggi una saga memorabile. Lo scenario futuro e distopico realizzato da Mark Millar e Steve McNiven continua alla data odierna a essere ricordato e, oltre alla bontà della storia in sé, per questo ha contribuito anche il fatto che il personaggio di Vecchio Logan sia poi trasmigrato nel Marvel Universe per molti anni, in sostituzione dell'allora "giovane" Wolverine, rimasto cristallizzato nell'adamantio... sempre colpa di McNiven, peraltro.
Se il personaggio principale di questa storyline è stato dunque sempre presente, altrettanto non si può dire del suo mondo di provenienza, dove i supercriminali guidati dal Teschio Rosso hanno sterminato la quasi totalità dei supereroi e conquistato gli Stati Uniti d'America. Uno dei pochi sopravvissuti in questo mondo, oltre a Wolverine, è Occhio di Falco, che diviene tra il 2018 e il 2019 il protagonista della maxiserie in dodici numeri Vecchio Occhio di Falco (Old Man Hawkeye), perché sì, è giusto mantenere le tradizioni.
La storia è scritta da Ethan Sacks - mai sentito, ma è un problema mio - e disegnata in buona parte da Marco Checchetto, nonché da Ibraim Roberson e Francesco Mobili. La maxiserie si presenta come un prequel di Vecchio Logan ed è quindi ambientata qualche anno prima dei tragici eventi di questa saga.
Occhio di Falco sta perdendo la vista in maniera graduale a causa di un glaucoma, ma prima che ciò accada intende vendicarsi di coloro che hanno ucciso i suoi compagni di squadra, i Vendicatori... oops, scusate, volevo dire gli Avengers, nonché la sua amata Natasha, la Vedova Nera. Una vendetta dal sapore amaro, poiché è rivolta contro persone che un tempo chiamava amici e che sono stati suoi alleati in passato, i Thunderbolts. Questo comporterà un lungo viaggio nelle Terre Desolate e oltre e, come intuibile, sarà pieno di insidie quali un Venom Multiplo, un Barone Zemo che non ha più nulla da perdere e un Bullseye anch'egli assetato di vendetta.
Come ho detto, non conosco lo sceneggiatore, ma ha fatto un buon lavoro: ha saputo riportare in poche pagine alla mente del lettore quello scenario immaginato da Mark Millar, senza aggiungerci nulla di suo e rimanendo fedele alla visione originaria del suo ideatore. Certo, a voler ben vedere qualche frammento aggiuntivo c'è, ma nulla che non fosse già intuibile in maniera autonoma o che Millar avesse lasciato in sospeso volutamente (per dirne una, allo scozzese di raccontare per filo e per segno come Occhio di Falco avesse perso la vista non importava affatto, poiché era ininfluente ai fini della storia che voleva narrare).
Inoltre, Sacks integra qualche tassello lasciato in sospeso nella storia principale, come ad esempio dove Occhio di Falco abbia recuperato la Ragnomobile o come sia nato il Venom T-Rex.
C'è da fare un plauso all'artista principale di questa maxiserie, che è Marco Checchetto, poiché - almeno questa è stata la mia percezione - non ha mai cercato di rifarsi allo stile di Steve McNiven, ma ha lasciato una propria impronta personale in tutti e nove numeri (più una pagina) che ha disegnato. La sua resa delle varie espressioni facciali, oltre che delle scene d'azione, è encomiabile. Unica pecca appunto è che rimane un'opera "incompiuta".
Se la storia di Roberson è un flashback e dunque ci può stare il cambio di grafica, gli ultimi due capitoli vengono invece realizzati da Francesco Mobili. La cui bravura non si discute - e ci mancherebbe altro, aggiungo io - ed effettua un lavoro altrettanto buono, cosa non così immediata se si pensa alla difficoltà del compito assegnatogli, essendo la chiusura di una storia quasi sempre la parte più intrigante. Ma lo stacco si nota. Chissà come sarebbe stato lo scontro tra Occhio di Falco e Bullseye se a realizzarlo fosse stato Marco Checchetto.
Senza soffermarci in maniera ulteriore su questo dettaglio, comunque, il quadro complessivo che esce fuori da questa storia è un perfetto corollario alla saga ideata da Mark Millar. E le Terre Desolate diventano un po' meno desolate.

mercoledì 5 agosto 2020

A scuola di cinema: Saw - L'Enigmista (2004)

2001: Due studenti di cinematografia australiani vogliono a tutti i costi dirigere e interpretare un film, anche se comporta avere a disposizione un budget ridotto. L'idea che viene loro in mente dà vita a una delle saghe horror più famose e a un memorabile serial killer cinematografico.
Appena entrato alla scuola di cinematografia della Royal Melbourne Institute Of Technology, l'aspirante attore e sceneggiatore Leigh Whannell nota un corto a tema horror intitolato Zombie Apocalypse diretto da un giovane e promettente regista di nome James Wan. Whannell entra in contatto con Wan e scopre che entrambi sono appassionati di film horror. Diventano così grandi amici e compagni di stanza.
Una volta usciti dall'università, i due cercano un progetto tramite cui farsi notare dai produttori australiani, facendo al contempo per alcuni anni altri piccoli lavori per sbarcare il lunario. Entrambi sono rimasti affascinati dal fenomeno The Blair Witch Project, il quale li ha convinti che si possa realizzare un film a basso costo che attiri l'attenzione del pubblico, senza necessariamente essere parte di una grande produzione.
Wan e Whannell iniziano a parlare di possibili idee che non comportino costi ingenti. Wan concepisce tre soggetti, di cui due irrealizzabili, mentre il terzo - due uomini imprigionati in una stanza con un cadavere, senza che ne sappiano il motivo - cattura l'attenzione di Whannell. Prima ancora di scrivere una sceneggiatura, Whannell concepisce di getto il titolo e un primo logo.
Qualche tempo dopo, Whannell inizia a essere soggetto a forti attacchi di emicrania e, temendo di avere un tumore al cervello, si sottopone a una risonanza magnetica, la quale per fortuna dà esito negativo. Mentre si trova in sala d'attesa prima di essere chiamato, Whannell concepisce il personaggio di Jigsaw, partendo dal presupposto di cosa potrebbe fare una persona a cui venisse comunicato di avere solo pochi anni di vita.
Con ora un deus ex machina e una motivazione, Whannell scrive la sceneggiatura del film, la quale viene poi revisionata e integrata da James Wan. Dopodiché, per oltre un anno, tra il 2001 e il 2002, i due cercano di vendere il progetto a qualche produttore australiano, senza successo: non per mancanza di attenzione, ma perché non si riescono mai a trovare i fondi necessari, pur per una produzione a basso costo.
Per vie traverse, la sceneggiatura capita tra le mani dell'agente letterario Ken Greenblat, il quale suggerisce a Wan e Whannell di recarsi a Los Angeles, dove avranno più possibilità di vedersi finanziato il film. I due tuttavia esitano, poiché ritengono che la sola sceneggiatura non possa essere sufficiente, e decidono quindi di girare un cortometraggio per dimostrare le potenzialità del loro progetto.
Whannell preleva 5.000 dollari australiani dei suoi risparmi. Lui e James Wan decidono di concentrarsi sulla scena della trappola per orsi - interpretata nel lungometraggio da Shawnee Smith, qui sostituita da Whannell. James Wan dirige il cortometraggio, della durata di circa nove minuti, che viene girato in due giorni, mentre la troupe è composta da cameramen della rete televisiva Australian Broadcasting Corporation, che i due conoscono da impieghi precedenti e che accettano di lavorare a titolo gratuito per ricambiare alcuni favori fatti loro da Wan e Whannell in passato.
James Wan crea praticamente da zero il pupazzo Billy, come omaggio al pupazzo meccanico creato da Carlo Rambaldi per Profondo Rosso.
Wan e Whannell si trasferiscono a Los Angeles all'inizio del 2003 e iniziano a mostrare la loro sceneggiatura e il DVD del cortometraggio ad alcune case di produzione, fino a che non capitano tra le mani del produttore Gregg Hoffman, il quale li passa a sua volta ai colleghi Mark Burg e Oren Koules, che ne rimangono conquistati e offrono a Wan e Whannell un controllo creativo totale sulla pellicola. Inoltre affidano a James Wan la regia e a Leigh Whannell il ruolo da protagonista di Adam. A tale scopo viene fondata la casa di produzione Twisted Pictures.
Pur avendo i due autori ricevuto proposte economiche migliori, optano per questa soluzione, visto che altre case di produzione non garantiscono altrettanta libertà a due esordienti quali loro sono.
Il DVD e la sceneggiatura vengono inviati a Cary Elwes, che ne rimane subito intrigato, accettando la parte del dottor Lawrence Gordon. Per prepararsi a questo ruolo, Elwes ottiene alcune indicazioni da un medico del dipartimento di neurochirurgia della UCLA.
Per il ruolo di Amanda, James Wan suggerisce un'attrice che ha adorato quando era ragazzino, Shawnee Smith, quasi certo del fatto che comunque non si dimostrerà interessata. In effetti lei all'inizio oppone un rifiuto, ma quando le viene passato il DVD del cortometraggio cambia idea, per la felicità di James Wan.
Per il ruolo di Jonathan Kramer/Jigsaw viene contattato un abile caratterista con anni di esperienza alle spalle e una voce profonda, Tobin Bell. Costui legge la sceneggiatura e rimane stupito dal colpo di scena finale, accettando la parte subito dopo.
Le riprese durano 18 giorni, precedute da una fase di pre-produzione di appena cinque giorni, e si tengono al  Lacy Street Production Center di Los Angeles. Non avvengono riprese in esterno per via del budget ridotto. A causa delle tempistiche serrate, gli attori hanno poco tempo per provare le loro battute e spesso le prove sono le riprese stesse. Per integrare il materiale girato, Wan ricicla alcuni filmati facendoli passare come riprese di telecamere di sorveglianza o una serie di fotografie.
Saw - L'Enigmista (Saw) viene programmato per la prima volta il 19 gennaio 2004 al Sundance Film Festival. Grazie alle positive reazioni del pubblico, Lionsgate - che pensava di distribuirlo unicamente tramite il direct-to-video - opta così per una programmazione nei cinema americani, che inizia a partire dal 29 ottobre 2004. A fronte di un budget di circa un milione e duecentomila dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 104 milioni di dollari.
Un successo strepitoso per una produzione a basso costo, che lancia la carriera sia di James Wan che di Leigh Whannell, e rappresenta la nascita di un nuovo franchise horror che avrà subito un seguito... ma questa è un'altra storia.

lunedì 3 agosto 2020

Fabolous Stack of Comics: Devil Dinosaur



Devil Dinosaur è stata l'ultima serie regolare scritta da Jack Kirby per la Marvel e già solo per questo la sua importanza va sottolineata, pur non essendo la serie stessa l'apice del fumetto Marvel, tanto meno di Jack Kirby.
Nata come una sorta di veicolo pubblicitario per una serie di animazione mai realizzata, Devil Dinosaur continua in un certo senso quelle atmosfere che Kirby aveva sviluppato alla DC Comics con Kamandi, ed è stata pubblicata nel 1978, per un totale di nove numeri.
La trama è quanto di più semplice ci possa essere: in una landa preistorica, un ragazzo ominide di nome Moon-Boy appartenente a una tribù perduta si imbatte in Devil, un Tirannosaurus Rex che ha la pigmentazione rossa per... sorvoliamo, con cui stringe un insolito legame di amicizia.
Un legame che li porterà ad affrontare in poco tempo uomini delle caverne assassini, UFO, computer senzienti, streghe e viaggi nel tempo... non chiedetemi come tutto questo possa coesistere in una landa preistorica, Kirby possedeva una fantasia molto sfrenata come noto.
Sarebbe un po' ingeneroso dire che a Jack Kirby in questa serie interessa più disegnare che approfondire i personaggi ma... a Jack Kirby in questa serie interessa più disegnare che approfondire i personaggi. Avrà forse pensato:"Va be', ma è un ragazzo delle caverne amico di un dinosauro, che devo approfondi'?".
Psicologie ridotte al minimo, ai limiti dell'inesistente da un lato. Dall'altro disegni spettacolari. Insomma, c'è Kirby che disegna ogni dinosauro possibile e i paesaggi di lande preistoriche, cos'altro c'è da aggiungere?
Ho adorato alla follia le splash page su tavola doppia, nientemeno, che Kirby inseriva in ogni storia, dopo la prima pagina: di una spettacolarità unica e, pur se è un Kirby non più ai livelli degli anni precedenti, una cura nei dettagli invidiabile. Tale pratica scompare però negli ultimi numeri, si vede che l'autore sapeva già che la serie era destinata a chiudere e non ha voluto strafare.
Qualcuno si potrebbe chiedere come mai una serie di Jack Kirby sia rimasta per così tanto tempo inedita per il mercato italiano. Pare fosse stata opzionata dalla Comic Art nell'epoca in cui (quasi) qualunque fumetto che portava l'etichetta Marvel sopra veniva pubblicato, ma questa serie fu uno di quei quasi. Poi suppongo che con l'avvento dell'era digitale si sia preferito digitalizzare prima altre opere di Jack Kirby un tantinello più conosciute.
Rileggendola a distanza di così tanto tempo, la serie appare di certo datata, ma non obsoleta... modifico un po' una battuta di un film di Terminator. È come uno di quei dischi a 33 giri che vi piace riascoltare di tanto in tanto, perché possiede un suono particolare, che riesce a catturarvi, ma sapete bene che appartiene a un tempo passato che non può più tornare ed è meglio così.
Il passato si celebra anche in questo modo: contestualizzando l'epoca nel periodo in cui essa è uscita e rispettando l'impegno che un autore vi ha profuso. In questo caso, uno degli artisti più importanti del ventesimo secolo. Se non il più importante.