La televisione ha offerto e può offrire spezzoni e trasmissioni inquietanti. Tanto più se quelle trasmissioni hanno le loro radici nel passato e in una società, la quale cambia a ogni decennio che passa, che risulta molto diversa rispetto a quella attuale.
Tra questi momenti inquietanti vi possono essere le interviste ai serial killer, durante le quali questi assassini plurimi parlano con apparente distacco delle atrocità che hanno commesso. Tuttavia che un serial killer abbia partecipato senza problemi a un programma televisivo di intrattenimento risulta con ogni probabilità l'involontario apice del concetto di inquietudine.
Per quanto possa apparire surreale, tutto ciò è accaduto e viene descritto in Woman of the Hour, diretto da Anna Kendrick, scritto da Ian McDonald e distribuito su Netflix a partire dal 18 ottobre 2024.
Anni '70 del ventesimo secolo. Sheryl Bradshaw (Anna Kendrick) è un'attrice di basso profilo che riesce a ottenere solo incarichi poco significativi e, a parte questo, le vengono proposte solo scene di nudo.
Per farsi conoscere dal grande pubblico, la sua agente la invita a partecipare a The Dating Game/Il Gioco delle Coppie, nella speranza che questa apparizione funga da lancio pubblicitario per essere ricontattata per incarichi più prestigiosi.
Nel 1978, dunque, Sheryl partecipa al programma. Ma non può sapere che tra i suoi tre pretendenti vi è il serial killer Rodney Alcala (Daniel Zovatto), che ha già ucciso numerose donne negli ultimi sette anni. E la sua prossima vittima potrebbe essere proprio Sheryl.
Per quanto surreale, questa non è una storia di invenzione. Rodney Alcala è stato uno dei più spietati serial killer di sempre - si stima che le sue vittime siano superiori al centinaio, ma non vi è mai stata conferma al riguardo - ed effettivamente nel 1978, con già dei precedenti penali alle spalle e senza che nessuno si accorgesse di nulla, partecipò a Il Gioco delle Coppie, venendo scelto infine come compagno per un viaggio dalla partecipante, Cheryl Bradshaw.
Viaggio che poi non avvenne mai in quanto la donna, per sua fortuna, si accorse solo in un secondo momento di quanto risultasse inquietante Rodney Alcala e fece così perdere le proprie tracce.
Ecco un angolo oscuro degli anni '70, quello stesso angolo oscuro (seppur legato a una tematica differente, ma sempre avente sullo sfondo Il Gioco delle Coppie) esplorato in Confessioni di una Mente Pericolosa. Un angolo oscuro che diviene occasione per una delle ex interpreti di Twilight, anche se quella saga è ormai lontana, di fare il proprio debutto come regista e in maniera molto apprezzabile per quanto mi riguarda.
Chi ha sul groppone qualche annetto ricorderà senza problemi anche una versione italiana de Il Gioco delle Coppie, uno di quei programmi preconfezionati e in apparenza rassicuranti dell'era televisiva berlusconiana.
La puntata dello show americano in questione è ovviamente facilmente reperibile in rete - visto il clamore mediatico che aveva già prima che uscisse questo film - e, col suo tono grottesco e surreale, reso ancora più assurdo dalla presenza di una persona che sappiamo essere un serial killer, non è adattabile così come è stata concepita: troppo glamour raffazzonato, con momenti che oggi si definirebbero cringe che danno un nuovo significato al termine cringe.
Il film adotta dunque un differente approccio, poiché in ultima analisi non vuole essere una pellicola dalla perfetta aderenza storica. Prendendo spunto da questo evento, il film diventa una metafora di quello che era il trattamento riservato alle donne in certi contesti in quel decennio specifico, sì, ma di cui si vedono riflessi anche nel presente.
Nella pellicola, come nella realtà, Rodney Alcala partecipa alla trasmissione senza che si facciano dei controlli su di lui, nonostante avesse già dei precedenti penali e più volte fosse stato denunciato, senza che le autorità intervenissero.
Nella pellicola, come nella realtà, le denunce avanzate da donne nei confronti di Rodney Alcala non vengono tenute in considerazione, non vengono credute e al limite ci si prende gioco di loro.
A volte non è semplice calarsi nella visione del mondo di un'altra persona e capire che ciò che noi riteniamo assurdo, fuori dalla nostra comprensione, è in realtà qualcosa di ordinario o sconvolgente per quest'altra persona. A volte si ignorano i segnali che ci sono attorno a noi. E i mostri sono liberi di agire.