giovedì 16 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Epilogo


Mar-Vell, Capitan Marvel, dell'esercito Kree è giunto sulla terra come spia in L'Arrivo di Capitan Marvel. Si è ribellato ai suoi superiori e ha perso la sua amata Una in Muori, Traditore! Ha ottenuto un nuovo costume e iniziato un lungo sodalizio con Rick Jones in E un Fanciullo Ti Guiderà. Ha affrontato il suo nemico più letale, Thanos, ed è divenuto il Protettore dell'Universo in Thanos il Dio Pazzo.
E ha poi intrapreso un lungo viaggio nella galassia insieme a Rick Jones in Il Processo dell'Osservatore. Tutto questo nelle due storie che lo hanno introdotto ai lettori, pubblicate su Marvel Super-Heroes, e nella serie regolare che lo ha visto protagonista, dal 1968. E dopo aver rischiato più volte la chiusura, cosa che ha portato il personaggio a più cambi di status quo, l'epilogo giunge infine col sessantaduesimo numero, pubblicato nel 1979.
Le ultime storie sono scritte da Gerry Conway, Bill Mantlo, Scott Edelman e Doug Moench, mentre la parte grafica è affidata ad Al Milgrom e Pat Broderick.
Ritornati dallo spazio, Capitan Marvel e Rick Jones provano a reinserirsi nella società terrestre, il primo cercando di dare un nuovo scopo alla sua esistenza, il secondo intraprendendo una proficua carriera da cantante. Tuttavia sono ancora legati a livello molecolare, ma uno scontro col Super-Adattoide potrebbe capovolgere questa situazione.
Successivamente, Mar-Vell deve fare i conti con l'eredità malvagia di Thanos che, pur defunto in La Minaccia Finale, ha concepito un piano di emergenza alterando la programmazione del computer di Titano, ISAAC, il quale prende possesso del satellite e prende di mira la Terra.
Insieme a Drax il Distruttore, Mar-Vell cerca di sventare una minaccia che sembra non voglia saperne di morire e sulla sua strada incontra Elysius, la quale avrà un ruolo molto importante nella sua vita.
Lungo tutto questo percorso narrativo fatto di 64 albi non vi è mai stata l'impressione che vi fosse un percorso preciso per il personaggio. Giungeva un team creativo, dava una piccola o grande scossa alla situazione e il successivo team creativo ripartiva da lì alterando nuovamente il tutto.
Se questo però può apparire un difetto, leggendo il tutto nel suo insieme non lo sembra affatto. In quanto Mar-Vell ha vissuto un'evoluzione, o meglio più evoluzioni, che lo hanno visto partire come un umile ma ligio soldato per divenire infine uno degli eroi più rispettati e al tempo stesso temuti della Terra. Poi chiaro che lungo la via qualche scivolone vi sia stato, ma questo è inevitabile in undici anni di pubblicazioni.
L'epilogo, dunque, si adatta a questo processo di continuo cambiamento. Lo status quo viene nuovamente alterato: dopo tanto tempo, Capitan Marvel e Rick Jones non si ritrovano più legati a livello molecolare, ma i loro destini rimangono ancora intrecciati per vari motivi.
E quale miglior ultimo nemico se non quello più pericoloso affrontato dall'eroe? Anche dalla tomba (temporanea), Thanos estende la sua aura oscura e proietta dunque Mar-Vell verso la penultima fase della sua intricata esistenza editoriale con una saga che prende a prestito parte della mitologia greca.
Può sembrare un po' paradossale che colui che si fregia del titolo di Protettore dell'Universo in ultima analisi abbia bazzicato principalmente la Terra, Titano e il pianeta madre dei Kree, ma bisogna anche tener conto dell'universo in cui agisce che è dominato da questi due mondi (gli Shi'Ar erano appena comparsi sulla scena). Diciamo che, nel periodo in cui ha agito Mar-Vell, le principali minacce si sono presentate qui.
Ma è davvero finita? Non proprio, la trama su Titano deve ancora concludersi e quindi Capitan Marvel potrà ancora essere, per qualche tempo, il Protettore dell'Universo. Fino alla fine.

lunedì 13 gennaio 2025

Italians do it better? 50: Non Ci Resta che il Crimine (2019)


Anche se può sembrare insolito, il cinema italiano ha vantato una discreta tradizione in merito al genere fantastico/fantascientifico. Grazie ad artigiani e seri professionisti quali Mario Bava, Lucio Fulci e Umberto Lenzi, per citarne solo alcuni, si riusciva a tirare fuori produzioni di tutto rispetto con budget risicati, poiché i produttori di sganciare denaro non è che ne abbiano mai avuto voglia.
Poi i tempi sono cambiati, la tecnologia è andata avanti e creare un film fantastico è risultato ormai troppo dispendioso, quindi non si è corso il rischio e si è quasi del tutto abbandonata questa strada in favore di un genere più consolidato, la commedia. Ma una celebre commedia ha comunque trattato un celebre argomento della fantascienza, il viaggio nel tempo: Non Ci Resta che Piangere.
E a omaggiarne il titolo arriva Non Ci Resta che il Crimine, diretto da Massimiliano Bruno, scritto da Massimiliano Bruno, Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni e distribuito nei cinema nel gennaio 2019.
Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) sono tre spiantati che provano a sbarcare il lunario organizzando tour non autorizzati nei luoghi dove agiva la Banda della Magliana.
Per sfuggire a un loro ex compagno di scuola da loro bullizzato, Gianfranco (Massimiliano Bruno), ora divenuto ricco, attraversano un portale spaziotemporale che li catapulta nella Roma del 1982, mentre si stanno svolgendo i Mondiali di Calcio che saranno vinti dall'Italia.
I tre, già sapendo cosa accadrà, pensano di sfruttare la situazione a loro vantaggio, ma sulla loro strada incrociano appunto la Banda della Magliana e il loro boss Renatino (Edoardo Leo) che iniziano a sospettare di loro.
In questi ultimi anni c'è stato un intento di rendere oggetto di culto gli anni '80 del ventesimo secolo, un culto che è cresciuto col progredire della generazione di quel decennio dello sfruttamento dell'uso della tecnologia spesso così tanto bistrattata.
Una passione per un'epoca, che ha oggettivamente prodotto belle opere in molti campi, in cui chi ne parla sui social aveva meno responsabilità sulle spalle e aveva - pur con le dovute eccezioni - affrontato fino ad allora meno sofferenza sul proprio cammino.
Pur in un'atmosfera da commedia dove predominano le battute spiritose, anche se qui e lì vengono inseriti un paio di elementi drammatici, il film sembra voler dire che, sotto quella patina di felicità e spensieratezza che molti di noi hanno sperimentato, vi era anche una profonda dose di oscurità che permeava quegli anni, una oscurità che si tende a dimenticare per non intaccare quella perfezione che esiste nelle nostre menti. Ma solo lì.
Anche se il titolo, come detto, richiama il film di Massimo Troisi e Roberto Benigni, l'ispirazione dichiarata per questa pellicola è in realtà Ritorno Al Futuro (più che altro la parte seconda), rifatto in salsa italiana, con anche un pizzico di Scarface. Seppur un omaggio a Troisi e alla scena di Yesterday sia ben presente.
Diversamente da altri prodotti, ho visto una sceneggiatura e dei dialoghi un po' più curati per concepire una trama che prosegue e si sviluppa, invece che stopparla a un certo punto e inserire scenette comiche per allungare il brodo, concludendo il tutto con un prevedibile ma buon cliffhanger.
Anche le interazioni tra i vari protagonisti, che si rifanno sia ai buddy cop movies americani che alle commedie italiane di qualche decennio fa, risultano - pur nel contesto fantastico e talvolta sopra le righe che permea il tutto - adeguati alla situazione.
Non stupisce dunque che da questo film si sia generato un mini-franchise (evento epocale in Italia) che continua ancora oggi.

domenica 12 gennaio 2025

Libri a caso: Un Messaggio dagli Spiriti


Un libro di Agatha Christie che non preveda la presenza di Hercule Poirot o Miss Marple suscita sempre una immensa curiosità (e sì che non ne ha scritti pochi, in tal senso) e inoltre permette alla scrittrice inglese di sbizzarrirsi sul progredire degli eventi e la costruzione di personaggi che sono spesso ignoti al lettore, proprio perché non abbiamo le menti sopraffine di Poirot o Miss Marple a descrivercele.
E si può giocare anche sul tema degli investigatori dilettanti, con tutte le conseguenze del caso. Abbiamo già visto un'opera simile con Perché non l'hanno chiesto a Evans? e ora la storia si ripete con Un Messaggio dagli Spiriti (The Sittaford Mystery), pubblicato nel 1931.
La vita scorre serena e tranquilla, fin troppo tranquilla, nel piccolo villaggio di Sittaford, situato nella contea di Dartmoor. Mentre si preannuncia una tempesta di neve, le signore Willett - appena trasferitesi - chiedono ai loro ospiti di partecipare per divertimento a una seduta spiritica. Ma il divertimento scompare quando la seduta annuncia la morte di un abitante del villaggio, Joseph Trevelyan, in quel momento residente in una vicina città.
Il suo più caro amico, il maggiore John Burnaby, rimane colpito da quanto accaduto e si reca subito a indagare. In casa di Trevelyan, trova dunque il suo amico ucciso e avvisa la polizia, che arresta subito un suo nipote che ne reclamava l'eredità, James Pearson.
Ma la fidanzata di Pearson, Emily Trefusis, è certa della sua innocenza e, mettendosi contro la polizia e gli abitanti di Sittaford e potendo contare solo sull'aiuto del giornalista Charles Enderby, decide di indagare di persona per giungere alla verità a qualunque costo.
A Dartmoor amano divertirsi tra cani spettrali e sedute spiritiche, a quanto sembra. C'è da dire, però, che il romanzo, pur partendo da questo tema in apparenza sovrannaturale, lo mette ben presto da parte (meno male) a favore della trama riguardante l'omicidio di Trevelyan e le indagini dei due investigatori dilettanti, Charles Enderby ed Emily Trefusis.
Sì, non ci sono né Poirot né Marple ed è molto meglio così, poiché la brava Agatha Christie riesce a donare loro una spontaneità, un carisma e delle personalità uniche. Colpisce in special modo la caratterizzazione di Emily Trefusis.
Senza porsi alcun patema d'animo al riguardo, vi ricordo che ci troviamo nella società inglese di circa un secolo fa, Agatha Christie descrive una donna che - pur agendo per amore - non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, si giostra con abilità le persone (gli uomini, soprattutto) perché le diano le risposte che cerca ed è sempre proattiva: è lei che va in un determinato posto e mai qualcun altro.
La cosa che colpisce è come tutto questo risulti naturale e coerente, grazie al fatto che il personaggio femminile è delineato da una donna (un uomo dell'epoca avrebbe avuto più difficoltà). Una donna che, ricordiamolo, era reduce da un tragico divorzio conseguente a una misteriosa scomparsa e si era risposata da poco meno di un anno.
Non crediamo che Emily Trefusis sia una sorta di incarnazione narrativa di Agatha Christie, ma di certo è molto curioso vedere questa donna dallo spirito battagliero e contesa da due uomini (ma lei alla fine prende la scelta che vuole lei, non quella che altri gli vorrebbero imporre).
Insomma, a mio avviso un bel romanzo che, oltre alla trama mystery, si segnala per sia la descrizione dei personaggi principali che per la delineazione dell'ambientazione, evidentemente cara alla scrittrice che aveva visitato quei luoghi. E soprattutto si beve the, molto, molto the.
E scopriremo infine che, anche un secolo fa, vi erano le contese generazionali con le stesse parole di adesso e gli anziani che cascavano negli scam.

sabato 11 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Batman - La Notte del Cavaliere Oscuro


Nei film d'azione qual è la cosa più probabile che possa capitare mentre un detenuto viene portato in prigione dentro un furgone blindato? Molto semplice, accadrà un incidente lungo la via che farà fuggire il detenuto, il quale verrà inseguito dall'eroe di turno.
E nella narrativa supereroistica questa tematica si può trasportare? Be', se pensiamo a Gotham City e al suo variegato sottobosco criminale e al supereroe più umano di tutti, Batman, certo che sì. E lo dimostra la miniserie di tre numeri La Notte del Cavaliere Oscuro (One Dark Knight), pubblicata nel 2022, scritta e disegnata da Mark Simpson, alias Jock.
Mentre Gotham è preda di una tremenda ondata di caldo, il supercriminale noto come E.M.P. sta per essere trasferito dall'Arkham Asylum al carcere di Blackgate, sotto la stretta sorveglianza di Batman.
Ma le gang criminali di Gotham City non vedono di buon occhio la cosa e così assaltano il furgone che trasporta il detenuto, il quale libera tutta la sua potenza usando le energie elettriche presenti dentro di lui (non a caso si chiama in quel modo) e creando un blackout generale lungo tutta la città.
Mentre la polizia affronta il panico nelle strade e la corruzione al suo interno e tutti i criminali di Gotham vogliono avere un pezzo sia di Batman che di E.M.P., i due devono percorrere i pochi isolati che li separano da Blackgate prima che sorga l'alba. Un tragitto infernale, lastricato di cattive intenzioni.
Un disegnatore che si assume tutti gli oneri e onori (Jock è anche il colorista di questa miniserie) può sempre correre il rischio di dover sacrificare qualcosa lungo la via del comparto artistico, ma qui sembra non accadere.
Intendiamoci, la trama di per sé è molto semplice e diretta, infatti la miniserie non si trascina per troppi numeri, mixando l'inseguimento di Batman ai danni di E.M.P. con un'altra sottotrama che riguarda un complotto all'interno degli organi di polizia di Gotham City e limitando lo svolgersi dell'azione a quattro protagonisti principali.
Di per sé la trama sembra ricordare molto Solo 2 Ore, con Bruce Willis: il breve tragitto verso la sicurezza che in realtà è costellato di pericoli, il vero nemico che non è il criminale, bensì gli organi di polizia che provano a uccidere il criminale, e un legame familiare in gioco che sarà la molla che farà andare avanti Batman ed E.M.P.
Ricordiamolo sempre: una trama semplice non vuol dire in maniera automatica che sia anche banale. Certo, Jock preferisce sbizzarrirsi di più con la costruzione delle tavole ed è meglio così poiché è ciò in cui è più versato. Ovviamente chi volesse trovare grande introspezione e profondità di trama, può lasciar perdere.
Questo è infatti un prodotto di puro intrattenimento dove un disegnatore - libero da vincoli di continuity e con la possibilità di osare un po' graficamente - cerca una nuova strada artistica sfruttando uno dei personaggi più riconoscibili ed amati e a cui aveva già lavorato. Batman ha dunque reso un servizio a Jock e lui ha fatto altrettanto.

venerdì 10 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Deathblow - Confessioni


Gli anni '90, trionfo (in alcuni fumetti, non in tutti) di possenti muscolature, uomini che prima sparano e poi chiedono chi è senza che Alberto Sordi possa rispondere e armi gigantesche che non si sa come si possano tenere in mano e sparare... ah già, le possenti muscolature di cui sopra.
Col tempo, si sa, molte opere vengono anche rivalutate o al limite ci si adagia sull'adagio che sono figlie del loro tempo. Altre, invece, qualche menzione d'onore la ottengono, per le più svariate ragioni.
Una di queste è la maxiserie in tredici numeri Deathblow: Confessioni (Confessions), pubblicata tra il 1993 e il 1995, scritta da Jim Lee e Brandon Choi e disegnata da Jim Lee e Tim Sale, per quest'ultimo praticamente poco dopo i suoi esordi professionali.
Michael Cray è un agente che lavora per un'agenzia governativa nota come Operazioni Internazionali, che gli affida le missioni più sporche e segrete, come eliminare un dittatore iracheno, in giro per il mondo.
Dopo aver perso molti compagni di squadra e dopo che gli è stato diagnosticato un tumore inoperabile al cervello, Michael Cray rassegna le dimissioni, certo di non poter rimediare al male che ha fatto. Ma tutto questo cambia quando si ritrova coinvolto in uno scontro tra l'Ordine della Croce, al servizio stesso del Vaticano, e una setta satanica capitanata dall'Angelo Nero, che ha il compito di riportare Lucifero sulla Terra grazie alle energie di un ragazzo speciale.
Michael Cray pensa che questa sia la sua ultima, giusta battaglia, ma non può immaginare che un cambiamento lo stia per toccare.
Seppur ne sia solo una metafora, Deathblow è figlio di quella disillusione del popolo americano nei confronti del governo e degli apparati militari conseguente allo scandalo Irangate e a una perdita di centralità nello scenario globale dopo la distensione con la Russia.
Michael Cray è dunque l'eroe (il popolo americano) che si allontana da quel mondo in cui non si riconosce più, dove un dittatore un giorno è il nemico e il giorno dopo un alleato. In pratica l'eroe che, animato dal vero spirito americano (lottare contro le più grandi avversità a suon di armi), riporta l'ordine e la giustizia. Disperdendo perciò l'oscurità (il cancro, le guerre, l'apocalisse) con questa "salvifica" luce.
E lo fa venendo coinvolto in una di quelle trame in apparenza blasfeme e caciarone molto care al fumetto americano. La società statunitense è infatti preminentemente protestante e buona parte della popolazione non vede il Vaticano come l'autorità suprema della Chiesa nel mondo, differentemente da quanto accade in Europa e in Italia.
Quindi quello che a noi può magari scandalizzare (il Vaticano che alleva soldati, suore ninja pronte a sparare e menare e ragazzi che possono contare sul potere del Signore), per gli Stati Uniti è qualcosa di normale.
Per gli autori americani il Vaticano è un elemento che può essere utilizzato in narrativa quando vi è un pericolo di natura mistica e sovrannaturale, così come quando c'è una minaccia alla pace si utilizzano la CIA o i Servizi Segreti. Questo a maggior ragione in un'epoca dove Internet non era ancora diffuso, oggi infatti sembra che una parte di questa percezione sia passata.
Contestualizzandola nel periodo in cui è uscita, non è dunque errato dire che Deathblow sia un'opera figlia del suo tempo. Ma il fatto che lo sia non vuol dire automaticamente che non possa interessare.

giovedì 9 gennaio 2025

Libri a caso: Rete Globale


Forse appare superfluo dirlo, ma uno degli obiettivi della fantascienza è quello di immaginare un possibile sviluppo futuro della società analizzando la reale società in cui si vive in quel momento. Un'analisi che può assumere a volte l'aspetto di una feroce satira, come accade in 1984 di George Orwell.
Non è chiaramente qualcosa di semplice poiché, quando quel futuro arriva o è imminente, si potrebbe scoprire che non è proprio come lo scrittore lo aveva immaginato, col rischio di rendere l'opera sorpassata (non che però 1984 lo sia diventata, bisogna ammetterlo).
Una possibile società futura la si trova anche in Rete Globale (The Shockwave Rider), scritto da John Brunner e pubblicato nel 1975.
Siamo nel ventunesimo secolo. A seguito di alcuni disastri naturali e tentativi di colpo di stato, una potente rete di computer decide le vite dei cittadini, scegliendo per loro la professione più adatta sin dalla più tenera età, gli hobby da perseguire e compie altre scelte sottratte al loro libero arbitrio.
Uno studente di nome Nick Haflinger, con una personalità più marcata e intelligente, riesce a capire l'inganno che si perpetra dietro questa facciata di normalità ed entra in clandestinità, assumendo negli anni svariate identità fittizie, al solo scopo di nascondersi.
Quando però il governo americano lo rintraccia e lo mette sotto interrogatorio, Nick Haflinger deve decidere se continuare a utilizzare le sue maschere oppure per la prima volta essere sé stesso e mostrare al mondo la verità.
Immaginare la società futura, dicevamo. Il decennio in cui quest'opera è uscita è stato davvero molto particolare tra crisi energetiche e petrolifere, una Guerra Fredda che - pur passate le crisi più importanti - era ancora ben presente e già emergevano questioni come la sovrappopolazione e la sicurezza a discapito della privacy.
Inoltre già era presente la rete militare Arpanet che stava per diventare l'Internet dell'allora futuro e la tecnologia stava per compiere balzi da gigante.
John Brunner ha immaginato questo scenario futuro basandosi su alcuni scritti dei sociologi del tempo di allora e, nel fare questo, ha concepito un mondo che non sembra troppo distante dall'attuale. Certo non abbiamo una rete globale che governa tutte le nostre mosse, ma di sicuro ci sono algoritmi che cercano di guidarci verso una precisa scelta e governi, in molte nazioni, che manovrano le loro campagne politiche anche basandosi su dati raccolti da agenzie private o governative e vendute al miglior offerente, in maniera legale o meno.
Il modello di riferimento è appunto il succitato 1984, solo verso un'impronta un po' più ottimistica. Se la ribellione di Smith è destinata a fallire sin dal principio, la presa di coscienza di Haflinger diventa la scintilla che darà il via al cambiamento dello status quo. Cambiamento che inizia proprio da dove è cominciata la dittatura globale.
Quindi più in generale lo scrittore esorta a non conformarsi subito a modelli predeterminati da altri, ma a cercare di tracciare un proprio percorso - e i propri errori, anche - basandosi sulle proprie scelte. Una cosa difficile da fare già cinquant'anni fa e diventata un po' più ardua oggi.
Ci sono molti convinti che oggi si viva in una dittatura computerizzata. Non proviamo nemmeno ad argomentare a favore o a torto (sarebbe inutile, dopotutto), ma sarà interessante vedere dove ci porterà la vastità di questa rete.