venerdì 28 aprile 2023

Netflix Original 124: La Donna Più Assassinata del Mondo


Il Grand Guignol è stato un teatro di Parigi che ha dato vita a un genere che ha imperato per molti decenni. Con un esordio verso la fine del diciannovesimo secolo, vedeva sul suo palco spettacoli incentrati sul macabro e sull'orrore che hanno raccolto un grande successo, sino alla sua chiusura nel 1963.
I lettori di fumetti ricordano questo teatro grazie a un albo di Dylan Dog, ma il termine stesso "granguignolesco" - per quanto poco usato - è sinonimo di macabro.
Rende omaggio a quel teatro e ai suoi spettacoli il film francese La Donna Più Assassinata del Mondo (La Femme la plus Assassinée du Monde), diretto da Franck Ribière, scritto da James Charkow e Vérane Frédiani e distribuito su Netflix a partire dal 7 settembre 2018.
Ci troviamo nella Parigi del 1932. Mentre l'opinione pubblica si scaglia contro il Grand Guignol e i suoi spettacoli, ritenuti blasfemi, l'attrice teatrale Paula Maxa (Anna Mouglalis) è all'apice della sua fama. Sul palco è morta per oltre 10.000 volte e nei modi più disparati e atroci ed è la beniamina del pubblico.
Mentre un giornalista, Jean (Niels Schneider), indaga su di lei e sul teatro a scopi scandalistici, la realtà sta cercando di infrangere la quarta parete, in quanto un pazzo ammiratore ha preso di mira Paula Maxa e intende ucciderla... per davvero e per sempre, stavolta.
La pellicola si basa su una persona realmente esistita. Paula Maxa è infatti il nome d'arte di Marie-Thérèse Beau, tra le più celebri attrici teatrali francesi morta sul palco davvero per un numero spropositato di volte.
Tramite la sua storia, romanzata per esigenze di trama includendo una relazione amorosa con un giornalista e un killer che perseguita l'attrice, si rende omaggio a un periodo che non esiste più. Un periodo in cui la gente rimaneva sia emozionata che disgustata di fronte agli spettacoli teatrali, riempendo le sale in ogni ordine di posto grazie sia alla bravura degli attori che a degli effetti speciali pratici innovativi per l'epoca.
E se qualcuno pensa che le associazioni di genitori che lamentano la decadenza dei tempi siano nati con la televisione, ecco si sbagliano: esistevano già allora. Gente che non ha un vero scopo nella vita e se la prende con nemici costruiti dal nulla, di cui non capisce la natura, è sempre stata presente.
Ma questo omaggio rappresenta anche un punto di non ritorno. Il massimo splendore del Grand Guignol e dei suoi interpreti, infatti, coincide con l'inizio della sua lunga decadenza, che avrebbe poi portato alla sua chiusura qualche tempo più tardi.
Sta giungendo infatti un nuovo media che metterà il teatro in secondo piano: il cinema. Tramite il film Il Dottor X di Michael Curtiz, che i due protagonisti vedono nel corso di un appuntamento, si intuisce che il pubblico concentrerà ben presto lì le proprie attenzioni, grazie a quegli stessi effetti speciali presi in prestito dal teatro e migliorati col montaggio e storie ancora più estreme.
E le associazioni inizieranno a concentrare lì le proprie fantomatiche battaglie per il bene comune.

giovedì 27 aprile 2023

Prime Video Original 55: Il Giorno Perfetto


E vai, un altro clone - per quanto particolare, questo è da riconoscere - di Ricomincio da Capo (Groundhog Day)! Come sapete se siete nostri affezionati seguaci, ogni tanto ne spunta fuori uno, a dimostrazione di come quel film e l'espediente narrativo che vi sta dietro abbiano avuto e continuino ad avere un impatto sui prodotti cinematografici attuali.
Uno di questi è Il Giorno Perfetto (Meet Cute), diretto da Alex Lehmann, scritto da Noga Pnueli e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 25 novembre 2022.
Sheila (Kaley Cuoco) incontra in un bar Gary (Pete Davidson). L'intesa tra i due è immediata e quella stessa sera condividono il loro primo appuntamento, tra una cena in un insolito ristorante indiano e una passeggiata lungo l'East River di New York.
Ma non è un appuntamento come tutti gli altri. Sheila, infatti, è una viaggiatrice del tempo, però può tornare indietro solo per un periodo di 24 ore in un giorno specifico. E ha individuato nell'incontro con Gary il giorno perfetto, insieme all'uomo da lei ritenuto perfetto.
Ma la ripetizione di quel singolo giorno, prolungato per mesi se non addirittura anni, rischia di portarla prima o poi a un crollo emotivo e alla depressione.
Ricomincio Da Capo non dava una spiegazione sul perché il personaggio interpretato da Bill Murray fosse rimasto bloccato in un loop temporale, in quanto il cuore della storia risiedeva nell'esplorazione della personalità di quel personaggio e di come quell'evento lo avrebbe cambiato.
In Il Giorno Perfetto, a onor del vero, una spiegazione di come Sheila riesca a viaggiare nel tempo viene data, ma è così surreale e improbabile che è chiaro che rappresenta unicamente un pretesto per concentrarsi su altro.
Nello specifico, tramite l'insolita relazione tra Sheila e Gary che si perpetua giorno dopo giorno sempre in maniera uguale con poche e insignificanti differenze, si esplorano le difficoltà delle relazioni di coppia che rischiano di rimanere bloccate in una routine che appare meravigliosa, ma che quando viene analizzata mostra tutte le proprie crepe.
La pellicola, infatti, presenta l'analisi - in certi punti poco rassicurante - su tematiche delicate quali il suicidio, le nevrosi, le crisi amorose e gli abusi subiti in famiglia, soprattutto psicologici.
Potete immaginare che il messaggio di fondo sia che, se si vuole costruire una relazione basata su solide fondamenta, non bisogna compiere sempre le stesse azioni, perché anche se in principio portano felicità alla lunga stancheranno.
Non esiste un vero e proprio giorno perfetto. Una relazione e un amore si devono reinventare ogni giorno che passa: alla fine giunge il messaggio rassicurante.

mercoledì 26 aprile 2023

Prime Video Original 54: La Cena delle Spie


Il mondo cinematografico delle spie è ampio e variegato. Ci piace pensarlo popolato perlopiù di gadget ultratecnologici e auto fiammanti, come accade nella saga della spia inglese più celebre, ovvero James Bond.
Un mondo delle spie più realistico, tuttavia, è fatto di sotterfugi, segreti noti a poche persone e crisi che non sempre vengono risolte. Come si può notare ad esempio in La Cena delle Spie (All the Old Knives), diretto da Janus Metz Pedersen, scritto da Olen Steinhauer e distribuito su Amazon Prime Video a partire dall'otto aprile 2022.
Nel 2012, un aereo atterrato a Vienna viene preso di mira da un gruppo terrorista. Della crisi se ne occupano gli agenti CIA Henry Pelham (Chris Pine) e Celia Harrison (Thandiwe Newton). Tuttavia, nonostante i loro sforzi, il tutto finisce in tragedia e l'equipaggio e tutti i passeggeri vengono uccisi.
Otto anni dopo, Vick Wallinger (Laurence Fishburne), capo di Henry Pelham, informa l'agente che in merito a questa vicenda sono emerse alcune prove che fanno pensare a una fuga dolosa di informazioni avvenuta durante la crisi di Vienna. E la principale sospettata è Celia Harrison, la quale nel frattempo si è ritirata a vita privata.
Per entrambi gli attori protagonisti, questo è una sorta di ritorno a un genere che hanno già affrontato in passato, ma visto stavolta sotto una diversa ottica. Lontano dunque dall'azione e dalla tensione di Mission: Impossible 2, Una Spia Non Basta o The Contractor.
La Cena delle Spie è una storia in cui la tensione è sì presente, ma viene raggiunta in maniera più silenziosa e sottile. Utilizzando un'alternanza tra passato e presente in cui lentamente vengono a galla diverse verità e vi sono numerosi cambi di prospettiva. Oppure tramite lunghi e articolati dialoghi, al massimo tra due persone, che si pongono lo stesso obiettivo.
Per questo motivo si decide che quello che è il focus della storia, ovvero la presa dell'aereo da parte del gruppo terrorista, venga mostrato al minimo per far spostare la propria attenzione su coloro che devono gestire questa crisi e su come tale drammatico evento e le sue conseguenze influiscano sulle loro rispettive esistenze, le quali ne risultano inevitabilmente segnate.
Il titolo italiano fa presagire che buona parte della trama si svolge durante una cena. Una cena in cui verranno a galla tutte le incomprensioni, i segreti e i rancori degli ultimi otto anni. Quindi molto è affidato all'interazione tra Chris Pine e Thandiwe Newton, sui cui personaggi pesano anni di separazione e una storia d'amore mai veramente iniziata. Però si sa che a volte bastano poche ore, il tempo di una semplice cena, appunto, per far cambiare tutto.

martedì 25 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Essex County - L'Infermiera di Campagna


Si conclude la trilogia ideata, scritta e disegnata da Jeff Lemire e ambientata nella contea di Essex, in Ontario. Iniziata con I Racconti della Fattoria (Tales from the Farm) e proseguita con Storie di Fantasmi (Ghost Stories), vede il suo epilogo con l'ultima graphic novel intitolata L'Infermiera di Campagna (The Country Nurse), pubblicata nel 2009 da Top Shelf Productions.
L'infermiera del titolo si chiama Anne Byrne ed è in realtà già comparsa nei precedenti due capitoli, di sfuggita nel primo, come badante di Lou Lebeuf nel secondo.
Molto dedita al suo lavoro e premurosa verso i pazienti affidati alle sue cure, Anne Byrne si trova in una difficile situazione familiare, poiché suo marito è scomparso da alcuni anni, mentre suo figlio è svogliato e non la ascolta.
Al contempo, tramite un flashback ambientato nel lontano passato, apprendiamo un particolare importante su tutti i protagonisti della trilogia.
Il cerchio narrativo si chiude in maniera egregia grazie a questo e terzo e conclusivo capitolo. Da un lato le varie vicende dei protagonisti che abbiamo visto passare nel corso di questa saga (da Lester a suo zio, a Jimmy Lebeuf) vengono portate a compimento. Quindi non si tratta di un epilogo definitivo, ma di certo quello che è stato il percorso narrativo - ed esistenziale - dei vari personaggi trova una sua risoluzione.
A chiudere questo percorso abbiamo dunque l'infermiera Anne Byrne, che senza forse accorgercene è divenuta il collante di tutta la saga. Una persona che cerca di dimostrarsi molto forte e determinata, e al tempo stesso gentile, coi suoi pazienti, ma che possiede alcune fragilità.
Un ulteriore cerchio narrativo è quello che riguarda tutti i personaggi nel loro insieme. Infatti ci si potrebbe chiedere: ma perché Jeff Lemire ha deciso di narrarci le storie proprio di queste persone? Ebbene, la scelta non è stata casuale.
Grazie a un abile e ben manovrato artificio narrativo, infatti, l'autore arriva a legare tra loro tutti i protagonisti tramite un evento comune.
La Trilogia di Essex County diventa così una insolita saga familiare e un'analisi dei dilemmi esistenziali di quelle persone comuni, quelle a cui non rivolgiamo un secondo sguardo. O quelle a cui magari alcuni gettano uno sguardo di disprezzo. Eppure anche loro, con le loro fragilità e la loro volontà, sono persone degne di stima e rispetto. E Jeff Lemire rende merito a queste persone, e alla sua terra natia, con queste storie.
Ora possiamo abbandonare questa contea e lo stesso può fare Jeff Lemire, lasciandosi alle spalle le proprie origini, ma non dimenticandole, e spiccando il volo verso altri e più importanti incarichi di sceneggiatore.

lunedì 24 aprile 2023

Libri a caso: Il Candeliere a Sette Fiamme


Nella Milano del ventennio fascista indaga il commissario Carlo De Vincenzi, un personaggio ideato dallo scrittore Augusto De Angelis e comparso per la prima volta nel 1935 nel romanzo Il Banchiere Assassinato.
Ovviamente una dittatura non vede di buon occhio il fatto che, in un paese dove dovrebbe vigere l'ordine, si propaghi il caos attraverso brutali omicidi, persino nelle opere di intrattenimento. Ecco perché molti romanzi dell'epoca aggiravano l'ostacolo coinvolgendo persone straniere in queste trame. Agli occhi del Duce e soci, questo significava screditare altre nazioni e così non si rischiava troppo (il rischio c'era sempre, comunque).
Ma Augusto De Angelis riesce comunque a darvi un tocco di classe ne Il Candeliere a Sette Fiamme, pubblicato nel 1936.
È il maggio del 1931. Il commissario De Vincenzi sta indagando sul brutale omicidio di uno straniero avvenuto in un albergo di infimo ordine di Milano. Ma non si tratta di un assassinio motivato dal denaro o per motivi di passione.
Qualcosa non quadra nella dinamica dell'omicidio e vi sono due persone, John Vehrehan e Virginia Olcombi, che sembrano avere qualcosa da nascondere. Ma in tutto questo cosa ha a che vedere un candelabro scomparso dalla stanza?
Augusto De Angelis sfrutta lo stesso trucco narrativo adottato per Il Canotto Insanguinato. Al centro della trama vi mette infatti degli stranieri, ma in realtà la storia si svolge in buona parte in una Italia preda del degrado e di cui vediamo solo i reietti della popolazione (le prostitute, la povera gente, coloro che si arrangiano come possono e per certi versi anche i poliziotti).
In questo ambiente oscuro e cupo, si innesta una trama che più nel giallo sconfina in una spy-story alla James Bond ante-litteram, tra società segrete, preziose formule industriali e missioni all'estero (mancano solo gli inseguimenti in auto e le sparatore, non appannaggio di un personaggio come il commissario De Vincenzi).
Il commissario è guidato sia dall'intuito che dal destino: utilizza gli indizi a sua disposizione, ma da lì costruisce elaborate teorie che a volte possono rivelarsi anche errate. Ed è un uomo segnato dal destino. La felicità non può essere alla sua portata.
Anche quando trova una donna che - pur con tutte le problematiche del caso - si affeziona a lui e per cui prova qualcosa, è destinato a perderla. Quindi alla fine la giustizia trionfa, impossibile che un eroe italiano non possa prevalere sugli stranieri a quell'epoca, ma per questo eroe il trionfo è in realtà una disfatta. Una sconfitta personale.
Ma la dittatura, cieca e dalla mentalità limitata come tutte le dittature, vede in realtà solo quello che vuole vedere.

sabato 22 aprile 2023

A scuola di cinema: Angel Heart - Ascensore per l'Inferno (1987)

1978: Viene pubblicato il romanzo Falling Angel, scritto da William Hjortsberg.
L'opera, ambientata nel 1959 a New York, vede protagonista il detective privato Harry Angel, il quale riceve l'incarico dall'enigmatico Louis Cyphre di ritrovare Johnny Favorite, un cantante molto famoso prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e scomparso senza lasciare tracce nel 1943.
L'indagine per Harry Angel si rivela subito complicata e piena di insidie, portandolo a entrare in contatto col sottobosco mistico di New York.
Questo romanzo diviene oggetto qualche anno dopo di un celebre adattamento cinematografico.


Nello stesso anno in cui viene pubblicato il romanzo di William Hjortsberg, i diritti di sfruttamento cinematografico vengono opzionati dalla Paramount Pictures. Lo stesso William Hjortsberg viene incaricato di scrivere la sceneggiatura, mentre la regia è affidata a John Frankenheimer e la parte principale a Dustin Hoffman. Tuttavia l'opzione scade senza che il film entri mai in produzione.
Robert Redford viene a conoscenza del progetto e si dimostra interessato, così William Hjortsberg scrive un paio di bozze di sceneggiatura. Tuttavia, pur con un grande attore a supporto, nessuno studio cinematografico vuole investire del denaro, in quanto la trama è ritenuta troppo cupa, e viene chiesto allo sceneggiatore un lieto fine, richiesta a cui Hjortsberg si oppone.
Il progetto finisce dunque nel limbo per alcuni anni, riemergendo solo nel 1985, quando il produttore Elliott Kastner discute di un possibile adattamento dell'opera di William Hjortsberg col regista Alan Parker. Costui, che ha letto il romanzo rimanendone affascinato, accetta la proposta e inizia a scrivere la sceneggiatura. Nel fare questo, Alan Parker ha un incontro con Hjortsberg, poiché intende apportare alcuni cambiamenti, oltre al titolo, a cui lo scrittore non si oppone.
Innanzitutto, Alan Parker trasferisce buona parte della storia a New Orleans, visto che associa questa città alle pratiche occulte e al voodoo. Inoltre ambienta il tutto nel 1955, per far sì che i personaggi presentino un look più datato e vintage.
Completata la sceneggiatura nel settembre 1985, il regista si reca a Roma per incontrare i produttori Mario Kassar e Andrew Vajna. I due, dopo aver visionato lo script, accettano di finanziare il film tramite la loro società Carolco Pictures, dando ad Alan Parker pieno controllo creativo. In principio il regista pensa di girare il tutto in bianco e nero, ma capisce ben presto che questa non è una soluzione praticabile a livello commerciale.
Alan Parker propone la parte di Harry Angel a Robert De Niro, ma costui è più interessato a Louis Cyphre, pur comparendo meno rispetto al protagonista. Tuttavia, non è affatto facile convincere l'attore ad accettare questo ruolo. Alan Parker ha svariati incontri con lui in un arco di alcuni mesi, durante i quali l'attore gli pone numerose domande su anche i particolari più minuti della sceneggiatura.
De Niro si reca poi insieme al regista nel quartiere di Harlem, in una delle zone scelte per le riprese, leggendo la sceneggiatura seduto su un pavimento umido e, infine, dà il proprio assenso.
Mentre si svolge il tortuoso processo di casting di Robert De Niro, la parte di Harry Angel viene proposta a Mickey Rourke, che accetta rinunciando così a un ruolo in Platoon.
La parte di Epiphany Proudfoot viene affidata a Lisa Bonet. Per l'attrice è il debutto cinematografico, ma si è già fatta un nome comparendo nel telefilm I Robinson (The Cosby Show) nel ruolo di Denise. Alan Parker, in realtà, non ha mai visto questa sitcom, rimane semplicemente convinto dalla sua audizione.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 31 marzo 1986, tenendosi a New York e in Louisiana.
Robert De Niro decide, quando non si è impegnati sul set, di tenere le distanze da Mickey Rourke, giungendo fino al punto di non parlargli. Questo non per una sorta di antipatia, ma per rendere più efficaci le scene in cui recitano insieme, come se non si conoscessero.
Non ci sarebbe alcun problema, se non fosse che Mickey Rourke prende la cosa molto sul personale, prolungando la reciproca antipatia tra i due ben oltre la conclusione della lavorazione. Questo film rappresenta quindi la prima e unica collaborazione tra i due attori e, negli anni e decenni a seguire, avranno modo l'uno di criticare l'altro, anche facendo uso di insulti.
Alan Parker non ha di questi problemi con Robert De Niro, ma rimane intimidito dalla sua resa del personaggio di Louis Cyphre, lasciandogli molta libertà su come girare le sue scene, fino ad arrivareal punto di fargliele dirigere.
In un ruolo minore è presente l'attrice Shirley Stoler, ma il suo apporto è di breve durata in quanto - al suo primo giorno di riprese sul molo di Coney Island - viene travolta da un'onda anomala mentre sta pronunciando le sue battute, scomparendo nelle acque.
Una volta riemersa e controllata dallo staff medico, Shirley Stoler si rifiuta categoricamente di continuare e così il suo posto viene preso dalla sua controfigura.
Le riprese si concludono il 20 giugno 1986.
La Motion Picture Association of American (MPAA) richiede che siano apportati dei tagli alla scena di sesso tra Mickey Rourke e Lisa Bonet, ritenuta eccessiva, per evitare un rating X di vietato ai minori. Alan Parker, nonostante non sia esattamente entusiasta della cosa, interviene per placare anche le preoccupazioni del distributore e taglia così dieci secondi di quella scena, che consentono di ottenere il Rating R. Quando la pellicola approda sui supporti fisici, tuttavia, quei secondi vengono reinseriti.
Angel Heart - Ascensore per l'Inferno (Angel Heart) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 6 marzo 1987. A fronte di un budget di 17 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare poco più di quella stessa cifra.
Oltre alla particolarità della trama, contribuisce a questo risultato anche il successo non previsto di Arma Letale (Lethal Weapon), che inizia la sua programmazione nei cinema nello stesso, identico giorno.
Robert De Niro dal canto suo, dopo i ruoli infernali di questo film e Gli Intoccabili (The Untouchables), decide di prendere una svolta più leggera con Prima di Mezzanotte (Midnight Run)... ma questa è un'altra storia.

venerdì 21 aprile 2023

Netflix Original 123: The After Party


Una delle prime produzioni Netflix di cui abbiamo parlato si intitola XOXO, in cui vedevamo due amici cercare di sfondare in un festival musicale attraverso la loro comune passione: la musica dance elettronica. Con la loro amicizia che rischiava di venir compromessa a causa di questo.
Qualche tempo dopo, questo titolo è ribalzato alla mia mente vedendo The After Party, scritto e diretto da Ian Edelman e distribuito su Netflix a partire dal 24 agosto 2018.
Owen Ellison (Kyle Harvey) è un aspirante rapper che sta cercando di sfondare in ogni modo nel campo dell'hip-hop, aiutato dal suo amico e manager, il volenteroso ma pasticcione Jeff Levine (Harrison Holzer).
Ogni loro sforzo, tuttavia, è vano e Owen Ellison sta per entrare nei Marines e iniziare una nuova vita. Ma la notte prima della sua partenza si presenta un'ultima occasione da non perdere: la possibilità di poter fare un'audizione di fronte a un rinomato produttore. Tutto ok? Be', bisogna solo trovarlo in una festa privata piena di persone.
La musica, l'amicizia e la f...igura femminile sono al centro di questa pellicola scanzonata con qualche momento semidrammatico. I ragazzi qui descritti cercano di riflettere le odierne tendenze di fama, che passano in primo luogo attraverso i social network, i meme e gli hashtag di successo.
Ma si sa bene che dietro queste facili e comode scorciatoie, la strada per il vero successo è costellata oltre che di buone intenzioni di mille difficoltà.
Forse a voler riflettere l'atmosfera surreale che caratterizza questa (quasi) improbabile scalata al trionfo, sia i due protagonisti che i comprimari che ruotano attorno a loro sono tutte personalità eccentriche, come a voler sottolineare quell'aspetto onirico e abbastanza sopra le righe  che caratterizza lo show business americano.
La trama sembra proprio, anche di sicuro è stato qualcosa di involontario, riprendere quella di XOXO, sostituendo alla musica dance quella rap e hip-hop, con tanto di due amici da una vita che entrano in contrasto per questo motivo mentre cercano di sfruttare un'ultima possibilità.
Alcuni anni fa, certi aspetti di questo film ci sarebbero apparsi - se non oscuri - poco comprensibili. Tuttavia, e non solo perché è uscito 8 Mile, anche in Italia è ormai attiva una discreta scena hip-hop. Che, tuttavia, inevitabilmente impallidisce di fronte a quella americana, essendo un fenomeno in voga da molto più tempo.
Tanto che, per chi è appassionato, ci sarà il piacere di vedere alcune guest star della scena rap americana comparire nel ruolo di loro stessi e il protagonista stesso è un giovane rapper.

giovedì 20 aprile 2023

Netflix Original 122: Tutte le Volte che Ho Scritto Ti Amo


Ormai il college americano sta diventando come una sorta di seconda casa. Pur essendo giunti al centoventiduesimo post, ho perso il conto di quanti siano incentrati su storie che si svolgono in quest'ambiente o attorno ad esso, con le sue piccole tragedie adolescenziali e le sue grandi gioie. Perché ricordiamo che in questo caso l'amore deve trionfare, poiché già la realtà è brutta di suo senza che ci sia bisogno di peggiorarla.
E trionfa anche in Tutte le Volte che Ho Scritto Ti Amo (To All the Boys I've Loved Before), diretto da Susan Johnson, scritto da Sofia Alvarez e distribuito su Netflix a partire dal 17 agosto 2018. La pellicola si basa sull'omonimo romanzo scritto da Jenny Han e pubblicato nel 2014.
Lara Jean Covey (Lana Condor) è una sedicenne che in passato ha scritto lettere d'amore che non ha mai spedito ai ragazzi per cui si era presa una cotta. Tra questi vi sono Peter Kavinsky (Noah Centineo), l'attuale ragazzo della sua ex migliore amica, e Josh Sanderson (Israel Broussard), l'ex fidanzato di sua sorella Margot.
All'improvviso, però, Lara Jean scopre che per qualche misterioso motivo le sue lettere sono state recapitate ai vari destinatari. Peter Kavinsky le chiede allora di fingere di essere la sua ragazza per provare a riconquistare la sua fidanzata, la quale nel frattempo lo ha lasciato. Ma non tutto andrà secondo i piani.
Tutto invece procede secondo i piani in questo film. Al centro vi è la classica (per la società americana) famiglia allargata dove la madre non è più presente e quindi le figlie si ritrovano all'improvviso a dover gestire maggiori responsabilità, il tutto nella fase più delicata dell'adolescenza.
Al centro di questo quadro familiare una ragazza inquadrata e introversa, almeno quando si relaziona con l'esterno, ma anche capace di esprimere delle emozioni nei momenti di vera gioia o dramma (fino a un certo punto, visto che l'attrice arriva fino a quel punto. L'attore che interpreta il suo interesse amoroso è decisamente più bravo) e un ragazzo estroverso, in apparenza menefreghista, ma in realtà capace di provare un sincero e grande amore.
Sul palcoscenico va in atto dunque la - ormai direi che possiamo scriverci un trattato - storia d'amore improbabile, con tanto di omaggio a John Hughes ovviamente, nata per caso tra due persone che caratterialmente non potrebbero essere più differenti, ma al tempo stesso scoprono di avere delle cose in comune. E, velocizzando un po' le cose, l'amore platonico sboccia.
Quindi, sì, nulla di nuovo ovviamente. Deve essere un prodotto del tutto rassicurante. Tuttavia, anche se non sono il target di questo tipo di film, è bello vedere le varie interazioni che si sviluppano tra i personaggi e portano a un epilogo che si è già previsto molto tempo prima. Ma come ho detto c'è quel certo sentimento che deve trionfare. Dopodiché possiamo tornare alla nostra realtà.

mercoledì 19 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: X-Men - Il Club Infernale


Apparso per la prima volta nel 1980, sulle pagine di Uncanny X-Men 129, il Club Infernale si è rivelata una delle organizzazioni criminali più insidiose che i mutanti abbiano mai affrontato. Tramite il loro grande potere economico e sociale accumulato negli anni, anzi nei secoli, i vari componenti del Club cercano di influenzare l'agenda politica di varie nazioni, il tutto ovviamente per scopi di lucro e potere personale.
Come noto, il Club come descritto in particolare agli esordi si basava su un episodio del telefilm Agente Speciale (The Avengers), che a sua volta si basava sul vero Club Infernale esistito in Inghilterra, ma col tempo ha assunto una propria identità e i suoi vari componenti hanno rivelato diverse sfaccettature.
Quali sono dunque le vere origini del Club Infernale? Ce lo rivela, in parte, la miniserie in quattro numeri X-Men: Il Club Infernale (X-Men: Hellfire Club), pubblicata nel 2000, scritta da Ben Raab e disegnata da Charlie Adlard.
La giornalista Irene Merryweather sta cercando di realizzare lo scoop di una vita, portando alla luce i segreti e la corruzione del Club Infernale. Per questo entra in contatto con alcune persone che possano rivelarle fatti risalenti fino alla nascita del Club e, soprattutto, che siano a conoscenza delle malefatte del Re Nero, ovvero Sebastian Shaw.
Ma un'indagine simile si rivela ben presto rischiosa e Irene Merryweather rischierà di provare sulla propria pelle che esistono segreti che è meglio non siano mai scoperti.
Anche se la loro natura è di certo malvagia e le loro azioni sono tese a creare instabilità, è innegabile che vi siano personaggi negativi che esercitano un certo fascino sui lettori, che dunque vogliono saperne di più per dare un'occhiata a quel lato oscuro che tanto li ripugna. 
Nel mondo mutante questo è già accaduto con Apocalisse, oppure con Sinistro, e ora tocca a un'intera organizzazione. Ben Raab copre dunque svariati secoli di storia, fondendoli con alcuni eventi e personaggi del Marvel Universe, quali gli antenati di Agatha Harkness e Capitan America, per aprire più finestre sul passato del Club Infernale.
Il risultato in sé non dice nulla di nuovo, aggiunge semplicemente qualche particolare in più sul passato di alcuni personaggi che non va ad intaccare o modificare in maniera drastica ciò che già sapevamo o potevamo facilmente immaginare.
Più che Sebastian Shaw e i suoi accoliti, dunque, la vera protagonista della storia è la giornalista, Irene Merryweather, che diviene il simbolo di fin dove ci si possa spingere per portare la verità al pubblico e cerca di dare una risposta alla domanda, in questo mondo preda di organizzazioni malvagie quali il Club Infernale, se questa sia la cosa più giusta e sensata da fare.

martedì 18 aprile 2023

Netflix Original 121: Il Club del Libro e della Torta di Bucce di Patata di Guernsey


Il cinema riesce anche ad aprire finestre su eventi storici poco noti, portandoli così all'attenzione di un pubblico più ampio del solito, che può magari approfondire in seguito la vicenda.
Guernsey è una piccola isola che si trova tra l'Inghilterra e la Francia e che, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne occupata dall'esercito tedesco in previsione di una conquista della nazione britannica che non avvenne.
Tale fatto diviene argomento de Il Club del Libro e della Torta di Bucce di Patata di Guernsey (The Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society), diretto da Mike Newell, scritto da Thomas Bezucha, Don Roos e Kevin Hood e distribuito su Netflix a partire dal 10 agosto 2018. Il film è basato sull'omonimo romanzo pubblicato nel 2008 e scritto da Mary Ann Shaefer e Annie Barrows.
Ci troviamo nel 1946, poco dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale. Juliet Ashton (Lily James), una giovane scrittrice, entra in contatto tramite alcune lettere con Dawsey Adams (Michiel Huisman) da cui apprende l'esistenza del Club del Libro e della Torta di Bucce di Patata di Guernsey, fondato durante l'occupazione nazista da un gruppo di amici.
Intrigata dalla storia, Juliet Ashton si reca sulla piccola isola per apprendere di più su questo club, ma si ritrova di fronte a una serie di reticenze e segreti che nascondono una grande tragedia.
Quella che ci troviamo di fronte è la classica storia d'amore inserita all'interno di un contesto storico davvero accaduto, tematica classica che può assumere varie sfaccettature.
In questo caso la storia d'amore in questione attraversa le consuete fasi (conoscenza, avvicinamento, perdita, il terzo incomodo, l'inevitabile lieto fine), e lo fa con quell'eleganza e umorismo british tipica dei film di Mike Newell.
Quindi è più una commedia venata da alcuni elementi tragici che una pellicola storica vera e propria. Tuttavia, il contesto storico qui descritto è ben rappresentato e può contare su un'ambientazione praticamente inedita al cinema e che dunque diventa interessante analizzare, anche se la trama è abile, tramite vari passaggi dal passato al presente, a portarci ben presto sull'argomento che a lei più interessa, ovvero la relazione amorosa.
Più che un film corale, dunque, è un film incentrato su due persone in particolare e sull'ombra proveniente dal passato che aleggia su di loro e che minaccia la loro relazione. Detto questo, comunque, la pellicola è degna di nota e può contare su un cast variegato che riflettono personalità consolidate che si tenta di proiettare - in un paio di casi con qualche forzatura non necessaria - verso la modernità.

lunedì 17 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Essex County - Storie di Fantasmi


Si ritorna nella Contea di Essex, in Ontario, per la seconda graphic novel scritta e disegnata da Jeff Lemire dopo I Racconti della Fattoria (Tales from the Farm). Questo secondo racconto, intitolato Storie di Fantasmi (Ghost Stories) è stato pubblicato nel 2008, sempre da Top Shelf Productions.
Stavolta i riflettori si incentrano su Lou Lebeuf, un giocatore semiprofessionista di hockey su ghiaccio che ha militato nelle divisioni inferiori negli anni '50 del secolo scorso, prima di essere costretto al ritiro a causa di un infortunio al ginocchio.
A seguirlo nella sua avventura sportiva vi è suo fratello Vince, più abile di lui ma al tempo stesso desideroso di occuparsi della fattoria di famiglia, e la compagna di Vince, Becky.
Con una storia che copre un arco di tempo di più di cinquant'anni, vediamo l'evoluzione del difficile rapporto tra i due fratelli, legati da un rapporto familiare e di amore, ma al tempo stesso divisi dai loro differenti caratteri e da alcune divergenze. Mentre Lou inizia a perdere l'udito e un'infermiera badante gli viene affiancato per assisterlo.
Con questa seconda storia, Jeff Lemire comincia a costruire un piccolo mondo che popola la Essex County. I fratelli Lebeuf, infatti, sono legati a doppio filo col Jimmy Lebeuf già comparso in I Racconti della Fattoria e anche lui campione di hockey (sport, a quanto sembra, molto caro a Lemire). Inoltre compare brevemente il personaggio di Lester, già visto nella prima storia.
Tralasciando questi piccoli, ma ben curati, dettagli, ci si concentra nuovamente sulle dinamiche familiari. Se nel racconto precedente vi era la mancanza di essi, in questo caso i legami familiari sono ben presenti, ma vi è come una sorta di incomunicabilità che li mina alla base.
Forse per una mancata empatia, forse per invidia per il fatto che suo fratello abbia una persona al suo fianco che l'ama, forse perché è più bravo di lui nello sport, ma Lou Lebeuf col passare del tempo diventa - per sue azioni consapevoli - sempre più solo.
Fino a quando rimane in un'ampia casa, ormai quasi del tutto sordo perché il mondo non vuole più ascoltarlo e lui a sua volta non lo ha mai ascoltato e vicino alla demenza senile perché alla pazzia ci è voluto arrivare in maniera inconscia, rinunciando alla famiglia, all'amore e a un'esistenza dignitosa.
Ma non vi è un messaggio del tutto negativo. In fondo è sempre possibile rimediare ai propri errori, anche quando sembra che si sia vicini alla fine. Tuttavia c'è ancora tempo. Il tempo è tra i beni più preziosi, a maggior ragione se speso accanto a persone che ci vogliono bene.

domenica 16 aprile 2023

A scuola di cinema: Cocktail (1988)

1984: Viene pubblicato il libro Cocktail, scritto da Heywood Gould.
L'opera si incentra su Brian Flanagan, un ultratrentenne che per svariati anni lavora come barista in vari locali e in vari paesi, da New York fino ai Caraibi.
Lungo la via incontra svariate persone, cupe ed eccentriche, tra cui Doug Coughlin, un altro barista che diventa il suo mentore. La sua visione amara della vita lo porta, tuttavia, a rimanere solo e disperato e a cercare un vero amore che alla fine non arriva mai.
Il libro ha carattere semiautobiografico, in quanto Heywood Gould ha lavorato come barista a New York dal 1969 al 1981 prima di diventare uno scrittore e il personaggio di Brian Flanagan è un insieme di varie persone da lui conosciute durante questo periodo, nonché di sé stesso.
L'opera pochi anni dopo viene adattata per il grande schermo.


Il romanzo di Heywood Gould viene in principio opzionato dalla Universal Pictures, che chiede allo scrittore di svilupparne una sceneggiatura cinematografica. Ma il suo adattamento non incontra i favori della produzione, in quanto ritenuto troppo cupo. Inoltre il protagonista, cinico come nel libro, è descritto in modo tale da non piacere allo spettatore.
Il progetto viene dunque posto nel limbo a tempo indeterminato, venendo poi rilevato dalla Disney tramite la società Buena Vista Pictures. A Heywood Gould vengono di nuovo chieste svariate modifiche, poche delle quali a lui gradite e a causa delle quali entra più volte in contrasto con la produzione.
In particolare vi è la richiesta, non trattabile, di rendere il protagonista un ventenne, più giovane rispetto a come è stato delineato (nel libro e nella sceneggiatura originaria, Brian Flanagan ha quasi quarant'anni) e di far sì che la trama risulti più leggera e solare. Questo perché Tom Cruise ha dimostrato interesse nel progetto, tanto da essere infine scelto, e si intende capitalizzare sulla sua fama in ascesa per rivolgersi a un pubblico più ampio possibile, anche femminile.
Alla fine Heywood Gould arriva a produrre circa 40 bozze di sceneggiatura, ma ovviamente - pur capendo che i cambi che sono stati richiesti si inquadrano nella necessità di concepire un prodotto cinematografico - il risultato finale non lo lascia soddisfatto. La regia viene affidata a Roger Donaldson.
Per la parte di Doug Coughlin si pensa in principio di contattare Paul Newman, per ricreare la coppia de Il Colore dei Soldi (The Color of Money). Ma Roger Donaldson chiede invece sia affidata a Bryan Brown. L'attore australiano viene così convocato a New York per l'audizione e per questo deve prendere un volo da Sydney della durata di oltre 20 ore.
Stanco ed esausto, Bryan Brown si presenta non pronto all'audizione, la quale si rivela un disastro. Roger Donaldson gli consiglia di tornare l'indomani, ma l'attore deve prendere il volo di ritorno già quella stessa sera.
Poiché nessuno della produzione è presente all'audizione, il regista non ne mostra i filmati e chiede piuttosto di guardare il film FX - Effetto Mortale (F/X). Questo è sufficiente a Bryan Brown a fargli aggiudicare la parte.
In preparazione al film, Tom Cruise e Bryan Brown vengono affidati al barista di Los Angeles John Bandy, amico di Heywood Gould. Costui - che ha anche partecipato ad alcune competizioni internazionali - viene assunto dopo che due donne entrano nel bar dove lavora, ma si dimostrano incerte su quale drink scegliere.
Bandy dice loro che farà la scelta in loro vece e, se saranno insoddisfatte, le rimborserà. Questo non accade e una delle donne dice a John Bandy che lavora per i Disney Studios e stanno giusto cercando qualcuno che insegni a Tom Cruise e Bryan Brown le tecniche utilizzate dai baristi.
Quando i due attori apprendono da Heywood Gould della pratica di lanciare bottiglie e bicchieri, chiedono siano insegnate loro anche queste manovre. Dopo un iniziale tentennamento, per timore di possibili cause con l'assicurazione, vengono affidate loro in principio bottiglie di plastica per allenarsi in tal senso, per poi passare a quelle di vetro.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 26 ottobre 1987, tenendosi a New York, Toronto e Giamaica.
La produzione, in cerca di una sorta di maggiore autenticità, autorizza l'uso sul set di bottiglie di vetro anche per quanto riguarda le manovre più azzardate. Superfluo dire che ogni tanto ci scappa qualche bottiglia rotta, ma fortunatamente nessuna ferita.
Durante le riprese in Giamaica, ambientate sotto una scrosciante cascata, a causa del fatto che le acque sono molto calde, sia Tom Cruise che Elizabeth Shue - la quale interpreta il personaggio di Jordan Mooney - hanno serie difficoltà a completare la scena e in certi punti tremano. Come conseguenza, Tom Cruise ne ricava per alcuni giorni uno stato febbrile.
Le riprese si concludono il 22 gennaio 1988.
La colonna sonora originaria viene composta da Maurice Jarre, la quale tuttavia non riscontra i favori della produzione che la giudica non in sintonia col tono leggero e scanzonato del film e viene dunque dismessa in toto. Maurice Jarre viene comunque pagato per il suo lavoro.
In sua sostituzione viene quindi contattato John Peter Robinson, che però ha appena 72 ore per portare a termine quest' incarico. Il compositore riesce nell'impresa, non concedendosi praticamente nemmeno un'ora di riposo.
Cocktail viene distribuito nei cinema americani a partire dal 29 luglio 1988. A fronte di un budget di 20 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 171 milioni di dollari.
Nonostante risulti un innegabile successo, il film attira su di sé molte critiche negative. Una recensione afferma anche che la sceneggiatura è di sicuro stata scritta da qualcuno che ha gettato discredito alla professione del barista.
Queste critiche hanno un forte impatto in special modo su Heywood Gould, che già di per sé non ha apprezzato il risultato finale e che per qualche tempo cade in depressione, rimanendo a letto per una intera giornata. Tuttavia, alla fine tali eventi fortificano il suo animo e, imparando da questa esperienza, decide che i prossimi progetti saranno da lui sia sceneggiati che diretti... ma questa è un'altra storia.

sabato 15 aprile 2023

A scuola di cinema: Il Bounty (1984)

28 Aprile 1789: Avviene il celeberrimo Ammutinamento del Bounty.
La nave, partita dall'Inghilterra nell'ottobre 1787 con la missione di raccogliere piante e generi alimentari presenti nelle isole polinesiane, aveva completato tale incarico, nonostante alcuni uomini dell'equipaggio fossero rimasti colpiti, o sconvolti a seconda dei casi, dalla libertà sessuale adottata dalle tribù tahitiane.
Col tempo, alcuni uomini dell'equipaggio, guidati dal secondo ufficiale Fletcher Christian e dal guardiamarina Peter Heywood, diventano sempre più insofferenti nei confronti dei metodi adottati dal Comandante William Bligh, ritenuto troppo severo e irrispettoso, e desiderosi di poter tornare dalle fanciulle di Tahiti.
Così prendono il comando della nave e imbarcano Bligh e gli uomini a lui rimasti fedeli su una scialuppa, certi del fatto che non riusciranno a sopravvivere. Ma William Bligh, determinato a portare gli ammutinati davanti alla giustizia, grazie alle sue abilità e alla conoscenza del mare, riesce ad approdare presso una colonia olandese e da lì a rientrare poi in patria.
William Bligh viene assolto dalla Marina inglese, mentre alcuni degli ammutinati vengono ritrovati qualche anno dopo: per alcuni di essi vi è l'impiccagione, come da codice navale, ad altri invece è concessa la grazia e garantito il reintegro.
La sorte di Fletcher Christian rimane incerta. Con ogni probabilità, viene ucciso in uno scontro con una tribù della Polinesia, ma vi sono anche testimonianze che sia sopravvissuto e tornato sotto falso nome in Inghilterra, ma nessuna prova di ciò è mai stata trovata.


L'Ammutinamento del Bounty è un evento storico che viene esplorato più volte dal cinema. I due lungometraggi più celebri al riguardo sono La Tragedia del Bounty (Mutiny on the Bounty), del 1935, con Clark Gable e Charles Laughton e il suo remake del 1962, Gli Ammutinati del Bounty, con Marlon Brando e Trevor Howard.
Entrambe queste pellicole si basano su un romanzo del 1932 scritto da Charles Nordhoff e James Norman Hall che, essendo appunto un romanzo (e non essendo ancora intervenuto un revisionismo storico nel merito al tempo della pubblicazione), vede William Bligh come un uomo spietato e tirannico e Fletcher Christian come l'eroe e martire.
Ma ulteriori indagini su questo evento giungono a ribaltare la cosa e una versione storica aggiornata compare nell'opera Captain Bligh and Mr Christian, dello storico Richard Hough. Tale opera viene opzionata dal regista David Lean e dal suo fidato sceneggiatore Robert Bolt, i quali nel 1977 iniziano a scriverne una sceneggiatura.
Vista l'ampiezza dell'evento e le sue molteplici implicazioni, i due decidono di farne un film in due parti. La prima, intitolata The Lawbreakers, che giunge fino al momento dell'ammutinamento, mentre la seconda, The Long Arm, incentrata sulle conseguenze dell'atto e la ricerca degli ammutinati. La Warner Bros., dapprima interessata al progetto, decide di ritirarsene quando apprende dell'intenzione di girare due pellicole, visto l'alto costo che comporterebbe.
Nel novembre 1977, Dino De Laurentiis rileva il progetto, mentre la Paramount decide di occuparsi della distribuzione del film. Nel 1978, in Nuova Zelanda, inizia a essere costruita una replica del Bounty, sotto la supervisione di David Lean.
Pur con una sceneggiatura ancora largamente incompleta, vista la divisione in due parti, si intuisce già che la cifra potrebbe aggirarsi ben al di sopra delle stime iniziali e giungere fino a 80 milioni di dollari.
Dino De Laurentiis - che ha peraltro numerose discussioni su questo punto con David Lean - ritira il suo appoggio. A peggiorare la situazione, nell'aprile del 1979 lo sceneggiatore Robert Bolt è vittima di un grave attacco di cuore, per cui deve subire un intervento chirurgico, che gli impedisce di completare la sceneggiatura della seconda parte.
David Lean prova a tramutare il tutto in una miniserie televisiva in sette parti e, fallita anche questa opzione, viene convinto dal produttore Sam Spiegel a ridurre il tutto a un solo film. Ma anche la Paramount infine ritira il proprio appoggio e nel 1980, con rammarico, David Lean deve rinunciare a questo ambizioso progetto e nel 1981 la replica della nave viene messa in vendita.
Vi è qualcuno che però non ha ancora deciso di gettare la spugna, ovvero Dino De Laurentiis: dopotutto ha già speso una somma considerevole di denaro per la costruzione della nave e i costi di pre-produzione.
Il produttore entra così in contatto col regista neozelandese Roger Donaldson, il quale ha scritto un trattamento per un sequel di Conan il Barbaro (Conan the Barbarian) e di cui De Laurentiis ha apprezzato Smash Palace.
Il trattamento di Conan non incontra tuttavia i favori del produttore e Donaldson si convince che non lavorerà mai più con lui. Il giorno dopo, invece, alle cinque del mattino, il regista riceve una telefonata da De Laurentiis, che lo invita a un meeting presso il Beverly Hills Hotel. Lì De Laurentiis gli offre la direzione del film sull'ammutinamento del Bounty.
Roger Donaldson, che non ha un ingaggio in quel momento e si è appena trasferito negli Stati Uniti, chiede di poter leggere la sceneggiatura. Ma De Laurentiis non ha tempo per questo, deve prendere un volo per recarsi in Messico sul set di Dune, quindi Donaldson ha tempo fino a mezzogiorno per dichiarare il suo interesse.
Messo in un angolo, il regista neozelandese dichiara il proprio interesse e il giorno dopo si ritrova nell'ufficio newyorchese di De Laurentiis per parlare del proprio compenso. Certo che, qualunque cifra proponga, dovrà essere contrattata, Donaldson parte chiedendo il doppio del suo normale ingaggio. De Laurentiis praticamente glielo accorda subito e così il giorno dopo Roger Donaldson parte per l'Inghilterra per occuparsi della pre-produzione. Questo film è il suo primo progetto di alto profilo.
Per il ruolo di William Bligh, la scelta di David Lean si era concentrata nel 1978 su due attori: Oliver Reed e Anthony Hopkins. Quest'ultimo viene infine confermato.
Per il ruolo di Fletcher Christian, la prima scelta ricade nel 1980 su Christopher Reeve, raccomandato da Katherine Hepburn e che David Lean ha apprezzato in Superman. Roger Donaldson non si oppone a questa decisione, ma l'attore - ritenendo che la parte non faccia per lui - decide infine di ritirarsi poco prima dell'inizio delle riprese. In sua sostituzione, viene selezionato Mel Gibson.
In principio è previsto anche il personaggio di Peter Heywood, che deve essere interpretato da Hugh Grant, ma la sua tessera del sindacato degli attori si rivela non valida e con rammarico deve dunque rinunciare, nonostante siano già stati preparati i costumi di scena per lui.
In ruoli secondari, infine, vi sono gli allora semiesordienti Liam Neeson e Daniel Day-Lewis.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 25 aprile 1983, durando per circa 5 mesi e tenendosi in Inghilterra, Polinesia e Nuova Zelanda.
Le lunghe tempistiche di produzione e le pessime condizioni atmosferiche che si verificano in mare esasperano Mel Gibson, che più volte dunque si ubriaca fuori dal set. Una notte questo lo porta a partecipare a una rissa in un bar e il mattino dopo una parte del suo volto è così malridotta che si è costretti a riprendere solo l'altra metà.
Dal canto loro, Roger Donaldson e Anthony Hopkins hanno numerosi alterchi sul set, per via del loro carattere e divergenze in merito a come deve essere girata una scena.
Il Bounty (The Bounty) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 4 maggio 1984. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 18 milioni di dollari.
Pur non rivelandosi il migliore degli esordi, il film permette a Roger Donaldson di iniziare una nuova carriera come regista sul mercato americano... ma questa è un'altra storia.

venerdì 14 aprile 2023

Disney+ Original 9: Matriarch


Ah, la vita in campagna! Magari in una piccola cittadina, dove tutti conoscono tutti e sono cordiali l'uno nei confronti dell'altro. La natura incontaminata, le feste di paese... certo, a meno che suddetto paese non sia preda dei demoni!
Eh lo fanno, lo fanno. Anche in Matriarch, scritto e diretto da Ben Steiner e distribuito su Disney+ a partire dal 21 ottobre 2022.
Laura (Jemima Rooper) è una donna in carriera e in forte ascesa che, ebbra di questo successo, è preda della solitudine - nonostante qualche occasionale relazione - ed è dunque fortemente dipendente da alcool e sostanze stupefacenti.
Dopo una quasi letale overdose, la donna abbandona il proprio posto di lavoro e ritorna nel paesino rurale in cui è nata, dove vive la madre Celia (Kate Dickie), con cui non parla da quasi vent'anni a seguito della morte del padre.
E forse Laura avrebbe fatto bene a restare a casa, perché sul paese aleggia una strana oscurità e quasi tutti mostrano diffidenza verso di lei, tranne sua madre, la quale in venti anni è molto cambiata e ha ancora un aspetto giovanile, a dispetto dei suoi ottant'anni di età.
Sin dai tempi di The Wicker Man del 1973, se non anche prima, le tematiche horror trasportate in una piccola comunità (un'isola, una cittadina di campagna) hanno spesso caratterizzato il cinema inglese, che ha una visione del genere horror differente da quello americano, essendo più teso all'introspezione e all'esplorazione dell'animo umano (l'animo femminile, in questo caso) e con atmosfere molto più cupe a contorno della storia.
Nello specifico, entrambe le protagoniste - che fanno bene il loro lavoro, in quanto risultano entrambe insopportabili - sono preda di demoni interiori, quei demoni che possono cogliere anche noi, i quali si manifestano poi anche esteriormente in modi diversi e contro i quali entrambe reagiscono in maniera diversa pur presentando la stessa causa scatenante.
Per entrambe dunque si tratta di una discesa nell'oscurità, che in realtà sta avvenendo da molto tempo, da quell'evento scatenante da cui nessuna di loro si è mai ripresa. Ovviamente, l'esteriorità dell'orrore le convince infine ad affrontare la situazione... o abbracciare l'oscurità di cui sopra.
Sarà l'ambientazione, quell'atmosfera di spazi ampi e desolati, ma la campagna inglese è davvero adatta rispetto a questo tipo di situazioni.
Una pecca è che la trama fatica molto a ingranare, cosa ancora più strana se si considera che il minutaggio della pellicola non è eccessivo. Nonostante ciò, per quasi la prima metà del film non succede nulla, ma proprio nulla e quindi alla fine si corre per chiudere il tutto in qualche modo. E la cosa appare abbastanza evidente. Un po' di equilibrio non avrebbe fatto male.

giovedì 13 aprile 2023

Netflix Original 120: Il Pacco


E io che mi lamentavo de Il Padre dell'Anno (Father of the Year) o del povero Adam Sandler. Ma si sa, se scruti troppo a lungo nell'abisso... eccetera.
Penso che un certo tipo di commedia sbroccata, esagerata, eccessivamente surreale sia nel DNA del cinema americano, un piccolo filamento ma comunque esistente, e pur non essendo la mia cup of tea come già detto bisogna tenere conto che c'è un pubblico che la richiede. Ed è dunque giusto accontentarlo.
Nello specifico, Il Pacco (The Package), diretto da Jake Szymanski, scritto da Kevin Burrows e Matt Mider e distribuito su Netflix a partire dal 10 agosto 2018.
Cinque giovani amici (Daniel Doheny, Sadie Calvano, Geraldine Viswanathan, Luke Spencer Roberts, Eduardo Franco) decidono di passare le vacanze primaverili andando in campeggio in un rigoglioso bosco. Quando cade la notte, tuttavia, uno di loro si mozza accidentalmente il pene e deve essere trasportato d'urgenza in ospedale per un intervento chirurgico.
Ma c'è un problema: nella fretta gli infermieri hanno preso la ghiacciaia sbagliata, mentre quella con dentro il prezioso organo è rimasta al campeggio. E gli altri amici hanno solo dodici ore per sistemare la cosa, altrimenti saranno... pene d'amor perdute.
Ora lasciamo perdere il fatto che al centro della trama ci sia un pene, il che lascerebbe spazio a quel tipo di battute scurrili (tipo che è un film del...) che preferisco evitare. Sorvolo anche sul fatto che praticamente non c'è trama, solo una serie di situazioni comiche tenute insieme con lo sputo da un esile spunto.
Ecco, le situazioni comiche di cui sopra. Praticamente il 95% delle battute del film, ma facciamo pure il 98%, sono a sfondo sessuale. Capisco che i giovani di quell'età possano avere quello come pensiero ricorrente, tuttavia ridurre il tutto a questa singola tematica non permette molte altre libertà, ma ci sono molti argomenti su cui si può fare ironia, per non dire anche humour nero, in maniera efficace.
Ora dovrei criticare anche il fatto che in questo film non ci sia uno che abbia la mente a posto e non sia allupato (sia uomini che donne)... ma qui ci sta, è una cosa voluta, per quanto esasperata.
Non è detto che tutte le pellicole debbano per forza lanciare un messaggio, alcune vogliono semplicemente essere puro intrattenimento. Alcune vogliono semplicemente strappare una risata, o più di una, allo spettatore. E alcuni spettatori desiderano e ricercano un puro disimpegno.
Se io in questo caso non ho riso nemmeno una volta, non è detto che altrove questo non sia accaduto. E quindi... prepariamoci ad altri film del genere, fino alla notte dei tempi.

mercoledì 12 aprile 2023

Prime Video Original 53: Madres


Utilizzare il genere horror per analizzare - e se possibile criticare - certe tematiche sociali della nostra epoca, in costante evoluzione. Non è una novità, lo si fa dai tempi di George Romero, se non addirittura prima.
La Blumhouse Productions, tramite il ciclo cinematografico de La Notte del Giudizio (The Purge), ha fortemente rinvigorito questo peculiare aspetto dell'horror, riutilizzandolo anche per i prodotti destinati ad Amazon Prime Video, quale ad esempio Bingo Hell.
E la stessa cosa accade con Madres, diretto da Ryan Zaragoza, scritto da Mario Miscione e Marcella Ochoa e distribuito su Amazon Prime Video a partire dall'otto ottobre 2021.
1977: La coppia formata da Diana (Ariana Guerra) e Beto (Tenoch Huerta) si trasferisce da Los Angeles in una piccola cittadina per motivi di lavoro. Mentre Beto inizia a lavorare presso una locale piantagione, Diana è in attesa di un bambino.
La donna inizia ben presto a notare strani eventi dentro e attorno all'abitazione in cui vive, appartenuta un tempo a un'altra donna che lavorava presso la stessa piantagione dove ora si trova Beto.
Possibile che il suo fantasma si aggiri ancora per la casa? E qual è il motivo per cui sembra coltivare un apparente e insano desiderio di vendetta?
Dietro una trama che ha in sé più elementi thriller che horror, come si scopre man mano che procede la storia, si nasconde - e anche in maniera evidente, tanto da essere dichiarato alla fine - una metafora di certi atteggiamenti discriminatori di tempi passati i quali continuano a riflettersi anche nel presente.
I temi trattati in questo film, infatti, sono il razzismo e le pratiche di aborto illegale e non consenziente, molto sentiti negli Stati Uniti e che vanno a colpire in particolar modo coloro che sono considerati gli ultimi della società, i reietti. Gli immigrati, in questo caso specifico.
Prendendo spunto da fatti di cronaca realmente accaduti negli anni '70 del ventesimo secolo, quelli sì davvero da horror, e rifacendosi a eventi ancora in vigore al tempo in cui la pellicola è uscita, si prende dichiarata posizione a favore di questi ultimi e contro certe discriminazioni che subiscono e che vengono fatte senza troppi problemi poiché si è certi che nessuno interverrà in tutela di queste persone "invisibili".
Lo stesso mezzo narrativo visto appunto nei vari film della saga de La Notte del Giudizio, dove la metafora delle classi sociali ricche che opprimono e discriminano quelle meno abbienti ne è un fulcro portante.
La trama in sé del film, con qualche momento di passaggio, e la recitazione che ne consegue, non rappresentano comunque nulla di straordinario o degno di nota (non vorrei dire che ci troviamo di fronte ad una attualizzazione della tematica dello scienziato pazzo, ma poco ci manca). Il messaggio di fondo prende il sopravvento su tutto il resto, inficiando il risultato finale.

martedì 11 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Licantropus - Il Comitato


Dopo che Gerry Conway ha concluso il suo ciclo sul personaggio da lui, ideato, Licantropus, la serie Werewolf By Night continua la propria corsa con altri sceneggiatori. Nello specifico, Marv Wolfman (chi meglio di lui per sceneggiare le storie di un lupo mannaro?) e Mike Friedrich, che si occupano degli albi dal numero undici al diciannove, pubblicati nel 1972. Alla parte grafica troviamo invece Mike Ploog, Gil Kane e Don Perlin, che sarà l'artista che realizzerà il maggior numero di albi di questa serie.
I due nuovi scrittori riprendono le fila delle trame imbastite da Conway, con l'aiuto di Len Wein. Jack Russell, ancora preda della maledizione che lo tramuta in un lupo mannaro a ogni fase di luna piena, decide di trasferirsi in un piccolo appartamento per non dover condividere il tetto col suo patrigno, che ritiene responsabile della morte di sua madre.
Qui stringe nuove amicizie e conosce un misterioso personaggio di nome Raymond Coker, il quale nasconde un incredibile segreto. Inoltre, dopo uno scontro con lo stregone Taboo, trova un interesse amoroso in Topaz, una ragazza di origini indiane in grado di placare con i suoi poteri psichici gli istinti ferini di Jack Russell quando diventa un lupo mannaro.
Ma il nemico più insidioso rimane l'organizzazione nota come il Comitato, che per oscure motivazioni è interessata al lupo mannaro, al quale vengono mandati contro numerosi avversari. Quasi passa in secondo piano la scoperta dell'origine della maledizione in cui ha un ruolo... Dracula!
Wolfman e Friedrich ripartono da dove Conway e Wein si erano fermati, ma soprattutto il primo traccia una nuova strada narrativa. Il Comitato era già stato introdotto da Gerry Conway, ma solo in queste storie comincia ad assumere una maggiore consistenza, divenendo un nemico ricorrente per Licantropus, che prima affrontava solo avversari sporadici.
Al protagonista, invece, si cerca di dare più indipendenza tramite un nuovo appartamento e circondandolo di nuovi comprimari (prima vi erano solo la sorella Lissa e il giornalista Buck Cowan) e inoltre creando per lui il suo primo, vero rapporto sentimentale.
Certo risulta un po' paradossale che una ragazza di origini indiane quale è Topaz sia biondissima e abbia tratti che di indiano non hanno proprio nulla, ma all'epoca funzionava così, non occorre scandalizzarsi.
Marv Wolfman inoltre ne approfitta per "pubblicizzare", non che ce ne fosse bisogno in realtà, la serie su Dracula da lui realizzata insieme a Gene Colan e grazie al quale Licantropus vive il suo primo crossover.
Mike Friedrich invece porta a compimento con discreta abilità alcune trame, ma lascia anche dei punti in sospeso.
Questo non è di certo un ciclo di passaggio: il Licantropus che è presente all'inizio non è più quello che ritroviamo alla fine. Un nuovo mondo ora ruota attorno a lui. Un mondo pronto ad essere esplorato e ampliato dal successivo team creativo.

lunedì 10 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Wonderland - Quando Alice se ne Andò


Nel 1865 esce il romanzo Alice Nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland), seguito nel 1871 da Alice Attraverso lo Specchio (Alice Through the Looking-Glass), entrambi scritti da Charles Dodgson, alias Lewis Carroll.
La trama, nota ai più, vede una bambina di nome Alice giungere in un onirico Paese delle Meraviglie, dove incontra personaggi uno più surreale dell'altro, quali il Cappellaio Matto, il Gatto del Cheshire, Pincopanco e Pancopinco e molti altri.
Opere note ai più ancora oggi, grazie a vari adattamenti cinematografici, tra cui quelli prodotti da Walt Disney e Tim Burton, ma che hanno influenzato anche il mondo del fumetto (alcuni villain di Batman si ispirano ai personaggi ideati da Carroll). E c'è chi di sicuro ha già provato a tornare a quello strano mondo, visto che le opere di Carroll sono ormai nel dominio pubblico.
Un curioso tentativo di sequel, anche se credo sarebbe errato definirlo tale, è Wonderland - Quando Alice se ne Andò, albo pubblicato nel 2010 da Nicola Pesce Editore e realizzato da una pletora di artisti: Lorenzo Bartoli, LRNZ, Alessio Fortunato, Armin Barducci, R. Amal Serena, Leomacs, Elisabetta Melaranci, Mauro Uzzeo, Cristina Spanò, Margherita Tramutoli, Tuono Pettinato, Francesco Cattani, Davide Garotta, Nigraz, Federico Rossi Eldrighi, Francesca Silveri e Sergio Ponchione.
Tramite nove racconti, intervallati da vignette con protagonista il Bruco, si ritorna al Paese delle Meraviglie, alcuni anni dopo le due visite da parte di Alice, per esplorare come la bizzarra vita dei suoi abitanti è andata avanti e se la presenza della bambina abbia influito in qualche modo o meno sulle loro peculiari esistenze.
Si parla di decostruzione della fiaba quando quei bambini, che leggevano quelle storie fantastiche rimanendone affascinati, divengono adulti e le riscoprono con una diversa mentalità, incappando in elementi che la loro giovane mente all'epoca non poteva comprendere e approfondendoli.
I due romanzi di Lewis Carroll, scritti in un'epoca in cui ancora non esisteva la psicanalisi, sono un concentrato di personalità eccentriche, idiosincrasie, nonsense e follie della sua epoca. Un concentrato che - ripreso oltre un secolo dopo - assume tutt'altro significato.
Per gli autori, i vari personaggi che popolano il Paese delle Meraviglie siamo in realtà noi esseri umani, con le nostre particolarità e i nostri disturbi, che possono assumere varie sfaccettature e che in questo mondo hanno anche forma fisica.
A confermare questo, le varie schede psicologiche scritte da tal Alice Liddell (nella realtà, la bambina che ispirò il personaggio di Alice) in cui analizza la situazione di ogni personaggio trattato e suggerisce una possibile cura.
Non vi è dunque una vera e propria trama da seguire, si prende un filo conduttore e si dà ai vari autori piena libertà di esprimersi, con storie in apparenza leggere oppure alquanto disturbanti, come quelle ad esempio incentrate sulla Lepre Marzolina o il Carpentiere.
E alla fine rimane questa domanda di fondo: sono davvero folli i vari personaggi descritti? Oppure è folle il mondo in cui vivono, ovvero il nostro mondo? Quello che forse era la norma ai tempi di Carroll, che si permetteva di "giocare" su certe tematiche, adesso è l'oscurità che circonda tutti noi. Il Paese delle Meraviglie è divenuto il Paese degli Incubi.

venerdì 7 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Il Dr. Droom


Se chiedessimo ai più quale sia stata la prima collaborazione continuativa tra Stan Lee e Jack Kirby, molti risponderebbero di sicuro il loro ciclo su Fantastic Four. Ma... non è così.
Qualche mese prima che il celebre Quartetto esordisca sulle pagine del loro fumetto, i due autori lavorano a un serial pubblicato nel 1961 sulla prima incarnazione di Amazing Adventures e incentrato sul Dr. Droom. Questo personaggio compare in cinque dei primi sei numeri della testata.
Il Dr. Droom è un chirurgo che apprende dell'esistenza di un mistico tibetano che necessita di cure mediche. Si reca dunque sui monti dove si trova la cittadella del mistico e, dopo aver superato alcune prove di abilità, gli viene dato l'incarico di proteggere la Terra dalle minacce mistiche e non solo che la assediano.
Il Dr. Droom diventa dunque un insolito paladino, combattendo colorati nemici che hanno sempre l'obiettivo di conquistare la Terra o schiavizzare l'umanità, come andava di moda decenni fa.
Siamo ancora distanti dalla celebre formula dei supereroi con superproblemi, introdotta coi Fantastici Quattro e poi resa celebre con Spider-Man, anzi a dirla tutta il Dr. Droom non è nemmeno da considerarsi un supereroe classico, quanto una variazione dell'apprendista stregone che la Marvel avrebbe poi capitalizzato al meglio con un altro dottore, il Dr. Strange.
Il personaggio è infatti uno degli ultimi "figli" dell'era Atlas, in cui sulle pagine dei fumetti imperavano mostri, alieni, storie d'amore e scenari western. Nel ciclo del Dr. Droom troviamo, tuttavia, solo i primi due elementi.
A parte la storia delle origini, con tanto di misticismo tibetano trovato su Wish, il canovaccio delle storie è sempre il medesimo. Nasce una piccola problematica su cui nessuno ha la capacità di intervenire fino a quando qualcuno non propone di contattare il Dr. Droom (non è dato sapere come, si vede che anche lui ha un ufficio stampa).
Costui arriva e in quattro e quattr'otto - o meglio, nel corso delle cinque pagine della storia - risolve il problema, sempre legato a un alieno nascosto sul pianeta Terra. Una sorta di metafora della situazione dell'epoca, con la Guerra Fredda sul punto di arrivare al proprio picco e il pericolo di avere nemici all'interno della nazione che percorreva gli Stati Uniti, reduci dall'era maccartista che aveva lasciato pesanti strascichi politici e sociali.
Dopo queste storie il Dr. Droom cade nel dimenticatoio, diciamo proprio che non ricompare più anzi! Poiché quando riemerge sulla scena svariati anni dopo, essendoci già ormai un personaggio abbastanza celebre come il Dr. Doom (Dr. Destino), viene rinominato Dr. Druido. Un nome che farà suonare qualche campanello in alcuni Marvel Fan. E il resto come si suol dire è storia.

giovedì 6 aprile 2023

Prime Video Original 52: Lamborghini - The Man Behind the Legend


In questi ultimi dieci anni il mondo del cinema ha puntato il proprio sguardo sulle corse automobilistiche e i suoi protagonisti. Partendo da Rush e passando da Le Mans '66 - La Grande Sfida, ci si è poi concentrati sui grandi proprietari di marchi automobilistici.
Se un film su Enzo Ferrari è ormai in arrivo, una pellicola incentrata sul suo celebre rivale è già uscita. Si tratta di Lamborghini - The Man Behind the Legend, scritto e diretto da Bobby Moresco e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 19 gennaio 2023. Il riferimento principale è la biografia scritta dal figlio dell'imprenditore, Tonino Lamborghini.
Il film inizia subito dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, quando Ferruccio Lamborghini (interpretato da giovane da Romano Reggiani e da adulto da Frank Grillo) ritorna dal fronte nella natia Cento e fonda - contro il volere del padre - la sua prima azienda dedita alla produzione di trattori.
Si passa poi al periodo in cui Lamborghini produce la sua prima automobile di lusso, la Lamborghini 350 GT, senza dimenticare la sua storica rivalità con Enzo Ferrari (qui interpretato da Gabriel Byrne), per giungere infine agli anni del declino in un'Italia preda della grave crisi petrolifera degli anni '70 del secolo scorso.
Ci sono due problemi in questo biopic, che comunque si sforza nel ricreare i vari periodi storici rappresentati, ormai lontani dalla memoria degli spettatori o mai vissuti.
Il primo è che si concentra principalmente sui primi anni di attività dell'imprenditore romagnolo, che certo sono stati i più formativi per lui, ma non gli unici in cui ha segnato una svolta nel panorama automobilistico italiano e non solo.
Infatti, gli anni in cui produce le sue auto più celebri sono trattati ma non approfonditi (vi è solo qualche breve accenno alla Lamborghini Miura), mentre quelli del suo ritiro praticamente occupano qualche minuto scarso, pur avendo avuto anch'essi rilevanza. Non voglio dire che sia un film in due parti di cui ho visto solo la prima, ma poco ci manca.
Altro particolare è che, pur dovendo lo spettatore accettare nei biopic - che coprono svariati anni in un paio d'ore - qualche drammatizzazione o semplificazione, qui si è forse calcato un po' troppo il piede sull'acceleratore, per utilizzare una metafora adeguata al contesto.
Nel ritrarre la figura dell'imprenditore competitivo che per raggiungere il successo rinuncia a tutto, compresa la sua famiglia, ci si affida ben più di una volta a scene eccessivamente consolidate e che suonano come troppo retoriche e ordinarie, laddove invece Ferruccio Lamborghini ha avuto una vita straordinaria. Essendo una produzione italoamericana, appare una concessione tipica degli sceneggiati della RAI, col massimo rispetto, ovviamente.
Non tanto paradossalmente, una delle scene spettacolarizzate, quella del confronto verbale con Enzo Ferrari, risulta la più credibile e intensa, in quanto ispirata a un aneddoto raccontato dallo stesso Lamborghini e che quindi, per quanto possa apparire surreale, ha un fondo di verità... la verità di Lamborghini, ovviamente, Enzo Ferrari sarebbe di diverso avviso.
E quindi vediamo se l'imprenditore romagnolo farà la sua comparsa nel biopic su Ferrari diretto da Michael Mann e come sarà rappresentato.

mercoledì 5 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Essex County - I Racconti della Fattoria


Jeff Lemire è rinomato per i suoi racconti supereroistici e personaggi come Question oppure Occhio di Falco hanno già potuto essere oggetto delle sue abilità narrative.
Ma le radici come sceneggiatore di Jeff Lemire risiedono altrove, in racconti più intimisti e nostalgici ambientati nella sua terra natale, il Canada, per la precisione nella contea dove è nato e cresciuto. Essex County.
Tali radici si ritrovano in alcune graphic novel da lui scritte e disegnate, la prima delle quali si intitola I Racconti della Fattoria (Tales from the Farm), pubblicata nel 2008 da Top Shelf Productions.
Lester non ha mai conosciuto suo padre e ha perso sua madre a causa del cancro. Affidato allo zio Ken, passa tutte le sue giornate aiutando nelle mansioni della fattoria, leggendo fumetti o fantasticando di essere un supereroe.
Un giorno Lester conosce Jimmy Lebeuf, un ex campione di hockey che gestisce un emporio e su cui gira la voce che sia impazzito per via del colpo alla testa che ha segnato la fine della sua carriera. Eppure lui e Lester condividono alcune passioni, ma Jimmy è anche convinto che un'invasione aliena sia in arrivo.
La storia copre un periodo di tempo lungo un anno ed è scandita dal passare delle quattro stagioni: inizia in estate e, non a caso, termina in primavera. Stagioni che scandiscono anche lo stato d'animo di Lester, che muta insieme ad esse.
Lungo tutto questo periodo, Lester copre il suo volto con una maschera e indossa il suo mantello da supereroe, metafora del suo voler nascondere al mondo esterno, compreso suo zio, il suo dolore e la sua solitudine dopo la scomparsa dei genitori.
È una storia fatta perlopiù di silenzi, di frasi non dette e incomunicabilità, di quella ordinarietà che si ripete in maniera costante e può portare alla pazzia.
Il ragazzo che vede nei fumetti un mondo grande, dove trionfa la giustizia e i personaggi vivono decine di avventure, è in realtà confinato in un mondo molto piccolo, ovvero la fattoria dello zio dove la vita scorre ogni giorno uguale a sé stessa e l'emporio cittadino di Jimmy Lebeuf.
Ma col tempo Lester riesce ad andare oltre quel dolore. Ci riesce grazie alla passione per l'hockey, che condivide sia con suo zio che con Jimmy, e con la sua immaginazione, capace di proiettarlo ben aldilà degli stretti confini della contea di Essex.
In questo modo il dolore viene interiorizzato ed accettato e la maschera può essere messa da parte, per una nuova primavera. I Racconti della Fattoria è dunque un racconto sull'accettazione del dolore, per quanto esso grande sia, di modo tale che esso non governi la nostra vita. Rendendo ogni giorno uguale a sé stesso e che si ripete in maniera costante. Qualcosa che può portare alla pazzia.