mercoledì 30 novembre 2022

Netflix Original 90: Non Sono un Uomo Facile


Flashback - In Taxi nel Passato, film francese, utilizza una celebre tematica della fantascienza, ovvero i viaggi nel tempo, per trattare in realtà un tema di rilevanza sociale quale lo sfruttamento delle donne nella società moderna.
A quanto pare le produzioni francesi amano sfruttare tale stratagemma, poiché tramite un' altra tematica, il viaggio in un'altra dimensione, si rivede la stessa strategia in Non Sono un Uomo Facile (Je Ne Suis Pas un Homme Facile), scritto e diretto da Eléonore Pourriat e distribuito su Netflix a partire dal 13 aprile 2018.
Damien (Vincent Elbaz) è uno sviluppatore grafico che tratta le donne in maniera sciovinista e solo per portarsele a letto per vantarsi poi coi suoi amici.
Un giorno va a sbattere con forza contro un palo e, al suo risveglio, si ritrova in un mondo capovolto: le donne sono nei posti di lavoro e di potere più importanti, mentre gli uomini sono relegati ai margini della società. Non solo, la maggior parte delle donne tratta gli uomini esattamente come accade nel mondo di Damien, sfruttandoli solo per scopi sessuali, discriminandoli sul posto di lavoro e facendo apprezzamenti poco graditi.
Inizialmente spaesato, Damien troverà il proprio posto in questo mondo grazie ad Alexandra (Marie-Sophie Ferdane), una scrittrice di cui si innamorerà dovendo affrontare molte difficoltà lungo la via.
Come nel film sopra citato, il pretesto fantastico che proietta il protagonista nella dimensione parallela è un mero artificio narrativo che non verrà esplorato più di tanto (quindi non aspettatevi una qualsiasi spiegazione al riguardo), in quanto il focus della trama consiste nel criticare e fare satira su quella che è la società patriarcale francese - e non solo, direi - discriminante e retrograda.
E lo fa tramite il consolidato artificio del ribaltamento, ovvero del personaggio che subisce quelle azioni che lui compie nella vita di tutti i giorni perché è così che fanno tutti e ci si comporta da sempre, senza immaginarne le conseguenze sino a quando non le si vive sulla propria pelle. Come in questo caso.
Questo tema prevale su tutto il resto e va dunque un po' a discapito della trama, più che altro incentrata sulla storia d'amore tra i due protagonisti. Damien, dunque, alla fine cambia il proprio atteggiamento nei confronti delle donne non perché riconosce davvero i propri sbagli, ma perché attraverso la relazione con Alexandra - che considera sua pari - diventa una persona nuova e per la prima volta in vita sua, probabilmente, prova dei veri sentimenti.
Pur essendoci un sottotesto drammatico, ma non mancando dei toni più leggeri nel corso della pellicola, il finale rappresenta invece qualcosa di decisamente angosciante. Perché la prospettiva si ribalta ancora una volta e questa volta siamo noi tutti che veniamo messi di fronte alle nostre presunte colpe. Su cui quantomeno dovremmo porci degli interrogativi.

martedì 29 novembre 2022

Prime Video Original 40: Evil Eye


L'incontro tra culture e tra differenti popoli rappresenta sempre un elemento narrativo affascinante da esplorare, poiché tante sono le potenzialità che può offrire, dunque quello che occorre è solo sfruttarle al meglio.
Pensiamo poi a due mondi così distanti, non solo in termini di chilometri, quali gli Stati Uniti e l'India. Due mondi che si incontrano in Evil Eye, film diretto da Elan Dassani e Rajeev Dassani, scritto da Madhuri Shekar (basato su una sua omonima produzione Audible) e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 13 ottobre 2020.
Pallavi (Sunita Mani) è una ragazza indiana che si è trasferita dalla natia India e ora vive a New Orleans, ma è sempre in stretto contatto con sua madre Usha (Sarita Choudhury), che vive ancora in India, grazie a whatsapp e costanti call telefoniche.
Usha vorrebbe che sua figlia si sposasse e questo sembra possa avverarsi quando Pallavi conosce e si innamora di Sandeep (Omar Maskati). Eppure c'è qualcosa che non va: Usha non si fida di quest'uomo, che pure non ha mai conosciuto, ma flashback di un tragico evento del passato che l'ha coinvolta continuano a ossessionarla. Ma la sua stessa famiglia è contro di lei e la ritiene folle. Qual è, dunque, la verità?
Questo non è un film horror, non vi si trattano proprio tematiche di questo genere, pur traslate in un altro tipo di mentalità/società, o vi sono scene che possano inquadrarsi in questo genere. Mi verrebbe da dire che non è nemmeno un thriller poiché, tralasciando la quasi totale assenza di scene d'azione (ve ne è una sola che dura meno di due minuti), non vi è alcuna costruzione della tensione.
Si gioca dunque su un unico elemento narrativo, che va a parare esattamente in quel punto, cosicché alla fine vi chiederete "ma davvero"? tanto esso è intuibile sin dal principio.
Forse, però, non si voleva costruire un mistero troppo complicato in merito a questa trama e quella che vediamo è solo la rappresentazione di una relazione tossica capace di trascendere i limiti dello spazio e del tempo.
Più in generale, diviene una metafora della violenza sessuale ai danni delle donne (argomento molto sentito, seppur su livelli differenti, sia negli Stati Uniti che nell'India del ventunesimo secolo) e di come le donne debbano trovare il coraggio di chiedere aiuto e non siano sole. Nulla di male in questo, ovviamente, peccato che attorno vi si sia costruita una storia molto fragile e prevedibile.

lunedì 28 novembre 2022

Netflix Original 89: Domenica


Negli Stati Uniti la diffusione della Bibbia e dei suoi precetti è vissuta in maniera leggermente differente rispetto all'Italia, un paese più tradizionalista e rigoroso sul versante religioso.
Tuttavia, anche solo per chi ha visto The Blues Brothers, che estremizza questo concetto (e con James Brown come reverendo come si poteva fare diversamente?), negli Stati Uniti è noto che in varie chiese la parola di Dio è diffusa anche attraverso canti ritmici e balli scatenati. Nonché con appassionati sermoni dei predicatori, vere e proprie guide per la comunità cattolica locale.
Ma a volte la realtà non è così idilliaca. Come nel caso del reverendo Carlton Pearson, un pastore che - dopo aver visto alla televisione con orrore i genocidi perpetrati in Ruanda a partire dal 1994 - affermò davanti ai suoi fedeli che anche le persone che non erano state battezzate e coloro che avevano peccato senza confessarsi potevano avere il perdono da parte di Dio in Paradiso e dubitava dell'esistenza dell'Inferno propriamente detto, ritenendo che esso fosse presente sulla Terra.
Questo causò sia una frattura tra lui e la sua comunità di fedeli che con il concilio dei vescovi afroamericani, il quale lo bollò addirittura come eretico.
Un biopic incentrato su questi eventi è Domenica (Come Sunday), diretto da Joshua Marston, scritto da Marcus Hinckey e distribuito su Netflix a partire dal 13 aprile 2018. Nel film, Carlton Pearson ha le fattezze di Chiwetel Ejiofor.
La pellicola copre l'arco di tempo da quando Carlton Pearson inizia a diffondere le sue nuove credenze, ricevute a seguito di un colloquio con Dio secondo le sue stesse parole, passando per i difficili momenti in cui - tranne sua moglie e pochi altri - viene abbandonato da tutti e ostracizzato, fino a un (inevitabile nei film, ma stavolta è avvenuto anche nella vita reale) riscatto personale, con nuovi fedeli pronti ad ascoltare i suoi sermoni.
Ovviamente, se siete tra coloro che non tengono in alcuna considerazione la Bibbia e ciò che dice, questo film non fa decisamente per voi, ma tralasciando i credenti anche coloro che sono atei ma si interessano di questi argomenti potrebbero trovarvi qualche elemento di interesse nel come la parola di Dio viene diffusa in una società che riteniamo così vicina a noi, ma in realtà presenta svariate differenze.
Più in generale, il film è una parabola dei rapporti di inclusione, in quanto Carlton Pearson nei suoi sermoni offre un possibile perdono anche a quelle minoranze che la Chiesa giudica peccatrici (la comunità LBGTQ+) e ai criminali, quelli guidati anche da necessità di povertà, pur peccando ai suoi occhi.
Quindi, partendo dalla vita di una persona si trattano tematiche più ampie, con una visione su cui poi ognuno potrà farsi una propria opinione. Non è dunque una pellicola banale, anche se alcune volte scivola in una facile retorica che compromette il messaggio di fondo: indicare Carlton Pearson come un martire in ogni caso, drammatizzando alcuni eventi o - come suppongo - narrando fatti mai accaduti non è sempre uno stratagemma che funziona.

venerdì 25 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Nathan Never/Justice League - Doppio Universo


Zagor/Flash: La Scure e il Fulmine ha dato il via ai crossover tra i personaggi della Sergio Bonelli Editore e gli eroi di altre case editrici, in principio la DC Comics, ma già vi è anche un team-up con Conan in previsione.
Il secondo crossover, pubblicato nel novembre 2022, è Nathan Never/Justice League: Doppio Universo, scritto da Adriano Barone, Bepi Vigna e Michele Medda e disegnato da Sergio Giardo. In esso gli agenti dell'Agenzia Alfa del futuro incontrano i più grandi eroi del DC Universe per affrontare una minaccia comune.
E quella minaccia comune è rappresentata dai Tecnodroidi, cyborg provenienti da un disastrato futuro alternativo  che vogliono occupare e conquistare altre Terre, a partire da quella dove risiede Nathan Never.
La loro leader, Selena, intravede in Cyborg un'arma perfetta per facilitare tale conquista, vista la sua capacità di generare boomdotti, e riesce a farlo catturare. Questo scatenerà una serie di eventi che porterà Nathan Never e gli agenti dell'Agenzia Alfa e la Justice League guidata da Batman e Superman ad allearsi per impedire che ben tre mondi finiscano sotto il giogo dei Tecnodroidi.
Questa storia procede nel felice solco inaugurato dal team-up tra Zagor e Flash (che qui compare, pur non facendo menzione di quell'evento, cosa che lo rende un tratto comune ad entrambi gli albi): due elementi narrativi in apparenza antitetici che si incontrano, e non si scontrano, dopo la prima e inevitabile incomprensione per fronteggiare una minaccia comune.
Sul presupposto che porta all'incontro tra i due gruppi non c'è nemmeno da obiettare: tante sono le possibilità a disposizione in entrambi i mondi che trovare un modo per unirli è relativamente semplice e quello che conta in questo specifico caso è ciò che accade dopo.
Stavolta, tuttavia, a differenza del primo albo la minaccia è unica ed è inerente un solo universo narrativo, quello della Sergio Bonelli Editore. E in effetti i Tecnodroidi, per la portata del pericolo che rappresentano, sono più che sufficienti e aggiungere ulteriori elementi di livello Justice League quali ad esempio Darkseid o il Quarto Mondo sarebbe risultato difficilmente gestibile.
La storia è un mix di quei team-up in apparenza improbabili della Silver e Bronze Age, con qualche piccolo omaggio anche agli anni ' 90 del ventesimo secolo. Soprattutto quando si cercano e si trovano con efficacia dei parallelismi tra alcuni personaggi che non si immaginerebbe in un primo momento (la natura da guerriera amazzone sia di Wonder Woman che di Legs Weaver, le tragiche perdite di Nathan Never e Batman), portando così a un legame personale che sancisce ancor di più l'alleanza che è stata forgiata.
Seppure Batman, tra gli eroi della DC Comics, svetta su tutti, anche gli altri personaggi trovano il loro giusto spazio e divengono funzionali alla trama. La stessa cosa può dirsi per Nathan Never e gli altri agenti dell'Agenzia Alfa.
E quindi, col classico epilogo che lascia una porta aperta per un futuro, nuovo team-up, noi ci prepariamo ad altri crossover che di sicuro non mancheranno di arrivare.

giovedì 24 novembre 2022

Netflix Original 88: Pickpockets


In Sciuscià, Roberto Rossellini narrava la storia di due giovani ladruncoli che precipitavano in un inferno fatto di privazioni, tradimenti e sofferenza. Il tutto in un paese complicato quale l'Italia dell'immediato dopoguerra.
Non siamo più nel dopoguerra, e di certo non si sfiorano nemmeno le vette di Rossellini, ma altri due giovani ladruncoli in un paese complicato (la Colombia dei giorni nostri) compaiono in Pickpockets, diretto da Peter Webber, scritto da Alejandro Fadel e Martín Mauregui e distribuito su Netflix a partire dal 12 aprile 2018.
Due ladruncoli di strada, Fresh (Emiliano Pernía) e Doggy (Dubán Andrés Prado), rapinano i cittadini di Bogotà utilizzando a volte metodi violenti. Le loro azioni vengono notate da un poliziotto spagnolo rifugiatosi in Colombia, Chucho (Carlos Bardem), messosi in seri guai con la criminalità locale.
Chucho prende i due ragazzi sotto la sua ala protettiva, insegnando loro l'arte del furto con destrezza, che comporta meno rischi di essere notati e catturati. Fresh e Doggy coinvolgono allora nelle loro rapine un terzo elemento, Juana (Natalia Reyes), interesse amoroso del primo. Ben presto, però, anche loro si metteranno nei guai con alcuni boss criminali e dovranno trovare un modo per uscirne integri.
Il film è la classica storia che parte con due personaggi detestabili i quali si riscattano lungo la via combattendo dalla parte giusta. E l'unico modo per due rapinatori di risultare simpatici agli occhi del pubblico senza cercare di condurre una vita ordinaria e senza rischi è quella che l'oggetto delle loro rapine siano criminali peggiori di loro, che dunque meritano più di loro un'adeguata punizione.
Si tratta anche del consueto passaggio del testimone. Chucho - e così la criminalità di Bogotà - rappresentano un vecchio mondo, che sta andando lentamente a scomparire, mentre Fresh, Doggy e Juana incarnano la nuova generazione che soppianterà la precedente, la quale ovviamente non ha alcuna intenzione di cedere il passo in maniera arrendevole.
Una trama semplice e consolidata nel tempo, dunque, per un prodotto di un cinema a me ignoto (film spagnoli ne ho incrociati nella mia vita, questo invece credo sia il primo film colombiano che abbia visto) che non arriva a brillare di luce propria. Tutto quello che voi pensate accadrà, accadrà di sicuro e i personaggi agiscono in funzione di quel tipo di storia che si vuole narrare senza effettuare troppi approfondimenti, tanto che del background di alcuni protagonisti non arriviamo ad apprendere proprio nulla.
Bisogna utilizzare destrezza anche in questo, dopotutto.

mercoledì 23 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Morbius - Adventure Into Fear


Il personaggio di Morbius, il Vampiro Vivente (tipica iperbole dei fumetti di cinquant'anni fa), esordisce nel 1971 su The Amazing Spider-Man 101 grazie a Roy Thomas e Gil Kane.
In principio viene ritratto come una variante vampirica della Creatura di Frankenstein, quindi un mostro che ripudia la sua condizione, ma si ritrova al tempo stesso costretto a fare del male.
Dopo un paio di rematch contro Spider-Man, Morbius - sfruttando l'allentamento del Comics Code Authority su certe tematiche horror - diviene protagonista di un serial a lui dedicato che si dipana dal 1974 al 1975 nei numeri dal 20 al 31 della testata Adventure Into Fear.
Gli sceneggiatori sono Mike Friedrich, Steve Gerber, Doug Moench, Bill Mantlo, mentre la parte grafica è affidata a Paul Gulacy, Frank Robbins, Don Heck e Philip Craig Russell.
Il serial si compone di due saghe distinte, ma che al tempo stesso presentano qualche piccolo collegamento. Nella prima saga, Morbius si trasferisce sulla Costa Ovest degli Stati Uniti e si ritrova suo malgrado coinvolto nella disputa secolare che coinvolge il demoniaco Daemond (e ma te la vai a cercare con un nome così) e gli alieni noti come i Guardiani, i quali intendono creare una razza perfetta di esseri umani che faccia evolvere la Terra.
Nella seconda saga Morbius, finalmente riunitosi all'amata Martine Bancroft, viene accusato di una serie di omicidi a sfondo vampirico che avvengono nella città di Boston. Mentre tenta di scagionarsi, il vampiro vivente viene preso di mira dal determinato agente della CIA Simon Stroud.
Avete presente quando si dice "i folli anni '70"? Ecco, questi due serial sono l'esempio perfetto di questa frase. Anche se si è soliti pensare che gli sceneggiatori dell'epoca scrivessero le loro storie sotto effetto di sostanze psicotrope, in realtà (in buona parte dei casi quantomeno) le concepivano in uno stato mentale perfetto, con la loro immaginazione che correva libera dopo anni in cui era stata contenuta per via delle maglie della censura. A quei tempi era come dare a un giovane un parco giochi in cui potesse fare quello che voleva, avrebbe provato anche le acrobazie più spericolate.
Tali storie, quindi, abbastanza risibili se le vediamo con l'occhio moderno (Morbius ha sempre sete di sangue e lo ripete a ogni pagina, si lamenta della sua maledizione a ogni singolo albo, Martine Bancroft sessualizzata a livelli da modella di intimo), erano comunque un modo per trattare tematiche e ambientazioni che nelle altre testate più mainstream era più difficile vedere.
In tal senso la battaglia tra i Guardiani e Daemond rappresenta una metafora delle diatribe tra scienza e religione e, in special modo, di chi sfrutta tali diatribe per pervertire da ambo i lati quelle che possono essere le giuste motivazioni che guidano chi crede nei loro dettami. La seconda saga, invece, è una progressiva strada verso la dannazione eterna.
In mezzo, bambine che si trasformano in guerriere in minigonna (che Sailor Moon spostati proprio), demoni dall'aspetto felino per la disperazione degli utenti di Youtube, creature con mille occhi di stampo lovecraftiano e altri mostri da incubo per contrastare colui che si pone come un antimostro e che finisce invece sempre per commettere gli stessi errori.
Sì, si tratta proprio di un tuffo in un lontano passato che non può più tornare (e non lo diciamo in senso negativo o positivo).

martedì 22 novembre 2022

Prime Video Original 39: Nocturne


A volte si è disposti a vendere l'anima al diavolo pur di sfondare in un campo artistico. In un mondo dove molte persone sono convinte che i loro quindici minuti di fama possano essere molti di più grazie ai social e ai reality show, di gente che metaforicamente parlando vende la propria anima al diavolo c'è n'è in abbondanza.
Ma oltre a questo appunto da boomer, c'è anche il vecchio, faustiano patto col diavolo più appetibile da un punto di vista cinematografico. Come accade in Nocturne, film scritto e diretto da Zu Quirke e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 13 ottobre 2020.
Juliet Lowe (Sidney Sweeney) e Vivian Lowe (Madison Iseman) sono due sorelle gemelle che coltivano entrambe la passione per la musica classica. Vivian è più talentuosa e ammirata, generando così una involontaria invidia da parte di sua sorella.
Quando una studentessa del loro stesso corso si suicida per motivi misteriosi, si aprono le selezioni per sostituirla. Vivian sembra destinata a essere la prescelta, ma Juliet trova nell'armadietto della ragazza suicida un misterioso quaderno.
Vi sono strane immagini sul quaderno che corredano alcuni pezzi classici. Immagini inquietanti e con strane scritte. Da quel momento in poi, Juliet diviene più abile nell'interpretare la musica classica, superando anche sua sorella, di cui si attira il risentimento. Ma tale abilità acquisita dal nulla comporterà un prezzo da pagare?
In questo film sembra di ritrovarci di fronte a un nuovo Eva Contro Eva, con l'aggiunta di un legame familiare. Juliet, infatti, pur volendo bene e apprezzando sua sorella Vivian, è determinata a tutto pur di raggiungere un successo che ritiene di meritare.
E, come accade al personaggio interpretato da Anne Baxter che progressivamente ottiene quanto da lei desiderato ma perde al contempo la propria dignità e umanità, la stessa cosa accade a Juliet, la quale sottrae progressivamente a sua sorella i trionfi musicali, il ragazzo e la stima degli insegnanti.
E anche nel suo caso avviene una discesa negli inferi, stavolta tuttavia non di natura metaforica, in quanto viene introdotto un elemento sovrannaturale (una sorta di Death Note o Necronomicon) incarnato dal quaderno della ragazza suicida.
Sta poi allo spettatore decidere se vi sia un elemento di ambiguità o meno. Nel senso che spetta infine a lui stabilire se effettivamente Juliet faccia un patto con un diavolo che non verrà mai mostrato, e questo la porti infine alla follia, oppure che l'ambizione di Juliet - una ragazza schiacciata dalle aspettative che ripongono su di lei i genitori e la scuola - la porti a oltrepassare un certo limite morale che causa in lei una forte nevrosi e una crisi di ansia.
Un peccato di natura mistica oppure sensazioni drammaticamente umane, elementi entrambi soggetti a una possibile pena del contrappasso.

lunedì 21 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Black Widow - Gioco Senza Limiti


Durante Secret Empire, nel tentativo di rovesciare la dittatura dell'HYDRA, Natasha Romanoff, alias la Vedova Nera, viene brutalmente uccisa da Capitan Hydra. Già tuttavia al termine di questa storia si intravede un'apparentemente rediviva Vedova Nera che ha intrapreso una strada di vendetta. Si scopre poi che costei è un clone, con ricordi impiantati dell'originale Natasha Romanoff, creata dalla Stanza Rossa, l'organizzazione che formò Natasha Romanoff quando era una bambina.
Una delle prime missioni di questa nuova Vedova Nera è narrata nella miniserie di cinque numeri, pubblicata nel 2019, Gioco Senza Limiti (No Restraints Play), scritta da Jen Soska e Sylvia Soska e disegnata da Flaviano Armentaro.
Per poter placare la sua rabbia, la Vedova Nera si separa da Capitan America e si reca a Madripoor, l'isola dominata dalla criminalità. Lì trova subito pane per i suoi denti quando si allea con Jessan Hoan, la Tigre, la quale le rivela l'esistenza di un sito del dark web dove dei bambini vengono torturati per un pubblico pagante.
La Vedova Nera è determinata a smantellare quest'organizzazione e i suoi finanziatori, ma rischierà ben presto di divenire una pedina di questo gioco senza limiti.
Pur cambiando col passare dei tempi e della sensibilità del lettore, la Vedova Nera è spesso stata ritratta come una personalità borderline, sin da quando era una spia alla Mata Hari e cercava di sedurre Tony Stark e Occhio di Falco. Col tempo, è divenuta una leader e componente storico degli Avengers, ma quel suo volersi spingere oltre un certo limite è sempre rimasto.
Ora sembra che tale limite sia stato (definitivamente?) superato. Quella che ci troviamo di fronte in questa storia, infatti, non è più la Natasha Romanoff che conoscevamo un tempo, bensì una nuova Vedova Nera che - pur continuando a combattere la criminalità e riparare ai torti subiti dalle persone più fragili - non ha più freni inibitori e adotta anche metodi violenti senza pensarci due volte.
E non può esserci valvola di sfogo migliore per una personalità come questa che prendersela contro una rete di violentatori di bambini. C'è da dire che la storia procede su binari narrativi consolidati (è il classico racconto incentrato su una vendetta ai danni di gente potente), con un piccolo plot twist finale, che consente a due scrittrici provenienti da un altro media - sono registe e sceneggiatrici di film horror - di portare la loro "sensibilità" (definiamola così) anche sulle pagine di un fumetto.
Interessante comunque lo scenario prescelto, l'isola di Madripoor, dove non potrete trovare un covo di feccia e malvagità peggiore di questo, e l'utilizzo di Jessan Hoan come comprimaria, la quale di solito bazzica i racconti di Wolverine.
La miniserie ribadisce ciò che si era ampiamente intuito: questa non è più la Vedova Nera di un tempo, saggia e riflessiva leader degli Avengers. E quella personalità borderline presto potrebbe trovare altre valvole di sfogo, meno... criminali.

venerdì 18 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: L'Ultimo Eternauta - La Fine del Mondo


Si conclude la nuova epopea di Juan Salvo, l'Eternauta. Dopo L'Ultimo Eternauta e L'Ultimo Eternauta: La Ricerca di Elena, Pablo MaizteguiFrancisco Solano López portano a compimento la trilogia con L'Ultimo Eternauta: La Fine del Mondo (El Eternauta El Regreso: El Fin de Mundo), pubblicato nel 2010.
Siamo sempre nella Buenos Aires di inizio ventunesimo secolo, dopo una disastrosa guerra nucleare che ha cancellato la città. Grazie alla tecnologia dei Mano e dei Loro, Buenos Aires è stata ricostruita e ammodernata, ma i misteriosi esseri hanno un piano che prevede di sfruttare le risorse economiche dell'umanità per indebolirli e soggiogarli.
E parte qui la terza e ultima parte: Juan Salvo è in Antartide insieme a Borges, il Mano che è anche per metà umano, dove ritrova sua moglie Elena Salvo. Juan può sottrarla al flusso temporale in cui è rimasta intrappolata, ma per fare questo salverà anche i Loro dall'estinzione che li attende in un prossimo futuro.
Al tempo stesso, Favalli e i ragazzi ribelli cercano di capire come mai tutti gli abitanti di Buenos Aires siano come ipnotizzati e incapaci di reagire.
Con tutte le pedine sulla scacchiera temporale, ci si prepara alla battaglia decisiva che sancirà le sorti dell'umanità.
A volte si tratta di chiudere il cerchio narrativo, riannodare tutti i fili che sono stati dispiegati lungo la via e dare loro una soluzione. Questo terzo e conclusivo capitolo della nuova trilogia dell'Eternauta si propone appunto questo obiettivo.
Nelle prime due parti, Maiztegui e Solano López hanno sia riportato sulla scena (quasi) tutti i protagonisti della prima, mitica storia di Héctor Germán Oesterheld (qui reintroducono gli ultimi solo in apparenza dimenticati), sia hanno ideato nuovi comprimari, più in linea con la sensibilità moderna: i giovani ribelli degli anni '50 del ventesimo secolo, che pure c'erano nella storia originaria, sono del tutto differenti da quelli di inizio millennio. Stessa cosa dicasi nei confronti del loro rapporto con le autorità e le generazioni venute prima di loro.
La metafora dell'umanità obnubilata dai messaggi mediatici che impedisce a chi non è una "mente eletta" di squarciare il velo della realtà diviene qui ancora più evidente e la soluzione proposta è quella più naturale: battersi fino all'ultimo per affermare ciò che è giusto per tutti.
E quindi alla fine tutto viene risolto? Si e no, come accade spesso nella narrativa seriale. La trama principale viene portata a compimento, con qualche bel mal di testa causato dai paradossi dei viaggi nel tempo, ma si lascia anche spazio per un eventuale seguito.
Oggi sia Oesterheld che Solano López non sono più tra noi, ma l'Eternauta è ormai un'icona troppo potente per svanire così nel nulla e già le multinazionali dello streaming si stanno interessando alla sua epopea. Presto o tardi sarà dunque prelevato ancora dal flusso temporale per vivere una nuova avventura, in nuovi territori inesplorati.

giovedì 17 novembre 2022

Prime Video Original 38: Zio Frank


Se oggi, pur con tutte le possibili discriminazioni del caso, l'omosessualità non rappresenta più un tabu e se ne può parlare apertamente, fino a qualche decennio fa la situazione non era così rosea.
Chi ha qualche anno in più sul groppone ricorda di certo periodi in cui l'omosessualità era un argomento che non andava toccato in famiglia, se se ne accennava al cinema era perlopiù proponendo personaggi stereotipati che parlavano in falsetto ed era anche ritenuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità una malattia mentale (sarebbe stato così fino al 1990).
Cerca di ricatturare lo spirito di quei tempi insoliti, e per certi versi anche pionieristici, ma con ovviamente una sensibilità moderna e differente, Zio Frank (Uncle Frank), scritto e diretto da Alan Ball e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 25 novembre 2020.
L'azione principale si svolge nel 1973, in un'America ritratta perlopiù nelle sue città rurali e di periferia, circondata da una natura incontaminata.
La giovane Beth Bledsoe (Sophia Lillis) non capisce come mai suo zio Frank (Paul Bettany) sia spesso osteggiato da suo nonno. Qualche tempo dopo, imbucandosi a una festa, la ragazza capisce che suo zio è omosessuale e, poco dopo, giunge la notizia della morte del nonno. Ne seguirà una riunione di famiglia che sarà dolorosa e risolutiva per tutti, con uno sguardo rivelatore a un tragico evento del passato.
Il film vuole trasmettere un messaggio positivo e rassicurante, di accettazione e inclusione dopo mille traversie, e per questo individua un periodo temporale adatto. Qualche anno dopo le prime lotte sociali e civili successive alla Seconda Guerra Mondiale, ma con appunto una società ancora non pronta a parlare di certe tematiche.
Da un lato ci sono le persone più anziane, quelle che non concepiscono l'omosessualità per i più svariati motivi, non solo quelli religiosi (il film non fa una condanna tout court del cattolicesimo, anzi), dall'altro ci sono le persone come Beth. Una ragazza nata in un nuovo mondo, quello che sta cambiando davanti ai suoi stessi occhi, ed è dunque pronta ad accettare più di buon grado ciò che persone nate e cresciute in un mondo differente non riescono a comprendere. E può trasmettere tale visione anche ad altri.
Non si tratta comunque di una pellicola straordinaria fino alla fine: per quanto vi siano dialoghi ben ideati e scritti (lo sceneggiatore è quello di American Beauty, dopotutto), vi è anche qualche retorica di troppo lungo la via. Forse inevitabile in un contesto del genere, eppure stona comunque.
Rimane comunque interessante, sia per chi quel mondo lo ha vissuto sia per chi è nato dopo, questo sguardo su quello che ci appare ora come un periodo lontano e che potrebbe non tornare più. Potrebbe.

mercoledì 16 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: M.O.D.O.K. - Giochi della Mente


Mental Organism Designed Only for Killing, ovvero M.O.D.O.K. Questo strambo personaggio, ma così strambo che è pro-tempore il leader dell'AIM, è in giro dal 1967 e, come molti dei personaggi di quel decennio, è stato creato da Stan Lee e Jack Kirby.
Con un aspetto così insolito, pur essendo un temibile supercriminale, in quest'era moderna diviene quasi scontato che sia anche soggetto a battute umoristiche, tanto che nel 2021 diviene il protagonista di una sitcom di animazione, ideata da Jordan Blum e Patton Oswalt (il quale è anche il suo doppiatore originale), in cui gli viene anche affiancata una famiglia.
Non è un prequel della serie, ma ha con essa svariati punti in contatto - non foss'altro perché gli sceneggiatori sono Jordan Blum e Patton Oswalt - la miniserie in quattro numeri Giochi della Mente (Head Games), pubblicata tra il 2020 e il 2021 e disegnata da Scott Hepburn.
Durante una missione dell'AIM, M.O.D.O.K. ha un curioso malfunzionamento di sistema che gli fa vedere scene familiari, di una famiglia che non ha mai avuto e di persone che non conosce. Ciò causa il fallimento della missione e la sua rivale Monica Rappaccini ne approfitta per farlo estromettere dalle Avanzate Idee Meccaniche.
Per andare a fondo del mistero e riacquistare il potere perduto, M.O.D.O.K. dovrà stringere insolite alleanze e alla fine potrebbe apprendere qualcosa in più sulle proprie origini.
Questa miniserie propone un background fumettistico dei comprimari che ruotano attorno a M.O.D.O.K. nella serie di animazione che lo vede protagonista, ovvero sua moglie e i suoi figli, che prima di questa storia non erano mai stati nominati. Non è comunque un prequel della serie, in quanto la storia è ben radicata nel Marvel Universe.
Oltre a questo, la miniserie ci offre uno sguardo nella personalità non solo di M.O.D.O.K. ma anche del suo alter ego umano, ovvero George Tarleton, l'ignara cavia dell'esperimento dell'AIM che divenne l'organismo mentale designato per uccidere. Per Stan Lee e Jack Kirby era solo un nome come tanti, a loro non interessava sviluppare questo personaggio come essere umano, ma solo come macchina assassina priva di qualsiasi vestigia di umanità.
Jordan Blum e Patton Oswalt, invece, indagano a fondo su entrambi i personaggi, dando loro uno spessore che non hanno mai avuto e che in tempi del genere risulta un lavoro apprezzabile se si considera che i lettori odierni potrebbero trovare risibile - per il suo aspetto - un personaggio come M.O.D.O.K. 
Ma salvo rari casi non esistono pessimi personaggi, quello che conta è il modo in cui vengono gestiti e come si evolvono nel tempo.

martedì 15 novembre 2022

Netflix Original 87: 6 Palloncini


Il tema della dipendenza dalle sostanze stupefacenti ha toccato svariate pellicole, ognuna con un proprio messaggio: quello abbastanza semplice di condanna senza attenuanti, oppure proponendo una visione alternativa e surreale, come nel caso di Trainspotting.
Spesso, tuttavia, ci si concentra di più (giustamente e inevitabilmente) su chi è dipendente dalle droghe, piuttosto che sulle persone che vengono toccate da questo fatto e la loro reazione. Costituisce dunque una sorta di eccezione alla regola 6 Palloncini (6 Balloons), scritto e diretto da Marja-Lewis Ryan e distribuito su Netflix a partire dal 6 aprile 2018.
Mentre sta allestendo una festa di compleanno a sorpresa per il suo fidanzato, Katie (Abbi Jacobson) va a prendere suo fratello Seth (Dave Franco) e sua figlia. Giunta al suo appartamento, però, capisce subito che il ragazzo è ricaduto nel tunnel della dipendenza da eroina.
Nel corso di una lunghissima giornata, Abbi dovrà sia aiutare suo fratello al meglio delle sue possibilità anche in situazioni complicate, sia capire se potrà mai dedicare tempo a sé stessa e sgravarsi da questa così onerosa responsabilità.
Il film è la storia di due anime che vivono in maniera differente e sono in contrasto tra loro, eppure al tempo stesso sembra non possano fare a meno l'una dell'altro.
Da un lato abbiamo Katie: una donna inquadrata, precisa, che cerca di calcolare tutto e quindi si ritrova in difficoltà quando il suo mondo in apparenza e solo in apparenza perfetto viene infranto in maniera così evidente e plateale.
Dall'altro lato invece vi è Seth, interpretato dal fratello di James Franco. Lui, nonostante abbia una figlia, non vuole eccessive responsabilità e annega i suoi dispiaceri in un mondo in apparenza e solo in apparenza perfetto che è quello generato dal consumo di eroina.
Queste due visioni della vita unite da un legame familiare non si sono mai veramente incontrate, ma sono ora costrette a farlo. Ma incontrandosi rischiano anche di annegare nel mare dei loro dispiaceri (la metafora del rischio di annegamento ritorna spesso durante il film).
Il film dettaglierà una giornata in cui entrambi capiranno su loro stessi e sul proprio congiunto molto più di quanto non abbiano voluto capire negli anni passati e, tramite alcuni eventi sia ordinari che drammatici che assumono una valenza più importante di quanto non abbiano di solito, decideranno infine il loro destino.
La scelta finale potrebbe apparirci troppo forzata, ma nella vita accadono situazioni in cui ti costruisci senza volerlo una gabbia attorno. E a volte per non annegare bisogna prendere decisioni dolorose.

lunedì 14 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Murder Falcon


Lo si dice spesso che la musica ci accompagna soprattutto nei momenti peggiori della nostra vita e rappresenta una sorta di conforto, di oasi di pace dove rifugiarsi dalle brutture del mondo. Ma al tempo stesso si dice anche che la musica può spezzarti il cuore, coi testi dei cantanti oppure per chi cerca di sfondare in questo campo, ma si scontra infine con la dura realtà.
Tutto questo e molto altro si ritrova nella miniserie in otto numeri, pubblicata nel 2019, Murder Falcon, scritta e disegnata da Daniel Warren Johnson.
Un tempo, Jake era il leader dei Brooticus, la band metal più promettente degli Stati Uniti. Poi è successo qualcosa, un evento drammatico che ha destabilizzato la band portando al suo scioglimento e trascinando Jake in uno stato di depressione.
Ma qualcosa sta per cambiare. In un mondo che è preda di invasioni extradimensionali da parte di strane creature mostruose, Jake si imbatte in una chitarra magica che evoca il guerriero Murder Falcon. Costui lo convince che lui è un elemento fondamentale per fermare la mostruosa invasione. Ma per ottenere questo deve prima riunire la sua band.
Questa non è solo una storia sulla musica e sul suo magico potere, questa è una storia di umanità che ha sofferto e soffre, ma trova in qualche modo la forza per rialzarsi. Scopriremo il background sia di Jake che di alcuni suoi amici e il dramma che li lega tutti, e allo stesso tempo il collante che fa sì che nemmeno anni di separazione possano spezzare i sentimenti che provano l'un l'altro.
Credo che in molti possano ritrovarsi nei protagonisti di questa miniserie, gente a cui la realtà e il destino hanno giocato dei pessimi scherzi, gente che a un certo punto ha avuto come amico fidato solo la musica che proveniva da una radio o quella che creavano strimpellando una chitarra o utilizzando le percussioni su una batteria.
Chi almeno una volta nella vita non ha sofferto così tanto da sentirsi solo? Ma la musica era sempre lì presente, magari a volume alto perché non sentissimo le nostre lacrime. Ecco, queste sensazioni - che anche Daniel Warren Johnson ha provato - trovano poi forma fisica nel fumetto per esigenze narrative sotto forma delle creature mostruose e degli strumenti magici che richiamano i guerrieri del bene. Lo yin e lo yang.
Soprattutto, questo è un fumetto dove le onomatopee la fanno da padrone. L'autore riesce a giostrare alla grande questo strumento tipico del fumetto, riempiendo ogni pagina di quelle strane parole, che è come se prendessero vita e dessero fisicità alla musica, ai suoni emessi dai vari personaggi e in senso più generale all'atmosfera che ruota attorno a questo mondo, dove parole e suoni si intrecciano per andare a formare un mosaico perfetto.

venerdì 11 novembre 2022

Prime Video Original 37: Press Play - La Musica della Nostra Vita


In un'era in cui tutta la musica è disponibile su svariate piattaforme digitali quale ad esempio Spotify, poche persone utilizzano ancora dei supporti fisici per ascoltare le canzoni. Uno di questi è la musicassetta, vero e proprio strumento divino nel millennio precedente per creare compilation dei pezzi musicali più svariati, a volte con metodi "creativi" quali registrarli dalla radio. Chi dimentica è complice.
Una compilation di canzoni registrata su musicassetta diviene il focus della pellicola Press Play - La Musica della Nostra Vita (Press Play), diretta da Greg Björkman, sceneggiata dallo stesso Björkman, Josh Boone e James Bachelor e distribuita su Amazon Prime Video a partire dal 16 luglio 2022.
Laura (Clara Rugaard), studentessa d'arte appassionata di musica, conosce il fratellastro di una sua amica, Harrison (Lewis Pullman), il quale gestisce un negozio di musica e adora i supporti fisici.
I due si innamorano e, insieme, creano un mixtape delle canzoni che caratterizzano la loro storia d'amore, ma poco dopo Harrison viene investito da un auto e muore.
Alcuni anni dopo, Laura fa una scoperta incredibile: il mixtape da loro ideato ha la capacità di proiettarla indietro nel tempo, a quando Harrison era ancora vivo. Ha dunque la possibilità di rimettere le cose a posto, ma questo potrebbe complicare ulteriormente la situazione.
Sotto uno strato appena accennato di fantascienza e viaggi nel tempo, debitore di Ritorno al Futuro che viene espressamente citato come ispirazione, ci ritroviamo di fronte a una nuova commedia romantica di stampo adolescenziale. Sembra che gli sceneggiatori di questo tipo di pellicole si siano innamorati di recente degli scenari a sfondo fantascientifico con citazioni fintonerd, come visto anche in La Mappa delle Piccole Cose Perfette.
In un cast che può contare su un solo grosso calibro, Danny Glover, qui per prendere un comodo assegno per la pensione, alla fine sembra che abbiamo di fronte una sorta di prodotto "televisivo" con recitazione conseguente. Gli attori si impegnano, ma le loro capacità non sono così elevate, con tutto il rispetto (il protagonista è monocorde in tal senso).
Il focus della trama alla fine non sono i viaggi nel tempo, bensì la storia d'amore tra i due protagonisti che incontra degli ostacoli (e quale ostacolo peggiore della morte?). Solo che il potere salvifico dell'amore e della musica è in grado di sistemare tutto, anche ciò che appare irreparabile.
Sì, un po' di sana retorica che piace tanto allo spettatore ideale di questo tipo di film. E a cui alla fine non interessa sapere altro... quindi non aspettatevi una spiegazione sul perché Laura sia in grado di viaggiare nel tempo semplicemente premendo play su un walkman (it's the power of love, per citare il film di cui sopra).
E a proposito di retorica, non vi troverete però quelle cose da boomer del tipo:"Ah, che orrore la musica sulle piattaforme digitali, meglio i supporti fisici come un tempo!", di certo non puoi permetterti di dire queste cose su una piattaforma digitale con un film che si propone un target perlopiù adolescenziale, sarebbe un controsenso.

giovedì 10 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Savage Dragon - Una Chiacchierata con Dio


Nella storyline Vendetta, Erik Larsen aveva portato a compimento una delle prime trame iniziate su Savage Dragon, quella inerente il signore del crimine di Chicago, Overlord.
Ma vi è un'altra trama che va avanti praticamente dall'inizio della testata ed è quella che coinvolge il Demonio, un'entità che ha sobillato Barbara Harris - la madre di una ragazza uccisa in casa di Dragon - convincendola ad attaccare più volte l'eroe.
Tale trama trova infine compimento nella storyline Una Chiacchierata con Dio (A Talk with God), dipanatasi nei numeri dal 27 al 33 della serie regolare.
Barbara Harris lancia il suo attacco definitivo contro Savage Dragon e riesce a trascinare la sua anima all'Inferno, di modo tale che non possa ascendere al Paradiso e riunirsi con sua figlia. Per ritornare sulla Terra e sconfiggere Satana, l'eroe però avrà al suo fianco preziosi alleati quali Spawn e... Dio?
Nel frattempo Rapture, che afferma di essere incinta del figlio di Savage Dragon, si prepara a partorire, ma come spesso capita ai supereroi le cose prenderanno ben presto una strana piega.
Vi ricordate la tematica del viaggio all'inferno dell'eroe, affrontata di recente in Godzilla All'Inferno? Ecco un'altra discesa infernale che stavolta è davvero, davvero particolare. Poiché a mia memoria credo che questa sia la prima apparizione di Dio in un fumetto. Certo, ci sono state altre entità onnipotenti in precedenza, le quali erano chiaramente il Dio della tradizione biblica, ma sono sempre state chiamate con altri nomi, come in Dragon Ball o nel Marvel Universe, il Supremo.
Erik Larsen invece non si fa troppi problemi, rischiando grosso per l'epoca (la storia è uscita nel 1996, oggi una trovata del genere è scontata e fa ridere, come sono cambiati in fretta i tempi), e già che c'è mette in scena pure un confronto a cazzotti tra Dio e Satana (dopotutto è un fumetto con supereroi e supercattivi, questo)!
Altro tema molto caro al fumetto supereroistico è il parto, non così frequente come il matrimonio, ma entrambi questi eventi hanno una cosa in comune: niente fila mai tutto liscio! Anche per Savage Dragon le cose non saranno differenti e ciò che accade alla fine della storyline di certo avrà conseguenze nelle prossime storie. La curiosità di scoprire cosa accade dunque rimane.
Erik Larsen continua a usare trame straabusate, con uno stile grafico iperpomposo ma che non cerca l'originalità a tutti i costi e dialoghi che in certi punti sono un po' imbarazzanti, eppure fa sì che la tua attenzione resti catalizzata e ti invogli a proseguire. Qualcuno la potrebbe definire il fascino del trash e forse non avrebbe tutti i torti.
Ma a volte dal trash nascono i fiori... anche se il poeta forse ha utilizzato un altro termine.

mercoledì 9 novembre 2022

Netflix Original 86: Amateur


Di recente si è parlato di Il Primo Match (First Match), un dramma a sfondo sportivo con protagonisti perlopiù attori afroamericani e che vede la giovane protagonista alla ricerca di un proprio posto nel mondo cercando di affrancarsi al contempo dai propri genitori.
Si basa grossomodo sullo stesse premesse, ma ha anche tratti diversi, ed è ancora un dramma a sfondo sportivo seppur su una specialità differente, Amateur, film scritto e diretto da Ryan Koo e distribuito su Netflix a partire dal 6 aprile 2018.
Il quattordicenne Terron Forte (Michael Rainey Jr.) è un ragazzo prodigio del basket che coltiva il sogno di poter un giorno giocare nel NBA. Grazie a dei video delle sue partite pubblicati in rete, viene notato dal coach Gaines (Josh Charles), il quale gli offre un posto in una prestigiosa squadra di basket liceale, con un piano di studi dedicato.
Un'offerta strabiliante, troppo bella per essere vera. E infatti ben presto il ragazzo scoprirà il lato oscuro dello sport dilettantistico e come possa essere seducente per molti. Anche per lui.
Ci troviamo di nuovo di fronte a una storia di riscatto personale che passa attraverso i trionfi e le sconfitte che accadono nello sport e si riflettono nella realtà.
Stavolta, tuttavia, diversamente da Il Primo Match, il protagonista non deve emergere dagli abissi della società (pur appartenendo a una famiglia borghese, può contare su una borsa di studio) e quindi non vi sono particolari tematiche a sfondo razziale. Piuttosto, si tratta di una sorta di racconto di formazione.
Entrando nell'età adolescenziale, Terron Forte si ritrova ad affrontare sia i primi, veri contrasti coi propri genitori, sia le prime storture che il mondo presenta e che vanno a corrompere quella realtà perfetta che ci eravamo immaginati (in questo caso, la purezza dello sport del basket), quali la diffidenza iniziale di alcuni suoi compagni di squadra e la tentazione di non rispettare le regole.
Quindi, come in molte storie di formazione, il ragazzo sarà costretto suo malgrado a maturare in fretta e guardare in faccia tale realtà, prima di cercare di cambiarla. Ancor di più nel suo caso, visto che soffre di un disturbo chiamato discalculia e che nel film, perché sia comprensibile allo spettatore, viene reso in maniera semplice ma al contempo efficace.
Terron Forte, inoltre, è un ragazzo fortemente radicato nella Generazione Z e, diversamente da molti adulti, sa come utilizzare i social al meglio per modificare tale realtà in positivo.
Stavolta avremo dunque un finale meno amaro rispetto a Il Primo Match, più rassicurante, in quanto il processo di formazione giunge a compimento e ci ritroveremo di fronte a un ragazzo pronto a entrare in un nuovo mondo, e pronto ad affrontare nuove difficoltà.

martedì 8 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: L'Ultimo Eternauta - La Ricerca di Elena


La battaglia di Juan Salvo, l'Eternauta, pare dunque non essersi conclusa, come ci ha narrato L'Ultimo Eternauta. Sono tornati sulla scena lui, sua figlia Martita e Favalli, mentre Elena - la moglie di Juan - sembra scomparsa per sempre. E attorno a loro vi è un giovane gruppo di orfani ribelli che hanno deciso di schierarsi contro la dittatura economica dei Mano e dei Loro... anche loro mai scomparsi.
Il secondo capitolo di questa nuova saga, pubblicato nel 2006, si intitola La Ricerca di Elena (La Busqueda de Elena). Gli autori sono gli stessi de L'Ultimo Eternauta: Pablo Maiztegui ai testi e Francisco Solano López ai disegni.
Juan Salvo è di nuovo disperso nel continuum temporale, stavolta in apparenza per sempre, mentre Martita e i ragazzi ribelli guidati da Favalli sono nelle mani dei Mano (perdonatemi il gioco di parole), i quali stanno mettendo in atto il loro piano per controllare l'economia mondiale tramite dei loro fantocci.
Sembra una situazione davvero senza speranza, ma c'è un elemento sulla scacchiera che non è stato preso in considerazione: Elena Salvo, la moglie di Juan, anche lei sopravvissuta e che si aggira come un fantasma nel tentativo di ritornare dai propri cari.
Pur essendo questo il secondo di tre capitoli, non rappresenta una sorta di transizione, pur lasciando in sospeso alcuni elementi che verranno portati a compimento nella terza parte. Quella che è la trama principale, infatti, viene portata avanti e prosegue lungo il suo arco, sia introducendo nuovi personaggi lungo la via - in primo luogo Elena Salvo - sia portando avanti le storie sia dell'Eternauta sia dei non pochi comprimari che ruotano intorno a lui.
Questo secondo capitolo, inoltre, si incentra ancor di più sulla metafora del nuovo potere mondiale detenuto dai Mano (e dai Loro, anche) e che loro manipolano per guidare le masse: il potere economico. Una metafora che si concretizza in una scena dove gli imprenditori più importanti del pianeta vengono soggiogati e costretti a seguire il loro volere, mentre loro agiscono da dietro le quinte.
Certo, in apparenza fa molto teoria cospirazionista, del tipo gli Illuminati che guidano il Nuovo Ordine Mondiale. Gli autori, in realtà, vogliono semplicemente sottolineare come la ricchezza sia in mano a poche persone, le quali la usano solo per creare altra ricchezza per loro stessi. Mentre le persone "comuni" sono soggette ai loro voleri e sono incapaci di ribellarsi.
Un'incapacità che però non si applica all'Eternauta: uomo fuori dal suo tempo, fuori dal comune nella sua ordinarietà di marito e padre di famiglia. E che col suo esempio ha saputo ispirare una nuova generazione di ribelli che si battono contro il potere precostituito.

lunedì 7 novembre 2022

Netflix Original 85: The Titan


Dopo Avatar, il nostro prode eroe Jake Sully torna sulla Terra per affrontare un'altra avventura di stampo fantascientifico. Il tutto accade in The Titan, diretto da Lennart Ruff, scritto da Arash Amel e Max Hurwitz e distribuito su Netflix a partire dal 30 marzo 2018.
Nella linea temporale del film, invece, siamo 30 anni avanti nel futuro. Nel 2048, la Terra è preda di una grave crisi di sovrappopolazione, che sta causando numerosi atti di violenza lungo tutto il mondo, e l'estinzione del genere umano appare vicina.
Siccome il terraforming di altri pianeti è fuori questione, lo scienziato Martin Collingwood (Tom Wilkinson) propone di mutare geneticamente gli esseri umani perché si adattino all'atmosfera di Titano, una delle lune di Saturno.
Un gruppo di soldati scelti della NATO si raduna dunque in una base militare insieme alle loro famiglie. Tra di loro vi è Rick Janssen (Sam Worthington), accompagnato da sua moglie Abigail (Taylor Schilling).
Rick si dimostra il soggetto più capace durante i vari test volti a valutare chi saranno i primi soggetti a viaggiare su Titano, ma al contempo rischia anche di perdere la propria umanità. Quale sarà il prezzo che dovrà pagare, alla fine?
Per essere un film di ambientazione fantascientifica (anche se il 2048 sembra non aver visto molti progressi tecnologici in 30 anni) con protagonisti dei soldati, esso rispetta una regola fondamentale. Pur essendo incentrato su un progetto internazionale sotto l'egida della NATO, i salvatori del mondo sono solo gli americani e il loro imponente esercito che include anche attori britannici. Ma questo ormai abbiamo imparato ad accettarlo.
Più che un racconto di fantascienza, tuttavia, quella che ci troviamo di fronte è la classica storia d'amore che incontra all'improvviso degli ostacoli (Rick Janssen che si sottopone a modifiche genetiche e perde progressivamente la sua umanità è una metafora abbastanza evidente di un rapporto amoroso che si deteriora).
Lo sfondo fantascientifico rappresenta solo una variazione sul tema rispetto a questo tipo di storia, anche perché le tematiche accennate in principio (la sovrappopolazione, il caos dilagante) vengono introdotte e poi mai veramente approfondite. Così, essendo questa alla fine una storia d'amore, si incanala ben presto verso binari consolidati e prevedibili.
Ma anche Avatar era in buona parte una storia d'amore - con un'ambientazione fantascientifica maggiormente curata, sia chiaro - e in quell'occasione ha funzionato. Non stupisce dunque che Sam Worthington sia presente in questo film: seppur subisca un processo al contrario (la mutazione in Na'Vi gli faceva acquisire l'umanità, qui invece la mutazione ne causa la perdita), il personaggio condivide svariati punti in comune con Jake Sully... non solo perché entrambi i personaggi sono dei soldati.

venerdì 4 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Tex - Il Drago Rosso


I nemici ricorrenti, alla stregua della narrativa supereroistica, sono una prerogativa anche di una parte del fumetto italiano. L'esempio più celebre è Zagor che, come accade ai supereroi, vede i propri nemici ritornare su base periodica, a volte anche dalla morte.
A Tex Willer, invece, tale ricorrenza difficilmente accade poiché ha la (sana?) abitudine di prendere a pistolettate i suoi avversari. Rappresenta una notevole eccezione Mefisto, che ha esordito come spia in Fuorilegge, salvo poi tornare con un nuovo look e limitati poteri mistici in La Gola della Morte, dove sembrava aver trovato la fine per mano di Tiger Jack. Ma non essendo stato preso a pistolettate da Tex Willer, per lui c'è ancora speranza.
Che si concretizza infine col suo ritorno in Il Drago Rosso, realizzato dal dream team di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini in arte Galep e pubblicato nel 1967 negli albi dal 78 al 80 della serie di Tex.
Alcuni incubi e allucinazioni capitate a Tex, suo figlio Kit e Tiger Jack fanno presagire il ritorno di Mefisto, nonostante tutti e tre siano certi che non possa essere sopravvissuto al loro ultimo scontro.
Eppure, i tre pards si sbagliano, poiché Mefisto è stato tratto in salvo e curato negli ultimi mesi da Padma, un misterioso monaco tibetano che cerca una personale forma di redenzione tramite l'organizzazione del Drago Rosso, da lui guidata e di cui Mefisto rappresenta una sorta di mano armata.
Mentre Tex e i suoi alleati vanno alla ricerca del loro nemico, Mefisto si prepara a tendere loro una trappola mortale... sempre che Padma sia d'accordo.
Ci sono storie dove a volte il cattivo prende il sopravvento in termini narrativi sull'eroe di turno, si pensi ad esempio a The Killing Joke. Mefisto, con la sua carica eversiva e l'essere totalmente dedito al male, in netto contrasto con Tex che invece è totalmente dedito al bene, riesce a conquistarsi in questo caso un posto di primo piano.
Pur essendo netta la sua distanza da Tex e i pards - e Gianluigi Bonelli non perde occasione per ricordarci quanto Steve Dickart sia empio e malvagio - questa appare più come una storia incentrata su Mefisto e sul suo piano di vendetta, mentre Tex rimane sullo sfondo, pronto a rubargli la scena a ogni momento. Nel mezzo vi è la figura di Padma, colui che non é né bene né male e rappresenta il destino che in ogni momento si può rivolgere contro qualsiasi essere umano.
Ancora una volta, come in La Gola della Morte, e non so se Gianluigi Bonelli lo faccia in maniera voluta, non vi è un confronto diretto tra Tex e Mefisto, i quali hanno solo uno scontro puramente verbale lungo tutta la storia per via di un incantesimo mistico, e la minaccia stavolta viene sventata da Padma.
Certo si potrebbe obiettare che la motivazione della vendetta di Mefisto (essere stato catturato da Tex venti anni prima) sia alquanto esile... ma nel 1967 ci si vendicava nei fumetti per molto meno!

giovedì 3 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics - Godzilla All'Inferno


Il tema del viaggio all'inferno, reso popolare nei secoli dei secoli dal divino poeta Dante Alighieri, dove si è messi a confronto coi propri peccati, non poteva rimanere al di fuori della portata del fumetto. A volte il viaggio infernale assume i contorni dell'avventura sovrannaturale, come accade spesso e volentieri coi supereroi, a volte è qualcosa di onirico, di fuori dal suo tempo, come nell'insolito viaggio all'inferno accaduto a Topolino o nel caso di Sandman.
Tuttavia, nonostante il fumetto ci abbia abituato alle meraviglie, l'ultimo personaggio di cui ci saremmo aspettati una sortita infernale è Godzilla! Eppure questo accade nella miniserie in cinque numeri, pubblicata nel 2015, Godzilla All'Inferno (Godzilla In Hell). Una miniserie di cui ogni numero è stato realizzato da un'artista differente, nello specifico James Stokoe, Bob Eggleton, l'accoppiata Buster Moody e Ulises Farinas, Ibrahim Moustafa, Dave Wachter.
Per motivi sconosciuti, Godzilla precipita all'inferno e da quel momento è costretto a passare tra vari gironi infernali, in cui si scontrerà con versioni altrettanto infernali dei suoi più celebri nemici quali King Ghidorax o Rodan.
Ma c'è un modo per uscire da questo luogo? Il Re dei Mostri lo cercherà a tutti i costi utilizzando le sue migliori armi: il suo fuoco atomico, ma soprattutto la sua volontà incrollabile.
Questa è una di quelle opere in cui la trama e la storia sono ridotte all'osso ("Godzilla va all'inferno e ne deve uscire"), in quanto il focus è in realtà sull'arte grafica. Questa è una di quelle storie dove il disegno prende il sopravvento su tutto il resto.
A tale scopo, solo uno dei cinque capitoli contiene delle didascalie, i restanti quattro sono praticamente storie mute e consentono ai vari artisti, nel proprio albo di competenza, di dare sfogo, se così possiamo dire, a tutta la potenza del loro tratto. Sia rappresentando i vari scontri in cui Godzilla è coinvolto lungo il corso del suo viaggio, sia ritraendo i vari paesaggi infernali con le geometrie più improbabili e i paesaggi più surreali (non avendo mai nessuno, se non i signori Milton e Aligheri, visto l'Inferno, quindi chi ne potrà mai contrastare la veridicità?).
Un pizzico di trama in più non avrebbe fatto male, comunque. Il non sapere perché Godzilla finisce all'Inferno sa tanto di buco di trama - per quanto materialmente voluto dal reparto creativo - che pesa sul risultato finale. Perché sì, nessuno nega che vedere bei disegni sia un toccasana per l'anima, ma se vengono accompagnati anche da una bella storia ne traggono maggior vantaggio.

mercoledì 2 novembre 2022

Netflix Original 84: Il Primo Match


Chi non conosce la storia di Rocky Balboa? Un ragazzo proveniente dai quartieri difficili di Philadelphia che attraverso lo sport - nello specifico, la boxe - riesce non solo a riscattarsi agli occhi della società, ma anche a conquistare l'amore della sua vita.
I tempi cambiano, il mondo non è più quello di decenni fa, ma la storia di Rocky riesce sempre a fare presa. Se ne vede un riflesso in Il Primo Match (First Match), scritto e diretto da Olivia Newman e distribuito su Netflix a partire dal 30 marzo 2018.
Monique (Elvire Emanuelle) viene allontanata dalla sua famiglia affidataria a causa del suo presunto atteggiamento libertino. La giovane ragazza allora, per cercare di riallacciare i rapporti col padre Darrel (Yahya Abdul-Mateen II), appena uscito di prigione, decide di entrare nella squadra di lotta libera della sua scuola (sport di cui il padre è stato un campione).
Oltre a dover affrontare la diffidenza dei suoi compagni, che vedono questo sport prettamente come maschile, la ragazza deve anche guardarsi dal proprio padre, che forse non ha del tutto abbandonato le vecchie abitudini.
Il riscatto attraverso lo sport, tema molto presente nel cinema americano. Ho citato Rocky, che ne rimane tra gli esempi più celebri, ma si potrebbe menzionare inoltre Lassù Qualcuno Mi Ama. Il Primo Match ne prende leggermente le distanze non solo cambiando la disciplina sportiva di riferimento, ma anche trasferendo la storia dalla comunità degli italoamericani a quella degli afroamericani.
Questo film, comunque, non è, né vuole essere, il Rocky in chiave afroamericana e femminile, ma tocca in ogni caso molti temi che possono fare presa sia sul pubblico principale a cui è rivolta la pellicola (gli afroamericani, appunto), sia su quello generalista.
In Roxanne, Roxanne - trattato di recente - vi era la figura preminente della donna che si smarca dagli uomini, col desiderio di conquistare da sola e con le proprie forze una propria indipendenza. Anche Monique condivide questo desiderio: la metafora di lei, ragazza praticamente orfana e abbandonata, che deve farsi strada in un mondo sportivo dominato dagli uomini e prevalere, non viene certo nascosta o fatta passare in secondo piano.
A lungo andare questa tematica potrebbe stancare? Come sempre la risposta risiede nella storia che si vuole raccontare e come la si racconta. Finché sarà ben narrata e farà leva su temi e argomenti che rimangono universali, non vi sarà mai davvero una parola fine.

martedì 1 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Batman - La Setta


Di solito siamo abituati a vedere Jim Starlin solcare gli spazi siderali, sia alla Marvel che alla DC Comics, dedicandosi a personaggi stellari quali ad esempio Warlock, Thanos e Darkseid.
L'artista e sceneggiatore, tuttavia, un paio di anni dopo la conclusione di Crisi sulle Terre Infinite, ha la possibilità di sceneggiare un lungo e significativo ciclo di Batman, culminato col brutale pestaggio a sangue del Joker ai danni di Jason Todd (brutale ma non letale, col senno di poi).
Al contempo, Starlin dedica anche una miniserie al Cavaliere Oscuro, La Setta (The Cult), di quattro numeri, pubblicata nel 1988 e disegnata da Bernie Wrightson.
Batman ha perso il controllo di Gotham City. Catturato dal misterioso Diacono Blackfire e dal suo gruppo di senzatetto, i Sottomondani, viene incatenato e drogato perché si converta alla causa del Diacono, il quale intende conquistare la città.
Mentre James Gordon e Robin sono sulle sue tracce, il Cavaliere Oscuro sembra aver perso ogni volontà di reagire o combattere. Che la sua battaglia contro i criminali sia giunta alla fine?
Siamo di fronte a una storia epocale. Per la prima volta nell'era moderna (e quasi la prima volta in assoluto, prima vi era riuscito e non del tutto solo Ra's Al Ghul), prima ancora dell'arrivo di Bane e della follia distruttiva del Joker, Batman viene spezzato, sia a livello fisico che psicologico.
Il Diacono Blackfire - colui che perverte la religione per i propri scopi, argomento già esplorato dallo sceneggiatore durante il suo ciclo di Warlock - è il primo che non si fa scrupolo a mettersi a muso duro contro il Cavaliere Oscuro e che non si fa intimorire dalla sua aura di terrore.
Batman, dopo i tempi giocosi della Silver Age, entra dunque di prepotenza - a seguito delle storie di Frank Miller - nel nuovo scenario fumettistico che si sta palesando in quegli anni, seppur anticipato da alcune storie del decennio precedente, alcune delle quali realizzate proprio da Starlin. Alan Moore e Grant Morrison, ognuno con una singola storia, caleranno il Cavaliere Oscuro ancor di più in quel mondo in apparenza senza speranza che ruota attorno all'eroe.
Starlin, tuttavia, non dimentica che la vera forza di Batman risiede nella promessa che ha fatto ai suoi genitori. Il riscatto passa dunque dal ritrovare il suo vero io, quell'io che il Diacono Blackfire prova a corrompere.
Sapendo di potersi affidare allo stile gotico e cupo di Bernie Wrightson, Jim Starlin non si fa sfuggire l'occasione per far mettere in scena numerose scene di stampo horror e l'artista non si fa pregare nel realizzarle, dipingendo inoltre un Batman molto umano nella sua fragilità ma senza farci mai dimenticare al contempo la sua potenza.