mercoledì 31 maggio 2023

Disney+ Original 11: Rise - La Vera Storia di Antetokounpo


Oltre al football americano, oggetto ad esempio di Safety - Per Sempre al Tuo Fianco, vi è un altro sport che è parte integrante della società dell'entertainment statunitense e più in generale della società americana stessa, ovvero il basket.
Con una tradizione ormai secolare, gli Stati Uniti hanno sempre dominato in questa disciplina, anche alle Olimpiadi tramite i vari dream team. E come molti altri sport, dietro alcuni campioni vi è una storia di sacrificio e riscatto.
Come si può vedere in Rise - La Vera Storia di Antetokounpo (Rise), diretto da Akin Omotoso, scritto da Arash Amel e distribuito su Disney+ a partire dal 24 giugno 2022.
Giannis Antetokounmpo (Uche Agada) è un ragazzo nato in Grecia, secondogenito di una famiglia con altri quattro fratelli e figlio di immigrati clandestini provenienti dalla Nigeria, i quali devono lottare contro il pregiudizio e la diffidenza altrui che non consentono loro di trovare un lavoro stabile e un visto per restare nel paese.
Giannis si appassiona al gioco del basket e, dopo le prime difficoltà, inizia a padroneggiare le basi di questo sport ed essere notato da alcuni club professionisti. Ma compiere il grande passo che darebbe un fondamentale aiuto alla sua famiglia rischia anche di esporla e riproiettarla in quell'inferno da cui sono fuggiti.
Anche questo film utilizza la pratica consolidata di parlare della vita di una persona realmente esistente (un campione del NBA, in questo caso) per introdurre e laddove possibile approfondire altre tematiche.
Partendo dunque dalla biografia di Giannis Antetokounmpo e della sua famiglia, di certo romanzandola e drammatizzandola in alcuni punti, la pellicola tenta anche di esplorare i temi dell'integrazione e del razzismo: se oggi può apparirci ordinario, e il razzismo comunque rimane, vedere delle persone di colore integrate nella nostra società, figuratevi come potevano essere viste le persone provenienti dall'Africa più di trenta anni fa.
Essendo un prodotto Disney, però, il tutto viene un po' edulcorato e proiettato maggiormente verso il trionfo della singola persona, che grazie alla sua forza di volontà e al suo spirito di sacrificio riesce ad eccellere. Senza dimenticare che bisogna restare uniti come famiglia anche nei momenti più difficili e non arrendersi mai, come è ormai abitudine veder sottolineato.
Neanche in maniera tanto sottile, inoltre, il film fa vedere come gli Stati Uniti, rispetto ad altre nazioni, siano un paese più tollerante e dove si possano realizzare i propri sogni. Non prendetevela con me se non siete d'accordo, io trasferisco solo quello che ho visto.
Alla fine la pellicola è anche buona: non dovrete far troppo caso alla recitazione dei vari attori, essendo tutti o quasi esordienti, e chiaramente aspettatevi qualche dose di sana retorica qua e là. Ma alla fine non bisogna dimenticare che, per quanto romanzata, questa è una vera storia di riscatto e sacrificio e talvolta fa bene imbattersi in un'esistenza che ha avuto davvero un lieto fine.

martedì 30 maggio 2023

Libri a Caso: Passi di Tango in Riva al Mare


Dopo qualche tempo, fa qui il suo ritorno Riccardo Ranieri, il giornalista investigativo ideato dallo scrittore Federico Maria Rivalta e comparso per la prima volta in Un Ristretto in Tazza Grande, che è anche il modo con cui preferisce bere il caffè.
Nel precedente romanzo, Il Segno Mancante, anche a seguito degli eventi che li avevano visti indagare su un misterioso furto di gioielli con risvolti terroristici, Riccardo Ranieri e Giulia Dal Nero, Procuratore della Repubblica che lo assiste nelle sue indagini, o forse è il contrario, avevano deciso di iniziare infine una relazione seria dopo alcuni tira e molla. Non solo, Ranieri aveva abbandonato il proprio posto al Mattino di Padova per diventare un giornalista freelance.
Da questo punto prende le mosse il quarto romanzo della saga, Passi di Tango in Riva al Mare, pubblicato da Amazon Publishing nel 2017.
Col suo conto in banca in condizioni critiche, Riccardo Ranieri decide di indagare sulla recente evasione di Federico Pancaldi, un ladro e scassinatore professionista che stava scontando la sua pena senza creare alcun problema, fino a quando - pochi mesi prima della scarcerazione - decide di uscire di prigione anzitempo per una presunta vendetta ai danni di chi lo ha messo dietro le sbarre.
Al contempo, Giulia Dal Nero sta indagando sul brutale omicidio di un notaio, per cui i responsabili sono già stati individuati, eppure vi sono molti nodi che devono ancora venire al pettine.
Tra segreti nascosti per più di dieci anni e piani diabolici insospettabili, Ranieri e Giulia devono anche prepararsi a un altro evento sconvolgente.
Si torna alle origini, con questo romanzo, alle atmosfere provinciali degli esordi, dopo qualche sortita internazionale dei precedenti due capitoli.
Il delitto di provincia, dopotutto, ha sempre affascinato le menti curiose dei lettori e degli spettatori, desiderosi di scrutare nelle vite e nei segreti altrui, ed ecco perché spesso e volentieri fanno capolino nei telegiornali nazionali.
Riccardo Ranieri e Giulia Dal Nero, dunque, indagano - su due diversi fronti - su quello che appare come un caso collegato a una vendetta personale per un fatto delittuoso avvenuto più di dieci anni prima. Una vendetta che sembra restare sempre sullo sfondo, mentre altre vittime vanno a comporre ben presto un macabro puzzle.
Il diverso status quo per il giornalista, non più dipendente, non impedisce però che continui a imbattersi nelle sue sfortune quotidiane, una delle quali è la relazione altalenante con la donna.
Ma ci sono sempre delle sorprese dietro l'angolo per i due e anche stavolta la loro relazione non mancherà di avere un'imprevista, ma significativa, svolta. Insomma, gli occhi alla fine saranno più puntati sulle vite dei due protagonisti che sulla risoluzione del mistero, la quale non mancherà comunque di suscitare sgomento. 
Questo nuovo romanzo, inoltre, recupera alcuni comprimari dei libri passati e ne introduce di nuovi, che speriamo avremo la fortuna di rivedere prima o poi. Dopotutto, questo ciclo può rivelarsi ancora pieno di sorprese.

lunedì 29 maggio 2023

Netflix Original 133: Hold The Dark


In Insomnia di Christopher Nolan, un detective interpretato da Al Pacino viene inviato in Alaska per indagare sul delitto di una giovane ragazza, di cui potrebbe essere responsabile nientemeno che Robin Williams.
Oltre all'indagine in sé, quello che colpisce è l'ambientazione della storia, l'Alaska, dove in certi periodi dell'anno la luce del sole rimane ben visibile anche fino alla mezzanotte, in estate. E in inverno?
Un inverno in Alaska si ritrova in Hold The Dark, diretto da Jeremy Saulnier, scritto da Macon Blair e distribuito su Netflix a partire dal 28 settembre 2018. La pellicola è tratta dall'omonimo romanzo scritto da William Giraldi.
Il naturalista e scrittore Russell Core (Jeffrey Wright) si reca in Alaska in quanto contattato da una madre la quale ha perso il figlio, che ritiene essere stato divorato dai lupi. Siccome Core è un loro esperto, può rintracciarli e ucciderli.
Russell Core comincia la sua indagine, ma scopre ben presto che i lupi non hanno nulla a che vedere con la morte del bambino, dietro cui c'è in realtà la malvagità degli esseri umani.
Al contempo, Vernon Slone (Alexander Skarsgård), il padre del bambino, sta tornando dal fronte ed è pronto a reclamare la sua sanguinaria vendetta.
Quella che nasce come una pellicola volta a esplorare la natura e un suo possibile lato oscuro, diventa ben presto - già a pochi minuti dall'inizio - uno sguardo nell'animo umano e nei suoi abissi di oscurità. Abissi che possono raggiungere profondità impensabili.
C'è un detto latino che dice:"Homo Homini Lupus" e ben si adatta a questo film. Ormai, salvo ignoranze altrui, è stato accertato che il lupo non identifica un essere umano come una preda, preferendo cibarsi di altre specie animali (ovviamente andare a disturbarlo nel suo territorio non è proprio una buona idea: voi accogliereste a braccia aperte uno sconosciuto che vi entra in casa?).
L'uomo invece, e forse è anche scientificamente accertato, è la specie più distruttiva presente su questo pianeta. Nella desolazione dell'Alaska, in un inverno che appare eterno e dove predomina il buio della notte, questa distruzione - rimasta nascosta sotto forma di rancore e rabbia coltivate per anni - viene infine alla luce con effetti devastanti. Una distruzione che va in contrasto con l'atmosfera di festa che si dovrebbe respirare, essendo la storia ambientata a dicembre.
Ma laddove c'è il buio, c'è anche la luce. In certi casi l'oscurità predomina, in altri la luce riesce infine a far capolino e suddetta oscurità viene trattenuta, come dice il titolo. Tutto dipende dalle nostre scelte e dal sentiero che decidiamo di intraprendere: in compagnia dei lupi... o predatori di uomini.

domenica 28 maggio 2023

A scuola di cinema: La Conversazione (1974)

1966: Il regista Francis Ford Coppola sta avendo una conversazione col suo amico e collega Irvin Kershner. Tra i vari argomenti trattati vi è anche quello delle intercettazioni.
Kershner racconta a Coppola di aver letto di microfoni così perfezionati da essere in grado, se puntati verso le bocche di due interlocutori, di udire la loro conversazione in modo impeccabile e conclude che il metodo migliore per non farsi intercettare sarebbe quello di parlare in mezzo a un luogo affollato.
Francis Ford Coppola trova questo soggetto molto interessante e lo usa come base per una sua futura pellicola.


Dopo aver delineato una trama di base, nel 1967 Francis Ford Coppola comincia a scrivere una sceneggiatura basata sul tema delle intercettazioni, anche se - a causa di altri impegni con la sua società di produzione American Zoetrope e i primi film da lui realizzati - gli ci vorranno circa due anni per completarla.
Oltre che al dialogo con Irvin Kershner, il regista viene ispirato anche da un libro e un film in cui si è imbattuto quasi nello stesso momento. Il libro è Il Lupo della Steppa (Der Steppenwolf), di Hermann Hesse, da cui riprende il nome del protagonista, Harry, e la sua natura di recluso. Il film è invece Blow-Up di Michelangelo Antonioni da cui prende l'idea della persona che, spiando altre persone, viene a conoscenza di un incredibile segreto.
Francis Ford Coppola propone dunque il proprio progetto agli studi cinematografici, con l'intenzione di realizzarlo subito dopo Sulle Ali dell'Arcobaleno (Finian's Rainbow), ma essendo all'epoca ancora poco conosciuto si imbatte in principio solo in dei rifiuti.
Tuttavia, negli anni successivi, Francis Ford Coppola scrive la sceneggiatura di Patton Generale d'Acciaio (Patton), aggiudicandosi l'Oscar, ma soprattutto nel 1972 dirige Il Padrino (The Godfather), che si rivela uno dei film più importanti di sempre.
Diventato dunque un nome di primo piano, Francis Ford Coppola può farsi avanti con la Paramount Pictures, la quale vuole un seguito de Il Padrino, e proporre il suo progetto personale a cui tiene molto. Stavolta giunge un'approvazione.
Per questo film, Francis Ford Coppola vorrebbe utilizzare parte del cast de Il Padrino, infatti vi compaiono sia John Cazale che Robert Duvall. Prima che lo incontrasse sul set come Don Vito Corleone, inoltre, il regista aveva inviato la sua sceneggiatura a Marlon Brando, il quale l'aveva giudicata molto buona, ma allo stesso tempo riteneva che quel ruolo dell'intercettatore non facesse affatto per lui.
Il ruolo di Harry Caul viene dunque affidato a Gene Hackman. In principio, il personaggio si chiama, in maniera abbastanza appropriata, Harry Call, ma quando una segretaria trascrive su carta gli appunti di Coppola per una svista lo rinomina Harry Caul.
Un nome che Francis Ford Coppola decide di mantenere, ritenendolo perfetto per il personaggio. In inglese, "Caul" è un termine che viene usato per definire la membrana che circonda il feto di un bambino prima che nasca e il Caul del film è avvolto in una membrana personale che lo tiene lontano dal mondo reale.
In preparazione a questa parte, Gene Hackman impara a suonare il sassofono.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 27 novembre 1972, tenendosi in California.
Come consulente tecnico, viene contattato l'esperto di strumentistica di intercettazione Martin Kaiser, su cui Coppola modella anche in parte il protagonista.
Harry Caul è quanto di più lontano vi possa essere dalla personalità di Gene Hackman, il quale è una persona socievole e alla mano, in netto contrasto con la misantropia e la natura da recluso che è parte integrante del suo personaggio.
Per questo motivo, dovendosi calare in questa parte, l'attore si rivela a volte irritabile, ma non abbandona mai la sua consueta professionalità e non entra in contrasto con Francis Ford Coppola.
Nel film vi è, nel ruolo secondario di Martin Stett, Harrison Ford. In realtà in principio è praticamente un cameo di un personaggio senza nome. Harrison Ford decide di far sì, tuttavia, che questo personaggio sia un omosessuale e a tal proposito compra col proprio denaro un vestito di colore verde del costo di 900 dollari.
Francis Ford Coppola rimane colpito in maniera favorevole dall'interpretazione dell'attore ed espande dunque il ruolo di questo personaggio.
Le riprese si concludono nel febbraio 1973.
La Conversazione (The Conversation) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 7 aprile 1974. A fronte di un budget di un milione e seicentomila dollari, la pellicola arriva infine a incassare poco più di quattro milioni e mezzo di dollari.
C'è un evento storico che contribuisce in maniera indiretta alla fama di questa pellicola. Quando essa esce nei cinema, è già iniziato il procedimento di impeachment nei confronti di Richard Nixon per lo Scandalo Watergate, oggetto un paio di anni dopo del film Tutti gli Uomini del Presidente (All the President's Men), nato a seguito dell'irruzione nel giugno 1972, da parte di cinque uomini, presso una sede del Comitato Nazionale Democratico situata lungo un intero piano di un hotel chiamato appunto Watergate.
Gli strumenti di intercettazione utilizzati dalle persone coinvolte in questo scandalo per spiare i loro avversari politici sono praticamente gli stessi che utilizza Harry Caul in La Conversazione. Lo Scandalo Watergate ha ampia risonanza mediatica e porta alle dimissioni di Richard Nixon da Presidente degli Stati Uniti.
Per qualche tempo vi è la convinzione che il film di Francis Ford Coppola sia una sorta di critica politica a questa vicenda, ma questo ovviamente non corrisponde al vero. Dietro questo film vi è stata infatti una notevole e doverosa opera di ricerca, affidandosi anche a provati consulenti.
Inoltre, il regista ha avuto l'idea per la storia nel 1966, ancor prima che Richard Nixon venisse eletto Presidente, e le riprese si sono concluse quando l'inchiesta giornalistica di Carl Bernstein e Bob Woodward, coloro che portarono lo Scandalo Watergate all'attenzione dell'opinione pubblica, era appena agli inizi. Il tutto si rivela dunque solo un'incredibile coincidenza del destino.
Francis Ford Coppola è molto attivo nel 1974, in quanto in quello stesso anno esce anche il seguito de Il Padrino... ma questa è un'altra storia.

sabato 27 maggio 2023

A scuola di cinema: I Gemelli (1988)

1988: Arnold Schwarzenegger è uno dei divi più celebrati di Hollywood per quanto riguarda i film d'azione e, in questo anno, esce l'ultimo film che lo vede protagonista, Danko (Red Heat).
Tuttavia, i ruoli da macho e da eroe forzuto di pellicole d'azione iniziano a stare un po' stretti all'attore, il quale vorrebbe per sé qualcosa di diverso e cerca così una nuova strada professionale. E così, in quello stesso anno esce un film del tutto differente che lo vede protagonista e che fa svoltare in meglio la sua carriera.


L'idea di un insolito film che veda accoppiati come gemelli sia Arnold Schwarzenegger che Danny DeVito viene resa possibile dal fatto che i due siano seguiti dalla stessa agenzia, la quale rappresenta anche il regista Ivan Reitman, rendendo così semplice costruire un progetto attorno a loro.
L'idea nasce quasi per caso, dopo che un progetto non correlato degli sceneggiatori William Osborne e William Davies viene bocciato e, in cerca di un'altra possibile storia, gli sceneggiatori ideano in un bagno di uno studio cinematografico la trama generale che viene portata all'attenzione di Ivan Reitman.
Costui ne rimane entusiasta e la fa opzionare dalla Universal Pictures, ritagliando per sé il ruolo di regista e produttore. La sceneggiatura viene dunque revisionata da Timothy Harris e Herschel Weingrod.
Ad Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito vengono proposti due progetti: questo che li vede improbabili gemelli, che infine accettano, oppure una pellicola che sarà realizzata qualche anno dopo, Cose dell'Altro Mondo (Suburban Commando), che vedrà protagonisti Hulk Hogan e Christopher Lloyd.
Il titolo originario è The Experiment, che viene però abbandonato per via del retaggio austriaco di Arnold Schwarzenegger. Twins, tuttavia, in principio non è disponibile in quanto David Cronenberg sta realizzando un film con lo stesso titolo e si opta così per titoli alternativi quali Brothers e The Twins Project.
Tuttavia il regista, in segno d'amicizia verso Ivan Reitman, decide di rinunciare a quel titolo e rinomina il suo film Inseparabili (Dead Ringers).
Danny DeVito accetta prontamente il ruolo poiché, quando viene a sapere che il suo fratello gemello sullo schermo sarà Arnold Schwarzenegger, ritiene che nessuno potrà mai credere alla cosa.
La Universal vuole accelerare il progetto anche per via di un imminente sciopero degli sceneggiatori e dà tempistiche serrate. Per questo motivo, i contratti iniziali vengono concordati e scritti con gli agenti degli attori e del regista su dei tovaglioli.
Il budget previsto non consente di poter coprire i consueti ingaggi di Danny DeVito, Ivan Reitman e Arnold Schwarzenegger, ma costoro decidono di lavorare praticamente al minimo sindacale e concordano di ricevere il 20% dei profitti della pellicola.
In preparazione a questo ruolo per lui inedito, Arnold Schwarzenegger si schiarisce i capelli di biondo e prende lezioni di commedia e umorismo da Milton Berle, un celebre comico americano.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 28 aprile 1988, tenendosi in California, New Mexico e Texas.
Pur essendo un film commedia, vi è anche qualche scena d'azione e Arnold Schwarzenegger decide di girarle senza l'uso della controfigura. La sua controfigura abituale, tuttavia, Peter Kent, fa un cameo nel ruolo di una persona che, vista la somiglianza, il personaggio di Arnold Schwarzenegger inizialmente scambia per il suo gemello.
Danny DeVito è solito preparare pranzi e caffè per la troupe e i suoi colleghi attori. Un giorno, invita Arnold Schwarzenegger nel suo camper e, una volta finito di mangiare, gli offre un sigaro. Quando ritorna sul set, l'attore di origini austriache non ricorda più alcuna battuta e appare confuso. Quando vede Danny DeVito ridacchiare a breve distanza, capisce che dietro quanto accaduto c'è lui e scopre che il sigaro che gli è stato offerto era pieno di marijuana.
Le riprese si concludono il 17 agosto 1988.
I Gemelli (Twins) viene distribuito nei cinema americani a partire dall'otto dicembre 1988. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 216 milioni di dollari.
Si verifica un altro, insolito lieto fine oltre a quello che si vede sul grande schermo, salvo che questa non sia una fake news che ha resistito allo scorrere del tempo. Due veri fratelli gemelli notano una comparsa sullo sfondo, durante una delle riprese ambientate a Santa Fe in New Mexico, che risulta loro familiare.
Indagando in merito e con qualche supporto proveniente dalla produzione, i due gemelli infine scoprono che quella comparsa è in realtà loro padre, di cui avevano perso le tracce da molti anni. Possono così ritrovarlo e riabbracciarlo dopo tanto tempo.
Mentre Arnold Schwarzenegger inizia infine a ricevere altre sceneggiature per delle commedie, per molti anni dopo l'uscita di questo film si parla di un possibile sequel, intitolato in principio Triplets o in alternativa Twins 2, che avrebbe introdotto un terzo gemello perduto.
I piani in merito si interrompono quando Arnold Schwarzenegger, nel 2003, viene eletto governatore della California: nonostante Danny DeVito cerchi di convincerlo in tutti i modi a trovare il tempo per il sequel, gli impegni istituzionali di Schwarzenegger non lo consentono e la cosa non si realizza.
Quando Arnold Schwarzenegger termina infine il suo mandato come Governatore, nel 2011, si riprende a discutere di un sequel e si individua Eddie Murphy come il terzo gemello. La sceneggiatura viene completata qualche tempo dopo, ma al progetto non viene dato il via libera immediato, tanto che a un certo punto Eddie Murphy viene sostituito da Tracy Morgan.
Quando sembra che le riprese possano infine iniziare, nei primi mesi del 2022, nel mese di febbraio di quello stesso anno giunge come un fulmine a ciel sereno la morte di Ivan Reitman, elemento fondamentale di questo nuovo progetto.
Dopo circa un anno di discussioni e ripensamenti, Jason Reitman, il figlio del regista, decide di non proseguire oltre, non essendo mai stato pienamente convinto sulla realizzazione di questo sequel (cosa che probabilmente spiega anche come mai per anni sia rimasto bloccato) e mettendo così la parola fine a questo progetto fortemente voluto, ma mai realizzato.
Arnold Schwarzenegger, Danny DeVito e Ivan Reitman si ritroveranno insieme per un nuovo progetto qualche anno dopo l'uscita de I Gemelli con Junior... ma questa è un'altra storia.

venerdì 26 maggio 2023

Prime Video Original 59: Nero Come la Notte


Prima che la Justice League segnasse la probabile fine della sua onorevole o meno che sia carriera, Joss Whedon era noto per aver creato il personaggio di Buffy l'Ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer), apparsa in principio in un lungometraggio ma divenuta celebre a livello mondiale grazie al telefilm dove era interpretata da Sarah Michelle Gellar.
I tempi cambiano, tuttavia, e, se Buffy era una liceale ordinaria con una vita straordinaria, le ammazzavampiri di oggi risultano un po' cambiate. Lo dimostra Nero Come la Notte (Black As Night), diretto da Maritte Lee Go, scritto da Sherman Payne e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal primo ottobre 2021.
Molti anni dopo che è passato il devastante Uragano Katrina, alcuni settori della città di New Orleans, in particolar modo i quartieri popolari abitati principalmente dagli afroamericani, si trovano ancora in uno stato di povertà.
La madre della giovane Shawna (Asjha Cooper) vive qui. La ragazza scopre a sue spese che il quartiere dove sua madre vive è infestato da vampiri quando la mamma viene tramutata in un vampiro e uccisa dai raggi solari.
Desiderosa di vendetta, Shawna si allea col suo migliore amico Pedro (Fabrizio Guido) e altri suoi amici per cercare il leader dei vampiri e ucciderlo.
Non credo sia blasfemia affermarlo, lo dice la protagonista stessa in maniera implicita nel corso del film: questa è la versione di Buffy l'Ammazzavampiri per gli afroamericani e le altre minoranze.
La trama in sé è chiara e diretta, la pellicola ha anche un minutaggio contenuto: buona parte è incentrata sull'azione e qualche spiegazione di fondo, laddove invece c'è poco spazio per l'approfondimento psicologico.
Ma l'ambientazione della storia fa ben capire quale sia il messaggio che traspare. La città dove si svolgono gli eventi non è scelta a caso. Per noi - ma suppongo anche per molti americani - l'Uragano Katrina è stato un drammatico evento a cui abbiamo potuto solo assistere impotenti, ma altrove delle persone ne soffrono ancora le conseguenze (come capita purtroppo anche in Italia con le vittime di terremoti o alluvioni, ad esempio).
I vampiri cinematografici del passato erano persone nobili, soldati, principi che si tramutavano in esseri assetati di sangue per brama di potere o immortalità. I vampiri di oggi invece, con una società diversa e cambiata, si trovano tra la povera gente e agiscono per rivalsa verso quella società che li ha abbandonati.
Questi vampiri sono esseri abietti e che uccidono altre persone, ma agiscono mostrando il loro volto: coloro che invece li hanno davvero ridotti in quella situazione si nascondono tra le ombre, in alti grattacieli o palazzi del potere, indifferenti alle loro sventure.
Ancora una volta, dunque, in questa tipologia di film horror troviamo un risvolto sociale, come già accaduto in Bingo Hell e Madres. Questo è il genere horror che prova a reinventarsi, a riflettere i cambiamenti che ci sono stati e stare al passo coi tempi, utilizzando celebre tematiche del passato.

giovedì 25 maggio 2023

Netflix Original 132: Fullmetal Alchemist


Prima di Bleach, un altro adattamento live-action di un celebre manga era apparso. Colpevolmente dimenticato lungo la via, viene ora recuperato.
Stavolta tocca a Fullmetal Alchemist, fumetto ideato da Hiromu Arakawa e pubblicato dal 2001 al 2010. Anche quest'opera ha avuto grande successo internazionale, divenendo oggetto di ben due serie di animazione più altri film d'animazione, oltre a libri e artbook. Solo una pellicola live-action mancava all'appello.
Questa, diretta da Fumihiko Sori, scritta da Fumihiko Sori e Takeshi Miyamoto, viene distribuita su Netflix a partire dal 19 febbraio 2018.
Dopo aver perso la madre, Edward Elric (Ryosuke Yamada) tenta di riportarla in vita tramite l'alchimia, ma ottiene solo il risultato di perdere una gamba e di distruggere il corpo di suo fratello minore Alphonse.
Edward riesce tuttavia qualche tempo dopo a recuperare lo spirito incorporeo di suo fratello e inserirlo all'interno di un'armatura.
Alcuni anni dopo, i due fratelli vanno alla ricerca della mitologica Pietra Filosofale, un potente artefatto in grado di porre rimedio ai danni subiti dai loro corpi. Ma altri sono interessati ad essa, tra cui l'esercito e gli Homunculus, esseri sinistri e dagli scopi oscuri.
Quello che colpisce in primo luogo è la peculiare ambientazione di questo film, mutuata ovviamente dal manga e ricreata in maniera molto convincente. Ovvero un passato/una dimensione alternativa - rappresentata anche da Volterra, dove parte del film è stato girato - dove l'alchimia è parte della vita di tutti i giorni ed esistono persone in grado di maneggiarla in maniera abile.
In questo contesto, si effettua un world building che coinvolge numerosi aspetti della società, tra cui la scienza e l'esercito, e dove spicca il protagonista, Edward Elric (laddove invece il fratello minore, che non ha un volto, è poco più di un comprimario).
Costui, che ama urlare molto come è tipico di alcuni attori giapponesi, è la classica figura in cerca di un riscatto personale che possa riparare ai suoi errori, anche se il fratello è affezionato a lui e non gli incolpa nulla.
Un percorso che diviene sia esteriore che interiore come nella migliore delle tradizioni e porta il personaggio infine a una nuova considerazione di sé stesso, che aiuta anche a risolvere la crisi.
Essendo l'opera originaria molto lunga e sfaccettata, questo film affronta solo una parte del manga, lasciando alcune domande in sospeso. Ma a queste domande sarà data risposta.

mercoledì 24 maggio 2023

Fabolous Stack of Comics: C'è Spazio per Tutti


I supereroi americani sono abituati a solcare lo spazio e le distanti galassie, è come se fossero una sorta di seconda casa per loro. E quindi non ci stupiamo anche quando vediamo eroi prettamente urbani come Spider-Man affrontare Thanos.
I personaggi italiani, invece, così radicati in differenti contesti - l'avventura, il western, l'horror in particolare - li vediamo lontani da simili atmosfere, con la doverosa e notevole eccezione di Nathan Never, non ce li sappiamo forse nemmeno immaginare tra le stelle.
Ma esiste un eroe, o presunto tale, capace di superare tutte queste convenzioni, grazie alla sua... dabbenaggine e goffaggine! Si tratta di Rat-Man, il personaggio creato da Leo Ortolani, che ha solcato le vie spaziali nell'albo C'è Spazio per Tutti, pubblicato nel 2017 da Panini Comics e realizzato in collaborazione con l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e l'ESA (Agenzia Spaziale Europea).
L'astronauta Paolo "Rover" Nespoli riceve l'incarico di portare Rat-Man e una cagnetta sulla Stazione Spaziale Internazionale. L'obiettivo è di fare pubblicità alle missioni sulla stazione spaziale e metterle alla portata di tutti e dunque, se ci si riesce con uno sprovveduto come Rat-Man, incarnazione dell'uomo senza qualità, allora vuol dire che c'è davvero spazio per tutti!
Ma si sa, Rat-Man è in grado di portare all'esasperazione qualunque essere umano, anche un pacato e riflessivo astronauta e scienziato come Paolo Nespoli.
Con questo albo, Leo Ortolani adotta lo stesso approccio visto in Dinosauri Che Ce L'Hanno Fatta. Ovvero fare della divulgazione attraverso un fumetto e un approccio che, utilizzando l'umorismo, possa avvicinare i lettori a tematiche non alla portata di tutti.
In questo caso l'autore intervalla la storia principale con delle digressioni - che non risultano affatto fuori posto - in cui descrive col suo consueto stile ironico, che a volte sfocia nello humour nero (non più di tanto, in questa occasione), la storia della conquista dello spazio dagli albori fino al primo atterraggio sulla Luna e la descrizione di come è nata la Stazione Spaziale Internazionale e quali sono le attività che lì si svolgono.
Diversamente dal volume sui Dinosauri, tuttavia, che era dedicato unicamente alla divulgazione, Leo Ortolani qui non si scorda del personaggio da lui ideato (e come potrebbe?) e dunque vi è anche una storia che lo vede protagonista insieme all'astronauta Paolo Nespoli, col tema di fondo delle aspirazioni che si hanno da bambini e le scelte che si compiono da adulti. Non così banale.
C'è Spazio per Tutti è un albo che diverte e arricchisce, lasciando a chi vuole la possibilità di approfondire l'argomento. E chissà, magari altri bambini, di ogni nazionalità, un giorno sogneranno di poter diventare degli astronauti.

martedì 23 maggio 2023

Netflix Original 131: Dacci Un Taglio


"Nel mondo, io vivo per sempre insieme ai miei capelli" diceva quel cantautore. La capigliatura è tra le prime cose che si notano in una persona, soprattutto se la si ritiene originale o particolare secondo il nostro personale punto di vista. E secondo molti, la capigliatura riflette anche ciò che proviamo in quel momento. Chissà quali indizi ne avrebbe ricavato Sherlock Holmes dalle acconciature odierne.
Acconciature, svariate, che compaiono in Dacci Un Taglio (Nappily Ever After), diretto da Haifaa al-Mansour, scritto da Adam Brooks e Cee Marcellus e distribuito su Netflix a partire dal 21 settembre 2018.
Violet Jones (Sanaa Lathan), una donna in carriera che lavora per un'importante agenzia pubblicitaria, è ossessionata dai suoi capelli, poiché sua madre glieli ha curati e pettinati sin da quando era una bambina. La donna, tuttavia, nonostante sia desiderosa di metter su famiglia sembra anche incapace di costruire una relazione seria.
Quando ha un diverbio col suo ultimo fidanzato, a cui segue una separazione, Violet Jones in un impeto di rabbia e angoscia si rasa i capelli a zero. Ma quello che appare come il momento più difficile della sua vita potrebbe rivelarsi in realtà un nuovo punto di partenza.
Sentiamo molto spesso dire che, quando una donna cambia all'improvviso capigliatura, acconciatura o colore di capelli è perché c'è qualcos'altro dietro. Motivazioni psicologiche che non possiamo conoscere.
Questo è sicuramente vero per la protagonista di questa pellicola, divisa in vari capitoli che rappresentano ognuno un diverso taglio di capelli. Un taglio di capelli a cui è associato un differente stato d'animo.
Si inizia dunque da una capigliatura liscia che simboleggia una situazione (in apparenza) serena e senza scossoni, dove Violet è molto inquadrata e precisa, passando infine per un taglio cortissimo, che simboleggia sia l'abisso in cui la donna è precipitata, senza più appigli e senza quasi che se ne accorgesse, sia un nuovo inizio. Poiché da nuove fondamenta morali si possono costruire nuove speranze.
Violet Jones, perciò, anche grazie ai consigli di alcune amiche e persone care, reinventa sé stessa trovando una nuova identità e un nuovo posto in società. Che non dipenda necessariamente dall'amore di qualcuno.
Si giunge così infine ai capelli crespi del titolo originale, ovvero una situazione non definita, che può presentare sia alti che bassi. Qualcosa in costante evoluzione. Starà alla protagonista decidere quali strade intraprendere, ma stavolta non dipenderà più da nessuno.

lunedì 22 maggio 2023

Fabolous Stack of Comics: Il Corvo


La disgraziata sorte capitata allo sfortunato Brandon Lee sul set dell'adattamento cinematografico di questo fumetto ha reso in maniera inevitabile quest'opera degna di attenzione. E, aldilà delle sventure del destino, non ne avrebbe avuto assolutamente bisogno, poiché è e rimane una storia degna di nota.
Il Corvo (The Crow) nasce in origine come miniserie di quattro numeri, scritta e disegnata da James O'Barr e pubblicata nel 1989 da Caliber Press.
Un ragazzo di nome Eric, con al suo fianco sempre un corvo, ritorna in città e inizia a cercare alcune persone, componenti di una gang criminale, desideroso di ucciderle tutte e in maniera atroce.
Non è semplice follia quella di Eric. Sia lui che la sua ragazza, Shelly, sono infatti stati barbaramente uccisi da queste persone, ma a lui è stato concessa la facoltà di tornare sulla Terra per esigere la sua vendetta, Ma se e quando verrà compiuta, non si può sapere se per lui ci sarà la dannazione eterna oppure si ricongiungerà infine con la sua amata.
A un primo strato, questa appare come una storia di rivalsa, di sanguinaria vendetta. Di un uomo che ha subito la più atroce delle sorti e, differentemente da quanto accadrebbe nella realtà, ha la possibilità di una rivincita. Una rivincita che viene ripagata con la stessa moneta.
Segue da qui la parte più prettamente narrativa della storia, con Eric che ricerca i vari componenti della gang criminale e sistematicamente li uccide, nonostante loro cerchino in ogni modo di fermarlo.
Ma a un secondo strato, questa miniserie ha una valenza aggiuntiva che le dona una nuova natura. Questa è una storia di redenzione, ma non del personaggio del fumetto, bensì dell'autore dell'opera stessa.
Un'opera che presenta un tratto autobiografico in quanto - anche se non in maniera così violenta come descritto nel fumetto - James O'Barr ha perso una cara amica in maniera drammatica quando era giovane e in principio si è attribuito la colpa di quanto accaduto, poiché aveva rifiutato un invito a uscire da parte di questa ragazza, rimasta poi coinvolta in un incidente stradale.
L'autore compie dunque un vero e proprio processo di catarsi artistica, sublimando il suo dolore e la sua rabbia attraverso la propria opera, fino a venire a patti con quanto accaduto.
Eric è dunque la personificazione della colpa dello scrittore, i vari componenti della gang rappresentano i vari stadi del dolore (liberandosi di ognuno di loro si giunge infine all'accettazione), mentre il Corvo - che solo Eric può vedere - diventa la coscienza, l'io interiore tramite cui il dolore viene affrontato e infine sublimato.
Non ci troviamo tuttavia di fronte a un trattato psicologico, questo no. Di certo, però, pur con tutte le scene di azione, le sparatorie, le uccisioni, questa miniserie rappresenta una storia più intimista.
Un percorso interiore che trova il proprio spazio anche sulla carta, sulle pagine di un fumetto e che, in senso più lato, rappresenta quel tipo di percorso che prima o poi chiunque di noi è costretto ad affrontare, di fronte a un evento che mina le basi della nostra esistenza e che non possiamo fare nulla per evitare.

domenica 21 maggio 2023

A scuola di cinema: L'Inferno di Cristallo (1974)

1973: Viene pubblicato il romanzo La Torre (The Tower), scritto da Richard Martin Stern.
È ambientato a New York, durante l'inaugurazione del World Tower Building, un grattacielo che conta 125 piani e a cui partecipano anche importanti autorità. Un'inaugurazione che viene interrotta in maniera drastica da John Connors, un operaio che ha contribuito alla costruzione del grattacielo ma è stato allontanato dal progetto quando sua moglie, in seguito deceduta, si era sentita male.
Quella che vuole essere una piccola vendetta si trasforma ben presto in tragedia quando un'esplosione causata da John Connors diviene un incendio praticamente indomabile a causa dei cavi dell'alta tensione che non risultano a norma.
Alcune persone si salvano tramite un cavo di sicurezza che li trasporta su un edificio adiacente, ma molte altre muoiono nell'incendio.
1974: Viene pubblicato il romanzo L'Inferno di Cristallo (The Glass Inferno), scritto da Thomas Nicholas Scortia e Frank Robinson.
Anche in questo caso vi è l'inaugurazione di un grattacielo, di 66 piani, il National Curtainwall Building, costruito tuttavia con alcuni materiali scadenti per contenere i costi.
Mentre colui che ha progettato l'edificio, Craig Barton, interroga su questo il proprietario del grattacielo, scoppia un incendio che - per via della povertà dei materiali utilizzati - inizia a propagarsi rapidamente lungo tutti i piani.
Coloro che si trovano nel grattacielo cercano dunque di fuggire e l'incendio viene infine domato grazie a delle cisterne d'acqua che vengono calate dal tetto lungo tutti i piani dell'edificio.
Dall'unione di queste due opere, entrambe ispirate dall'inaugurazione del World Trade Center di New York e delle Sears Tower di Chicago, nasce una celebre pellicola.


Entrambi i romanzi suscitano l'interesse delle case cinematografiche già prima delle loro rispettive pubblicazioni. La Warner Bros. opziona - dopo un'asta combattuta - il romanzo di Richard Martin Stern per una cifra vicina ai 400.000 dollari.
Il produttore Irwin Allen, il quale aveva esortato la 20th Century Fox ad aggiudicarsi questi diritti all'asta, suggerisce allora alla Fox di opzionare l'opera di Thomas Nicholas Scortia e Frank Robinson, la quale presenta una trama abbastanza similare.
Vi è il problema, tuttavia, che vi potrebbero essere in lavorazione due film dalla storia molto simile e che potrebbero cannibalizzarsi l'un l'altro. Irwin Allen interviene come mediatore e riesce infine a far sì che tra Warner Bros. e 20th Century Fox nasca una joint venture per la produzione di un'unica pellicola, con costi ugualmente ripartiti.
La sceneggiatura viene scritta da Stirling Silliphant, che aveva già collaborato con Allen con L'Avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure), mentre la regia viene affidata a John Guillermin (anche se viene assistito, se non in certi casi sostituito, da Irwin Allen per le scene d'azione).
In principio a Steve McQueen viene proposto il ruolo dell'architetto dell'edificio, mentre ad Ernest Borgnine quello del capo dei pompieri, che in principio si chiama Mario Infantino e ha un ruolo quasi secondario.
Steve McQueen, tuttavia, preferisce scegliere per sé proprio la parte del capo dei pompieri, che ritiene essere più interessante. Dovendo aumentare dunque l'importanza di questo personaggio e affiancargli un attore di ugual rilevanza per l'altro ruolo principale, Paul Newman si aggiudica la parte dell'architetto Doug Roberts.
Essendo entrambi gli attori stelle di primo piano, e peraltro anche in amichevole competizione o giù di lì, i due ottengono un ingaggio paritario, di un milione di dollari ciascuno, più una parte dei profitti della pellicola, il dieci per cento.
Non solo, per contratto i loro due personaggi devono avere lo stesso numero di battute, tanto che alcune di queste vengono aggiunte al personaggio interpretato da Steve McQueen quando si scopre che pronuncia meno frasi rispetto a quello interpretato da Paul Newman.
Anche William Holden, che interpreta il personaggio di James Duncan, chiede lo stesso tipo di compenso, ma questo gli viene negato in quanto non più ritenuto per l'epoca una star di primo piano, nonostante il suo glorioso passato.
Le riprese iniziano l'otto maggio 1974, tenendosi in California.
Come consulente della pellicola viene contattato Pete Lucarrelli, capo dei pompieri di Los Angeles, il quale porta sul set decine di vigili del fuoco, da un lato per monitorare la situazione ed evitare spiacevoli incidenti, dall'altro per fornire delle comparse alla produzione.
Nonostante le obiezioni del produttore Irwin Allen, sia Steve McQueen che Paul Newman insistono per effettuare il maggior numero possibile di manovre acrobatiche. E la cosa non è priva di conseguenze, in quanto Paul Newman ne ricava una lieve ustione, mentre Steve McQueen una caviglia slogata.
Le riprese si concludono il 14 agosto 1974.
L'Inferno di Cristallo (The Towering Inferno) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 16 dicembre 1974. A fronte di un budget di 14 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 200 milioni di dollari.
Tra i numerosi spettatori, vi è anche lo scrittore Roderick Thorp. Dopo la visione, ha un curioso sogno che per vie traverse lo porta a scrivere un romanzo. Quel romanzo, per altre vie traverse, diviene poi Trappola Di Cristallo (Die Hard).
Questa pellicola è l'ultima in cui appare l'attrice Jennifer Jones, che qui interpreta il personaggio di Lisolette Mueller. Peraltro Jennifer Jones era già in semi-ritiro prima di lavorare a questo film a seguito della morte del marito David Selznick.
Due anni dopo la donna deve affrontare il drammatico suicidio della figlia Mary, che si toglie la vita gettandosi da un tetto. Insieme al nuovo marito Norton Simon, Jennifer Jones fonda poi nel 1980 un'associazione dedita allo studio e reinserimento nella società delle persone con disturbi mentali, le cui attività supervisiona fino al 2003, quando è costretta a rinunciarvi a causa delle sue condizioni di salute.
Jennifer Jones, le cui apparizioni pubbliche dopo il suo ultimo film sono molto poche, vive dunque i suoi ultimi anni insieme ai figli e i nipoti, fino alla sua morte per attacco cardiaco nel 2009.
Oltre che la sua filmografia, a ricordarla vi sono anche le numerose attività di interesse sociale e di integrazione che ha condotto dopo il suo ritiro dalle scene.
L'Inferno di Cristallo rappresenta una sorta di blockbuster ante-litteram, termine che diverrà di uso comune l'anno successivo con l'uscita de Lo Squalo (Jaws)... ma questa è un'altra storia.

sabato 20 maggio 2023

A scuola di cinema: National Lampoon's Vacation (1983)

Settembre 1979: Viene pubblicato sulla rivista National Lampoon il racconto, scritto da John Hughes mentre era bloccato a casa a Chicago da una tempesta di neve, Vacation '58.
La storia si basa in parte su un fatto reale accaduto a John Hughes quando aveva cinque anni e narra del disastroso viaggio di una famiglia diretta a Disneyland con una Station Wagon.
Solo che, quando arrivano a destinazione, scoprono che il parco divertimenti è chiuso per lavori di manutenzione e il padre non trova nulla di meglio che prendersela con Walt Disney in persona!
Qualche anno dopo questo racconto viene adattato per il grande schermo.


La storia di John Hughes viene letta dal produttore Marty Simmons, il quale la ritiene adatta per un lungometraggio. Contatta dunque Jeff Katzenberg della Paramount Pictures, che però non la ritiene interessante, in quanto a suo dire troppo episodica e poco sequenziale.
Nonostante le obiezioni di Matty Simmons, il quale ribatte che essendo incentrata su un road trip deve essere necessariamente episodica, Jeff Katzenberg rimane fermo nel suo diniego.
Marty Simmons contatta dunque la Warner Bros., che in principio avanza le stesse obiezioni, fino a quando il produttore Mark Canton decide di dare il via libera al progetto.
John Hughes viene incaricato di scrivere la sceneggiatura cinematografica del suo racconto. Ben consapevole che la Disney non concederà mai l'uso del proprio marchio in un contesto simile (inoltre Disneyland è aperto tutto l'anno, cosa che annulla l'epilogo della storia), Hughes modifica il nome del parco divertimenti in Walley World e vi aggiunge caratteristiche che possano ricordare Disneyland ma senza andare troppo nello specifico per evitare ogni problema di sorta.
Il primo regista contattato è John Landis ma, essendo costui impegnato con altri progetti, la direzione viene affidata ad Harold Ramis.
Quando Chevy Chase viene scelto come interprete principale, la sceneggiatura necessita di essere cambiata. Essa, infatti, così come nel racconto originario vede la storia secondo il punto di vista di uno dei figli, ma viene modificata perché il punto di vista principale sia quello del padre.
John Hughes apporta delle modifiche in tal senso, ma Harold Ramis e Chevy Chase intervengono, apportando altri cambiamenti. Lo sceneggiatore non apprezza molto la cosa e promette a sé stesso che da questo momento in poi sarà il regista o il produttore esecutivo dei film da lui scritti.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 5 luglio 1982, durando per 55 giorni e tenendosi in Arizona, California, Colorado, Illinois, Missouri e Utah.
Girare in estate, e di solito in luoghi all'aperto, comporta che sia gli attori che la troupe devono far fronte ad alte temperature, che a volte arrivano a toccare oltre 45 gradi. La cosa non è priva di conseguenze.
Alcuni componenti della troupe, infatti, svengono. L'attrice Imogene Coca, che interpreta il personaggio di Zia Edna, ha un lieve attacco di cuore che le causa anche una breve amnesia, mentre Anthony Michael Hall, che interpreta il figlio Rusty, è vittima di un colpo di calore.
A un certo punto, Chevy Chase e Harold Ramis iniziano a discutere in maniera forte a causa di una scena che viene ripetuta più volte sotto un sole cocente e per la frustrazione l'attore lancia una valigetta contro il regista.
Costui, avendo previsto ciò che stava per accadere, la afferra senza problemi e, dopo aver ripreso in pubblico Chevy Chase per il suo comportamento, rasserena l'ambiente e non affronta più problemi di questo tipo.
Il finale originario, regolarmente girato, vede la famiglia Griswold - irata per aver trovato il parco divertimenti chiuso - recarsi a Hollywood e prendere in ostaggio il proprietario di Walley World e, dietro minaccia di una pistola, costringerlo a cantare e danzare.
Quando la polizia arresta Clark Griswold per questo, la ragazza della Ferrari - in realtà la figlia del proprietario del parco divertimenti - convince Roy Walley a non sporgere denuncia. La famiglia Grisworld può così tornare a casa... peccato che scopra di trovarsi sull'aereo sbagliato e Clark Griswold decida di dirottarlo!
Questo epilogo non trova tuttavia alcun apprezzamento durante gli screening preliminari. In cerca di una soluzione alternativa, Harold Ramis si rivolge a John Candy, di cui ha apprezzato alcuni sketch comici sulla tv canadese incentrati su una guardia di sicurezza e con cui ha già lavorato in precedenza. Per questa apparizione speciale, e di pochi minuti, a John Candy viene garantito un ingaggio di 1 milione di dollari.
Quattro mesi dopo la fine della lavorazione, dunque, vengono effettuate delle riprese aggiuntive ambientate nel parco divertimenti. La cosa genera un cambio nella sceneggiatura imprevisto. In principio infatti, per i figli della famiglia Griswold, la sorella è la maggiore e il fratello è il minore. Ma siccome Anthony Michael Hall in questi quattro mesi è cresciuto diviene lui il maggiore e la sorella la secondogenita.
Anche girare all'interno di un parco divertimenti, nello specifico il Six Flags Magic Mountain di Valencia in California, non è una cosa così semplice. Ogni scena su una giostra deve essere infatti girata più di una volta per esigenze di produzione.
Quando si giunge a dover riprendere più volte la corsa sulle montagne russe, Chevy Chase e altri attori vomitano. Dana Barron, la quale interpreta la figlia dei Griswold, quasi sviene per l'esaurimento e si riposa su una panchina prendendo delle pillole per la cinetosi. Anthony Michael Hall, infine, non ha alcun problema a mostrare una faccia terrorizzata di fronte alle telecamere, poiché la sua paura è reale.
National Lampoon's Vacation viene distribuito nei cinema americani a partire dal 29 luglio 1983. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare oltre 61 milioni di dollari.
Il poster viene realizzato da Boris Vallejo, il quale omaggia/parodizza quello da lui stesso creato per Conan il Barbaro (Conan the Barbarian).
Mentre John Hughes tiene fede a quanto aveva promesso a sé stesso e si prepara a dirigere il suo primo film, la famiglia Griswold - forte di questo successo - si appresta a comparire in un sequel... ma questa è un'altra storia.

venerdì 19 maggio 2023

Prime Video Original 58: Chase - Scomparsa


Ci sono prodotti cinematografici che appaiono come cristallizzati nel tempo. Sembrano figli di un'era passata, ma ne siamo inconsciamente attratti proprio perché riconosciamo quei tratti caratteristici che abbiamo visto in tanti altri film di decenni fa. Non necessariamente questa è una cosa positiva, non per forza deve essere negativa.
Un film decisamente cristallizzato nel passato, eppur recente, è Chase - Scomparsa (Last Seen Alive), diretto da Brian Goodman, scritto da Marc Frydman e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 10 ottobre 2022.
Will Spann (Gerard Butler) si sta recando con sua moglie Lisa (Jaimie Alexander) presso l'abitazione dei genitori di lei, anche se il loro matrimonio è entrato in crisi di recente.
Quando devono fermarsi a una stazione di servizio per fare rifornimento, Lisa all'improvviso svanisce nel nulla e Will non riesce più a ritrovarla. Con la polizia che sembra incapace di trovare degli indizi, Will inizia così una sua personale ricerca.
Sembra proprio che questo film si sia voluto fermare al 1995 o giù di lì, senza tenere conto che la società e il cinema nel frattempo sono andati avanti e i gusti del pubblico si sono un po' modificati, ma evidentemente si ritiene che certe idee funzionino ancora.
In effetti non ci stupivamo affatto quando, nelle pellicole dal Giustiziere della Notte in poi, il cittadino comune prendeva in mano la situazione e rimetteva a posto le cose, ci sembrava quasi una cosa naturale.
Ora però le cose sono un po' diverse e non si può non notare che il buon Will Spann, imprenditore edile, nella spasmodica ricerca della moglie, commette svariati reati tra cui violazione di proprietà privata, rissa aggravata, furto, false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, detenzione illegale di armi da fuoco, sequestro di persona, incendio colposo. Ci sarebbe tecnicamente anche l'omicidio, ma è per legittima difesa.
Cose che oggi portano davanti a un giudice in tempo zero, ma di cui qui non si tiene conto. Va benissimo la sospensione dell'incredulità, ma qui sarebbe un po' eccessiva.
In effetti non c'è alcun desiderio di approfondire i personaggi, se non per ricordarci di tanto in tanto che stanno per separarsi grazie a flashback che aggiungono poco o nulla. Si vuole che l'attenzione dello spettatore si concentri sull'azione incalzante, con rapidi cambi di scena e movimenti di camera quasi mai fermi.
Il tutto con Gerard Butler che ricicla - anche in maniera adeguata - le espressioni facciali di Leonida e affronta dei buzzurri che sono probabilmente i nipoti di quelli di Un Tranquillo Weekend di Paura. Forse più che al 1995 questo film si è fermato al 1975.
Chiaro che vedrete dunque scene che avete già visto decine di volte, e di cui immaginerete subito lo svolgimento, ma vi dico che se apprezzate queste pellicole d'azione cristallizzate allora la cosa potrebbe anche piacervi. Una menzione di merito va alla colonna sonora, davvero ben realizzata.
Mai prendersela col Re degli Spartani. Mai.

giovedì 18 maggio 2023

Netflix Original 130: L'Angelo


Non necessariamente i biopic devono trattare di figure positive o di vittime, del sistema o di altri eventi storici. Un biopic può e deve essere dedicato anche a una figura negativa, o quantomeno ambigua. Perché anche scrutando nell'oscurità umana possiamo apprendere qualcosa su noi stessi.
Ecco dunque una delle ragion d'essere delle pellicole dedicate ai gangster come John Gotti, oppure The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese.
Un biopic su una figura di certo ambigua a livello storico è L'Angelo, diretto da Ariel Vromen, scritto da David Arata e distribuito su Netflix a partire dal 14 settembre 2018.
1970: Ashraf Marwan (Marwan Kenzari) è uno studente che vive a Londra ed è il genero di Gamal Abdel Nasser, presidente dell'Egitto, una nazione in forte tensione con Israele a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Quando Nasser muore, il suo posto viene preso da Anwar Sadat, che vuole Marwan al suo fianco come consigliere. Intravedendo un nuovo terribile conflitto all'orizzonte, tuttavia, Marwan entra in contatto con i servizi segreti israeliani, fornendo loro per tre anni importanti informazioni riservate e stringendo un rapporto di fiducia con uno dei loro agenti, Alex (Toby Kebbell).
Ma la fiducia in situazioni come queste è qualcosa che si può perdere da un giorno all'altro.
La pellicola indaga su un periodo storico i cui effetti si sono fatti sentire ancora per molti anni e fino a tempi abbastanza recenti. Un periodo inquadrato anche dal punto di vista di ciò che non possiamo vedere alla luce del giorno: le manovre politiche, gli intrighi spionistici, i tradimenti e i voltafaccia.
Tutti riassunti in un'unica figura, quella di Ashraf Marwan, controversa a dir poco. Padre di famiglia, consigliere politico, apparente patriota, apparente doppiogiochista.
Chiaramente c'è molto di cui il pubblico non sa e non potrà mai sapere di quei turbolenti anni per via di segreti di stato oppure per l'occultamento di alcuni atti. Quindi, partendo dai dati storici certi, il film si prende inevitabilmente alcune libertà e costruisce un proprio personaggio prendendo a riferimento quello realmente esistito.
Ashraf Marwan diviene così una classica figura cinematografica. Quella dell'uomo disposto a tutto pur di proteggere la sua famiglia, anche in apparenza a tradire il proprio paese. E che proprio per questo suo desiderio, e i segreti che esso comporta, rischia di perdere tutto ciò che ha di più caro.
Il tutto sullo sfondo principalmente della Londra degli anni '70 del ventesimo secolo, ricreata in maniera abbastanza credibile.
Mi sembra abbastanza improbabile che il vero Ashraf Marwan si possa avvicinare a quello ritratto in questa pellicola. Ma il cinema è anche questo: prende un personaggio storico e lo rimodella per farne una sorta di esempio. Poi sta al pubblico farsi un proprio giudizio. E magari dà anche l'impulso di andare a scoprire quale sia stata la realtà storica.

mercoledì 17 maggio 2023

Disney+ Original 10: La Società Segreta dei Principi Minori


L'incoronazione di Re Carlo III ha riacceso i riflettori su quella particolare forma di governo nota come monarchia, da svariate persone ritenuta una sorta di retaggio medioevale. Se è pur vero che vi sono ancora alcune monarchie in Europa, è altrettanto vero che ormai la maggior parte di esse, a differenza del passato, si confrontano con un governo parlamentare eletto.
Ma la monarchia e le figure dei re e dei principi continuano a esercitare un certo fascino mediatico ed essere utilizzati anche per progetti... insoliti. Quale ad esempio La Società Segreta dei Principi Minori (Secret Society of Second-Born Royals), diretto da Anna Mastro, scritto da Alex Litvak, Andrew Green e Austin Winsberg e distribuito su Disney+ a partire dal 25 settembre 2020.
Samantha (Peyton Elizabeth Lee) è la principessa secondogenita del regno europeo di Illyria e ha un carattere ribelle che mette in imbarazzo la monarchia e la futura reggente, la sorella maggiore Eleanor.
Per punizione viene mandata a seguire dei corsi estivi, dove incontra altri principi secondogeniti. Ma la realtà è ben diversa. La scuola è in realtà una copertura per una squadra composta dai principi secondi in linea di successione che risultano in possesso di straordinari superpoteri.
Mentre Samantha tenta di padroneggiare i poteri che le consentono di avere i cinque sensi aumentati, un vecchio nemico sta progettando un attentato verso Illyria e la nuova regina e toccherà proprio a Samantha e i suoi compagni di squadra fermarlo.
Sapevamo che vi era la mania dei film sui supereroi, e la Disney possiede anche gli eroi Marvel, ma che questa mania potesse arrivare a toccare anche le monarchie e le principesse non me lo sarei mai immaginato!
In realtà non penso di aver molto da dire su questa pellicola, tanto può apparire banale e fragile la sua premessa (che tutti i principi e le principesse di seconda genitura siano in possesso di superpoteri, sarà felice il principe Harry d'Inghilterra al riguardo), che non viene infatti approfondita.
Quello che ci troviamo di fronte è in realtà un film di supereroi che cerca di trarre profitto dalla passione del pubblico per pellicole del genere. Oserei dire un film stile X-Men - L'Inizio (X-Men: First Class), considerata l'ambientazione. C'è pure un surrogato della Stanza del Pericolo. E il villain è Magneto prima maniera. E nel mentre, già che ci siamo, ecco comparire riferimenti anche agli Avengers e a Batman.
Il tema principale è sia l'interazione tra Samantha e gli altri componenti degli X-Men... volevo dire dei Principi Minori... che il suo cambiare atteggiamento e maturare a seguito di ciò che le accade nei confronti della sua famiglia e dei suoi amici. Tanto che la trama del complotto ai danni del regno viene introdotta e poi messa da parte per quasi una buona ora.
Come appunto con gli X-Men, si ci concentra sulle tematiche dell'identità personale e sull'essere dei reietti della società, cosa che però non impedisce un riscatto personale e il sentirsi importanti, se solo si trova il proprio posto nel mondo.
Certo, riferite forse ai principi - che non avranno mai problemi economici in vita loro e di certo non sono oggetto di razzismo, di cui gli X-Men rappresentano una metafora - forse può essere un po' azzardato. Ma anche i ricchi piangono, come diceva quella telenovela.

martedì 16 maggio 2023

Netflix Original 129: Bleach


Bleach è un manga ideato da Tite Kubo, che è stato serializzato dal 2001 al 2016. Un'opera di lunga gittata che è divenuta un grande successo internazionale e che ha generato un intero franchise, composto anche da gadget, videogiochi, serie e film di animazione... e anche di un'omonima pellicola live-action!
Un film scritto e diretto da Shinsuke Satō e distribuito su Netflix a partire dal 14 settembre 2018.
Ichigo Kurosaki (Sōta Fukushi) è uno studente liceale che ha la capacità di vedere gli spiriti. Una notte nella sua stanza giunge Rukia Kuchiki (Hana Sugisaki), una shinigami - cacciatrice di anime - al servizio della Soul Society che ha il compito di ritrovare le anime perdute e annientare gli spiriti maligni.
Durante uno scontro con uno di questi spiriti maligni, Rukia Kuchiki rimane ferita e passa dunque i suoi poteri a Ichigo Kurosaki, il quale diventa così a sua volta uno shinigami.
Costui, tuttavia, non ha alcun desiderio di essere uno shinigami. Ma dovrà presto adattarsi alla nuova situazione, perché la Soul Society è sulle sue tracce e lo spirito maligno che anni prima uccise sua madre sta per ritornare a reclamare la sua anima.
La pellicola rappresenta l'adattamento di una consistente parte del primo story-arc del manga ideato da Tite Kubo, che qui ha funto come consulente.
Riprendendo i personaggi principali e i comprimari principali della saga e utilizzando la sua ambientazione con qualche necessaria semplificazione, si costruisce un fantasy metropolitano dove il mistero e la magia sono parte del nostro stesso ambiente, solo che non riusciamo a vederlo.
Inevitabilmente i due protagonisti non sono quelli del manga, che con una lunga serialità ha il vantaggio di poter approfondire molti argomenti e per un notevole periodo di tempo, ma qui viene fornito comunque loro un background e vengono sviluppati in maniera adeguata. Meno fortunati, invece, i comprimari, i quali vengono approfonditi quel tanto che basta e anche meno.
I temi principali sono quelli cari sia al fumetto che al cinema giapponese: il senso del sacrificio, della dedizione a una lotta che appare più grande rispetto alle nostre possibilità, il rispetto per le altre persone e la protezione dei più deboli.
Ben gestite inoltre le sequenze di lotta e gli effetti speciali.
Il cinema americano ha trovato da tempo i propri supereroi e tale estetica si è estesa anche ad altri prodotti cinematografici. Il Giappone, supereroi in senso stretto non ne possiede, ma ha sviluppato una letteratura fumettistica in grado di donare molti personaggi memorabili, quali quelli presenti in Bleach. E anche loro forse avranno un posto di rilievo sul grande schermo.

lunedì 15 maggio 2023

Prime Video Original 57: Sulle Ali dell'Onore


Questa pellicola mi sa tanto che dovremo tenercela cara. Perché, con la situazione che peggiora per lui di giorno in giorno, potrebbe essere una delle ultime, per molto tempo, in cui vediamo protagonista Jonathan Majors.
Lasciando dunque da parte questioni giudiziarie e sociali per cui non abbiamo le necessarie competenze, passiamo a Sulle Ali dell'Onore (Devotion), diretto da J.D. Dillard, scritto da Jake Crane e Jonathan Stewart e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 13 aprile 2023. La pellicola è basata sul libro biografico Devotion: An Epic Story of Heroism, Friendship, and Sacrifice, di Adam Markos.
Siamo nel 1950. La Seconda Guerra Mondiale si è conclusa da pochi anni e una nuova generazione di piloti si affaccia sulla scena. Tra questi vi sono l'abile Tom Hudner (Glen Powell) e Jesse Brown (Jonathan Majors), il primo pilota afroamericano della storia. Nonostante le loro differenze caratteriali, i due sviluppano una forte amicizia.
Un rapporto che rischia di essere messo a dura prova quando i due ricevono le loro prime missioni lontano da casa, mentre sta per esplodere la Guerra di Corea, e in territorio nemico devono venire a patti con tutte le loro fragilità.
Il film si basa su fatti realmente accaduti e sulle figure storiche sia di Tom Hudner che di Jesse Brown. Utilizzando la loro storia di amicizia come base di partenza, la pellicola esplora tematiche più generali e sentite dal pubblico.
A partire dai temi del razzismo e dell'integrazione. Il 1950 era una società totalmente diversa da quella attuale e Jesse Brown, il primo pilota afroamericano, ha dovuto affrontare le diffidenze e i rancori di molte altre persone, che non lo ritenevano degno di pilotare un aereo dell'aviazione statunitense solo per il colore della pelle. Diffidenze ricevute da parte di molti piloti. Ma non tutti. Tom Hudner e il suo squadrone accolgono infatti Jesse Brown come loro pari e lo difendono da provocazioni razziste.
L'amicizia tra Hudner e Brown è quella classica che si verifica tra due caratteri molto diversi tra loro (inquadrato e ligio alle regole Tom Hudner, emotivo e insofferente alle procedure Jesse Brown), che proprio in queste loro differenze trovano un punto di incontro e di confronto, in cui il colore della pelle non ha alcuna rilevanza. Contano solo la persona e i suoi atteggiamenti. 
C'è da dire che Glen Powell ormai si sta abituando ad essere un pilota dell'aviazione statunitense, dopo Top Gun: Maverick, e ha creduto tanto in questo progetto da far opzionare il libro di riferimento ed esserne uno dei produttori. Ma forse alla fine verrà più ricordato per essere stato uno degli ultimi a far finire Jonathan Majors sotto le luci della ribalta.

domenica 14 maggio 2023

A scuola di cinema: Misery Non Deve Morire (1990)

1987: Viene pubblicato il libro Misery, scritto da Stephen King.
L'opera si incentra su Paul Sheldon, uno scrittore noto per una serie di libri incentrati su Misery Chastain, un'eroina dell'era vittoriana di cui si è ormai stancato.
Mentre sta per consegnare l'ultimo romanzo in cui questo personaggio muore, l'autore ha un incidente stradale. Viene tratto in salvo da Annie Wilkes, un'infermiera, grande appassionata del ciclo di Misery. Sheldon chiede di essere portato in ospedale, in quanto ha entrambe le gambe rotte, ma lei si rifiuta e gli passa degli antidolorifici da cui diventa ben presto dipendente.
Quando Annie Wilkes legge il romanzo inedito dove Misery muore, toglie a Paul Sheldon gli antidolorifici fino a quando non inizia a scrivere un nuovo romanzo dove Misery torna in vita.
Ben presto lo scrittore capisce che l'infermiera è mentalmente instabile. Non solo, cercando di fuggire scopre che è anche una serial killer, avendo ucciso molte persone, inclusi dei bambini. Quando Annie Wilkes scopre ciò che ha fatto, taglia con un'ascia un piede a Paul Sheldon, cauterizzando la ferita con la fiamma ossidrica.
Capendo che la donna non lo lascerà mai andar via, Paul Sheldon gioca l'ultima carta: finge di bruciare il manoscritto dell'ultimo romanzo di Misery e, quando Annie Wilkes cerca di recuperarlo, la colpisce con la macchina da scrivere e la chiude dentro la stanza.
Quando la polizia giunge sul posto, trova Annie Wilkes morta a seguito di ferite riportate mentre fuggiva attraverso una finestra.
La traumatica esperienza non solo convince Paul Sheldon a sottrarsi alla dipendenza da alcool e antidolorifici, ma gli fa tornare la voglia di scrivere che stava perdendo.
Quest'opera diviene pochi anni dopo oggetto di un celebre adattamento cinematografico.


In principio, Stephen King è riluttante a concedere i diritti di sfruttamento, da un lato per alcuni a suo dire deludenti adattamenti di altre sue opere, dall'altro perché ritiene che sia difficile che un film possa rimanere del tutto fedele alle ambientazioni e tematiche del suo romanzo.
Tuttavia, lo scrittore è rimasto impressionato in maniera favorevole da Stand by Me - Ricordo di un'Estate (Stand by Me) e si dichiara disposto a concederli a patto che Rob Reiner diriga o produca l'adattamento.
Il romanzo, consigliato al regista anche dal produttore Andrew Scheinman, viene dunque opzionato dall'appena fondata Castle Rock Entertainment di Rob Reiner, seppur inizialmente costui ritagli per sé solo il ruolo di produttore, con distribuzione da parte della Columbia Pictures. La sceneggiatura viene scritta da William Goldman.
Lo sceneggiatore inserisce, rimanendo fedele al libro, la scena in cui viene mozzato il piede a Paul Sheldon. Questo fa sì che il regista originario, George Roy Hill, si ritiri subito dal progetto, convincendo Rob Reiner a prendere in mano anche la direzione della pellicola.
Sia lui che Andrew Scheinman ritengono questa scena troppo cruenta e può risultare eccessivamente scioccante per il pubblico. Convincono così William Goldman a cambiarla, anche se lui non ne rimane in principio entusiasta.
Per il ruolo di Paul Sheldon vengono approcciati diversi attori, i quali rifiutano la parte o perché ritengono il film troppo violento o perché pensano che il personaggio venga eccessivamente sovrastato da Annie Wilkes, mettendoli così in secondo piano.
Il primo che dimostra un serio interesse è Warren Beatty, il quale suggerisce anche alcuni possibili cambiamenti, ma deve infine rinunciare in quanto impegnato con le riprese di Dick Tracy. La parte viene infine affidata a James Caan.
Il ruolo di Annie Wilkes viene proposto in origine a Bette Midler, che lo rifiuta in quanto ritiene il film troppo violento. Viene contattata dunque Anjelica Juston, la quale tuttavia è impegnata con la produzione di Rischiose Abitudini (The Grifters).
William Goldman suggerisce allora il nome di Kathy Bates, all'epoca principalmente un'attrice teatrale con pochi film all'attivo e nessuno di essi in un ruolo da protagonista.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 20 febbraio 1990, tenendosi in North Carolina, New York e California.
Kathy Bates e James Caan si ritrovano in difficoltà a dover lavorare insieme a causa del loro diverso background attoriale, in quanto Kathy Bates è solita provare più volte le scene come fa in teatro, pratica che Caan invece preferisce ridurre al minimo. Nonostante alcune divergenze, la cosa non sfocia in rancori personali e rimangono infine in buoni rapporti.
Per esigenze di storia, James Caan deve rimanere confinato in un letto per quindici settimane, con poche possibilità di movimento. La cosa si rivela per lui molto frustrante, tanto che a un certo punto l'attore inizia a pensare che si stia facendo uno scherzo di pessimo gusto ai suoi danni.
Forse per questo motivo o forse no, un giorno James Caan si presenta sul set in stato di ebbrezza e tutte le riprese effettuate si rivelano infine da buttare per questa ragione. In principio, Rob Reiner gli dice che bisogna rigirare il tutto con un'altra motivazione, ma l'attore capisce benissimo che la responsabilità è sua e si offre di pagare di tasca propria le spese di quella giornata.
Un'esperienza che si rivela molto difficile anche per Kathy Bates, la quale si ritrova in difficoltà ad allontanarsi dal suo personaggio al termine delle riprese giornaliere. Cosa che la porta a isolarsi dagli altri col progredire della lavorazione.
Rob Reiner si accorge di ciò e prendendo l'attrice in disparte la esorta a liberarsi di Annie Wilkes al termine della giornata lavorativa.
Una scena, in cui Annie Wilkes uccide - come accade anche nel libro - un agente di polizia passandogli più volte sopra con una falciatrice, viene infine eliminata da Rob Reiner in quanto si convince che il pubblico riderebbe di fronte a una scena simile, con disappunto da parte di Kathy Bates.
Le riprese si concludono il 31 maggio 1990.
Misery Non Deve Morire (Misery) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 29 novembre 1990. A fronte di un budget di 20 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 61 milioni di dollari. Kathy Bates vince inoltre un Oscar come Miglior Attrice Protagonista.
L'attrice tornerà a interpretare un altro personaggio tratto da un libro di Stephen King grazie a L'Ultima Eclissi (Dolores Claiborne)... ma questa è un'altra storia.

sabato 13 maggio 2023

A scuola di cinema: Bull Durham - Un Gioco a Tre Mani (1988)

1979: Il futuro regista Ron Shelton scrive una sceneggiatura intitolata A Player To Be Named Later. Essa si basa in parte anche su esperienze personali di Ron Shelton, il quale ha giocato a baseball per circa cinque anni militando in alcune leghe minori, come interno di seconda base, per alcune squadre.
Pur desideroso di entrare nelle leghe professionistiche, a venticinque anni - a seguito anche di uno sciopero della categoria - Ron Shelton decide di rinunciare a questo obiettivo per perseguire invece una differente carriera nel mondo del cinema. Qui ottiene maggior successo, ma gli anni passati a giocare a baseball gli tornano utili qualche anno dopo.


La sceneggiatura di Ron Shelton cattura l'attenzione di Thom Mount, allora presidente della Universal, il quale gli suggerisce di incentrare la storia solo su due dei suoi protagonisti, ovvero l'esperto ricevitore e il giovane ma svitato lanciatore.
Essa è basata su un racconto che Ron Shelton ha udito da Joe Altobelli, il suo ex manager, secondo il quale a un certo punto, ormai ritenuto troppo anziano, gli venne chiesto di istruire un giovane lanciatore di nome Steve Dalkowski, che però alla fine precipitò nel baratro dell'alcolismo.
Per documentarsi in maniera adeguata, essendo già passati alcuni anni dal suo ritiro, Ron Shelton si reca a Los Angeles per vedere se qualcosa sia cambiato nelle leghe minori di baseball nel frattempo, ma scopre che è rimasto praticamente tutto uguale.
Così, una volta tornato, inizia a scrivere e revisionare la sceneggiatura originaria. Per questo riceve anche una piccola assistenza da parte di Kurt Russell, il quale ha giocato anche lui nelle leghe minori ed è interessato alla parte di Lawrence "Crash" Davis.
Completata la sceneggiatura, essa viene proposta a vari studi, ricevendo in principio solo dei rifiuti, motivati dal fatto che i film incentrati sul baseball non sono ritenuti abbastanza profittevoli. Grazie alla determinazione di Thom Mount, essa tuttavia viene infine acquisita dalla Orion Pictures, che tuttavia pone alcune condizioni quali un budget ridotto e tempistiche strette di lavorazione di massimo otto settimane.
Per il ruolo di Lawrence "Crash" Davis, la scelta di Ron Shelton si concentra su Kevin Costner, che ha giocato a baseball su discreti livelli quando era al liceo e risulta una persona molto portata per questo sport. Per dimostrare il suo interesse, l'attore effettua delle battute presso delle gabbie da battitore al cospetto del regista.
Kurt Russell, impegnato su altri fronti ma ancora interessato al ruolo, quando infine è pronto a farsi avanti scopre di essere arrivato troppo tardi e che la parte è ormai già stata assegnata a Kevin Costner.
Il nome del personaggio è basato su un vero giocatore di baseball ritiratosi nel 1952 e che aveva anche servito nella Seconda Guerra Mondiale. Ron Shelton non fa particolari indagini e si convince che nel frattempo sia deceduto, quindi è con grande sorpresa che un giorno lo vede arrivare sul set dopo che costui ha sentito parlare del film.
Il vero Crash Davis parla con Shelton e capisce che alla fine il suo omonimo trova un interesse amoroso. Così dà il suo assenso e promette di non fare causa. Lui e Ron Shelton diventano da quel momento grandi amici.
Per il ruolo di Ebby Calvin Laloosh, la produzione vorrebbe Anthony Michael Hall. Costui il giorno dell'audizione si presenta con circa mezz'ora di ritardo e ammette di non aver letto la sceneggiatura, suscitando il disappunto di Ron Shelton. Si ripresenta il giorno successivo, ma ne ha letta solo metà. Irato, Ron Shelton se ne va.
Il regista a quel punto ritiene che la parte debba essere affidata a Tim Robbins. Notando delle reticenze, il regista si impunta su questa sua scelta, minacciando di ritirarsi dal progetto se non si procederà come da lui richiesto. Viene infine accontentato.
Per il ruolo di Annie Savoy, vengono contattate varie attrici tra cui Michelle Pfeiffer, Kim Basinger e Kelly McGillis. Thom Mount suggerisce il nome di Susan Sarandon, ma la produzione è convinta che la quarantunenne attrice sia già troppo vecchia per questa parte e risulti poco affascinante. Susan Sarandon dunque si presenta nell'ufficio di uno dei soci di maggioranza della Orion, Mike Medavoy, con un vestito a righe bianche e rosse aderente e che le lascia scoperte le spalle. La parte è sua.
Per via del budget limitato, tutti gli attori accettano di ricevere un ingaggio inferiore al consueto.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 5 ottobre 1987, tenendosi in North Carolina.
Come consulente per la pellicola, viene contattato Pete Bock, un ex giocatore professionista che per l'occasione allestisce un campo di allenamento dove, oltre a Kevin Costner e Tim Robbins, sono presenti anche una quarantina di giocatori di baseball provenienti dalle leghe minori.
L'intento è di far sì che gli attori risultino credibili come giocatori, mentre i giocatori come comparse non risultino goffi davanti alle telecamere.
Per Kevin Costner questo non è un grosso problema, in quanto non ha dimenticato le fondamenta del baseball ricevute durante il periodo scolastico. Durante le riprese, risulta anche in grado di battere dei veri fuoricampo, cosa che gli riesce per allenamento anche quando le telecamere sono spente.
Sul set, Tim Robbins e Susan Sarandon si incontrano per la prima volta. I due continuano a vedersi anche dopo il termine della lavorazione e così, l'anno successivo, iniziano una convivenza e una relazione amorosa.
Le riprese si concludono il 30 novembre 1987.
Bull Durham - Un Gioco a Tre Mani (Bull Durham) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 15 giugno 1988. A fronte di un budget di 9 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare oltre 50 milioni di dollari.
Il titolo è in realtà un soprannome dato alla città di Durham, in North Carolina, basato su una marca di sigarette - già presente nel diciannovesimo secolo - denominata Bull Durham Tobacco.
Per alcuni anni, Ron Shelton medita se dare un seguito a questo suo progetto di debutto, sviluppando ulteriormente le storie dei tre personaggi principali. Ma il regista attende un po' troppo e, col progressivo invecchiamento dei tre attori, il sequel diventa infine impossibile da realizzare.
Se per Ron Shelton Bull Durham è un ottimo punto di partenza per dirigere negli anni successivi altri film, alcuni dei quali trattano ancora un argomento sportivo, Kevin Costner torna a interpretare una pellicola incentrata sul baseball già l'anno successivo con L'Uomo dei Sogni (Field of Dreams)... ma questa è un'altra storia.