venerdì 31 marzo 2023

Netflix Original 118: Flavors of Youth


L'effetto nostalgia prima o poi colpisce tutti noi. Schiacciati da responsabilità sempre più pressanti e richieste sempre più insostenibili, ci piace volgere la mente al passato, a quando tali responsabilità non erano ancora in capo a noi e tutto appariva più tranquillo.
Appariva, appunto, poiché il passato nasconde quasi sempre delle insidie e i nostri ricordi idilliaci talvolta non tengono conto di alcune delle difficoltà che ci circondavano.
In merito all'effetto nostalgia, esso diviene argomento centrale del film di animazione Flavors of Youth, diretto da Li Haoling, Jiaoshou Yi Xiaoxing e Yoshitaka Takeuchi e distribuito su Netflix a partire dal 4 agosto 2018.
La pellicola si divide in tre distinti episodi, che si riuniscono infine per l'epilogo. Nel primo episodio Xiao Ming deve affrontare l'imminente morte dell'amata nonna e ricorda di quando da piccolo mangiava insieme a lei i noodles, che il ragazzo adorava gustare anche in un piccolo negozio che poi ha chiuso.
Nel secondo episodio, Yi Lin è una modella che, dopo la morte dei genitori, deve occuparsi di sua sorella minore Lulu, la quale aspira a diventare disegnatrice di moda. I problemi insorgono quando la carriera di Yi Lin inizia ad essere insidiata da colleghe più giovani e disinibite, mentre al contempo iniziano i primi screzi con Lulu.
Nel terzo e ultimo episodio, lo studente Li Mo inizia una romantica relazione con la studentessa Xiao Yu, registrando per lei su cassetta le lezioni dopo che costei si infortuna a una gamba. Ma la neonata coppia rischia di sfaldarsi subito quando Xiao Yu annuncia di voler entrare in una scuola che è fuori dalla portata di Li Mo.
Il presente, pressante e difficile, filtrato e accettato attraverso il passato e gli oggetti a cui siamo rimasti più legati, che costituiscono un tangibile ricordo di quel periodo. Ecco il tema che predomina lungo tutti e tre gli episodi.
Ognuno dei personaggi si ritrova coinvolto all'improvviso in una situazione di crisi, che viene infine superata - oltre che con la forza di volontà - anche ricollegandosi a un oggetto del loro passato, rispettivamente i noodles, i disegni e le cassette.
Tale oggetto, o meglio il ricordo di esso, contribuisce a rasserenare l'animo dei protagonisti che giungono dunque anche attraverso ciò a trovare una risoluzione alla crisi.
C'è da sottolineare il fatto che il film non è una mera e semplice celebrazione di un passato che non c'è più e non è solo ricordando il passato che si risolvono i problemi. Per questo - in particolar modo nella scena finale - viene detto che occorre focalizzarsi anche sul presente e sulle sue sfide, per poter costruire un luminoso futuro.

giovedì 30 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Le Avventure della Brigata Fucilieri - Operazione Palla


Ritorna la compagine militare più scalcinata, sconclusionata, offensiva, poco british e molto uncorrect nota come Brigata Fucilieri, creata da Garth Ennis e Carlos Ezquerra.
Già apparsa in Le Avventure della Brigata Fucilieri (Adventures of the Rifle Brigade), il team composto da Hugo Darcy, Cecil "Dubbioso" Milk, il Capitano Crumb, il Capitano Geezer, Hank lo Yank e lo Zampognaro fa il suo ritorno in una nuova miniserie di tre numeri pubblicata nel 2001, Operazione Palla (Operation Bollock).
Settembre 1944: La Brigata Fucilieri riceve l'incarico per una missione top secret e delicatissima, ritrovare il celeberrimo (?) testicolo perduto di Adolf Hitler, che si ritiene abbia proprietà mistiche (una leggenda metropolitana all'epoca, una verità storica oggi... il testicolo unico, non le capacità mistiche).
Tale potente (?) artefatto si trova in un principato arabo, ma la Brigata Fucilieri dovrà contenderselo - a suon di situazioni surreali affrontate col tipico aplomb britannico - con i nazisti, i sultani locali e persino eroi americani che vogliono trafugarlo.
I due autori proseguono nello stesso solco della prima miniserie. Oltre agli stessi protagonisti, e il ritorno di qualche comprimario, le cui personalità improponibili sono ormai scolpite nelle pietra, si ripresentano anche grossomodo le stesse situazioni della prima storia, con solo qualche aggiunta degna di rilievo.
Aggiunte che comprendono ad esempio degli omaggi che sono in realtà delle vere e proprie parodie alle saghe di Rocky, Indiana Jones e più in generale al cinema d'azione americano.
Seppur alcune situazioni siano surreali e comiche come solo Garth Ennis è in grado di concepire (quando poi è affiancato da Carlos Ezquerra come in questo caso o Steve Dillon dà il massimo in tal senso), in certi casi si ha come la sensazione di vedere un film già visto, ma riconfezionato in una maniera differente.
Forse questo spiega come, pur fingendo di promettere un ulteriore seguito al termine della storia, in realtà Garth Ennis stesso affermi che esso non è necessario, avendo intuito che la Brigata Fucilieri abbia esaurito la propria carica narrativa.
Quindi le avventure di questo insolito gruppo terminano qui, ma le satire antimilitariste di Garth Ennis troveranno spazio altrove.

mercoledì 29 marzo 2023

Disney+ Original 8: Magic Camp


E anche quest'anno si rinnovano le lezioni presso la mistica scuola di magia. Anche quest'anno possiamo ritrovarci tutti quanti al binario 9 ¾ e partire insieme per Hog... Ah no? No, perché stavolta ci ritroviamo di fronte a una differente scuola di magia, sempre per aspiranti maghi ma... più ancorata alla realtà.
Il tutto in Magic Camp, diretto da Mark Waters, scritto da Micah Fitzerman-Blue, Noah Harpster, Matt Spicer, Max Winkler, Dan Gregor, Doug Mand, Gabe Sachs, Jeff Judah (di certo saranno stati staccati molti assegni per la sceneggiatura) e distribuito su Disney+ a partire dal 14 agosto 2020.
Come ogni estate, viene inaugurato l'Istituto di Magia gestito da Roy Preston (Jeffrey Tambor). Quest'anno vi è l'esordio come insegnante di Andy Duckerman (Adam DeVine), un tempo un grande mago da palcoscenico, oggi caduto in disgrazia e che lavora come tassista per sbarcare il lunario. Costui incolpa delle sue sventure una sua ex socia e amica, Kristina Darkwood (Gillian Jacobs), anche lei presente come insegnante.
Ad Andy viene affidata una squadra composta da giovani maghi inesperti e dovrà impegnarsi al massimo per far vincere loro il torneo estivo del Magic Camp.
Più che Harry Potter, siamo in realtà dalle parti di School of Rock, ma traslato sul versante della magia da palcoscenico. Sostanzialmente la trama è molto simile.
Abbiamo un ex professionista a cui è stato impedito di sviluppare la propria passione e che di malavoglia accetta un incarico come insegnante. Qui trova una sua presunta nemica, che poi in realtà si rivela una preziosa alleata. E l'esperienza scolastica e di insegnamento lo aiuta infine a migliorare come persona.
Così come cambiano i ragazzi affidati alla sua tutela. E qui potrete ritrovare il consueto campionario di psicologie semplici. Ci saranno il ragazzo che ha appena vissuto un drammatico evento, la ragazza strana e pure un po' antipatica, il nerd occhialuto, la ragazza dark, il bulletto (di origini italiane, ovviamente) e coloro che non vogliono seguire le orme paterne o materne.
Insomma, personalità molto immediate, facilmente riconoscibili e tagliate con l'accetta per un prodotto del tutto rassicurante, rivolto alle famiglie per una serata rilassante e senza sorprese. Nel complesso risulta qualcosa di già visto svariate volte, ma se questa tipologia di film continua a essere richiesta un motivo ci sarà.
Niente Avada Kedavra stavolta.

martedì 28 marzo 2023

Netflix Original 117: La Doppia Vita di Brij Mohan


Ne Il Fu Mattia Pascal, il protagonista - oppresso da un'esistenza piena di problemi, dai debiti e da una moglie asfissiante - cerca di rifarsi una vita dopo aver vinto una grossa somma di denaro al casinò e dopo essere stato dichiarato morto per una serie di incredibili coincidenze. Ma l'esperienza si rivelerà ancora più tragica.
Ora non so se la fama di Luigi Pirandello sia giunta fino in India, sinceramente ne dubito, tuttavia appare molto debitrice di quest'opera La Doppia Vita di Brij Mohan (Brij Mohan Amar Rahe), scritto e diretto da Nikhil Nagesh Bhat e distribuito su Netflix a partire dal 3 agosto 2018.
Brij Mohan Gupta (Arjun Mathur), titolare di un negozio di biancheria intima, è oppresso sia dai debiti che da una compagna opprimente e non ha un momento libero per sé. Costretto a rivolgersi a un usuraio, viene da questi minacciato quando non è in grado di restituire il denaro, ma a causa di un incidente l'usuraio muore.
Brij Mohan prende allora il denaro presente nella cassaforte dell'usuraio e fugge via, deciso a rifarsi una nuova vita sotto altro nome. Ma le conseguenze di ciò che ha fatto non tarderanno a farsi sentire.
Un film un po' strano e non solo perché proviene da una nazione che riteniamo distante dalla nostra per usi e costumi, anche nel cinema (no, almeno stavolta le canzoncine non ci sono).
La storia parte come una classica commedia, col protagonista sfortunato, vessato dal lavoro e dalla famiglia e con alcune situazioni comiche a contorno, ma procedendo man mano si tramuta in un racconto noir segnato dalla crudeltà di un po' tutti i protagonisti (seppur recitato sopra le righe).
Brij Mohan inizia come la vittima della situazione, si prova quasi empatia per lui, ma ben presto diventa un carnefice, poiché l'ingordigia per la situazione in cui vive lo porta a commettere orribili fatti criminali. Con inevitabile pena del contrappasso finale.
Tuttavia non si capisce bene quale sia "l'anima" del film. Non appare proprio incentrata sul fuggevole concetto di identità, come nel caso del buon Luigi Pirandello.
Vuole forse sottolineare come ci sia un'anima oscura dentro ognuno di noi? In questo caso risultano un po' fuori posto le scenette comiche iniziali. Vuole invece dirci che ogni persona ha un punto di rottura? Se è così, nel caso di Brij Mohan questo punto di rottura viene superato abbastanza presto.
Insomma, si ha la sensazione - almeno da un punto di vista personale - che si siano prese due strade diverse senza cercare di incrociarle per davvero, ma che alla fine portano il protagonista inevitabilmente alla dannazione. Doppia vita, doppia condanna.

lunedì 27 marzo 2023

Prime Video Original 51: The Mauritanian


Un film come The Report - ma possiamo citare anche Vice, L'Uomo nell'Ombra - aveva già mostrato certe dinamiche delle amministrazioni statunitensi post-11 settembre 2001 che, in nome di una pur legittima difesa e perché no anche rivalsa contro le organizzazioni terroristiche che avevano ideato e messo in atto gli attentati, avevano dato vita a detenzioni ingiustificate e pratiche di interrogatori da considerare come tortura. Insomma, storture degli organismi governativi.
Un ulteriore sguardo a questo recente periodo storico ci viene proposto da The Mauritanian, diretto da Kevin Macdonald, scritto da M.B. Traven, Rory Haines e Sohrab Noshirvani e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 3 giugno 2021. La pellicola si basa sull'autobiografia 12 Anni a Guantanamo (Guantanamo Diary), di Mohamedou Ould Slahi.
Due mesi dopo gli attentati dell'11 Settembre 2001, Mohamedou Ould Slahi (Tahar Rahim) viene preso in custodia dalle autorità americane, convinte sia stato uno dei reclutatori degli attentatori.
Quattro anni dopo, l'avvocatessa per i diritti civili Nancy Hollander (Jodie Foster) si interessa al caso di Slahi, detenuto a Guantanamo senza che sia stato incriminato in maniera formale. Come procuratore militare incaricato di portare Slahi in tribunale viene invece scelto Stuart Couch (Benedict Cumberbatch).
Si dipana così un'intricata vicenda giudiziaria che durerà alcuni anni e in cui Nancy Hollander e Mohamedou Ould Slahi devono fare i conti con la reticenza delle autorità governative e confessioni estorte con la violenza.
Il film si basa sulla vera vicenda di Mohamedou Ould Slahi, catturato dal governo americano per i motivi succitati, imprigionato a Guantanamo e messo in isolamento e rilasciato solo nel 2016, dopo 14 anni di prigionia, senza che venisse sporta una formale accusa, e con la possibilità negata di stare accanto a sua madre, morta in sua assenza. Non essendoci prove a suo carico, una sua confessione è stata estorta utilizzando pratiche di tortura come il waterboarding, minacce, intimidazioni e privazione del sonno.
Tale vicenda viene presa come esempio, e come iceberg concettuale, del delicato periodo vissuto dagli Stati Uniti nei quindici anni successivi agli attentati dell'11 Settembre. Anni dominati dal desiderio di catturare i responsabili, a qualsiasi costo. Un desiderio trasversale per ogni parte politica, questo è da riconoscere.
Seppur siano stati conseguiti dei risultati in questa campagna contro il terrorismo, quale l'uccisione di Osama Bin Laden, ormai ogni cittadino americano, e più trasversalmente chiunque altro, è consapevole che in certi casi il giustiziere è divenuto il carnefice e il boia.
Più retorico in certi punti rispetto a The Report, The Mauritanian mette in guardia rispetto a queste storture da parte di coloro che dovrebbero perseguire ideali di giustizia, specialmente nelle situazioni di crisi. In quanto è proprio in queste situazioni che si deve mostrare la differenza tra coloro che incarnano l'ordine e coloro che spargono il caos.

venerdì 24 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Superman - Identità Segreta


In quello che era il grande Multiverso precedente a Crisi Sulle Terre Infinite, vi era un mondo alquanto particolare. Si chiamava Terra-Prime e aveva la particolarità di essere... il nostro mondo! Quello dove gli eroi DC Comics erano solo personaggi dei fumetti e nessun supereroe era mai apparso sulla scena.
Tranne uno, un Superboy che per ironia della sorte si chiamava Clark Kent e che fu tra i pochi sopravvissuti della Crisi.
Si ispira a questo concetto, pur non riprendendo apertamente il personaggio in questione, la miniserie in quattro numeri Identità Segreta (Secret Identity), pubblicata nel 2004, scritta da Kurt Busiek e disegnata da Stuart Immonen.
Clark Kent è un ragazzo come tanti che abita in Kansas... ma ha la sfortuna di chiamarsi come un celebre personaggio dei fumetti e venire deriso per questo, da amici e familiari. Qualcosa cambia, però, quando durante un'escursione notturna Clark Kent acquisisce in maniera misteriosa proprio i poteri di quel celebre personaggio.
Clark Kent decide di utilizzare quei poteri per il bene comune, ma facendolo in segreto per non compromettere la sua identità. Una missione che durerà anni, durante i quali crescerà come persona e troverà una famiglia, mentre il governo americano è sempre sulle sue tracce per cercare di comprendere il suo segreto.
Il protagonista di questa storia in realtà non è un supereroe, bensì una persona comune - come possiamo esserlo noi - che da un momento all'altro diviene qualcosa di più che un semplice essere umano come tutti gli altri, eppure rimane saldamente ancorato alle sue radici.
La domanda "Cosa faresti se avessi dei superpoteri?" qui trova una risposta ed è una risposta che in realtà il protagonista stesso deve trovare nel corso dei decenni, mentre lui stesso matura, trova una compagna di vita, ha delle figlie e diviene una persona rinomata non per i suoi meriti supereroistici. Cresce dunque prima di tutto come persona e questo si riflette in ciò che fa.
Questa è una storia connotata da una profonda umanità, che può sì apparire retorica in alcuni punti, ma è fortemente sentita sia dallo sceneggiatore che dal disegnatore, i quali riescono a trasmettere a noi quelle che sono le loro emozioni. Emozioni solari, come solare è il personaggio di Superman.
Clark Kent in realtà siamo anche noi, ogni singola persona che ha una propria "identità segreta" che preferisce non mostrare agli altri, ma che potrebbe fare del bene. Noi che abbiamo i nostri peculiari "superpoteri", che possiamo e dobbiamo usare per "la verità e la giustizia".

giovedì 23 marzo 2023

Netflix Original 116: Tale Padre


Ritorniamo a parlare quasi subito di rapporti tra padri e figli, di nuovo nel campo della commedia, seppur in maniera decisamente diversa rispetto a Il Padre dell'Anno (Father of the Year).
Stavolta si tratta di un rapporto difficile tra padre e figlia, che viene esplorato in Tale Padre (Like Father), scritto e diretto da Lauren Miller e distribuito su Netflix a partire dal 3 agosto 2018.
Rachel Hamilton (Kristen Bell) è una pubblicitaria ed esperta di marketing del tutto dedita al suo lavoro, tanto che per questo vede fallire il proprio matrimonio davanti all'altare.
Durante la fallimentare cerimonia, Rachel rivede suo padre Harry (Kelsey Grammer), che l'aveva abbandonata 26 anni prima. Nonostante ci sia un forte attrito tra i due, si imbarcano nella crociera prenotata per il matrimonio perché non vada sprecata.
Sarà l'occasione per loro di riallacciare i rapporti e capire mai come siano stati così distanti in tutti questi anni.
Siamo nell'ambito della commedia classica, con una storia che abbiamo già visto altre volte (forse troppe volte?), dove vi è una situazione di crisi già presente quando vediamo iniziare la storia (gli anni di lontananza tra padre e figlia) che trova infine la sua risoluzione grazie all'amore familiare.
Una tematica che costituisce il punto di partenza e l'epilogo, mentre nel mezzo vedremo varie situazioni comiche o presunte tali (tra gare a quiz e karaoke) in cui questo aspetto viene messo da parte e i protagonisti interagiscono con altre persone durante la crociera.
Appare chiaro che quelle che ci ritroviamo di fronte sono due tipi di solitudini, che i due protagonisti si sono creati con le proprie mani nel corso degli anni per motivi che diverranno chiari con lo scorrere della trama. Rachel in nome di una legittima ambizione lavorativa che è sfociata in ossessione, Harry per le conseguenze di quello che ha fatto e le ragioni che lo hanno portato ad agire in quel modo. Due solitudini che alla fine avranno modo di incontrarsi per creare un nuovo rapporto.
E anche in questa occasione, come nel caso di Kodachrome, si utilizza la metafora del viaggio come sensazione di rinascita. Bloccati in quello che è una sorta di loop che in realtà va avanti, i personaggi sono costretti a guardare dentro loro stessi e venire a patti con ciò che hanno fatto.
Ovviamente, nulla di nuovo sotto il sole e senza particolari picchi: la trama procede esattamente come ci aspettiamo. Questo film si pone l'obiettivo di essere un prodotto rassicurante per lo spettatore e raggiunge tale obiettivo senza troppo impegno.

mercoledì 22 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Le Avventure della Brigata Fucilieri


Quando Garth Ennis scrive le sue storie di guerra, queste possono essere principalmente di due tipi. Possono essere quelle dall'impatto drammatico, che non lasciano spazio all'ironia e rispecchiano in maniera accurata la realtà storica, seppur filtrata attraverso la lente del fumetto.
Oppure... possono essere quelle immaginate dal Garth Ennis più scatenato e irriverente, con toni surreali quali lui ama adottare anche in altri fumetti quali The Pro. Ne è un esempio Le Avventure della Brigata Fucilieri (Adventures of the Rifle Brigade), miniserie in tre numeri pubblicata nel 2000 e disegnata da Carlos Ezquerra.
La Brigata Fucilieri è composta dal leader sul campo Hugo Darcy, Cecil "Dubbioso" Milk, il mastodontico e cannibale Capitano Crumb, il pluriomicida Capitano Geezer, l'americano Hank lo Yank e lo Zampognaro.
All'alba del D-Day, la Brigata Fucilieri viene paracadutata in piena Berlino, per una missione così segreta che forse è ignota pure a loro. E l'esercito tedesco, la SS e la Gestapo sono pronti a dare loro un caldo benvenuto.
Sì, siamo proprio nell'atmosfera più surreale che ci possa essere - pur inserita dentro un contesto storico perfettamente aderente - e che funge in realtà da satira antimilitarista e antibellica, che è un tema caro a Garth Ennis (il quale potrà anche essere irriverente quanto si vuole, ma è cresciuto circondato dagli attentati dell'IRA).
Lo sceneggiatore non fa sconti proprio a nessuno, a partire dai nazisti ovviamente, dipinti come vanagloriosi, codardi dietro una finta maschera di spietatezza e senza spina dorsale. Ma c'è n'è anche per gli americani, che si ritengono il centro del mondo, e persino gli inglesi e gli scozzesi.
Il tutto tra battute decisamente molto al limite, ma non offensive e incentrate su temi anche delicati come la malattia e l'omosessualità (ma senza venature di omofobia o altro, a meno che non si voglia essere inutilmente in mala fede).
Non si tratta di un atto di misantropia generale da parte di Garth Ennis, semplicemente lo scrittore vuole mettere alla berlina come solo lui sa fare certi atteggiamenti di chi comanda in tempo di guerra, per sottolineare come tutte le battaglie, le vittorie e le sconfitte alla fine non contino nulla. Alla fine rimangono sul campo solo le vittime di questo conflitto.
Ma invece che adottare un tono serioso, Ennis vi preferisce lo sberleffo. E dopo tutti i sorrisi che le sue battute sono riusciti a strappare, rimane addosso una sensazione di straniamento. Di come anche in un racconto di guerra umoristico l'umanità possa tirare fuori il suo peggio. Di come anche un racconto di guerra possa insegnarti delle cose senza lacrime o dolore.

martedì 21 marzo 2023

Netflix Original 115: Extinction


Sono molte le invasioni aliene che hanno costellato il grande schermo nel corso degli anni e dei decenni, da La Guerra dei Mondi in poi. E tra esplosioni ed effetti speciali, tali invasioni magari divenivano in maniera saltuaria metafora di una particolare situazione sociale, la quale veniva analizzata e criticata dietro il paravento di una storia fantastica (come fece appunto H.G. Wells con l'originaria Guerra dei Mondi).
Ma dopo così tante invasioni, esplosioni ed effetti speciali si può ancora dire qualcosa di nuovo? Ci prova Extinction, diretto da Ben Young, scritto da Spenser Cohen e Brad Kane e distribuito su Netflix a partire dal 27 luglio 2018.
Peter (Michael Peña) è un padre amorevole, ma spesso assente, cosa che gli crea problemi con la famiglia e gli amici. Peter ha da tempo strane allucinazioni in cui è coinvolto insieme alla sua famiglia in un'invasione aliena su larga scala e in cui lui e la moglie Alice (Lizzy Caplan) sembrano perire.
I suoi familiari e amici lo bollano come un folle, ma devono ricredersi quando un'invasione aliena accade davvero. Mentre Peter e i suoi cari cercano un rifugio sicuro, scoprono qualcosa di sconvolgente sull'invasione, qualcosa che cambierà le esistenze di tutti.
Il film si divide nettamente in due parti. La prima rappresenta proprio la classica invasione aliena cinematografica, col padre di famiglia che cerca di mettere in salvo i propri cari, mentre tutto intorno a lui il mondo viene distrutto. C'è solo quella strana presenza delle allucinazioni, costanti e ripetute.
La seconda parte, invece, ribalta in maniera totale la prospettiva della prima: viene introdotto un twist narrativo che costringe lo spettatore a mettere in dubbio tutto ciò che ha visto sino a quel momento e iniziare a guardare il tutto con occhi diversi.
La pellicola diventa dunque una metafora sul concetto di umanità, nel senso più ampio possibile di cosa possa davvero definirsi umano. E anche di come gli esseri umani tendano a distruggere tutto ciò che non riescono a comprendere, senza intavolare alcun tipo di dialogo, e siano più naturalmente portati per il conflitto.
Siccome è questo alla fine il tema principale, risulta un po' straniante col senno di poi realizzare che è stato l'aspetto dell'invasione "aliena" classica quello più trattato, a discapito dell'aspetto più intimista. Diciamo che si è voluto puntare molto in principio sulla spettacolarizzazione e l'azione - con le classiche scene mozzafiato, tra esplosioni ed effetti speciali - prima di concentrarsi su altri obiettivi.

lunedì 20 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Spider-Gwen - La Più Ricercata...?


Il personaggio di Spider-Woman/Spider-Gwen esordisce sulle pagine di Edge of Spider-Verse 2, nel 2014. Ideata da Jason Latour e Robbi Rodriguez, costituisce un perfetto ribaltamento degli eventi avvenuti nel Marvel Universe.
Qui Gwen Stacy è morta a seguito di uno scontro tra Goblin e Spider-Man, mentre nel mondo di provenienza di Spider-Gwen è Peter Parker ad aver perso la vita in uno scontro, seppur in circostanze differenti.
Dopo aver affrontato Morlun e la sua famiglia, insieme ad altre decine di eroi ragneschi alternativi, nell'evento Spider-Verse, Spider-Gwen diventa la protagonista di una miniserie in cinque numeri, pubblicata nel 2015 e realizzata dai suoi creatori, che esplora infine il suo background e si intitola La Più Ricercata...? (Most Wanted?).
Su Terra-65, il mondo di provenienza di Spider-Gwen, Peter Parker è deceduto a seguito di uno scontro con l'eroina, dopo essersi trasformato in Lizard. La polizia, sobillata anche dagli editoriali di J. Jonah Jameson, cerca di catturare Spider-Gwen per l'omicidio del ragazzo e a capo delle indagini vi è George Stacy, suo padre.
Mentre Gwen decide di prendersi un periodo di pausa dalla sua carriera come batterista della band Mary Janes, Spider-Gwen viene presa di mira sia dal boss del crimine Kingpin e dai suoi sgherri Matt Murdock e Avvoltoio, sia dal nuovo capo della task force dedita alla sua cattura, Frank Castle.
Presa tra due fuochi, Gwen deve decidere se confidare il proprio segreto a suo padre, forse l'unico e solo alleato che abbia.
La cosa più interessante quando si parla di universi alternativi è vedere come questi differiscano dall'universo principale e come tali differenze vengano utilizzate in termini narrativi.
Nel mondo di Spider-Gwen, la realtà come noi la conosciamo non è cambiata solo in merito a un evento (Peter Parker deceduto al posto di Gwen Stacy e peraltro in circostanze diverse), ma vi sono svariati altri aspetti che differiscono dal Marvel Universe e che qui vengono solo accennati - con l'idea sicuramente di esplorarli in seguito - quali Matt Murdock al servizio di Kingpin, una diversa origine per la Gatta Nera, oppure Frank Castle come rispettato agente di polizia.
Siamo anche lontanissimi dalle sensibilità che avevano Stan Lee e Gerry Conway, i quali ritraevano le adolescenti come le vedevano al loro tempo, ma che è anche un abisso in termini di profondità narrativa e cambiamenti sociali rispetto a oggi.
Jason Latour, invece, è uno sceneggiatore che è nato in una società diversa rispetto a quella in cui vivevano Lee e Conway e in cui le protagoniste femminili sono tratteggiate in modo diverso. Quindi non credo sia un'eresia dire che, dell'originale Gwen Stacy, Spider-Gwen prende il nome, il background e poco altro.
Ma per il resto è uno spirito indipendente, che vuole tracciare una propria strada sia come supereroina che come componente di un gruppo musicale, e che non vuole dipendere da nessuno se non da sé stessa e dalle sue scelte, di cui si assume la piena responsabilità.
Un personaggio maturo e consapevole di quest'era, come a suo modo era matura e consapevole la Gwen Stacy di 50 anni fa, ma in maniera decisamente diversa. In 50 anni molte cose possono cambiare. E così anche la ragazza della porta accanto può divenire la persona più speciale che ci sia.

sabato 18 marzo 2023

A scuola di cinema: Sotto Accusa (1988)

6 Marzo 1983: Cheryl Ann Araujo, una ventunenne residente a New Bedford in Massachusetts, si reca presso un locale, il Big Dan's Tavern, per comprare delle sigarette. Mentre si trova lì, la donna parla con alcuni avventori.
Quando sta per andarsene, però, alcuni uomini la afferrano, la piazzano con forza su un tavolo da biliardo strappandole i vestiti e la violentano. Altri avventori presenti nel locale non intervengono in difesa della donna.
Cheryl Araujo alla fine riesce a liberarsi degli assalitori e si fionda in strada, dove viene trovata in stato di shock da tre studenti che la portano subito in ospedale.
Il locale perde subito la licenza per vendere alcolici e chiude i battenti pochi giorni dopo. Sei persone vengono chiamate a processo con l'accusa di stupro aggravato: quattro vengono condannate, ma l'incubo continua anche lì per Cheryl Araujo, rea di essersela cercata, come va tanto di moda dire in maniera ipocrita.
Inoltre, la rilevanza mediatica che viene data al caso fa sì che il nome di Cheryl venga rivelato al pubblico con gravi invasioni della sua privacy, mentre quelli degli assalitori vengono tutelati.
Isolata dalla comunità in cui vive a seguito della conclusione del processo, Cheryl Araujo si trasferisce a Miami con la propria famiglia, ma perisce in un drammatico incidente stradale il 14 dicembre 1986.
Da questa vicenda prende spunto un celebre film.


Quando il caso di Cheryl Araujo diviene di rilevanza nazionale, la produttrice Dawn Steel della Paramount Pictures chiede allo sceneggiatore Tom Topor se sia interessato a scrivere una sceneggiatura sul tema della violenza sessuale. Tom Topor, rimasto anche lui colpito dalla vicenda, accetta l'incarico.
Nello scrivere la sceneggiatura, Tom Topor intervista vittime di stupro, stupratori, nonché avvocati, giudici e infermiere che hanno seguito dei casi di violenza sessuale.
Allo stesso tempo, Dawn Steel incontra a una festa di compleanno del marito Chuck Roven il regista Jonathan Kaplan, con cui tempo prima al tempo del processo aveva discusso della possibilità di dirigere un film sulla vicenda, che aveva colpito anche lui. Il regista accetta dunque l'incarico.
In principio la sceneggiatura, intitolata Reckless Endangerment, è maggiormente incentrata sull'avvocatessa, ma Kaplan richiede che la vittima abbia altrettanta importanza e sia una figura centrale. Inoltre la violenza sessuale avviene su un tavolo da biliardo, come accaduto a Cheryl Araujo, ma temendo una possibile causa la produzione lo fa sostituire con un flipper.
Per il ruolo di Kathryn Murphy, l'assistente procuratore distrettuale, la prima scelta ricade su Jane Fonda, ma costei viene contattata prima che la sceneggiatura sia modificata a seguito delle richieste di Jonathan Kaplan e, ritenendola non all'altezza, rifiuta la proposta.
La sceneggiatura viene poi inviata a Kelly McGillis, al quale viene chiesto di scegliere il ruolo da protagonista a lei più congeniale. L'attrice non vuole interpretare la vittima, in quanto nel 1982 - cosa non di dominio pubblico all'epoca - due giovani ragazzi erano entrati nel suo appartamento sfondando la porta e l'avevano stuprata e ferita, prima che la polizia intervenisse.
Un evento traumatico per cui l'attrice è poi entrata in terapia per un anno. Dunque chiede e ottiene la parte di Kathryn Murphy. In preparazione a questo ruolo, Kelly McGillis entra in contatto col Procuratore Distrettuale che seguì il suo caso.
Il ruolo di Sarah Tobias, la vittima, rifiutato da altre attrici poiché ritenuto troppo controverso, viene ricercato da Jodie Foster, la quale in principio fatica a farsi ricevere dai produttori per un'audizione, convinti non sia abbastanza sexy per questo ruolo. Una reticenza che apparirebbe insolita, considerato che l'attrice ha già conseguito una nomination all'Oscar per la sua interpretazione in Taxi Driver.
Tuttavia, da qualche anno Jodie Foster si è semi-ritirata dalle scene, da un lato per motivi di studio frequentando la Yale University, dall'altro per far passare il clamore mediatico sulla sua persona a seguito del tentato assassinio di Ronald Reagan da parte di John Hinkley, un suo fan con turbe psichiche. I film da lei interpretati dopo il suo ritorno, inoltre, non hanno suscitato particolare interesse.
Jonathan Kaplan e Kelly McGillis, però, intercedono per lei e - forte anche del grande successo di quest'ultima grazie a Top Gun - contribuiscono infine a farle ottenere le audizioni necessarie per conseguire la parte. In preparazione al ruolo, Jodie Foster partecipa ad alcuni incontri di gruppi di supporto a vittime di violenza sessuale.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 27 aprile 1987, tenendosi a Vancouver. Durante la lavorazione, Dawn Steel viene licenziata dalla Paramount mentre è in sala parto, ma il progetto da lei approvato continua sotto l'egida dei produttori Stanley Jaffe e Sherry Lansing.
Girare la scena dello stupro, per quanto simulato, si rivela molto difficile per tutti gli attori coinvolti, che ne escono notevolmente provati a livello emotivo. Uno di essi, Woody Brown, si precipita a vomitare nel proprio camerino.
Jodie Foster cancella dalla propria memoria l'aver recitato quella scena, non per disgusto, ma per il suo forte impatto e a causa dell'eccessiva lacrimazione compromette i vasi sanguigni di uno dei suoi occhi.
Le riprese si concludono il 22 giugno 1987.
In principio, il film non incontra molti favori negli screening preliminari, addirittura c'è chi pensa che il personaggio interpretato da Jodie Foster si sia meritato ciò che le è capitato. Si giunge al punto di quasi non distribuire la pellicola, ma Sherry Lansing non ci sta, affermando che è stato coinvolto solo un campione demografico non significativo.
Chiede e ottiene dunque, seppur solo nove mesi dopo, un ulteriore screening a cui partecipano solo delle donne, molte delle quali hanno conosciuto vittime di stupro o hanno subito violenza sessuale. Stavolta il riscontro è del tutto differente e viene dato infine il via libera.
Sotto Accusa (The Accused) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 14 ottobre 1988. A fronte di un budget di 13 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 92 milioni di dollari.
Grazie a questo film, Jodie Foster consegue il suo primo Oscar come Miglior Attrice Protagonista. Un successo che rilancia la sua carriera e che bisserà pochi anni dopo con un secondo Oscar vinto grazie a Il Silenzio degli Innocenti (The Silence of the Lambs)... ma questa è un'altra storia.

venerdì 17 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Pinguino - Dolore e Pregiudizio


Nella variegata galleria di criminali che può vantare il Cavaliere Oscuro, Oswald Cobblepot alias il Pinguino occupa un posto di primo piano.
E forse non lo avrebbero pensato nemmeno i suoi creatori, Bob Kane e Bill Finger, che lo idearono come uno dei tanti, insoliti criminali - che avevano spesso piani sciocchi - contro cui doveva confrontarsi Batman.
Dopo Crisi sulle Terre Infinite, la versione giocherellona del Pinguino non poteva più funzionare e così è stato reinventato come un boss del crimine di Gotham City che opera attraverso società legali, tra cui il locale Iceberg Lounge, tramite cui perpetuare estorsioni e minacce e riciclare il denaro sporco.
Anche la sua origine è stata rivista, pur prendendo a riferimento alcuni elementi della Silver Age, e vede Cobblepot - che vive una sorta di rapporto edipico con la madre - uccidere i suoi fratelli e suo padre che lo ridicolizzavano per il suo aspetto e per la sua passione per l'ornitologia.
Un'origine che viene esplorata nelle sue conseguenze nella miniserie in cinque numeri Dolore e Pregiudizio (Pain and Prejudice), pubblicata tra il 2011 e il 2012, scritta da Gregg Hurwitz e disegnata da Symon Kudranski. Con tanti omaggi a Jane Austen.
Oswald Cobblepot ha costruito la sua fortuna dal nulla. Ultimogenito di una famiglia che lo detestava, era amato solo da sua madre, che cercava di proteggerlo a ogni costo. Per lei, Cobblepot ha ucciso i suoi congiunti e ha poi costruito un impero criminale per poterle donare i gioielli e i beni più preziosi, sottratti con l'unica arma che lui conosce, la violenza.
Quando però sua madre muore di vecchiaia, il mondo di Oswald Cobblepot sembra andare in frantumi. Un mondo che tuttavia trova una nuova scintilla di speranza grazie a Cassandra, una ragazza non vedente di cui Cobblepot si innamora. Che sia davvero questa la fine del Pinguino?
Questa storia indaga a fondo nell'animo oscuro di Oswald Cobblepot, mostrandocene le principali motivazioni. Motivazioni che non sono dettate dal desiderio di arricchirsi o dominare la città, che rimangono comunque nel suo radar, quanto ricadono nel farsi accettare dalla popolazione e vendicarsi di tutti coloro che lo hanno maltrattato in passato o lo prendono in giro (o che lui crede lo abbiano preso in giro), non uccidendoli, ma distruggendo la loro vita.
In questo senso, il Pinguino risulta uno dei nemici più insidiosi di Batman. Non attacca in maniera diretta, salvo rari casi, ma utilizza criminali che non possono essere collegati a lui e nasconde tutto dietro una serie di scatole cinesi di società di comodo che ripuliscono il denaro sporco.
Cobblepot è consapevole della sua natura criminale ma, in una vignetta significativa, afferma di non ritenersi migliore o peggiore di coloro che sfruttano i lavoratori in nero o truffano i consumatori facendo perdere loro i risparmi di una vita. Il Pinguino, dunque, è il male che si conosce, ma che dire di quelle altre persone che dietro un sorriso e una bella facciata nascondono segreti ben più turpi?
A fare da cornice a questo animo nero, una ragazza che non può scrutare in suddetto animo, poiché la sua innocenza e il fatto che non riesca a vedere le consentono di toccare delle corde di cui il Pinguino stesso non era consapevole.
Ma il Pinguino ha un difetto di fondo: crede che l'amore possa essere comprato, così come ha cercato invano di comprare quello di sua madre quando l'affetto di lei nei suoi confronti è finito. E spesso è quasi impossibile cambiare la propria natura, anche quando è per un bene superiore.

giovedì 16 marzo 2023

Netflix Original 114: L'Avvertimento


Della storia talvolta si dice che tenda a ripetersi. Che certi eventi seguano uno schema determinato e quindi si verifichino più volte nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli.
Ignoro se questo corrisponda alla realtà ma, lasciando perdere le teorie complottiste e paranoiche, di certo a tale presupposto si è ispirato L'Avvertimento (El Aviso), film diretto da Daniel Calparsoro, scritto da Jorge Guerricaechevarría, Chris Sparling e Patxi Amezcua e distribuito su Netflix a partire dal 24 luglio 2018.
Jon (Raúl Arévalo), un matematico, assiste a una rapina presso un minimarket in cui viene coinvolto il suo miglior amico David, il quale rimane gravemente ferito. Dieci anni dopo questo evento, Nico (Hugo Arbues), un ragazzo bullizzato dai suoi compagni di scuola, si ritrova a transitare presso quello stesso minimarket e trova un enigmatico biglietto dentro una rivista.
Nel passato, intanto, Jon scopre uno strano schema in quella stessa zona dove è avvenuta la rapina. Uno schema che riguarda sempre un certo numero di persone che si ritrovano in quel luogo ogni certo numero di anni e sfocia infine in tragedia. Una tragedia che si ripeterà tra dieci anni. Ora l'uomo deve solo trovare un modo per avvisare la prossima, presunta vittima.
Come intuibile, il film percorre due piani temporali nello stesso momento. Piani temporali che si intersecano tra loro, ognuno influenzando l'altro. Tuttavia non siamo dalle parti di Tenet, qui non vi sono mal di testa associati e le due storie parallele procedono in maniera abbastanza lineare, fino alla risoluzione finale che nasconde un piccolo colpo di scena forse non così scontato (magari forzato, sì, ma non più di tanto).
Più che nel campo della fantascienza, siamo in quello del mystery thriller con una sensibilità prettamente europea e un'enigma che si dipana nel corso dei decenni. Un'enigma che tocca allo spettatore accettare oppure rifiutare, visto che non si dà una chiara risposta.
In realtà il film vuole sottolineare come il futuro - e quindi anche il nostro presente - non sia predeterminato per alcuna persona e la strada che decidiamo di percorrere sia esclusivamente una nostra decisione. Ogni scelta comporta delle conseguenze, così come non fare una scelta.
Vedremo dunque Nico, da persona bullizzata, trovare per via indiretta tramite gli eventi che lo vedono protagonista la capacità di reagire, di ribellarsi a ciò che altri hanno deciso per lui e uscire dal proprio stato di arrendevolezza dovuto alla scomparsa del padre.
Perché a volte la scelta migliore è fuggire dai guai che ci stanno venendo incontro, invece di affrontarli a testa bassa senza valutare possibili alternative, e poi trovare un modo per risolverli. Anche così si può maturare.

mercoledì 15 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Licantropus - Werewolf By Night


Dopo il breve ciclo apparso su Marvel Spotlight, Jack Russell alias Licantropus si vede dedicata una serie regolare, una delle tante a tema horror che compaiono negli anni '70 del secolo scorso e, insieme a quella di Dracula, una delle più longeve pubblicate dalla Marvel.
La testata Werewolf By Night esordisce nel 1972 e, per i primi dieci numeri, viene sceneggiata dal creatore del personaggio, Gerry Conway, il quale ottiene una piccola mano da Len Wein. Alla parte grafica vi sono invece Mike Ploog e Tom Sutton.
Jack Russell continua a essere soggetto a trasformazioni in licantropo per tre notti di fila, durante la fase lunare della luna piena, a causa di una maledizione ereditaria. Al suo fianco, seppur ignari di questo segreto, vi sono sua sorella Lissa e il suo miglior amico, il giornalista Buck Cowan.
Jack Russell in questo ciclo di storie deve prima indagare a fondo sul mistero del tomo maledetto, il Darkhold, e scoprire chi l'abbia scritto e se nelle sue pagine si annidi una possibile cura. Successivamente dovrà affrontare cowboy, domatori e maghi desiderosi di fargli la pelle.
Siamo in un'epoca che presenta storie un po' particolari, dove una nuova generazione di sceneggiatori inizia a sostituire la vecchia guardia, rappresentata a quel tempo principalmente da Stan Lee.
E nell'ottica della vecchia guardia, un tempo il freak rappresentava la minaccia da sconfiggere. Strani alieni, creature extradimensionali, mostri partoriti da incredibili orrori, erano tutti pronti a depredare o annientare l'umanità, che in uno slancio di ingegno e fortuna riusciva sempre ad avere la meglio su di loro (ci sono intere testate degli anni '50 del ventesimo secolo basate su questo presupposto).
Col tempo, tuttavia, la sensibilità è cambiata (un po' come stava accadendo con le raffigurazioni degli indiani nel cinema western) e lo stesso Stan Lee ne è stato un primo innovatore, presentando ai lettori ad esempio un personaggio come Hulk, incompreso e cacciato dagli umani solo perché diverso.
Gerry Conway, creatore anche di Man-Thing/L'Uomo Cosa, ci presenta dunque un "freak" quale Licantropus che è in realtà vittima delle circostanze e di una maledizione sulla quale non ha alcun controllo. Ma a causa del suo aspetto e della sua natura ferina viene temuto dall'umanità.
Temuto, oppure... sfruttato. Quell'umanità ingegnosa di venti anni prima si è dimostrata in realtà in alcuni casi infida e subdola ed ecco dunque monaci impazziti o corporation economiche che intendono sfruttare in qualche modo le capacità di Licantropus per i loro scopi.
In tutto questo non mancano comunque atmosfere gotiche degne di nota, come i richiami alle storie di Lovecraft, ai film di Tod Browning e alla serie di pellicole di mostri della Universal che vedono protagonista Lon Chaney.
Un aspetto rimasto ancorato al passato è che la protagonista femminile, Lissa, serve in realtà fino a questo momento solo a essere catturata, di modo tale che Licantropus possa salvarla dal criminale di turno. Ma anche qui col tempo la vecchia guardia sarà sostituita da una nuova, con nuove idee.

martedì 14 marzo 2023

Netflix Original 113: Il Padre dell'Anno


Eh, i rapporti tra padre e figlio sono sempre complicati. C'è un gap generazionale che a volte risulta difficile colmare e differenze di vedute che talvolta sfociano in aperti contrasti.
Ma come ogni rapporto familiare, può anche riservare piacevoli sorprese e, chissà, magari anche qualche risata e momento di sollievo. Come accade in Il Padre dell'Anno (Father of the Year), diretto da Tyler Spindel, scritto da Tyler Spindel e Brandon Cournoyer e distribuito su Netflix a partire dal 20 luglio 2018.
Ben (Joey Bragg) e Larry (Matt Shively) si apprestano a partire per New York al fine di stabilirsi lì in maniera permanente, ma prima decidono di andare a trovare i loro genitori che non vedono da un po', in particolare i rispettivi padri, Wayne (David Spade) e Mardy (Nat Faxon).
Dopo un paio di malintesi, i due padri entrano in contrasto tra loro per dimostrare di essere il genitore migliore, mentre al contempo per una serie di sventure i due ragazzi non possono più trasferirsi a New York e devono riconsiderare le loro priorità.
Questo film è stato prodotto dalla società fondata da Adam Sandler, ovvero Happy Madison Productions, e vi ha dunque lavorato l'entourage che ruota intorno all'attore, compresi i suoi amici attori e sceneggiatori. Quindi sì, prima che ve lo chiediate, il film è proprio una di quelle commedie surreali stile cinepanettone italiano ultima maniera, solo ambientato in questo caso nella periferia statunitense.
E perciò, in maniera oserei dire inevitabile, tutto il corollario delle solite scene (quelle a sfondo sessuale, principalmente, imbarazzanti perlopiù) che trovate in questi film non mancherà di fare la propria apparizione anche qui.
Che poi questo potrebbe anche rappresentare un punto di partenza, per quanto esile, volto a dare vita a una trama. Ma in realtà il film null'altro è che una serie di sketch comici, legati tra loro da un debole filo conduttore, che poi messi insieme non vanno a impattare più di tanto su storia che in realtà non esiste.
La premessa del confronto genitoriale viene dunque subito messa da parte per dare spazio alle varie scenette di cui sopra: avrete già capito da precedenti post che non rappresentano esattamente la mia cup of tea. Si vede che invece al pubblico americano continuano a piacere, visto che ogni tot mesi questo tipo di pellicola risalta fuori, come nel caso di Ibiza o Matrimonio a Long Island.
E alla fine, un bel sano trionfo e marcata sottolineatura dei valori americani quali la patria e la torta di... no, questa manca a dire il vero.
Dimenticabile.

lunedì 13 marzo 2023

Prime Video Original 50: Ipersonnia


Ci riesce difficile associare il genere della fantascienza al cinema italiano oggi. Forse perché inconsciamente lo colleghiamo in particolar modo agli effetti speciali, che riteniamo prerogativa delle produzioni americane o inglesi.
Inoltre non siamo più ai tempi di Mario Bava o Lucio Fulci, i quali realizzavano piccoli capolavori con budget praticamente inesistenti. Oggi un film di fantascienza, realizzato anche solo in maniera decente, comporta delle somme non indifferenti e dunque le produzioni italiane di solito dirottano i loro sforzi su un genere più proficuo, come la commedia.
Ma giungono anche le eccezioni, per fortuna, come Nirvana di Gabriele Salvatores o - volendo - anche Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. O come Ipersonnia, diretto da Alberto Mascia, scritto da Alberto Mascia ed Enrico Saccà e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 30 gennaio 2023.
Nel prossimo futuro, David Damiani (Stefano Accorsi) è uno psicologo che lavora al Progetto Hypnos, fortemente voluto da un ministro del nuovo governo per ridurre la criminalità, in cui i detenuti vengono rieducati e reinseriti in società tramite un sonno indotto, attraverso cui vengono riprogrammate le loro attività cerebrali. Un sonno che può durare anche anni.
Nonostante la criminalità sia ai minimi storici, qualcosa tuttavia non torna in questo Progetto Hypnos e vi sono dei segreti che rischiano di venire alla luce. David Damiani rimarrà coinvolto a livello personale in questa vicenda e il tutto si trasformerà ben presto in un incubo a occhi aperti.
A volte la fantascienza, dietro la metafora di una società del futuro, getta in realtà uno sguardo al mondo presente, indicando possibili storture, e questo film non rappresenta un'eccezione. Quella che è la distopia dell'Italia del futuro qui raffigurata presenta dunque alcuni punti di contatto con l'Italia del presente.
A partire dalla distanza, sociale e non solo, tra le classi ricche e le classi povere, sempre più ampie e con le seconde lasciate a marcire in quartieri separati e preda di umiliazioni. Mentre al contempo si vende al popolo tramite i media l'immagine di una società in crescita, con problemi di facile risoluzione - cosa che non è - e con politici che pensano più alla propria immagine che a risolvere questi problemi.
Coloro che vengono sottoposti al Progetto Hypnos sono dunque i reietti, quelle persone a cui noi non vogliamo pensare, di cui in certi casi cerchiamo persino di scordarci l'esistenza o verso cui si è pronti a puntare il dito solo perché qualcun altro ci dice di farlo.
Attorno a questa cornice distopica viene costruita una storia in cui il protagonista è l'uomo comune, che può essere sia l'eroe che il carnefice, con componenti di thriller e anche horror. Con qualche omaggio ad altre pellicole quali Arancia Meccanica, ma che prova a tracciare alla fine un proprio percorso.
Non rappresenta qualcosa di mai visto prima, tuttavia al tempo stesso è ancora una mosca bianca nelle produzioni italiane.

domenica 12 marzo 2023

A scuola di cinema: Zombi (1978)

1974: Dopo l'uscita de La Notte dei Morti Viventi (Night of the Living Dead), George Romero prosegue nella sua carriera cinematografica realizzando altre pellicole quali La Città Verrà Distrutta All'Alba (The Crazies) e aspettando una nuova, buona idea prima di girare un altro film incentrato sugli zombi.
L'occasione propizia si presenta quando il regista viene invitato da un suo amico, Mark Mason, a visitare il centro commerciale Monroeville Mall, sito vicino a Pittsburgh, da poco inaugurato e di cui Mason ha la gestione.
Passeggiando per i vari locali del gigantesco complesso, George Romero rimane colpito dagli sguardi persi dei consumatori, di come si fiondino da un reparto all'altro in maniera quasi automatica. Facendo una battuta, Mark Mason dichiara che in caso di una grave emergenza ci si potrebbe nascondere nel centro commerciale per molto tempo e sopravvivere.
Da questo spunto nasce il sequel de La Notte dei Morti Viventi.


George Romero inizia dunque a scrivere la sceneggiatura del seguito, ma in un primo momento lui e il produttore Richard Rubinstein incontrano qualche difficoltà nel reperire i finanziamenti necessari. Quando il regista italiano Dario Argento, grande ammiratore di Romero e dei suoi film, viene a sapere di questo progetto, si offre dunque di contribuire.
George Romero viene perciò ospitato a Roma presso un appartamento, dove completa la sceneggiatura con una minima assistenza da parte di Dario Argento, il quale comunque lascia piena libertà a Romero. Il regista italiano mantiene la parola: riesce a trovare i finanziamenti mancanti tramite la Titanus, chiedendo in cambio i diritti di distribuzione internazionale del film e la possibilità di occuparsi della colonna sonora, che realizza insieme ai Goblin.
La gestione del trucco e degli effetti speciali viene affidata a Tom Savini, il quale non aveva potuto contribuire al primo film. Grazie a una squadra di altri otto make-up artist, Savini riesce a gestire il trucco da zombie di circa 200 comparse. Normalmente occorrono fino a tre ore per completare il trucco in zombie, utilizzando un colore tendente al grigio.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 30 settembre 1977, tenendosi in Pennsylvania. Grazie alla conoscenza con Mark Mason, George Romero riesce a ottenere l'autorizzazione a girare le scene ambientate nel centro commerciale proprio presso il Monroeville Mall.
Ci sono alcuni inconvenienti, tuttavia, che nascono dal fatto di dover girare all'interno del centro commerciale, che ovviamente non può chiudere per mesi i battenti al pubblico. Il primo è che la produzione può effettuare le riprese solo durante la notte, quando il complesso non è operativo, nello specifico dalle dieci di sera fino a poco dopo l'alba, verso le sei di mattina.
Non ci sarebbero problemi nemmeno a continuare dopo, visto che il centro commerciale apre alle 10.30, ma dopo le 06.00 parte la musica automatica dagli altoparlanti che nessuno riesce a capire come spegnere.
Per ragioni di budget, Tom Savini deve occuparsi anche delle manovre acrobatiche insieme al suo amico Taso Stavrakis, incarico che peraltro lui stesso richiede. L'inesperienza, tuttavia, richiede il suo prezzo quando Savini durante una caduta manca in parte la fila di scatole di cartone preparata per attutire l'impatto. Con la conseguenza che per alcuni giorni deve girare per il set con una golf cart per via del conseguente infortunio.
Per le stesse motivazioni di contenimento del budget, gran parte delle comparse sono in realtà amici o parenti di chi partecipa alla produzione. La gang di biker, invece, è composta da una vera banda di motociclisti del luogo, appartenenti al Pagans Motorcycle Club, mentre per la Guardia Nazionale si presentano veri appartenenti della locale sezione, con tanto di attrezzatura e vestiti di ordinanza. 
Durante il periodo natalizio, le riprese presso il Monroeville Mall vengono interrotte per tre settimane in quanto lungo tutto il centro commerciale sono presenti delle decorazioni che costerebbe troppo rimuovere e rimettere al loro posto originario in poche ore.
Inoltre, la produzione è ritenuta personalmente responsabile di eventuali furti che possano verificarsi, evento non così improbabile considerato le numerose comparse che sono coinvolte. Qualcuno approfitta anche dei bar presenti nel complesso e qualche ubriacatura è inevitabile. Una notte, a seguito di un'ubriacatura, viene trafugata una golf cart che va a sbattere contro una colonna di marmo, causando un danno di 7.000 dollari.
Il finale previsto in principio è molto cupo e prevede la morte di tutti i personaggi principali, con gli ultimi due sopravvissuti - Peter e Francine - che si suicidano, rispettivamente sparandosi un colpo di pistola alla testa e decapitandosi usando le pale di un elicottero in movimento.
Tuttavia, nel corso della produzione, George Romero decide che questo epilogo sia fin troppo deprimente, pur essendo la scena già stata preparata, e così - dietro anche input della moglie Christine Forrest - decide di modificarlo e avere un finale più lieto, se così si può dire.
Le riprese si concludono l'otto marzo 1978.
Dario Argento, che ha l'esclusività sulla distribuzione su tutti i mercati esclusi quelli americani, effettua un proprio montaggio della pellicola, che elimina alcune battute comprensibili solo a un pubblico statunitense. Scene che invece non vengono tagliate nel montaggio effettuato da George Romero, il quale risulta dunque di qualche minuto più lungo.
Il regista incontra tuttavia qualche reticenza da parte della MPAA (Motion Picture Association of America), che vorrebbe affibbiare un rating X alla pellicola.
Siccome questo tipo di rating è appannaggio solo dei film pornografici, Romero vi si oppone  e, non intendendo effettuare dei tagli, ottiene che il film sia programmato nelle sale senza restrizioni, ma con indicazioni sia nei trailer che nei materiali promozionali che la visione del film, pur non contenendo alcuna scena di sesso, è vietata ai minori di 18 anni per via delle scene di violenza in esso contenute.
Zombi (Dawn of the Dead) viene insolitamente distribuito in principio nei cinema italiani, a partire dal primo settembre 1978, per poi essere programmato nelle sale statunitensi solo dall'aprile 1979. A fronte di un budget di 650.000 dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 66 milioni di dollari.
Anche stavolta si tratta di un grande successo e quindi si apre la strada per un terzo capitolo, che dovrebbe essere quello conclusivo... ma questa è un'altra storia.

sabato 11 marzo 2023

A scuola di cinema: Rocky IV (1985)

19 Giugno 1936: Viene tenuto, presso il Yankee Stadium di New York, il primo match di pugilato tra l'americano Joe Louis, un afroamericano, e il tedesco Max Schmeling.
Joe Louis si dimostra ben presto impreparato di fronte alla forza e potenza del suo avversario, tanto che per la prima volta in carriera finisce al tappeto.
Dopo numerosi colpi subiti e ferite riportate, Joe Louis subisce un KO al dodicesimo round, gettando un'intera nazione nello sconforto, mentre Adolf Hitler in persona si complimenta con Max Schmeling per la sua vittoria.
Appare chiaro come, dato il delicato periodo storico, l'incontro abbia avuto sottotesti politici e sociali ben evidenti.
Un rematch si svolge il 22 giugno 1938, sempre allo Yankee Stadium di New York, e stavolta Joe Louis mette in palio il titolo mondiale dei pesi massimi, che nel frattempo ha conseguito.
Stavolta non c'è storia in senso inverso. Joe Louis prende subito il controllo del match, che viene vinto già alla prima ripresa per KO Tecnico. Pur in quei pochi secondi, il pugile tedesco subisce talmente tanti pugni che deve essere poi ricoverato per qualche giorno in ospedale.
Il partito nazista ritira il suo appoggio al pugile tedesco, mentre Joe Louis diventa il nuovo eroe americano. I due avversari col tempo sviluppano poi anche una grande amicizia.
Questi due match servono successivamente di ispirazione per un nuovo capitolo della saga di Rocky.


Nel giugno 1982, dopo aver visto Rocky III, l'aspirante sceneggiatore Timothy Anderson scrive un trattamento di 32 pagine per un nuovo film su Rocky, incentrato su un combattimento in Russia del pugile.
Nell'ottobre 1982, Timothy Anderson ha modo di incontrare un componente del consiglio di amministrazione della Metro-Goldwyn-Mayer, Art Linkletter, e tramite lui giunge ad avere nel maggio 1983 anche un meeting con Sylvester Stallone.
Alla fine, tuttavia, la sceneggiatura gli viene restituita senza che venga avanzata alcuna proposta commerciale. La sceneggiatura ufficiale viene invece scritta come sempre da Sylvester Stallone.
Per il ruolo di Ivan Drago, vengono effettuate audizioni a migliaia di persone. Viene infine scelto Dolph Lundgren, una guardia del corpo con precedenti esperienze di combattimento e karate che a quell'epoca ha collezionato una sola, breve apparizione in 007: Bersaglio Mobile (A View to a Kill).
Quando Dolph Lundgren viene a sapere del casting per il nuovo film di Rocky, invia a un suo contatto che ha conoscenze comuni con Sylvester Stallone delle sue foto e dei suoi video. Stallone visiona il materiale, che suscita subito il suo interesse, anche se in un primo momento Lundgren viene scartato in quanto ritenuto troppo alto.
Per la preparazione fisica, l'attore svedese viene assistito da Arnold Schwarzenegger in persona.
Il personaggio di Ludmilla Drago in principio non è previsto nella sceneggiatura e tutte le sue battute vengono pronunciate in realtà dal manager di Ivan Drago, Nikolai Koloff. Al tempo, però, Sylvester Stallone sta avendo una relazione con l'attrice Brigitte Nielsen e decide dunque di creare questo personaggio appositamente per lei.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 18 marzo 1985, tenendosi in California, Nevada, Vancouver e Wyoming: in quest'ultimo stato vengono girate le scene narrativamente ambientate in Russia.
Nel film compare un robot, Sico, creato dalla International Robotics Inc. di New York. Stallone lo nota a un party e ne rimane intrigato, includendolo dunque nella pellicola. Il robot ha anche la funzione di tenere vicini a lui i propri figli a livello emotivo, visto che in quel momento l'attore sta affrontando una causa di divorzio da Sasha Czack.
Sylvester Stallone desidera che il confronto tra Rocky Balboa e Ivan Drago sia il più realistico possibile, pur nel contesto di un combattimento coreografato con attenzione, quindi raccomanda a Dolph Lundgren di non trattenersi. Le riprese di questa scena durano svariati giorni e, dopo aver subito tre colpi alle costole all'altezza del petto da parte del suo collega, Sylvester Stallone comincia a sentire un lieve dolore al petto.
Dolore che diviene più intenso, rendendogli difficile respirare, qualche ora dopo, tanto che l'attore deve essere trasportato con urgenza in ospedale, dove si scopre che la pressione è salita alle stelle.
Sylvester Stallone viene dunque trasportato con un elicottero da Vancouver al St. John Hospital di Santa Monica, dove rimane in cura intensiva per quattro giorni.
Seppur i numerosi colpi di Lundgren, non solo quelli al petto, possano aver contribuito a questo, non va scordato che Sylvester Stallone si fa carico anche dei doveri di regista e contatto con la produzione, dunque uno stress eccessivo non è da scartare.
Anche Carl Weathers, che interpreta Apollo Creed, subisce una serie di colpi a suo avviso eccessiva da parte di Dolph Lundgren, tanto che a un certo punto viene preso dall'ira e abbandona il set, minacciando di abbandonare la produzione.
Sylvester Stallone interviene e fa da paciere tra i due attori, che non portano comunque rancori tra loro, così la lavorazione può continuare.
Carl Weathers mette in atto la morte del suo personaggio in maniera così convincente, atterrando col volto come si è prefisso, che un medico presente sul set crede sia rimasto davvero ferito in maniera seria.
Le riprese si concludono nel luglio 1985.
Rocky IV viene distribuito nei cinema americani a partire dal 21 novembre 1985. A fronte di un budget di 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 300 milioni di dollari. Si tratta dell'incasso più alto di sempre per un film di questa saga. Sylvester Stallone corona questo trionfo sposando il mese successivo Brigitte Nielsen, con cui collaborerà ancora, ma la loro unione dura poco.
Il successo della pellicola non va proprio giù a Timothy Anderson, il quale ritiene che la sua idea originaria sia stata plagiata, e perciò cita in giudizio la Metro-Goldwyn-Mayer per danni. La causa, con una prima sentenza, giunge alla conclusione che Timothy Anderson abbia ideato un trattamento - non richiesto - basato su proprietà intellettuali derivative protette da copyright e quindi esso non possa essere oggetto di tutela.
Le parti raggiungono infine un accordo extragiudiziale.
Con questo rinnovato successo, un altro capitolo della saga di Rocky viene pianificato. Un ritorno alle origini e forse anche un epilogo... ma questa è un'altra storia.

venerdì 10 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Inumani - Amazing Adventures (seconda parte)


Dopo il breve ciclo realizzato da Jack Kirby, gli Inumani continuano fino al 1971 a essere i protagonisti della serie antologica Amazing Adventures, condividendola dal quinto all'ottavo numero con la Vedova Nera, salvo poi essere i protagonisti assoluti nei successivi due numeri prima di lasciare spazio ad altri eroi... di cui parleremo in un altro momento.
Il secondo ciclo viene sceneggiato da Roy Thomas e Gerry Conway e disegnato da Neal Adams e Mike Sekowsky.
Freccia Nera decide di recarsi a San Francisco per stabilire un primo contatto ufficiale con gli umani, dopo i vari incontri coi Fantastici Quattro. Mentre è via, però, Gorgon e Karnak liberano Maximus, che ritengono essere stato messo in una sorta di crudele prigionia da parte di Freccia Nera.
Peccato che Maximus abbia sviluppato poteri mentali elevati e con una sonda psichica entra nella mente di Freccia Nera, cancellandogli la memoria e divenendo sovrano di Attilan.
Disperso in una città a lui sconosciuta, senza alcun alleato e preda di una totale amnesia, l'ex reggente degli Inumani deve riuscire a sopravvivere in un mondo che lo teme e lo odia, per citare un celebre slogan. Il tutto mentre sulla Terra e nello spazio infuria la Guerra Kree-Skrull.
Avevo definito le storie di Jack Kirby prettamente classiche e anche queste non sono da meno, con grandi autori e disegnatori che ci consegnano un racconto memorabile all'interno di un periodo altrettanto memorabile.
Utilizzando uno stratagemma narrativo di sicuro al tempo non inedito, ma che poi sarebbe stato sfruttato fino all'osso (l'eroe che perde la memoria e si ritrova lontano da casa), Roy Thomas e Gerry Conway tracciano una loro personale Odissea per Freccia Nera e gli altri componenti della Famiglia Reale degli Inumani.
Laddove Attilan e il Grande Rifugio appaiono inaccessibili, come la città di Troia, gli Inumani devono affrontare i pericoli del mondo esterno e le battaglie della società del tempo, come la criminalità di strada, il razzismo e la delinquenza giovanile.
Ma i due autori non dimenticano che è di supereroi che si parla ed ecco dunque che gli Inumani affrontano anche minacce più "consuete" come il Magneto pre-Claremont e i suoi piani di conquista e la classica schermaglia con Thor per via di una incomprensione.
Per ragioni misteriose, la trama non si conclude sulle pagine di Amazing Adventures, che pure continua a essere pubblicata ospitando altri eroi, bensì sul numero 95 di Avengers, pienamente calato nella saga della Guerra Kree-Skrull. Un più che degno epilogo.

giovedì 9 marzo 2023

Netflix Original 112: Godzilla - Minaccia sulla Città


Il Re dei Mostri tra 20.000 anni, Godzilla, ricomparso col suo classico ruggito in Il Pianeta dei Mostri (Planet of the Monsters), fa il suo trionfale ritorno nella seconda parte di questa trilogia di film di animazione intitolata Minaccia sulla Città (City on the Edge of Battle), diretto da Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita, scritto da Sadayuki Murai, Tetsuya Yamada e Gen Urobuchi e distribuito su Netflix a partire dal 18 luglio 2018.
Nel precedente capitolo avevamo lasciato l'esercito di terrestri e alieni capitanato da Haruo Sakaki in una grave condizione, dopo che ritenevano di aver sconfitto Godzilla. Ma in realtà scoprono di aver eliminato solo una sua progenie, mentre il vero Godzilla, ora alto ben 300 metri, inizia a scatenare tutto il suo potere.
Dopo la devastante battaglia, Haruo Sakaki viene guarito dal popolo indigeno degli Houtua e fa amicizia con due di loro, gemelle nell'aspetto, di nome Miana e Maina.
Dopo essersi riunito ai suoi uomini, Sakaki scopre grazie agli Houtua l'esistenza di qualcosa che potrebbe mettere fine per sempre a Godzilla. Un'arma del passato miracolosamente sopravvissuta allo scorrere dei millenni e drasticamente mutata: il MechaGodzilla!
Anche questo secondo capitolo mette a confronto il mondo della natura rappresentato da Godzilla nella sua accezione più bestiale e quello più scientifico rappresentato dagli umani e MechaGodzilla, nella loro accezione più crudele e disumana.
In questi primi due capitoli, Godzilla è stato quasi invisibile. È infatti comparso solo negli ultimi minuti del primo film e in questo caso nel climax della battaglia finale. E in entrambi i casi la sua comparsa è una reazione a come l'uomo tratta la natura, distruggendola nel primo capitolo per possesso del territorio e alterandola in questo seconda occasione per ascendere a un livello superumano volto a sconfiggere il Re dei Mostri.
Il film pone dunque l'accento sul delicato rapporto tra l'essere umano e la natura e su come talvolta l'uomo rinunci alla propria stessa umanità per perseguire obiettivi volti a dare soddisfazione o ricchezza solo a poche, selezionate persone. Quindi sì, può apparire scontato, ma l'obiettivo da perseguire è quello che si trovi un giusto equilibrio tra uomo e natura.
Altrimenti la natura potrebbe reagire a suo modo, ribellarsi e dare vita a qualcosa di innaturale come Godzilla. E l'umanità potrebbe pagarne le conseguenze arrivando a perdere ciò che ha di più caro al mondo.

mercoledì 8 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Batman/Spawn - Demone di Guerra


Il nostro caro Cavaliere Oscuro, Batman, ama incontrarsi e scontrarsi non solo con gli altri supereroi della DC Comics ma anche, data la sua potenza iconica, con eroi o personaggi appartenenti a un'altra casa editrice.
Lo abbiamo visto confrontarsi per ben tre volte con Predator e ora tocca a Spawn, l'antieroe della Image Comics ideato nel 1992 da Todd McFarlane. Batman ha un primo incontro/scontro con lui nell'one-shot Demone di Guerra (War Devil), pubblicato nel 1994, scritto da Doug Moench, Alan Grant e Chuck Dixon e disegnato da Klaus Janson. La storia si basa sulla misteriosa sparizione - che poi così tanto misteriosa non è - dei coloni di Roanoke avvenuta nel 1590.
A Gotham City sta per essere inaugurata la Gotham Tower, un progetto voluto dall'imprenditore Simon Vesper, il quale è stato ucciso da Al Simmons prima che finisse all'Inferno.
A portare avanti e concludere il progetto è Virgil Dare, discendente di Virginia Dare, la prima donna inglese nata su suolo americano. Tuttavia sembra che Simon Vesper non sia affatto deceduto e guidi il tutto da dietro le quinte per un misterioso motivo dietro cui si nasconde la parola Croatoan.
Questo porta Spawn a Gotham per indagare sulla faccenda, e qui inevitabilmente ha un incontro con Batman. Ma sarà da amico o da nemico?
Questa storia vede Batman come l'incarnazione assoluta del bene e in quanto tale protettore non solo di Gotham City, ma più in generale dell'umanità. Laddove invece Spawn, pur non avendo un ruolo secondario in questo racconto, diventa non una sorta di latore di una punizione infernale, bensì un involontario seguace del Cavaliere Oscuro, il quale diventa per lui una sorta di modello ispiratore.
Sfruttando il fatto che il personaggio di Spawn esiste da poco tempo, gli autori lo tratteggiano come ancora a disagio nella sua condizione, senza una vera strada che possa seguire, mentre Batman è il vigilante che può già contare su anni di esperienza e decine di battaglie vinte.
In questo albo è dunque Batman il protagonista assoluto, tanto che non si fa troppi problemi ad affrontare una minaccia mistica come in questo caso (non che non abbia avuto la sua dose di esperienza in tal senso). E non c'è da stupirsi visto che i tre sceneggiatori sono coloro che per molti anni ne hanno narrato le gesta e magari vedono questo nuovo ingresso sulla scena, Spawn, con sospetto. E inoltre, questo team-up viene pubblicato dalla DC Comics, quindi sarebbe apparso strano il contrario.
Ma altrove le cose possono andare diversamente.

martedì 7 marzo 2023

Prime Video Original 49: Time Is Up 2


Lo vedi, ecco Mascolo, la sagra c'è dell'uva! Tutto mi sarei aspettato tranne che di vedere un sequel di Time Is Up, che tanto aveva... colpito la nostra attenzione. Ma dopotutto perché non continuare ad ammirare le finte sventure di questi due bei giovani che ci giudicano con sguardo ammaliante nel poster qui sopra?
E dunque ecco Time Is Up 2, diretto da Elisa Amoruso, scritto da Elisa Amoruso, Anita Rivaroli e Marco Borromei e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 27 ottobre 2022.
Vivien (Bella Thorne) e Roy (Benjamin Mascolo), dopo aver coronato il loro sogno d'amore, sei mesi dopo si recano in Italia, patria di origine del giovane, per la precisione in Sicilia (non ho capito dove, a onor del vero), in quanto devono vendere un vecchio casale in disuso di proprietà di Roy.
Mentre si trovano lì, Roy viene invitato ad esporre alcune sue foto naturalistiche in una mostra e Vivien fa amicizia con una ragazza del posto di nome Anna (Alma Noce). Solo che costei sembra nascondere un temibile segreto.
Ebbene, cosa dire di un film che tra le sue prime scene ha quella del primo piano dell'ombelico della protagonista? Probabilmente il reparto sartoria ha avuto poco da fare sul set perché una scena sì e una no i personaggi sentono l'irresistibile bisogno di spogliarsi, fare sesso e nel mucchio vengono inseriti anche dei baci lesbo che poi non hanno alcuna rilevanza nella storia.
Con tutti gli altri personaggi del primo film scomparsi nel nulla (inclusi il padre e il fratello di Roy che a quanto pare non hanno ereditato il casale, parenti ingrati), ci si concentra sui due baldi giovani che compiono un viaggio per trovare e ritrovare sé stessi.
Il tutto in una Sicilia che sembra uscita da Il Padrino ma senza gli omicidi e le offerte che non si possono rifiutare, tra vendemmie, campi di grano ed edifici secolari.
Con Roy che da una espressione facciale è passato a mezza e Vivien che deve avere un contratto di product placement con una società di biancheria intima, se no non si spiega perché è più nuda che vestita, i due hanno modo di dibattere sul nulla come nel primo film.
Roy è così sincero e rispettoso che non dice alla sua fidanzata che Anna - la migliore di tutti alla fine - è semplicemente una ragazza che ha conosciuto quando era un bambino (miiii, che segreto torbido!), mentre nel frattempo le consiglia di non fidarsi di lei. Complimenti per il doppio salto carpiato con avvitamento.
Capisco che la gelosia possa raggiungere livelli esagerati, ma se la vostra ragazza o il vostro ragazzo vi creano problemi con una persona che avete conosciuto dieci anni prima quando eravate piccoli così... scappate, fuggite!
Nella realtà. "Ma la conosci?".
"Sì, eravamo amici quando eravamo piccoli".
Scorrono i titoli di coda.
In un curioso twist del destino, se nel film i due ragazzi coronano il loro sogno d'amore alla fine sposandosi, nella realtà una vera storia d'amore era nata durante le riprese del primo film, ma poco dopo il termine della lavorazione del sequel si è conclusa. Time Is Up davvero.