lunedì 26 febbraio 2024

Fabolous Stack of Comics: Cable - Il Big Bang


Cable è Nathan Christopher Charles Summers. Cable è il figlio di Ciclope e di un clone di Jean Grey. Cable è Askani'Son, il Prescelto per deporre Apocalisse sia nel futuro che nel presente.
Se in un tempo distante questo gli è riuscito, come narrato in Le Avventure di Ciclope e Fenice, nel presente in realtà non ha potuto replicare lo stesso risultato. E così alla fine, in un insolito twist temporale, un suo io più giovane è tornato indietro nel tempo e lo ha ucciso.
Questo giovane Cable ha dunque preso il suo posto nel nuovo scenario di Krakoa, emerso a seguito di House of X/Powers of X, e diviene protagonista di una serie regolare la cui pubblicazione comincia nel 2020. Il primo story-arc di 4 numeri, Il Big Bang (The Big Bang), è scritto da Gerry Duggan e disegnato da Phil Noto.
Il giovane Cable è parte integrante della famiglia Summers nel nuovo scenario di Krakoa e si intrattiene uscendo a turno con una delle Naiadi di Stepford, per il sommo dispiacere e sospetto di Emma Frost.
Mentre lungo tutto il mondo alcuni bambini mutanti vengono rapiti da una nuova setta denominata Ordine di X, Cable entra in possesso di una lama spaziale proveniente dal pianeta Galador, la Luce di Galador. Questo risveglia dal loro sonno criogenico tre Cavalieri Spaziali originari di questo pianeta.
Quando scoprono che il loro pianeta natale è andato distrutto per opera dei Costruttori, progettano di ricreare Galador richiamando dall'oblio altri Cavalieri Spaziali e prendendo possesso della Terra. Ma per fare questo hanno bisogno della Luce di Galador... e Cable non è così ansioso di consegnare loro questo artefatto.
Intanto il vecchio Cable appare ancora vivo e vegeto e pianifica qualcosa di al momento imponderabile.
Il contrasto tra passato e presente, ovvero tra diversi modi di pensare, si riflette anche sulle trame di un fumetto, a maggior ragione quando il protagonista è lo stesso, ma proviene da due diverse linee temporali.
Se il "vecchio" Cable era un guerriero esperto, abile a destreggiarsi nelle tattiche di combattimento e nel pianificare le mosse per sconfiggere i propri avversari, il giovane Cable è invece più irruento, va alla carica senza porsi troppe domande e ha quell'ardore tipico di alcuni giovani degli ultimi anni (anche se proviene dal futuro, ma si sa la gioventù è malleabile).
Fatti i dovuti distinguo, è la stessa distanza che intercorre tra il giovane Tex e il Tex più maturo.
Quindi, oltre alla trama che richiama vagamente le atmosfere della serie incentrata sul Cavaliere Spaziale Rom (anche se, a seguito di Infinity, è un po' difficile ricrearle come un tempo), ciò che conta in questo caso è vedere come reagisce questo nuovo personaggio, perché a tutti gli effetti è questo ciò che è, rispetto alla sua controparte più "anziana".
Non troverete ovviamente nulla di fuori dalla norma. Il giovane Cable è il classico scavezzacollo che prima spara e poi fa domande (anzi no, le domande non le fa proprio) e non si interroga molto sulle proprie azioni. In un certo senso è ancora come una lavagna vuota, sopra la quale si può scrivere ancora qualcosa di rilevante. Magari qualche formula narrativa che non è più applicabile per il vecchio Cable.
Forse questi rapimenti di bambini mutanti e le continue difficoltà che sta affrontando Krakoa porteranno il giovane Cable a maturare, in quanto diversamente dall'altro Cable non ha dalla sua l'esperienza di svariate battaglie combattute. E molte vinte.

venerdì 23 febbraio 2024

Netflix Original 173: His House


L'orrore più grande è quello che si può vedere nella vita di tutti i giorni. In un'epoca dove ormai i conflitti tra popoli nemmeno più fingono di essere per la democrazia e la giustizia e definiscono "danni collaterali" vittime di bombardamenti come i bambini, a volte è meglio rifugiarsi negli horror popolati da creature inesistenti come i fantasmi o i licantropi.
Ma l'horror non può prescindere del tutto dalla realtà ed è spesso dall'orrore che esso viene generato, come abbiamo visto in Nanny. E la stessa cosa può dirsi per His House, diretto da Remi Weekes, scritto da Remi Weekes, Felicity Evans e Tony Venables e distribuito su Netflix a partire dal 30 ottobre 2020.
Bol Majur (Sope Dirisu) e la moglie Rial (Wunmi Mosaku) riescono con fatica a fuggire dal Sudan del Sud, dove è in corso una guerra civile, e approdano in Inghilterra. Trattati con sufficienza dalle autorità governative, viene comunque garantito loro un visto, alla condizione che riescano a integrarsi nella società inglese.
Dopo che è stata assegnata loro una casa in un quartiere periferico e degradato lontano da Londra, i due devono affrontare il pregiudizio degli altri abitanti del quartiere, ma anche qualcosa di peggiore. La casa, infatti, è perseguitata da uno spirito. Uno spirito che ha inseguito i due coniugi anche in questa nazione in cui sono approdati e che vuole tormentarli facendo ricordare loro gli orrori che hanno dovuto subire.
Se pensiamo agli horror classici, questi vedevano spesso protagonisti giovani virgulti e attraenti ragazze preda del serial killer soprannaturale di turno. In un elegante quartiere americano dove l'elemento horror andava a infrangere una patina di apparente felicità oppure in un campeggio immacolato e con una natura verdeggiante.
Ma non siamo più negli anni '80 del ventesimo secolo, a quando il mondo intorno a noi era l'unico che potevamo materialmente conoscere e sperimentare. Ora gli orrori di questo mondo moderno ci colpiscono come un maglio.
Come le esperienze di coloro che fuggono da un paese in conflitto, costretti ad abbandonare le loro precedenti esistenze e ricominciare da capo in una nuova nazione, con difficoltà di integrazione e circondati dal pregiudizio (persino dai discendenti di coloro che vennero deportati secoli prima, in un'emblematica scena di questo film).
La minaccia soprannaturale che i due protagonisti devono affrontare è dunque l'incarnazione dell'orrore da cui sono fuggiti, e da cui sembra proprio non siano in grado di liberarsi, che li ha seguiti sotto diversa forma persino in un paese per ricordare loro un tragico evento di cui si sono resi responsabili.
Un diverso paese che certo ha usi e costumi molto distanti rispetto alla loro nazione di origine, ma alcuni aspetti come il degrado in cui vengono confinati, le occhiate delle persone quando i due compiono azioni di tutti i giorni come andare a fare la spesa e l'indifferenza dell'autorità di sicuro non aiutano.
Ancora una volta l'orrore della vita predomina sull'horror e forgia i due coniugi, capaci così di respingere la minaccia sovrannaturale. Hanno affrontato ben di peggio.

mercoledì 21 febbraio 2024

Fabolous Stack of Comics: Morbius - Figlio della Mezzanotte


Il dottor Michael Morbius è vittima sia di una maledizione che della sua stessa arroganza, che lo ha portato a divenire un vampiro vivente nel tentativo di curare una sua malattia ematica.
Anche se si può annoverare tra i nemici di Spider-Man, la sua natura combattuta, di uomo di scienza che per sopravvivere deve bere sangue umano, lo ha portato talvolta a divenire l'(anti)eroe di alcuni cicli. Come quelli apparsi molto tempo fa su Adventures Into Fear o Vampire Tales. O negli anni '90, quando divenne un Figlio della Mezzanotte.
Una tradizione antieroica che si rinnova nel 2013 con la pubblicazione della maxiserie di nove numeri Figlio della Mezzanotte (The Man Called Morbius), scritta da Joe Keatinge e disegnata da Richard Elson e Valentine De Landro.
Dopo essere riuscito a fuggire dalla prigione nota come Raft, Michael Morbius decide di allontanarsi dai quartieri principali di New York e si rifugia nel piccolo sobborgo di Brownsville, dove spera di restare invisibile.
Tale suo desiderio, tuttavia, è destinato a restare inesaudito. Dopo essersi scontrato con un criminale potenziato noto come Noah St. Germain, Michael Morbius si ritrova a dover affrontare un'escalation di violenza dietro cui si nasconde la nuova incarnazione di un vecchio nemico di Spider-Man e che ha come obiettivo finale la distruzione di Brownsville.
Cambiano i tempi e cambiano anche le battaglie dei supereroi... e degli antieroi. Negli anni '70, in quelle sue poche sortite eroiche, Michael Morbius affrontava strani e psichedelici pericoli sovrannaturali, mentre negli anni '90 combatteva contro demoni peggiori di lui.
In quest'opera ultima, invece, Morbius diventa una sorta di vigilante metropolitano, a difesa dei reietti che le multinazionali (sotto forma dei criminali della storia) vogliono cacciare, in una sorta di metafora dell'espansionismo edilizio che paradossalmente è sorto dopo la crisi del 2007, ovviamente a vantaggio della gente ricca.
Brownsville è uno di quei tanti quartieri periferici di quell'immenso Moloch noto come New York e qui si rifugiano coloro che non possono permettersi di vivere nella Grande Mela, compresi anche criminali e povera gente. Persone, dunque, respinte dalla società e che qui hanno trovato rifugio.
Persone con cui perciò Morbius riesce a empatizzare, essendo stato anche lui respinto dalla società benestante a cui un tempo apparteneva, dovendo al contempo anche pagare per i suoi errori.
Il vampiro vivente, il figlio della mezzanotte, dunque diviene una sorta di eroe metropolitano che forse per la prima volta si ritrova circondato da persone che non lo giudicano per il suo aspetto o le sue azioni e intravedono quella nobiltà d'animo che sembrava andata perduta il giorno in cui ha ucciso il suo amico Emil dopo essersi tramutato in un vampiro.
Tuttavia, si nota anche come vi sia un brusco cambio di ritmo narrativo tra la prima saga e l'epilogo. Con ogni probabilità si era già deciso di completare il progetto, nato come una serie regolare, e quindi lo sceneggiatore ha dovuto correre per tentare di riannodare tutti i fili in sospeso, riuscendoci in buona parte.
Almeno, però, la storia principale viene portata a compimento e dovremo dunque attendere quale futuro è in serbo per il dottor Michael Morbius.

martedì 20 febbraio 2024

Netflix Original 172: Hanno Clonato Tyrone


Hanno clonato Tyrone, Tyrone è vivo. Seppur ormai proiettata in un lontano passato, la blaxploitation ha cambiato in parte il cinema, che a un certo punto si è accorto che si potevano tranquillamente fare dei film con protagonisti degli afroamericani e rivolti principalmente a un pubblico di afroamericani.
Un approccio che col tempo è cambiato, visto che spesso la produzione era fatta da albini unicamente a scopo economico e che fingevano di voler sviluppare dei temi sociali, ma che non ha mai abbandonato lo spirito di certo pellicole.
Una sorta di anomalo revival della blaxploitation si ha con Hanno Clonato Tyrone (They Cloned Tyrone), diretto da Juel Taylor, scritto da Juel Taylor e Tony Rettenmaier e distribuito su Netflix a partire dal 21 luglio 2023.
Fontaine (John Boyega) è un criminale di bassa lega che ogni giorno è come se vivesse la stessa vita. Allontana spacciatori di droga dal suo territorio, riscatta debiti da altri criminali e cerca invano di parlare con sua madre e vincere al gratta e vinci.
Una notte, dopo aver recuperato una ingente somma di denaro dal pappone Slick Charles (Jamie Foxx), Fontaine viene ucciso da una gang rivale.
Tuttavia, la mattina dopo, Fontaine si risveglia vivo e vegeto, ma qualcosa non torna. Ben presto scopre che nel suo quartiere stanno accadendo alcuni strani eventi e chi prova a venirne a capo viene prelevato e portato via. Ad aiutare Fontaine a risolvere questo mistero, vi sono oltre che Slick Charles anche la prostituta Yo-Yo (Teyonah Parris).
La blaxploitation prendeva alcuni celebri generi (il poliziesco, l'horror, il thriller) inquadrando il tutto secondo l'ottica degli afroamericani e in un certo senso reinventandoli. Sono passati cinquant'anni da quell'insolito periodo cinematografico e di sicuro la società non è più quella di allora, eppure un approccio simile può ancora funzionare.
A un primo sguardo Hanno Clonato Tyrone appare come una sorta di thriller a sfondo fantascientifico, con eroi per caso presi da film d'azione degli anni '90 del ventesimo secolo.
Ma dietro questo paravento si nascondono quei temi sociali che gli albini sfruttavano per ragioni economiche e che qui ritornano aggiornati. Non si tratta solo della tematica del razzismo negli Stati Uniti odierni, che pure è presente.
Il focus in realtà pare più concentrato su come una parte della comunità afroamericana stia reagendo. Non manifestando, in modo pacifico, un eventuale dissenso, bensì assimilandosi alla società dei bianchi. Guardando i loro programmi spazzatura, tuffandosi nella mania del consumismo, condividendo le stesse idiozie su Internet.
Si rischia una perdita di identità comune, tanto che - una metafora chiarissima, a un certo punto - tra qualche decennio in effetti il razzismo potrebbe non esistere più, semplicemente perché i neri sono scomparsi in un altro modo. Più silenzioso, ma altrettanto letale. E l'unico modo per evitarlo è unirsi su un fronte comune. Il fatto che tale riscatto giunga dalle classi più in basso nella scala sociale la dice lunga.
Ovviamente può risultare agli occhi di qualcuno un'opinione controversa, ma avrete modo di farvi una vostra idea alla fine.
E potrebbe rimanere una domanda finale: ma se il film si intitola Hanno Clonato Tyrone, perché nessuno dei protagonisti si chiama così? Tranquilli, per questo c'è una spiegazione.

domenica 18 febbraio 2024

Italians do it better? 39: Benvenuti al Nord (2012)


Abbiamo notato come le distanze - di vario tipo - tra Nord e Sud Italia caratterizzino talvolta le pellicole del cinema italiano. E nelle commedie si punta su un facile e immediato spirito di fratellanza, per nascondere quelle che sono differenze di visione della vita e di approccio alla realtà, in apparenza inconciliabili.
Non è prerogativa solo del cinema italiano, tuttavia. La Francia ha ironizzato con garbo su suddette differenze con Giù Al Nord e il cinema italiano se ne è appropriato, adattandolo nel proprio contesto, in Benvenuti al Sud.
Due anni dopo, i due protagonisti ritornano nel sequel (per vedere se le cose a parti invertite possano cambiare), Benvenuti al Nord, diretto da Luca Miniero, scritto da Luca Miniero, Fabio Bonifacci, Massimo Gaudioso e Francesco Patierno e distribuito nei cinema nel gennaio 2012.
Qualche anno dopo gli eventi del primo film, Mattia Volpe (Alessandro Siani) viene lasciato dalla moglie Maria (Valentina Lodovini) perché ritenuto troppo infantile e non desideroso di impegnarsi per garantire un futuro al figlio.
In preda allo sconforto, Mattia Volpe si trasferisce a Milano, dove risiede l'amico Alberto Colombo (Claudio Bisio), il quale è stato di recente coinvolto in un progetto volto a rendere più efficienti e rapide le procedure di Poste Italiane.
La convivenza tra i due si rivela meno facile del previsto e rischia a un certo punto di minare la loro amicizia e le loro rispettive relazioni.
Le ragioni per fare un sequel, oltre ovviamente alle chiare motivazioni economiche, sono per vedere come continua la storia di personaggi che abbiamo imparato a conoscere nel primo film e di cui abbiamo visto solo un primo capitolo, foriero magari di possibili sviluppi. E anche, certo, per tentare di mescolare un po' le carte in tavola.
In questo sequel di sicuro la storia dei due protagonisti principali va avanti, per essere scombussolata salvo poi tornare allo status quo iniziale, come si conviene a una commedia rassicurante quale questa.
Dopodiché si potrebbe pensare che, invertendo gli addendi, ovvero ambientando la storia a Milano invece che a Napoli, il risultato possa cambiare. E invece non è questo il caso.
Premesso che non è del tutto sbagliato seguire questa via, ma se uno stratagemma ha avuto successo la prima volta perché non replicarlo? Ma alla fine non cambia nulla. I due protagonisti compiono lo stesso, identico percorso del primo film (dove affrontavano anche lì difficoltà di relazioni amorose e di inserimento nella società).
C'è poi la classica figura del pesce fuor d'acqua, che lentamente comincia ad adattarsi a una nuova situazione e la cui presenza al tempo stesso migliora lo scenario in cui si è ritrovato, uscendone migliorato a sua volta.
Celebrando infine, e non c'è nulla di male in questo si badi bene, il valore dello stare in famiglia e il rispetto della persona e della sua identità, anche e soprattutto sul luogo di lavoro, senza farsi guidare dai pregiudizi. Contornando il tutto con una serie di scenette comiche e battute da palcoscenico che non spostano più in là l'asticella della storia.
Un tipo di storia che può essere ripetuta ancora. E così sarà.

venerdì 16 febbraio 2024

Fabolous Stack of Comics: Savage Dragon - Resurrezione


Le cose si erano messe molto male per Savage Dragon, l'eroe ideato da Erik Larsen, nell'ultima saga, Resa dei Conti. Diciamo pure che ci aveva lasciato le penne!
Mentre era sulle tracce dei componenti dell'organizzazione criminale nota come Circolo Vizioso, il corpo dell'eroe era stato letteralmente distrutto molecola per molecola dall'enigmatico Cadaver e la lotta per la giustizia a Chicago era stata affidata a She-Dragon.
Ma siamo in un fumetto di supereroi e sapete bene che i ritorni dalla morte sono all'ordine del giorno! Ecco dunque la nuova saga Resurrezione (Resurrection), pubblicata nel 1997 nei numeri dal 53 al 58 della serie dedicata all'eroe da Image Comics.
Savage Dragon non è morto, in realtà la sua mente si è fusa con quella dell'agente William Jonson, che aveva colpito Cadaver poco prima che costui completasse il suo incantesimo.
Mentre Dragon e Jonson cercano una difficile convivenza, condividendo un solo corpo, She-Dragon continua ad andare alla ricerca del proprio passato, mentre le minacce di Cadaver e del Circolo Vizioso rimangono ben presenti sulla scena. Ma un nuovo giocatore sta per fare il proprio ingresso sulla scacchiera.
Erik Larsen continua a portare avanti la sua epopea di omaggi kirbyani, concentrandosi in particolar modo sulle sue personali versioni degli dei olimpici e dei Nuovi Dei, anche se in questo contesto giunge anche un riferimento agli Eterni tramite la sua interpretazione dell'Unimente.
Aldilà dei consueti tratti distintivi della serie (le botte insensate, i dialoghi immediati e semplici senza troppe convoluzioni, i doppi sensi sessuali molto cringe se visti nell'ottica odierna), rimango molto colpito dal fatto che, in poco meno di 60 numeri, l'autore sia riuscito a ideare un complesso cosmo narrativo che vive e si alimenta da sé ed è composto da molti personaggi e ambientazioni.
Le strade di Chicago, le dimensioni alternative, lo spazio profondo, i regni divini... persino l'inferno e l'aldilà! Questi e altri sono i territori finora toccati da Savage Dragon e chissà quanti altri ne vedremo. E la cosa divertente è che la presenza dell'eroe in questi contesti era sempre dovuta, dopotutto se sei un drago umanoide con una pinna sulla testa dove puoi non andare?
Il punto di forza rappresenta, tuttavia, anche la sua debolezza. Ormai sullo scenario abbiamo qualcosa come oltre trenta comprimari ed è chiaramente impossibile far progredire tutti questi personaggi in una sola serie mensile di poco più di 20 pagine, pur quando questa in una sola pagina riesce a modificare lo status quo di una singola persona o di un intero universo.
Quindi accade che talvolta alcuni di loro scompaiano dal radar o addirittura vengano eliminati senza troppi complimenti, per far spazio ad altri personaggi. Come accade anche in questa saga.
Tuttavia non puoi mai sapere se questo sia un addio definitivo o meno, poiché la serie di Savage Dragon ci ha abituato alle sorprese e ai ritorni improbabili. Dopotutto ci troviamo in un cosmo narrativo che viene portato avanti in un fumetto supereroistico.

giovedì 15 febbraio 2024

Netflix Original 171: Red Notice


Piaccia o meno, le "americanate" sono quelle che portano avanti il cinema, facendolo sopravvivere economicamente in un mondo sempre più competitivo e pieno di alternative. Eroi improbabili, azioni che sfidano le leggi della fisica e della scienza e manovre acrobatiche che chiunque è ben consapevole non funzionino nella realtà... ma le si accetta comunque.
A volte si dice che siano film utili a spegnere il cervello, per non interrogarsi troppo e lasciarsi alle spalle quella realtà così opprimente. Con ogni probabilità un film che rientra in questa categoria è Red Notice, scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber e distribuito su Netflix a partire dal 12 novembre 2021.
John Hartley (Dwayne Johnson), agente speciale e profiler del FBI, si reca a Roma per impedire il furto del gioiello noto come l'Uovo di Cleopatra, di cui esistono tre esemplari, regalati da Marco Antonio alla regina egiziana, uno dei quali mai ritrovato.
Nel museo dove il reperto viene conservato, l'agente si imbatte nell'abile ladro Nolan Booth (Ryan Reynolds), riuscendo infine ad arrestarlo. Quello che John Hartley non sa, però, è che è stato manipolato dal ladro più abile del mondo, anzi la ladra soprannominata l'Alfiere (Gal Gadot), la quale vuole avere per sé tutte e tre le uova.
Arrestato e deportato in Russia, John Hartley deve ora trovare un modo per riscattare la propria reputazione catturando l'Alfiere. E l'unico alleato a sua disposizione è il suo compagno di cella, il quale altri non è che Nolan Booth.
Nonostante all'inizio al personaggio interpretato da Dwayne Johnson venga detto di non esagerare con le "americanate", la pellicola procede poi a mettere insieme tutte le americanate possibili, per far divertire lo spettatore in quello che è un rilassante prodotto di intrattenimento.
Elaborate rapine, evasioni da prigioni di massima sicurezza, viaggi da una città all'altra, inseguimenti in auto, tesori segreti e basi nascoste, feste in maschera, combattimenti a mani nude e con armi antiche... e altro. Sembra quasi che si sia voluto mettere insieme tutte le più classiche situazioni dei film d'azione e unirle con un filo sottile di trama, di modo tale da creare un ritmo frenetico intervallato da qualche scena divertente.
Nel mezzo abbiamo Ryan Reynolds che ovviamente si comporta come Deadpool, ma senza diventare necessariamente una spalla comica, Gal Gadot che agisce come una Wonder Woman dall'ambigua morale e The Rock che interpreta il sé stesso dei ring di wrestling. Tutto nella norma insomma, compresa la bromance tra i due personaggi principali.
A contorno di questo, vi è un heist movie che sembra essere anche una sorta di spin-off di Indiana Jones, il cui motivetto ideato da John Williams viene fischiettato a un certo punto, e una sequela di citazioni cinematografiche più o meno esplicite (più, più) pronunciate da Ryan Reynolds e Dwayne Johnson. Costoro risultano alla fine i veri mattatori della situazione, con buona pace dell'affascinante ma monocorde Gal Gadot.
Ora, in conclusione, non so se questo sia davvero uno di quei film dove occorre spegnere il cervello, come accade per alcuni capitoli della saga di Fast and Furious (che condivide con questa pellicola due degli attori), ma mi ha colpito come abbia fatto sì che ognuno dei personaggi principali avesse dei conflitti irrisolti con la figura paterna, che li hanno portati a diventare ciò che sono.
Materia per un sequel, che di sicuro verrà sviluppato, nonostante gli alti costi che questo comporta. Ma al tempo stesso, massima spesa e massimi click.

mercoledì 14 febbraio 2024

Fabolous Stack of Comics: Excalibur - Panico nelle Strade di Londra


Nell'Universo Marvel, anche l'Inghilterra ha i suoi protettori. E il più celebre di questi è Brian Braddock, alias Capitan Bretagna, personaggio creato nel 1976 e che ha anche fatto parte di alcuni supergruppi.
Di questo, il più rinomato è Excalibur, dove si è alleato con celebri X-Men quali Nightcrawler e Shadowcat, per affrontare le più svariate minacce extradimensionali.
Svariati anni dopo la formazione di questo primo gruppo, Excalibur nel 2019 ha modo di ritornare, anche grazie a quanto accaduto in House of X/Powers of X, con una nuova serie. Ai testi troviamo Tini Howard, mentre alla parte grafica vi sono Marcus To e Wilton Santos. La prima saga di dodici numeri si intitola Panico nelle Strade di Londra (Panic on the Streets of London), omaggiando una celebre canzone degli Smiths.
A seguito della fondazione della nazione mutante di Krakoa, Apocalisse si convince che essa debba estendere i suoi confini anche nei regni extradimensionali.
La presenza di un portale dall'isola verso Altromondo, tuttavia, indispettisce Morgana LeFay, la quale è pronta a lanciare un devastante attacco mistico contro la Terra e cattura Brian Braddock.
In soccorso dell'eroe, giungono la sorella Elisabeth, Rogue, Gambit, Jubilee e Rictor. E in assenza di un protettore dell'Inghilterra, un nuovo Capitan Bretagna è pronto a irrompere sulla scena.
La saga di Krakoa, oltre a porsi come una sorta di metafora degli Stati Uniti degli anni più recenti, ha permesso che tutti i vari angoli narrativi esplorati dagli X-Men nei decenni passati venissero ritrovati e ricontestualizzati in questo nuovo scenario.
Quindi, oltre all'ambientazione principale delle storie di Jonathan Hickman, abbiamo solcato le vie spaziali con i New Mutants o gettato un occhio alle missioni segrete di X-Force. Ma i regni mistici mancavano all'appello ed Excalibur, tramite questa nuova formazione che può vantare un leader decisamente particolare come Apocalisse, giunge a colmare il vuoto.
Andando sia nel segno della tradizione, ovvero trame basate principalmente su battaglie in reami magici e missioni extradimensionali, sia cercando di apportare qualche innovazione, a partire dal nuovo - in realtà non così nuovo - Capitan Bretagna (che è evidente chi sia), fino a una rinnovata formazione che non comprende nessuno dei precedenti elementi del gruppo.
Un mix eterogeneo composto da una coppia affiatata ma anche disfunzionale come Gambit e Rogue, una mamma single come Jubilee e infine un omosessuale e reietto della società quale Rictor. Differenti personalità che insieme trovano un nuovo scopo nel progetto di Krakoa, estendendo tale progetto oltre i semplici confini dell'isola e cercando di non farsi manipolare da altre persone, compresi i loro simili, come Apocalisse.
Ognuno trova dunque una nuova identità nell'affermazione del proprio io, inserendo il tutto nel classico contesto supereroistico delle superbattaglie, perché quelle rimangono il sale della narrativa mutante, che avvengano nello spazio, su Altromondo o altrove.