martedì 29 giugno 2021

A scuola di cinema: Deep Impact (1998)

1951: Esce nei cinema americani Quando i Mondi si Scontrano (When Worlds Collide), diretto da George Pal e incentrato sulla distruzione della Terra da parte di una stella rossa di nome Bellus e il conseguente esilio dell'umanità verso un nuovo pianeta abitabile.
Poco più di due decenni dopo, i produttori Richard Zanuck e David Brown contattano la Paramount Pictures per un remake di questa pellicola e vengono anche realizzate a tale scopo un paio di sceneggiature, ma alla fine il progetto naufraga prima ancora di concretizzarsi.
Per riemergere infine sul grande schermo altri due decenni dopo.


1995: Richard Zanuck e David Brown non hanno dimenticato il loro progetto incentrato su un remake di Quando i Mondi si Scontrano e approcciano dunque Steven Spielberg - di cui avevano lanciato la carriera tempo prima grazie a Sugarland Express e Lo Squalo (Jaws) - per cercare di realizzarlo.
Spielberg a quell'epoca ha anche opzionato i diritti di un romanzo di Arthur C. Clarke, The Hammer of God, pubblicato nel 1993 e incentrato sulla scoperta di un asteroide in rotta di collisione verso la Terra e il tentativo di modificarne la direzione tramite dei razzi termici a fusione.
Steven Spielberg intende in un primo momento produrre un adattamento del romanzo di Clarke tramite un suo studio di produzione fondato da pochi mesi, DreamWorks Pictures, ma notando alcune similarità decide poi di collaborare con Zanuck e Brown per unire insieme i due progetti.
Per la sceneggiatura, Spielberg contatta Bruce Joel Rubin, il quale accetta l'incarico poiché Quando i Mondi si Scontrano è tra i suoi film preferiti. Durante le ricerche per la stesura dello script, lo scrittore ottiene dalle autorità governative la possibilità di esaminare luoghi non accessibili al pubblico quali la Situation Room della Casa Bianca e alcuni locali del Pentagono. Ciò gli viene concesso grazie all'influenza e alla popolarità che ha Steven Spielberg anche nelle alte sfere del potere.
Una volta che Rubin ha completato la sua bozza, questa viene revisionata da Michael Tolkin e John Wells, seppur l'apporto di quest'ultimo si riveli minimo a causa di altri suoi inderogabili impegni, tanto che alla fine non viene accreditato.
A quel punto il prodotto finale si è così allontanato dal materiale originario, sia dal film del 1951 che dal romanzo di Arthur C. Clarke, che si decide di non farvi più riferimento, nonostante nei primi spot promozionali il romanzo di Clarke fosse stato citato più di una volta. Lo scrittore non prende bene la cosa, ma si consola con l'assegno per i diritti che ha già incassato.
Steven Spielberg ha sempre avuto l'intenzione di dirigere la pellicola, ancor più quando legge le prime bozze di sceneggiatura, e pianifica di mettersi all'opera una volta conclusi i lavori di Amistad. Tuttavia, giunge notizia che per l'estate del 1998 è prevista l'uscita di un film dalle tematiche simili, Armageddon. Dovendo dunque accelerare la produzione per far uscire la pellicola in anticipo, Spielberg rinuncia all'incarico di regista, ritagliando per sé un ruolo da produttore esecutivo.
In sua sostituzione, Spielberg stesso sceglie Mimi Leder. La regista, distintasi per la direzione di alcuni prodotti televisivi in passato, in particolar modo E.R. - Medici in Prima Linea, ha infatti appena concluso i lavori di The Peacemaker, il suo primo lungometraggio, sempre sotto l'egida della Dreamworks Pictures.
Mimi Leder, in principio non a conoscenza della futura uscita di Armageddon, vorrebbe condurre alcune visite in altre nazioni dove è ambientata la trama a scopo di ricerca, ma le tempistiche strette e qualche limitazione al budget non glielo consentono.
Nella sceneggiatura, il colore della pelle del Presidente degli Stati Uniti Tom Beck non viene specificato, così Mimi Leder suggerisce di affidare la parte a Morgan Freeman. Alcuni dirigenti sollevano delle obiezioni, in quanto ritengono poco realistico che un afroamericano possa diventare Presidente (Barack Obama sarebbe stato eletto solo nel 2004) e la regista deve dunque lottare per far accettare questa scelta di casting.
Viene rifiutata invece la richiesta dell'attore di far indossare al suo personaggio un orecchino.
In principio il personaggio di Jenny Lerner, interpretato da Téa Leoni, è una giornalista al servizio della CNN, ma la rete televisiva nega il consenso a essere nominata. Più malleabile si rivela invece un'altra rete televisiva incentrata sull'informazione, la MSNBC, che peraltro al tempo delle riprese è stata fondata da poco più di un anno.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 16 giugno 1997, tenendosi in Virginia, California, Washington e New York. Per dare una maggiore aderenza scientifica alla trama, sul set sono presenti alcuni consulenti scientifici ed ex astronauti.
Come direttore della fotografia, vi è l'esperto Dietrich Lohmann. Costui tuttavia è in precarie condizioni di salute, in quanto affetto da leucemia, e il suo stato è evidente a tutti i componenti della troupe. Nonostante ciò, comunque, Lohmann porta a termine il suo incarico fino all'ultimo giorno di riprese.
Con qualche difficoltà si riescono a coordinare due differenti tempistiche di due attori protagonisti i cui personaggi devono interagire: quella di Téa Leoni, al contempo impegnata con le riprese della serie televisiva The Naked Truth, e quella di Morgan Freeman, il quale può dedicare alla produzione solo pochi giorni.
Le riprese si concludono il 24 ottobre 1997. Dietrich Lohmann non riesce purtroppo a vedere il film approdare sul grande schermo, in quanto muore a causa della leucemia il 13 novembre 1997. La pellicola viene dedicata alla sua memoria.
Deep Impact viene distribuito nei cinema americani a partire dall'otto maggio 1998. A fronte di un budget di circa 75 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale 350 milioni di dollari.
Un ottimo risultato, ma diventa tuttavia inevitabile il successivo confronto con Armageddon, che esordisce sugli schermi il primo luglio di quello stesso anno per concludere con un incasso di circa 550 milioni di dollari, di gran lunga superiore.
Eppure entrambe le pellicole lasciano infine un segno, appassionando milioni di spettatori, che è la cosa più importante.
Morgan Freeman tornerà a interpretare in futuro altri ruoli come Presidente o persona presente nei luoghi di potere... ma questa è un'altra storia.

domenica 20 giugno 2021

Fabolous Stack of Comics: Mostri Scatenati


Monsters Unleashed è stata una serie in bianco e nero pubblicata dalla Marvel tra il 1973 e il 1975, per un totale di undici numeri. Tra le sue pagine - come suggerisce il titolo - protagonisti assoluti erano i cosiddetti "mostri", tra cui Licantropus, l'Uomo Cosa e il Mostro di Frankenstein.
Buona parte di queste storie, pubblicate in epoca vintage dalla Corno, sono poi state ristampate di recente - o pubblicate per la prima volta - in quei volumi giganti pornolusso che riescono ogni volta a fare breccia nel mio cuore.
Molti anni dopo, i Mostri Scatenati fanno il loro ritorno, ma in un'epoca molto diversa dai seventies e in una società profondamente cambiata di cui non si può non tenere conto.
Monsters Unleashed (Vol. II) è una miniserie di cinque numeri pubblicata nel 2017, sceneggiata da Cullen Bunn e disegnata da Steve McNiven, Greg Land, Leinil Francis Yu, Salvador Larroca e Adam Kubert (sì, un disegnatore per numero e mix più variegato non si poteva avere).
Essendo una storia che coinvolge l'intero Marvel Universe, a contorno di essa sono stati pubblicati vari one-shot con protagonisti gli Avengers, gli X-Men, gli Inumani e altri personaggi.
Annunciati da cadute di meteoriti, lungo tutto il globo terrestre iniziano a comparire dei terribili mostri, che persino i più grandi supereroi del pianeta fanno fatica a fronteggiare. I mostri sono collettivamente noti come Leviatani e annunciano la prossima venuta della loro regina.
E l'eroe che potrebbe sventare la minaccia è il più impensabile di tutti: Kei Kawade, un ragazzo capace di trasferire nella realtà i mostri da lui disegnati sulla carta, mostri che non sono altro che le creature che animavano le testate Marvel pre-supereroistiche!
L'impianto di base della trama è quanto di più semplice ci possa essere, se si presta un attimo di attenzione. C'è la classica minaccia grande grandissima e che nessuno sa come sconfiggere, finché arriva il deus ex machina della situazione - di cui prima si ignorava l'esistenza, ovviamente - il quale dopo indicibili dubbi sulle sue presunte incapacità riesce infine ad avere la meglio.
Se dunque ben presto si capisce già dove va a parare la storia e come andrà a finire, quello che interessa vedere è come l'autore di turno sfrutta le dinamiche tra i personaggi. Cullen Bunn in questo caso procede sul sicuro, ma non in maniera svogliata.
Partendo dal protagonista, Kei Kawade. Un figlio di due mondi, poiché suo padre è orientale, mentre sua madre è americana. Figlio di quell'integrazione ben presente negli Stati Uniti, ma l'autore non lo sottolinea in ogni pagina, dandola per assodato come è giusto che sia. Kei diventa poi figlio di un terzo mondo, che lo collega così all'universo supereroistico.
A fargli da mentore troviamo Elsa Bloodstone, la figlia di Ulysses Bloodstone, il cacciatore di mostri. Ovviamente c'è un'apparente dicotomia - la figlia di un cacciatore di mostri alleata a un ragazzo che i mostri invece li crea - ma viene analizzata e trova risoluzione. Il tutto mentre gli altri eroi Marvel, tranne poche eccezioni (Moon Girl, i Campioni) fanno da tappezzeria, ma ci può stare, i riflettori dovevano puntarsi su altri personaggi.
In ultima analisi infine la miniserie è un sentito omaggio alle storie degli anni '50 del ventesimo secolo della Marvel, quando si chiamava Atlas e - in maniera particolare - Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko sfornavano decine di storie con protagonisti mostri dai nomi impronunciabili quali Fin Fang Foom o Googam, sconfitti sempre da un'umanità mai doma. Per molti sarà una scoperta assoluta, per altri una riscoperta.
Ma laddove si mette un punto fermo rispetto al passato, dall'altro si costruiscono nuovi scenari narrativi e nuovi personaggi per portare avanti in un contesto moderno quella tipologia di racconti. Nuovi scenari che verranno ben presto esplorati.

venerdì 18 giugno 2021

A scuola di cinema: Heat - La Sfida (1995)

25 marzo 1964: Una banda criminale guidata da Neil McCauley si appresta a rapinare un negozio di alimentari di Chicago.
McCauley è un criminale incallito, il classico tipo che entra ed esce di prigione. L'ultima sua detenzione è stata ad Alcatraz, da cui è stato scarcerato nel 1962, dopodiché ha iniziato subito a pianificare nuove rapine.
C'è tuttavia un detective sulle sue tracce, un detective che ha capito che McCauley non tarderà a ritornare alle vecchie abitudini: il suo nome è Chuck Adamson. Già dal 1963 Adamson inizia a stringere il cerchio attorno a McCauley, tanto che in un'occasione i due hanno addirittura la possibilità di parlare faccia a faccia, mentre entrambi prendono un caffè.
Ma la caccia termina quel giorno di marzo del 1964. Dopo aver inseguito un blindato contenente i soldi, McCauley e la sua banda rapinano il negozio di alimentari, ma all'uscita incappano in Adamson e altri agenti che sbarrano loro tutte le possibili vie di fuga. Ne consegue una tremenda sparatoria, durante la quale McCauley viene ucciso da Adamson.
Eventi di certo familiari a molti, poiché sono stati poi trasposti in una celebre pellicola.


Chuck Adamson si dimette dalla polizia nel 1974 per perseguire una carriera come produttore televisivo e cinematografico, nonché come consulente per film polizieschi. In tali, nuove vesti incontra un aspirante promettente regista e sceneggiatore di nome Michael Mann, a cui racconta la storia del suo confronto con McCauley.
Rimasto affascinato dalla storia, Mann la adatta in una prima sceneggiatura che completa nel 1979, tenendola nel cassetto in attesa che riesca a farsi un nome nell'ambiente cinematografico. Adamson diviene in questo trattamento il detective Vincent Hanna. La scena del dialogo tra Adamson e il vero Neil McCauley viene riportata in maniera fedele nella sceneggiatura.
Dopo l'uscita del primo film da lui diretto, Strade Violente (Thief), Michael Mann cerca dunque di far concretizzare il progetto, ma tutti i tentativi vanno a vuoto, compreso offrire la regia della pellicola a Walter Hill, un suo amico di vecchia data, il quale rifiuta la proposta.
Negli anni successivi, tuttavia, Michael Mann diviene uno stimato produttore televisivo grazie al telefilm Miami Vice. Una volta abbandonata questa serie, Mann ha in mente un nuovo show, da ambientare a Los Angeles, e quindi riadatta la sceneggiatura basata sulla storia di Chuck Adamson, dovendo tagliare parte del materiale per esigenze televisive e di minutaggio.
Ne risulta un pilot intitolato Sei Solo, Agente Vincent (L.A. Takedown), diretto dallo stesso Michael Mann e trasmesso il 27 agosto 1989 dalla rete televisiva NBC. La serie non viene tuttavia acquistata dalla NBC e ne rimane solo il pilot, che peraltro Mann disconosce come proprio viste le eccessive ingerenze della produzione.
Qualche anno dopo, Michael Mann consegue il suo primo, grande successo cinematografico con L'Ultimo dei Mohicani (The Last of the Mohicans). Questo fa sì che la Warner Bros. opzioni la sceneggiatura del 1979 nella sua forma originaria, la quale viene aggiornata da Mann.
Per i ruoli principali di Neil McCauley e Vincent Hanna, il regista ha due nomi ben precisi in mente: Robert De Niro e Al Pacino. De Niro è il primo a leggere la sceneggiatura e contatta subito Pacino, che accetta a sua volta.
La pellicola segna la prima volta in cui questi due attori interagiscono sul grande schermo. Un altro, precedente film in comune, Il Padrino Parte II (The Godfather Part II), non vedeva invece alcuna scena insieme poiché i loro due personaggi agivano in periodi temporali differenti.
Per la parte di Chris Shiherlis, viene contattato Val Kilmer, ma costui è impegnato con le riprese di Batman Forever e in un primo momento è costretto a declinare la proposta. Si pensa così di affidare il ruolo a Keanu Reeves, ma poi Kilmer riesce a modificare le tempistiche e far sì di poter partecipare anche a questo progetto, seppure a un certo punto sia impegnato nelle riprese di entrambe le pellicole.
Nel ruolo della figliastra del detective Hanna, vi è Natalie Portman, all'epoca quattordicenne. Questo è il suo secondo ruolo dopo Léon.
In preparazione per il film, Michael Mann si reca presso la prigione di stato di Folsom, per intervistare degli ex criminali lì detenuti e capirne lo stile di vita. Il regista chiede che anche gli attori facciano altrettanto, per entrare più in sintonia coi loro personaggi. L'unico che non ne ha bisogno è Danny Trejo, in quanto ha trascorso parte della sua vita in prigione.
Gli attori che interpretano la parte dei poliziotti invece, sempre dietro richiesta di Mann, hanno una cena con alcuni poliziotti e le loro mogli per capire come socializzano fuori dal lavoro.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 21 febbraio 1995, tenendosi a Los Angeles e in California. Dietro precisa richiesta di Mann, non vengono effettuate riprese in studio, solo in esterni.
Per la scena in cui De Niro e Pacino recitano insieme la prima volta, si decide di non provarla in precedenza e girarla subito, di modo che l'interazione tra i due attori e i due personaggi risulti più spontanea.
Per la famosa scena della sparatoria, il regista vuole che i suoni siano catturati dal vivo piuttosto che ricreati in uno studio in fase di post-produzione e così fa piazzare dei microfoni accuratamente celati lungo tutto il set, di modo che l'audio della sparatoria sia registrato con efficacia.
La scena ha connotati realistici poiché gli attori hanno ricevuto al riguardo un addestramento della durata di tre mesi da parte di Andy McNab e Mick Gould, due ex soldati delle forze armate britanniche. Risulta così efficace che alcuni reparti dei Marine degli Stati Uniti la mostrano successivamente alle reclute per insegnare loro come attuare una ritirata in caso di sparatoria e come cambiare in maniera rapida ed efficace una cartuccia di una mitragliatrice.
Le riprese si concludono il 19 luglio 1995.
Heat - La Sfida (Heat) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 15 dicembre 1995. A fronte di un budget di 60 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 187 milioni di dollari.
Questo film inoltre non rappresenta l'ultima collaborazione sul grande schermo tra Robert De Niro e Al Pacino... ma questa è un'altra storia.

domenica 13 giugno 2021

A scuola di cinema: Prima di Mezzanotte (1988)

Al termine delle riprese de Gli Intoccabili (The Untouchables), Robert De Niro decide di cercare un ruolo in una commedia, o comunque un film di stampo più commerciale, come sorta di stacco da tutti i film drammatici e impegnativi che ha interpretato negli anni passati.
Il primo progetto a cui l'attore si interessa è Big, supportato dalla regista Penny Marshall. Tuttavia la 20th Century Fox non lo ritiene la scelta più adatta, anche in considerazione del notevole salario che l'attore richiede, e affida così la parte a Tom Hanks.
De Niro incappa allora nella sceneggiatura di un altro film che incontra i suoi favori e che sta per essere diretto da Martin Brest, il regista di Beverly Hills Cop. Un film che consegnerà all'attore uno dei ruoli più particolari della sua carriera, quello del cacciatore di taglie Jack Walsh.


La sceneggiatura del film è stata scritta da George Gallo, rifinita da Martin Brest e acquistata dalla Paramount Pictures. Ovviamente la Paramount non si lascia sfuggire l'occasione di poter avere Robert De Niro come interprete principale.
I due protagonisti, Jack Walsh e Jonathan Mardukas "Il Duca", sono stati ideati da Gallo basandosi sui suoi genitori e sulle discussioni che i due - dai caratteri diametralmente opposti, più emotivo lui, più pianificatrice e rilassata lei - avevano. E che causavano l'ilarità dello scrittore.
Volendo rendere la pellicola ancora più profittevole, la Paramount intende affiancare a De Niro un'altra grande star e suggerisce che il personaggio di John Mardukas diventi una donna, così da creare anche un legame romantico con Jack Walsh, e che la parte sia affidata a Cher, attrice in quel momento sulla cresta dell'onda. Martin Brest, però, respinge seccamente questa proposta.
Viene richiesto allora che Mardukas sia interpretato da Robin Williams, il quale peraltro ha letto la sceneggiatura ed è disposto a sostenere un provino.
Martin Brest, tuttavia, ha un altro attore in mente per la parte del Duca: Charles Grodin. Costui ha già sostenuto un provino e il regista ha notato la grande alchimia professionale che si è creata tra lui e De Niro. Non essendo più interessata a proseguire, la Paramount vende dunque il progetto alla Universal Pictures, che conferma i due interpreti principali.
In preparazione per la parte, De Niro frequenta per alcuni mesi dei veri cacciatori di taglie, apprendendone le tecniche, oltre a entrare in contatto con alcuni detective dei corpi di polizia di Los Angeles e Chicago e insieme a loro osservare da esterno un paio di retate. Charles Grodin, invece, si limita a chiedere una consulenza telefonica al suo contabile di fiducia.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 26 ottobre 1987, tenendosi in Arizona, Nevada, California, Michigan e New York.
Pur essendo disponibili delle manette in plastica o in gomma, De Niro convince Grodin a utilizzare per il maggior tempo possibile delle vere manette, in acciaio, anche se il loro continuo uso procura alla fine dei dolori ai polsi dell'attore, tanto che alla conclusione dei lavori gli rimangono delle piccole cicatrici permanenti.
Brest concede spazio all'improvvisazione, facendo sì che alcune scene o dialoghi nascano per iniziativa degli attori. De Niro ad esempio concepisce il tic per cui Jack Walsh guarda continuamente il suo orologio. Inoltre, la scena in cui Grodin si finge un agente del FBI per racimolare delle banconote in un bar e quella della conversazione in treno tra i due protagonisti sono quasi del tutto frutto di improvvisazione.
Robert De Niro si fa trascinare fin troppo dal method acting quando, calcolando male lo slancio, sferra davvero un pugno all'attore John Ashton.
Un curioso stacco si verifica per una scena in cui Walsh e Mardukas cadono da un picco per poi divenire preda delle rapide di un fiume. Se infatti il salto viene girato in una località dell'Arizona, le scene ambientate in acqua vengono in realtà girate in Nuova Zelanda, poiché in quel periodo in quella nazione le acque sono molto più calde se comparate a quelle del freddo inverno statunitense.
Martin Brest è un regista molto metodico, tanto che capita che una certa scena venga girata più volte, cosa che genera frustrazione in alcuni degli attori comprimari, soprattutto in Yaphet Kotto, l'agente Alonzo Mosely - costui peraltro preda anche di uno stato febbrile per parte della lavorazione - il quale non arriva più a capire se stia girando una scena seria o che deve far ridere.
Le riprese si concludono il 20 febbraio 1988.
Prima di Mezzanotte (Midnight Run) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 20 luglio 1988. A fronte di un budget di circa 30 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 81 milioni di dollari.
Pur non rivelandosi un grande successo, la pellicola diviene oggetto nel 1994 di alcuni insoliti sequel (o sarebbe meglio dire prequel), quando vengono prodotti tre film - destinati al solo circuito televisivo - intitolati Another Midnight Run, Midnight Runaround e Midnight Run for Your Life.
Essendo prodotti a basso costo, il cast cinematografico non può essere confermato e dunque in questi tre film il personaggio di Jack Walsh viene interpretato dall'attore Christopher McDonald, in sostituzione di De Niro. Della troupe del film originario, solo lo sceneggiatore George Gallo è presente in qualità di consulente.
Prima di Mezzanotte col passare degli anni diventa una sorta di oggetto di culto, tanto che nel 2010 Roberto De Niro si dichiara disponibile a un eventuale sequel. Nel 2012 gli viene anche proposto un trattamento, scritto da Timothy Dowling, che vede di nuovo coinvolto Jack Walsh, il quale stavolta deve aiutare il figlio di John Mardukas, che si è cacciato nei guai.
Qualcosa sembra muoversi e viene anche individuato un possibile regista in Brett Ratner, ma la pellicola non entra nemmeno nella fase di pre-produzione.
Anche se nulla si concretizza negli anni successivi, l'attore non dispera di poterlo realizzare un giorno, seppure la scomparsa di Charles Grodin - avvenuta il 18 maggio 2021 - ha con ogni probabilità chiuso ogni possibilità in tal senso.
E questa è la fine della storia.

giovedì 10 giugno 2021

Libri a caso: Come Tracce sulla Sabbia


Dopo Un Ristretto in Tazza Grande, torna Riccardo Ranieri, il giornalista impacciato con la passione per il golf e l'investigazione che agisce a Padova e nella provincia. E insieme a lui torna anche Giulia Dal Nero, procuratore della Repubblica. Tutto questo grazie al secondo romanzo del ciclo scritto da Federico Maria RivaltaCome Tracce sulla Sabbia, pubblicato nel 2014 da Amazon Publishing.
Sono passati due anni dagli eventi del primo libro. Riccardo e Giulia si sono un po' persi di vista, ingabbiati dalle loro rispettive carriere, ma le loro vite rimangono di nuovo intrecciate quando un serial killer irrompe sulla scena, uccidendo degli adolescenti.
Il suo metodo di agire è piuttosto peculiare, poiché lascia in anticipo dei messaggi, basati sulle terzine dell'Inferno di Dante Alighieri, che annunciano la sua prossima vittima. Il killer è efficiente e spietato e gli unici indizi che potrebbero portare alla scoperta della sua identità sono collegati a dei lavori di appalto con agenti inquinanti compiuti da una società di smaltimento rifiuti.
L'opera seconda deve essere in grado di confermare quanto visto nella prima, magari cercando di ampliare lo scenario originario per offrire nuovi spunti e nuove possibilità narrative. Come Tracce sulla Sabbia opera in questo senso.
Innanzitutto il punto di vista e il progredire degli eventi non sono più concentrati solo e unicamente su Riccardo Ranieri, ma ampio spazio ottiene in questo secondo libro Giulia Dal Nero, tanto da divenire una vera e propria co-protagonista (nel primo libro, invece, proprio sullo sfondo non era, ma quasi). Il tutto ovviamente è in funzione di una più efficace narrazione, anche per via di alcuni eventi che renderebbero la trama deficitaria se visti solo attraverso gli occhi di Ranieri.
Questo porta anche ad ampliare i rispettivi mondi dei due protagonisti, mondi chiaramente destinati a rimanere legati in maniera indissolubile, introducendo nuovi personaggi o dando più spazio ai comprimari del primo libro, approfondendone certe caratteristiche.
I due protagonisti rimangono bloccati nelle loro peculiarità indicate in Un Ristretto in Tazza Grande e vanno poco avanti rispetto a dove si erano fermati, diciamo che questo secondo capitolo rappresenta sia una sorta di punto fermo rispetto a prima, sia l'inizio di un nuovo paragrafo che verrà esplorato e ampliato in future avventure, almeno questa è l'impressione.
Vi è anche sottotraccia, ma fino a un certo punto, una critica a una certa politica regionale - incurante della salute dei cittadini - e a una certa imprenditoria - incurante di molte altre cose - che sfruttano e martoriano il territorio senza pensare, o meglio senza tenere in considerazione, alle conseguenze che ciò avrà sul bene pubblico. Finché un giorno qualcuno vorrà saldare i conti.

martedì 8 giugno 2021

A scuola di cinema: Ispettore Callaghan - Il Caso Scorpio è Tuo! (1971)

1969: Il serial killer Zodiac semina da circa un anno il terrore in varie località della California, arrivando infine a uccidere non meno di cinque persone e ferendone altre due in maniera grave.
L'incarico di scoprire l'identità dell'assassino seriale e catturarlo viene affidato all'originale detective Dave Toschi. Ma nonostante tutti gli sforzi, qualche concreto sospetto e gli indizi lasciati anche dal serial killer in persona negli anni successivi, questo mistero resta infine irrisolto. E tale rimarrà per sempre, salvo sorprese.
Sia Zodiac che Toschi, tuttavia, contribuiscono in maniera involontaria alla nascita di un'icona cinematografica, che caratterizzerà una carriera allora di per sé già stellare di un grande attore.


Sempre nel 1969, i coniugi Harry Julian Fink e Rita M. Fink scrivono una sceneggiatura intitolata Dead Right, incentrata su un poliziotto cinquantenne di New York, Harry Callahan, il quale cerca di fermare a ogni costo un serial killer di nome Scorpio, in pratica la trama di base, solo col protagonista più anziano rispetto a quello che conosciamo. Callahan è in parte modellato su Dave Toschi, mentre il modo di agire di Scorpio ricorda quello di Zodiac.
La sceneggiatura viene acquisita dalla Warner Bros. e sottoposta a più revisioni, una delle quali ad opera di John Milius (che idea il monologo sulla 44 Magnum), mentre un'altra ideata da Terrence Malick.
Per il ruolo del protagonista viene contattato Frank Sinatra, ma costui ha subito una frattura a un polso durante la lavorazione di Va' e Uccidi (The Manchurian Candidate) e trova difficile impugnare una pistola ingombrante come quella di Callahan, inoltre ha da pochi mesi perso il padre e vuole dedicarsi a progetti meno cupi. Per questi motivi l'attore abbandona il progetto.
La parte viene allora offerta ad altri attori, tra cui Steve McQueen e Paul Newman. Entrambi rifiutano, ma Newman - che ritiene le tematiche del film troppo estreme - suggerisce come possibile interprete Clint Eastwood. Costui è interessato, ma pone alcune condizioni.
Prima di tutto vuole che si ritorni alla sceneggiatura originaria, perché le successive revisioni hanno troppo alterato la trama di base (in una di queste, Scorpio viene alla fine ucciso da un cecchino della polizia), ma secondo l'attore il cuore della vicenda deve rimanere la caccia del killer da parte di Callahan. La seconda condizione è che il regista sia Don Siegel, fidato amico di Eastwood (in precedenza era stato selezionato Irvin Kershner, ma costui aveva rinunciato in concomitanza con l'abbandono di Frank Sinatra). La terza e ultima, che la produzione della pellicola sia gestita dalla sua società, Malpaso Company.
Le condizioni vengono accettate ed Eastwood accetta la parte nel dicembre 1970. A quel tempo, Don Siegel è sotto contratto con la Universal, ma Eastwood ha già abbastanza potere e influenza da recarsi di persona presso i dirigenti dello studio e ottenere l'autorizzazione che il regista si occupi della direzione della pellicola per uno studio rivale.
Eastwood e Siegel chiedono comunque una rifinitura della sceneggiatura a Dean Riesner. Tra i cambiamenti il ringiovanimento di Callahan (Eastwood all'epoca ha poco più di quarant'anni) e il trasferimento della vicenda da New York a San Francisco, per aumentare i parallelismi con gli omicidi di Zodiac.
Per il ruolo di Scorpio, si pensa in un primo momento ad Audie Murphy, ma costui purtroppo muore in seguito a un incidente aereo nel maggio 1971. Eastwood allora propone il nome di Andrew Robinson, un giovane attore che ha apprezzato in una rappresentazione teatrale intitolata Subject To Fits, di Robert Montgomery, basata su L'Idiota di Fedor Dostoevsky, e il cui viso d'angelo secondo Siegel lo rende perfetto per la parte. Per Andrew Robinson, questo film rappresenta il suo debutto cinematografico.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 20 aprile 1971, tenendosi principalmente a San Francisco.
Andrew Robinson è un convinto pacifista, che non ha mai usato un'arma in vita sua, dunque in principio ha alcune difficoltà sia nel girare le scene più forti che nel maneggiare una pistola e ogni volta che spara non può fare a meno di tremare e piegarsi all'indietro. Don Siegel allora lo manda per qualche giorno presso un poligono di tiro per rendere la sua interpretazione più convincente.
Clint Eastwood, oltre a effettuare tutte le sequenze che lo riguardano senza l'uso di una controfigura, per velocizzare i tempi dirige anche personalmente una scena: l'attore peraltro ha già diretto un film di recente, Brivido nella Notte (Play Misty For Me).
Per la scena finale, in cui Callahan deve gettare via con rabbia il suo distintivo (un dichiarato omaggio a Mezzogiorno di Fuoco di Fred Zinnemann), vi è in principio una differenza di vedute tra Eastwood e Don Siegel.
Il primo è convinto che un simile gesto voglia dire che Callahan intende abbandonare il corpo di polizia, cosa che non rispecchia affatto il personaggio. Siegel invece è di diverso avviso, quel gesto dimostra in realtà la sfiducia di Callahan verso il burocratico sistema giudiziario, nonché la mancanza di rispetto che prova nei confronti delle alte sfere della polizia e contro cui si è scontrato più volte.
Dopo che l'attore non si presenta sul set per buona parte del giorno in cui la scena deve essere girata, si convince infine dell'opinione di Siegel. Per colmo di sfortuna, quello stesso giorno è presente un solo distintivo sul set, così la scena può essere ripresa una sola volta e senza errori.
Le riprese si concludono il 18 giugno 1971.
Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo! (Dirty Harry) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 23 dicembre 1971. A fronte di un budget di 4 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare sul territorio statunitense 36 milioni di dollari.
L'interpretazione di Scorpio da parte di Andrew Robinson deve essere risultata particolarmente convincente agli occhi di alcuni, poiché dopo l'uscita del film costui riceve numerose minacce di morte, cosa che lo costringe infine a far togliere il numero di telefono di casa dagli elenchi telefonici.
Il grande successo del film, oltre a confermare l'immensa popolarità di Clint Eastwood, porta in breve tempo allo sviluppo di un sequel... ma questa è un'altra storia.

venerdì 4 giugno 2021

A scuola di cinema: L'Uccello dalle Piume di Cristallo (1970)

1969: Dopo una lunga gavetta come critico cinematografico per il quotidiano Paese Sera e una prolifica carriera come sceneggiatore di vari film, tra cui anche C'era Una Volta il West di Sergio Leone, il giovane cineasta Dario Argento vuole provare a compiere il grande salto e dirigere la sua prima pellicola. Ciò che ne conseguirà sarà il primo passo - seppur costellato di vari ostacoli - di una fulgida carriera, nonché l'inizio di una nuova fase per il cinema italiano.


L'occasione per Dario Argento arriva in maniera quasi inaspettata quando il suo amico Bernardo Bertolucci, con cui aveva collaborato alla stesura della sceneggiatura di C'era Una Volta il West, gli invia per un possibile adattamento una copia del romanzo del 1949 La Statua che Urla (Screaming Mimi), di Fredric Brown, incentrato su un killer seriale di Chicago che prende di mira giovani donne, sfregiandole.
Pur rimanendo intrigato dal libro, Dario Argento fa molto di più: prende solo spunto marginale dal romanzo di Brown, ne sposta l'ambientazione a Roma e unisce la trama a quella di un incubo da lui avuto, causato da una congestione, mentre si trova a Tunisi, in cui si è ritrovato intrappolato in una gabbia di vetro, incapace di aiutare una donna minacciata da un'oscura presenza. Il tutto unito a tematiche personali e oniriche.
La sceneggiatura viene completata in appena cinque giorni e opzionata dalla Titanus, che intende mettere in atto una produzione internazionale coinvolgendo anche attori americani e girando il tutto in inglese, di modo tale da poter vendere la pellicola oltreoceano.
La regia viene proposta in prima battuta a Terence Young, il quale però rifiuta. Dario Argento, tuttavia, crede molto in questo progetto e quindi insieme a suo padre Salvatore Argento fonda la società di produzione SEDA Spettacoli per poter gestire in piena autonomia lo sviluppo del film. A Salvatore Argento viene dunque affidata la produzione e lui ovviamente incarica suo figlio Dario della regia.
Con un budget di circa 200 milioni di lire, le riprese iniziano in via ufficiale nel settembre 1969, tenendosi a Roma e - per gli interni - presso gli Studi De Paolis.
Fin dal primo giorno Dario Argento si trova in netto contrasto con l'attore protagonista del film, Tony Musante, il quale è molto metodico e preciso, arrivando a volte anche a recarsi presso l'abitazione del regista per discutere su come girare una scena.
Proprio la direzione delle scene è la causa di maggior attrito tra i due: quello che è lo stile di regia del debuttante Argento, fatto anche di improvvisazione e di inquadrature inedite, viene invece visto da Tony Musante come segno di approssimazione e mancanza di professionalità. Col passare delle settimane, dunque, il rapporto tra i due si deteriora fino al punto di non ritorno.
Anche dalla casa di distribuzione, Dario Argento non ottiene un grande supporto. Il dirigente della Titanus Goffredo Lombardo, infatti, dopo aver visionato le prime scene, ritenendole insoddisfacenti, giunge alla conclusione che il giovane regista non sia la persona più indicata per portare avanti il progetto e dopo poco più di una settimana medita di sostituirlo con Ferdinando Baldi.
Convoca così Dario Argento nei propri uffici, offrendogli anche la possibilità di lasciare comunque il suo nome in cartellone come regista, ma quest'ultimo si impunta e resta al proprio posto. Goffredo Lombardo, tuttavia, per tutta la durata della lavorazione rimarrà convinto che il film non sia riuscito al meglio e non faccia davvero paura.
In questa sua prima pellicola, Dario Argento utilizza per la prima volta un metodo di lavoro che caratterizzerà altri suoi futuri film. Quando vengono inquadrate le mani dell'assassino, quelle sono in realtà le sue mani: il regista preferisce agire così per velocizzare la produzione, sapendo già quali movimenti utilizzare, invece che affidare l'incarico a un altro attore.
Una sequenza finale riguarda il suicidio di uno dei personaggi che cade dalla finestra di un palazzo e Argento vuole realizzarla con una sorta di effetto in soggettiva. Per questo fa lanciare di sotto la telecamera, la quale è legata a una corda. Tuttavia, le misure vengono mal calcolate dalla troupe e la telecamera si schianta al suolo, rimanendo distrutta. Per fortuna, il materiale girato è rimasto intatto.
Le riprese si concludono nell'ottobre 1969, dopo sei settimane di lavorazione. Quasi superfluo dire che, quando il film viene mostrato in anteprima ai dirigenti della Titanus, costoro lo ritengono assurdo e noioso e sono certi che nessuno lo andrà a vedere.
Temendo una mancata distribuzione, Salvatore Argento, lì presente, si reca presso gli uffici di Goffredo Lombardo durante una pausa pranzo e lì vi trova la segretaria del produttore che sta mangiando un panino, mentre le tremano forte le mani. Quando gliene chiede la ragione, la donna risponde che ha visto la pellicola, rimanendone molto impressionata. Salvatore Argento le chiede allora di andare a riferire questo anche a Goffredo Lombardo.
L'Uccello dalle Piume di Cristallo viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 19 febbraio 1970. Certo comunque del suo fallimento, Goffredo Lombardo si reca in vacanza alle Seychelles. La pellicola arriva infine a incassare sul territorio italiano quasi un miliardo e mezzo di lire e ottiene un grande successo anche negli Stati Uniti.
Non appena gli giunge voce del grande successo della pellicola persino oltreoceano, Goffredo Lombardo telefona a Dario Argento e gli dice che è stato bravissimo e questo è un progetto in cui loro due hanno sempre creduto.
Non è altrettanto accomodante Tony Musante. Costui ormai l'ha presa sul personale e una sera, qualche tempo dopo, si presenta sotto casa di Dario Argento, chiedendo a gran voce che venga aperta la porta. Il regista si convince che lo voglia malmenare e fa finta di non essere presente, fino a quando l'attore si allontana. Da quel momento in poi, Dario Argento non vorrà avere più nulla a che fare con Tony Musante, nemmeno a titolo personale.
L'Uccello dalle Piume di Cristallo rappresenta inoltre la prima parte della cosiddetta Trilogia degli Animali, che proseguirà l'anno successivo con Il Gatto a Nove Code... ma questa è un'altra storia.

mercoledì 2 giugno 2021

Fabolous Stack of Comics: Inumani VS X-Men


Inumani e X-Men sono tra le "famiglie" di supereroi più particolari del Marvel Universe. Create entrambe da Stan Lee e Jack Kirby, hanno subito numerose evoluzioni nel corso dei decenni e l'arrivo - in particolare per gli X-Men - di nuovi componenti.
Per molto tempo ognuna di queste due famiglie è rimasta nel proprio micromondo, senza incroci effettivi a parte qualche crossover generale. Dopo Infinity, tuttavia, la situazione cambia: la dispersione nell'atmosfera delle Nebbie Terrigene causata in maniera indiretta da Thanos porta alla nascita di nuovi Inumani, ma quelle stesse Nebbie si rivelano anche letali per i mutanti, causando una loro decimazione (la quinta, sesta... ho perso il conto).
Il punto di non ritorno si raggiunge con la morte di Ciclope e Madrox l'Uomo Multiplo, fatti passare da Emma Frost come martiri (pur non essendo proprio la verità) per aver cercato di fermare l'avanzare delle Nebbie.
Ne consegue una situazione di stallo destinata però ad esplodere nella miniserie in sei numeri (più un numero 0) Inumani Vs X-Men (Inhumans vs. X-Men), pubblicata tra il 2016 e il 2017, scritta da Charles Soule e Jeff Lemire e disegnata da Leinil Francis Yu, Kenneth Rocafort e Javi Garron.
Un conflitto che nasce dalla volontà - traviata e mal gestita - di Emma Frost di far sì che il sacrificio di Ciclope abbia un significato, tanto che riesce a radunare attorno a sé tutti gli X-Men, incluso Magneto. Solo Bestia si oppone, ma viene messo agli arresti. Al contempo l'ultima Nebbia Terrigena rimasta sta raggiungendo un punto di saturazione, rischiando di dare vita a un'esplosione in grado di uccidere tutti i mutanti presenti sulla Terra.
La battaglia tra le due fazioni dunque si scatena, ma l'elemento risolutore potrebbe essere la nuova generazione di Inumani guidata da Ms. Marvel, abituata a pensare con schemi mentali diversi da quelli degli adulti.
Questa miniserie porta a compimento la trama delle Nebbie Terrigene iniziata sin dai tempi di Infinity e dà vita a nuovi scenari narrativi sia per gli Inumani che per gli X-Men... durati poi poco, ma sorvoliamo. Da un punto di vista grafico forse non è stata una gran furbata affidare una miniserie di sei numeri a tre disegnatori differenti, ognuno col proprio stile.
Il mix dei due sceneggiatori, invece, risulta ben amalgamato (Lemire si occupa degli X-Men, Soule degli Inumani) e risultano indistinguibili. Ovviamente, essendo un punto di arrivo di trame pregresse e che cercano di attirare i lettori di entrambe le famiglie, i due autori non si preoccupano troppo di lanciare messaggi particolari, limitandosi a chiudere le trame in sospeso e a lanciare qualche nuovo spunto per le storie future.
Vi è tuttavia un curioso contrasto tra quelli che sono gli Inumani e X-Men "storici", per così dire, rispetto a quelli delle nuove generazioni. Un tempo erano i primi i ribelli, coloro che si ponevano fuori dal coro battendosi per tutti in maniera indistinta. Ora sembra che il vero pensiero ribelle, aiutare tutti in maniera indistinta, sia invece appannaggio dei componenti delle giovani generazioni, mentre i "vecchi" si sono rinchiusi nel loro guscio e commettono gli stessi errori di coloro contro cui un tempo si battevano.
Ma per fortuna il futuro è in mano ai primi.