giovedì 29 ottobre 2020

A scuola di cinema: Il Gioiello del Nilo (1985)

Grazie al successo di All'Inseguimento della Pietra Verde (Romancing The Stone), la 20th Century Fox ne mette subito in cantiere un sequel. Un successo dovuto anche alla determinazione della sceneggiatrice della pellicola, Diane Thomas, a cui in segno di ringraziamento Michael Douglas regala una Porsche. Ma da quel momento in poi poche cose andranno per il verso giusto.


Per il sequel, Diane Thomas non può confermare il suo ritorno poiché ha già ricevuto e accettato altre offerte interessanti, tra cui una proveniente dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg, per la quale sta ideando la sceneggiatura di un film, che qualche anno dopo sarebbe divenuto Always - Per Sempre. In sua sostituzione vengono contattati Mark Rosenthal e Lawrence Konner.
Anche il regista, Robert Zemeckis, non ritorna, in quanto impegnato con la produzione di Ritorno al Futuro (Back To The Future), e con sua grande gioia anche, viste le enormi difficoltà riscontrate durante la produzione della prima pellicola. In sua sostituzione viene chiamato Lewis Teague, specializzato in produzioni a basso costo e dalle tempistiche ristrette, cosa quest'ultima che gioca a suo vantaggio.
Chi invece ha nel proprio contratto opzioni contrattuali per un sequel, nello specifico i tre attori protagonisti Danny DeVito, Michael Douglas e Kathleen Turner, viene prontamente richiamato. Per DeVito non è un problema, per gli altri due attori invece sì.
Douglas è infatti impegnato con le riprese di Chorus Line (A Chorus Line) e a un certo punto, dovendo anche fare da produttore del sequel - troppo profittevole per potervi rinunciare - per qualche tempo si divide tra le riprese di Chorus Line e i lavori preparatori di questa nuova pellicola.
Kathleen Turner invece non è altrettanto entusiasta. Ha avuto qualche contrasto con la produzione in merito al compenso del primo film e vuole inoltre dedicarsi ad altri progetti. Fa dunque valere una clausola contrattuale tramite cui ha potere di approvare la sceneggiatura, la quale non le risulta gradita ed è anche incompleta. Si arriva dunque a un punto in cui la Fox minaccia di farle causa per mancati doveri contrattuali per 25 milioni di dollari e l'attrice inizia a valersi dei servigi di un avvocato.
Michael Douglas interviene e le promette che, per l'inizio delle riprese, la sceneggiatura sarà stata completata e revisionata. Questa viene effettivamente rivista da Ken Levine e David Isaacs e Douglas riesce a convincere anche Diane Thomas ad effettuare una piccola revisione. Nessuno di loro tre, comunque, viene alla fine accreditato.
Kathleen Turner abbandona dunque le sue resistenze e accetta di partecipare, seppur di malavoglia. La sua delusione è rivolta più verso la Fox che non verso Michael Douglas, che come produttore ha avuto comunque un ruolo scomodo in questa vicenda, tanto che non avrà problemi a collaborare ancora con lui in futuro.
Alcune settimane prima dell'inizio delle riprese, mentre si stanno ispezionando in Marocco alcuni luoghi adatti, avviene un tragico incidente aereo a seguito del quale sei componenti della troupe perdono la vita. Pochi giorni dopo, l'aereo privato che trasporta Michael Douglas e Kathleen Turner effettua un brusco atterraggio, poiché un'ala colpisce la pista di discesa, prima che il mezzo si stabilizzi.
Le riprese iniziano in via ufficiale, in Marocco appunto, il 22 aprile 1985. Chi pensava che i problemi fossero ormai alle spalle, si sbaglia di grosso. Le temperature della nazione africana sono infatti molto alte già in quel periodo, rendendo così difficile la lavorazione.
Lewis Teague lavora con tempistiche rapide come richiesto dalla Fox, ma essendo questa la sua prima importante produzione l'inesperienza talvolta si fa sentire e gioca brutti scherzi. Una complicata ripresa notturna, che viene completata dopo ore, viene vanificata quando si scopre che non è stata inserita alcuna pellicola nelle telecamere (erano ancora lontani i tempi della lavorazione digitale). Quando Michael Douglas viene a saperlo, va fuori di sé dalla rabbia.
Quando le riprese in Marocco stanno per concludersi, alcuni componenti della troupe iniziano ad ammalarsi. Un responsabile locale del Servizio Sanitario giunge sul posto e stabilisce che si sia verificato un caso di epatite, cosa che costringerà a mettere in quarantena l'intera troupe per almeno sei settimane, vanificando così tutte le tempistiche pianificate. Lo stesso responsabile ha però pronta una soluzione per evitare tutto questo: una generosa mazzetta di un paio di milioni di dollari.
Le riprese conclusive si svolgono in Francia, Nizza, Montecarlo e Cannes e si concludono il 25 luglio 1985.
Ma un'ultima tragedia ha luogo. La notte del 21 ottobre 1985 Diane Thomas sta tornando a casa insieme al suo fidanzato Stephen Norman e a un amico, con la Porsche regalatale da Douglas, dopo una generosa serie di bevute. Il suo fidanzato è quello che ha bevuto meno e si mette dunque alla guida del mezzo, ma ciò non impedisce che, a causa di una chiazza di pioggia, perda il controllo dell'automobile, la quale in quel momento sta andando a oltre 120 chilometri all'ora. Il risultato è un tremendo impatto contro un palo del telefono. Diane Thomas, che si trova sul sedile posteriore, muore sul colpo. Stesso destino condiviso dopo qualche ora dal suo amico, nonostante venga trasportato in ospedale.
Il Gioiello del Nilo (Jewel of the Nile) viene distribuito nei cinema americani a partire dall'undici dicembre 1985. La pellicola viene dedicata alla memoria di Diane Thomas e ai componenti della troupe vittime dell'incidente aereo in Marocco. A fronte di un budget di circa 25 milioni di dollari (non sappiamo se vi sia compresa anche la mazzetta al responsabile del Servizio Sanitario), la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale una somma vicina ai 100 milioni di dollari.
Un incasso inferiore rispetto a quello conseguito con All'Inseguimento della Pietra Verde e a fronte di un budget maggiore, ma ciò non impedisce che si pensi a un terzo film intitolato The Crimson Eagle. La trama prevede un viaggio di Jack Colton e Joan Wilder in Thailandia, insieme ai loro figli, dove rimangono coinvolti nel furto di una preziosa statua.
Il progetto, tuttavia, non va mai oltre una prima bozza, principalmente per via delle pessime critiche ricevute per Il Gioiello del Nilo. Michael Douglas cerca comunque di farlo mettere in produzione, rinunciandovi del tutto nel 1997.
Alcuni anni dopo, nel 2005, l'attore cerca di far concretizzare un altro sequel intitolato Racing The Monsoon, che avrebbe visto la partecipazione di sua moglie Catherine Zeta-Jones, ma anche questo progetto naufraga.
A tutt'oggi, l'ultima avventura di Jack Colton e Joan Wilder è quella avvenuta in Africa in questa pellicola. E questa è la fine della storia.

mercoledì 7 ottobre 2020

Fabolous Stack of Comics: Thanos Vince!

 

Dopo Jeff Lemire, approda sulla più recente serie dedicata a Thanos un astro nascente del fumetto, che prima di dedicarsi a questa testata ha pubblicato alcune storie promettenti per Dark Horse e Image. Il suo nome è Donny Cates e il suo passaggio è devastante.
Cates scrive i numeri dal 13 al 18, più una parte del primo e unico Annual, della serie Thanos, pubblicati dal gennaio al giugno 2018 e che formano la saga Thanos Vince! (Thanos Wins), la cui parte grafica è affidata a Geoff Shaw.
Dopo aver sconfitto il figlio Thane e riconquistato il suo trono, Thanos riceve la visita del folle Ghost Rider Cosmico, il quale lo trascina alla fine del tempo, dove vive una futura versione del Titano, che chiede aiuto alla sua controparte più giovane. La minaccia è quella del Caduto, l'ultimo essere vivente dell'Universo, un Silver Surfer in possesso di Mjolnir. Thanos dovrà decidere se allearsi con la sua controparte futura o tracciare per sé una strada differente.
Questa minisaga è intitolata a Thanos, ma la scena gli viene subito rubata da uno dei personaggi più folli e incredibili che siano mai stati creati, il Ghost Rider Cosmico, che irrompe sulla scena portando con sé una pioggia di sangue. Ritengo la sua origin story una delle più assurde e affascinanti mai viste, con un Punitore (sorry, Netflix) maledetto da Mefisto che diventa poi un araldo di Galactus dotato del potere cosmico e infine servitore del Thanos del futuro. Non si fa fatica a capire come mai sia divenuto un beniamino del pubblico... e al tempo stesso gli sia girato il boccino, per dirla alla Stanley Kubrick.
Poi, però, Thanos prende il suo giusto posto come protagonista (quasi) assoluto. Cates è molto diretto e non prende in giro il lettore: costui è un personaggio del tutto negativo, dunque deve fare cose che lo mettano ai nostri occhi in pessima luce, perciò niente compromessi alla Lemire.
Cates effettua un'operazione azzardata caratterizzando il vecchio Thanos, il quale è in pratica il Titano folle degli esordi ossessionato dalla Morte, una versione che ha imperversato almeno fino al Guanto dell'Infinito. Questo Thanos, emblema vivente dell'anarchia, combatte una battaglia destinata a non avere alcuno sbocco: la sua vittoria finale sarà caratterizzata da nient'altro che un vuoto assoluto. Quello stesso vuoto che attende coloro che ritengono, o meglio dicono, di battersi per un giusto ideale, uccidendo chiunque si pari sul loro cammino.
Il Thanos del presente, invece, usa il potere a volte in maniera plateale, ma a volte in maniera più sottile, magari - come dimostra l'annual - intervenendo su un evento insignificante che avrà tuttavia grande impatto nel futuro. Costui è un cercatore di potere e conoscenza, che prescinde dalla Morte e si presenta al proprio pubblico sorridente e, anche quando suddetto pubblico è stato soggiogato, è di continuo oggetto di adorazione, per paura o perché le persone restano davvero convinte che Thanos abbia "fatto anche cose buone".
Col diciottesimo numero, la serie si conclude. Ma le avventure, sia di Thanos che del Ghost Rider Cosmico, sono appena agli inizi.

giovedì 1 ottobre 2020

Fabolous Stack of Comics: Spirit - The Corpse-Makers

Due anni dopo la maxiserie firmata da Matt Wagner, torna The Spirit, il personaggio ideato ottanta anni fa da Will Eisner, grazie a una nuova storia realizzata da uno dei più apprezzati artisti italiani.
Spirit: The Corpse-Makers è una miniserie di cinque numeri pubblicata nel 2017, scritta, disegnata, colorata e pure letterata nell'edizione americana da Francesco Francavilla. Si è voluto tenere impegnato, diciamo così.
In una Central City più spettrale del solito, dove la pioggia sembra non voler concedere alcuna tregua, Spirit e il suo compare Eb (che suppongo sia Ebony White, il quale non viene chiamato così per evitare stereotipi razziali) si imbattono in una serie di rapimenti ai danni di alcuni reietti della società. Con l'aiuto dell'investigatrice privata Lisa Marlowe, i due scopriranno l'incredibile verità dietro queste sparizioni.
I dichiarati modelli di ispirazione per questa storia sono le detective stories pubblicate negli anni '30 e '40 del ventesimo secolo, in particolar modo quelle scritte da Raymond Chandler e Dashiell Hammett, le cui frasi compaiono all'inizio di ogni capitolo. Rispetto a un Sam Spade o a un Philip Marlowe, tuttavia, con cui The Spirit condivide la stessa ambientazione temporale, vi è da parte dell'eroe una minore disillusione verso l'umanità, che pure esiste e maschera attraverso alcune battute, che qui però quasi scompaiono, forse sovrastate dall'orrore a cui deve assistere.
Il fatto inoltre che la protagonista femminile abbia come cognome Marlowe la dice lunga. A tal proposito, Francavilla - senza farlo pesare in alcun modo e non appesantendo la narrazione - la descrive come una donna forte e indipendente, capace di badare a sé stessa. Il tutto in netto contrasto al modo in cui venivano caratterizzati i personaggi femminili di quell'epoca... e non solo. Qualcuno potrebbe far notare che ne risulterebbe una piccola incongruenza storica, ma in questo caso, come direbbe Doc Brown:"Chi se ne frega!".
La storia imbastita da Francavilla cerca un approccio realistico, dove i veri cattivi sono gli esseri umani e la natura malvagia e arrivista che pervade alcuni di essi. Ecco perché dunque non compare nessuno dei coloriti avversari di Spirit. Sarebbero risultati decisamente fuori posto in questo contesto.
Vi è uno spiraglio per un possibile seguito al termine della storia, ma chissà quando o addirittura se lo vedremo. Ma si sa, già più di una volta Spirit è stato dato per morto, salvo poi tornare sempre: è questa la sua caratteristica principale. Questa la sua vera forza.