martedì 4 luglio 2023

Fabolous Stack of Comics: La Lega degli Straordinari Gentlemen


Lo scrittore Philip José Farmer tentò una volta un esperimento narrativo insolito: prendere alcuni personaggi provenienti da romanzi classici, prettamente quelli di avventura ma non solo, e includerli in un unico universo narrativo. Un universo in cui le opere originarie erano parte di un canone più ampio che lo scrittore andava poi ad esplorare in maniera ulteriore, dando a questi personaggi (Tarzan, Sherlock Holmes, Doc Savage ad esempio) un'origine comune. Il World Newton Universe.
L'idea che i personaggi delle nostre letture d'infanzia/adolescenziali potessero vivere avventure insieme ha sempre arricchito la nostra immaginazione: in quella ingenuità da ragazzini inesperti della vita erano tutti parte di un unico mondo. E c'è qualcuno che ha voluto prendere questo concetto alla lettera: Alan Moore.
E lo ha fatto tramite una serie di storie e un gruppo denominato La Lega degli Straordinari Gentlemen (League of Extraordinary Gentlemen). La prima miniserie di sei numeri, pubblicata tra il 1999 e il 2000 dalla Wildstorm, è stata realizzata da Kevin O'Neill.
Ci troviamo a Londra nel 1898. Mina Murray viene incaricata dal servizio segreto inglese, rappresentato dall'agente Campion Bond, di rintracciare alcuni eroi che la aiutino a debellare una terribile minaccia. Sono il Capitano Nemo, Allan Quatermain, Henry Jekyll e l'Uomo Invisibile.
Questo gruppo composto da elementi altamente instabili è tuttavia l'unico baluardo contro Fu Manchu, che ha preso possesso del quartiere di Limehouse e minaccia di lanciare un attacco missilistico contro l'intera Inghilterra.
Alan Moore compie qui quella che è una operazione da sogno narrativo di ogni scrittore o quasi, infatti molti sperano sempre di confrontarsi coi grandi autori del passato e le loro creazioni, ma non tramuta il tutto in una semplice storia di avventura e mistero. Decisamente non sarebbe nelle sue corde, pur essendo in grado di farlo, e lo dimostra in questo caso.
Alan Moore, così come aveva reinventato un supereroe minore chiamato Marvelman, così come aveva reinventato i supereroi della Charlton, reinventa dunque questi personaggi creati da altri scrittori. Ma lo fa rispettando le loro caratteristiche di base, anche quelle più controverse seppur viste con un occhio moderno e revisionate (alcuni romanzi, scritti in tempi lontani e differenti, presentavano evidenti sottotesti razzisti, e non parliamo di un certo sessismo imperante), che non vengono messe da parte affatto.
Partendo dunque dagli archetipi narrativi originari, Alan Moore crea il proprio mondo fantastico dove convivono signori del crimine orientali, marziani, spie e doppiogiochisti inglesi, scienziati americani preferibilmente pazzi, investigatori del mistero di nazionalità francese e molto altro. Insomma, un bel patchwork che non risulta affatto confusionario, anzi, ogni piccolo tassello contribuisce a dare quel qualcosa di più che rende questo mondo più coeso.
Il tutto diventa anche una sorta di caccia alla citazione poiché ogni nome che viene citato oltre a quello dei protagonisti non è mai casuale e c'è una spiegazione dietro.
Chi quei personaggi già li conosce perché ne ha letto le storie in passato sarà in grado di cogliere alcune citazioni, ma c'è anche il rischio che non apprezzi certe modifiche a cui vengono sottoposti dallo sceneggiatore. Dopotutto è il rischio che ogni autore deve affrontare quando riprende in mano creazioni altrui.
Chi invece ha avuto piacere di essere catapultato in questo nuovo universo, che nasce dalle ceneri narrative di mondi precedenti, avrà piacere a tornarvi.

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