Londra, si sa, ha Sherlock Holmes. Gli Stati Uniti hanno i loro detective privati hard-boiled quali Philip Marlowe o Sam Spade. E Parigi? Be', anche questa città ha il suo detective, anzi Commissario per eccellenza, capace di competere in popolarità sia con Sherlock Holmes che con Hercule Poirot: si tratta di Maigret, il personaggio ideato da Georges Simenon.
Pietr il Lettone (Pietr-le-Letton), pubblicato nel 1931 seppur scritto un paio di anni prima, è il primo romanzo della saga che vede protagonista il commissario parigino della prima squadra mobile. Ma, badate bene, non il primo a essere pubblicato e nemmeno il primo in ordine cronologico dove compare Maigret (il quale era un personaggio secondario o anche meno in un paio di romanzi precedenti di Simenon). Insomma, c'erano problemi di continuity e difficoltà nel reperire gli arretrati già allora.
Il Commissario Maigret riceve la notizia che il criminale noto come Pietr il Lettone sta per giungere a Parigi. Si reca dunque alla stazione dove giunge il treno che ha Pietr come passeggero, ma qui, dopo averlo riconosciuto, trova quello che sembra un suo sosia ucciso in un bagno del treno.
Il Commissario segue dunque il criminale presso l'albergo dove alloggia sotto falso nome e da quel momento in poi inizierà tra i due una partita intricata, fatta di mosse e contromosse, sotto un'incessante pioggia novembrina. Il tutto mentre altri personaggi entrano in gioco e Maigret stesso rischia la vita in questo dramma esistenziale, che nasconde un'incredibile verità.
Un bellissimo, appassionante primo capitolo. In primo luogo per il suo protagonista, ovviamente, il Commissario Maigret, che ritengo per l'epoca in cui fu ideato una figura di investigatore del tutto inedita.
In questo romanzo ha quarantacinque anni, è alto, robusto ma non impacciato e ha una moglie - nota qui solo come Signora Maigret - a cui viene accennato più volte e che comparirà solo nelle pagine finali. Ahimè, ma non c'è da stupirsene troppo, il ruolo per quest'ultima è solo quello della moglie fedele che aspetta a casa il marito e cucina per lui. E siccome Simenon a quanto pare i nomi non li vuole diffondere, anche lei chiama suo marito per cognome.
Maigret sembra avere dei trascorsi in guerra e forse per questo è molto attaccato ai suoi colleghi, pur mascherando il tutto sotto un atteggiamento burbero e scontroso, tanto che quando uno di loro viene ucciso durante l'indagine, per lui la caccia al criminale diventa una faccenda personale. Fino al punto di mettere a rischio anche la sua stessa salute, cosa per cui alla fine dovrà subire un intervento chirurgico, purché sia fatta giustizia. E per Maigret giustizia non vuol dire necessariamente che i criminali paghino davanti alla legge.
Se Holmes ha il metodo deduttivo, se Poirot usa le sue celluline grigie, Maigret cerca sempre "la crepa", ovvero quel momento in cui il criminale tradisce la sua natura umana tramite delle emozioni.
Simenon manifesta una grande bravura nella descrizione dei luoghi, pur se diversi tra loro. In questo romanzo si passa, anche nell'arco di poche pagine, da un lussuoso hotel, a una locanda di provincia, a un locale di second'ordine in periferia e altri posti. E per ognuno di essi Simenon, con poche ma precise descrizioni, riesce a catapultarci in quei micromondi, come se la scena si stesse svolgendo davanti ai nostri occhi e prendesse vita di fronte a noi.
Scene dove l'umanità lì raffigurata pare essere preda del caos e Maigret è colui che porta ordine in quel caos col suo passaggio. Un insolito portatore di luce, bisogna ammetterlo.
Pietr il Lettone, come detto, è il primo romanzo che vede protagonista il commissario parigino. Il primo di settantacinque. Parleremo anche dei restanti settantaquattro? Non rimane che attendere.
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