Dopo Smetto Quando Voglio, gli scienziati divenuti criminali per necessità, ma di buon cuore nell'animo, ritornano nel secondo capitolo Smetto Quando Voglio: Masterclass, diretto da Sydney Sibilia, scritto da Sydney Sibilia, Luigi Di Capua e Francesca Manieri e distribuito nei cinema nel febbraio 2017.
Nel primo capitolo, abbiamo visto Pietro Zinni, un professore universitario precario, mettere su una insolita banda insieme ad altri colleghi scienziati e laureati costretti a fare lavori umilianti e creare una droga sintetica non inserita nell'elenco delle sostanze proibite dal governo e, dunque, legalmente commerciabile.
Questo aveva attirato l'attenzione di un boss criminale romano detto il Murena e, per evitare la galera ai suoi amici, Pietro Zinni si allea con la polizia per incriminarlo, anche se questo comporta per lui finire in prigione.
Da questo punto prende le mosse il sequel. Quando commercializzava con gran profitto le smart drugs, Alberto Petrelli (Stefano Fresi) aveva notato un grande cromatografo venir trasportato lungo le strade romane, ma non aveva potuto indagare oltre.
Mentre si trova in carcere, Pietro Zinni (Edoardo Leo) riceve una proposta da parte dell'ispettrice Paola Coletti (Greta Scarano): rimettere insieme la banda al fine di scovare altri spacciatori di smart drugs, il tutto agendo sotto copertura e senza l'appoggio formale degli organi di polizia. Se Zinni e la sua squadra riusciranno a neutralizzare un certo numero di bande criminali, la loro pena sarà del tutto annullata.
Per riuscire in questo intento, tuttavia, occorrono nuovi elementi. E non solo, il mistero del cromatografo nasconde in realtà un terribile segreto che rischia di mettere a ferro e fuoco Roma.
Potrebbe apparirvi strano, a un primo approccio, veder trasferita una trama prettamente americana (antieroi, inseguimenti, travestimenti, un villain determinato a seminare il caos) in un contesto molto, decisamente molto italiano.
Come spesso accade è una questione di mentalità. Aver visto simili trame create quasi sempre da americani e inserite nella società americana, mentre per quanto riguarda la società italiana ci siamo fossilizzati sul genere commedia, ci ha convinti che il cinema italiano simili storie non le possa creare.
E invece, come sempre, è solo una questione di volontà. Tra omaggi a Rambo, Ocean's Eleven, Fast and Furious e Indiana Jones (più magari altri che mi sono sfuggiti), questo secondo capitolo si rivela ancora più rocambolesco e pieno di sorprese del precedente e presenta una scena di inseguimento in treno che non sfigurerebbe affatto in un blockbuster americano.
Al tempo stesso, però, proprio perché calata in un contesto italiano, non abbiamo gli antieroi a cui ci ha abituato il cinema statunitense, bensì gente sfortunata, rigettata dalla società, ma che ha ancora a cuore valori come l'amicizia e la famiglia. E qualche battuta caciarona lungo la via dimostra ancor di più che sì, siamo proprio in Italia.
Ma questo non è un male, anzi, è giusto dare una certa impronta al film senza limitarsi a omaggiare in maniera rispettosa il cinema americano. Grazie a questo i protagonisti - non è semplice gestire più di dieci personaggi - e la storia acquistano una precisa fisionomia e donano coerenza e continuità, rendendo queste due pellicole una sorta di unicum.
Un unicum che però deve ancora trovare una risoluzione finale.
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