martedì 21 maggio 2024

Libri a caso: Una Testa in Gioco


Il Commissario Maigret ha una sua personale idea di giustizia, un'idea che lo abbiamo visto perseguire nei precedenti libri che lo hanno visto protagonista. Per il Commissario parigino, la legge è sì utile, ma non deve rappresentare l'unico metro di giudizio.
C'è un ideale di giustizia più alto, e non è quello divino, che deve tenere conto delle motivazioni che hanno causato l'atto criminoso e le persone che ne potrebbero ricavare un danno indiretto. Questo ha portato Maigret in un recente caso - L'Impiccato di Saint-Pholien - addirittura a non denunciare alcune persone per non lasciare orfani dei bambini.
Tale ideale di giustizia ritorna, più marcato che mai, in Una Testa in Gioco (La Tête d'un Homme), quinto romanzo della serie pubblicato nel 1931.
Joseph Heurtin è stato condannato in via definitiva per l'omicidio di due donne americane e sta per essere eseguita la sua condanna a morte. Anche se alcune prove appaiono schiaccianti, l'uomo si dichiara più volte innocente.
Il Commissario Maigret, responsabile del suo arresto, roso dai dubbi si convince che le obiezioni di Heurtin abbiano un qualche fondamento. E concepisce così un piano ardito che rischia di mettere fine per sempre alla sua carriera: inscenare un'evasione dell'uomo, di modo tale che lui lo porti dai suoi complici.
Ma quello che accade dopo è del tutto imprevedibile. Questo diventa l'inizio di una delle indagini più insidiose per Maigret, tra ricchi residenti americani, poveri immigrati dell'est Europa e una mente diabolica che lo sfida apertamente.
C'è una capacità che Georges Simenon ha saputo padroneggiare sin dal romanzo precedente. Ovvero di come gli eventi sembrino dirigersi verso un preciso obiettivo, salvo poi cambiare del tutto strada, e questo non tramite un improvviso colpo di scena, bensì in maniera del tutto naturale. Come se Maigret fosse in balia del destino e dovesse padroneggiarlo in qualche modo.
Questo romanzo nasce come la storia di un'evasione e come tale procede, salvo poi subire una svolta e divenire una sottile sfida di menti e volontà. Già nel primo romanzo, Pietr il Lettone, il Commissario aveva trovato una persona decisa a sfidarlo, ma qui il nemico è una sorta di Moriarty aggiornato.
Intelligente, ma non ricco, che ama seminare il caos e lanciare la sua sfida al Commissario Maigret. Il fatto che sia straniero mi ha in principio confuso, considerato che vi era una marcata instabilità politica in Europa all'epoca, ma credo che non ci fosse alcun sottotesto razzista (su un europeo, poi), semplicemente è un elemento funzionale alla trama.
Per la prima volta, Maigret perde anche solo per un attimo la pazienza, dopodiché batte il suo nemico utilizzando le sue armi più affilate. Ovvero la ragione e la capacità di aspettare, cose che fanno innervosire anche i nemici più insidiosi. Ancora una volta, Maigret padroneggia il destino che altri gli hanno riservato e capovolge la situazione.
Un romanzo davvero particolare, trasposto sul grande e piccolo schermo più volte, anche dal nostro Gino Cervi - e con nientemeno che Gian Maria Volonté nella parte dell'avversario di Maigret.
Poiché un grande romanzo richiede grandi interpreti.

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