Il football americano (lo dice il nome stesso, dopotutto) è uno degli sport simbolo degli Stati Uniti. Per usare una consueta ma vera banalità è popolare quanto il calcio in Italia e il Super Bowl rappresenta uno degli eventi televisivi annuali più seguiti al mondo.
In quanto tale, il football americano è al centro di un numero incalcolabile di pellicole e molto spesso questo sport diviene la metafora del riscatto di una persona, in una sorta di esaltazione (legittima, ci mancherebbe) dei valori americani più gettonati dal popolo, quali la famiglia e l'integrazione.
Una delle pellicole che adotta questa metafora è Safety: Sempre al Tuo Fianco (Safety), diretta da Reginald Hudlin, scritta da Nick Santora e distribuita su Disney+ a partire dall'undici dicembre 2020.
Nel 2006, Ray McElrathbey (Jay Reeves) riesce ad accedere alla Clemson University della South Carolina per entrare a far parte della squadra universitaria di football, i Tigers, grazie a una borsa di studio guadagnata grazie alle sue abilità come giocatore per le azioni di safety.
Ray si rivela anche uno studente modello e comincia a legare coi propri compagni e con una ragazza di nome Raycee Stone (Corinne Foxx), ma la sua situazione familiare non è altrettanto idilliaca. Con un padre assente e una madre tossicodipendente che deve entrare in una comunità di recupero, suo fratello Fahmarr (Thaddeus Mixson) rischia di finire in una casa famiglia.
Ray si dichiara allora disposto a occuparsi di suo fratello e farsi carico delle sue necessità. Peccato che questo, però, rischi di fargli perdere la borsa di studio, ma il giovane - con l'aiuto dei suoi compagni di squadra - farà tutto ciò che è necessario per proteggere Fahmarr.
Il film è basato su una storia vera: Ray McElrathbey è stato davvero un giocatore dei Tigers della Clemson che è riuscito a ottenere una deroga dalla NCAA per avere dei fondi aggiuntivi alla borsa di studio al fine di potersi occupare al meglio di suo fratello, essendo lui l'unico adulto della famiglia a essere presente per lui, sempre al suo fianco.
La pellicola prende la base di questa storia vera e utilizza il football americano come semplice "sfondo" che non viene analizzato più di tanto (c'è qualche allenamento e pochi minuti di una partita, ma nulla più) in sé come sport, ma diviene veicolo di quei valori sopra menzionati. Valori che permettono a Ray di realizzare anche i suoi sogni.
Attraverso i sacrifici di Ray e il suo amore sia per lo sport che per suo fratello, si esaltano dunque i valori del rispetto tra persone di diversa estrazione sociale e colore di pelle, nonché si sottolinea quello che dovrebbe essere il bene supremo di una famiglia, ovvero prendersi cura l'uno dell'altro. Insomma, qualcosa di perfetto per un film per famiglie della Disney, sempre desiderosa di promulgare suddetti valori.
Per raggiungere tale obiettivo ci si concede quelle drammatizzazioni - o sarebbe meglio dire astrazioni dalla storia vera comprensive di siparietti comici - inevitabili in un contesto mainstream simile. La pellicola dunque non è un vero e proprio biopic con tutti i crismi, e non ambisce ad esserlo, semplicemente pone la storia di Ray McElrathbey come metafora di molte altre storie di riscatto che non catturano l'attenzione mediatica ed esempio da seguire per tutti gli altri.
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