giovedì 18 maggio 2023

Netflix Original 130: L'Angelo


Non necessariamente i biopic devono trattare di figure positive o di vittime, del sistema o di altri eventi storici. Un biopic può e deve essere dedicato anche a una figura negativa, o quantomeno ambigua. Perché anche scrutando nell'oscurità umana possiamo apprendere qualcosa su noi stessi.
Ecco dunque una delle ragion d'essere delle pellicole dedicate ai gangster come John Gotti, oppure The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese.
Un biopic su una figura di certo ambigua a livello storico è L'Angelo, diretto da Ariel Vromen, scritto da David Arata e distribuito su Netflix a partire dal 14 settembre 2018.
1970: Ashraf Marwan (Marwan Kenzari) è uno studente che vive a Londra ed è il genero di Gamal Abdel Nasser, presidente dell'Egitto, una nazione in forte tensione con Israele a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Quando Nasser muore, il suo posto viene preso da Anwar Sadat, che vuole Marwan al suo fianco come consigliere. Intravedendo un nuovo terribile conflitto all'orizzonte, tuttavia, Marwan entra in contatto con i servizi segreti israeliani, fornendo loro per tre anni importanti informazioni riservate e stringendo un rapporto di fiducia con uno dei loro agenti, Alex (Toby Kebbell).
Ma la fiducia in situazioni come queste è qualcosa che si può perdere da un giorno all'altro.
La pellicola indaga su un periodo storico i cui effetti si sono fatti sentire ancora per molti anni e fino a tempi abbastanza recenti. Un periodo inquadrato anche dal punto di vista di ciò che non possiamo vedere alla luce del giorno: le manovre politiche, gli intrighi spionistici, i tradimenti e i voltafaccia.
Tutti riassunti in un'unica figura, quella di Ashraf Marwan, controversa a dir poco. Padre di famiglia, consigliere politico, apparente patriota, apparente doppiogiochista.
Chiaramente c'è molto di cui il pubblico non sa e non potrà mai sapere di quei turbolenti anni per via di segreti di stato oppure per l'occultamento di alcuni atti. Quindi, partendo dai dati storici certi, il film si prende inevitabilmente alcune libertà e costruisce un proprio personaggio prendendo a riferimento quello realmente esistito.
Ashraf Marwan diviene così una classica figura cinematografica. Quella dell'uomo disposto a tutto pur di proteggere la sua famiglia, anche in apparenza a tradire il proprio paese. E che proprio per questo suo desiderio, e i segreti che esso comporta, rischia di perdere tutto ciò che ha di più caro.
Il tutto sullo sfondo principalmente della Londra degli anni '70 del ventesimo secolo, ricreata in maniera abbastanza credibile.
Mi sembra abbastanza improbabile che il vero Ashraf Marwan si possa avvicinare a quello ritratto in questa pellicola. Ma il cinema è anche questo: prende un personaggio storico e lo rimodella per farne una sorta di esempio. Poi sta al pubblico farsi un proprio giudizio. E magari dà anche l'impulso di andare a scoprire quale sia stata la realtà storica.

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