martedì 9 maggio 2023

Prime Video Original 56: Cartoline di Morte


Il cinema americano e quello europeo vedono le detective stories in maniera differente, di solito. Il primo predilige di più l'azione, mentre il secondo è più intimista e si concentra maggiormente sulla figura dell'investigatore, la sua personalità e le vicende che lo circondano durante l'indagine, private o meno che siano.
Ma talvolta ci sono dei punti di incontro, grazie anche al fatto che oggi è più facile per il pubblico americano accedere a prodotti differenti da quelli presenti sul suo territorio (problema invece mai esistito altrove, soprattutto in Italia).
Un originale punto di incontro di queste diverse sensibilità si ha in Cartoline di Morte (The Postcard Killings), diretto da Danis Tanović, scritto da Tove Alsterdal, Ellen Brown Furman, Liza Marklund, Andrew Stern e Tena Štivičić e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 25 settembre 2020. Il film si basa sull'omonimo romanzo, pubblicato nel 2010, scritto da James Patterson e Liza Marklund.
Il detective di New York Jacob Kanon (Jeffrey Dean Morgan) si reca a Londra in quanto sua figlia è stata brutalmente uccisa insieme al marito mentre i due si trovavano in luna di miele.
Ricevendo poco supporto dalla polizia inglese, Jacob Kanon inizia un'indagine personale che lo trascina lungo mezza Europa e sfocia ben presto in un incubo quando capisce che l'omicidio di sua figlia è solo l'ultimo di una serie e che la mano assassina tornerà presto a colpire. Per venire a capo del mistero, riallaccia i rapporti con l'ex moglie Valerie (Famke Janssen).
Come nel libro originario, la pellicola rappresenta l'incontro fisico e "spirituale" tra quelle che si rivelano di solito essere due diverse concezioni delle indagini di polizia e della figura dell'investigatore. Una produzione americana realizzata da una troupe prevalentemente europea aiuta in questo obiettivo.
Jacob Kanon, nel corso delle sue indagini, ha infatti modo di visitare quelle nazioni che ormai anche gli americani hanno imparato a conoscere tramite altri investigatori di cui possono ammirare le gesta.
Vi è ovviamente Londra e l'Inghilterra post-Brexit con la sua rigida burocrazia, la Svezia con un dipartimento che pare uscito dai romanzi con protagonista Kurt Wallander, e infine la Germania, con un poliziotto che ricorda molto - almeno secondo la mia percezione - i commissari dei telefilm degli anni '80 e '90 prodotti in quel paese. Assente chiaramente l'Italia.
Se non in casi sporadici, la trama è più incentrata sull'indagine e la risoluzione del mistero che non sull'azione e sulla psicologia del protagonista, il quale deve venire a patti con la grave perdita che ha subito e dare un volto al responsabile. Una risoluzione che risiede nell'arte, cosa che mi ha ricordato le prime pellicole di Dario Argento.
Anche se più che scoprire chi sia stato, ben intuibile a un certo punto per gli spettatori meno smaliziati, ben presto si capisce che il tema principale è comprendere la motivazione scioccante che vi è dietro.
Ecco, lo shock più grande in realtà è stato rivedere Famke Janssen. Sono l'ultima persona in grado di poter dare giudizi sull'aspetto estetico di un'altra persona, ma vedere il suo volto così alterato dal botox in principio non me l'ha fatta riconoscere.

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