sabato 16 luglio 2022

A scuola di cinema: Tutti gli Uomini del Presidente (1976)

1974: Viene pubblicato il libro Tutti gli Uomini del Presidente: Lo Scandalo Watergate e la Caduta di Nixon (All The President's Men), scritto dai giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward.
L'opera dettaglia l'inchiesta giornalistica portata avanti dai due giornalisti sulle pagine del The Washington Post a seguito dell'irruzione nel giugno 1972, da parte di cinque uomini, presso una sede del Comitato Nazionale Democratico situata lungo un intero piano dell'Hotel Watergate.
Quest'insolito atto criminale scoperchia un intero nuovo mondo ai due giornalisti, composto da spie, intercettazioni, intrecci politici e governativi e un misterioso informatore segreto noto come Gola Profonda, tanto che ne consegue un vero e proprio scandalo, lo Scandalo Watergate.
Le sue ramificazioni sono così profonde che arrivano a coinvolgere anche il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, il quale nel 1974 è costretto a presentare le proprie dimissioni.
Da questo libro inchiesta nasce infine una celebre pellicola.


Già nell'autunno del 1972, durante i primi mesi dell'indagine giornalistica, Robert Redford contatta Carl Bernstein e Bob Woodward (i quali in principio pensano sia una spia al servizio del governo), dichiarandosi entusiasta per il loro lavoro e dimostrandosi interessato già allora a un possibile adattamento cinematografico della loro inchiesta.
Quando, due anni dopo, il libro viene pubblicato, l'attore ha modo di incontrare i due giornalisti presso un bar del Jefferson Hotel. Bernstein e Woodward chiedono a Redford che il film sia strettamente aderente al libro e dunque si concentri solo e unicamente sulla loro inchiesta. L'attore risponde che è esattamente questo il suo intento.
Robert Redford negozia dunque, per conto della Warner Bros., l'opzione dei diritti di sfruttamento cinematografico per una somma di 450.000 dollari. L'idea dell'attore è quello di ritagliare per sé solo il ruolo di produttore e concepisce un film di stampo documentaristico, in bianco e nero e senza attori di richiamo.
La Warner Bros., tuttavia, è di diverso avviso e si dichiara disposta a finanziare la pellicola solo nel caso in cui Robert Redford interpreti uno dei protagonisti. L'attore accetta il ruolo di Bob Woodward, ma è ora consapevole che deve trovare un altro attore di richiamo, per far sì che il suo personaggio non sia troppo preminente, poiché entrambi i giornalisti hanno avuto un ruolo paritario nel portare avanti l'indagine giornalistica.
Dopo aver pensato in un primo momento ad Al Pacino, Redford ritiene che Dustin Hoffman sia la scelta più adatta e gli propone la cosa mentre entrambi si ritrovano a guardare una partita dei New York Knicks. Nel frattempo viene individuato il regista in Alan J. Pakula.
La sceneggiatura viene scritta da William Goldman, che Redford ha conosciuto sul set di Butch Cassidy (Butch Cassidy and the Sundance Kid). Goldman richiede qualche informazione a Carl Bernstein e Bob Woodward, ma solo quest'ultimo si dimostra del tutto collaborativo, mentre Bernstein è abbastanza reticente.
Il primo trattamento non incontra i favori di Robert Redford, che per correttezza chiede degli input e dei suggerimenti a Bernstein e Woodward. Per tutta risposta, Carl Bernstein, con l'apporto della sua fidanzata Nora Ephron e col benestare di Woodward, scrive un nuovo trattamento non richiesto.
Quando i due giornalisti incontrano ancora Robert Redford nell'autunno del 1974, un meeting a cui è presente anche William Goldman, sottopongono il nuovo trattamento. Goldman è fuori di sé dalla rabbia: minaccia di chiamare il suo avvocato, se la prende con Robert Redford e definisce quello che è stato fatto alle sue spalle come un vile tradimento, prima di andarsene.
Neanche Robert Redford rimane entusiasta del nuovo trattamento - che viene infine rigettato in toto eccetto per una scena - e, dopo aver placato gli animi, convince William Goldman a effettuare una revisione della sua sceneggiatura. Bernstein si scusa poi con lo sceneggiatore per quanto da lui fatto, assumendosene la piena responsabilità. Dopo che Goldman ha consegnato la sua revisione, Robert Redford e Alan Pakula vi apportano a loro volta delle modifiche, seppur non significative.
Per il ruolo di Ben Bradlee, editor esecutivo del The Washington Post, Robert Redford suggerisce il nome di Jason Robards, che ha rappresentato per lui una sorta di mentore agli inizi della sua carriera. La Warner Bros. è esitante, in quanto l'attore sta lottando contro una dipendenza dall'alcool, iniziata a seguito di un incidente stradale che ha richiesto anche un intervento di ricostruzione facciale.
Redford vince tuttavia queste resistenze, nonché quelle di Jason Robards stesso, convinto che il suo personaggio ripeta sempre le stesse frasi.
All'epoca, solo Bob Woodward conosce la vera identità di Gola Profonda (rivelatosi poi essere Mark Felt, Vice Direttore del FBI) e quando gli vengono mostrate le foto di alcuni attori indica senza alcuna esitazione Hal Holbrook, il quale presenta una notevole somiglianza con Felt. Anche in questo caso Redford deve convincere l'attore ad accettare il ruolo, poiché Holbrook ritiene che non sia un personaggio rilevante.
In preparazione alle loro parti, Robert Redford e Dustin Hoffman - insieme al regista Alan Pakula e altri componenti della troupe - si recano presso la sede del The Washington Post, rimanendo lì per alcune settimane e osservando il lavoro dei vari componenti dello staff, con tanto di partecipazione alle riunioni di redazione.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 12 maggio 1975, tenendosi a Washington e in California.
L'intento iniziale è quello di girare presso la sede del The Washington Post, ma appare subito chiaro che la cosa non è fattibile, in quanto così non si permetterebbe ai giornalisti di andare avanti col proprio lavoro. Il reparto scenografia scatta allora varie foto  della redazione, prendendone le misure, per poter poi ricreare il tutto presso un apposito set.
Per dare maggiore senso di autenticità, vengono acquistate 200 scrivanie dalla stessa compagnia a cui si era rivolto il The Washington Post e vengono tutte ricolorate perché siano come le vere scrivanie della redazione. Viene inoltre preso un mattone dell'edificio, così che la sua composizione possa essere replicata in fibra di vetro.
Oltre a questo, vengono utilizzati elenchi telefonici scaduti, si chiede al Post il prestito di oggetti di redazione e cestini dell'immondizia non più utilizzati. I componenti della redazione del Post rimangono stupiti di come i loro uffici siano stati ricreati fin nei minimi dettagli.
Nel film vi è un insolito cameo, quello di Frank Willis, la guardia di sicurezza che scoprì l'irruzione presso l'Hotel Watergate e che interpreta sé stesso. Pochi giorni dopo quell'evento, Frank Willis viene licenziato senza giusta causa e non riuscirà mai più a riavere un lavoro a tempo pieno.
Le riprese si concludono il 16 agosto 1975.
Tutti gli Uomini del Presidente (All the President's Men) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 4 aprile 1976. A fronte di un budget di otto milioni e mezzo di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 70 milioni di dollari. Il film si aggiudica anche gli Oscar nelle categorie Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Attore Non Protagonista (assegnato a Jason Robards).
La controversa figura di Richard Nixon, che cade in disgrazia a seguito delle dimissioni da Presidente, diviene poi oggetto di altre pellicole... ma questa è un'altra storia.

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