venerdì 5 maggio 2023

Netflix Original 127: Sulla Mia Pelle


Il 22 ottobre 2009 muore presso l'ospedale Sandro Pertini di Roma Stefano Cucchi, arrestato in via cautelare sette giorni prima in quanto ritrovato in possesso di sostanze stupefacenti.
Poiché il ragazzo era in buone condizioni di salute al momento dell'arresto, ne nasce - grazie in particolare alla volontà e determinazione della famiglia del ragazzo - un'indagine che coinvolge a vario titoli sia poliziotti che medici. Le condanne giungono e la verità che emerge dai processi è che Stefano Cucchi ha subito un pestaggio durante la sua detenzione cautelare che, unito alla mancanza di adeguate cure, ha causato la sua morte.
La vicenda ha avuto e continua ad avere un forte impatto sull'opinione pubblica, con tutti gli alti e i (numerosi) bassi del caso, ed è anche oggetto della pellicola Sulla Mia Pelle, diretto da Alessio Cremonini, da lui sceneggiato insieme a Lisa Nur Sultan, e distribuito su Netflix a partire dal 12 settembre 2018.
La pellicola si incentra sull'ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, da quando viene arrestato dalla polizia, passando poi per tribunali, prigioni cautelari e ospedali - vanamente cercato dai suoi familiari - fino al tragico epilogo. Stefano Cucchi è interpretato da Alessandro Borghi, mentre la sorella Ilaria Cucchi e il padre, rispettivamente, da Jasmine Trinca e Max Tortora.
Nel cercare di restare aderente alla verità storica e giudiziaria inerente questo fatto - al tempo dell'uscita ormai praticamente accertata - il film non si concede dei sensazionalismi, cosa che sarebbe stato facile fare, e non si impegna a drammatizzare in maniera ulteriore una vicenda che di per sé presenta già troppi aspetti drammatici, non foss'altro perché vicina a noi e con un tragico epilogo.
Quindi, laddove possibile e vi sono prove documentate, si segue quanto accaduto - ad esempio vi è una scena di una seduta in tribunale che riprende le stesse, esatte parole pronunciate in quella sede - e si integra quando occorre  aggiungendo quel tanto che basta.
Non vi è perciò una condanna in toto di tutti gli organi di polizia o giudiziari, ma di quelle persone che, abusando del loro potere o venendo meno ai loro doveri, hanno causato questo dramma.
Al tempo stesso, Stefano Cucchi non viene dipinto come un martire, ma ritratto anche in quelle che sono le sue fragilità, le fragilità umane, compresi i suoi contrasti con i genitori e la sorella. Una famiglia divisa che si ritrova alla fine unita nella tragedia e porta avanti la lotta per affermare la verità su quanto successo al loro caro.
Una menzione di merito per gli interpreti, a partire da Alessandro Borghi per aver ritratto alla perfezione Stefano Cucchi, passando per Jasmine Trinca, fino a giungere a Max Tortora, che qui sfoggia una buona prova drammatica, così lontana dalle atmosfere in cui siamo abituati a vederlo.
Una vicenda che alla fine rimane sulla nostra pelle e nella nostra memoria.

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