Si torna al liceo americano, in quel magico mondo degli Stati Uniti dove tutti i ragazzi e le ragazze si vogliono bene, dove ogni problema insormontabile in realtà tale non è e dove trionfano il buonismo e i bei sentimenti... almeno lì, direte voi, che altrove se ne trovano poco. E non avete torto. Ma si sa che prima qualche ostacolo lungo la via occorre affrontarlo.
Questo è ciò che accade in Dude, film diretto da Olivia Milch, scritto da lei e da Kendall McKinnon e distribuito su Netflix a partire dal 20 aprile 2018.
Lily (Lucy Hale), Chloe (Kathryn Prescott), Amelia (Alexandra Shipp) e Rebecca (Awkwafina) si apprestano a trascorrere le ultime due settimane di liceo. Su di loro vi è l'ombra di un grave lutto, avvenuto un anno prima, quello di Thomas (Austin Butler), fratello di Chloe e ragazzo di Lily.
Quest'ultima sta organizzando il ballo di fine anno e vede un futuro ancora insieme alle sue care amiche, quando prenderanno la stessa strada e rimarranno unite. Ma le aspettative di Lily stanno per essere infrante e ciò potrebbe causare la fine di una straordinaria amicizia.
In linea teorica, la trama portante di questo film può risultare interessante. Si torna sul tema della perdita di una persona cara e dell'accettazione di quel dolore. Un dolore che può risultare ancora maggiore se quella persona era molto giovane e poteva ancora dare tanto, ma già costituiva il pilastro di altre persone.
La protagonista più colpita dal lutto è Lily, la quale dopo di esso si è costruita nella sua mente un mondo e un futuro immaginario per non dover affrontare l'inevitabile realtà. Chiaro che non può funzionare per sempre e dovrà alla fine pagare le conseguenze di quella scelta per poter andare avanti oppure arrendersi.
Lo svolgimento, tuttavia, mi lascia perplesso, poiché è costellato di scene decontestualizzate che nulla hanno a che vedere con questa storia e non hanno alcuna rilevanza di trama (davvero, che senso ha far vedere una delle protagoniste che si masturba per un paio di minuti?) e da alcune soluzioni che mi hanno catapultato nel mondo dei cinepanettoni del terzo millennio (sì, ci sono anche i rutti e le scorregge in questo film).
E, ma forse questo è un problema mio, un'eccessiva scurrilità delle quattro protagoniste che costellano i loro dialoghi di parolacce e turpiloqui... davvero gli studenti americani parlano in quel modo? Non è che si voglia Dawson Creek a tutti i costi... ma neanche gli action movie degli anni '80!
Io non sono più un adolescente, ma mi riesce difficile immaginare una possibile immedesimazione in una delle quattro protagoniste, così eteree nella loro mancanza di personalità. Quel magico mondo non è più così magico.
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