venerdì 30 dicembre 2022

Netflix Original 98: Cargo


Come chiudere degnamente l'anno, venendo da un biennio dominato da una pandemia, se non con un film incentrato sugli effetti di una pandemia? Speriamo sia anche un cerchio che si chiude.
E dietro un poster che ricorda molto e forse non a caso Io Sono Leggenda (I Am Legend), si passa a Cargo, diretto da Ben Rowling e Yolanda Ramke, scritto da Yolanda Ramke e distribuito su Netflix a partire dal 18 maggio 2018. La pellicola si basa un omonimo corto degli stessi autori uscito nel 2013.
Siamo in Australia, un paese vittima - come il resto del mondo - di un misterioso virus che trasforma gli esseri umani in bestie assetate di sangue e carne umana nel giro di quarantotto ore.
Andy Rose (Martin Freeman) e sua moglie Lorraine Cassidy (Caren Pistorius) stanno percorrendo con una barca un fiume insieme a loro figlia Rosie, ma si ritrovano ben presto a corto di cibo.
Una volta approdati sulla terraferma, i due devono fare i conti con un territorio infestato dagli zombie, ma anche da nativi australiani, tra i quali vi è Thoomi (Simone Landers), che invano crede che suo padre - anch'egli tramutato in uno zombie - possa tornare umano.
Andy ha un solo obiettivo in mente: trovare un luogo sicuro per sua figlia. Ma in un mondo che precipita sempre di più verso la follia, non sarà facile.
Una delle prime cose che colpiscono è l'ambientazione. Di solito, come nel sopracitato Io Sono Leggenda, oppure in 28 Giorni Dopo, gli effetti di queste post-epidemie cinematografiche vengono esplorati nei grandi centri urbani, ormai divenuti luoghi pericolosi e pieni di insidie.
Qui invece ci troviamo nelle ampie distese australiane, dove non vi è traccia di costrutti umani quali grattacieli e palazzi anche per chilometri e chilometri e vi è solo il deserto. Un deserto dove però non mancano i pericoli.
E i pericoli maggiori, come si può immaginare, non sono solo gli zombie, anzi questi sono il male minore perché si sa come agiscono. Le minacce più gravi, in realtà, sono gli esseri ancora "umani" all'esterno, ma che di umano all'interno non hanno più nulla, poiché l'epidemia ha fatto venire alla luce il loro lato peggiore.
Il film appare dunque un mix tra The Walking Dead (è una storia di vita e sopravvivenza in un mondo dove la civiltà umana è praticamente scomparsa) e The Road (il lungo cammino del padre per proteggere sua figlia in un mondo di umani predatori), con echi anche di Lone Wolf and Cub.
Molto si regge sulle spalle di Martin Freeman, che per gran parte del film è praticamente da solo in scena (se si esclude la neonata), e da navigato attore porta avanti questo compito in maniera ottimale. Diciamo che l'interesse principale è vedere lui: dà proprio l'impressione, dietro quel volto da uomo comune, di persona capace di spingersi oltre ogni limite e sacrificio per proteggere la persona che più ama al mondo.
Una persona che può rappresentare la promessa di un nuovo futuro. Un nuovo inizio, come l'anno che ci apprestiamo a vivere, che speriamo sia diverso dai precedenti.

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