giovedì 14 luglio 2022

Netflix Original 61: Un Principe per Natale


Ah, i film di Natale! Quelli dove sono predominanti la sincerità e i buoni sentimenti, Peace & Love, Love & Peace, tranne quando a sceneggiarli è Shane Black.
Rappresentano comunque prodotti rassicuranti, dove si sa fin dal principio che a trionfare sarà il lieto fine più lieto che ci sia, diciamo che è un porto sicuro dove attraccare quando si cerca magari un momento di stacco. E ora pensate a me che li ho visti durante un'estate cocente!
Il primo film natalizio che compare su Netflix è Un Principe per Natale (A Christmas Prince), scritto da Karen Schaler e Nathan Atkins, diretto da Alex Zamm e distribuito a partire dal 17 novembre 2017.
Amber Moore (Rose McIver), giovane stagista di un quotidiano, viene inviata una settimana prima di Natale nel regno di Aldovia per assistere all'incoronazione del nuovo re, Richard Charlton (Ben Lamb), dopo la scomparsa del padre di lui.
Il prossimo sovrano non vuole, tuttavia, concedersi ai giornalisti e così, con uno stratagemma, Amber Moore si finge la tutrice della principessa Emily (Honor Kneafsey), affetta da spina bifida, potendo osservare così da vicino la vita di corte e scoprire dei lati inediti del principe, che la portano in breve tempo a innamorarsi di lui.
La fiaba di Cenerentola continua a funzionare per questo tipo di prodotti, da anni, anzi no, decenni. Risulta confortante per lo spettatore vedere una ragazza comune, impacciata ma al tempo stesso sincera e onesta, che riesce infine a coronare il suo sogno (cosa impossibile nella realtà, ovviamente).
Quindi non crediate di vedere personalità inedite in questo film: il principe è schivo ma di buon cuore e amante del suo popolo, la madre del principe nasconde un animo generoso sotto una scorza di ruvidità, i "cattivi" sono arrivisti e arroganti, la sorella minore nonostante la malattia ha una grande forza di volontà. Altri comprimari li inquadrate subito e intuite con correttezza qual è il loro ruolo. La descrizione di Aldovia è la classica visione di come gli americani vedono i regni europei.
Adorabile come, per far sì che la trama vada avanti e arrivi al suo epilogo, non ci si sia minimamente preoccupati (a mio avviso in maniera consapevole, il pubblico non nota più di tanto queste cose nel vedere questi film leggeri) di alcune incongruenze lungo la via.
Tipo la protagonista, semplice stagista con poca esperienza, che viene inviata a occuparsi di un servizio importante "perché non c'è nessuno disponibile" (poi però nelle scene successive si vede la redazione del giornale ancora con lo staff presente) e riesce a entrare nel palazzo reale usando la porta sul retro senza essere notata dalle guardie.
O ancora la protagonista che si finge una tutrice sotto falso nome e non viene effettuato alcun controllo né - si presume - chi si è occupato di contattare l'agenzia si è fatto inviare un curriculum con foto ed esperienza per un incarico così delicato.
E infine la migliore di tutte: Amber Moore che rinuncia allo scoop della sua vita... perché non sarebbe corretto. Una giornalista. E niente, fa già ridere così, come si suol dire.
Ma io sono troppo puntiglioso: davvero bisogna mettere in questione una fiaba moderna? Quello che conta infine è saper trasmettere al pubblico certe emozioni, a buon mercato e dunque facilmente raggiungibili. Emozioni che possono anche essere replicate. Infatti, questa non sarà l'ultima volta che parleremo di Amber Moore e Richard Charlton.

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