Si avvicina la fine dell'anno, il periodo natalizio è ancora ben presente, quindi perché non inaugurare una nuova rubrica? Dopo quella dedicata alle produzioni originali Netflix e quella alle produzioni originali Amazon Prime Video, tocca ora a Disney+ (AKA Disney Plus).
Una piattaforma più "giovane" rispetto ai suoi competitor, avendo esordito nel 2020, ma che può già vantare un discreto catalogo di produzioni originali, grazie anche alle numerose IP in suo possesso, alcune delle quali ereditate dal catalogo della 20th Century Fox in seguito alla sua acquisizione.
Come nel caso di Mamma, Ho Perso L'Aereo, una saga ideata da John Hughes e Chris Columbus nel 1990, con lo sfortunato ma non troppo Kevin McCallister che veniva abbandonato dai suoi genitori a casa durante le vacanze natalizie.
Passano gli anni, i decenni, ma sembra che questa abitudine permanga. E lo dimostra Home Sweet Home Alone - Mamma, Ho Perso L'Aereo (Home Sweet Home Alone), diretto da Dan Mazer, scritto da Mike Day e Streeter Siedell (lo scomparso John Hughes viene accreditato come soggettista e vi sarà facile capirne il motivo) e distribuito a partire dal 12 novembre 2021. Non è un reboot, ma un vero e proprio sequel dei primi due film.
La Vigilia di Natale, la famiglia Mercer si prepara a partire per Tokyo. Tra loro vi è Maxwell (Archie Yates), che non sopporta di vivere in una casa piena di gente che fa rumore tutto il giorno, e si rifugia così in garage per avere un po' di pace.
Detto fatto, il giorno dopo la famiglia - che non si accorge della sua assenza - parte senza di lui e Max rimane da solo in casa. Tuttavia c'è un pericolo in agguato. Jeff McKenzie (Rob Delaney) e Pam McKenzie (Ellie Kemper) vogliono intrufolarsi nella sua casa, in quanto sono convinti che il ragazzo abbia rubato loro un bambolotto di grande valore che potrebbe risolvere tutti i loro problemi di natura economica.
Ebbene sì, e questo spiega perché il compianto John Hughes sia accreditato come soggettista dall'oltretomba, questo film altro non è che Mamma, Ho Perso l'Aereo trent'anni dopo. Cambiano i protagonisti, cambia la città, ma la trama rimane quella e non si prova per nulla ad apportare dei cambiamenti.
Anzi, sì, un cambiamento figlio di una certa estetica buonista oggi imperante nei prodotti mainstream c'è. I ladri del film originale, pur nei loro atteggiamenti cartooneschi, erano dei cattivi, che volevano far del male.
Qui invece i ladri sono degli incompresi, degli sfortunati genitori a cui la vita sta riservando brutte sorprese e per cui bisogna simpatizzare. La cosa potrebbe anche andar bene se si costruisse attorno a questo un background concreto ma... non viene fatto.
Il fatto poi di voler sottolineare come siamo in un mondo moderno, popolandolo di infiniti aggeggi tecnologici come a rimarcare che, ehi, la trama di 30 anni fa può comunque essere ricreata, non giova molto.
Inoltre, e chiedo scusa se farò un paragone, ma penso sia inevitabile, e di certo gli attori si saranno impegnati, ma il ragazzo e questi due nuovi ladri non hanno minimamente il carisma che avevano Macaulay Culkin, Joe Pesci e Daniel Stern. Sarà per questo che la cosa più interessante alla fine è il cameo di uno dei protagonisti dei primi due film (no, non aspettatevi un'apparizione di Kevin McCallister).
Oltre a questo, omaggi molto involontari e mal riusciti a Tre Uomini e una Gamba, Non Ci Resta Che Piangere e i cinepanettoni ultima maniera, quelli più volgari.
Temo però che il difetto più evidente sia questo: tutte le scenette che dovrebbero essere comiche non fanno ridere. Ma nemmeno per casualità. Le cadute, le scivolate, forse stavano di casa solo negli anni '90 del ventesimo secolo. O forse, molto più semplicemente, occorre saperle fare bene. O (perché escluderlo?) sono io che sono invecchiato male.
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