lunedì 10 aprile 2023

Fabolous Stack of Comics: Wonderland - Quando Alice se ne Andò


Nel 1865 esce il romanzo Alice Nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland), seguito nel 1871 da Alice Attraverso lo Specchio (Alice Through the Looking-Glass), entrambi scritti da Charles Dodgson, alias Lewis Carroll.
La trama, nota ai più, vede una bambina di nome Alice giungere in un onirico Paese delle Meraviglie, dove incontra personaggi uno più surreale dell'altro, quali il Cappellaio Matto, il Gatto del Cheshire, Pincopanco e Pancopinco e molti altri.
Opere note ai più ancora oggi, grazie a vari adattamenti cinematografici, tra cui quelli prodotti da Walt Disney e Tim Burton, ma che hanno influenzato anche il mondo del fumetto (alcuni villain di Batman si ispirano ai personaggi ideati da Carroll). E c'è chi di sicuro ha già provato a tornare a quello strano mondo, visto che le opere di Carroll sono ormai nel dominio pubblico.
Un curioso tentativo di sequel, anche se credo sarebbe errato definirlo tale, è Wonderland - Quando Alice se ne Andò, albo pubblicato nel 2010 da Nicola Pesce Editore e realizzato da una pletora di artisti: Lorenzo Bartoli, LRNZ, Alessio Fortunato, Armin Barducci, R. Amal Serena, Leomacs, Elisabetta Melaranci, Mauro Uzzeo, Cristina Spanò, Margherita Tramutoli, Tuono Pettinato, Francesco Cattani, Davide Garotta, Nigraz, Federico Rossi Eldrighi, Francesca Silveri e Sergio Ponchione.
Tramite nove racconti, intervallati da vignette con protagonista il Bruco, si ritorna al Paese delle Meraviglie, alcuni anni dopo le due visite da parte di Alice, per esplorare come la bizzarra vita dei suoi abitanti è andata avanti e se la presenza della bambina abbia influito in qualche modo o meno sulle loro peculiari esistenze.
Si parla di decostruzione della fiaba quando quei bambini, che leggevano quelle storie fantastiche rimanendone affascinati, divengono adulti e le riscoprono con una diversa mentalità, incappando in elementi che la loro giovane mente all'epoca non poteva comprendere e approfondendoli.
I due romanzi di Lewis Carroll, scritti in un'epoca in cui ancora non esisteva la psicanalisi, sono un concentrato di personalità eccentriche, idiosincrasie, nonsense e follie della sua epoca. Un concentrato che - ripreso oltre un secolo dopo - assume tutt'altro significato.
Per gli autori, i vari personaggi che popolano il Paese delle Meraviglie siamo in realtà noi esseri umani, con le nostre particolarità e i nostri disturbi, che possono assumere varie sfaccettature e che in questo mondo hanno anche forma fisica.
A confermare questo, le varie schede psicologiche scritte da tal Alice Liddell (nella realtà, la bambina che ispirò il personaggio di Alice) in cui analizza la situazione di ogni personaggio trattato e suggerisce una possibile cura.
Non vi è dunque una vera e propria trama da seguire, si prende un filo conduttore e si dà ai vari autori piena libertà di esprimersi, con storie in apparenza leggere oppure alquanto disturbanti, come quelle ad esempio incentrate sulla Lepre Marzolina o il Carpentiere.
E alla fine rimane questa domanda di fondo: sono davvero folli i vari personaggi descritti? Oppure è folle il mondo in cui vivono, ovvero il nostro mondo? Quello che forse era la norma ai tempi di Carroll, che si permetteva di "giocare" su certe tematiche, adesso è l'oscurità che circonda tutti noi. Il Paese delle Meraviglie è divenuto il Paese degli Incubi.

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