Un film come The Report - ma possiamo citare anche Vice, L'Uomo nell'Ombra - aveva già mostrato certe dinamiche delle amministrazioni statunitensi post-11 settembre 2001 che, in nome di una pur legittima difesa e perché no anche rivalsa contro le organizzazioni terroristiche che avevano ideato e messo in atto gli attentati, avevano dato vita a detenzioni ingiustificate e pratiche di interrogatori da considerare come tortura. Insomma, storture degli organismi governativi.
Un ulteriore sguardo a questo recente periodo storico ci viene proposto da The Mauritanian, diretto da Kevin Macdonald, scritto da M.B. Traven, Rory Haines e Sohrab Noshirvani e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 3 giugno 2021. La pellicola si basa sull'autobiografia 12 Anni a Guantanamo (Guantanamo Diary), di Mohamedou Ould Slahi.
Due mesi dopo gli attentati dell'11 Settembre 2001, Mohamedou Ould Slahi (Tahar Rahim) viene preso in custodia dalle autorità americane, convinte sia stato uno dei reclutatori degli attentatori.
Quattro anni dopo, l'avvocatessa per i diritti civili Nancy Hollander (Jodie Foster) si interessa al caso di Slahi, detenuto a Guantanamo senza che sia stato incriminato in maniera formale. Come procuratore militare incaricato di portare Slahi in tribunale viene invece scelto Stuart Couch (Benedict Cumberbatch).
Si dipana così un'intricata vicenda giudiziaria che durerà alcuni anni e in cui Nancy Hollander e Mohamedou Ould Slahi devono fare i conti con la reticenza delle autorità governative e confessioni estorte con la violenza.
Il film si basa sulla vera vicenda di Mohamedou Ould Slahi, catturato dal governo americano per i motivi succitati, imprigionato a Guantanamo e messo in isolamento e rilasciato solo nel 2016, dopo 14 anni di prigionia, senza che venisse sporta una formale accusa, e con la possibilità negata di stare accanto a sua madre, morta in sua assenza. Non essendoci prove a suo carico, una sua confessione è stata estorta utilizzando pratiche di tortura come il waterboarding, minacce, intimidazioni e privazione del sonno.
Tale vicenda viene presa come esempio, e come iceberg concettuale, del delicato periodo vissuto dagli Stati Uniti nei quindici anni successivi agli attentati dell'11 Settembre. Anni dominati dal desiderio di catturare i responsabili, a qualsiasi costo. Un desiderio trasversale per ogni parte politica, questo è da riconoscere.
Seppur siano stati conseguiti dei risultati in questa campagna contro il terrorismo, quale l'uccisione di Osama Bin Laden, ormai ogni cittadino americano, e più trasversalmente chiunque altro, è consapevole che in certi casi il giustiziere è divenuto il carnefice e il boia.
Più retorico in certi punti rispetto a The Report, The Mauritanian mette in guardia rispetto a queste storture da parte di coloro che dovrebbero perseguire ideali di giustizia, specialmente nelle situazioni di crisi. In quanto è proprio in queste situazioni che si deve mostrare la differenza tra coloro che incarnano l'ordine e coloro che spargono il caos.
Nessun commento:
Posta un commento