mercoledì 22 marzo 2023

Fabolous Stack of Comics: Le Avventure della Brigata Fucilieri


Quando Garth Ennis scrive le sue storie di guerra, queste possono essere principalmente di due tipi. Possono essere quelle dall'impatto drammatico, che non lasciano spazio all'ironia e rispecchiano in maniera accurata la realtà storica, seppur filtrata attraverso la lente del fumetto.
Oppure... possono essere quelle immaginate dal Garth Ennis più scatenato e irriverente, con toni surreali quali lui ama adottare anche in altri fumetti quali The Pro. Ne è un esempio Le Avventure della Brigata Fucilieri (Adventures of the Rifle Brigade), miniserie in tre numeri pubblicata nel 2000 e disegnata da Carlos Ezquerra.
La Brigata Fucilieri è composta dal leader sul campo Hugo Darcy, Cecil "Dubbioso" Milk, il mastodontico e cannibale Capitano Crumb, il pluriomicida Capitano Geezer, l'americano Hank lo Yank e lo Zampognaro.
All'alba del D-Day, la Brigata Fucilieri viene paracadutata in piena Berlino, per una missione così segreta che forse è ignota pure a loro. E l'esercito tedesco, la SS e la Gestapo sono pronti a dare loro un caldo benvenuto.
Sì, siamo proprio nell'atmosfera più surreale che ci possa essere - pur inserita dentro un contesto storico perfettamente aderente - e che funge in realtà da satira antimilitarista e antibellica, che è un tema caro a Garth Ennis (il quale potrà anche essere irriverente quanto si vuole, ma è cresciuto circondato dagli attentati dell'IRA).
Lo sceneggiatore non fa sconti proprio a nessuno, a partire dai nazisti ovviamente, dipinti come vanagloriosi, codardi dietro una finta maschera di spietatezza e senza spina dorsale. Ma c'è n'è anche per gli americani, che si ritengono il centro del mondo, e persino gli inglesi e gli scozzesi.
Il tutto tra battute decisamente molto al limite, ma non offensive e incentrate su temi anche delicati come la malattia e l'omosessualità (ma senza venature di omofobia o altro, a meno che non si voglia essere inutilmente in mala fede).
Non si tratta di un atto di misantropia generale da parte di Garth Ennis, semplicemente lo scrittore vuole mettere alla berlina come solo lui sa fare certi atteggiamenti di chi comanda in tempo di guerra, per sottolineare come tutte le battaglie, le vittorie e le sconfitte alla fine non contino nulla. Alla fine rimangono sul campo solo le vittime di questo conflitto.
Ma invece che adottare un tono serioso, Ennis vi preferisce lo sberleffo. E dopo tutti i sorrisi che le sue battute sono riusciti a strappare, rimane addosso una sensazione di straniamento. Di come anche in un racconto di guerra umoristico l'umanità possa tirare fuori il suo peggio. Di come anche un racconto di guerra possa insegnarti delle cose senza lacrime o dolore.

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