martedì 22 marzo 2022

Netflix Original 34: Sandy Wexler


In questi ultimi anni, Adam Sandler ha stretto un sodalizio con Netflix, per la quale - tramite la sua società Happy Madison Productions - ha girato alcune pellicole, sin dal 2015 con The Ridicolous 6.
La carriera dell'attore, tuttavia, è iniziata un paio di decenni prima, esplodendo proprio negli anni '90 del ventesimo secolo con film quali Waterboy o Big Daddy. Per Adam Sandler una sorta di decennio magico, nonché lo sfondo del film Sandy Wexler, diretto da Steven Brill, scritto da Dan Bulla, Paul Sado e dallo stesso Sandler e distribuito su Netflix a partire dal 14 aprile 2017.
La storia si svolge a Los Angeles, tra il 1994 e il 1996, con un epilogo nel presente. Il Sandy Wexler del titolo (Adam Sandler) è un manager di piccole star, perlopiù poco significativi artisti circensi o teatrali, ma a cui è affezionato come se fossero una famiglia. Per questo loro non fanno troppo caso ai suoi tic, quali una parlata insolita e una risata sguaiata.
Un giorno, Sandy Wexler incontra una giovane cantante di nome Courtney Clarke (Jennifer Hudson) e, notandone il potenziale, ne diventa l'agente riuscendo a farle produrre un disco. L'insperata celebrità di lei erigerà però un muro tra i due, rischiando di distruggere la loro amicizia.
Questa sorta di remake moderno, comico, e non dichiarato, di È Nata una Stella, risulta da parte di Adam Sandler una sorta di (ir)riverente omaggio al suo manager degli anni '90, Sandy Wernick, che lanciò la sua carriera e di cui imita movenze e peculiarità.
Sandler non rinuncia alle consuete gag fuori dagli schemi, surreali e che rischiano di divenire ripetitive, ma diversamente dallo stile di altre pellicole a cui ci ha abituato, Sandy Wexler è anche venata di malinconia. Se non addirittura di tristezza.
Sì, perché il film rappresenta anche uno sguardo (nostalgico?) a un mondo dello spettacolo che non esiste più. Quel mondo dello spettacolo precedente ai social, a Youtube e ai divi provenienti dai reality show.
Di certo, un mondo più artigianale, in cui anche figure come Sandy Wernick potevano emergere e far emergere star, quali Adam Sandler, che altrimenti avrebbero avuto difficoltà a imporsi. Quello stesso mondo che oggi non vede di buon occhio figure simili, celebrando invece divi che rischiano di scomparire da un momento all'altro e imponendo produzioni con costi che rischiano di minare la creatività.
In tal senso, la scena finale dove sono presenti tutti i presunti assistiti di Sandy Wexler quali Weird Al Jankovic, Henry Winkler, Chris Rock e molti altri - in realtà amici di Adam Sandler ben volenterosi di fare un cameo nella parte di loro stessi - è l'emblema e l'incarnazione di quel periodo. La malinconia lascia allora il posto alla celebrazione.
E alla gioia per essere stati parte attiva di quel decennio. E anche se molti film saranno dimenticati o non celebrati, almeno chi vi ha partecipato ha ricevuto gioia e divertimento nelle proprie vite, grazie anche a persone come Sandy Wernick/Wexler.

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