martedì 1 marzo 2022

Netflix Original 29: Burning Sands - Il Codice del Silenzio


Vedere un film dove il cast è del tutto, o principalmente, afroamericano significa immergersi in una cultura - e in uno spaccato di società - che a volte potremmo non comprendere del tutto. Come non viene compresa del tutto nemmeno negli Stati Uniti, talvolta.
Vi sono dunque registi, come Spike Lee, che danno alle loro pellicole un'impronta particolare e che rappresentano a volte una boccata d'aria fresca, per quanto contornata da elementi angoscianti (vedasi ad esempio BlacKkKlansman).
Rientra in quest'ottica anche Burning Sands - Il Codice del Silenzio (Burning Sands), film diretto da Gerard McMurray, scritto dallo stesso McMurray e da Christine Berg e distribuito su Netflix a partire dal 10 marzo 2017.
La pellicola ci (ri)porta nel mondo delle confraternite studentesche, in particolare la Lambda Lambda Phi, composta unicamente da afroamericani e di cui vogliono disperatamente entrare a far parte cinque matricole per lasciarsi alle spalle un'esistenza anonima.
Di questi, il più determinato è Zurich (Trevor Jackson), il quale ha tagliato quasi del tutto i ponti con i propri genitori e vuole riscattarsi ai suoi stessi occhi superando la cosiddetta Settimana Infernale, sette giorni in cui gli aspiranti componenti vengono sottoposti a ogni genere di sopruso e fatica fisica.
Ben presto, però, Zurich capirà che il suo più grande desiderio potrebbe rappresentare anche il suo più grande fallimento e dovrà prendere una decisione da cui dipenderà il suo stesso futuro.
Qualcosa mi dice che le confraternite sono un po' cambiate dopo Animal House! Scherzi a parte, quella che vediamo in questa pellicola sembra una versione alternativa di Full Metal Jacket, solo che è ambientata in un dormitorio universitario che - a quanto pare - ospita solo afroamericani.
Laddove il Generale Hartman forgiava uomini pronti alla guerra, qui i senior della Lambda Lambda Phi mettono a dura prova le matricole per prepararli alla società che verrà dopo l'università. Ma come i metodi di Hartman erano sbagliati e ne ha pagato alla fine le conseguenze sulla propria pelle, altrettanto sbagliati si rivelano i soprusi della Settimana Infernale, nient'altro che atti di nonnismo neanche troppo mascherati.
Atti che sono espressione di una società violenta, che si prepara ad affrontare un'altra società violenta di stampo opposto (non casualmente, gli unici attori albini che compaiono in questo film sono dei poliziotti). Ma violenza chiama solo altra violenza, mentre la voce della ragione e dell'apprendimento (espressa dal personaggio dell'insegnante, interpretata da Alfre Woodard) sembra rimanere inascoltata.
Il regista ha scritto la sceneggiatura basandosi anche su esperienze personali e dunque non ha paura nel dire che quel tipo di risposta contro chi commette atti violenti è sbagliata come e più di quegli atti stessi e annulla l'umanità delle persone.
Un piccolo difetto di questa pellicola è che la storia sembra non concludersi: per quanto il tutto sia voluto, non sappiamo esattamente come gli eventi finali influenzeranno le scelte future del protagonista e se certe azioni criminali avranno delle conseguenze. Un cerchio narrativo che non si chiude e che arriva a un vicolo cieco, come le esistenze di chi incita alla violenza.

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