"C'è vita dopo la morte?" è con ogni probabilità una delle domande a cui l'umanità ha più cercato una risposta nel corso dei secoli, poiché riguarda uno degli enigmi - che coinvolge anche aspetti religiosi e sociali - che interessa l'intera umanità.
Il cinema non poteva certo sottrarsi nel dare la sua risposta a questa domanda, come è avvenuto ad esempio in Brainstorm con Christopher Walken o Premonizioni (Hideaway) con Jeff Goldblum, anche se la pellicola più celebre in tal senso risulta essere Linea Mortale (Flatliners).
Una domanda che ricorre anche in La Scoperta (The Discovery), film diretto da Charlie McDowell, scritto dallo stesso McDowell e da Justin Lader e distribuito su Netflix a partire dal 31 marzo 2017.
Lo scienziato Thomas Harbor (Robert Redford) dimostra scientificamente l'esistenza dell'aldilà. Questa scoperta causa un'impennata del tasso di suicidi su scala mondiale.
Due anni dopo, il figlio dello scienziato, Will Harbor (Jason Segel) si reca a trovare suo padre, la cui ricerca ritiene sia la causa scatenante dei suicidi e cerca di convincerlo a ritrattare. Al contempo, Will conosce una ragazza di nome Isla (Rooney Mara), insieme alla quale scoprirà un'incredibile verità.
La cosa insolita di questo film è che parte come una sorta di critica/analisi verso un certo tipo di scienziati (non della scienza in sé) e dei limiti che si dovrebbero porre, ma ben presto si trasforma in un'insolita detective story - derivata in un certo senso da Linea Mortale - mista a romance che lascia abbastanza confusi.
Robert Redford, inevitabilmente la punta di diamante del cast, diviene dopo i primi minuti quasi un personaggio secondario - cosa di certo voluta e direi anche inevitabile, per lasciare spazio alle altre giovani leve - e un po' di rammarico rimane.
Quindi è una pellicola che ha due diversi ritmi: parte in maniera frenetica, introducendo un cambiamento dello status quo globale, con devastanti conseguenze che poi però non vengono più di tanto analizzate. Salvo poi rallentare e divenire in un certo senso più intimista e verso la fine - ma forse qui è stato un mio problema - anche confusionario, visto che non ho intuito l'epilogo nell'immediato.
Resta comunque uno degli ultimi film interpretati da Robert Redford e se non altro per questo vale la pena darci un'occhiata. Non per fare comparazioni inutili tra vecchi e nuovi stili di recitazione, ma per ammirare chi - piaccia o meno - ha segnato più epoche storiche nel cinema.
Non è cosa da poco.
Nessun commento:
Posta un commento