martedì 8 marzo 2022

Netflix Original 31: La Donna Più Odiata D'America

 


Madalyn Murray O'Hair è una di quelle controverse figure della società americana che tuttavia risultano poco note al grande pubblico di altri paesi. Fino a quando, magari, non arriva un film incentrato su una di queste figure.
Negli Stati Uniti, questa donna è stata per molti anni attiva a livello sociale e politico riguardo al tema della separazione tra Stato e Chiesa. Un impegno che ha avuto un primo risultato concreto nel 1963, quando la Corte Suprema - dopo la presentazione di una sua mozione - vieta la lettura obbligatoria delle preghiere nelle scuole pubbliche.
In quello stesso anno, Madalyn Murray O'Hair fonda Atei Americani (American Atheists), un'organizzazione teoricamente senza scopo di lucro volta a portare avanti ulteriori battaglie per impedire l'ingerenza della religione nelle faccende sociali. Battaglie che persegue, oltre che con alcuni suoi fedeli seguaci, anche con suo figlio Jon Garth Murray e sua nipote Robin Murray.
Dopo decenni di battaglie e centinaia di minacce di morte ricevute, la fine per la donna arriva nel modo più inatteso quando, nell'agosto 1995, lei, suo figlio e sua nipote vengono sequestrati da David Waters, un ex contabile di Atei Americani che era stato allontanato in quanto aveva prelevato delle somme di denaro dell'associazione in maniera indebita.
Con altri due complici, David Waters prova a estorcere un'ingente somma, ma tutto si conclude in tragedia quando Madalyn Murray O'Hair e i suoi cari vengono uccisi. Waters verrà qualche tempo dopo catturato e condannato, morendo in prigione nel 2003.
Una tragica storia che è stata oggetto del film La Donna Più Odiata D'America (The Most Hated Woman in America), diretto da Tommy O'Haver, sceneggiato dallo stesso O'Haver e da Irene Turner e distribuito su Netflix a partire dal 24 marzo 2017. Questo è il secondo biopic a comparire su Netflix dopo Barry.
Il titolo della pellicola si basa su un articolo della rivista Life che così definì l'attivista. Il film copre un periodo di tempo che va dal 1955 al 2001, dalle prime battaglie sostenute da Madalyn Murray O'Hair, fino a giungere alla sua scomparsa e all'arresto di David Waters. L'attivista è interpretata da Melissa Leo, mentre il rapitore ha le fattezze di Josh Lucas.
C'è da dire che il focus principale della trama è - forse in maniera inevitabile - incentrato sul sequestro e il suo tragico epilogo, mentre gli eventi antecedenti, e parliamo di svariati decenni, vengono citati e trattati, ma sempre a un livello molto superficiale, quel tanto che basta a dare quell'infarinatura su Madalyn Murray O'Hair che aiuti lo spettatore a inquadrarla subito.
Questo è un peccato, poiché si percepisce come un discorso lasciato a metà, e impariamo a conoscere la protagonista più per la sua fine che per come è vissuta. Come in ogni biopic che si rispetti, inoltre, molti fatti vengono o messi da parte e non raccontati o alterati quanto basta per motivazioni narrative.
Ora non vogliamo certo dire che sia un'occasione sprecata, poiché la pellicola contribuisce comunque a fare un po' di luce su questa controversa figura, in particolar modo sul complicato rapporto avuto con l'altro suo figlio, Bill, in origine accanto a lei nelle prime battaglie salvo poi convertirsi al cristianesimo e cercare di reintrodurre la lettura delle preghiere nelle scuole.
Due facce di una stessa medaglia.

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