venerdì 17 giugno 2022

Netflix Original 55: Fe De Etarras


Si sa, quando si va a fare ironia su temi delicati si percorre un sentiero intricato, come camminare sui vetri rotti, per citare una canzone. A maggior ragione quando suddetta ironia viene rivolta contro dei soggetti o delle organizzazioni che non apprezzano molto l'essere derisi, nello specifico i terroristi.
L'ETA (Euskadi Ta Askatasuna) è stata un'organizzazione terroristica attiva in Spagna per molti decenni, la quale ricercava - anche tramite la lotta armata e gli attentati esplosivi - l'indipendenza del popolo basco. Dopo centinaia di morti e decine di arresti, l'organizzazione ha dichiarato la tregua armata nel 2011, venendo poi sciolta dai suoi capi nel 2018.
Poco prima di questo ultimo atto, esce il film Fe De Etarras, diretto da Borja Cobeaga, scritto da Borja Cobeaga e da Diego San José e distribuito su Netflix a partire dal 12 ottobre 2017. Si tratta della seconda produzione spagnola dopo 7 Años.
L'anno di ambientazione è il 2010, durante i Mondiali di Calcio tenutisi in Sud Africa (e vinti appunto dalla Spagna). Tre terroristi baschi, Pernando (Julián López), Alex (Gorka Otxoa) e Ainara (Miren Ibarguren) si ritrovano in un piccolo quartiere di Madrid dove trovano Martin (Javier Cámara), di ritorno da una latitanza in Venezuela durata dodici anni.
Il loro compito è in apparenza molto semplice: devono restare nell'appartamento dove si sono radunati, tenere un profilo basso e aspettare di ricevere una telefonata di uno dei leader dell'ETA, il quale darà loro istruzioni in merito a un prossimo attentato da compiere. Passano i giorni, ma questa telefonata non arriva e così i quattro - che volevano tenere le distanze tra loro - iniziano a conoscersi e a mettere in dubbio quelle che un tempo erano forti convinzioni.
Per quanto la trama di fondo del film premetta a delle situazioni di tensione, dopo una prima fase di assestamento il tono principale diviene invece quello della commedia, magari a volte di stampo surreale o macabra, ma pur sempre commedia.
Come quando i quattro protagonisti fanno la classifica delle migliori organizzazioni terroristiche della storia (comprese le Brigate Rosse) o si ritrovano a dover fingere di tifare per la squadra di calcio spagnola, comprando anche una bandiera di dimensioni gigantesche da appendere al balcone per allontanare ogni sospetto.
L'ironia nera serve a mettere alla berlina certi atteggiamenti che, in un mondo e in un contesto molto diverso rispetto a quello in cui l'ETA iniziò la sua lotta armata, sono ormai superati e da abbandonare. Come la storia ha poi confermato.
Lo svolgimento dei mondiali di calcio (vinti appunto dalla compagine spagnola) rappresenta un'immediata e facile metafora per esortare tutti i cittadini iberici a ritrovare un'identità nazionale che pareva andata perduta, ma che ora può essere più forte. Tanto che anche i quattro terroristi giungono a capire che il loro tempo è finito e devono trovare una nuova strada.
Aldilà di questo messaggio, che ovviamente solo gli spagnoli possono comprendere e apprezzare a pieno, il film risulta del tutto godibile e lascia sorpresi per come su un tema tanto delicato, dove si rischia seriamente di scivolare, si sia riusciti a fare ironia in modo intelligente e senza fare sconti a nessuno.

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