mercoledì 8 giugno 2022

Netflix Original 52: Per Primo Hanno Ucciso Mio Padre


Nel 1975, a seguito del ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam, i Khmer Rossi danno vita a una violenta dittatura in Cambogia, sopprimendo ogni classe sociale e la proprietà privata. Intere famiglie vengono allontanate dalle loro abitazioni e confinate in campi di lavoro, dove vengono sottoposte a torture, denutrizione e maltrattamenti.
Nei quattro anni in cui questa dittatura impera, si stima che circa un quarto della popolazione cambogiana venga ucciso (oltre 3 milioni di persone, nelle stime più pessimistiche).
Luong Ung, una bambina sopravvissuta al regime, figlia di un ex funzionario governativo, molti anni dopo, nel 2000, scrive un libro autobiografico intitolato Il Lungo Nastro Rosso (First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers).
Tale libro viene adattato come film in Per Primo Hanno Ucciso Mio Padre (First They Killed My Father), sceneggiato da Luong Ung e Angelina Jolie, diretto da Angelina Jolie e distribuito su Netflix a partire dal 15 settembre 2017. La sua particolarità è che, pur diretto da un'americana, gli interpreti sono tutti attori cambogiani - molto bravi, per quello che ho potuto vedere - e il film è recitato in originale in cambogiano.
La storia ha inizio nell'aprile 1975, quando i Khmer Rossi prendono possesso di Phnom Penh e procedono alle deportazioni. Tra le famiglie coinvolte vi è anche quella a cui appartiene la piccola Luong Ung (Sareum Srey Moch), i suoi genitori e sei tra fratelli e sorelle.
Per anni, Luong diviene impotente testimone degli orrori commessi dai Khmer Rossi, perdendo alcuni dei propri cari e ricevendo un addestramento come bambina soldato.
Ci sono pellicole che possono far male e lasciare un segno, e non è detto in senso negativo, tanto è forte la loro carica di drammaticità e tensione, come ad esempio accaduto per Beasts of No Nation. Questo film rientra in questa particolare categoria ed è da sconsigliare a chi è particolarmente sensibile, più per la violenza suggerita che per quella effettivamente mostrata.
Gli eventi descritti sono visti attraverso l'unica ottica di Luong (anche le riprese spesso sono dal basso verso l'alto, per dare l'impressione che ciò che stiamo vedendo sia filtrato dai suoi occhi). Una bambina che, come tutti i bambini, vorrebbe solo giocare e divertirsi, quindi in principio non riesce a comprendere l'orrore che la circonda e che è piombato d'improvviso sulla sua esistenza.
Man mano che la trama procede, Luong non può che rimanere scioccata da quanto sta accadendo. A sottolineare questo c'è il fatto che, per circa metà del film, gli eventi drammatici avvengono fuori campo o sono al più suggeriti, ma poi più cresce l'angoscia della protagonista più la violenza sullo schermo diviene presente e tragicamente reale.
I Khmer Rossi tentano di corrompere Luong a tutti i costi, cercando di tramutarla in un soldato, insegnandole a uccidere e piazzare delle mine sotterranee e instillando in lei l'odio verso gli altri popoli. Eppure, per quanto ci provino, falliscono nel loro intento: Luong non perde la sua innocenza, non perde la propria umanità, nonostante molti siano gli eventi drammatici che deve affrontare.
Quello che può fare Luong è ricordare e raccontare e - attraverso la propria esperienza - far sì che orrori di questo genere non accadano più. Perché per quante persone possano essere state salvate, molte altre non ci sono più, inghiottite da un orrore che nessuno è stato in grado di comprendere fino in fondo.

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