Nel 1967, un giovane artista approda alla DC Comics e col suo tratto rivoluziona non solo la storia della casa editrice, ma quella del fumetto stesso. Il suo nome è Neal Adams.
Dopo qualche storia di prova e le prime di quelle che poi saranno decine di cover, Neal Adams ottiene il suo primo incarico regolare sulla testata Strange Adventures e il primo personaggio, supereroe sui generis, che viene graziato del suo inimitabile apporto grafico è Deadman.
Il personaggio viene creato da Arnold Drake e Carmine Infantino su Strange Adventures 205, ma già dal numero successivo Adams inizia a disegnarne le storie, con l'apporto di Jack Miller alle sceneggiature. Tuttavia, a seguito della prematura scomparsa dello scrittore, Neal Adams diviene anche lo sceneggiatore della serie, fino alla conclusione della saga di Deadman in Strange Adventures 216.
La storia è abbastanza nota: Boston Brand, un trapezista e gestore di un circo itinerante, viene ucciso da un misterioso assassino durante uno dei suoi numeri acrobatici. Un'entità di nome Rama Kushna, tuttavia, consente a Boston Brand di poter ancora camminare tra i vivi, seppur come spirito invisibile e con la capacità di prendere possesso dei corpi altrui.
A Deadman viene dunque concessa la possibilità di scoprire chi sia il suo assassino e di consegnarlo alla giustizia, prima che goda del riposo eterno. Questa, tuttavia, non si rivelerà affatto un'impresa semplice.
Riviste a distanza di tempo, dopo la scomparsa di Neal Adams, queste storie risultano ancora affascinanti, pur avendo in sé una certa ingenuità (beata ingenuità) in perfetto stile Silver Age.
Arnold Drake e Carmine Infantino stabiliscono con una sola storia le linee guida della saga, Jack Miller introduce la figura dell'assassino di Boston Brand, l'Uncino, e Neal Adams porta infine a compimento la trama raccogliendo con abilità quanto seminato in precedenza e introducendo ai lettori la città di Nanda Parbat.
La prima parte della saga si rivela di per sé abbastanza ripetitiva e segue lo stesso schema narrativo: Deadman si convince per vari motivi di aver trovato il suo assassino, solo per scoprire poi di essersi sbagliato, ma nel frattempo riesce ad assicurare dei criminali alla giustizia. Nella seconda parte, invece, quella gestita da Neal Adams, l'assassino viene infine trovato e la trama ha una sua risoluzione.
Ma questo significa dunque la fine del ciclo? Ricordatevi che siamo sempre all'interno di un prodotto seriale e - se vi hanno mai detto che le storie supereroistiche di un tempo davano sempre una conclusione a ogni saga senza lasciare punti in sospeso - vi hanno mentito.
Quello che colpisce di più, ovviamente, è la sublime arte grafica di Neal Adams, tanto che si può dire senza timor di smentita che le storie sono lì a fare da contorno. Si rimane ipnotizzate già dalle cover, che ti fanno venir voglia di scoprire cosa accada davvero nell'albo.
Anche se oggi diamo certe cose per assodate, quell'uso continuo di tavole ampie, di personaggi che sfondano i confini della singola vignetta, quelle prospettive vertiginose e doppie pagine correlate erano al tempo qualcosa di innovativo.
Neal Adams, appoggiato dai suoi editor e aiutato dal fatto che stava lavorando su una testata minore e su un personaggio ritenuto secondario se non peggio, ha potuto dunque sbizzarrirsi e, per la nostra gioia e fortuna, imprimere una piccola, grande svolta. Da quel momento, chiunque ha dovuto fare i conti con questo nuovo stile alla DC Comics... e non solo.
Boston Brand è un ardito trapezista. In un certo senso anche Neal Adams è stato un ardito trapezista del disegno: ha spostato l'asticella un po' più in alto. Si è lanciato senza rete correndo i suoi rischi, ma alla fine è atterrato con sicurezza e abilità.
Nessun commento:
Posta un commento