Tra il 1954 e il 1955, J.R.R. Tolkien scrive il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings), che diviene un caposaldo della letteratura fantasy.
Un adattamento cinematografico giunge solo a partire dal 2001, grazie a una trilogia di film diretti da Peter Jackson che ottengono anche dei meritati Premi Oscar.
Ma sia Tolkien che Jackson hanno prodotto le loro opere ben sapendo che un giorno Leo Ortolani ne avrebbe tratto una delle sue parodie! Questo si verifica grazie a Il Signore dei Ratti, one-shot pubblicato da Panini Comics nel 2004.
Siamo nella Terra Di Qua (non Di Là, di Qua) e l'aspirante e imbranato stregone Bolo riceve la visita di Sedobren Gocce, il più grande mago della Terra... Di Qua e Di Là, il quale ha bisogno del suo aiuto per distruggere l'Ultimo Anello, ritrovato da Bolo in una scatola di cereali scaduti.
A desiderare l'anello, però, vi sono anche Bulbo e il suo non tanto fidato servo Sofferenzo, i quali inviano loro contro le più terribili minacce... sempre se non distruggono tutto prima loro.
Bolo e Sedobren possono tuttavia contare sull'aiuto dei prodi - se così li possiamo definire - Annabello, Granbrakko e del temibile Nano!
Leo Ortolani per questa parodia utilizza i personaggi delle sue due saghe più famose. Gli eroi, se così vogliamo chiamarli, sono infatti Rat-Man e i comprimari delle sue storie come Cinzia, mentre Bulbo e Sofferenzo sono invece Aldo e Giuda di Venerdì 12.
Il Signore dei Ratti segue poi lo schema tipico della parodia, tra situazioni paradossali (appunto), battute al vetriolo, ma non scurrili, e qualche situazione che si ripete per strappare qualche ulteriore risata. L'opera di riferimento è, oserei dire in maniera inevitabile, più la trilogia cinematografica di Peter Jackson - di fresca uscita quando questo one-shot fu pubblicato - che i libri di Tolkien.
La Terra di Mezzo di ortoliana memoria è in realtà una sorta di amalgama tra le campagne e le pianure piacentine e parmensi, con tanto di citazioni ad alcune città locali per chi le sa cogliere, frequentate dallo sceneggiatore.
La storia ha in sé anche un piccolo messaggio morale, sull'eccessivo abuso di tecnologia (l'opera è del 2004, ricordiamolo) e spersonalizzazione derivante dall'uso dei cellulari che hanno fatto un po' perdere il gusto della scoperta. Sì, forse i cellulari c'entrano poco nella Terra di Mezzo, ma non nella Terra di Qua! E non è detto che l'epilogo sia necessariamente pessimista... anche se con ogni probabilità è più che altro un sorriso a denti stretti.
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