giovedì 23 giugno 2022

Netflix Original 57: The Meyerowitz Stories


I rapporti familiari possono essere semplici e al tempo stesso terribilmente complicati. Il concetto di famiglia (per fortuna, secondo il punto di vista di chi scrive) è oggi diverso da quello di qualche decennio fa, ma anche nei nuovi contesti familiari della società attuale ci sono certe cose che rimangono immutabili e presenti, quale l'amore tra un genitore e i suoi figli.
Una visione peculiare di questo tema si può ritrovare in The Meyerowitz Stories, film scritto e diretto da Noah Baumbach, distribuito su Netflix a partire dal 13 ottobre 2017.
Si incentra su tre generazioni della famiglia Meyerowitz, a partire dal "patriarca" Harold (Dustin Hoffman), un rinomato scultore e insegnante d'arte. Costui ha due figli avuti da due matrimoni diversi: Matthew (Ben Stiller), un uomo d'affari che gode della sua stima, e Danny (Adam Sandler), uno scapestrato musicista divorziato - meno apprezzato da Harold - che a sua volta ha una figlia di nome Eliza (Grace Van Patten), la quale coltiva aspirazioni cinematografiche.
Mentre Danny organizza una mostra incentrata sulle opere di suo padre, costui inizia a soffrire di problemi di salute. È la possibilità per i due fratellastri di trovare un'intesa che non hanno mai avuto e dare una nuova direzione alle loro vite, cercando al tempo stesso di venire a patti col rapporto paterno che, per un motivo o per l'altro, non è mai stato semplice per loro.
La prima parte del film è incentrata sulla distanza tra il padre Harold e i suoi figli. Anche se i due soggiornano a casa sua o vanno con lui al ristorante, non riescono davvero a trovare un punto di contatto: c'è più che un gap generazionale, è proprio un abisso di incomunicabilità, dettato dalla distanza che c'è stata tra loro e dal diverso rapporto che il padre ha coi figli.
Nella seconda parte, quando Harold Meyerowitz si ammala, i tre devono fare i conti col loro passato - suggerito, ma mai mostrato in maniera esplicita tramite flashback, di modo che ogni spettatore se ne faccia una propria idea - e Danny e Matthew capiscono quanto abbiano bisogno l'uno dell'altro, senza dover davvero dipendere da loro padre, dal quale devono capire come allontanarsi.
Quello che poteva essere un elemento ulteriore di distacco, se non di definitiva rottura, si rivela infine un mezzo per riavvicinarsi e comprendersi.
Ben Stiller e Adam Sandler, che siamo più abituati a vedere in un contesto di commedia, qui si mostrano comunque a loro agio in un film drammatico - cosa non inedita, per loro - anche se non mancano di usare certi loro marchi di fabbrica (le urla e l'esagerata gestualità per Sandler, l'essere impacciato per Stiller).
Ognuno può dare la propria morale a questo film, a seconda di quale personaggio si sentirà più legato, perché ognuno ha avuto prima o poi un rapporto familiare complicato. A volte siamo stati il figlio amato (Matthew), a volte quello ripudiato (Danny) e a volte possiamo diventare il genitore distante (Harold).
Ma quello che non deve mai mancare è il supporto verso i propri cari e le loro aspirazioni.

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