1940: Viene pubblicato il libro The Big Con: The Story of the Confidence Man, scritto da David Warren Maurer.
L'opera dettaglia un periodo molto particolare della storia americana, a cavallo tra gli anni '20 e '30 del ventesimo secolo, durante il quale agiscono i cosiddetti Confidence Men, persone che defraudano altre persone, benestanti, di una somma di denaro più o meno consistente dopo aver guadagnato la loro fiducia, scomparendo una volta ottenuto il denaro.
Se oggi tali truffe si verificano prevalentemente online, in passato queste avvenivano tramite anche elaborati schemi. Maurer, professore di linguistica e studioso della vita dei bassifondi criminali, riesce a entrare in contatto con i loro ideatori, facendosi rivelare alcuni dei loro segreti che fedelmente riporta nel libro.
Tra costoro vi sono anche due fratelli, di nome Fred Gondorff e Charley Gondorff, le cui imprese - seppur per vie traverse - ritornano qualche tempo dopo in una celebre pellicola.
1971: David Schad Ward, uno scrittore che lavora per una società che produce film a scopo educazionale, sta cercando di sfondare come sceneggiatore cinematografico e per questo sta scrivendo la sceneggiatura di quello che poi diventerà il film Una Squillo per Quattro Svitati (Steelyard Blues).
Mentre sta lavorando a questo trattamento, lo scrittore scopre il mondo dei Confidence Men ed effettua delle ricerche in merito, attingendo a svariate fonti (di certo, dunque, anche il libro di David Maurer). Una volta che riesce a entrare in contatto con il produttore Tony Bill, David Ward gli sottopone le sue idee.
Tony Bill ne rimane intrigato e propone entrambi i progetti ai suoi soci in affari Michael Phillips e Julia Phillips, anche loro in cerca di un film che possa lanciare la loro carriera di produttori cinematografici appena avviata.
David Ward impiega circa un anno per completare entrambe le sceneggiature e quella sui Confidence Men, di cui lo sceneggiatore non rivela il finale ai produttori se non a sceneggiatura completata, viene subito opzionata dalla Universal Pictures.
È Rob Cohen, un futuro regista all'epoca stagista, a leggere la sceneggiatura e a proporla fortemente al suo superiore Mike Medavoy. Costui minaccia di licenziarlo se la sceneggiatura non sarà venduta in tempi rapidi. Viene opzionata quello stesso pomeriggio.
Il ruolo di Johnny Hooker viene proposto a Robert Redford, che in un primo momento rifiuta. La parte viene allora offerta a Jack Nicholson, il quale rifiuta a sua volta.
David Ward ha un accordo di massima con i produttori per cui potrà anche dirigere il film, ma poi la sceneggiatura capita sottomano a George Roy Hill, che si dimostra interessato. Robert Redford è pronto, quindi, a cambiare idea, purché George Roy Hill sia scelto come regista, in quanto ritiene che David Ward non abbia la necessaria esperienza. Solo dopo che questo accade, l'attore accetta la parte.
Per questo progetto, George Roy Hill intende rifarsi alle atmosfere dei film di gangster degli anni '30, proponendo un riverito e divertente omaggio. A tal proposito, il regista smorza anche alcuni toni troppo cupi della sceneggiatura iniziale di David Ward.
In principio, Henry Gondorff è un personaggio minore, una sorta di anziano e sovrappeso mentore di Johnny Hooker che scompare dalla scena poco prima della metà del film. George Roy Hill e la Universal, tuttavia, intendono ricreare la coppia artistica che ha reso celebre Butch Cassidy (Butch Cassidy and the Sundance Kid) e contattano così Paul Newman.
L'attore, nonostante gli sia stato detto da più persone che non è in grado di interpretare delle commedie, decide infine di accettare la parte. Col suo ingresso, il personaggio di Henry Gondorff diviene più rilevante per la trama e viene modellato sulle fattezze di Newman.
Per questo film, Robert Redford e Paul Newman ricevono entrambi un ingaggio di 500.000 dollari, il più alto per l'epoca.
Per il ruolo di Doyle Lonnegan, la prima scelta ricade su Richard Boone, che però qualche tempo prima dell'inizio dei lavori decide di ritirarsi dal progetto. Paul Newman suggerisce allora il nome di Robert Shaw, a cui invia anche la sceneggiatura.
Robert Shaw accetta subito la parte, ma accade un imprevisto: una settimana prima dell'inizio delle riprese, l'attore scivola su un campo da pallamano del Beverly Hills Hotel, procurandosi una frattura a un ginocchio. Viene dunque posta una ginocchiera attorno all'arto ferito, la quale viene nascosta dagli abiti di scena, ma la conseguente zoppia del personaggio è qualcosa di inizialmente non previsto.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 22 gennaio 1973, tenendosi a Chicago e in California. Tony Bill, uno dei produttori, è anche un appassionato d'auto d'epoca e mette dunque a disposizione alcuni pezzi della sua collezione.
A proposito di infortuni, anche Robert Redford se ne procura uno alcuni mesi prima dell'inizio dei lavori: per la precisione, una frattura al pollice destro, avvenuta mentre stava sciando. Quando le riprese iniziano, l'attore sta ancora indossando un tutore e deve far sì che non venga mai inquadrato.
Le riprese si concludono nell'aprile 1973.
La Stangata (The Sting) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 25 dicembre 1973. A fronte di un budget di cinque milioni e mezzo di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 156 milioni di dollari. Vince inoltre i premi Oscar nelle categorie Miglior Film, Miglior Sceneggiatura e Miglior Regia.
Robert Redford ottiene inoltre una nomination come Miglior Attore, non trionfando però alla fine. È l'unica nomination agli Oscar come miglior attore che Redford abbia mai ottenuto.
Dopo l'uscita della pellicola, David Maurer fa causa alla produzione, in quanto ritiene che il film abbia plagiato fin troppo la sua opera. Per evitare beghe legali, la Universal raggiunge con lui un accordo extragiudiziale per una cifra di 300.000 dollari.
La cosa non va molto giù a David Ward, il quale dichiara di essersi ispirato per la sua sceneggiatura a molte altre fonti oltre all'opera del suo omonimo. Peccato però che, per promuovere il film, la Universal avesse utilizzato per alcuni materiali promozionali delle citazioni tratte proprio dal libro di David Maurer.
L'epopea della Stangata non termina comunque qui poiché, seppur senza coinvolgere nessuno degli attori principali, qualche anno dopo ne viene prodotto un sequel... ma questa è un'altra storia.
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