lunedì 4 luglio 2022

Libri a caso: Sherlock Holmes - L'Uomo Venuto dall'Inferno


Quando Sherlock Holmes e John Watson si recano a indagare nella campagna inglese per risolvere un caso di brutale omicidio ai danni di un nobile, rischia sempre di uscirne fuori qualcosa di profondamente oscuro.
Stavolta, però, invece che mastini infernali i due personaggi creati da Arthur Conan Doyle dovranno affrontare una razza infernale molto più subdola e insidiosa, la razza umana. Il tutto nell'apocrifo L'Uomo Venuto dall'Inferno (Sherlock Holmes and the Man from Hell), un romanzo scritto da Barrie Roberts e pubblicato nel 1997.
L'epoca è l'estate del 1886. Holmes e Watson hanno appena appreso della morte a seguito di un violento pestaggio del nobile e filantropo Lord Backwater che suo figlio Patrick chiede loro di indagare sul caso.
Recatisi nella West Country inglese, i due si ritrovano subito di fronte a un mistero che appare intricato e pericoloso, collegato ad alcuni segreti del passato collegati a una setta segreta e a paesi lontani.
Soprattutto, Sherlock Holmes deve scoprire col suo intuito e il suo metodo deduttivo al più presto l'identità dell'uomo venuto dall'inferno, prima che vi siano altre vittime.
L'apocrifo in questione sembra richiamare - non solo per l'epoca temporale in cui è ambientata - le prime storie che vedono protagonista Sherlock Holmes.
Vi è un mistero che si scopre essere collegato a eventi accaduti in un'altra, lontana nazione (come visto in Uno Studio in Rosso o, per certi versi, anche in L'Avventura della Banda Maculata), e correlato a fatti storici realmente accaduti (l'uso di isole australiane come colonie penali da parte dell'Inghilterra, quando l'Australia era parte del suo impero).
La trama è molto debitrice anche sia de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas che di Papillon di Henri Charrière.
Uno dei tratti più simili alle storie scritte da Arthur Conan Doyle in questo romanzo è che le parti narrate da Watson vengono intervallate da intermezzi narrativi trasposti sotto forma scritta o verbale che meglio aiutano a delineare il contesto che ha portato poi al fatto criminoso, tecnica utilizzata dallo scrittore inglese nel succitato Uno Studio in Rosso, ma anche in La Valle della Paura.
L'apocrifo si concentra più sul portare avanti la trama (per loro natura difficilmente sono opere che superano le 160 pagine) che nel delineare i personaggi comprimari, molti bloccati nel ruolo che viene affidato loro (il nobile che diventa ricco da un giorno all'altro, la damigella in pericolo, il fido servitore), senza approfondire più di tanto o per nulla il loro background.
Si viene alla fine ad apprendere di più di chi non è presente rispetto a chi quella trama e quel mistero aiuta in concreto a giungere alla sua conclusione e risoluzione. Ovviamente è una cosa voluta: Holmes e Watson non hanno bisogno di presentazioni, mentre gli altri personaggi rappresentano pedine da muovere su una scacchiera i cui pezzi vengono rivelati mano a mano e non tutti insieme in una volta sola, ma si ha come la sensazione di qualcosa di non totalmente completo.
Chissà se il prossimo viaggio nella campagna inglese da parte di Sherlock Holmes e John Watson sarà meno turbolento.

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