Le avventure del giovane Tex Willer realizzate da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini, in arte Galep, alla fin fine non sono poi così tante (ecco, dunque, perché oggi si espande quel tipo di mitologia fumettistica), ma hanno introdotto alcuni elementi del mondo di Tex che permangono ancora oggi.
Tra cui il suo rapporto con gli indiani, un rapporto tra i primi - forse il primo in assoluto - a non dipingerli come da cattivi tipici di film western. Questo è quanto accade in Il Patto di Sangue, pubblicato in origine nel formato a striscia nel 1950.
Tex Willer viene incaricato dal corpo dei Rangers di indagare su un traffico illecito d'armi che si sta svolgendo in Arizona e che rischia di causare una ribellione degli indiani Navajos.
Tex si ritrova subito ad affrontare due affaristi corrotti di nome Jerry Stone e Bessie, i quali agiscono nella città di Durango spalleggiati dallo sceriffo locale. Come se non bastasse, viene catturato dagli indiani Navajos e legato al palo della tortura.
Ma quella che può rappresentare la sua fine, diventa un incredibile punto di svolta per Tex quando l'indiana di nome Lilyth si fa avanti per difenderlo, chiedendo che gli sia risparmiata la vita. Ma c'è un solo modo perché ciò accada: tramite un matrimonio.
La trama è di quelle che torneranno molte volte sulle pagine di Tex: il ranger che arriva in una città e trova un "signorotto" del posto che spadroneggia in lungo e in largo, ma che ovviamente alla fine nulla può contro i proiettili di Tex.
Un altro elemento che spicca è il desiderio di giustizia che motiva Tex. Se nelle prime storie - dove era considerato un fuorilegge - si ritrovava a difendere persone perseguitate da brutti ceffi, da quando entra nei Rangers e cattura Mefisto per la prima volta, questo suo desiderio arriva ai livelli più alti. Quasi estremi.
Tanto che Tex non esita, per perseguire quello che lui ritiene essere un bene superiore, a mettersi contro i politicanti o i suoi stessi superiori. E di proteggere le minoranze, le prime colpite da queste ingiustizie.
Come gli indiani Navajos. Il Patto di Sangue è importante per due motivi, almeno: segna la prima apparizione di Lilyth, la "fugace" moglie di Tex di cui Gianluigi Bonelli si sbarazzerà abbastanza in fretta dopo questa storia, ritenendo con ogni probabilità che fosse d'intralcio alle avventure dell'eroe, salvo poi tornare in parte sui propri passi.
Come intuibile, Lilyth qui rappresenta la classica damigella in pericolo, che aspetta con pazienza il ritorno del suo amato, ma presenta anche un carattere forte e deciso, certo sempre volto ad assecondare il percorso narrativo del protagonista.
Inoltre, è proprio in questa storia che Tex Willer viene chiamato per la prima volta Aquila della Notte, il soprannome con cui sarà noto tra gli indiani. L'epilogo migliore delle storie bonelliane incentrate sugli esordi di Tex.
E tra termini arcaici che compaiono ogni tanto quale "Dabbenuomo", il giovane Tex del 1950 continua a fare body shaming sulle persone obese... Peste!
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